Raccolta interrogazioni a Camera e Senato 14/2014
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Raccolta interrogazioni a Camera e Senato 14/2014
Attività Parlamentare Raccolta delle interrogazioni presentate alla Camera e al Senato n. 14/2014 2014 INDICE CAMERA ............................................................................................................................................ 4 Interpellanza sulle recenti nomine nei consigli di amministrazione delle società a partecipazione pubblica, con particolare riferimento alla nomina dell'avvocato Alberto Bianchi nel consiglio di amministrazione dell'ENEL .................................................................. 4 Interrogazione a risposta scritta sulle possibili relazioni tra attività di esplorazione per idrocarburi e aumento dell'attività sismica nell'area colpita dal terremoto dell'EmiliaRomagna.......................................................................................................................................... 6 Interrogazione a risposta scritta sulla disciplina in materia di costruzione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili................................................................................... 9 Interrogazione a risposta scritta sulla realizzazione delle opere connesse alla centrale a biomasse e di un elettrodotto nella regione Campania ............................................................. 10 Risposta del Viceministro per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, all’interrogazione sull’inerzia dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas nell'attuazione dell'articolo 33, comma 5, della legge n. 99 del 2009 ........................................................................................... 11 Interrogazione a risposta scritta sul piano di risanamento ambientale del polo petrolchimico di Siracusa-Priolo-Augusta .............................................................................................................. 15 Interrogazione a risposta scritta sull'invaso Pozzillo, gestito da ENEL Green Power, in provincia di Enna ......................................................................................................................... 17 Risposta del Viceministro per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, all’interrogazione sul riordino dell'Enea ......................................................................................................................... 18 Mozione sugli interventi in favore delle vittime dell’amianto e sulla messa in sicurezza e bonifica dell'amianto .................................................................................................................... 21 Interrogazione a risposta in Commissione sull’inquinamento delle falde acquifere nel territorio del polo chimico ex-Montedison in provincia di Varese .......................................... 24 Interrogazione a risposta scritta sulla realizzazione di un parco eolico in provincia di Catanzaro ...................................................................................................................................... 26 2 Interrogazione a risposta scritta sull'inquinamento delle falde acquifere e della contaminazione delle coste nei comuni di Augusta, Priolo e Melilli in provincia di Siracusa, sede del più grande complesso petrolchimico d'Europa ........................................................... 27 Interrogazione a risposta immediata sulla normativa in materia di accatastamento degli impianti fotovoltaici ..................................................................................................................... 28 Interrogazione a risposta immediata sulla normativa in materia di transazioni effettuate mediante carte di pagamento presso i gestori di carburante ................................................... 29 SENATO ............................................................................................................................................ 31 Risposta del Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, all’interrogazione sul passaggio del metanodotto Paliano-Busso attraverso i boschi di Patrica (Frosinone) ............................ 31 Interrogazione a risposta orale sulle modalità di incentivazione per il biometano immesso nella rete dei gasdotti e sull’emanazione dei decreti attuativi del decreto ministeriale 5 dicembre 2013 da parte dell’AEEG ........................................................................................ 35 Interrogazione orale con carattere d'urgenza sugli investimenti privati per la ricerca e per la produzione di idrocarburi, anche in Abruzzo e sui rapporti tra il Ministro dello Sviluppo Economico con gli amministratori delegati delle società petrolifere ed in particolare con quello della Medoilgas .................................................................................................................. 37 3 CAMERA Interpellanza: sulle recenti nomine nei consigli di amministrazione delle società a partecipazione pubblica, con particolare riferimento alla nomina dell'avvocato Alberto Bianchi nel consiglio di amministrazione dell'ENEL DI MAIO (M5S) Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che: il 19 giugno 2013 il Senato della Repubblica ha approvato a larghissima maggioranza la mozione n. 1-00060 (testo 4) con la quale si impegna il Governo ad emanare stringenti direttive per le nomine nei consigli di amministrazione delle società a partecipazione pubblica. In particolare, si richiede al Governo di «prevedere l'adozione da parte del Ministro dell'economia e delle finanze di specifiche direttive che individuino per le società controllate direttamente o indirettamente dal medesimo Ministero criteri e modalità di carattere generale per la nomina e la decadenza dei componenti degli organi di amministrazione» prevedendo, «fermi i requisiti di onorabilità già previsti, l'introduzione di una specifica causa di ineleggibilità per coloro nei confronti dei quali sia stato emesso un decreto di rinvio a giudizio, per coloro che abbiano patteggiato la pena e per coloro che abbiano riportato una condanna per taluni reati quali, ad esempio, i reati contro la pubblica amministrazione, contro la fede pubblica, contro il patrimonio, contro l'ordine pubblico, contro l'economia pubblica, in materia tributaria, in materia fallimentare, nonché la previsione della decadenza automatica, in corso di mandato, dei componenti degli organi di amministrazione nei confronti dei quali sia stato emessa una condanna penale o che abbiano patteggiato la pena per i suddetti reati». Nella mozione si impegna il Governo, altresì, ad adottare stringenti criteri legati al merito, alla competenza, alle esperienze formative e professionali, nonché all'assenza di conflitti di interesse e, infine, all'utilizzo di strumenti di trasparenza nel percorso di individuazione di tali soggetti da nominare; a tal riguardo e in tal senso, il Ministro dell'economia e delle finanze ha emanato due direttive: una in data 24 aprile 2013 e un'altra in data 24 giugno 2013; sempre a tal riguardo e in tal senso, da ultimo l'8 aprile 2014, la X Commissione permanente (Industria, commercio, turismo) del Senato della Repubblica ha approvato una risoluzione 4 (Doc. XXIV, n. 26) con la quale sostanzialmente si ribadiscono al Governo gli impegni già approvati nella mozione del 19 giugno 2013; nei giorni scorsi il Governo ha comunicato la nomina di importanti manager di società pubbliche quotate in borsa; la speranzosa attesa dell'opinione pubblica – che gli annunci del Presidente del Consiglio avevano alimentato in relazione ad una nuova modalità di selezione della classe dirigente – è stata clamorosamente disattesa con la scelta di nomi che rispondono a giudizio dell'interpellante alle più clientelari metodologie di selezione politica e che tanti danni hanno prodotto: esperienze gestionali fallimentari sono state «premiate» con nomine ancora più prestigiose con logiche evidentemente del tutto estranee a criteri meritocratici e di accountability gestionale; per altri versi, tali nomine lasciano del tutto perplessi quanto all'opportunità politica; desta particolare sconcerto la nomina dell'avvocato Alberto Bianchi nel consiglio di amministrazione dell'ENEL; l'avvocato Bianchi, secondo quanto si apprende da fonti di stampa, sarebbe amico personale del Presidente del Consiglio, nonché legale di fiducia del medesimo e del dottor Marco Carrai, proprio quell'imprenditore che ha pagato per lungo tempo all'allora sindaco del capoluogo toscano l'affitto di una casa nel centro storico di Firenze; come se non bastasse, sempre secondo quanto si apprende da fonti di stampa, l'avvocato Bianchi ha per lungo tempo ricoperto la carica di presidente e tesoriere della fondazione «Big Bang», nota anche come fondazione «Open», tramite cui l'attuale Presidente del Consiglio avrebbe «raccolto fondi e amicizie per dare la sua scalata al potere». Secondo quanto si può apprendere sul sito «web, i componenti del consiglio direttivo di tale fondazione, in carica fino all'approvazione del bilancio esercizio 2017, sono: Alberto Bianchi (presidente, il quale avrebbe già comunicato di non avere alcuna intenzione di dimettersi), Maria Elena Boschi (segretario generale), Marco Carrai e Luca Lotti; inoltre, l'avvocato Bianchi è stato colpito da una pesante condanna in primo grado da parte della sezione giurisdizionale per la regione Lazio della Corte dei Conti (sent. n. 177/2013), con la quale è stato condannato al risarcimento di 4 milioni e 700 mila euro per danno erariale con colpa grave. La condanna riguarda l'attività di commissario liquidatore dell'EFIM, una finanziaria del sistema delle partecipazioni statali. L'avvocato Bianchi ha pagato una parcella legale di 5 milioni e 300 mila euro in violazione di quanto previsto dal comma 492 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 (n. 296 del 2006), laddove veniva stabilito che le spese legali e di consulenza tecnica relative a processi o eventuali transazioni riguardanti l'EFIM non potessero superare per ciascuna vertenza, comprensiva di tutti i diversi gradi di giudizio, l'ammontare di 300 mila euro; 5 alla luce di tutto questo, risulta del tutto evidente come la nomina dell'avvocato Bianchi non risponderebbe a fondamentali indicazioni più volte ribadite dal Parlamento mediante i predetti atti di indirizzo e recepite dal Governo con le sopra citate direttive del Ministro dell'economia e delle finanze –: quali garanzie di indipendenza dal potere esecutivo e, in particolare, dalla persona del Presidente del Consiglio del quale è amico, legale, nonché collaboratore, l'avvocato Bianchi possa assicurare nello svolgimento del suo mandato; se il Presidente del Consiglio non ritenga opportuno che l'avvocato Bianchi abbandoni al più presto la carica di membro del consiglio d'amministrazione dell'ENEL; quali garanzie di onorabilità nell'esercizio di un simile mandato possa garantire un soggetto che è stato condannato dal giudice contabile, seppur in primo grado, al risarcimento di un danno erariale di 4 milioni e 700 mila euro con colpa grave nella gestione di una società partecipata dallo Stato; quali sarebbero i criteri di «novità» che il Governo avrebbe seguito per giungere a nomine ad avviso dell'interpellante totalmente deludenti dal punto di vista meritocratico, nonché della opportunità politica posto che non si capisce come la sorte di un'importante azienda di Stato possa essere risollevata da un soggetto il cui operato in analoghe circostanze ha prodotto tali danni erariali. (2-00511) Interrogazione a risposta scritta: sulle possibili relazioni tra attività di esplorazione per idrocarburi e aumento dell'attività sismica nell'area colpita dal terremoto dell'Emilia-Romagna SPADONI e altri (M5S) Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che: la commissione internazionale ICHESE (Commissione tecnico-scientifica per la valutazione delle possibili relazioni tra attività di esplorazione per gli idrocarburi e aumento di attività sismica nel territorio della regione Emilia Romagna colpita dal sisma del mese di maggio 2012) è stata istituita l'11 