Cibo e corpo, un amore possibile.

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Cibo e corpo, un amore possibile.
MODELLI CULTURALI SUGGERITI/IMPOSTI
SU CIBO E CORPO
Dr.ssa Georgia De Biasi
Il modello di bellezza femminile si è trasformato con il tempo ed è diverso nelle
diverse culture.
Solo per fare alcuni esempi, ripercorrendo la nostra storia europea, diverse erano le
donne ritratte da Botticelli dall'estrema magrezza proposta dalle modelle attuali,
diversa la Venere di Milo da Twiggy e dalle sue seguaci.
Spaziando nelle altre culture, i modelli estetici valorizzati e riconosciuti in Centro
America e in Africa, con donne floride e robuste, sono diversi da quelli orientali, con
geishe sottili e diafane.
Partendo quindi dalla rilevazione di questa varietà e variabilità in relazione a luogo e
tempo, possiamo domandarci quale sia il potere dell’ideale di bellezza
proposto/imposto dalla nostra società, quale libertà di scelta rispetto ad esso ci venga
riconosciuta ed infine quali conseguenze provochi la mancata somiglianza al
modello.
Nella nostra società siamo continuamente bombardati da messaggi contrastanti, molto
aggressivi e nello stesso tempo confusivi, sul rapporto tra cibo/bellezza ed efficienza.
A fianco alle immancabili pubblicità di prodotti alimentari, golosi, modificati,
alterati (quasi mai vedremo pubblicità di frutta e verdura, o altri alimenti base, se
non “di marca”!!), siamo circondati da immagini di modelle magre, giovani sempre,
perfette ed efficienti.
Il binomio che viene offerto senza alternative, in ambito pubblicitario ma non solo,
è che successo, perfezione, efficienza e magrezza vadano/debbano andare di pari
passo.
Le donne presentate, belle e magre, pur mangiando ciò che vogliono, tengono
agilmente sotto controllo la propria vita e il proprio peso, destreggiandosi con grazia
tra lavoro, amici, figli e partite di tennis.
Peccato solo che le donne vere non siano così (solo il 5% della popolazione a
livello fisico assomiglia al modello proposto come unico desiderabile!!), che il
controllo, o meglio la gestione, della nostra vita sia difficile e che l’efficienza e una
perfezione solo relativa siano sempre solo frutto di impegno e dedizione costanti.
Il ruolo della donna, negli ultimi anni, si è notevolmente modificato, con
l’accrescersi dei compiti, delle responsabilità e degli ambiti di azione: se prima
dovevano gestire solo la famiglia, adesso gli impegni si moltiplicano e assumono
molteplici sfaccettature, associandosi all’idea di non poter mancare/deludere in
nessuno degli ambiti.
Il livello di aspettativa che le donne sentono su di sé è notevole, lo stress cresce in
modo proporzionale e ad una gestione flessibile di tempo, energie, ambiti di vita
subentra la necessità di una scansione rigida e del controllo totalitario.
Questo nuovo stile di vita, innaturale e dispotico, fa prevalere in noi
i DEVO sui VOGLIO,
mettendoci nelle condizioni di non poter cedere a nulla, di vedere ogni errore come
una catastrofe, la perdita di controllo, di per sé naturale, come un incidente di
proporzioni cosmiche.
Bombardate da messaggi di magrezza/bellezza/successo, che le donne credono
condivise da tutti gli uomini, diventa difficile conservare o acquisire un rapporto
sereno con il cibo e il corpo.
Al posto dei mille ideali estetici, uno per ogni donna, che costituiscono la realtà,
possiamo solo valutare tristemente quanto lontane siamo da quel modello dispotico e
totalizzante.
Oltre al disagio che ognuno si può trovare a vivere nel confronto con il modello
offerto, non bisogna dimenticare le RICADUTE SOCIALI di questa mentalità.
Se magro = efficiente,
perfetto, di successo,
amato, desiderato
Grasso che
cos’è??
Gli stereotipi che investono le persone obese vanno ben al di là di una valutazione
puramente estetica.
Si dice che le persone obese/in soprappeso/in carne siano persone
- pigre,
- indolenti,
- senza forza di volontà
- senza alcuna cura di sé,
come se per dimagrire bastasse solo un po’ di forza di volontà.
Al di là della semplificazione eccessiva che questo comporta, come ogni stereotipo,
ci accorgiamo fin da subito che dalla valutazione estetica SI È SCIVOLATI
VERSO UN GIUDIZIO PIÙ COMPLESSIVO, che investe l’individuo per come è,
per la sua personalità, il suo modo di vivere e soprattutto il suo valore.
