ITALIANO CLASSE V prof.ssa Midolo E. Montale

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ITALIANO CLASSE V prof.ssa Midolo E. Montale
ITALIANO
CLASSE V
prof.ssa Midolo
E. Montale – raccolta “Bufera”
(lezione del Prof. Migliardi)
È la terza raccolta di Montale, pubblicata nel 1956 e ci sono piccole novità in un cammino di
coerenza di Montale. La prima novità è la presenza della storia – assente in ossi di seppia,
metafisica in “le occasioni”- ora invece i riferimenti sono molto presenti. Continua la presenza di
Clizia, come musa ispiratrice, e di Maria Luisa Spaziani che compare con il nome di Volpe.
I temi presenti all’interno della raccolta:
LA STORIA ESTERNA non quella interna dei protagonisti. Raccoglie poesie di un ampio lasso di
tempo (sono 60 scritte prima e dopo la guerra). Montale non capisce perché l’uomo si riduca in
quello stato di guerra. Due poesie, fra tutte, sono molto importanti perché illustrano due momenti
fondamentali per il poeta “piccolo testamento” e “primavera hitleriana”.
IL MALE DI VIVERE LEGATO AL TEMA DEI MORTI: Montale dedica questa raccolta alla
madre alla quale dedica in particolare “voce giunta con le folaghe”. Il male di vivere della prima
raccolta riguardava tutto il mondo esterno, ora è legato oltre che a questi aspetti alla vita privata del
poeta che ha un suo modo di essere anche sulle esperienze di vita del poeta.
Questa raccolta ebbe vita difficile perché la critica non la accettò benevolmente. Il dopoguerra fu un
periodo nel quale si affermò soprattutto una critica marxista, case editrici gestiti da uomini di
sinistra che quindi favorivano la popolarità e il successo di libri che esaltavano i valori dell’uomo,
della liberazione invece che testi letterari. Così Montale, che è un liberale, viene tacciato di essere
un intellettuale amorfo, inutile, e non accettano che lui potesse pubblicare poesie dalle stesse
tematiche nonostante il periodo storico che si stava vivendo, in una società completamente
cambiata. Ci furono una serie di critiche (Salinari) che rimproverarono apertamente Montale,
accusandolo di fare sempre la “stessa poesia”. Non avevano capito che la caratteristica di Montale è
proprio la sua coerenza e la continuità col suo pensiero.
E. Montale “Piccolo testamento” Poesia conclusiva della raccolta Bufera.
La poesia inizia con una prolessi dell’aggettivo “questo” che si riferisce al sostantivo lume del 5°
verso. Questa piccola luce (idea ) che è tremolante all’interno della mia testa, come la traccia
luminescente della scia delle lumache o i riflessi debolissimi di un vetro smerigliato (correlativi
oggettivi) non appartiene alle grandi filosofie di vita religiose o politiche che servono ad
alimentare dei sistemi, degli apparati di servitori rossi o neri (comunisti e preti). Posso lasciare
solo questo piccolo brillare dell’ occhio (iride = debole ma preziosa) a testimonianza di una
coerenza e di una fedeltà al mio pensiero che è stato criticato, e la sua speranza non è svanita ma
ha bruciato lentamente negli anni come un duro ceppo che brucia lentamente nel focolare.
“conservane la cipria nello specchietto” = correlativo oggettivo per indicare qualcosa di molto
prezioso. Conserva la polvere di questo mio pensiero dentro di te per il momento in cui ogni luce,
ogni idea sarà spenta e saremo tutti presi in modo irrazionale da questo ballo infernale della vita e
un ombroso portatore di luce (ossimoro) cioè un demonio infernale scenderà su una nave
(sineddoche) del Tamigi (Inghilterra), Hudson (America) e Senna (Francia), muovendo le ali nere
semi rotte (enjambement) dalla fatica per dirti “è la fine”.
Ciò che io ti lascio non è l’eredità o qualcosa che può reggere agli attacchi dall’esterno o agli
attacchi del tempo che perde la memoria (filo di ragno), quindi niente di eterno però tutto è
destinato a morire, a diventare cenere. L’unica certezza è che le cose continueranno a morire , che
noi moriremo.
Quanto avevo detto all’inizio era giusto (non puoi avere la soluzione ad ogni male dalla poesia):
chi l’aveva capito non fa fatica a ritrovare chi la pensa come lui (unito da una certa ideologia).
