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GRANDI ARREDI
Cabinet
Scatole magiche
Le origini di questo mobile
contenitore risalgono al Medioevo,
ma è nel corso del Rinascimento
che assume le linee che ancora oggi
lo caratterizzano. Squadrato
e funzionale, ha attraversato secoli
e tendenze, impreziosito
da intarsi, placche di porcellana,
pietre dure e bronzi dorati
di
Cabinet cinese
in lacca, del 1780
circa, creato
per il mercato
occidentale
(da Mallett).
Andrea Bardelli
L
a traduzione letterale del termine
francese cabinet, gabinetto, associa
vari significati. E tutti si riferiscono a
luoghi intimi e privati, ma di diverso genere:
dove si esercita il potere (consiglio privato del sovrano), dove si pratica la scienza (gabinetto medico) op-
pure, ancora, dove si conservano oggetti di pregio (gabinetto numismatico) e così via. È curioso che il mobile
noto come cabinet assommi tutto questo e si affermi proprio in relazione alla sete di collezionismo, da parte dei
potenti, di cose “mirabili”, legate alle meraviglie della natura e all’artificio dell’uomo.
Queste forme di collezionismo si sviluppano nelle principali corti europee durante il XVI secolo e questo tipo di
arredo assume diverse denominazioni nelle varie nazioni:
dal quasi impronunciabile Kabinettschränkchen nei Paesi
di lingua tedesca al barguegño, dalla città di Vargas in
Spagna. In Italia è meglio noto come stipo, talvolta con
l’aggiunta di “monetiere” per la sua antica vocazione a
contenere preziose raccolte di monete antiche, cammei,
pietre dure, preziose o incise artisticamente. Ma non è
solo una questione terminologica. Nel tempo gli vengono
assegnate svariate funzioni e subisce una profonda evoluzione che lo trasforma progressivamente, creando numerosi
esempi di contaminazione con altre tipologie.
96 ● Antiquariato
Cabinet del 1860
circa, Germania,
decorato con
cento elementi
di porcellana
di Meissen (da
M. S. Rau Antiques).
A destra: cabinet
vetrina, 1900 circa
di Shapland &
Petter, 3.300 euro
all’asta a Londra
da Christie’s
il 22 giugno 2010.
UN MERCATO ELITARIO
I cabinet sono mobili rari e preziosi con prezzi in genere elevati.
Il top è forse costituito dagli stipi toscani con commessi di marmo
e pietre dure, la cui comparsa sul mercato segna un vero e proprio
avvenimento, con stime di qualche milione di euro. Scendendo
nella scala dei valori, un esemplare napoletano in ebano e avorio,
databile alla prima metà del ’600, supera in media gli 80.000 euro,
ma quelli di tenore museale valgono almeno il doppio. Attorno
ai 100.000 euro può essere stimato il valore di uno stipo tedesco
del XVII secolo, in tartaruga con decorazioni in bronzo dorato.
Per un cabinet ottocentesco a due corpi, invece, le valutazioni
in asta vanno dai 20 ai 40.000 euro, mentre, per mobili
del secolo scorso, la valutazione dipende dal tipo di oggetto, dal
progettista che lo ha concepito e dall’artefice che lo ha eseguito.
Sopra: coppia
di cabinet
vetrina inglesi,
attribuiti
a Gillows of
Lancaster,
1865 circa
(da Butchoff ).
Di fianco,
dall’alto:
esemplare
Luigi XIV,
Parigi, 1680
circa, in lacca
giapponese
con intarsi
in madreperla
(da Muehlbauer);
cabinet inglese
del 1810
circa, in bois
de roi ed ebano,
decorato
con placche ovali
di porcellana
di Limoges
firmate da
Pierre Nouailer
(da Carlton
Hobbs).
