anatomia del katana
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anatomia del katana
ANATOMIA DEL KATANA Il katana classico può essere considerato una sciabola con una impugnatura atta ad essere afferrata con ambedue le mani, particolare questo che imposta praticamente tutta la tecnica schermistica con quest’arma. Essa è composta da due parti separabili: la lama (Mi) con la sua caratteristica curvatura (Sori), e l’impugnatura (Tsuka), divise da una piccola elsa di forma rotondeggiante (Tsuba). La sua lunghezza totale è di circa una metro, mentre il peso può superare il chilo TSUKA L’impugnatura risulta costituita da due pezzi di legno (Honoki) di magnolia della lunghezza di 25-30 cm, di forma emiovalare, riportante ciascuno una depressione mediana sul lato dritto che andando a combaciare con l’omolaterale, porta alla formazione di un canale interno per l’alloggiamento del codolo della lama. Gli honoki uniti sono rivestiti con pelle di razza o squalo (Samè) su cui viene avvolto ed intrecciato un robusto nastro di seta colorata ( di solito nero) detto Tsukaito. L’intrecciatura dello tsukaito è fatta in modo da formare degli spazi vuoti intervallati regolarmente a delle nodosità il cui compito è quello di rendere la presa della mano più sicura. A tale scopo tra samè e tsukaito sono introdotti due amuleti in metallo o ceramica detti Menuki, dei quali, osservando l’impugnatura dall’alto, uno è disposto sul lato sinistro anteriormente e l’altro sul lato destro posteriormente. Entrambe offrono un maggior appiglio alle dita dello schermitore. I menuki possono avere forme semplici od essere delle vere e proprie opere in miniatura, con raffigurazione di draghi od altri animali fantastici, nonché simboli di clan o di carattere esoterico. All’estremità libera dell’impugnatura c’è il pomolo (Kashira) anch’esso tenuto unito alla tsuka mediante lo tsukaito che lo attraversa grazie a due occhielli laterali (Shitodome). È di solito in metallo lavorato a sbalzo, con motivi decorativi che si rifanno a quelli dei menuki, dello stesso metallo e di egual fattura artistica è anche il Fuchi, il collare dell’elsa, una ghiera posta all’estremità della tsuka guardante la lama e avente un fondo per il quale passa la parte terminale della lama. tsukaito fuchi kashira menuki TSUBA L’elsa è in metallo lavorato le cui decorazioni sono in sintonia con quelle dell’intera impugnatura, possiede una forma perlopiù circolare del diametro di circa otto cm. Consta di una fessura centrale oblunga per il passaggio del codolo della lama detto appunto Nagako-ana. Sul suo corpo si apprezzano di solito uno o due fori laterali che servono ad alloggiare due piccoli stiletti: il kozuka inserito nel fodero sul lato ura ed il kogai uno spillone,di solito stemmato,disposto lungo il lato omote dell’arma (rispettivamente destro e sinistro guardando la spada mentre viene impugnata). Mentre il primo è un vero e proprio coltello ad un solo filo, il secondo possiede una lama lunga e stretta e poteva servire come utensile in varie circostanze: per mangiare, per grattarsi sotto l’armatura o, lasciandolo nel corpo di un nemico, per apporre la propria firma sulla sua uccisione. La tsuba può avere un vero e proprio valore artistico e molti furono i cesellatori che si dedicarono alla loro esclusiva fabbricazione. Essa infatti puòessere facilmente smontata e sostituita, fatto questo che ne alimentò molto la produzione. In stretto contatto con il nagako-ana della tsuba ci sono due piastrine metalliche chiamate Seppa aventi forma ovalare e provviste di apertura centrale per il passaggio della lama: sono degli spaziatori il cui compito è di ridurre gli attriti tra le parti metalliche dell’impugnatura, l’elsa ed il piatto della lama, infatti si trovano collocate sulle due facce della tsuba. Un elemento importantissimo per la conservazione della lama è un fermo in rame applicato prima del codolo, il suo nome è Habaki. Esso viene battuto e sagomato direttamente sulla lama ed ha il compito di assicurare una perfetta tenuta tra fodero ed impugnatura MI La lama si presenta composta da due lati piatti distinti come si è detto in omote ed ura (rispettivamente sinistro e destro brandendo l’arma). Il lato superiore, spesso