Raccolta interrogazioni a Camera e Senato 14/2014

Transcript

Raccolta interrogazioni a Camera e Senato 14/2014
Attività Parlamentare
Raccolta delle interrogazioni presentate alla
Camera e al Senato
n. 14/2014
2014
INDICE
CAMERA ............................................................................................................................................ 4
Interpellanza sulle recenti nomine nei consigli di amministrazione delle società a
partecipazione pubblica, con particolare riferimento alla nomina dell'avvocato Alberto
Bianchi nel consiglio di amministrazione dell'ENEL .................................................................. 4
Interrogazione a risposta scritta sulle possibili relazioni tra attività di esplorazione per
idrocarburi e aumento dell'attività sismica nell'area colpita dal terremoto dell'EmiliaRomagna.......................................................................................................................................... 6
Interrogazione a risposta scritta sulla disciplina in materia di costruzione di impianti per la
produzione di energia da fonti rinnovabili................................................................................... 9
Interrogazione a risposta scritta sulla realizzazione delle opere connesse alla centrale a
biomasse e di un elettrodotto nella regione Campania ............................................................. 10
Risposta del Viceministro per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, all’interrogazione
sull’inerzia dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas nell'attuazione dell'articolo 33,
comma 5, della legge n. 99 del 2009 ........................................................................................... 11
Interrogazione a risposta scritta sul piano di risanamento ambientale del polo petrolchimico di
Siracusa-Priolo-Augusta .............................................................................................................. 15
Interrogazione a risposta scritta sull'invaso Pozzillo, gestito da ENEL Green Power, in
provincia di Enna ......................................................................................................................... 17
Risposta del Viceministro per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, all’interrogazione sul
riordino dell'Enea ......................................................................................................................... 18
Mozione sugli interventi in favore delle vittime dell’amianto e sulla messa in sicurezza e
bonifica dell'amianto .................................................................................................................... 21
Interrogazione a risposta in Commissione sull’inquinamento delle falde acquifere nel
territorio del polo chimico ex-Montedison in provincia di Varese .......................................... 24
Interrogazione a risposta scritta sulla realizzazione di un parco eolico in provincia di
Catanzaro ...................................................................................................................................... 26
2
Interrogazione
a
risposta
scritta
sull'inquinamento
delle
falde
acquifere
e
della
contaminazione delle coste nei comuni di Augusta, Priolo e Melilli in provincia di Siracusa,
sede del più grande complesso petrolchimico d'Europa ........................................................... 27
Interrogazione a risposta immediata sulla normativa in materia di accatastamento degli
impianti fotovoltaici ..................................................................................................................... 28
Interrogazione a risposta immediata sulla normativa in materia di transazioni effettuate
mediante carte di pagamento presso i gestori di carburante ................................................... 29
SENATO ............................................................................................................................................ 31
Risposta del Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, all’interrogazione sul passaggio
del metanodotto Paliano-Busso attraverso i boschi di Patrica (Frosinone) ............................ 31
Interrogazione a risposta orale sulle modalità di incentivazione per il biometano immesso
nella rete dei gasdotti e sull’emanazione dei decreti attuativi del decreto ministeriale
5 dicembre 2013 da parte dell’AEEG ........................................................................................ 35
Interrogazione orale con carattere d'urgenza sugli investimenti privati per la ricerca e per la
produzione di idrocarburi, anche in Abruzzo e sui rapporti tra il Ministro dello Sviluppo
Economico con gli amministratori delegati delle società petrolifere ed in particolare con
quello della Medoilgas .................................................................................................................. 37
3
CAMERA
Interpellanza:
sulle recenti nomine nei consigli di amministrazione delle società a partecipazione pubblica,
con particolare riferimento alla nomina dell'avvocato Alberto Bianchi nel consiglio di
amministrazione dell'ENEL
DI MAIO (M5S)
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro
dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
il 19 giugno 2013 il Senato della Repubblica ha approvato a larghissima maggioranza la mozione
n. 1-00060 (testo 4) con la quale si impegna il Governo ad emanare stringenti direttive per le
nomine nei consigli di amministrazione delle società a partecipazione pubblica. In particolare, si
richiede al Governo di «prevedere l'adozione da parte del Ministro dell'economia e delle finanze di
specifiche direttive che individuino per le società controllate direttamente o indirettamente dal
medesimo Ministero criteri e modalità di carattere generale per la nomina e la decadenza dei
componenti degli organi di amministrazione» prevedendo, «fermi i requisiti di onorabilità già
previsti, l'introduzione di una specifica causa di ineleggibilità per coloro nei confronti dei quali sia
stato emesso un decreto di rinvio a giudizio, per coloro che abbiano patteggiato la pena e per coloro
che abbiano riportato una condanna per taluni reati quali, ad esempio, i reati contro la pubblica
amministrazione, contro la fede pubblica, contro il patrimonio, contro l'ordine pubblico, contro
l'economia pubblica, in materia tributaria, in materia fallimentare, nonché la previsione della
decadenza automatica, in corso di mandato, dei componenti degli organi di amministrazione nei
confronti dei quali sia stato emessa una condanna penale o che abbiano patteggiato la pena per i
suddetti reati». Nella mozione si impegna il Governo, altresì, ad adottare stringenti criteri legati al
merito, alla competenza, alle esperienze formative e professionali, nonché all'assenza di conflitti di
interesse e, infine, all'utilizzo di strumenti di trasparenza nel percorso di individuazione di tali
soggetti da nominare;
a tal riguardo e in tal senso, il Ministro dell'economia e delle finanze ha emanato due direttive: una
in data 24 aprile 2013 e un'altra in data 24 giugno 2013;
sempre a tal riguardo e in tal senso, da ultimo l'8 aprile 2014, la X Commissione permanente
(Industria, commercio, turismo) del Senato della Repubblica ha approvato una risoluzione
4
(Doc. XXIV, n. 26) con la quale sostanzialmente si ribadiscono al Governo gli impegni già
approvati nella mozione del 19 giugno 2013;
nei giorni scorsi il Governo ha comunicato la nomina di importanti manager di società pubbliche
quotate in borsa;
la speranzosa attesa dell'opinione pubblica – che gli annunci del Presidente del Consiglio avevano
alimentato in relazione ad una nuova modalità di selezione della classe dirigente – è stata
clamorosamente disattesa con la scelta di nomi che rispondono a giudizio dell'interpellante alle più
clientelari metodologie di selezione politica e che tanti danni hanno prodotto: esperienze gestionali
fallimentari sono state «premiate» con nomine ancora più prestigiose con logiche evidentemente del
tutto estranee a criteri meritocratici e di accountability gestionale;
per altri versi, tali nomine lasciano del tutto perplessi quanto all'opportunità politica;
desta particolare sconcerto la nomina dell'avvocato Alberto Bianchi nel consiglio di
amministrazione dell'ENEL;
l'avvocato Bianchi, secondo quanto si apprende da fonti di stampa, sarebbe amico personale del
Presidente del Consiglio, nonché legale di fiducia del medesimo e del dottor Marco Carrai, proprio
quell'imprenditore che ha pagato per lungo tempo all'allora sindaco del capoluogo toscano l'affitto
di una casa nel centro storico di Firenze;
come se non bastasse, sempre secondo quanto si apprende da fonti di stampa, l'avvocato Bianchi ha
per lungo tempo ricoperto la carica di presidente e tesoriere della fondazione «Big Bang», nota
anche come fondazione «Open», tramite cui l'attuale Presidente del Consiglio avrebbe «raccolto
fondi e amicizie per dare la sua scalata al potere». Secondo quanto si può apprendere sul sito «web,
i componenti del consiglio direttivo di tale fondazione, in carica fino all'approvazione del bilancio
esercizio 2017, sono: Alberto Bianchi (presidente, il quale avrebbe già comunicato di non avere
alcuna intenzione di dimettersi), Maria Elena Boschi (segretario generale), Marco Carrai e Luca
Lotti;
inoltre, l'avvocato Bianchi è stato colpito da una pesante condanna in primo grado da parte della
sezione giurisdizionale per la regione Lazio della Corte dei Conti (sent. n. 177/2013), con la quale è
stato condannato al risarcimento di 4 milioni e 700 mila euro per danno erariale con colpa grave. La
condanna riguarda l'attività di commissario liquidatore dell'EFIM, una finanziaria del sistema delle
partecipazioni statali. L'avvocato Bianchi ha pagato una parcella legale di 5 milioni e 300 mila euro
in violazione di quanto previsto dal comma 492 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 (n.
296 del 2006), laddove veniva stabilito che le spese legali e di consulenza tecnica relative a processi
o eventuali transazioni riguardanti l'EFIM non potessero superare per ciascuna vertenza,
comprensiva di tutti i diversi gradi di giudizio, l'ammontare di 300 mila euro;
5
alla luce di tutto questo, risulta del tutto evidente come la nomina dell'avvocato Bianchi non
risponderebbe a fondamentali indicazioni più volte ribadite dal Parlamento mediante i predetti atti
di indirizzo e recepite dal Governo con le sopra citate direttive del Ministro dell'economia e delle
finanze –:
quali garanzie di indipendenza dal potere esecutivo e, in particolare, dalla persona del Presidente del
Consiglio del quale è amico, legale, nonché collaboratore, l'avvocato Bianchi possa assicurare nello
svolgimento del suo mandato;
se il Presidente del Consiglio non ritenga opportuno che l'avvocato Bianchi abbandoni al più presto
la carica di membro del consiglio d'amministrazione dell'ENEL;
quali garanzie di onorabilità nell'esercizio di un simile mandato possa garantire un soggetto che è
stato condannato dal giudice contabile, seppur in primo grado, al risarcimento di un danno erariale
di 4 milioni e 700 mila euro con colpa grave nella gestione di una società partecipata dallo Stato;
quali sarebbero i criteri di «novità» che il Governo avrebbe seguito per giungere a nomine ad avviso
dell'interpellante totalmente deludenti dal punto di vista meritocratico, nonché della opportunità
politica posto che non si capisce come la sorte di un'importante azienda di Stato possa essere
risollevata da un soggetto il cui operato in analoghe circostanze ha prodotto tali danni erariali.