dicembre 2012 con decreto del Capo del dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, su richiesta del presidente della regione Emilia-Romagna Vasco Errani in qualità di commissario delegato; 6 la Commissione è stata incaricata di valutare le possibili relazioni tra attività di esplorazione per idrocarburi e aumento dell'attività sismica nell'area colpita dal terremoto dell'Emilia-Romagna del mese di maggio 2012; la sua composizione dovrebbe garantire, oltre che competenze nei settori della tettonica, sismologia, tecnologia delle perforazioni, sismicità indotta e attività di esplorazione e stoccaggio degli idrocarburi, anche e soprattutto indipendenza degli esperti di altissimo livello internazionale che avrebbero dovuto non essere coinvolti in attività e consulenze riguardanti il territorio emilianoromagnolo; la Commissione ha avviato i lavori nel maggio 2013 e ha consegnato il rapporto al dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri il 13 febbraio 2014; il 17 febbraio 2014 il Dipartimento ha trasmesso il rapporto alla regione; nella relazione conclusiva si legge che: «non si può escludere» che le attività estrattive effettuate nel giacimento in località Cavone di Mirandola (Modena) possano avere innescato il sisma del 20 maggio, il cui epicentro si trova a 20 chilometri di distanza anche in relazione all'incremento delle attività estrattive nel pozzo a partire dall'aprile 2011. Variazioni di sforzi e pressioni all'interno della crosta terrestre, dovute sia all'estrazione di greggio che all'iniezione di fluidi pressurizzati per facilitarne l'uscita, possono non essere stati sufficienti, spiegano gli esperti, a produrre un terremoto così violento, ma è possibile che la faglia responsabile dell'evento del 20 maggio 2014 si trovasse già vicina al punto di scivolamento, e che le variazioni prodotte dall'uomo nella crosta, benché estremamente piccole, siano state sufficienti per «innescare» il terremoto. A sua volta il sisma avrebbe prodotto le variazioni di stress che hanno poi innescato l'evento del 29 maggio 2014; la Commissione ha escluso relazioni con il sito di Rivara dove si ipotizza lo stoccaggio di gas, e ha invece richiamato l'attenzione sulle attività del campo di Cavone sottolineando come sia necessario per escludere o confermare l'ipotesi di un legame causale, approfondire gli studi e sviluppare attività di monitoraggio altamente tecnologiche per l'acquisizione di ulteriori dati necessari alla costruzione di un modello dettagliato del sottosuolo che possano supportare l'evidenza statistica che è stata rilevata; nello stesso mese di febbraio 2014 si è quindi costituito presso la Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie – CIRM, in stretta relazione con la regione, un gruppo di lavoro composto da tecnici del Ministero, del dipartimento della protezione civile ed altri esperti, che da allora sta lavorando agli approfondimenti indicati nelle raccomandazioni della commissione, per la definizione di linee guida che consentiranno di raccogliere i dati per dare le risposte necessarie; 7 la regione, il 15 aprile 2014, comunica la decisione di estendere, sino alla acquisizione dei risultati del gruppo di lavoro istituito presso il Ministero, la sospensione in tutta la regione di qualsiasi nuova attività di ricerca e coltivazione, come era stato fatto fino ad ora solo nel cratere sismico; la notizia è stata confermata in una nota pubblica della regione del dipartimento della protezione civile e del Ministero dello sviluppo economico secondo cui «Il Rapporto, consegnato a metà febbraio, sottolinea come sia necessario, per escludere o confermare l'ipotesi di un legame causale tra le estrazioni di idrocarburi nella località Cavone e i fenomeni di sismicità dell'area, approfondire gli studi sviluppando attività di monitoraggio altamente tecnologiche per l'acquisizione di ulteriori dati necessari alla costruzione di un modello dettagliato del sottosuolo; nelle conclusioni della Commissione ICHESE non si esclude la possibilità che ci sia un nesso tra attività di esplorazione per gli idrocarburi e aumento di attività sismica nel territorio»; i terremoti del 2012 potrebbero quindi essere ascritti al campo petrolifero del «Cavone», posto tra Mirandola e Novi di Modena, una concessione che il Ministero dello Sviluppo Economico indica come sfruttata dalla «Padana Energia», società appartenente al gruppo «Gas Plus SPA»; il rapporto della Commissione tecnico-scientifica è pertanto pronto da febbraio ma è stato reso pubblico dalla regione Emilia Romagna solo in data 15 aprile 2014; quali soggetti, oltre a regione, Ministero e protezione civile erano in possesso del rapporto Ichese e da quanto tempo e quali siano state le valutazioni che hanno portato alla decisione di secretarlo fino ad oggi; se risulta quale sia la ragione per cui, ai sensi dell'articolo 191 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (UE) secondo il «principio di precauzione», al momento dell'istituzione della Commissione non fu sospesa ogni nuova autorizzazione relativa a nuove richieste di progetti estrattivi; quando si prevede che saranno conclusi i lavori dell'apposito gruppo istituito in ambito CIRM; se, in base al citato principio di precauzione, non si ritenga necessario sospendere, come ha fatto la regione Emilia Romagna, ogni nuova concessione autorizzativa; se non si ritenga necessario, alla luce delle conclusioni della Commissione Ichese, il ritiro delle concessioni autorizzate di estrazione o stoccaggio in aree dove sia accertata la presenza di faglie attive nel sottosuolo. (4-04580) 8 Interrogazione a risposta scritta: sulla disciplina in materia di costruzione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili GALLINELLA e altri (M5S) — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che: l'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili è disciplinata, in Umbria, da un regolamento regionale che prevede che per impianti di portata inferiore ad 1 mW non sia necessario ricorrere alla procedura di VIA e sia così più semplice essere autorizzati alla costruzione dell'impianto; stessa logica che sottendeva la legge regionale delle Marche n. 3 del 2012, dichiarata poi illegittima con la sentenza n. 93 del 2013, nonché alla legge della Regione Puglia n. 25 del 2012, dichiarata illegittima dalla sentenza n. 307 del 2013; facendo forza su questa normativa, nonché sull'ulteriore alleggerimento disposto in Umbria dall'assessorato all'ambiente con la delibera di giunta 494 del 7 maggio 2012, che ha cancellato le precedenti disposizioni inserite nel regolamento regionale sulle rinnovabili riducendo la distanza delle centrali dai centri abitati da 500 a 300 metri, ed eliminando le limitazioni sulle distanze di approvvigionamento grazie alla mancata fissazione del limite di 6 chili di CO2 prodotta per ogni tonnellata di biomassa trasportata, negli ultimi anni sono proliferati i progetti per la costruzione centrali a biomassa, quasi tutti di portata pari a 999 kW, al solo ed evidente scopo di evitare maggiore burocrazia nelle autorizzazioni; nel comune umbro di Fossato di Vico, ad esempio, è in corso l’iter di autorizzazione per la costruzione e l'esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica, e delle relative opere ed infrastrutture connesse, alimentato a biomassa legnosa della potenza di 999 kW; i contenuti della Direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, ad avviso degli interroganti, sono stati disattesi nell'atto di recepimento da parte dello Stato italiano e nella stesura delle leggi regionali che hanno il compito di regolamentare la materia in tema di iter autorizzativi. Sono stati infatti molteplici i pronunciamenti della Corte costituzionale con i quali queste sono state contestate in toto o parzialmente su aspetti fondamentali; detti pronunciamenti però sono spesso arrivati tardivamente e sono intervenuti quando molte autorizzazioni erano state già concesse o addirittura le centrali già costruite ed entrate in funzione. Da un'attenta analisi di tali pronunciamenti si evince che le omissioni hanno riguardato soprattutto le norme di semplificazione delle autorizzazioni che hanno escluso alcuni progetti ai procedimenti 9 di VIA che in base alla Direttiva europea 2011/92/UE dovrebbero invece riguardare tutti gli impianti di qualsiasi tipo e potenza –: se, in base a quanto esposto in premessa, non ritenga necessario assumere tutte le iniziative di propria competenza per valutare se la normativa delle diverse regioni italiane che disciplina la costruzione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili sia in contrasto con la normativa comunitaria e nazionale a tutela dell'ambiente e del territorio italiano, nonché della salute dei cittadini, con particolare riferimento alle norme di semplificazione delle autorizzazioni che hanno escluso alcuni progetti ai procedimenti di VIA. (4-04576) Interrogazione a risposta scritta: sulla realizzazione delle opere connesse alla centrale a biomasse e di un elettrodotto nella regione Campania SIBILIA e altri (M5S) — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che: la regione Campania, con il decreto dirigenziale n. 440 del 2011, poi rettificato dal decreto n. 379 del 2011 e modificato dal decreto n. 440 del 2012, ha autorizzato la realizzazione di «Opere connesse alla centrale a biomasse da 17 mw in ditta Ferraro S.p.A. in Sant'Angelo dei Lombardi. Costruzione dell'elettrodotto a 150 kV della RTN di raccordo tra la linea a 15C kV “CP Goleto S. Angelo – CP Stumo”, con la costruenda stazione elettrica a 150 kv RTN di Castelnuovo di Conza»; le comunità interessate da questa opera, ossia Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, Teora, Conza della Campania, in provincia di Avellino, e Castelnuovo di Conza, in provincia di Salerno, hanno fin da subito espresso forti perplessità rispetto alla realizzazione di questa opera sia per motivi di ordine procedurale sia per questioni riguardanti il rispetto della salute umana sia per aspetti inerenti la tutela dell'ambiente e del paesaggio; il comitato civico pro Sant'Angelo dei Lombardi, in particolare, ha prodotto una serie di esposti documentati inviati a tutte le istituzioni coinvolte, non ultima alla scura della Repubblica presso il tribunale di Avellino, e contenenti presunte irregolarità che l'interrogante ritiene vadano approfondite e chiarite; nel novembre 2013 sono iniziati i lavori di scavo e movimentazione di terreno, i lavori strutturali di fondazioni in cemento armato ed il montaggio di tralicci in acciaio di altezza fino a 40 metri lineari; 10 i tralicci del costruendo elettrodotto compromettono in modo irreversibile le aree circostanti la millenaria Abbazia del Goleto, l'alveo sorgentizio del Fiume Ofanto (area SIC), il crinale collinare di spartiacque tra i comuni di Sant'Angelo dei Lombardi e Lioni, la Valle delle Viti e l'alveo sorgentizio di Fiumicella nel comune di Teora, le contrade Serra e Costa di Sai Nicola tra i comuni di Conza della Campania e Teora, il crinale della Sella di Conza (epicentro del terremoto del 23 novembre 1980); il genio civile di Avellino, il 3 marzo 2014, ad una richiesta di accesso agli atti del Comitato Civico rispondeva che «a tutt'oggi nessun progetto volto all'acquisizione di autorizzazione sismica risulta depositato presso questo Settore in Ditta Ferrerò spa o Tema spa nel merito della costruzione dell'elettrodotto medesimo»; nell'area circostante l'Abbazia del Goleto interessata dall'elettrodotto e dal parco eolico sia lungo l'alveo fluviale dell'Ofanto e torrenti accessori, risulta accertata la sussistenza di insediamenti risalenti al neolitico –: se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sia a conoscenza del rilascio dell'autorizzazione sismica con riguardo al procedimento indicato in premessa; se sia stata preventivamente valutata la possibilità dell'interramento dell'elettrodotto anche sulla scorta della sentenza del Consiglio di Stato, Sez. VI, n. 3205, del 10 giugno 2013; se si intenda rilevare la presenza di beni di interesse archeologico nelle aree citate in premessa ed interessate dalla realizzazione del citato elettrodotto; se sulla base del decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 2007, in sede di conferenza di servizi tenutasi in data 14 luglio 2010 presso la regione Campania avrebbe dovuto essere interpellata e convocata la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Campania in quanto trattavasi di autorizzare opere riguardanti le competenze di più Soprintendenze di settore e in quanto ricadenti in cinque diversi comuni e 2 diverse province. (4-04583) Risposta del Viceministro per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, all’interrogazione sull’inerzia dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas nell'attuazione dell'articolo 33, comma 5, della legge n. 99 del 2009, presentata da PELUFFO – PD (n. 5-01312). È necessario inizialmente partire dalla considerazione del carattere di autonomia ed indipendenza rispetto al Governo, ai sensi della legge istitutiva del 14 novembre 1995, n. 481, dell'operato dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e del servizio idrico (Autorità) nell'ambito della regolazione e del controllo delle attività di propria competenza. 