La trappola insidiosa nascosta in questo tipo di ragionamento è quella di rinforzare e
promuovere l’adozione di un unico criterio -estetico- per la valutazione di sé e
dell’altro.
Caratteristica comune a tutte le persone affette da difficoltà dell’alimentazione, ma
presente in misura minore in tutta la popolazione, è L’ECCESSIVA
IMPORTANZA attribuita a:
Peso
Forme
corporee
Controllo
dell’alimentazione
Questi parametri vengono usati non per valutare sé stessi relativamente alla sola sfera
alimentare o fisica, ma all’intera personalità e al valore globale.
Vengono così trascurati altri aspetti importanti della nostra vita, viene sottovalutato il
successo che possiamo avere nel lavoro, o la stima degli amici, o la dolcezza e la
capacità di ascolto, o il coraggio e la determinazione, la simpatia e il piacere di stare
con gli altri.
Se non abbiamo il “c
orpo giusto”, se non siamo “abbastanza bravi” da raggiungerlo, se non abbiamo
“abbastanza disciplina” per sopportare una dieta vuol dire che stiamo fallendo, che
siamo falliti.
Sarebbe tutto vero se non fosse per due questioni, semplici ma fondamentali:
- Il controllo e la GESTIONE DEL PESO NON È UNA SEMPLICE
QUESTIONE DI VOLONTÀ: l’obesità coinvolge ed è determinata da numerosi
fattori, alcuni modificabili altri no; oltre a ciò il nostro corpo si oppone in modo
feroce ad ogni tentativo di modificare il peso corporeo.
- Un individuo è fatto da mille cose diverse, è fatto da pensieri, emozioni,
sentimenti, relazioni, sogni, progetti, NON SOLO DAL CORPO. Siamo in
grado di ricordare questo quando pensiamo alle persone che ci circondano, che
amiamo, ma non quando pensiamo a noi stessi.
Il peso di una distorsione come quella presentata finora investe soprattutto gli
adolescenti, già faticosamente in cerca di una propria identità e della possibilità di un
investimento positivo sul proprio corpo.
Da un lato ci sono ragazze che, sedotte dall’ideale di controllo sul peso e sulla vita,
mortificano il corpo inseguendo la Magrezza, dall’altro ragazze e ragazzi in
soprappeso, o addirittura normopeso stigmatizzati e spinti alla vergogna per il
corpo.
Un altro dei pregiudizi sulle persone obese è che siano gravate da più problemi
psicologici delle persone normopeso.
Al di là del fatto che ognuno di noi abbia aspetti di forza e altri di fragilità a livello
emotivo, e che questi non siano strettamente correlati al peso corporeo, appare ora
chiaro come il senso di esclusione, di diversità e le prese in giro possano veicolare
l’idea di inadeguatezza e la non accettazione di sé.
Non a caso è solo nelle società del benessere, dove l’enfasi è sulla magrezza e sulla
bellezza estetica, che il rapporto con il cibo si configura come conflittuale e
doloroso.
Il cibo, di cui la prossima volta analizzeremo gli aspetti positivi di nutrimento fisico
ed emotivo, assume il valore di NEMICO INSIDIOSO e di pericolo per il nostro
autocontrollo.
Disturbi dell’alimentazione come anoressia e bulimia e problemi di obesità sono
appannaggio quasi esclusivo della nostra società occidentale.
Un’ulteriore difficoltà è legata al fatto che siamo continuamente esposti al cibo con le
sue tentazioni, con i suoi odori, sapori e colori: se posso smettere di fumare, NON
POSSO IN ALCUN MODO SMETTERE DI MANGIARE PER NON CADERE
IN TENTAZIONE.
Ultimo ma non ultimo, ALTRI POCHI FLASH su ciò che la società insegna su cibo
e corpo, come se quanto visto finora non fosse sufficiente:
- Il numero di persone che seguono o dichiarano di seguire una dieta restrittiva di
qualche tipo è vertiginoso e in costante aumento: ammettere di mangiare in modo
normale, sedersi a tavola con gli altri e godere dei piaceri della convivialità
sembra quasi fuori moda e poco dignitoso.
- Ogni giornale presenta diete miracolose, gustose, impossibili da fallire, pensate
per tutti perché l’obbiettivo di essere magri non si consideri più appannaggio
esclusivo di alcuni fortunati: sono ben più rare le indicazioni sul corretto stile
alimentare, che prevede la gestione del cibo a lungo termine e, persino!!, la
dimensione del piacere della tavola.