(2-00511)
Interrogazione a risposta scritta:
sulle possibili relazioni tra attività di esplorazione per idrocarburi e aumento dell'attività
sismica nell'area colpita dal terremoto dell'Emilia-Romagna
SPADONI e altri (M5S)
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
la commissione internazionale ICHESE (Commissione tecnico-scientifica per la valutazione delle
possibili relazioni tra attività di esplorazione per gli idrocarburi e aumento di attività sismica nel
territorio della regione Emilia Romagna colpita dal sisma del mese di maggio 2012) è stata istituita
l'11 dicembre 2012 con decreto del Capo del dipartimento della protezione civile della Presidenza
del Consiglio dei ministri, su richiesta del presidente della regione Emilia-Romagna Vasco Errani in
qualità di commissario delegato;
6
la Commissione è stata incaricata di valutare le possibili relazioni tra attività di esplorazione per
idrocarburi e aumento dell'attività sismica nell'area colpita dal terremoto dell'Emilia-Romagna del
mese di maggio 2012;
la sua composizione dovrebbe garantire, oltre che competenze nei settori della tettonica, sismologia,
tecnologia delle perforazioni, sismicità indotta e attività di esplorazione e stoccaggio degli
idrocarburi, anche e soprattutto indipendenza degli esperti di altissimo livello internazionale che
avrebbero dovuto non essere coinvolti in attività e consulenze riguardanti il territorio emilianoromagnolo;
la Commissione ha avviato i lavori nel maggio 2013 e ha consegnato il rapporto al dipartimento
della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri il 13 febbraio 2014; il 17 febbraio
2014 il Dipartimento ha trasmesso il rapporto alla regione;
nella relazione conclusiva si legge che: «non si può escludere» che le attività estrattive effettuate nel
giacimento in località Cavone di Mirandola (Modena) possano avere innescato il sisma del 20
maggio, il cui epicentro si trova a 20 chilometri di distanza anche in relazione all'incremento delle
attività estrattive nel pozzo a partire dall'aprile 2011. Variazioni di sforzi e pressioni all'interno della
crosta terrestre, dovute sia all'estrazione di greggio che all'iniezione di fluidi pressurizzati per
facilitarne l'uscita, possono non essere stati sufficienti, spiegano gli esperti, a produrre un terremoto
così violento, ma è possibile che la faglia responsabile dell'evento del 20 maggio 2014 si trovasse
già vicina al punto di scivolamento, e che le variazioni prodotte dall'uomo nella crosta, benché
estremamente piccole, siano state sufficienti per «innescare» il terremoto. A sua volta il sisma
avrebbe prodotto le variazioni di stress che hanno poi innescato l'evento del 29 maggio 2014;
la Commissione ha escluso relazioni con il sito di Rivara dove si ipotizza lo stoccaggio di gas, e ha
invece richiamato l'attenzione sulle attività del campo di Cavone sottolineando come sia necessario
per escludere o confermare l'ipotesi di un legame causale, approfondire gli studi e sviluppare attività
di monitoraggio altamente tecnologiche per l'acquisizione di ulteriori dati necessari alla costruzione
di un modello dettagliato del sottosuolo che possano supportare l'evidenza statistica che è stata
rilevata;
nello stesso mese di febbraio 2014 si è quindi costituito presso la Commissione per gli idrocarburi e
le risorse minerarie – CIRM, in stretta relazione con la regione, un gruppo di lavoro composto da
tecnici del Ministero, del dipartimento della protezione civile ed altri esperti, che da allora sta
lavorando agli approfondimenti indicati nelle raccomandazioni della commissione, per la
definizione di linee guida che consentiranno di raccogliere i dati per dare le risposte necessarie;
7
la regione, il 15 aprile 2014, comunica la decisione di estendere, sino alla acquisizione dei risultati
del gruppo di lavoro istituito presso il Ministero, la sospensione in tutta la regione di qualsiasi
nuova attività di ricerca e coltivazione, come era stato fatto fino ad ora solo nel cratere sismico;
la notizia è stata confermata in una nota pubblica della regione del dipartimento della protezione
civile e del Ministero dello sviluppo economico secondo cui «Il Rapporto, consegnato a metà
febbraio, sottolinea come sia necessario, per escludere o confermare l'ipotesi di un legame causale
tra le estrazioni di idrocarburi nella località Cavone e i fenomeni di sismicità dell'area, approfondire
gli studi sviluppando attività di monitoraggio altamente tecnologiche per l'acquisizione di ulteriori
dati necessari alla costruzione di un modello dettagliato del sottosuolo; nelle conclusioni della
Commissione ICHESE non si esclude la possibilità che ci sia un nesso tra attività di esplorazione
per gli idrocarburi e aumento di attività sismica nel territorio»;
i terremoti del 2012 potrebbero quindi essere ascritti al campo petrolifero del «Cavone», posto tra
Mirandola e Novi di Modena, una concessione che il Ministero dello Sviluppo Economico indica
come sfruttata dalla «Padana Energia», società appartenente al gruppo «Gas Plus SPA»;
il rapporto della Commissione tecnico-scientifica è pertanto pronto da febbraio ma è stato reso
pubblico dalla regione Emilia Romagna solo in data 15 aprile 2014;
quali soggetti, oltre a regione, Ministero e protezione civile erano in possesso del rapporto Ichese e
da quanto tempo e quali siano state le valutazioni che hanno portato alla decisione di secretarlo fino
ad oggi;
se risulta quale sia la ragione per cui, ai sensi dell'articolo 191 del trattato sul funzionamento
dell'Unione europea (UE) secondo il «principio di precauzione», al momento dell'istituzione della
Commissione non fu sospesa ogni nuova autorizzazione relativa a nuove richieste di progetti
estrattivi;
quando si prevede che saranno conclusi i lavori dell'apposito gruppo istituito in ambito CIRM;
se, in base al citato principio di precauzione, non si ritenga necessario sospendere, come ha fatto la
regione Emilia Romagna, ogni nuova concessione autorizzativa;
se non si ritenga necessario, alla luce delle conclusioni della Commissione Ichese, il ritiro delle
concessioni autorizzate di estrazione o stoccaggio in aree dove sia accertata la presenza di faglie
attive nel sottosuolo. (4-04580)
8
Interrogazione a risposta scritta:
sulla disciplina in materia di costruzione di impianti per la produzione di energia da fonti
rinnovabili
GALLINELLA e altri (M5S)
— Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
l'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili è disciplinata, in Umbria,
da un regolamento regionale che prevede che per impianti di portata inferiore ad 1 mW non sia
necessario ricorrere alla procedura di VIA e sia così più semplice essere autorizzati alla costruzione
dell'impianto; stessa logica che sottendeva la legge regionale delle Marche n. 3 del 2012, dichiarata
poi illegittima con la sentenza n. 93 del 2013, nonché alla legge della Regione Puglia n. 25 del
2012, dichiarata illegittima dalla sentenza n. 307 del 2013;
facendo forza su questa normativa, nonché sull'ulteriore alleggerimento disposto in Umbria
dall'assessorato all'ambiente con la delibera di giunta 494 del 7 maggio 2012, che ha cancellato le
precedenti disposizioni inserite nel regolamento regionale sulle rinnovabili riducendo la distanza
delle centrali dai centri abitati da 500 a 300 metri, ed eliminando le limitazioni sulle distanze di
approvvigionamento grazie alla mancata fissazione del limite di 6 chili di CO2 prodotta per ogni
tonnellata di biomassa trasportata, negli ultimi anni sono proliferati i progetti per la costruzione
centrali a biomassa, quasi tutti di portata pari a 999 kW, al solo ed evidente scopo di evitare
maggiore burocrazia nelle autorizzazioni;
nel comune umbro di Fossato di Vico, ad esempio, è in corso l’iter di autorizzazione per la
costruzione e l'esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica, e delle relative opere ed
infrastrutture connesse, alimentato a biomassa legnosa della potenza di 999 kW;
i contenuti della Direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009
sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, ad avviso degli interroganti, sono stati
disattesi nell'atto di recepimento da parte dello Stato italiano e nella stesura delle leggi regionali che
hanno il compito di regolamentare la materia in tema di iter autorizzativi. Sono stati infatti
molteplici i pronunciamenti della Corte costituzionale con i quali queste sono state contestate in toto
o parzialmente su aspetti fondamentali;
detti pronunciamenti però sono spesso arrivati tardivamente e sono intervenuti quando molte
autorizzazioni erano state già concesse o addirittura le centrali già costruite ed entrate in funzione.
Da un'attenta analisi di tali pronunciamenti si evince che le omissioni hanno riguardato soprattutto
le norme di semplificazione delle autorizzazioni che hanno escluso alcuni progetti ai procedimenti
9
di VIA che in base alla Direttiva europea 2011/92/UE dovrebbero invece riguardare tutti gli
impianti di qualsiasi tipo e potenza –:
se, in base a quanto esposto in premessa, non ritenga necessario assumere tutte le iniziative di
propria competenza per valutare se la normativa delle diverse regioni italiane che disciplina la
costruzione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili sia in contrasto con la
normativa comunitaria e nazionale a tutela dell'ambiente e del territorio italiano, nonché della salute
dei cittadini, con particolare riferimento alle norme di semplificazione delle autorizzazioni che
hanno escluso alcuni progetti ai procedimenti di VIA. (4-04576)
Interrogazione a risposta scritta:
sulla realizzazione delle opere connesse alla centrale a biomasse e di un elettrodotto nella
regione Campania
SIBILIA e altri (M5S)
— Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del
turismo. — Per sapere – premesso che:
la regione Campania, con il decreto dirigenziale n. 440 del 2011, poi rettificato dal decreto n. 379
del 2011 e modificato dal decreto n. 440 del 2012, ha autorizzato la realizzazione di «Opere
connesse alla centrale a biomasse da 17 mw in ditta Ferraro S.p.A. in Sant'Angelo dei Lombardi.
Costruzione dell'elettrodotto a 150 kV della RTN di raccordo tra la linea a 15C kV “CP Goleto S.
Angelo – CP Stumo”, con la costruenda stazione elettrica a 150 kv RTN di Castelnuovo di Conza»;
le comunità interessate da questa opera, ossia Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, Teora, Conza della
Campania, in provincia di Avellino, e Castelnuovo di Conza, in provincia di Salerno, hanno fin da
subito espresso forti perplessità rispetto alla realizzazione di questa opera sia per motivi di ordine
procedurale sia per questioni riguardanti il rispetto della salute umana sia per aspetti inerenti la
tutela dell'ambiente e del paesaggio;
il comitato civico pro Sant'Angelo dei Lombardi, in particolare, ha prodotto una serie di esposti
documentati inviati a tutte le istituzioni coinvolte, non ultima alla scura della Repubblica presso il
tribunale di Avellino, e contenenti presunte irregolarità che l'interrogante ritiene vadano
approfondite e chiarite;
nel novembre 2013 sono iniziati i lavori di scavo e movimentazione di terreno, i lavori strutturali di
fondazioni in cemento armato ed il montaggio di tralicci in acciaio di altezza fino a 40 metri lineari;
10
i tralicci del costruendo elettrodotto compromettono in modo irreversibile le aree circostanti la
millenaria Abbazia del Goleto, l'alveo sorgentizio del Fiume Ofanto (area SIC), il crinale collinare
di spartiacque tra i comuni di Sant'Angelo dei Lombardi e Lioni, la Valle delle Viti e l'alveo
sorgentizio di Fiumicella nel comune di Teora, le contrade Serra e Costa di Sai Nicola tra i comuni
di Conza della Campania e Teora, il crinale della Sella di Conza (epicentro del terremoto del 23
novembre 1980);
il genio civile di Avellino, il 3 marzo 2014, ad una richiesta di accesso agli atti del Comitato Civico
rispondeva che «a tutt'oggi nessun progetto volto all'acquisizione di autorizzazione sismica risulta
depositato presso questo Settore in Ditta Ferrerò spa o Tema spa nel merito della costruzione
dell'elettrodotto medesimo»;
nell'area circostante l'Abbazia del Goleto interessata dall'elettrodotto e dal parco eolico sia lungo
l'alveo fluviale dell'Ofanto e torrenti accessori, risulta accertata la sussistenza di insediamenti
risalenti al neolitico –:
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sia a conoscenza del rilascio dell'autorizzazione
sismica con riguardo al procedimento indicato in premessa;
se sia stata preventivamente valutata la possibilità dell'interramento dell'elettrodotto anche sulla
scorta della sentenza del Consiglio di Stato, Sez. VI, n. 3205, del 10 giugno 2013;
se si intenda rilevare la presenza di beni di interesse archeologico nelle aree citate in premessa ed
interessate dalla realizzazione del citato elettrodotto;
se sulla base del decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 2007, in sede di conferenza di
servizi tenutasi in data 14 luglio 2010 presso la regione Campania avrebbe dovuto essere
interpellata e convocata la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Campania in
quanto trattavasi di autorizzare opere riguardanti le competenze di più Soprintendenze di settore e in
quanto ricadenti in cinque diversi comuni e 2 diverse province. (4-04583)
Risposta del Viceministro per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, all’interrogazione
sull’inerzia dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas nell'attuazione dell'articolo 33, comma
5, della legge n. 99 del 2009, presentata da PELUFFO – PD (n. 5-01312).
È necessario inizialmente partire dalla considerazione del carattere di autonomia ed indipendenza
rispetto al Governo, ai sensi della legge istitutiva del 14 novembre 1995, n. 481, dell'operato
dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e del servizio idrico (Autorità) nell'ambito della
regolazione e del controllo delle attività di propria competenza.
11
Il Governo esercita attività di indirizzo di carattere generale nei confronti dell'Autorità nell'ambito
del «documento di economia e finanza», in cui indica il quadro di esigenze di sviluppo dei servizi di
pubblica utilità che corrispondono agli interessi generali del Paese, e possiede il potere – previsto
tuttavia puntualmente dalle leggi – di fornire indirizzi specifici all'Autorità su alcuni aspetti
sottoposti a regolazione ma parimenti rilevanti per l'attuazione di politiche pubbliche.