Le origini
Dietro il cabinet si cela una realtà multiforme indagabile solo esplorandone le
origini. A inventarlo sarebbero stati gli
Arabi, che lo avrebbero diffuso soprattutto in Spagna fin dal Medioevo. La circostanza parrebbe confermata dalla presenza a Venezia, a sua volta in contatto con
l’Oriente islamico, di piccoli cabinet
squadrati e rivestiti di cuoio impresso laccato e dorato, oppure intarsiati con vari
materiali o, ancora, eseguiti in pastiglia
dipinta e dorata. Durante il Cinquecento, in Italia centrale prevalgono invece
mobili con struttura architettonica. A Firenze, già nella seconda metà del secolo,
si costruiscono stipi con struttura in ebano, parti in commesso di pietre dure e
semipreziose e decorazioni in oro e argento: mobili di corte per eccellenza destinati ovunque in Europa a grande fortuna. I primi esemplari risalgono agli anni Sessanta del XVI secolo, mentre solo
nel 1588 viene fondato a Firenze l’Opificio delle Pietre Dure. In tutte le realtà in
cui è maggiormente diffuso – dalla Spagna a Genova, con il celebre modello a
bambocci, dalla Toscana a Napoli, con gli
splendidi esemplari in ebano e avorio – il
cabinet rivela la bravura di artefici tedeschi e fiamminghi di nascita o di origine.
Sono infatti loro che, verso la fine del
XVI secolo, esportano il gusto formatosi
nelle Wunderkammer dei Paesi nordici,
da Augusta ad Anversa.
L’onda fiamminga e il Barocco
Nei rari casi in cui emerge l’identità degli
artefici, compaiono spesso nomi come
Jacopo Fiammingo o Flamengo, che
lavorò alla corte borbonica di Napoli agli
inizi del Seicento, Jacob Hermann, attivo a Roma alla fine dello stesso secolo,
oppure Leonard van Der Winne al servizio dei granduchi di Toscana fino ai
primi decenni del Settecento. Gli artefici
italiani, tuttavia, non tardano a mettersi
al passo ed è ancora Firenze a dettare legge con i cabinet prodotti nelle fabbriche
medicee. Quando, nel 1667, nella Francia di Luigi XIV viene fondata la mani-
Stipo monetiere
della seconda metà
dell’800, Vienna,
con placche in rame
dipinte a smalto
(da Chiossone).
INDIRIZZI
Aveline
Parigi,
94 rue du Faubourg
Saint Honoré;
tel. 0033-1-42666029.
Butchoff
Londra, 154 Kensington
Church Street;
tel. 0044-20-72218174.
Canelli
Milano, via Monte di Pietà;
tel. 02-76002124.
Chiossone
Barialto, Casamassina (Bari),
via Algardi 11;
tel. 080-6970247.
Carlton Hobbs
New York,
60 East 93rd Street;
tel. 001-212-4239000.
Gabrielle Laroche
Cabinet con placche
in pietre dure, Italia,
seconda metà del
’600, circa 58mila
euro da Christie’s
a Londra il
6 novembre 2008.
Parigi, 12 rue de Beaune;
tel. 0033-1-42975918.
Mallett
Londra,
141 New Bond Street;
tel. 0044-20-74997411.
M.S. Rau Antiques
New Orleans,
630 Royal Street;
tel. 001-504-5235660.
Muehlbauer
Pocking,
Schloss Schönburg;
tel. 0049-85-311815.
Sopra: è del 1862
il cabinet
di Ferdinand
Barbedienne
(1810-1892)
in ebano e bronzo
cesellato
e argentato
(da Aveline).