11 Il Governo esercita attività di indirizzo di carattere generale nei confronti dell'Autorità nell'ambito del «documento di economia e finanza», in cui indica il quadro di esigenze di sviluppo dei servizi di pubblica utilità che corrispondono agli interessi generali del Paese, e possiede il potere – previsto tuttavia puntualmente dalle leggi – di fornire indirizzi specifici all'Autorità su alcuni aspetti sottoposti a regolazione ma parimenti rilevanti per l'attuazione di politiche pubbliche. Esistono, infatti, molti ed indubbi legami tra il governo del settore energetico e la regolazione del settore stesso ed è, pertanto, nella disciplina dei rapporti istituzionali, oltre che nel rispetto della legge, che si può ritrovare un giusto equilibrio. In tale contesto, il MiSE ha seguito l'avanzamento dei lavori sul tema da parte dell’ Autorità la quale, dopo aver completato la fase di consultazione tramite i relativi documenti n. 183/2013 e 209/2013, con la delibera n. 578/2013/R/eel del 12 dicembre 2013 ha definito la regolazione dei Sistemi semplici di produzione e consumo, tra cui figurano i Sistemi Efficienti di Utenza (SEU) e i Sistemi Esistenti equivalenti ai SEU (SEESEU). Il tempo con il quale l'Autorità ha provveduto a concludere l'istruttoria volta alla determinazione della regolazione di tali sistemi è ampiamente motivato nei documenti di consultazione stessi. In particolare, è stato messo in evidenza come un'eccessiva estensione della platea delle configurazioni ammesse ai benefici, dovuta alla formulazione non esaustiva della definizione data dalla legge, in un momento di crisi e di elevato differenziale di prezzo dell'energia elettrica rispetto ai altri Paesi europei, avrebbe potuto generare un aggravio di costi rilevante per gli utenti non destinatari di simili facilitazioni (famiglie e PMI soprattutto). Ciò premesso, in risposta ai quesiti dell'On. Interrogante si segnala quanto segue. In merito alle stime di possibili costi aggiuntivi per il sistema, sono stati formalmente richiesti dati all'Autorità, non ancora ufficialmente pervenuti. Da informazioni preliminari fornite per le vie brevi dalla stessa Autorità risulterebbe che la quantità di energia elettrica non soggetta al pagamento degli oneri generali di sistema è pari a circa 30-32 TWh. Tale dato è confortato dai dati statistici elaborati da Terna e da alcune valutazioni effettuate dagli uffici competenti del MiSE, relativamente agli impianti fotovoltaici collocati su edifici e quindi, presumibilmente, operanti in configurazione SEU. Tale energia è quella prodotta e istantaneamente consumata da SEU, SEESEU e dalle Reti Interne di Utenza (RIU). L'energia elettrica afferente alle RIU è stimabile in circa 10 TWh, quindi la restante parte, pari a 20-22 TWh, è attribuibile a SEU e SEESEU. Per tali soggetti, la procedura di qualifica prevista dalla delibera n. 578, tuttora in corso, terminerà nel mese di luglio 2014; solo in seguito sarà quindi possibile disporre di una quantificazione precisa. Si ricorda che SEU e SEESEU sono l'insieme delle configurazioni riconducibili a un cliente e un produttore, ovvero tutte le configurazioni per le quali era stato avviato l'iter autorizzativo 12 al 4 luglio 2008 e tutte le configurazioni di nuova realizzazione fino a 20 MW, in presenza di fonti rinnovabili e cogenerazione ad alto rendimento. In sintesi, la qualifica di SEU e SEESEU dovrebbe coprire oggi quasi tutte le realtà esistenti. Ciò in coerenza con le disposizioni del decreto legislativo n. 56 del 2010 (articolo 4, comma 1, lettera d)) il quale ha modificato il decreto n. 115 del 2008 estendendo i benefici riservati ai SEU anche ad altri soggetti, proprio con l'intento di salvaguardare le configurazioni esistenti (e quindi gli investimenti fatti), realizzati ancor prima che fosse definita la configurazione SEU. Di seguito il testo dell’interrogazione. Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che: recentemente l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha ripetutamente attaccato i sistemi efficienti di utenza (SEU) che il decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115 ha introdotto per promuovere lo sviluppo dell'autoconsumo di energia elettrica da impianti a fonti rinnovabili o in assetto cogenerativo; a detta dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, i SEU comporterebbero un'erosione del gettito degli oneri generali di sistema a causa del diritto di poter regolare detti oneri a valere sull'energia elettrica prelevata dalla rete, anziché sull'energia elettrica consumata; l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha dichiarato di voler segnalare al Governo e al Parlamento la necessità di introdurre modifiche normative finalizzate a eliminare il trattamento di favore che il legislatore ha previsto per i SEU; la legge 23 luglio 2009, n. 99, articolo 33, comma 5, prevede che «... a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge i corrispettivi tariffari di trasmissione e di distribuzione, nonché quelli a copertura degli oneri generali di sistema [...] sono determinati facendo esclusivo riferimento al consumo di energia elettrica dei clienti finali o a parametri relativi al punto di connessione dei medesimi clienti finali»; il comma 6 del medesimo articolo prevede che «Limitatamente alle RIU [Reti Interne d'Utenza]..., i corrispettivi tariffari di cui al comma 5 si applicano esclusivamente all'energia elettrica prelevata nei punti di connessione»; il comma 7 del medesimo articolo prevede che: «entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas adegua le proprie determinazioni tariffarie per dare attuazione a quanto disposto dai commi 5 e 6 del presente articolo»; il decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115, nella versione modificata dal decreto legislativo n. 56/10, all'articolo 10, comma 2, ha previsto che, nel caso dei SEU, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas «provvede inoltre affinché la regolazione dell'accesso al sistema elettrico sia effettuata in 13 modo tale che i corrispettivi tariffari di trasmissione e di distribuzione, nonché quelli di dispacciamento e quelli a copertura degli oneri generali di sistema [...], siano applicati esclusivamente all'energia elettrica prelevata sul punto di connessione. In tale ambito, l'Autorità prevede meccanismi di salvaguardia per le realizzazioni avviate in data antecedente alla dato di entrata in vigore del presente decreto, in particolare estendendo il regime di regolazione dell'accesso al sistema elettrico di cui al precedente periodo almeno ai sistemi il cui assetto è conforme a tutte le seguenti condizioni: sono sistemi esistenti alla data di entrata in vigore del suddetto regime di regolazione, ovvero sono sistemi di cui, alla medesima data, sono stati avviati i lavori di realizzazione ovvero sono state ottenute tutte le autorizzazioni previste dalla normativa vigente; hanno una configurazione conforme allo definizione di cui all'articolo 2, comma 1, lettera t) [cioè alla definizione di SEU] o, in alternativa, connettono, per il tramite di un collegamento privato senza obbligo di connessione di terzi, esclusivamente unità di produzione e di consumo di energia elettrica nella titolarità del medesimo soggetto giuridico»; a distanza di 4 anni dall'entrata in vigore della legge n. 99 del 2009, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas non ha ancora dato attuazione alle disposizioni sopra riportate in quanto non ha mai stabilito in forma cogente che i corrispettivi tariffari di trasmissione e di distribuzione nonché quelli a copertura degli oneri generali di sistema, siano determinati facendo esclusivo riferimento al consumo di energia elettrica dei clienti finali o a parametri relativi al punto di connessione dei medesimi clienti finali; la mancata attuazione della legge n. 99 del 2009 fa sì che non solo le RIU, i SEU e i sistemi esistenti ad essi equiparati, ma anche tutti gli eventuali altri clienti che si producono l'energia elettrica in sito e non facenti parte delle predette categorie attualmente versino i corrispettivi di trasporto e gli oneri generali sull'energia elettrica prelevata dalla rete, anziché sull'energia elettrica consumata, comportando una riduzione della base imponibile su cui distribuire gli oneri generali di sistema; l'inerzia dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha comportato e tuttora comporta una riduzione del gettito degli oneri generali di sistema che la stessa Autorità invece denuncia come effetto negativo dei soli SEU; ad avviso dell'interrogante non si giustifica l'atteggiamento dell'Autorità indipendente che, mentre attacca la riduzione del gettito dovuta a configurazioni impiantistiche di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili e cogenerazione consentita dalla legge, è la principale responsabile del mancato gettito derivante da benefici concessi a configurazioni impiantistiche che la legge ha stabilito di non agevolare; inoltre non appare compatibile con le sue finalità istitutive il comportamento dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas che non ha dato attuazione ad una disposizione di legge che avrebbe consentito di ridurre il costo dell'energia elettrica per i consumatori –: 14 a quanto ammonti il mancato gettito derivante dall'inerzia dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, che, non attuando l'articolo 33, comma 5, della legge n. 99 del 2009, ha consentito un trattamento privilegiato a sistemi non efficienti e ha impedito ai consumatori di beneficiare di una riduzione del costo dell'energia elettrica; quali iniziative intenda prendere il Governo a fronte della situazione sopra descritta. (5-01312) Interrogazione a risposta scritta sul piano di risanamento ambientale del polo petrolchimico di Siracusa-Priolo-Augusta ANZALDI e altri (PD) Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che: la zona industriale ricadente nel territorio dei comuni di Priolo, Melilli, Augusta, Siracusa, Solarino e Floridia è stata dichiarata «ad elevato rischio di crisi ambientale» con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 novembre 1990; lo stesso provvedimento viene motivato, tra l'altro, dalla circostanza che l'area in oggetto è «esposta ad un continuo rilascio di notevoli quantità di sostanze inquinanti» e che la stessa risente più direttamente delle ricadute degli inquinanti atmosferici; da tempo i cittadini di Siracusa anche attraverso il loro sindaco denunciano i superamenti di inquinanti provenienti dagli impianti della zona industriale; ancora oggi si continuano ad istituire inefficaci tavoli tecnici in prefettura; da decenni il territorio ricadente nell'area ad elevato rischio di crisi ambientale è monitorato da una rete della provincia, del CIPA e dell'ENEL, nonché vi sono codici di autoregolamentazione per le industrie petrolchimiche ed energetiche, per ridurre in caso di superamento da parte di SO2, NOx, O3; da anni ormai non si verificano superamenti di SO2, NOx ed O3 a causa dei cambiamenti di combustibili usati nei cicli produttivi e anche a causa del processo di dismissione di diversi impianti; si ritiene pertanto giunto il momento di