Esistono, infatti, molti ed indubbi legami tra il governo del settore energetico e la regolazione del
settore stesso ed è, pertanto, nella disciplina dei rapporti istituzionali, oltre che nel rispetto della
legge, che si può ritrovare un giusto equilibrio. In tale contesto, il MiSE ha seguito l'avanzamento
dei lavori sul tema da parte dell’ Autorità la quale, dopo aver completato la fase di consultazione
tramite i relativi documenti n. 183/2013 e 209/2013, con la delibera n. 578/2013/R/eel del 12
dicembre 2013 ha definito la regolazione dei Sistemi semplici di produzione e consumo, tra cui
figurano i Sistemi Efficienti di Utenza (SEU) e i Sistemi Esistenti equivalenti ai SEU (SEESEU).
Il tempo con il quale l'Autorità ha provveduto a concludere l'istruttoria volta alla determinazione
della regolazione di tali sistemi è ampiamente motivato nei documenti di consultazione stessi. In
particolare, è stato messo in evidenza come un'eccessiva estensione della platea delle configurazioni
ammesse ai benefici, dovuta alla formulazione non esaustiva della definizione data dalla legge, in
un momento di crisi e di elevato differenziale di prezzo dell'energia elettrica rispetto ai altri Paesi
europei, avrebbe potuto generare un aggravio di costi rilevante per gli utenti non destinatari di simili
facilitazioni (famiglie e PMI soprattutto).
Ciò premesso, in risposta ai quesiti dell'On. Interrogante si segnala quanto segue.
In merito alle stime di possibili costi aggiuntivi per il sistema, sono stati formalmente richiesti dati
all'Autorità, non ancora ufficialmente pervenuti. Da informazioni preliminari fornite per le vie brevi
dalla stessa Autorità risulterebbe che la quantità di energia elettrica non soggetta al pagamento degli
oneri generali di sistema è pari a circa 30-32 TWh. Tale dato è confortato dai dati statistici elaborati
da Terna e da alcune valutazioni effettuate dagli uffici competenti del MiSE, relativamente agli
impianti fotovoltaici collocati su edifici e quindi, presumibilmente, operanti in configurazione
SEU.
Tale energia è quella prodotta e istantaneamente consumata da SEU, SEESEU e dalle Reti Interne
di Utenza (RIU). L'energia elettrica afferente alle RIU è stimabile in circa 10 TWh, quindi la
restante parte, pari a 20-22 TWh, è attribuibile a SEU e SEESEU. Per tali soggetti, la procedura di
qualifica prevista dalla delibera n. 578, tuttora in corso, terminerà nel mese di luglio 2014; solo in
seguito sarà quindi possibile disporre di una quantificazione precisa.
Si ricorda che SEU e SEESEU sono l'insieme delle configurazioni riconducibili a un cliente e un
produttore, ovvero tutte le configurazioni per le quali era stato avviato l'iter autorizzativo
12
al 4 luglio 2008 e tutte le configurazioni di nuova realizzazione fino a 20 MW, in presenza di fonti
rinnovabili e cogenerazione ad alto rendimento. In sintesi, la qualifica di SEU e SEESEU dovrebbe
coprire oggi quasi tutte le realtà esistenti. Ciò in coerenza con le disposizioni del decreto legislativo
n. 56 del 2010 (articolo 4, comma 1, lettera d)) il quale ha modificato il decreto n. 115 del 2008
estendendo i benefici riservati ai SEU anche ad altri soggetti, proprio con l'intento di salvaguardare
le configurazioni esistenti (e quindi gli investimenti fatti), realizzati ancor prima che fosse definita
la configurazione SEU.
Di seguito il testo dell’interrogazione.
Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere –
premesso che:
recentemente l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha ripetutamente attaccato i sistemi efficienti
di utenza (SEU) che il decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115 ha introdotto per promuovere lo
sviluppo dell'autoconsumo di energia elettrica da impianti a fonti rinnovabili o in assetto
cogenerativo;
a detta dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, i SEU comporterebbero un'erosione del gettito
degli oneri generali di sistema a causa del diritto di poter regolare detti oneri a valere sull'energia
elettrica prelevata dalla rete, anziché sull'energia elettrica consumata; l'Autorità per l'energia
elettrica e il gas ha dichiarato di voler segnalare al Governo e al Parlamento la necessità di
introdurre modifiche normative finalizzate a eliminare il trattamento di favore che il legislatore ha
previsto per i SEU; la legge 23 luglio 2009, n. 99, articolo 33, comma 5, prevede che «... a
decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge i corrispettivi tariffari di trasmissione e
di distribuzione, nonché quelli a copertura degli oneri generali di sistema [...] sono determinati
facendo esclusivo riferimento al consumo di energia elettrica dei clienti finali o a parametri relativi
al punto di connessione dei medesimi clienti finali»; il comma 6 del medesimo articolo prevede che
«Limitatamente alle RIU [Reti Interne d'Utenza]..., i corrispettivi tariffari di cui al comma 5 si
applicano
esclusivamente
all'energia
elettrica
prelevata
nei
punti
di
connessione»;
il comma 7 del medesimo articolo prevede che: «entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore
della presente legge, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas adegua le proprie determinazioni
tariffarie per dare attuazione a quanto disposto dai commi 5 e 6 del presente articolo»;
il decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115, nella versione modificata dal decreto legislativo n.
56/10, all'articolo 10, comma 2, ha previsto che, nel caso dei SEU, l'Autorità per l'energia elettrica e
il gas «provvede inoltre affinché la regolazione dell'accesso al sistema elettrico sia effettuata in
13
modo tale che i corrispettivi tariffari di trasmissione e di distribuzione, nonché quelli di
dispacciamento e quelli a copertura degli oneri generali di sistema [...], siano applicati
esclusivamente all'energia elettrica prelevata sul punto di connessione. In tale ambito, l'Autorità
prevede meccanismi di salvaguardia per le realizzazioni avviate in data antecedente alla dato di
entrata in vigore del presente decreto, in particolare estendendo il regime di regolazione dell'accesso
al sistema elettrico di cui al precedente periodo almeno ai sistemi il cui assetto è conforme a tutte le
seguenti condizioni: sono sistemi esistenti alla data di entrata in vigore del suddetto regime di
regolazione, ovvero sono sistemi di cui, alla medesima data, sono stati avviati i lavori di
realizzazione ovvero sono state ottenute tutte le autorizzazioni previste dalla normativa vigente;
hanno una configurazione conforme allo definizione di cui all'articolo 2, comma 1, lettera t) [cioè
alla definizione di SEU] o, in alternativa, connettono, per il tramite di un collegamento privato
senza obbligo di connessione di terzi, esclusivamente unità di produzione e di consumo di energia
elettrica nella titolarità del medesimo soggetto giuridico»; a distanza di 4 anni dall'entrata in vigore
della legge n. 99 del 2009, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas non ha ancora dato attuazione
alle disposizioni sopra riportate in quanto non ha mai stabilito in forma cogente che i corrispettivi
tariffari di trasmissione e di distribuzione nonché quelli a copertura degli oneri generali di sistema,
siano determinati facendo esclusivo riferimento al consumo di energia elettrica dei clienti finali o a
parametri relativi al punto di connessione dei medesimi clienti finali; la mancata attuazione della
legge n. 99 del 2009 fa sì che non solo le RIU, i SEU e i sistemi esistenti ad essi equiparati, ma
anche tutti gli eventuali altri clienti che si producono l'energia elettrica in sito e non facenti parte
delle predette categorie attualmente versino i corrispettivi di trasporto e gli oneri generali
sull'energia elettrica prelevata dalla rete, anziché sull'energia elettrica consumata, comportando una
riduzione
della
base
imponibile
su
cui
distribuire
gli
oneri
generali
di
sistema;
l'inerzia dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha comportato e tuttora comporta una riduzione
del gettito degli oneri generali di sistema che la stessa Autorità invece denuncia come effetto
negativo dei soli SEU; ad avviso dell'interrogante non si giustifica l'atteggiamento dell'Autorità
indipendente che, mentre attacca la riduzione del gettito dovuta a configurazioni impiantistiche di
autoconsumo di energia da fonti rinnovabili e cogenerazione consentita dalla legge, è la principale
responsabile del mancato gettito derivante da benefici concessi a configurazioni impiantistiche che
la legge ha stabilito di non agevolare; inoltre non appare compatibile con le sue finalità istitutive il
comportamento dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas che non ha dato attuazione ad una
disposizione di legge che avrebbe consentito di ridurre il costo dell'energia elettrica per i
consumatori –:
14
a quanto ammonti il mancato gettito derivante dall'inerzia dell'Autorità per l'energia elettrica e il
gas, che, non attuando l'articolo 33, comma 5, della legge n. 99 del 2009, ha consentito un
trattamento privilegiato a sistemi non efficienti e ha impedito ai consumatori di beneficiare di una
riduzione del costo dell'energia elettrica;
quali iniziative intenda prendere il Governo a fronte della situazione sopra descritta. (5-01312)
Interrogazione a risposta scritta
sul piano di risanamento ambientale del polo petrolchimico di Siracusa-Priolo-Augusta
ANZALDI e altri (PD)
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del
mare. — Per sapere – premesso che:
la zona industriale ricadente nel territorio dei comuni di Priolo, Melilli, Augusta, Siracusa, Solarino
e Floridia è stata dichiarata «ad elevato rischio di crisi ambientale» con decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri del 30 novembre 1990; lo stesso provvedimento viene motivato, tra l'altro,
dalla circostanza che l'area in oggetto è «esposta ad un continuo rilascio di notevoli quantità di
sostanze inquinanti» e che la stessa risente più direttamente delle ricadute degli inquinanti
atmosferici;
da tempo i cittadini di Siracusa anche attraverso il loro sindaco denunciano i superamenti di
inquinanti provenienti dagli impianti della zona industriale; ancora oggi si continuano ad istituire
inefficaci tavoli tecnici in prefettura; da decenni il territorio ricadente nell'area ad elevato rischio di
crisi ambientale è monitorato da una rete della provincia, del CIPA e dell'ENEL, nonché vi sono
codici di autoregolamentazione per le industrie petrolchimiche ed energetiche, per ridurre in caso di