A sinistra, dall’alto:
cabinet
veneziano in noce
biondo con
incrostazioni
in avorio,
intarsiato “alla
certosina”,
XVII secolo
(da Laroche);
esemplare
impiallacciato
in radica di noce
con intarsi
in ebano, Francia
od Olanda, XVII
secolo, 6.200 euro
all’asta a Parigi da
Pierre Bergé il 23
novembre 2009.
fattura reale dei Gobelins, sono reclutati
proprio dei lapicidi fiorentini, gli unici in
grado di lavorare con la dovuta maestria
le pietre dure per lastronare i cabinet. Nel
XVII secolo i cabinet abbandonano definitivamente la loro natura di forzieri per
diventare opere d’arte capaci di sbalordire
per via dei materiali preziosi finemente
lavorati con cui sono ricoperti. Escono
quindi dall’intimità degli studioli dei signori rinascimentali per ritrovarsi nelle
sale di rappresentanza dei palazzi barocchi. Al di là dei materiali impiegati – ebano, avorio, tartaruga, pietre dure, oro e
argento – si tratta sempre di oggetti di
grande livello esecutivo. Forse non a caso
gli artefici del legno iniziano a essere indicati con termini che alludono esplicitamente all’arte di costruire mobili di questo genere, come cabinet maker, nei Paesi
anglosassoni, o come ebanista o stipettaio
da noi. Proprio in Inghilterra, nella seconda metà del Seicento si afferma una
produzione di mobili che costituiscono
una novità assoluta e che avranno grande
seguito anche in futuro: si tratta di cabinet decorati con lacche che imitano i
modelli cinesi e giapponesi, talvolta realizzati rimontando pannelli orientali originali. Nei Paesi Bassi i cabinet sono
spesso squadrati, chiusi da ante che celano al loro interno numerose file di tiretti,
e collocati su sostegni dotati di quattro o
più gambe tornite e raccordate in basso
da traverse. Le applicazioni in metallo
sono piuttosto rare e l’apparato decorativo è affidato a elaborati intarsi floreali –
da allora una costante dell’ebanisteria
olandese – in legni chiari di varie essenze
su fondo di ebano. In Francia la dipendenza dagli artefici fiorentini e fiamminghi è pressoché totale anche sul piano
della progettazione, almeno fino alla
comparsa sulla scena di André-Charles
Boulle (1642-1732) , grande maestro
attivo a cavallo tra XVII e XVIII secolo e
artefice di un gusto destinato a diventare
europeo (servizio a pag. 70).
Le metamorfosi settecentesche
Nel corso del XVIII secolo il cabinet si
trasforma definitivamente da contenitore a espositore, imparentandosi strettamente con il cassettone a ribalta con alzata, noto come trumeau. Diffuso in
tutta Europa, con Venezia a fare tendenza, il trumeau nasce con lo scopo di mostrare, una volta aperte le ante a specchio
del corpo superiore, le preziose porcellane che costituivano la nuova frontiera
del collezionismo. Verso la fine del secolo il vero concorrente del cabinet, almeno sul piano formale, diventa il secrétaire, mobile a uso privato per eccellenza,
che ripristina e reinterpreta una delle
più antiche funzioni del cabinet, quella
di piccolo studio portatile.
L’800: una seconda giovinezza
Nella seconda metà del XIX secolo il
cabinet viene rivalutato sia nel suo aspetto più consueto, grazie ai revival storicistici e al recupero della tradizione del
passato, sia con qualche inevitabile ag-
giornamento. Nel primo caso, alcuni
ebanisti riprendono in modo quasi pedissequo la tradizione, facendo largo
uso di ebano impreziosito da intarsi e
placche in avorio inciso, oppure incrostato con metalli, madreperla, pietre
dure e impreziosito da applicazioni e
sculture in bronzo dorato. Nel secondo
caso, quando cioè il gusto del tempo
impone qualche modifica, si accentua
la funzione di espositore e il mobile si
arricchisce di vetri trasparenti, creando
qualche “problema di identità” tra cabinet, credenze con vetrina e vetrine
vere e proprie. Il cabinet, infatti, si deve
attrezzare per soddisfare un collezionismo borghese, bulimico e talvolta disordinato, frutto dell’eclettismo dei
tempi, dove ogni tipo di oggetto deve
trovare una collocazione per essere esibito. È questa una tendenza irreversibile che nei primi anni del Novecento si
esprimerà in vari mobili compositi. Ma
questa è un’altra storia.
Antiquariato ● 101