avviare un'azione di monitoraggio di alcune particolari sostanze tra cui, il benzene, il toluene, xilene mercaptani H2S, IPA. PM 2.5 ancora oggi parzialmente o affatto monitorati dalla rete di rilevamento; è assolutamente necessario e improcrastinabile che l'ente pubblico ARPA cominci a rilevare le emissioni dei singoli impianti, mettere in rete i dati a disposizione dei cittadini per una adeguata azione di tutela dell'ambiente e di trasparenza finalizzata anche alla individuazione di eventuali responsabili in caso di dati non conformi alle previsioni di legge; lo stesso direttore dell'ARPA di Siracusa è stato costretto recentemente ad ammettere che la rete di 15 rilevamento dell'inquinamento atmosferico non è adeguatamente rispondente ai requisiti disposti dalla normativa vigente; nella provincia di Siracusa esistono 3 reti di rilevamento interconnesse fra di loro, una di proprietà dell'ENEL (ora dismessa), una della provincia regionale e l'altra del CIPA (proprietà e gestione delle industrie); appare evidente che l'associazione CIPA vive una forte contraddizione in quanto è allo stesso tempo «controllore e controllato» e con una gestione che lascia alquanto perplessi; lo stesso presidente in sede di riunione in prefettura ha posto l'accento sui limiti di efficienza della stessa rete, sia in termini di manutenzione che di investimenti e di ammodernamento della stessa per consentirgli di essere a norma; il piano di risanamento ambientale dell'area a rischio di Siracusa-Priolo-Augusta decreto del Presidente della Repubblica del 17 gennaio 1995 – già all'inizio faceva rilevare nella scheda «razionalizzazione della rete di monitoraggio della qualità dell'aria» che la rete appariva carente sia per la localizzazione sia per la carente manutenzione e gestione della strumentazione; nella stessa scheda, infatti, si faceva notare che la distribuzione territoriale delle centraline appariva solo parzialmente adeguata, troppo limitata nell'area posta a ridosso degli insediamenti ESSO-ENEL AUGUSTA, dove le simulazioni modellistiche mostrano un massimo relativo di ricaduta a terra; in queste ultime settimane l'ENEL (Centrale Archimede di Priolo Gargallo) che aveva dismesso le proprie centraline sul rilevamento della qualità dell'aria a causa della riconversione dell'impianto a ciclo combinato, ha manifestato la propria disponibilità a installare 3 centraline per il rilevamento di altri inquinanti; questa potrebbe essere l'occasione per introdurre un'azione di effettivo monitoraggio di un'area di un'area che risulta scoperta –: quali iniziative intende intraprendere il Ministro per far adeguare alle norme di legge la rete di rilevamento dell'inquinamento atmosferico nell'area dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale; se non intenda verificare, nell'area del petrolchimico, l'attuazione del piano di risanamento ambientale e il rispetto delle specifiche AIA; se non intenda altresì aggiornare ed adeguare il piano di risanamento ambientale del polo petrolchimico di Siracusa-Priolo-Augusta così come previsto dallo stesso decreto del Presidente della Repubblica del 17 gennaio 1995 imponendo limiti maggiormente restrittivi in difesa dell'ambiente in base alle citare previsioni di legge. (4-04593) 16 Interrogazione a risposta scritta: sull'invaso Pozzillo, gestito da ENEL Green Power, in provincia di Enna GRILLO (M5S) — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che: nello scorso mese di gennaio 2014, è stata rilevata la presenza di alghe rosse nella diga Pozzillo, alghe che producono tossine ad elevata valenza tossica e cancerogena per cittadini e ambiente circostante; come comunicatoci dal direttore della ST di Enna di ARPA Sicilia, nell'invaso Pozzillo, gestito da ENEL Green Power, è in atto una fioritura dell'alga tossica di colore rosso Planktotrix Rubescenses, l'identificazione della presenza di tale alga è stata effettuata, unitamente alla sua quantificazione su campioni prelevati nel corso del mese di febbraio 2014 dalla struttura territoriale (ST) di Enna di ARPA Sicilia, analizzati tempestivamente dalla ST di Palermo di ARPA Sicilia, trovando una concentrazione dell'alga in quantità dell'ordine delle centinaia di miliardi per litro; sta di fatto che il servizio nazionale dighe aveva imposto a Enel Green Power di limitare, causa scarico di fondo otturato, la quantità di acque invasata fino a una quota, in metri slm, prefissata; in data 4 aprile 2014 si è tenuto un incontro informale tra prefetto di Enna, Enel Green Power e ARPA Sicilia ST di Enna, nel corso del quale è stato concordato che al raggiungimento della quota prescritta dal servizio nazionale dighe, ENEL avrebbe scaricato in tubazione chiusa, tramite la sua rete proprietaria, l'acqua della diga direttamente nell'alveo del fiume Simeto, a valle dell'invaso Ponte Barca, ad una distanza inferiore ai dieci chilometri dalla foce del fiume in mare; la prefettura di Enna, avevo riportato in una nota la decisione di voler «effettuare in data 14 aprile 2014 delle manovre di alleggerimento dell'invaso, con conseguente rilascio di acqua nell'alveo del fiume, poco dopo l'impianto di Ponte Barca a Paternò», da parte dell'Enel; decisione che fortunatamente è stata sospesa; occorre rilevare che alcuni punti del fiume Simeto sono addirittura siti di interesse comunitario, dunque si parla di un'area nella quale non si possono compiere operazioni di tale tenore senza aver valutato precedentemente l'impatto ambientale, incorrendo così in rischio d'infrazione da parte dell'Unione europea –: se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione in premessa e della possibilità che in passato siano stati effettuati già altri riversamenti senza mettere a conoscenza la popolazione di una decisione così grave per la salute e l'ambiente; se gli stessi ritengano inopportuna ed inadeguata la decisione della prefettura di Enna, indicata in premessa, assunta senza che siano state coinvolte tutte le autorità competenti e analizzate tutte le possibilità che potrebbero evitare danni sia alla salute dei cittadini sia all'ambiente. (4-04590) 17 Risposta del Viceministro per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, all’interrogazione a risposta immediata in Commissione sul riordino dell'Enea, presentata da LACQUANITI -SEL (n. 5-02655). Una revisione della mission e della governance dell'Enea, da troppo tempo commissariata, potrebbe mettere a disposizione del sistema delle imprese e della PA servizi e competenze qualificati nell'ambito della ricerca, anche applicata, dell'innovazione tecnologica e dell'efficienza energetica. In particolare, è necessario semplificare la definizione degli indirizzi per il funzionamento dell'Agenzia: attualmente, si sottolinea che la normativa prevede l'emanazione di un decreto del Ministro dello Sviluppo economico, subordinato al concerto di altri quattro Ministri e all'acquisizione del parere delle Commissioni parlamentari competenti. Il Ministero sarà promotore di una modifica normativa preordinata ad introdurre un modello ordinamentale semplificato per valorizzare il patrimonio di competenze dell'ENEA finalizzato allo sviluppo del sistema Paese nell'ambito della ricerca e dell'innovazione tecnologica. Il Ministero dello sviluppo economico, come già riferito nell'ambito del dibattito che ha portato all'accoglimento della risoluzione in X Commissione della Camera dei Deputati citata (n. 8-00027), fa presente che l'ENEA continuerà ad avere un ruolo centrale per il conseguimento degli obiettivi definiti nella Strategia Energetica Nazionale, sia perché la ricerca e l'innovazione sono decisive per la realizzazione delle politiche europee in ambito clima-energia, sia perché ENEA è un importante centro di ricerca internazionale in materia di energia. Peraltro, nella relazione tecnica allo schema del D.Lgs sull'efficienza energetica recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, emerge come venga assegnato all'ENEA un ruolo chiave nella riqualificazione energetica degli immobili, con attività di programmazione, informazione, assistenza tecnica e di monitoraggio e controllo. La riduzione del contributo ordinario dello Stato deriva dagli interventi di spending review (articolo 8 comma 3 decreto-legge n. 95 del 2012) che hanno previsto, a partire dall'anno 2012, una riduzione dei trasferimenti dal bilancio dello Stato a favore di enti presenti nel Conto Economico Consolidato, pari al 5 per cento della spesa per consumi intermedi dell'anno 2010 e poi al 10 per cento a decorrere dall'anno 2013. Tuttavia, nonostante la riduzione del finanziamento ordinario, il totale dei finanziamenti pubblici a favore di ENEA è ancora significativo e rappresenta la stragrande maggioranza delle risorse su cui l'Ente fa affidamento. Si conferma inoltre la piena consapevolezza della necessità di attuare il riordino dell'ente previsto dalla legge n. 99 del 2009, il cui rallentamento negli ultimi mesi è da imputare a quanto ho premesso e a una complessa riorganizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico, peraltro, in corso di attuazione. La riorganizzazione scientifica dell'ENEA, in coerenza con gli impegni indicati nella richiamata 18 risoluzione, sarà orientata prioritariamente all'attuazione della Strategia Energetica del Paese, evitando la dispersione delle attività su temi strategicamente meno rilevanti e in un'ottica di razionalizzazione complessiva del sistema della ricerca, al fine di evitare potenziali sovrapposizioni con altri enti pubblici di ricerca. A ogni buon conto, ove risultasse utile, allego relativamente a quanto detto, il quadro delle entrate correnti dell'Ente (al netto delle poste correttive e quelle non classificabili), risultanti dall'ultimo rendiconto approvato (anno 2012): Voci di entrata 2011 Trasferimento Ordinario Stato % su tot 2012 % su tot 166.693.106 59,03 158.714.442 62,43 90.593.815 32,09 68.383.796 26,90 12.645.743 4,48 14.985.617 5,89 11.586.100 4,10 5.740.364 2,26 806.797 0,3 6.397.556 2,52 254.221.775 – Altri Trasferimenti da parte: Ministeri, Enti locali e pubblici Finanziamenti U.E. ed Organismi Internazionali Per la vendita di beni prestazioni e di servizi Redditi proventi e patrimoniali Totale 282.325.561 – 19 Di seguito il testo dell’interrogazione. Al Ministro dello sviluppo economico. — Per – sapere premesso che: l'ENEA, dall'ottobre del 2001 sino ad oggi è stata sottoposta ad una serie di procedure commissariali per la durata complessiva di 8 anni (prima con il professor Rubbia, poi con il professor Paganetto e, infine, dal settembre 2009 sino ad oggi con l'ingegner Lelli); la legge 23 luglio 2009, n. 99, cosiddetta «Legge Sviluppo» istituisce l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), sotto la vigilanza del Ministero dello sviluppo economico (MISE), le cui principali attività sono finalizzate alla ricerca e l'innovazione tecnologica, ma anche la prestazione di servizi avanzati; tale legge prevede, altresì, le modalità per un riassetto definitivo dell'Agenzia stessa; l'ENEA è oggi un ente di diritto pubblico finalizzato alla ricerca, all'innovazione tecnologica e alla prestazione di servizi avanzati nei settori dell'energia, dell'ambiente e dello sviluppo economico sostenibile; l'ENEA, nell'ambito delle proprie finalità istituzionali, ha il compito di trasferire le conoscenze e le tecnologie dall'ambito della ricerca alle istituzioni alle università, alla società civile e al mondo delle imprese, favorendo, di fatto, un approccio integrato tra il mondo della ricerca e della formazione con il sistema produttivo, sempre più indispensabile in presenza di mercati evoluti e globalizzati; l'ENEA con i suoi laboratori ed attrezzature aperte ad università e privati, con la sua rete di competenze a supporto di regioni ed amministrazioni locali costituisce un potenziale significativo per il Paese; il contributo ordinario dello Stato, indispensabile per mantenere la capacità tecnologica dell'Enea, è passato dai 197 milioni di euro del 2010 agli attuali 152, mentre, al contrario, le entrate programmatiche derivanti da commesse nazionali ed internazionali sono passate dai 46 milioni del 2010 ai 67,8 milioni dell'ultimo assestamento 2012. I 152 milioni di euro, pari a 55.000 