superamento da parte di SO2, NOx, O3; da anni ormai non si verificano superamenti di SO2, NOx
ed O3 a causa dei cambiamenti di combustibili usati nei cicli produttivi e anche a causa del
processo di dismissione di diversi impianti; si ritiene pertanto giunto il momento di avviare
un'azione di monitoraggio di alcune particolari sostanze tra cui, il benzene, il toluene, xilene
mercaptani H2S, IPA. PM 2.5 ancora oggi parzialmente o affatto monitorati dalla rete di
rilevamento; è assolutamente necessario e improcrastinabile che l'ente pubblico ARPA cominci a
rilevare le emissioni dei singoli impianti, mettere in rete i dati a disposizione dei cittadini per una
adeguata azione di tutela dell'ambiente e di trasparenza finalizzata anche alla individuazione di
eventuali
responsabili
in
caso
di
dati
non
conformi
alle
previsioni
di
legge;
lo stesso direttore dell'ARPA di Siracusa è stato costretto recentemente ad ammettere che la rete di
15
rilevamento dell'inquinamento atmosferico non è adeguatamente rispondente ai requisiti disposti
dalla normativa vigente; nella provincia di Siracusa esistono 3 reti di rilevamento interconnesse fra
di loro, una di proprietà dell'ENEL (ora dismessa), una della provincia regionale e l'altra del CIPA
(proprietà e gestione delle industrie); appare evidente che l'associazione CIPA vive una forte
contraddizione in quanto è allo stesso tempo «controllore e controllato» e con una gestione che
lascia alquanto perplessi; lo stesso presidente in sede di riunione in prefettura ha posto l'accento sui
limiti di efficienza della stessa rete, sia in termini di manutenzione che di investimenti e di
ammodernamento della stessa per consentirgli di essere a norma; il piano di risanamento ambientale
dell'area a rischio di Siracusa-Priolo-Augusta decreto del Presidente della Repubblica del 17
gennaio 1995 – già all'inizio faceva rilevare nella scheda «razionalizzazione della rete di
monitoraggio della qualità dell'aria» che la rete appariva carente sia per la localizzazione sia per la
carente manutenzione e gestione della strumentazione; nella stessa scheda, infatti, si faceva notare
che la distribuzione territoriale delle centraline appariva solo parzialmente adeguata, troppo limitata
nell'area posta a ridosso degli insediamenti ESSO-ENEL AUGUSTA, dove le simulazioni
modellistiche mostrano un massimo relativo di ricaduta a terra; in queste ultime settimane l'ENEL
(Centrale Archimede di Priolo Gargallo) che aveva dismesso le proprie centraline sul rilevamento
della qualità dell'aria a causa della riconversione dell'impianto a ciclo combinato, ha manifestato la
propria disponibilità a installare 3 centraline per il rilevamento di altri inquinanti; questa potrebbe
essere l'occasione per introdurre un'azione di effettivo monitoraggio di un'area di un'area che risulta
scoperta –:
quali iniziative intende intraprendere il Ministro per far adeguare alle norme di legge la rete di
rilevamento dell'inquinamento atmosferico nell'area dichiarata ad elevato rischio di crisi
ambientale;
se non intenda verificare, nell'area del petrolchimico, l'attuazione del piano di risanamento
ambientale e il rispetto delle specifiche AIA;
se non intenda altresì aggiornare ed adeguare il piano di risanamento ambientale del polo
petrolchimico di Siracusa-Priolo-Augusta così come previsto dallo stesso decreto del Presidente
della Repubblica del 17 gennaio 1995 imponendo limiti maggiormente restrittivi in difesa
dell'ambiente in base alle citare previsioni di legge. (4-04593)
16
Interrogazione a risposta scritta:
sull'invaso Pozzillo, gestito da ENEL Green Power, in provincia di Enna
GRILLO (M5S)
— Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare. — Per sapere – premesso che: nello scorso mese di gennaio 2014, è stata
rilevata la presenza di alghe rosse nella diga Pozzillo, alghe che producono tossine ad elevata
valenza tossica e cancerogena per cittadini e ambiente circostante; come comunicatoci dal direttore
della ST di Enna di ARPA Sicilia, nell'invaso Pozzillo, gestito da ENEL Green Power, è in atto una
fioritura dell'alga tossica di colore rosso Planktotrix Rubescenses, l'identificazione della presenza di
tale alga è stata effettuata, unitamente alla sua quantificazione su campioni prelevati nel corso del
mese di febbraio 2014 dalla struttura territoriale (ST) di Enna di ARPA Sicilia, analizzati
tempestivamente dalla ST di Palermo di ARPA Sicilia, trovando una concentrazione dell'alga in
quantità dell'ordine delle centinaia di miliardi per litro; sta di fatto che il servizio nazionale dighe
aveva imposto a Enel Green Power di limitare, causa scarico di fondo otturato, la quantità di acque
invasata fino a una quota, in metri slm, prefissata; in data 4 aprile 2014 si è tenuto un incontro
informale tra prefetto di Enna, Enel Green Power e ARPA Sicilia ST di Enna, nel corso del quale è
stato concordato che al raggiungimento della quota prescritta dal servizio nazionale dighe, ENEL
avrebbe scaricato in tubazione chiusa, tramite la sua rete proprietaria, l'acqua della diga
direttamente nell'alveo del fiume Simeto, a valle dell'invaso Ponte Barca, ad una distanza inferiore
ai dieci chilometri dalla foce del fiume in mare; la prefettura di Enna, avevo riportato in una nota la
decisione di voler «effettuare in data 14 aprile 2014 delle manovre di alleggerimento dell'invaso,
con conseguente rilascio di acqua nell'alveo del fiume, poco dopo l'impianto di Ponte Barca a
Paternò»,
da
parte
dell'Enel;
decisione
che
fortunatamente
è
stata
sospesa;
occorre rilevare che alcuni punti del fiume Simeto sono addirittura siti di interesse comunitario,
dunque si parla di un'area nella quale non si possono compiere operazioni di tale tenore senza aver
valutato precedentemente l'impatto ambientale, incorrendo così in rischio d'infrazione da parte
dell'Unione europea –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione in premessa e della possibilità che in
passato siano stati effettuati già altri riversamenti senza mettere a conoscenza la popolazione di una
decisione così grave per la salute e l'ambiente;
se gli stessi ritengano inopportuna ed inadeguata la decisione della prefettura di Enna, indicata in
premessa, assunta senza che siano state coinvolte tutte le autorità competenti e analizzate tutte le
possibilità che potrebbero evitare danni sia alla salute dei cittadini sia all'ambiente. (4-04590)
17
Risposta del Viceministro per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, all’interrogazione a
risposta immediata in Commissione sul riordino dell'Enea, presentata da LACQUANITI -SEL
(n. 5-02655).
Una revisione della mission e della governance dell'Enea, da troppo tempo commissariata, potrebbe
mettere a disposizione del sistema delle imprese e della PA servizi e competenze qualificati
nell'ambito della ricerca, anche applicata, dell'innovazione tecnologica e dell'efficienza energetica.
In particolare, è necessario semplificare la definizione degli indirizzi per il funzionamento
dell'Agenzia: attualmente, si sottolinea che la normativa prevede l'emanazione di un decreto del
Ministro dello Sviluppo economico, subordinato al concerto di altri quattro Ministri e
all'acquisizione del parere delle Commissioni parlamentari competenti. Il Ministero sarà promotore
di una modifica normativa preordinata ad introdurre un modello ordinamentale semplificato per
valorizzare il patrimonio di competenze dell'ENEA finalizzato allo sviluppo del sistema Paese
nell'ambito della ricerca e dell'innovazione tecnologica. Il Ministero dello sviluppo economico,
come già riferito nell'ambito del dibattito che ha portato all'accoglimento della risoluzione in X
Commissione della Camera dei Deputati citata (n. 8-00027), fa presente che l'ENEA continuerà ad
avere un ruolo centrale per il conseguimento degli obiettivi definiti nella Strategia Energetica
Nazionale, sia perché la ricerca e l'innovazione sono decisive per la realizzazione delle politiche
europee in ambito clima-energia, sia perché ENEA è un importante centro di ricerca internazionale
in materia di energia. Peraltro, nella relazione tecnica allo schema del D.Lgs sull'efficienza
energetica recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, emerge come venga assegnato
all'ENEA un ruolo chiave nella riqualificazione energetica degli immobili, con attività di
programmazione,
informazione,
assistenza
tecnica
e
di
monitoraggio
e
controllo.
La riduzione del contributo ordinario dello Stato deriva dagli interventi di spending review (articolo
8 comma 3 decreto-legge n. 95 del 2012) che hanno previsto, a partire dall'anno 2012, una
riduzione dei trasferimenti dal bilancio dello Stato a favore di enti presenti nel Conto Economico
Consolidato, pari al 5 per cento della spesa per consumi intermedi dell'anno 2010 e poi al 10 per
cento a decorrere dall'anno 2013. Tuttavia, nonostante la riduzione del finanziamento ordinario, il
totale dei finanziamenti pubblici a favore di ENEA è ancora significativo e rappresenta la
stragrande maggioranza delle risorse su cui l'Ente fa affidamento. Si conferma inoltre la piena
consapevolezza della necessità di attuare il riordino dell'ente previsto dalla legge n. 99 del 2009, il
cui rallentamento negli ultimi mesi è da imputare a quanto ho premesso e a una complessa
riorganizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico, peraltro, in corso di attuazione.
La riorganizzazione scientifica dell'ENEA, in coerenza con gli impegni indicati nella richiamata
18
risoluzione, sarà orientata prioritariamente all'attuazione della Strategia Energetica del Paese,
evitando la dispersione delle attività su temi strategicamente meno rilevanti e in un'ottica di
razionalizzazione complessiva del sistema della ricerca, al fine di evitare potenziali sovrapposizioni
con altri enti pubblici di ricerca.
A ogni buon conto, ove risultasse utile, allego relativamente a quanto detto, il quadro delle entrate
correnti dell'Ente (al netto delle poste correttive e quelle non classificabili), risultanti dall'ultimo
rendiconto approvato (anno 2012):
Voci di entrata
2011
Trasferimento
Ordinario Stato
% su
tot
2012
% su
tot
166.693.106
59,03
158.714.442
62,43
90.593.815
32,09
68.383.796
26,90
12.645.743
4,48
14.985.617
5,89
11.586.100
4,10
5.740.364
2,26
806.797
0,3
6.397.556
2,52
254.221.775
–
Altri
Trasferimenti da
parte: Ministeri,
Enti
locali
e
pubblici
Finanziamenti
U.E.
ed
Organismi
Internazionali
Per la vendita di
beni
prestazioni
e
di
servizi
Redditi
proventi
e
patrimoniali
Totale
282.325.561
–
19
Di seguito il testo dell’interrogazione.
Al
Ministro
dello
sviluppo
economico.