ed appiattito porta il nome di Mune ed è il "dorso della lama", mentre il lato inferiore reca il filo ed è chiamato Hasaki. La concavità del dorso, cui fa eco la convessità del filo, determina la caratteristica fattura sciabolare nota col nome di Sori. Il piatto lamare si può considerare diviso a metà da una costolatura longitudinale detta Shinogi determinante una zona superiore ed una inferiore note rispettivamente come Shinogi-ji ed Hira o Jigane. Lo shinoji-ji si trova subito sotto il dorso e si presenta levigato a specchio o recante delle decorazioni incise (Horimono). Una particolare forma di horimono è senza dubbio lo Hi, uno sguscio longitudinale a mò di scanalatura la cui funzione, benché di natura pratica, non può far a meno di suscitare una nota di raccapriccio. Tale accorgimento infatti sembra servisse per far incontrare alla lama minor resistenza durante la penetrazione in un corpo ed al contempo drenare il sangue della vittima in modo da poter essere facilmente asportato una volta estratta questa dalle carni. Truculenze a parte, sicuramente lo hi contribuisce ad alleggerire il peso complessivo dell’arma ed a migliorarne l’elasticità. Proseguendo oltre lo shinoji, verso il filo,si incontra la zona temprata (Jigane) che possiede caratteristiche di robustezza necessariamente maggiori rispetto alla zona sovrastante invece più elastica. Il suo aspetto è satinato e l’elemento più importante è una fascia ad alta temperatura nota come Ha o Yakiba. Durissimo,lo yakiba è delimitato superiormente da una linea ben marcata che può avere un andamento continuo o ritmicamente ondulato a seconda della fabbricazione. Queta linea è detta Hamon o linea dello yakiba. La robustezza eccezionale dello yakiba fa si che esso degradando in spessore verso il limite inferiore della lama, porti quello che è infine l’espressione più importante di una spada cioè il filo o Hasaki. Notoriamente il filo di una spada giapponese è in grado di compiere tagli al limite della perfezione e di dividere elementi di estrema durezza senza quasi risentirne. La punta è acuminata superiormente e porta il nome di kissaki. È evidente una linea di separazione tra lama e punta detta Yokote subito dopo il Monouchi (ultimi dieci centimetri di lama prima del kissaki). Il filo è arcuato inferiormente e si collega in naturale continuazione con quello della lama. La linea di hamon segue l’andamento curvilineo della punta e porta il nome di Boshi, mentre superiormente lo shinoji va a morire verso il mune (Koshinoji). Il codolo della lama o Nagako si infila ad incastro nella tsuka e possiede parecchi elementi buoni per l’identificazione del manufatto. La sua lunghezza è variabile a seconda della scuola di fabbricazione e ciò consente già una prima classificazione dell’arma. Presenta una estremità arrotondata detta Shiri ed in prossimità della giunzione con la lama due scalini: uno sul versante del dorso (Munehachi) e l’altro su quello del filo (Hamachi), sui quali va ad incastrarsi l’habaki. Sul corpo ci possono essere uno o due fori chiamati Mekugi-ana per dove passano i perni trasversali (Mekugi) che vanno a bloccare la lama al manico di legno. Detti perni (solitamente uno) sono apprezzabili sulla tsuka. Presenti anche delle incisioni di rifinitura o Yasurime e la firma dell’armaiolo (Mei) sul lato omote. SAYA L’ultimo elemento della spada è il suo fodero in legno di magnolia, costituito da due valve fissate tra loro con colla di riso. Ha quindi una sezione ovale e una forma che ricalca il sori della lama, una lacca pregiata (Urushi) con funzioni protettive oltre che decorative lo riveste completamente. Il Saya consta di pochi elementi di rilievo come: l’anello ligneo (Kurigata) posto sul lato omote subito sotto l’imboccatura, passa un cordone di seta (Sageo) il cui compito e quello di assicurare il fodero alla cintura. Rara la presenza di un uncinatura lignea (Soritsuno) posta sotto il kurigata deputata al compito di fermaglio del cordone. L’anello di rinforzo all’imboccatura è chiamato Koiguchi e di solito è in corno di bufalo in quanto deve sopportare i passaggi della lama senza rischiare delle abrasioni. Il fondello o Kojiri è di semplice fattura e si uniforma al resto del fodero.