euro/dipendente, assicurano all'ENEA un primato negativo non solo rispetto ad altri enti nazionali ma anche rispetto ad analoghi istituti tedeschi europei; la riduzione dei finanziamenti, di fatto, depaupera le attuali unità tecniche di risorse finanziarie per laboratori, impianti e strutture tecnologiche e, non ultimo, di risorse umane che risultano attualmente pari a circa 2700 unità di personale (operanti in 11 centri/laboratori di ricerca, 15 centri di consulenza per l'Energia e l'innovazione e sedi periferiche) alle quali si aggiunge l'ufficio di rappresentanza a Bruxelles con il compito di promuovere e rafforzare la partecipazione dell'ENEA a ai bandi comunitari che rientrano, ad esempio nel programma Horizon 2020; ad avviso dell'interrogante, è indispensabile che l'ENEA rimanga operativa anche su obiettivi strategici a più lungo termine nell'ambito della ricerca dei processi di integrazione, cooperazione, collaborazione e condivisione promossi a livello 20 internazionale, per altro, rilevanti dal punto di vista economico; si ritiene indifferibile orientare la ricerca applicata alle esigenze del Paese promuovendo una maggiore flessibilità delle strutture in ambito territoriale e strategico ed intervenendo efficacemente anche sulle società partecipate che dovranno essere coerentemente integrate nelle strategie dell'Agenzia e nel quadro dei suoi prodotti di ricerca; è da considerarsi altresì urgente procedere ad una riorganizzazione scientifica volta a definire per l'ENEA chiari e specifici compiti, primariamente orientati all'attuazione della Strategia energetica del Paese, ai suoi aspetti ambientali e alla crescita sostenibile, focalizzando a tal fine la competenza, l'organizzazione e le attività su aree rilevanti di ricerca scientifica e tecnologica; è altresì necessario dare stabilità all'ENEA superando rapidamente e definitivamente l'attuale fase di commissariamento con piena operatività al fine di corrispondere al meglio ai compiti istituzionali dell'Agenzia in particolare con riferimento agli impegni nazionali ed internazionali; evidenziando, infine, che con la risoluzione in Commissione X (attività produttive), approvata in data 28 novembre 2013 (8-00027), si impegna il Governo in maniera chiara ed inequivoca a procedere celermente al riordino dell'ENEA e quindi al superamento dell'attuale fase commissariale –: quale sia ad oggi lo stato della situazione in relazione al riordino dell'ENEA e quali iniziative il Governo intenda assumere al riguardo per dare seguito, in tempi brevissimi, all'impegno contenuto, tra gli altri, nell'ambito della citata risoluzione n. 8-00027, salvaguardando e valorizzando le competenze dell'Agenzia ed un patrimonio scientifico e tecnologico di primaria importanza per il Paese. (5-02655) Mozione: sugli interventi in favore delle vittime dell’amianto e sulla messa in sicurezza e bonifica dell'amianto MIGLIORE e altri (SEL) La Camera, premesso che: il 28 aprile è la giornata internazionale in memoria delle vittime causate dall'amianto; ventidue anni fa nel nostro Paese, l'amianto è stato dichiarato fuorilegge. Fino al 2004, in Italia, sono stati 9.166 i casi di mesotelioma maligno (MM) riportati nel registro nazionale dei mesoteliomi ReNaM (III rapporto 2010); ancora oggi, nel nostro Paese, le stime parlano di 800/1.000 persone morte ogni anno per patologie asbesto-correlate. Persone esposte in passato nei siti produttivi, perché le malattie asbesto-correlate hanno periodi di latenza assai lunghi, (in letteratura scientifica fino 40 anni); il picco di patologie, per il principale tumore causato 21 dall'esposizione alla fibra killer, il mesotelioma pleurico, è previsto entro il 2020-2025; i principali soggetti a rischio, e potenziali vittime dell'asbesto, sono stati evidentemente i lavoratori che sono stati a contatto con le fibre nell'attività estrattiva con l'amianto grezzo, nella produzione di manufatti, nella manutenzione degli impianti e nel settore edile. Ma ancora oggi, molti lavoratori continuano ad essere ad elevato rischio, laddove – disattendendo le previste norme di prevenzione – si opera nella filiera delle bonifiche e dello smaltimento dell'amianto; va peraltro evidenziato l'alto rischio connesso a fibre di amianto disperse nell'ambiente, che producono esposizioni anche di natura non professionale; l'asbesto è stato, ed è, un fattore di rischio oltre che per i lavoratori anche per i loro familiari, che potevano respirare le fibre portate a casa con gli abiti da lavoro. Secondo il Registro nazionale italiano dei mesoteliomi (ReNaM) oltre l'8 per cento dei casi è risultato esposto per motivi ambientali (luogo di residenza) o per motivi familiari (la convivenza con familiari professionalmente esposti); la legge 27 marzo 1992 n. 257 non consente più in Italia l'estrazione, l'importazione, il commercio e l'esportazione di amianto e materiali contenenti amianto, ma poco si è fatto per la rimozione e le bonifiche; i risultati delle azioni di messa in sicurezza e di bonifica dell'amianto condotti fino ad oggi mostrano come, malgrado la legge n. 257 del 1992, siano possibili ancora oggi numerose occasioni di esposizione a causa della presenza dell'amianto negli ambienti di lavoro e di vita, a causa del fatto che le attività di risanamento ambientale non sono state sistematiche e complete. In alcune regioni italiane non si conoscono ancora i dati relativi alla mappatura; la legge finanziaria 2008 ha provveduto a istituire un Fondo presso l'Inail che eroga una prestazione aggiuntiva agli altri benefici già riconosciuti per legge, per le vittime dell'amianto che hanno contratto patologie asbestocorrelate e per esposizione alla fibra «fiberfrax». Tale norma prevede, in caso di premorte del lavoratore, risarcimenti in favore degli eredi. Il finanziamento del fondo è a carico delle imprese per un quarto e del bilancio dello Stato per gli altri tre quarti. L'onere a carico dello Stato dall'anno 2010 è determinato in 22 milioni di euro l'anno, mentre ai suddetti oneri a carico delle imprese si provvede con una addizionale sui premi assicurativi relativi ai settori delle attività lavorative comportanti esposizione all'amianto; con decreto ministeriale 12 gennaio 2011 n. 30, si è provveduto a definire le modalità di organizzazione e finanziamento del Fondo, nonché le procedure di erogazione delle prestazioni; è importante un intervento di miglioramento a favore del citato Fondo vittime amianto, detto Fondo deve essere corretto con la destinazione finale anche alle vittime civili, ossia ai cittadini che non hanno la copertura assicurativa professionale obbligatoria dei lavoratori; il CNR ha valutato in circa 32 milioni le tonnellate di cemento-amianto da bonificare in relazione a 2,5 miliardi di metri quadri di coperture in cemento-amianto presenti sul territorio nazionale. Grandi quantità di amianto che si presentano in diverse forme: dalle coperture di edifici 22 pubblici e privati, canne fumarie, cisterne per l'acqua, tubazioni e condutture, ma anche in componenti che entrano in processi produttivi. Senza contare alcuni milioni, di tonnellate di amianto filabile che tutt'oggi continuano a inquinare il territorio nazionale; a rendere fallimentari le bonifiche dell'amianto ci sono anche gli elevati costi dello smaltimento e la totale o quasi mancanza di discariche sul territorio nazionale, che fa sì che solo il 40 per cento venga smaltito in Italia, mentre il restante 60 per cento viene smaltito all'estero; inoltre non si è avviato nessuna sperimentazione dei processi di inertizzazione, salvo piccole pratiche sperimentali condotte nella regione Sardegna; i rischi dovuti all'elevata presenza di materiali contaminati su tutto il territorio nazionale sono acuiti dal clamoroso ritardo sugli interventi di risanamento e bonifica delle strutture in cui è presente la fibra killer; si dovrebbero completare i censimenti e le bonifiche su tutto il territorio nazionale e in tutti i luoghi di lavoro, anche con il finanziamento da parte di coloro che hanno inquinato, fatto ammalare e morire cittadini e lavoratori innocenti; il piano nazionale amianto (PNA), definito nella Conferenza governativa di Venezia (novembre 2012) e varato dal Governo Monti nel marzo 2013, elenca una serie di obiettivi suddivisi in tre aree; tutela della salute, tutela dell'ambiente, aspetti di sicurezza del lavoro e previdenziali; dopo più di un anno, il piano nazionale amianto deve ancora passare al vaglio della Conferenza Stato-regioni; è ormai improcrastinabile avviare la realizzazione del citato piano nazionale amianto, e provvedere al conseguente finanziamento per delineare un efficace piano di intervento finalizzato a sviluppare: adeguata sorveglianza sanitaria, puntuali censimenti regionali, bonifiche delle aree contaminate, adeguate misure di benefici previdenziali ivi compresa la revisione dell'ultima riforma pensionistica (riforma Fornero); solo alcune regioni hanno individuato precisi obiettivi per l'eliminazione e lo smaltimento dell'amianto dal proprio territorio. Nelle regioni in generale manca un censimento preciso e una mappatura completa dei siti contenenti amianto; la legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008), aveva istituito il «Fondo nazionale per il risanamento degli edifici pubblici» con uno stanziamento di 5 milioni di euro per il 2008, per finanziarie gli interventi diretti ad eliminare i rischi per la salute pubblica derivanti dalla presenza di amianto negli edifici pubblici, dando priorità alla messa in sicurezza degli edifici scolastici ed universitari, delle strutture ospedaliere, delle caserme, degli uffici aperti al pubblico. Detto Fondo, istituito dal Governo Prodi, in realtà non è mai stato reso operativo in quanto i 5 milioni che aveva in dotazione, sono stati azzerati dall'ultimo Governo Berlusconi, con il decreto-legge n. 93 del 2008, impegna il Governo: ad approvare definitivamente il Piano nazionale amianto, prevedendo i finanziamenti necessari alla sua completa attuazione; 23 ad attivarsi per quanto di competenza, in accordo con le regioni, affinché entro un anno sia concluso il programma dettagliato di censimento, bonifica e smaltimento dei materiali contaminati anche tramite i piani regionali amianto; ad assumere iniziative per incrementare le risorse assegnate al Fondo per le vittime dell'amianto, istituito dalla legge finanziaria 2008, e rivedere l'attuale legge pensionistica, per garantire benefici ai lavoratori colpiti da patologie asbesto-correlate; ad assumere iniziative per prevedere la possibilità di estendere le prestazioni del Fondo non solo a coloro che abbiano contratto una patologia asbesto-correlata per esposizione professionale all'amianto ma anche ai familiari delle vittime o a coloro che comunque pur non lavorando direttamente con l'amianto siano stati comunque esposti avendo poi contratto tali patologie; a prevedere opportune iniziative volte a salvaguardare i lavoratori che operano nella filiera delle bonifiche dello smaltimento dell'amianto; a garantire, per quanto di competenza, un'adeguata sorveglianza sanitaria per gli ex-esposti all'amianto; ad assumere iniziative per escludere dal saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto del patto di stabilità interno le spese per gli interventi di messa in sicurezza e bonifica dell'amianto; ad attivarsi in sede europea affinché vengano scorporati dai saldi di finanza pubblica relativi al rispetto del patto di stabilità e crescita, le risorse stanziate per gli interventi di messa in sicurezza e bonifica dell'amianto; ad assumere iniziative per la messa a regime delle detrazioni fiscali attualmente previste per gli interventi di bonifica dei manufatti contenenti amianto dagli edifici, valutando l'opportunità di incrementare le vigenti percentuali di detraibilità; ad assumere iniziative per finanziare adeguatamente il Fondo nazionale per il risanamento degli edifici pubblici, istituito dalla legge finanziaria 2008, e mai reso operativo per mancanza di risorse, dando priorità alla messa in sicurezza e bonifica degli edifici scolastici ed universitari, delle strutture ospedaliere, delle caserme, degli uffici aperti al pubblico. (1-00440) Interrogazione a risposta in Commissione: sull’inquinamento delle falde acquifere nel territorio del polo chimico ex-Montedison in provincia di Varese DE ROSA altri (M5S) 24 — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che: nell'area tra le vie Roma, Morelli, Marzabotto/S.S. Sempione, superficie di metri quadrati 147.394,31 di proprietà della Chemisol Italia S.r.l., della Perstorp S.p.a., della Cefim S.r.l. e della Yukiko Immobiliare S.r.l, è ubicato il polo chimico ex-Montedison di Castellarla – Olgiate Olona (Varese); lo stabilimento è sorto all'inizio del 1900 avviando la produzione di acido solforico, mentre lo sviluppo massiccio delle attuali attività industriali chimiche si è avuto negli anni 60 del secolo scorso, in seguito all'acquisizione del sito da parte di Montedison; nel corso degli anni sono stati perforati 17 pozzi per prelievo di acque sotterranee per uso industriale nell'area dello stabilimento. Le principali anomalie evidenziate nel sottosuolo sono state rinvenute nelle aree Agrolinz Melamin Italia S.r.l e Perstorp Chemitec S.p.a. nella zona A. Si tratta di presenza di metalli pesanti imputabili alla presenza generalizzata in quest'area di uno strato di terreni di riporto costituiti da ceneri di pirite; già in data 29 marzo 2001, sotto la gestione della società Agrolinz Melamin Italia S.r.l. (AMI) (oggi Agrolinz Melamine International Italia S.r.l.), il direttore tecnico dello stesso stabilimento, Fabrizio Farisoglio, comunicava ai sensi dell'articolo 17, comma 13-bis, del decreto legislativo 22 del 1997 e dell'articolo 9, comma 3, del decreto ministeriale 471 del 1999, la presenza di una situazione di contaminazione del suolo e delle acque sotterranee, causata da pregresse attività industriali svolte nel medesimo sito ad opera di altri soggetti, con possibile superamento dei limiti di concentrazione accettabili per alcuni dei parametri di cui all'allegato 1 del decreto ministeriale 471 del 1999; i risultati delle analisi chimiche effettuate in stabilimento e dal laboratorio delle USSL hanno messo in evidenza una netta difformità tra i parametri delle acque della falda superiore, fino a 100 metri, riportanti preoccupanti livelli di manganese, arsenico e melammina, residuo fisso pari a circa 200 mg/l e durezza compresa fra 25 e 30° F e quelle della falda profonda caratterizzata da valori nettamente inferiori, ad esempio la durezza presenta valori compresi fra 10 e 15° F; la Perstorp S.p.a. aveva il suo depuratore fino al 2010, ma la presenza di aldeidi, solfati e altre sostanze nei reflui continuava a causare odori insopportabili. Il costo della messa a norma del depuratore sarebbe stato di 10 milioni di euro, quindi si è scelta la via più semplice che ha portato la Perstorp a concordare insieme alla provincia di Varese e ai comuni di Castellanza, di Olgiate Olona, di Marnate e la Società per la tutela ambientale, di scaricare in deroga nel depuratore di Olgiate Olona, oltre ad un'ulteriore deroga per lo scarico di aldeidi da 2 a 200 mg/l; gli odori insopportabili causati dalla presenza di aldeidi, solfati e altro, nei reflui si sono trasferiti nel depuratore di Olgiate e nell'Olona. Il problema non è stato risolto, vi è infatti una diminuzione della resa depurativa dipendente dalla presenza di aldeidi. Tuttora continuano ad arrivare segnalazioni di odori lungo il fiume Olona dal comune di Legnano; tale polo chimico si trova all'interno dei centri abitati dei comuni di Castellanza e Olgiate Olona e 25 nel raggio di 500 metri dallo stabilimento sono presenti aree soggette a vincoli ed elementi territoriali sensibili. Risultano presenti una scuola elementare, una scuola materna, un oratorio, una chiesa, un pozzo per l'estrazione di acqua potabile, due elettrodotti ed una linea ferroviaria –: di quali elementi disponga il Governo circa lo stato di inquinamento dei luoghi di cui in premessa e se intenda attivare verifiche da parte del Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente; se il Governo non intenda assumere iniziative, anche normative, utili a ridurre i costi nella messa a norma dei depuratori e a incentivare la costruzione di nuovi impianti di depurazione. (5-02682) Interrogazione a risposta scritta: sulla realizzazione di un parco eolico in provincia di Catanzaro OLIVERIO — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che: secondo quanto riportato dal Quotidiano della Calabria del 23 marzo 2014 nel comune di Stalettì, in località Renzo Vecchio, a pochi passi dal mare, nel mezzo di un paradiso naturale, starebbe in atto il progetto di un parco eolico; Stalettì è un comune di 2.467 abitanti della provincia di Catanzaro, situato sul golfo di Squillace, vanta un panorama che abbraccia una visuale che va da Crotone a punta Stilo; le principali fonti di ricchezza sono costituite dall'agricoltura e dal turismo, settori entrambi strategici per l'economia del territorio. Secondo le prime notizie l'eventuale realizzazione del parco prevede la realizzazione di un impianto di potenza nominale di 850 WATT; se così fosse questo parco recherebbe danni anzitutto sull'aspetto generale del territorio, distruggendone il valore paesaggistico e panoramico, mettendo in crisi le vocazioni turistiche e compromettendo irrimediabilmente l'integrità territoriale per le imprese agricole, turistiche e agrituristiche; queste notizie stanno generando forte preoccupazione non solo tra i cittadini ma in particolare tra gli imprenditori agricoli e turistici dell'area che vedono fortemente messa a rischio la qualità delle loro aziende; sarebbe opportuno valutare se la costruzione del parco eolico rispetti quanto sancito dalle linee guida relative alla realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili: il luogo che dovrebbe ospitare l'impianto è soggetto a vincoli paesaggistici; è assolutamente doveroso considerare tutte le problematiche che un eolico sconsiderato potrebbe creare attraverso le molteplici implicazioni, sia paesaggistico ed ambientale che di strategia 26 energetica; l'opposizione alla diffusione selvaggia dell'eolico in Calabria non deve intendersi come indifferenza nei confronti delle energie rinnovabili ma deve essere vista come una attenzione all'ambiente attraverso la diffusione equilibrata di altre forme di energie che valorizzino uno sviluppo sostenibile che rappresenta, ormai per una larghissima parte di cittadini, una scelta irrinunciabile –: se il Governo sia a conoscenza dei gravi problemi ambientali, paesaggistici e delle forti ripercussione che potrebbe avere il parco eolico sull'agricoltura e sulle attività turistiche, che rappresentano le principali attività a sostegno del reddito e quali iniziative intenda promuovere anche in considerazione dell'esigenza di assicurare l'applicazione delle linee guida del settore energetico. (4-04596) Interrogazione a risposta scritta: sull'inquinamento delle falde acquifere e della contaminazione delle coste nei comuni di Augusta, Priolo e Melilli in provincia di Siracusa, sede del più grande complesso petrolchimico d'Europa VECCHIO (SCpI) — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che: nei comuni di Augusta, Priolo e Melilli in provincia di Siracusa, si trova il più grande complesso petrolchimico d'Europa. Questo territorio è stato classificato come sito di interesse nazionale a causa dell'emergenza causata dall'inquinamento delle falde acquifere e della contaminazione delle coste. In queste località, infatti, l'incidenza dei tumori è altissima; il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore Stefania Prestigiacomo aveva stipulato un contratto con le industrie responsabili dell'inquinamento che prevedeva il cofinanziamento di 770 milioni di euro da destinare alle bonifiche. Parte di questi fondi era di provenienza pubblica; il 22 aprile 2014, in occasione della giornata della Terra, è andata in onda su la7 un'inchiesta curata dal giornalista Antonio Condorelli, da cui si evinceva che la bonifica di Siracusa non è ancora iniziata. L'inchiesta mostrava inoltre come nella Penisola Magnisi, il più importante sito protostorico e archeologico della Sicilia orientale, siano ancora presenti discariche a cielo aperto di pirite, contenenti arsenico e metalli pesanti. Il Ministro pro tempore Prestigiacomo, intervistata dal giornalista, ha sostenuto che «i fondi del ministero dell'Ambiente non sono stati mai utilizzati e gli importi che i privati avevano destinato alla bonifica del territorio, a titolo di 27 risarcimento del danno, sono finiti nel calderone del bilancio dello Stato e, attualmente, sono utilizzati per altri scopi» –: se i 770 milioni di euro destinati alla bonifica della provincia di Siracusa, siano stati utilizzati e a quale scopo; quali siano le iniziative assunte dal Governo per tutelare gli abitanti di Augusta, Priolo e Melilli, che continuano ad ammalarsi e a morire di tumore. (4-04612) Interrogazione a risposta immediata in Commissione Finanze sulla normativa in materia di accatastamento degli impianti fotovoltaici CAUSI e altri (PD) — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che: con la circolare 36/E del 19 dicembre 2013, l'Amministrazione fiscale è intervenuta con documenti di prassi per chiarire come rilevano ai fini delle imposte dirette e dell'IVA gli incentivi erogati ai titolari di impianti di energia da fonti rinnovabili, e come sono inquadrati in ambito catastale gli impianti fotovoltaici; in particolare, per gli impianti fotovoltaici a terra, considerati beni immobili, è previsto l'accatastamento nella categoria D/1 «opifici». Se invece si tratta di strutture poste su edifici, lastrici solari o su aree di pertinenza di altri immobili, non si dovrà effettuare un autonomo accatastamento, ma procedere alla rideterminazione della rendita dell'immobile a cui i pannelli sono connessi; qualora la rendita aumenta di più del 15 per cento rispetto al valore originario, il proprietario è tenuto a comunicare la variazione all'agenzia del territorio. Se l'impianto è costruito in forza di diritto di superficie, va accatastato autonomamente e quindi dovrebbe assumere la categoria di opificio; infatti nella fattispecie il proprietario dell'impianto è diverso da quello dell'immobile sottostante. In ultimo la circolare considera in ogni caso come beni mobili, e dunque non meritevoli di accatastamento, gli impianti di «modesta entità»; in assoluto contrasto con il principio comunitario «chi inquina paga», molti cittadini sensibili alle questioni delle energie rinnovabili, come corrispettivo all'aumento della rendita, vedranno aumentare l'imposta unica comunale (Iuc), ovvero Imu, Tasi e Tari; molti cittadini che hanno scelto le rinnovabili dovranno rivolgersi a professionisti in grado di calcolare l'aggiornamento della rendita con ulteriori oneri di spesa; coloro che hanno installato sulla propria abitazione un impianto fotovoltaico superiore ai 3 cavalli vapore saranno costretti ad aggiornare la rendita catastale come avessero costruito dei nuovi vani, in relazione al valore del proprio impianto –: 28 se non ritenga determinante verificare l'opportunità di assumere iniziative per rivedere la normativa recante l'accatastamento degli impianti fotovoltaici, al fine di non penalizzare i cittadini più sensibili ai temi ambientali che hanno scelto di effettuare un investimento a lungo termine, anche prevedendo l'innalzamento della quota riferita al valore dell'impianto fotovoltaico del 15 per cento rispetto al valore dell'immobile, quale soglia massima per l'obbligo di accatastamento, unitamente al mantenimento del 9 per cento quale valore percentuale di ammortamento annuo di un investimento riguardante un impianto di tipo fotovoltaico. (5-02689) Interrogazione a risposta immediata in Commissione Finanze sulla normativa in materia di transazioni effettuate mediante carte di pagamento presso i gestori di carburante PAGLIA e LAVAGNO (SEL) — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che: sulla Gazzetta Ufficiale n. 75 del 31 marzo 2014 è stato pubblicato il decreto 14 febbraio 2014, n. 51 recante il «Regolamento sulle commissioni applicate alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento presso i gestori di carburante», e che entrerà in vigore decorsi 120 giorni dalla data della sua pubblicazione e cioè il 29 