— Per
–
sapere
premesso
che:
l'ENEA, dall'ottobre del 2001 sino ad oggi è stata sottoposta ad una serie di procedure
commissariali per la durata complessiva di 8 anni (prima con il professor Rubbia, poi con il
professor Paganetto e, infine, dal settembre 2009 sino ad oggi con l'ingegner Lelli);
la legge 23 luglio 2009, n. 99, cosiddetta «Legge Sviluppo» istituisce l'Agenzia nazionale per le
nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), sotto la vigilanza del
Ministero dello sviluppo economico (MISE), le cui principali attività sono finalizzate alla ricerca e
l'innovazione
tecnologica,
ma
anche
la
prestazione
di
servizi
avanzati;
tale legge prevede, altresì, le modalità per un riassetto definitivo dell'Agenzia stessa;
l'ENEA è oggi un ente di diritto pubblico finalizzato alla ricerca, all'innovazione tecnologica e alla
prestazione di servizi avanzati nei settori dell'energia, dell'ambiente e dello sviluppo economico
sostenibile;
l'ENEA, nell'ambito delle proprie finalità istituzionali, ha il compito di trasferire le conoscenze e le
tecnologie dall'ambito della ricerca alle istituzioni alle università, alla società civile e al mondo
delle imprese, favorendo, di fatto, un approccio integrato tra il mondo della ricerca e della
formazione con il sistema produttivo, sempre più indispensabile in presenza di mercati evoluti e
globalizzati;
l'ENEA con i suoi laboratori ed attrezzature aperte ad università e privati, con la sua rete di
competenze a supporto di regioni ed amministrazioni locali costituisce un potenziale significativo
per il Paese; il contributo ordinario dello Stato, indispensabile per mantenere la capacità tecnologica
dell'Enea, è passato dai 197 milioni di euro del 2010 agli attuali 152, mentre, al contrario, le entrate
programmatiche derivanti da commesse nazionali ed internazionali sono passate dai 46 milioni del
2010 ai 67,8 milioni dell'ultimo assestamento 2012. I 152 milioni di euro, pari a 55.000
euro/dipendente, assicurano all'ENEA un primato negativo non solo rispetto ad altri enti nazionali
ma anche rispetto ad analoghi istituti tedeschi europei; la riduzione dei finanziamenti, di fatto,
depaupera le attuali unità tecniche di risorse finanziarie per laboratori, impianti e strutture
tecnologiche e, non ultimo, di risorse umane che risultano attualmente pari a circa 2700 unità di
personale (operanti in 11 centri/laboratori di ricerca, 15 centri di consulenza per l'Energia e
l'innovazione e sedi periferiche) alle quali si aggiunge l'ufficio di rappresentanza a Bruxelles con il
compito di promuovere e rafforzare la partecipazione dell'ENEA a ai bandi comunitari che
rientrano, ad esempio nel programma Horizon 2020; ad avviso dell'interrogante, è indispensabile
che l'ENEA rimanga operativa anche su obiettivi strategici a più lungo termine nell'ambito della
ricerca dei processi di integrazione, cooperazione, collaborazione e condivisione promossi a livello
20
internazionale, per altro, rilevanti dal punto di vista economico; si ritiene indifferibile orientare la
ricerca applicata alle esigenze del Paese promuovendo una maggiore flessibilità delle strutture in
ambito territoriale e strategico ed intervenendo efficacemente anche sulle società partecipate che
dovranno essere coerentemente integrate nelle strategie dell'Agenzia e nel quadro dei suoi prodotti
di ricerca; è da considerarsi altresì urgente procedere ad una riorganizzazione scientifica volta a
definire per l'ENEA chiari e specifici compiti, primariamente orientati all'attuazione della Strategia
energetica del Paese, ai suoi aspetti ambientali e alla crescita sostenibile, focalizzando a tal fine la
competenza, l'organizzazione e le attività su aree rilevanti di ricerca scientifica e tecnologica;
è altresì necessario dare stabilità all'ENEA superando rapidamente e definitivamente l'attuale fase di
commissariamento con piena operatività al fine di corrispondere al meglio ai compiti istituzionali
dell'Agenzia in particolare con riferimento agli impegni nazionali ed internazionali; evidenziando,
infine, che con la risoluzione in Commissione X (attività produttive), approvata in data 28
novembre 2013 (8-00027), si impegna il Governo in maniera chiara ed inequivoca a procedere
celermente al riordino dell'ENEA e quindi al superamento dell'attuale fase commissariale –:
quale sia ad oggi lo stato della situazione in relazione al riordino dell'ENEA e quali iniziative il
Governo intenda assumere al riguardo per dare seguito, in tempi brevissimi, all'impegno contenuto,
tra gli altri, nell'ambito della citata risoluzione n. 8-00027, salvaguardando e valorizzando le
competenze dell'Agenzia ed un patrimonio scientifico e tecnologico di primaria importanza per il
Paese. (5-02655)
Mozione:
sugli interventi in favore delle vittime dell’amianto e sulla messa in sicurezza e bonifica
dell'amianto
MIGLIORE e altri (SEL)
La Camera,
premesso che:
il 28 aprile è la giornata internazionale in memoria delle vittime causate dall'amianto;
ventidue anni fa nel nostro Paese, l'amianto è stato dichiarato fuorilegge. Fino al 2004, in Italia,
sono stati 9.166 i casi di mesotelioma maligno (MM) riportati nel registro nazionale dei
mesoteliomi ReNaM (III rapporto 2010); ancora oggi, nel nostro Paese, le stime parlano di
800/1.000 persone morte ogni anno per patologie asbesto-correlate. Persone esposte in passato nei
siti produttivi, perché le malattie asbesto-correlate hanno periodi di latenza assai lunghi, (in
letteratura scientifica fino 40 anni); il picco di patologie, per il principale tumore causato
21
dall'esposizione alla fibra killer, il mesotelioma pleurico, è previsto entro il 2020-2025;
i principali soggetti a rischio, e potenziali vittime dell'asbesto, sono stati evidentemente i lavoratori
che sono stati a contatto con le fibre nell'attività estrattiva con l'amianto grezzo, nella produzione di
manufatti, nella manutenzione degli impianti e nel settore edile. Ma ancora oggi, molti lavoratori
continuano ad essere ad elevato rischio, laddove – disattendendo le previste norme di prevenzione –
si
opera
nella
filiera
delle
bonifiche
e
dello
smaltimento
dell'amianto;
va peraltro evidenziato l'alto rischio connesso a fibre di amianto disperse nell'ambiente, che
producono esposizioni anche di natura non professionale; l'asbesto è stato, ed è, un fattore di rischio
oltre che per i lavoratori anche per i loro familiari, che potevano respirare le fibre portate a casa con
gli abiti da lavoro. Secondo il Registro nazionale italiano dei mesoteliomi (ReNaM) oltre l'8 per
cento dei casi è risultato esposto per motivi ambientali (luogo di residenza) o per motivi familiari (la
convivenza con familiari professionalmente esposti); la legge 27 marzo 1992 n. 257 non consente
più in Italia l'estrazione, l'importazione, il commercio e l'esportazione di amianto e materiali
contenenti
amianto,
ma
poco
si
è
fatto
per
la
rimozione
e
le
bonifiche;
i risultati delle azioni di messa in sicurezza e di bonifica dell'amianto condotti fino ad oggi
mostrano come, malgrado la legge n. 257 del 1992, siano possibili ancora oggi numerose occasioni
di esposizione a causa della presenza dell'amianto negli ambienti di lavoro e di vita, a causa del
fatto che le attività di risanamento ambientale non sono state sistematiche e complete. In alcune
regioni italiane non si conoscono ancora i dati relativi alla mappatura; la legge finanziaria 2008 ha
provveduto a istituire un Fondo presso l'Inail che eroga una prestazione aggiuntiva agli altri benefici
già riconosciuti per legge, per le vittime dell'amianto che hanno contratto patologie asbestocorrelate e per esposizione alla fibra «fiberfrax». Tale norma prevede, in caso di premorte del
lavoratore, risarcimenti in favore degli eredi. Il finanziamento del fondo è a carico delle imprese per
un quarto e del bilancio dello Stato per gli altri tre quarti. L'onere a carico dello Stato dall'anno 2010
è determinato in 22 milioni di euro l'anno, mentre ai suddetti oneri a carico delle imprese si
provvede con una addizionale sui premi assicurativi relativi ai settori delle attività lavorative
comportanti esposizione all'amianto; con decreto ministeriale 12 gennaio 2011 n. 30, si è
provveduto a definire le modalità di organizzazione e finanziamento del Fondo, nonché le
procedure di erogazione delle prestazioni; è importante un intervento di miglioramento a favore del
citato Fondo vittime amianto, detto Fondo deve essere corretto con la destinazione finale anche alle
vittime civili, ossia ai cittadini che non hanno la copertura assicurativa professionale obbligatoria
dei lavoratori; il CNR ha valutato in circa 32 milioni le tonnellate di cemento-amianto da bonificare
in relazione a 2,5 miliardi di metri quadri di coperture in cemento-amianto presenti sul territorio
nazionale. Grandi quantità di amianto che si presentano in diverse forme: dalle coperture di edifici
22
pubblici e privati, canne fumarie, cisterne per l'acqua, tubazioni e condutture, ma anche in
componenti che entrano in processi produttivi. Senza contare alcuni milioni, di tonnellate di
amianto filabile che tutt'oggi continuano a inquinare il territorio nazionale; a rendere fallimentari le
bonifiche dell'amianto ci sono anche gli elevati costi dello smaltimento e la totale o quasi mancanza
di discariche sul territorio nazionale, che fa sì che solo il 40 per cento venga smaltito in Italia,
mentre il restante 60 per cento viene smaltito all'estero; inoltre non si è avviato nessuna
sperimentazione dei processi di inertizzazione, salvo piccole pratiche sperimentali condotte nella
regione Sardegna; i rischi dovuti all'elevata presenza di materiali contaminati su tutto il territorio
nazionale sono acuiti dal clamoroso ritardo sugli interventi di risanamento e bonifica delle strutture
in cui è presente la fibra killer; si dovrebbero completare i censimenti e le bonifiche su tutto il
territorio nazionale e in tutti i luoghi di lavoro, anche con il finanziamento da parte di coloro che
hanno inquinato, fatto ammalare e morire cittadini e lavoratori innocenti; il piano nazionale amianto
(PNA), definito nella Conferenza governativa di Venezia (novembre 2012) e varato dal Governo
Monti nel marzo 2013, elenca una serie di obiettivi suddivisi in tre aree; tutela della salute, tutela
dell'ambiente, aspetti di sicurezza del lavoro e previdenziali; dopo più di un anno, il piano nazionale
amianto deve ancora passare al vaglio della Conferenza Stato-regioni; è ormai improcrastinabile
avviare la realizzazione del citato piano nazionale amianto, e provvedere al conseguente
finanziamento per delineare un efficace piano di intervento finalizzato a sviluppare: adeguata
sorveglianza sanitaria, puntuali censimenti regionali, bonifiche delle aree contaminate, adeguate
misure di benefici previdenziali ivi compresa la revisione dell'ultima riforma pensionistica (riforma
Fornero);
solo alcune regioni hanno individuato precisi obiettivi per l'eliminazione e lo smaltimento
dell'amianto dal proprio territorio. Nelle regioni in generale manca un censimento preciso e una
mappatura completa dei siti contenenti amianto; la legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008),
aveva istituito il «Fondo nazionale per il risanamento degli edifici pubblici» con uno stanziamento
di 5 milioni di euro per il 2008, per finanziarie gli interventi diretti ad eliminare i rischi per la salute
pubblica derivanti dalla presenza di amianto negli edifici pubblici, dando priorità alla messa in
sicurezza degli edifici scolastici ed universitari, delle strutture ospedaliere, delle caserme, degli
uffici aperti al pubblico. Detto Fondo, istituito dal Governo Prodi, in realtà non è mai stato reso
operativo in quanto i 5 milioni che aveva in dotazione, sono stati azzerati dall'ultimo Governo
Berlusconi, con il decreto-legge n. 93 del 2008,
impegna il Governo:
ad approvare definitivamente il Piano nazionale amianto, prevedendo i finanziamenti necessari alla
sua completa attuazione;
23
ad attivarsi per quanto di competenza, in accordo con le regioni, affinché entro un anno sia concluso
il programma dettagliato di censimento, bonifica e smaltimento dei materiali contaminati anche
tramite i piani regionali amianto;
ad assumere iniziative per incrementare le risorse assegnate al Fondo per le vittime dell'amianto,
istituito dalla legge finanziaria 2008, e rivedere l'attuale legge pensionistica, per garantire benefici
ai lavoratori colpiti da patologie asbesto-correlate;
ad assumere iniziative per prevedere la possibilità di estendere le prestazioni del Fondo non solo a
coloro che abbiano contratto una patologia asbesto-correlata per esposizione professionale
all'amianto ma anche ai familiari delle vittime o a coloro che comunque pur non lavorando
direttamente con l'amianto siano stati comunque esposti avendo poi contratto tali patologie;
a prevedere opportune iniziative volte a salvaguardare i lavoratori che operano nella filiera delle
bonifiche dello smaltimento dell'amianto;
a garantire, per quanto di competenza, un'adeguata sorveglianza sanitaria per gli ex-esposti