- Se non si pesa “ragionevolmente poco” non è praticabile il tentativo di vestirsi in
modo accattivante, alla moda, colorato e gradevole. I negozi che vendono capi
giovani sono popolati solo di tagli 42, 44 al massimo. Per chi ha forme più
generose restano solo capi sformati, generalmente brutti e privi di attrattive,
venduti a parte!!!
- Anche l’attività fisica, tanto importante per un corretto stile di vita e per la
possibilità di vivere positivamente il proprio corpo come vivo, sensibile, attivo,
sembra pensata solo per i magri: le palestre sembrano templi, dove antichi dei e
nuovi eroi si cimentano nella prestazione, al ritmo di musiche assordanti,
circondati da specchi e con abbigliamenti esigui e dalla comodità discutibile.
Alla luce di tutto quanto detto finora possiamo rispondere alla seguente domanda:
MA ALLORA LA COLPA E’ DELLA SOCIETA’???
Posto che non di colpa si possa parlare ma di responsabilità, numerosi sono i fattori
coinvolti nella questione del rapporto cibo/corpo/immagine di sé.
Il viaggio è cominciato dal più macroscopico, evidente e comune a tutte le persone
che condividono il contesto culturale, favorente un certo tipo di mentalità.
Nei prossimi incontri esploreremo le altre dimensioni coinvolte, senza dimenticare
che ognuno combina in sé i vari aspetti in modo unico ed irripetibile e che non esiste
dunque una spiegazione e una lettura valida per tutti.
CULTURA POPOLARE, TRADIZIONE,
MITI FAMILIARI SUL CIBO E SUL CORPO
Proseguendo dal generale al particolare dell'ambiente in cui sono nate le nostre idee
su cibo e corpo, cominciamo a notare come ognuno di noi sia cresciuto circondato e
affiancato da racconti, modi di dire, leggende e miti su questi temi.
IL CIBO NEI PROVERBI
Tutto fa brodo.
Una mela al giorno leva il medico di torno.
Gallina vecchia fa buon brodo.
Dire pane al pane e vino al vino.
Trovare pane per i propri denti.
Cercare il pelo nell’uovo.
Salvare capra e cavoli.
Nella botte piccola c'è il vino buono.
L’appetito vien mangiando.
Chi dorme non piglia pesci.
Chi non mangia in compagnia o è un ladro o è una spia.
Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino.
Pancia mia fatti capanna.
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IL CIBO NELLE FAVOLE, NEI FUMETTI E NEI MITI
La mela di Biancaneve
Gli spinaci di Braccio di Ferro
La crema di crema alla Edgar
La mela di Paride
Il Fagiolo Magico
Le noccioline di Super Pippo
La birra di Homer
Il Formaggio di Tom e Gerry
Gli insettini di Timon e Pumba
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Noi siamo costantemente inseriti in discorsi, modi di dire, idee e pensieri che
riguardano il cibo, questo per L’ALTO VALORE SIMBOLICO E
RELAZIONALE CHE IL CIBO RICOPRE, come vedremo meglio nel prossimo
incontro.
E’ proprio in virtù di questo che parlare di diete, stile alimentare e restrizioni senza
prendere in considerazione il valore e il significato che ognuno di noi dà al cibo,
oltre ad essere controproducente, rischia di essere inutile.
L’altra grande fonte da cui impariamo il significato, gli usi e le possibilità del cibo è
la FAMIGLIA.
Cominciamo ad analizzare il peso della cultura familiare sul nostro modo di
considerare l’alimentazione.
COSA MI HA INSEGNATO LA MIA FAMIGLIA SUL CIBO?
E’ un piacere? E’ una necessità? E’ un bene prezioso?
Va gustato da soli o in compagnia?
E’ meglio il dolce o il salato? La carne o il pesce? Leggero o condito?
Dalla famiglia noi abbiamo ricevuto una tradizione alimentare, un gusto preferito,
delle abitudini, delle ricette tradizionali, che ci accompagnano e che costituiscono la
base delle nostre successive elaborazioni sul cibo.
Per verificare quanto detto finora, proviamo a ragionare sulle cose che amiamo di più
mangiare e sulle nostre abitudini alimentari:
In che modo sono simili a quelle provate in famiglia?
In che modo si differenziano?
Chi ci ha fatto provare per la prima volta una cibo che amiamo molto?
Non si dice che come cucina la mamma nessun altro è in grado?
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