luglio 2014; il suddetto decreto cancella la gratuità, sia per l'acquirente che per il venditore, delle transazioni regolate con carte di pagamento (bancomat e carte di credito) presso gli impianti di distribuzione di carburanti, oltre a dettare le regole sulla pubblicità delle commissioni di interscambio, stabilendo che i gestori dei circuiti di carte di pagamento accettate in Italia devono pubblicare – ed aggiornare regolarmente – sul proprio sito internet, in maniera chiara, completa, trasparente e facilmente accessibile, le eventuali commissioni d'interscambio applicate alle operazioni di pagamento eseguite sul territorio italiano, con adeguata informativa degli eventuali provvedimenti adottati dalle Autorità europee e nazionali preposte alla tutela della concorrenza; pertanto, secondo il legislatore, il provvedimento persegue l'obiettivo di disegnare una regolamentazione unitaria della disciplina dei pagamenti effettuati a mezzo di strumenti elettronici armonizzandola con quella più ampia della trasparenza del costo delle commissioni, ponendo così fine ad una norma equivoca, molto spesso ignorata dagli istituti bancari o volutamente disattesa dagli stessi per trasferire sul sistema altri costi, come ad esempio quelle dei canoni per il noleggio dei cosiddetti POS; il regime di gratuità, infatti, aveva un limite temporale essendo vincolato all'applicazione dell'articolo 12, commi 9 e 10, del decreto legge n. 201 del 2011 (c.d. Salva Italia), che affidava all'Abi, insieme a Poste Italiane, al Consorzio bancomat, alle 29 associazioni dei prestatori dei servizi di pagamento e alle imprese che gestiscono i circuiti di pagamento, la definizione delle regole per l'applicazione delle commissioni a carico degli esercenti in relazione alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento, tenuto conto della necessità di assicurare trasparenza e chiarezza dei costi, nonché di promuovere l'efficienza economica nel rispetto delle regole di concorrenza; in verità, un ritorno all'applicazione delle commissioni sul rifornimento del carburante, disincentivando il pagamento a mezzo di moneta elettronica, riapre l'annosa questione di garantire la sicurezza per gestori esponendoli al rischio di rapine; d'altra parte i costi di commissione e quelli di gestione del cosiddetto POS, obbligatorio dal prossimo 30 giugno, si aggiungono ai recenti rincari delle accise su benzina e gasolio, ed in vigore fino al prossimo 31 dicembre 2014, riducendo in misura significativa il margine di guadagno dei gestori –: come pensi di conciliare l'esigenza di garantire maggiori margini di guadagno e maggiore sicurezza ai gestori di impianti di carburante, che con la loro attività, tra l'altro, svolgono un servizio di pubblica utilità, con l'esigenza di dettare norme di armonizzazione della disciplina dei pagamenti effettuati a mezzo di strumenti elettronici, anche valutando l'opportunità di iniziative normative che reintroducano la suddetta gratuità per le sole transazioni regolate presso gli impianti di distribuzione di carburanti. (5-02690) 30 SENATO Risposta del Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, all’interrogazione sul passaggio del metanodotto Paliano-Busso attraverso i boschi di Patrica (Frosinone), presentata da SPILABOTTE (PD). Si risponde sulla base degli elementi acquisiti dalla società SGI. Preliminarmente, si deve rappresentare che il metanodotto Paliano-Busso è stato inserito nella rete nazionale dei gasdotti con decreto ministeriale del 1° agosto 2008, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 200 del 27 agosto 2008 e in quanto tale è stato autorizzato alla costruzione con accertamento della conformità urbanistica, apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e dichiarazione di pubblica utilità, con decreto ministeriale in data 14 marzo 2012. L’opera ha lo scopo di potenziare la dorsale “Larino-Colleferro”, in via di progressiva saturazione e ormai prossima all’insufficienza, in relazione ai bisogni crescenti dell’utenza. Si tratta in sostanza di una seconda linea in parallelo, per quanto possibile, con la dorsale, alla quale è collegata con opportune derivazioni, cosiddette bretelle. Il metanodotto attraversa 3 regioni: Lazio, Campania e Molise (99 chilometri nel Lazio, 65 in Molise, 6 in Campania), per un totale di circa 172 chilometri, la cui funzionalità è necessaria e fondamentale per le aree sia urbane che industriali, anche di notevole importanza (Campobasso, Isernia, Ceccano e tutto il frusinate). La valutazione di impatto ambientale favorevole è stata espressa dalle Regioni interessate, perché di propria competenza, in ragione delle dimensioni delle tubazioni, aventi un diametro inferiore alle soglie dimensionali dettate dal decreto legislativo n. 152 del 2006; lo stesso può dirsi per l’autorizzazione paesaggistica. Con particolare riguardo alla tratta laziale, l’istanza di VIA è stata presentata il 17 settembre 2009 e il relativo procedimento si è concluso con parere favorevole di compatibilità ambientale del 28 maggio 2011 della Direzione regionale ambientale e valutazione ambientale strategica. Relativamente alla tratta incidente sul territorio del Lazio, diversamente da quanto indicato nell’atto, la società SGI, unitamente alla consegna degli elaborati di progetto e dello studio di impatto ambientale, ha provveduto alle prescritte misure di trasparenza, pubblicando il 17 settembre 2009, sul quotidiano “Il Messaggero”, l’annuncio di avvenuto deposito, conformemente a quanto previsto dal codice dell’ambiente, con contestuale iscrizione del progetto e dello studio di impatto 31 ambientale nel relativo elenco regionale, al fine di consentire la presentazione di eventuali osservazioni da parte delle popolazioni interessate. Ai fini dell’informazione alla cittadinanza, si rileva che successivamente alla pubblicazione del decreto VIA è stato fatto l’avviso di avvio del procedimento di autorizzazione alla costruzione del metanodotto, ai sensi e per gli effetti degli artt. 7 e 8 della legge n. 241 del 1990 e 52-bis della legge n. 327 del 2001, con la pubblicazione per 30 giorni consecutivi del progetto e l’elenco dei fogli e particelle interessati dalla fascia per l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio nonché, delle aree da occupare temporaneamente agli albi pretori dei Comuni interessati e, inoltre, pubblicato in pari data sui quotidiani nazionali “Il Messaggero” e “Il Mattino”, sui quotidiani locali del Molise il “Nuovo Molise” e il “Quotidiano del Molise”, sui quotidiani locali della Campania “Il Mattino” e il “Corriere di Caserta”, sui quotidiani locali del Lazio “Il Tempo” e “La Provincia”. Pertanto, si ritiene che la cittadinanza interessata al procedimento abbia avuto modo di esprimere le proprie osservazioni nelle due conferenze di servizi espletate nell’istruttoria, prima dell’adozione del provvedimento di autorizzazione, pubblicato anch’esso, sui siti dei Comuni e delle Regioni interessate, nonché sul sito del Ministero e su un quotidiano locale e nazionale. Per quanto riguarda i criteri della redazione del tracciato, quantunque il progetto del metanodotto preveda la realizzazione, per quanto possibile, in accostamento all’esistente dorsale, nel territorio citato nell’interrogazione, non è stato possibile rispettare del tutto tale parallelismo, poiché in questo tratto la tubazione esistente percorre territori notevolmente urbanizzati e densamente popolati di Ceccano, oltre ad aree a diverso grado di rischio idraulico e di rispetto fluviale del fiume Sacco. Pertanto, è stato adottato un percorso alternativo che aggira verso sud tale complessità urbana, su aree con sistemi di vincolo compatibili con la realizzazione di un gasdotto; l’opera, comunque, completamente interrata, è stata progettata con impatto ambientale minimo rispetto ad altre infrastrutture lineari di superficie. Tale tracciato è risultato come il più idoneo sotto tutti gli aspetti tecnici, urbanistici e di sicurezza. Esso, inoltre, è stato accuratamente studiato in accordo con tutte le leggi e normative previste dalla disciplina vigente a difesa e tutela dell’ambiente e del paesaggio, e in tal senso adeguatamente condiviso con tutti i servizi provinciali, regionali e statali preposti al rilascio dei competenti pareri ambientali, idrogeologici e archeologici, presupposti necessari al rilascio del provvedimento di compatibilità ambientale della Regione Lazio. Per quanto riguarda, poi, l’attraversamento della superficie boscata di “macchia Resignano” in comune di Patrica la società SGI fa presente che in fase preliminare ha tenuto innanzitutto conto delle indicazioni operative secondo quanto definito dalla legge forestale della Regione Lazio n. 39 del 2002, integrate, in via cautelativa, da esaustive indagini di campo. In fase definitiva ha 32 provveduto a pianificare, in accordo con gli enti competenti per territorio, opere di riqualificazione morfo-pedologica e rimboschimenti con specie autoctone coerenti con l’habitat interessato; in quest’ambito le attività di scavo saranno caratterizzate dal riutilizzo del terreno vegetale, in modo da consentire ai lavori di rimboschimento su superfici riqualificate e risagomate, anche con riporto di terreno vegetale. È da rilevare, inoltre, che in sede di valutazione di impatto ambientale, sono state individuate varianti e ottimizzazioni di tracciato al fine di rendere l’opera adeguatamente compatibile con i contesti territoriali attraversati. In tale contesto, come dimostrato dall’ampia corrispondenza intercorsa tra le amministrazioni coinvolte e della quale è data contezza nella motivazione del provvedimento, sono stati ampiamente valutati gli aspetti sismici, idrogeologici, forestali, paesaggistici e archeologici legati al progetto, rispetto ai quali le competenti amministrazioni hanno espresso parere favorevole alla realizzazione dell’opera, dettando prescrizioni atte a mitigare le criticità lamentate. In ogni caso, un’eventuale rivalutazione degli aspetti ambientali, così come richiesto dall'interrogante, dovrebbe essere condotta dalla Regione territorialmente competente che ha già espresso la propria positiva valutazione in merito all'impatto ambientale dell'infrastruttura. Di seguito il testo dell’interrogazione. Ai Ministri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Premesso che: con il decreto ministeriale 1° agosto 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 200 del 27 agosto 2008, il Ministero dello sviluppo economico ha inserito nella rete nazionale gasdotti la realizzazione del metanodotto denominato Paliano-Busso; la realizzazione dell'opera è stata affidata alla società Gasdotti Italia SpA che in data 25 febbraio ha presentato istanza allo stesso Ministero ai fini dell'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio dell'infrastruttura; il metanodotto interessa gli ambiti territoriali delle regioni Lazio, Campania e Molise rispettivamente per una lunghezza di 99 chilometri, di 6 chilometri e 65 chilometri, raggiungendo con le derivazioni una lunghezza complessiva di 206 chilometri circa; in particolare il tracciato interessa, nel Lazio, i comuni di Cavignano e Segni della provincia di Roma e i comuni di San Vittore del Lazio, Cervaro, Cassino, Pignataro Interamma, Villa S. Lucia, Piedimonte San Germano, Aquino, Castrocielo, Roccasecca, Colfelice, Arce, Falvaterra, Ceprano, Castro dei Volsci, Pofi, Ceccano, Giuliano di Roma, Patrica, Supino, Ferentino, Morolo, Anagni, Sgurgola e Paliano della provincia di Frosinone; 33 la valutazione di impatto ambientale si è conclusa con esito positivo, giusta determina n. 229908 del 26 maggio 2011, rilasciata dalla Direzione regionale ambientale del Lazio, Area valutazione ambientale e valutazione ambientale strategica; considerato che: il tracciato per la realizzazione di tale infrastruttura con la sua larghezza pari a 24 metri andrà a danneggiare l'ecosistema di una vasta area su cui incidono tre boschi di Patrica notoriamente ricchi di corsi d'acqua sorgenti e fauna; i boschi di Patrica oltre a essere un bene paesaggistico di enorme valore, sono anche l'unica forma di contrasto al pesante inquinamento della valle del Sacco, ovvero una delle valli più inquinate d'Italia