all'amianto;
ad assumere iniziative per escludere dal saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto
del patto di stabilità interno le spese per gli interventi di messa in sicurezza e bonifica dell'amianto;
ad attivarsi in sede europea affinché vengano scorporati dai saldi di finanza pubblica relativi al
rispetto del patto di stabilità e crescita, le risorse stanziate per gli interventi di messa in sicurezza e
bonifica dell'amianto;
ad assumere iniziative per la messa a regime delle detrazioni fiscali attualmente previste per gli
interventi di bonifica dei manufatti contenenti amianto dagli edifici, valutando l'opportunità di
incrementare le vigenti percentuali di detraibilità;
ad assumere iniziative per finanziare adeguatamente il Fondo nazionale per il risanamento degli
edifici pubblici, istituito dalla legge finanziaria 2008, e mai reso operativo per mancanza di risorse,
dando priorità alla messa in sicurezza e bonifica degli edifici scolastici ed universitari, delle
strutture ospedaliere, delle caserme, degli uffici aperti al pubblico. (1-00440)
Interrogazione a risposta in Commissione:
sull’inquinamento delle falde acquifere nel territorio del polo chimico ex-Montedison in
provincia di Varese
DE ROSA altri (M5S)
24
— Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
nell'area tra le vie Roma, Morelli, Marzabotto/S.S. Sempione, superficie di metri quadrati
147.394,31 di proprietà della Chemisol Italia S.r.l., della Perstorp S.p.a., della Cefim S.r.l. e della
Yukiko Immobiliare S.r.l, è ubicato il polo chimico ex-Montedison di Castellarla – Olgiate Olona
(Varese); lo stabilimento è sorto all'inizio del 1900 avviando la produzione di acido solforico,
mentre lo sviluppo massiccio delle attuali attività industriali chimiche si è avuto negli anni 60 del
secolo scorso, in seguito all'acquisizione del sito da parte di Montedison; nel corso degli anni sono
stati perforati 17 pozzi per prelievo di acque sotterranee per uso industriale nell'area dello
stabilimento. Le principali anomalie evidenziate nel sottosuolo sono state rinvenute nelle aree
Agrolinz Melamin Italia S.r.l e Perstorp Chemitec S.p.a. nella zona A. Si tratta di presenza di
metalli pesanti imputabili alla presenza generalizzata in quest'area di uno strato di terreni di riporto
costituiti da ceneri di pirite; già in data 29 marzo 2001, sotto la gestione della società Agrolinz
Melamin Italia S.r.l. (AMI) (oggi Agrolinz Melamine International Italia S.r.l.), il direttore tecnico
dello stesso stabilimento, Fabrizio Farisoglio, comunicava ai sensi dell'articolo 17, comma 13-bis,
del decreto legislativo 22 del 1997 e dell'articolo 9, comma 3, del decreto ministeriale 471 del 1999,
la presenza di una situazione di contaminazione del suolo e delle acque sotterranee, causata da
pregresse attività industriali svolte nel medesimo sito ad opera di altri soggetti, con possibile
superamento dei limiti di concentrazione accettabili per alcuni dei parametri di cui all'allegato 1 del
decreto ministeriale 471 del 1999; i risultati delle analisi chimiche effettuate in stabilimento e dal
laboratorio delle USSL hanno messo in evidenza una netta difformità tra i parametri delle acque
della falda superiore, fino a 100 metri, riportanti preoccupanti livelli di manganese, arsenico e
melammina, residuo fisso pari a circa 200 mg/l e durezza compresa fra 25 e 30° F e quelle della
falda profonda caratterizzata da valori nettamente inferiori, ad esempio la durezza presenta valori
compresi fra 10 e 15° F; la Perstorp S.p.a. aveva il suo depuratore fino al 2010, ma la presenza di
aldeidi, solfati e altre sostanze nei reflui continuava a causare odori insopportabili. Il costo della
messa a norma del depuratore sarebbe stato di 10 milioni di euro, quindi si è scelta la via più
semplice che ha portato la Perstorp a concordare insieme alla provincia di Varese e ai comuni di
Castellanza, di Olgiate Olona, di Marnate e la Società per la tutela ambientale, di scaricare in
deroga nel depuratore di Olgiate Olona, oltre ad un'ulteriore deroga per lo scarico di aldeidi da 2 a
200 mg/l; gli odori insopportabili causati dalla presenza di aldeidi, solfati e altro, nei reflui si sono
trasferiti nel depuratore di Olgiate e nell'Olona. Il problema non è stato risolto, vi è infatti una
diminuzione della resa depurativa dipendente dalla presenza di aldeidi. Tuttora continuano ad
arrivare
segnalazioni
di
odori
lungo
il
fiume
Olona
dal
comune
di
Legnano;
tale polo chimico si trova all'interno dei centri abitati dei comuni di Castellanza e Olgiate Olona e
25
nel raggio di 500 metri dallo stabilimento sono presenti aree soggette a vincoli ed elementi
territoriali sensibili. Risultano presenti una scuola elementare, una scuola materna, un oratorio, una
chiesa, un pozzo per l'estrazione di acqua potabile, due elettrodotti ed una linea ferroviaria –:
di quali elementi disponga il Governo circa lo stato di inquinamento dei luoghi di cui in premessa e
se intenda attivare verifiche da parte del Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente;
se il Governo non intenda assumere iniziative, anche normative, utili a ridurre i costi nella messa a
norma dei depuratori e a incentivare la costruzione di nuovi impianti di depurazione. (5-02682)
Interrogazione a risposta scritta:
sulla realizzazione di un parco eolico in provincia di Catanzaro
OLIVERIO
— Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dei beni e delle
attività culturali e del turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato dal Quotidiano della Calabria del 23 marzo 2014 nel comune di Stalettì,
in località Renzo Vecchio, a pochi passi dal mare, nel mezzo di un paradiso naturale, starebbe in
atto il progetto di un parco eolico; Stalettì è un comune di 2.467 abitanti della provincia di
Catanzaro, situato sul golfo di Squillace, vanta un panorama che abbraccia una visuale che va da
Crotone a punta Stilo; le principali fonti di ricchezza sono costituite dall'agricoltura e dal turismo,
settori entrambi strategici per l'economia del territorio. Secondo le prime notizie l'eventuale
realizzazione del parco prevede la realizzazione di un impianto di potenza nominale di 850 WATT;
se così fosse questo parco recherebbe danni anzitutto sull'aspetto generale del territorio,
distruggendone il valore paesaggistico e panoramico, mettendo in crisi le vocazioni turistiche e
compromettendo irrimediabilmente l'integrità territoriale per le imprese agricole, turistiche e
agrituristiche;
queste notizie stanno generando forte preoccupazione non solo tra i cittadini ma in particolare tra gli
imprenditori agricoli e turistici dell'area che vedono fortemente messa a rischio la qualità delle loro
aziende;
sarebbe opportuno valutare se la costruzione del parco eolico rispetti quanto sancito dalle linee
guida relative alla realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili: il luogo che dovrebbe
ospitare l'impianto è soggetto a vincoli paesaggistici;
è assolutamente doveroso considerare tutte le problematiche che un eolico sconsiderato potrebbe
creare attraverso le molteplici implicazioni, sia paesaggistico ed ambientale che di strategia
26
energetica; l'opposizione alla diffusione selvaggia dell'eolico in Calabria non deve intendersi come
indifferenza nei confronti delle energie rinnovabili ma deve essere vista come una attenzione
all'ambiente attraverso la diffusione equilibrata di altre forme di energie che valorizzino uno
sviluppo sostenibile che rappresenta, ormai per una larghissima parte di cittadini, una scelta
irrinunciabile –:
se il Governo sia a conoscenza dei gravi problemi ambientali, paesaggistici e delle forti
ripercussione che potrebbe avere il parco eolico sull'agricoltura e sulle attività turistiche, che
rappresentano le principali attività a sostegno del reddito e quali iniziative intenda promuovere
anche in considerazione dell'esigenza di assicurare l'applicazione delle linee guida del settore
energetico. (4-04596)
Interrogazione a risposta scritta:
sull'inquinamento delle falde acquifere e della contaminazione delle coste nei comuni di
Augusta, Priolo e Melilli in provincia di Siracusa, sede del più grande complesso
petrolchimico d'Europa
VECCHIO (SCpI)
— Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
nei comuni di Augusta, Priolo e Melilli in provincia di Siracusa, si trova il più grande complesso
petrolchimico d'Europa. Questo territorio è stato classificato come sito di interesse nazionale a
causa dell'emergenza causata dall'inquinamento delle falde acquifere e della contaminazione delle
coste.
In
queste
località,
infatti,
l'incidenza
dei
tumori
è
altissima;
il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore Stefania Prestigiacomo
aveva stipulato un contratto con le industrie responsabili dell'inquinamento che prevedeva il
cofinanziamento di 770 milioni di euro da destinare alle bonifiche. Parte di questi fondi era di
provenienza pubblica; il 22 aprile 2014, in occasione della giornata della Terra, è andata in onda su
la7 un'inchiesta curata dal giornalista Antonio Condorelli, da cui si evinceva che la bonifica di
Siracusa non è ancora iniziata. L'inchiesta mostrava inoltre come nella Penisola Magnisi, il più
importante sito protostorico e archeologico della Sicilia orientale, siano ancora presenti discariche a
cielo aperto di pirite, contenenti arsenico e metalli pesanti. Il Ministro pro tempore Prestigiacomo,
intervistata dal giornalista, ha sostenuto che «i fondi del ministero dell'Ambiente non sono stati mai
utilizzati e gli importi che i privati avevano destinato alla bonifica del territorio, a titolo di
27
risarcimento del danno, sono finiti nel calderone del bilancio dello Stato e, attualmente, sono
utilizzati per altri scopi» –:
se i 770 milioni di euro destinati alla bonifica della provincia di Siracusa, siano stati utilizzati e a
quale scopo; quali siano le iniziative assunte dal Governo per tutelare gli abitanti di Augusta, Priolo
e Melilli, che continuano ad ammalarsi e a morire di tumore. (4-04612)
Interrogazione a risposta immediata in Commissione Finanze
sulla normativa in materia di accatastamento degli impianti fotovoltaici
CAUSI e altri (PD)
—
Al
Ministro
dell'economia
e
delle
finanze.
—
Per
sapere
–
premesso
che:
con la circolare 36/E del 19 dicembre 2013, l'Amministrazione fiscale è intervenuta con documenti
di prassi per chiarire come rilevano ai fini delle imposte dirette e dell'IVA gli incentivi erogati ai
titolari di impianti di energia da fonti rinnovabili, e come sono inquadrati in ambito catastale gli
impianti fotovoltaici; in particolare, per gli impianti fotovoltaici a terra, considerati beni immobili, è
previsto l'accatastamento nella categoria D/1 «opifici». Se invece si tratta di strutture poste su
edifici, lastrici solari o su aree di pertinenza di altri immobili, non si dovrà effettuare un autonomo
accatastamento, ma procedere alla rideterminazione della rendita dell'immobile a cui i pannelli sono
connessi;
qualora la rendita aumenta di più del 15 per cento rispetto al valore originario, il proprietario è
tenuto a comunicare la variazione all'agenzia del territorio. Se l'impianto è costruito in forza di
diritto di superficie, va accatastato autonomamente e quindi dovrebbe assumere la categoria di
opificio; infatti nella fattispecie il proprietario dell'impianto è diverso da quello dell'immobile
sottostante. In ultimo la circolare considera in ogni caso come beni mobili, e dunque non meritevoli
di accatastamento, gli impianti di «modesta entità»; in assoluto contrasto con il principio
comunitario «chi inquina paga», molti cittadini sensibili alle questioni delle energie rinnovabili,
come corrispettivo all'aumento della rendita, vedranno aumentare l'imposta unica comunale (Iuc),
ovvero Imu, Tasi e Tari; molti cittadini che hanno scelto le rinnovabili dovranno rivolgersi a
professionisti in grado di calcolare l'aggiornamento della rendita con ulteriori oneri di spesa;
coloro che hanno installato sulla propria abitazione un impianto fotovoltaico superiore ai 3 cavalli
vapore saranno costretti ad aggiornare la rendita catastale come avessero costruito dei nuovi vani, in
relazione al valore del proprio impianto –:
28
se non ritenga determinante verificare l'opportunità di assumere iniziative per rivedere la normativa
recante l'accatastamento degli impianti fotovoltaici, al fine di non penalizzare i cittadini più
sensibili ai temi ambientali che hanno scelto di effettuare un investimento a lungo termine, anche
prevedendo l'innalzamento della quota riferita al valore dell'impianto fotovoltaico del 15 per cento
rispetto al valore dell'immobile, quale soglia massima per l'obbligo di accatastamento, unitamente al
mantenimento del 9 per cento quale valore percentuale di ammortamento annuo di un investimento
riguardante un impianto di tipo fotovoltaico. (5-02689)
Interrogazione a risposta immediata in Commissione Finanze
sulla normativa in materia di transazioni effettuate mediante carte di pagamento presso i
gestori di carburante
PAGLIA e LAVAGNO (SEL)
—
Al
Ministro
dell'economia
e
delle
finanze.