ULTIMI 4 VERSI: MOTO D’ORGOGLIO DEL POETA che non vuole imporre il suo pensiero e
accusato di fuga = il mio orgoglio era dovuto al fatto che il mio pensiero doveva rimanere lucido, il
fatto di non prendere posizione da una parte o dall’altra era umiltà visto che la mia parola non
poteva valere nulla a confronto di quella di tutti gli altri, l’idea nata laggiù (da ossi di seppia) non
era la tenue luce di un fiammifero!
COMMENTO
Questa poesia parla del pensiero del poeta e della sua ideologia: è un pensiero autonomo e staccato
da quelle precostituite. È un piccolo testamento che il poeta lascia ai lettori perché la sua idea era
che questa fosse l’ultima poesia.
Chi è questo Lucifero = qualcuno lo ha interpretato come il comunismo, poi però si è riflettuto
sull’ombroso portatore di luce dai contorni drammatici: è la bomba atomica. I Giapponesi sono stati
prima illuminati e poi uccisi. Cioè la sconfitta della ragione umana si ha con la bomba atomica. Se il
lettore conserverà l’idea del poeta potrà tirarla fuori per non farsi coinvolgere nella follia umana.
Quindi la sardana non è il comunismo ma la bomba atomica.
Chi sa aggrapparsi alla propria idea si salverà, chi invece va dietro alle ideologie che cadranno non
avrà appigli. Si deve essere coerenti, logici e razionali con se stessi!
“Satura” E. Montale
Esce dopo un lungo periodo di silenzio una prosa “le farfalle di Dinard”, in seguito scrisse “satura”
inaspettatamente.
Satura deriva da due parole latine: una riguarda la cucina ed è lanx satura dove dentro c’era ogni
ben di Dio: era il piatto più ricco della mensa romana. Ma trasportata nella poesia di Montale ha il
compito di far emergere la differenza di poesie contenute in satura. Il secondo nome è proprio
satura che in latino significa satira.
Una sezione dal nome Xenia raccoglie le poesie dedicate alla moglie appena morta, sono poesie
molto corte, in forma quasi di diario, con un linguaggio molto semplice e con una varietà di temi.
La satira è la critica alla società
I temi principali di “satura”:
(apparentemente c’è una frattura tematica e linguistica con la raccolta “Bufera”).
LA CRONACA: entra nella poesia la storia quotidiana, ma non i fatti quanto piuttosto il senso della
storia; siccome il poeta ha sempre avuto il distacco dalla realtà spicciola parlandone se ne prende
gioco.
IL LINGUAGGIO: da complesso ed ermetico si fa piano e quotidiano. Lo stile è sempre molto alto.
Possiamo dire che non c’è con satura una vera frattura, c’è un rapporto diverso con la storia e anche
lo stile che sembra così semplice avrà dei momenti di vetta stilistica.
Es: “Piove”
XENIA
Gli “Xenia” indicano le cose straniere, (xenofobia), ma in principio erano i doni che i latini
facevano agli ospiti al momento della loro partenza. In questo caso sono le poesie che Montale ha
dedicato alla moglie che è partita, cioè morta. I TEMI sono i dolci ricordi della moglie, alla quale
quando era in vita non aveva mai dedicato nulla. Lei che era cieca vedeva dentro le persone molto
meglio di coloro i quali vedono la luce del sole giornalmente. LA FORMA: poesie brevissime a
volta di 2 versi e a volte collegate con poesie successive, sembra appunto quasi un diario.
LO STILE: semplice e colloquiale così come la Mosca (la moglie) e tutte le persone a cui lei si
affezionava.
E. Montale “Ho sceso dandoti il braccio”
Si costruisce sulla figura retorica dell’iperbole (milioni di scale) e dell’ossimoro (breve – lungo).
Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di volte (cioè attraversando un milione di difficoltà)
ed ora che non ci sei più tutto ciò è paurosissimo, gli scalini sono vuoti. Anche con tutte queste
difficoltà affrontate è stato breve il nostro stare insieme, è volata la mia vita con te. Il mio viaggio
dura ancora e sono afflitto e mi inseguono tutte queste cose della vita quotidiana che per gli altri
rappresentano la vera realtà.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio (stesso concetto), ma non perché potevamo farci forza
l’un l’altra, ma solo perché le uniche pupille erano le tue, sebbene offuscate (perché era quasi
cieca). Cioè l’unica in grado di vedere e di indicare la via da seguire eri tu.