e un sito di interesse regionale; inoltre, tali boschi fino ad oggi incontaminati sono molto frequentati per passeggiate a piedi, a cavallo o in bicicletta; le potenzialità di questo territorio sono enormi e, in un processo di riqualificazione ambientale e naturalistico, si inseriscono perfettamente nel nuovo modello di sviluppo basato sulla sostenibilità e sulla valorizzazione del patrimonio culturale esistente; i boschi di Patrica sono già stati interessati dall'attraversamento delle opere dell'alta velocità ferroviaria; a Patrica potrebbero aver operato, durante i lavori dell'alta velocità, quelle ditte subappaltatrici indicate dal pentito Schiavone come autrici dei traffici illeciti dei rifiuti pericolosi; alcune zone interessate dall'attraversamento sono soggette a vincoli archeologici, paesaggistici e idrogeologici; nel Paese si stanno realizzando discutibili opere che sembrano contravvenire alle norme per il rispetto e la salvaguardia dell'ambiente e che sono al vaglio degli inquirenti, dopo esposti presentati dalle opposizioni consiliari presenti, si chiede di sapere: se non si ritenga necessario ed opportuno riesaminare la valutazione dell'impatto ambientale del metanodotto Paliano-Busso ai fini della salvaguardia di un bene prezioso per l'ecosistema di una vasta e preziosa area del territorio frusinate che i boschi di Patrica rappresentano; in particolare, se non si ritenga opportuno valutare la possibilità di far passare il metanodotto a fondovalle, seguendo il tracciato di un metanodotto già esistente, evitando in tal modo la rovina dei boschi. (4-01464) 34 Interrogazione a risposta orale sulle modalità di incentivazione per il biometano immesso nella rete dei gasdotti e sull’emanazione dei decreti attuativi del decreto ministeriale 5 dicembre 2013 da parte dell’AEEG PICCOLI (FI) Ai Ministri dello sviluppo economico, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle politiche agricole alimentari e forestali - Premesso che: il decreto del Ministero dello sviluppo economico del 5 dicembre 2013, recante "Modalità di incentivazione del biometano immesso nella rete del gas naturale", pubblicato nella serie generale della Gazzetta Ufficiale n. 295 del 17 dicembre 2013, emanato di concerto con i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle politiche agricole, alimentari e forestali, stabilisce le modalità di incentivazione per il biometano immesso nella rete dei gasdotti, in particolare nel caso dell'uso del biometano come carburante per autotrazione e per il suo uso in impianti di cogenerazione ad alto rendimento, con la finalità di promuovere lo sviluppo di tale risorsa energetica; il biometano risulta una risorsa utile ai fini della sostituzione dei combustibili e dei carburanti di origine fossile e quindi anche per la riduzione delle emissioni di gas serra e pertanto è interesse non solo degli operatori del settore, ma anche dei Ministeri competenti, a livello centrale e periferico, che si approdi in tempi rapidi ad un'efficace implementazione delle linee generali tracciate dal decreto; esso promuove l'utilizzo del biometano privilegiando in ogni caso la produzione a partire da rifiuti e sottoprodotti, così da consentire una corretta integrazione dello stesso con la disciplina vigente in materia di incentivazione della produzione di energia elettrica e dei biocarburanti, per favorire l'integrazione delle attività agricole tradizionali con la produzione di energia da biomasse; il decreto ad oggi sconta chiari limiti applicativi, determinati dalla mancata emanazione dei previsti decreti attuativi, con evidente danno, in particolare, verso gli operatori del settore che cercano, innanzitutto, certezza degli investimenti da sostenere, oltre che, più in generale, del sistema di gestione dei rifiuti organici; constatato che: il decreto porterebbe al settore ambientale non pochi vantaggi. Da alcuni dati dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), emerge che la frazione organica dei rifiuti (FORSU) rappresenta in Italia il 30 per cento circa del totale dei rifiuti urbani e che in Italia si producono ogni anno circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, la cui componente organica è 35 pari a 9 milioni di tonnellate all'anno; di questa, nel 2011 la frazione organica recuperata mediante compostaggio è stata pari a 3.900.000 tonnellate all'anno e quindi 5.100.000 tonnellate vengono ancora smaltite in discarica. Occorre inoltre considerare che una tonnellata di FORSU equivale a circa 130 Nmcb di biogas composto al 58 per cento da metano e che una tonnellata di FORSU equivale a 286 kWh di energia elettrica prodotta ed immessa in rete; il decreto del Ministero dello sviluppo economico del 6 luglio 2012, emanato di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha stabilito dei tagli rispetto alle tariffe in vigore sino al 31 dicembre 2012, i quali hanno avuto l'immediata conseguenza di arrestare un mercato che, soprattutto nel campo ambientale, dava risposta a 2 problemi: quello dei rifiuti e quello energetico; a causa della congiuntura economica negativa, gli scenari energetici sono cambiati, determinando un notevole calo dei consumi di energie elettrica, e quindi dei fabbisogni. Ciò ha generato come effetto collaterale il blocco di ogni tipo di investimento nella corsa alla dotazione impiantistica che permettesse di recuperare la frazione organica dei rifiuti solidi urbani da parte sia dei privati che delle aziende pubbliche; la concreta attuazione di iniziative nel settore del biometano è messa in dubbio anche da iter autorizzativi complicati e di lunga durata. Basti considerare a titolo di esempio che, nel settore ambiente, l'ottenimento di un'autorizzazione integrata ambientale, necessaria alla realizzazione dell'impianto, può arrivare addirittura a concludersi dopo ben 4 anni dal deposito dell'istanza, con chiari rischi legati alla possibilità di vedere confermate in un tempo così lungo le previsioni tecniche ed economiche ipotizzate dai richiedenti, si chiede di sapere: se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza delle constatazioni esposte; quali iniziative siano eventualmente in corso di valutazione, finalizzate alla prossima pianificazione dei sistemi incentivanti, tra gli altri, degli impianti a biometano e se ci si possa attendere una sostanziale conferma delle linee guida tracciate con il decreto ministeriale 6 luglio 2012; se risulti prossima l'emanazione degli attesi decreti attuativi del decreto ministeriale 5 dicembre 2013, di cui all'articolo 8 del decreto medesimo, da parte dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas; se siano previsti aggiornamenti delle procedure autorizzative, allo scopo di consentire procedure più snelle e veloci per l'autorizzazione degli impianti. (3-00911) 36 Interrogazione orale con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento: sugli investimenti privati per la ricerca e per la produzione di idrocarburi, anche in Abruzzo e sui rapporti tra il Ministro dello Sviluppo Economico con gli amministratori delegati delle società petrolifere ed in particolare con quello della Medoilgas CASTALDI e altri (M5S) Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti: da notizie di stampa si apprende che il 24 febbraio 2014 l'amministratore delegato della "Mediterranean oil & gas" Bill Higgs, in un intervento rivolto agli azionisti della "Medoilgas", avrebbe dichiarato che la società "è in costante dialogo con il Governo italiano e altri stakeholder chiave per cercare risoluzione su una via da seguire per il progetto Ombrina Mare al di fuori dei tribunali"; il Ministro dello sviluppo economico Guidi, già vice presidente di Confindustria, audita in sede di Commissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato, il 27 marzo, ha dichiarato che: "io credo all'esigenza di dare corso agli investimenti privati per la ricerca e per la produzione di idrocarburi. Guardate, io qualche giorno fa ho avuto modo di incontrare l'amministratore delegato di una grossa compagnia, che mi diceva che ha più o meno 4 miliardi di euro di investimenti totalmente privati bloccati in una regione del Sud Italia dove, come dire, vorrebbero procedere a fare", configurando una consuetudine ad intrattenere rapporti diretti con le società petrolifere fuori dall'ufficialità dei ruoli istituzionali; risulta agli interroganti che già in passato altri Ministri della Repubblica hanno intrattenuto rapporti costanti con gli amministratori delegati di società petrolifere anche non quotate nei mercati azionari, lasciando presumere che alcune azioni adottate dai Governi succedutisi nel corso degli ultimi anni siano il frutto di questi rapporti intrattenuti fuori dalla ufficialità dei richiamati ruoli istituzionali; quanto precedentemente esposto è avvalorato dalla lettera protocollo DIVA - 2012 - 0016011 del 3 luglio 2012 rinvenuta presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel corso di un accesso agli atti; lettera nella quale la società Medoilgas Italia SpA esprimeva "un doveroso apprezzamento per il prezioso contributo apportato da Lei [dottor Corrado Clini - che in quel periodo era Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare] e dai suoi collaboratori per l'individuazione della soluzione poi adottata dal Governo al fine di porre riparo ad una situazione insostenibile oltre che ingiusta per gli operatori del settore" (petrolifero) auspicandone "un positivo completamento dell'iter alle Camere per una sua definitiva e rapida approvazione" a seguito di istanze "più volte rappresentate in passato" circa le "disposizioni 37 introdotte con il decreto legislativo 128 del 2010" che ha determinato "drastiche restrizioni alle attività di esplorazione e coltivazione di idrocarburi nei mari italiani"; le modifiche introdotte dall'articolo 35 del decreto-legge n.83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012, che salvano in modo retroattivo tutti i procedimenti antecedenti alla data del 26 agosto 2010, tra i quali il progetto di coltivazione del giacimento di idrocarburi "Ombrina mare" nell'ambito della concessione di coltivazione d30 B.C-MD, alla luce di quanto evidenziato in precedenza, sollevano fondati dubbi sul fatto che il provvedimento sia effettivamente scaturito dai rapporti informali intrattenuti con le compagnie petrolifere, e segnatamente con la Medoilgas Italia; oltre a queste modifiche normative, i Ministri pro tempore Passera e Clini individuarono l'Abruzzo come distretto petrolifero italiano, sancendo tale prospettiva nella strategia energetica nazionale; considerato che: ogni Ministro dovrebbe agire seguendo criteri di terzietà, imparzialità e indipendenza nelle decisioni; ogni proposta di legge o mozione o atto di indirizzo che proponga un fermo definitivo alle attività estrattive e alla concessione dei permessi di trivellazione è stato sistematicamente misconosciuto dai Governi e dalle maggioranze parlamentari che li sostenevano; la Regione Abruzzo, gli enti locali, le comunità territoriali, le realtà produttive e le associazioni sono orientate verso la realizzazione di un sistema regionale integrato mare-montagna come linea di sviluppo economico e sociale ecosostenibile che la presenza del progetto di coltivazione di idrocarburi di Ombrina mare, come quello di ricerca di Colle dei Nidi in provincia di Teramo o di trivellazione di Bomba in provincia di Chieti, come di tutte le altre attività di ricerca e coltivazioni di idrocarburi sia a terra che in mare, potrebbero fortemente compromettere (motivo per cui in sede di valutazione di impatto ambientale sono sistematicamente presentate numerosissime osservazioni sia dalle pubbliche amministrazioni che dalle comunità locali e dalle associazioni), si chiede di sapere: in che modo il Ministro in indirizzo intenda dare corso agli investimenti privati per la ricerca, l'estrazione e la produzione di idrocarburi e se ciò, in particolare, riguardi anche l'Abruzzo; se, effettivamente, intrattenga rapporti con gli amministratori delegati delle società petrolifere ed in particolare con quello della Medoilgas Italia SpA, al di fuori delle sedi e dei processi istituzionali, che potrebbero condizionare l'attività del Ministro stesso. (3-00909) 38