—
Per
sapere
–
premesso
che:
sulla Gazzetta Ufficiale n. 75 del 31 marzo 2014 è stato pubblicato il decreto 14 febbraio 2014,
n. 51 recante il «Regolamento sulle commissioni applicate alle transazioni effettuate mediante carte
di pagamento presso i gestori di carburante», e che entrerà in vigore decorsi 120 giorni dalla data
della sua pubblicazione e cioè il 29 luglio 2014; il suddetto decreto cancella la gratuità, sia per
l'acquirente che per il venditore, delle transazioni regolate con carte di pagamento (bancomat e carte
di credito) presso gli impianti di distribuzione di carburanti, oltre a dettare le regole sulla pubblicità
delle commissioni di interscambio, stabilendo che i gestori dei circuiti di carte di pagamento
accettate in Italia devono pubblicare – ed aggiornare regolarmente – sul proprio sito internet, in
maniera chiara, completa, trasparente e facilmente accessibile, le eventuali commissioni
d'interscambio applicate alle operazioni di pagamento eseguite sul territorio italiano, con adeguata
informativa degli eventuali provvedimenti adottati dalle Autorità europee e nazionali preposte alla
tutela della concorrenza; pertanto, secondo il legislatore, il provvedimento persegue l'obiettivo di
disegnare una regolamentazione unitaria della disciplina dei pagamenti effettuati a mezzo di
strumenti elettronici armonizzandola con quella più ampia della trasparenza del costo delle
commissioni, ponendo così fine ad una norma equivoca, molto spesso ignorata dagli istituti bancari
o volutamente disattesa dagli stessi per trasferire sul sistema altri costi, come ad esempio quelle dei
canoni per il noleggio dei cosiddetti POS; il regime di gratuità, infatti, aveva un limite temporale
essendo vincolato all'applicazione dell'articolo 12, commi 9 e 10, del decreto legge n. 201 del 2011
(c.d. Salva Italia), che affidava all'Abi, insieme a Poste Italiane, al Consorzio bancomat, alle
29
associazioni dei prestatori dei servizi di pagamento e alle imprese che gestiscono i circuiti di
pagamento, la definizione delle regole per l'applicazione delle commissioni a carico degli esercenti
in relazione alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento, tenuto conto della necessità di
assicurare trasparenza e chiarezza dei costi, nonché di promuovere l'efficienza economica nel
rispetto delle regole di concorrenza; in verità, un ritorno all'applicazione delle commissioni sul
rifornimento del carburante, disincentivando il pagamento a mezzo di moneta elettronica, riapre
l'annosa questione di garantire la sicurezza per gestori esponendoli al rischio di rapine;
d'altra parte i costi di commissione e quelli di gestione del cosiddetto POS, obbligatorio dal
prossimo 30 giugno, si aggiungono ai recenti rincari delle accise su benzina e gasolio, ed in vigore
fino al prossimo 31 dicembre 2014, riducendo in misura significativa il margine di guadagno dei
gestori –:
come pensi di conciliare l'esigenza di garantire maggiori margini di guadagno e maggiore sicurezza
ai gestori di impianti di carburante, che con la loro attività, tra l'altro, svolgono un servizio di
pubblica utilità, con l'esigenza di dettare norme di armonizzazione della disciplina dei pagamenti
effettuati a mezzo di strumenti elettronici, anche valutando l'opportunità di iniziative normative che
reintroducano la suddetta gratuità per le sole transazioni regolate presso gli impianti di distribuzione
di carburanti. (5-02690)
30
SENATO
Risposta del Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, all’interrogazione sul passaggio
del metanodotto Paliano-Busso attraverso i boschi di Patrica (Frosinone), presentata da
SPILABOTTE (PD).
Si risponde sulla base degli elementi acquisiti dalla società SGI.
Preliminarmente, si deve rappresentare che il metanodotto Paliano-Busso è stato inserito nella rete
nazionale dei gasdotti con decreto ministeriale del 1° agosto 2008, pubblicato in Gazzetta Ufficiale
n. 200 del 27 agosto 2008 e in quanto tale è stato autorizzato alla costruzione con accertamento
della conformità urbanistica, apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e dichiarazione di
pubblica utilità, con decreto ministeriale in data 14 marzo 2012. L’opera ha lo scopo di potenziare
la dorsale “Larino-Colleferro”, in via di progressiva saturazione e ormai prossima all’insufficienza,
in relazione ai bisogni crescenti dell’utenza. Si tratta in sostanza di una seconda linea in parallelo,
per quanto possibile, con la dorsale, alla quale è collegata con opportune derivazioni, cosiddette
bretelle.
Il metanodotto attraversa 3 regioni: Lazio, Campania e Molise (99 chilometri nel Lazio, 65 in
Molise, 6 in Campania), per un totale di circa 172 chilometri, la cui funzionalità è necessaria e
fondamentale per le aree sia urbane che industriali, anche di notevole importanza (Campobasso,
Isernia, Ceccano e tutto il frusinate).
La valutazione di impatto ambientale favorevole è stata espressa dalle Regioni interessate, perché di
propria competenza, in ragione delle dimensioni delle tubazioni, aventi un diametro inferiore alle
soglie dimensionali dettate dal decreto legislativo n. 152 del 2006; lo stesso può dirsi per
l’autorizzazione paesaggistica.
Con particolare riguardo alla tratta laziale, l’istanza di VIA è stata presentata il 17 settembre 2009 e
il relativo procedimento si è concluso con parere favorevole di compatibilità ambientale del 28
maggio 2011 della Direzione regionale ambientale e valutazione ambientale strategica.
Relativamente alla tratta incidente sul territorio del Lazio, diversamente da quanto indicato
nell’atto, la società SGI, unitamente alla consegna degli elaborati di progetto e dello studio di
impatto ambientale, ha provveduto alle prescritte misure di trasparenza, pubblicando il 17 settembre
2009, sul quotidiano “Il Messaggero”, l’annuncio di avvenuto deposito, conformemente a quanto
previsto dal codice dell’ambiente, con contestuale iscrizione del progetto e dello studio di impatto
31
ambientale nel relativo elenco regionale, al fine di consentire la presentazione di eventuali
osservazioni da parte delle popolazioni interessate.
Ai fini dell’informazione alla cittadinanza, si rileva che successivamente alla pubblicazione del
decreto VIA è stato fatto l’avviso di avvio del procedimento di autorizzazione alla costruzione del
metanodotto, ai sensi e per gli effetti degli artt. 7 e 8 della legge n. 241 del 1990 e 52-bis della legge
n. 327 del 2001, con la pubblicazione per 30 giorni consecutivi del progetto e l’elenco dei fogli e
particelle interessati dalla fascia per l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio nonché,
delle aree da occupare temporaneamente agli albi pretori dei Comuni interessati e, inoltre,
pubblicato in pari data sui quotidiani nazionali “Il Messaggero” e “Il Mattino”, sui quotidiani locali
del Molise il “Nuovo Molise” e il “Quotidiano del Molise”, sui quotidiani locali della Campania “Il
Mattino” e il “Corriere di Caserta”, sui quotidiani locali del Lazio “Il Tempo” e “La Provincia”.
Pertanto, si ritiene che la cittadinanza interessata al procedimento abbia avuto modo di esprimere le
proprie osservazioni nelle due conferenze di servizi espletate nell’istruttoria, prima dell’adozione
del provvedimento di autorizzazione, pubblicato anch’esso, sui siti dei Comuni e delle Regioni
interessate, nonché sul sito del Ministero e su un quotidiano locale e nazionale.
Per quanto riguarda i criteri della redazione del tracciato, quantunque il progetto del metanodotto
preveda la realizzazione, per quanto possibile, in accostamento all’esistente dorsale, nel territorio
citato nell’interrogazione, non è stato possibile rispettare del tutto tale parallelismo, poiché in
questo tratto la tubazione esistente percorre territori notevolmente urbanizzati e densamente
popolati di Ceccano, oltre ad aree a diverso grado di rischio idraulico e di rispetto fluviale del fiume
Sacco. Pertanto, è stato adottato un percorso alternativo che aggira verso sud tale complessità
urbana, su aree con sistemi di vincolo compatibili con la realizzazione di un gasdotto; l’opera,
comunque, completamente interrata, è stata progettata con impatto ambientale minimo rispetto ad
altre infrastrutture lineari di superficie.
Tale tracciato è risultato come il più idoneo sotto tutti gli aspetti tecnici, urbanistici e di sicurezza.
Esso, inoltre, è stato accuratamente studiato in accordo con tutte le leggi e normative previste dalla
disciplina vigente a difesa e tutela dell’ambiente e del paesaggio, e in tal senso adeguatamente
condiviso con tutti i servizi provinciali, regionali e statali preposti al rilascio dei competenti pareri
ambientali, idrogeologici e archeologici, presupposti necessari al rilascio del provvedimento di
compatibilità ambientale della Regione Lazio.
Per quanto riguarda, poi, l’attraversamento della superficie boscata di “macchia Resignano” in
comune di Patrica la società SGI fa presente che in fase preliminare ha tenuto innanzitutto conto
delle indicazioni operative secondo quanto definito dalla legge forestale della Regione Lazio n. 39
del 2002, integrate, in via cautelativa, da esaustive indagini di campo. In fase definitiva ha
32
provveduto a pianificare, in accordo con gli enti competenti per territorio, opere di riqualificazione
morfo-pedologica e rimboschimenti con specie autoctone coerenti con l’habitat interessato; in
quest’ambito le attività di scavo saranno caratterizzate dal riutilizzo del terreno vegetale, in modo
da consentire ai lavori di rimboschimento su superfici riqualificate e risagomate, anche con riporto
di terreno vegetale.
È da rilevare, inoltre, che in sede di valutazione di impatto ambientale, sono state individuate
varianti e ottimizzazioni di tracciato al fine di rendere l’opera adeguatamente compatibile con i
contesti territoriali attraversati. In tale contesto, come dimostrato dall’ampia corrispondenza
intercorsa tra le amministrazioni coinvolte e della quale è data contezza nella motivazione del
provvedimento, sono stati ampiamente valutati gli aspetti sismici, idrogeologici, forestali,
paesaggistici e archeologici legati al progetto, rispetto ai quali le competenti amministrazioni hanno
espresso parere favorevole alla realizzazione dell’opera, dettando prescrizioni atte a mitigare le
criticità lamentate. In ogni caso, un’eventuale rivalutazione degli aspetti ambientali, così come
richiesto dall'interrogante, dovrebbe essere condotta dalla Regione territorialmente competente che
ha già espresso la propria positiva valutazione in merito all'impatto ambientale dell'infrastruttura.
Di seguito il testo dell’interrogazione.
