Scheda M. Bejart - Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia

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MAURICE BÉJART
Quella che lega nel corso di alcuni anni, il lavoro artistico di Béjart al teatro barese, è davvero una
sorta di reciproca e lunga testimonianza di fedeltà. Al Petruzzelli, infatti, il celebre coreografo
francese fa ritorno più volte per presentare opere edite e inedite, a testimonianza del rapporto
speciale che egli instaura con il pubblico e la città di Bari. Nato a Marsiglia nel 1927, Béjart è una
leggenda vivente della danza contemporanea. Avviato agli studi classici anche per l’influenza del
padre, il filosofo Gaston Berger, per tutti gli anni cinquanta egli compie un intenso apprendistato
che culmina con l’allestimento per il Théâtre Royal de La Monnaie di Bruxelles di una nuova
edizione della Sagra della primavera che gli valse la celebrità assoluta. Nel 1960 fonda il Ballet du
XXème Siècle, una delle compagnie più note nel panorama internazionale. Trasferitosi in Svizzera
nel 1987, ha costituito il Béjart Ballet Lausanne, sciolto nel 1992; in seguito ha fondato in Svizzera
il gruppo RUDRA, con l’annessa Scuola di danza. Béjart è considerato il modello di un artista serio
e rigoroso che tuttavia ha consacrato la sua attività alla diffusione popolare della danza, portando in
scena balletti e spettacoli negli stadi e nelle arene, e non solo nei teatri, con l’intenzione di
avvicinare il grande pubblico all’arte coreografica ma senza rinunciare alla ricchezza di una ricerca
intellettuale complessa e multiforme. È il caso di ricordare, a questo proposito, un’intensa attività di
scrittura autobiografica e di riflessioni teatrali, insieme con i riconoscimenti internazionali che ne
celebrano la statura di intellettuale e di uomo di cultura cosmopolita: è infatti Accademico di
Francia dal 1995 nonché membro dell’Ordine del Sol Levante (1996, Giappone). Nelle sue
numerose coreografie, il maestro marsigliese persegue l’idea di uno spettacolo totale, in cui si
fondono musica, danza, canto, prosa e mimo, e che riflette sul destino dell’uomo, sui suoi
interrogativi filosofici e religiosi. Il gusto per le grandi composizioni, con una certa tendenza alla
sontuosità negli allestimenti e all’estrema raffinatezza dei costumi (sono famose le collaborazioni
per i suoi spettacoli con stilisti e creatori di moda, specie italiani, come Versace, Trussardi,
Armani), si è volto nel corso degli anni verso una maggiore rarefazione ed essenzialità, a cui non è
estranea l’influenza dell’austerità del pensiero orientale. Ma Béjart continua ad essere un indiscusso
punto di riferimento per la sua capacità di rileggere e attualizzare i grandi classici della tradizione,
attingendo alle musiche moderne e contemporanee che hanno fatto la storia della cultura di tutti i
secoli e le latitudini, in un viaggio nel tempo che dal barocco e Mozart lo ha portato ad incontrare le
avanguardie musicali e le culture orientali.
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Oltre il celebre Bolero su musiche di Ravel (1961), il Roméo e Juliette (musica di Berlioz, 1966), il
mozartiano Flauto magico (1981), e le numerose opere ispirate alle musiche di Wagner e Mahler, il
barocco europeo, Bartók e Stravinskij, sono degne di nota le sue collaborazioni con i protagonisti
della scena musicale contemporanea come Pierre Boulez e Luciano Berio, senza dimenticare
l’omaggio al barese Nino Rota realizzato con lo spettacolo Le Molière immaginaire (1976).
Al Petruzzelli, Béjart ha presentato gli spettacoli Thalassa mare nostrum (1983), dedicato alla
riflessione sul mare che collega terre e popoli lontani, a partire dalla sua Marsiglia e il capoluogo
barese; il Sacre di Stravinskij nella sua celebre versione originale; e infine Malraux ou le
Métamorphose des dieux (1987-, costumi di Gianni Versace), nel quale tornano gli echi dei suoi
studi giovanili in filosofia ispirati all’impegno civile dello scrittore francese André Malraux, autore
de La condizione umana. L’impatto del pubblico barese con gli allestimenti della sua compagnia è
stato sempre straordinario; anche la stampa, italiana e internazionale, sottolinea gli esiti ormai
maturi della ricerca intorno ad una nuova espressività, tale da riflettere e comunicare le profonde
contraddizioni dell’uomo contemporaneo. Béjart non manca di emozionare con la sua dirompente
versione al maschile del Bolero nella quale è il suo primo ballerino per antonomasia, l’argentino
Jorge Donn, a farla da protagonista interpretando il capolavoro di Ravel secondo un ritmo
coreografico vertiginoso e irresistibile, che ha fatto entrare questa irripetibile esecuzione nella storia
del balletto di tutti i tempi. Nel 1989 il Béjart Ballet Lausanne fa ritorno per l’ultima volta al
Petruzzelli di Bari con un programma consolidato e carico di successi, nonché di nuove e sempre
affascinanti coreografie presentate in anteprima, tra cui Suite 1.7.8.9., Dyionison Suite, Duo,
Amleto, Tros Etudes pour Alexandre in cui celebra Alessandro Magno prototipo del conquistatore
che volle far incontrare, paritariamente, i due mondi e e due culture dell’Est e dell’Ovest europeo;
per finire con un “classico” del ‘900 come L’uccello di fuoco di Igor Stravinskij.