Ai Ministri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Premesso che:
con il decreto ministeriale 1° agosto 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 200 del 27 agosto
2008, il Ministero dello sviluppo economico ha inserito nella rete nazionale gasdotti la realizzazione
del metanodotto denominato Paliano-Busso;
la realizzazione dell'opera è stata affidata alla società Gasdotti Italia SpA che in data 25 febbraio ha
presentato istanza allo stesso Ministero ai fini dell'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio
dell'infrastruttura;
il metanodotto interessa gli ambiti territoriali delle regioni Lazio, Campania e Molise
rispettivamente per una lunghezza di 99 chilometri, di 6 chilometri e 65 chilometri, raggiungendo
con le derivazioni una lunghezza complessiva di 206 chilometri circa;
in particolare il tracciato interessa, nel Lazio, i comuni di Cavignano e Segni della provincia di
Roma e i comuni di San Vittore del Lazio, Cervaro, Cassino, Pignataro Interamma, Villa S. Lucia,
Piedimonte San Germano, Aquino, Castrocielo, Roccasecca, Colfelice, Arce, Falvaterra, Ceprano,
Castro dei Volsci, Pofi, Ceccano, Giuliano di Roma, Patrica, Supino, Ferentino, Morolo, Anagni,
Sgurgola e Paliano della provincia di Frosinone;
33
la valutazione di impatto ambientale si è conclusa con esito positivo, giusta determina n. 229908 del
26 maggio 2011, rilasciata dalla Direzione regionale ambientale del Lazio, Area valutazione
ambientale e valutazione ambientale strategica;
considerato che:
il tracciato per la realizzazione di tale infrastruttura con la sua larghezza pari a 24 metri andrà a
danneggiare l'ecosistema di una vasta area su cui incidono tre boschi di Patrica notoriamente ricchi
di corsi d'acqua sorgenti e fauna;
i boschi di Patrica oltre a essere un bene paesaggistico di enorme valore, sono anche l'unica forma
di contrasto al pesante inquinamento della valle del Sacco, ovvero una delle valli più inquinate
d'Italia e un sito di interesse regionale; inoltre, tali boschi fino ad oggi incontaminati sono molto
frequentati per passeggiate a piedi, a cavallo o in bicicletta;
le potenzialità di questo territorio sono enormi e, in un processo di riqualificazione ambientale e
naturalistico, si inseriscono perfettamente nel nuovo modello di sviluppo basato sulla sostenibilità e
sulla valorizzazione del patrimonio culturale esistente;
i boschi di Patrica sono già stati interessati dall'attraversamento delle opere dell'alta velocità
ferroviaria;
a Patrica potrebbero aver operato, durante i lavori dell'alta velocità, quelle ditte subappaltatrici
indicate dal pentito Schiavone come autrici dei traffici illeciti dei rifiuti pericolosi;
alcune zone interessate dall'attraversamento sono soggette a vincoli archeologici, paesaggistici e
idrogeologici;
nel Paese si stanno realizzando discutibili opere che sembrano contravvenire alle norme per il
rispetto e la salvaguardia dell'ambiente e che sono al vaglio degli inquirenti, dopo esposti presentati
dalle opposizioni consiliari presenti,
si chiede di sapere:
se non si ritenga necessario ed opportuno riesaminare la valutazione dell'impatto ambientale del
metanodotto Paliano-Busso ai fini della salvaguardia di un bene prezioso per l'ecosistema di una
vasta e preziosa area del territorio frusinate che i boschi di Patrica rappresentano;
in particolare, se non si ritenga opportuno valutare la possibilità di far passare il metanodotto a
fondovalle, seguendo il tracciato di un metanodotto già esistente, evitando in tal modo la rovina dei
boschi. (4-01464)
34
Interrogazione a risposta orale
sulle modalità di incentivazione per il biometano immesso nella rete dei gasdotti e
sull’emanazione dei decreti attuativi del decreto ministeriale 5 dicembre 2013 da parte
dell’AEEG
PICCOLI (FI)
Ai Ministri dello sviluppo economico, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle
politiche agricole alimentari e forestali - Premesso che:
il decreto del Ministero dello sviluppo economico del 5 dicembre 2013, recante "Modalità di
incentivazione del biometano immesso nella rete del gas naturale", pubblicato nella serie generale
della Gazzetta Ufficiale n. 295 del 17 dicembre 2013, emanato di concerto con i Ministri
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle politiche agricole, alimentari e forestali,
stabilisce le modalità di incentivazione per il biometano immesso nella rete dei gasdotti, in
particolare nel caso dell'uso del biometano come carburante per autotrazione e per il suo uso in
impianti di cogenerazione ad alto rendimento, con la finalità di promuovere lo sviluppo di tale
risorsa energetica;
il biometano risulta una risorsa utile ai fini della sostituzione dei combustibili e dei carburanti di
origine fossile e quindi anche per la riduzione delle emissioni di gas serra e pertanto è interesse non
solo degli operatori del settore, ma anche dei Ministeri competenti, a livello centrale e periferico,
che si approdi in tempi rapidi ad un'efficace implementazione delle linee generali tracciate dal
decreto;
esso promuove l'utilizzo del biometano privilegiando in ogni caso la produzione a partire da rifiuti e
sottoprodotti, così da consentire una corretta integrazione dello stesso con la disciplina vigente in
materia di incentivazione della produzione di energia elettrica e dei biocarburanti, per favorire
l'integrazione delle attività agricole tradizionali con la produzione di energia da biomasse;
il decreto ad oggi sconta chiari limiti applicativi, determinati dalla mancata emanazione dei previsti
decreti attuativi, con evidente danno, in particolare, verso gli operatori del settore che cercano,
innanzitutto, certezza degli investimenti da sostenere, oltre che, più in generale, del sistema di
gestione dei rifiuti organici;
constatato che:
il decreto porterebbe al settore ambientale non pochi vantaggi. Da alcuni dati dell'Istituto superiore
per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), emerge che la frazione organica dei rifiuti
(FORSU) rappresenta in Italia il 30 per cento circa del totale dei rifiuti urbani e che in Italia si
producono ogni anno circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, la cui componente organica è
35
pari a 9 milioni di tonnellate all'anno; di questa, nel 2011 la frazione organica recuperata mediante
compostaggio è stata pari a 3.900.000 tonnellate all'anno e quindi 5.100.000 tonnellate vengono
ancora smaltite in discarica. Occorre inoltre considerare che una tonnellata di FORSU equivale a
circa 130 Nmcb di biogas composto al 58 per cento da metano e che una tonnellata di FORSU
equivale a 286 kWh di energia elettrica prodotta ed immessa in rete;
il decreto del Ministero dello sviluppo economico del 6 luglio 2012, emanato di concerto con il
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha stabilito dei tagli rispetto alle tariffe
in vigore sino al 31 dicembre 2012, i quali hanno avuto l'immediata conseguenza di arrestare un
mercato che, soprattutto nel campo ambientale, dava risposta a 2 problemi: quello dei rifiuti e
quello energetico;
a causa della congiuntura economica negativa, gli scenari energetici sono cambiati, determinando
un notevole calo dei consumi di energie elettrica, e quindi dei fabbisogni. Ciò ha generato come
effetto collaterale il blocco di ogni tipo di investimento nella corsa alla dotazione impiantistica che
permettesse di recuperare la frazione organica dei rifiuti solidi urbani da parte sia dei privati che
delle aziende pubbliche;
la concreta attuazione di iniziative nel settore del biometano è messa in dubbio anche da iter
autorizzativi complicati e di lunga durata. Basti considerare a titolo di esempio che, nel settore
ambiente, l'ottenimento di un'autorizzazione integrata ambientale, necessaria alla realizzazione
dell'impianto, può arrivare addirittura a concludersi dopo ben 4 anni dal deposito dell'istanza, con
chiari rischi legati alla possibilità di vedere confermate in un tempo così lungo le previsioni
tecniche ed economiche ipotizzate dai richiedenti,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza delle constatazioni esposte;
quali iniziative siano eventualmente in corso di valutazione, finalizzate alla prossima pianificazione
dei sistemi incentivanti, tra gli altri, degli impianti a biometano e se ci si possa attendere una
sostanziale conferma delle linee guida tracciate con il decreto ministeriale 6 luglio 2012;
se risulti prossima l'emanazione degli attesi decreti attuativi del decreto ministeriale 5 dicembre
2013, di cui all'articolo 8 del decreto medesimo, da parte dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas;
se siano previsti aggiornamenti delle procedure autorizzative, allo scopo di consentire procedure più
snelle e veloci per l'autorizzazione degli impianti. (3-00911)
36
Interrogazione orale con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento:
sugli investimenti privati per la ricerca e per la produzione di idrocarburi, anche in Abruzzo e
sui rapporti tra il Ministro dello Sviluppo Economico con gli amministratori delegati delle
società petrolifere ed in particolare con quello della Medoilgas
CASTALDI e altri (M5S)
Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:
da notizie di stampa si apprende che il 24 febbraio 2014 l'amministratore delegato della
"Mediterranean oil & gas" Bill Higgs, in un intervento rivolto agli azionisti della "Medoilgas",
avrebbe dichiarato che la società "è in costante dialogo con il Governo italiano e altri stakeholder
chiave per cercare risoluzione su una via da seguire per il progetto Ombrina Mare al di fuori dei
tribunali";
il Ministro dello sviluppo economico Guidi, già vice presidente di Confindustria, audita in sede di
Commissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato, il 27 marzo, ha dichiarato che: "io
credo all'esigenza di dare corso agli investimenti privati per la ricerca e per la produzione di
idrocarburi. Guardate, io qualche giorno fa ho avuto modo di incontrare l'amministratore delegato di
una grossa compagnia, che mi diceva che ha più o meno 4 miliardi di euro di investimenti
totalmente privati bloccati in una regione del Sud Italia dove, come dire, vorrebbero procedere a
fare", configurando una consuetudine ad intrattenere rapporti diretti con le società petrolifere fuori
dall'ufficialità dei ruoli istituzionali;
risulta agli interroganti che già in passato altri Ministri della Repubblica hanno intrattenuto rapporti
costanti con gli amministratori delegati di società petrolifere anche non quotate nei mercati azionari,
lasciando presumere che alcune azioni adottate dai Governi succedutisi nel corso degli ultimi anni
siano il frutto di questi rapporti intrattenuti fuori dalla ufficialità dei richiamati ruoli istituzionali;
quanto precedentemente esposto è avvalorato dalla lettera protocollo DIVA - 2012 - 0016011 del 3
luglio 2012 rinvenuta presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel
corso di un accesso agli atti; lettera nella quale la società Medoilgas Italia SpA esprimeva "un
doveroso apprezzamento per il prezioso contributo apportato da Lei [dottor Corrado Clini - che in
quel periodo era Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare] e dai suoi
collaboratori per l'individuazione della soluzione poi adottata dal Governo al fine di porre riparo ad
una situazione insostenibile oltre che ingiusta per gli operatori del settore" (petrolifero)
auspicandone "un positivo completamento dell'iter alle Camere per una sua definitiva e rapida
approvazione" a seguito di istanze "più volte rappresentate in passato" circa le "disposizioni
37
introdotte con il decreto legislativo 128 del 2010" che ha determinato "drastiche restrizioni alle
attività di esplorazione e coltivazione di idrocarburi nei mari italiani";
le modifiche introdotte dall'articolo 35 del decreto-legge n.83 del 2012, convertito, con
modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012, che salvano in modo retroattivo tutti i procedimenti
antecedenti alla data del 26 agosto 2010, tra i quali il progetto di coltivazione del giacimento di
idrocarburi "Ombrina mare" nell'ambito della concessione di coltivazione d30 B.C-MD, alla luce di
quanto evidenziato in precedenza, sollevano fondati dubbi sul fatto che il provvedimento sia
effettivamente scaturito dai rapporti informali intrattenuti con le compagnie petrolifere, e
segnatamente con la Medoilgas Italia;
oltre a queste modifiche normative, i Ministri pro tempore Passera e Clini individuarono l'Abruzzo
come distretto petrolifero italiano, sancendo tale prospettiva nella strategia energetica nazionale;
considerato che:
ogni Ministro dovrebbe agire seguendo criteri di terzietà, imparzialità e indipendenza nelle
decisioni;
ogni proposta di legge o mozione o atto di indirizzo che proponga un fermo definitivo alle attività
estrattive e alla concessione dei permessi di trivellazione è stato sistematicamente misconosciuto dai
Governi e dalle maggioranze parlamentari che li sostenevano;
la Regione Abruzzo, gli enti locali, le comunità territoriali, le realtà produttive e le associazioni
sono orientate verso la realizzazione di un sistema regionale integrato mare-montagna come linea di
sviluppo economico e sociale ecosostenibile che la presenza del progetto di coltivazione di
idrocarburi di Ombrina mare, come quello di ricerca di Colle dei Nidi in provincia di Teramo o di
trivellazione di Bomba in provincia di Chieti, come di tutte le altre attività di ricerca e coltivazioni
di idrocarburi sia a terra che in mare, potrebbero fortemente compromettere (motivo per cui in sede
di valutazione di impatto ambientale sono sistematicamente presentate numerosissime osservazioni
sia dalle pubbliche amministrazioni che dalle comunità locali e dalle associazioni),
si chiede di sapere:
in che modo il Ministro in indirizzo intenda dare corso agli investimenti privati per la ricerca,
l'estrazione e la produzione di idrocarburi e se ciò, in particolare, riguardi anche l'Abruzzo;
se, effettivamente, intrattenga rapporti con gli amministratori delegati delle società petrolifere ed in
particolare con quello della Medoilgas Italia SpA, al di fuori delle sedi e dei processi istituzionali,
che potrebbero condizionare l'attività del Ministro stesso. (3-00909)
38