Signor Presidente, signore e signori, è un grande onore per il mio

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Signor Presidente, signore e signori, è un grande onore per il mio
Signor Presidente, signore e signori,
è un grande onore per il mio Paese, per l’Italia, essere qui oggi. Vorrei ringraziare la
Repubblica Federale Democratica d’Etiopia e il Presidente dell’Assemblea Generale,
Sam Kutesa, per avere ospitato e organizzato questa importante Conferenza. Voglio
anche ringraziare il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che mi
aveva invitato qui qualche mese fa, mentre ci trovavamo insieme in un’importante
missione nel sud del Mediterraneo, per osservare il lavoro svolto dalla nostra Marina,
la Marina Italiana, per salvare la vita di migliaia di migranti che dall’Africa tentano di
attraversare il mare verso l’Europa.
Come italiani, salviamo esseri umani, perché crediamo nei valori umani e nel rispetto
della vita umana.
Il 2015 sarà, nelle parole del Segretario Generale ONU, un “anno seminale” per lo
sviluppo. Sono assolutamente d’accordo. Questa Conferenza è molto importante ed è
la prima di una serie di eventi che dovranno cambiare la nostra visione dello
sviluppo. Dovranno rafforzare la nostra determinazione a costruire un mondo
migliore.
Molto è stato fatto nell’attuazione dell’Agenda per gli Obiettivi di Sviluppo del
Millennio (MDGs) ed ora stiamo elaborando un nuovo quadro per uno sviluppo
davvero sostenibile. Ma, mentre elogiamo i progressi ottenuti dalla comunità
internazionale nell’ultimo decennio, abbiamo ancora davanti a noi una serie di crisi
economiche, sociali, politiche ed ambientali. Non siamo ancora giunti alla meta.
Ero un giovane ragazzo quando gli MDGs nell’anno 2000 rappresentarono il
principio, il punto chiave per le mie prime esperienze politiche. Ora che sono
Presidente del Consiglio credo che ciò sia ancora più importante che in passato.
Perché, partendo da qui, possiamo finalmente creare un mondo migliore.
E mentre guardiamo con speranza a un mutamento paradigmatico verso un cammino
di sviluppo sostenibile universale, di trasformazione ed integrato, dobbiamo
domandarci chi è rimasto indietro e se l’Agenda MDGs è pienamente realizzata.
Signor Presidente,
il motivo per il quale sono qui – e mi scuso per essere arrivato più tardi del previsto,
ma abbiamo trascorso un’intensa nottata ieri a Bruxelles per salvare l’Europa e per
cercare di coinvolgere l’economia greca verso una nuova strategia – il motivo per il
quale sono qui è perché la Conferenza di Addis Abeba è il primo passo verso il
compimento degli MDGs e lo spostamento verso un paradigma di sviluppo più
ambizioso.
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E’ il primo passo anche perché qui vi sono le basi per una nuova partnership globale.
Un nuovo impegno internazionale dove possiamo mettere in comune tutte le nostre
risorse, le nostre esperienze e le nostre culture per rispondere e per superare le
importanti sfide che dobbiamo affrontare.
Il motivo per il quale sono qui è perché Addis Abeba è in Africa, è la sede
dell’Unione Africana ed ospita la Commissione Economica ONU per l’Africa. Il
continente africano simboleggia la lotta per lo sviluppo globale. Ma offre anche una
visione delle potenzialità di questa lotta. E’ qui che dobbiamo impegnarci a risolvere
problemi, a superare le difficoltà, a trovare modi migliori per trasformare potenzialità
in realtà. Questo è il motivo per il quale ho deciso di essere di nuovo in Africa subsahariana, per la seconda volta in un anno; perché credo che l’Italia possa essere un
ponte. Lo dimostra la geografia. Un ponte tra l’Europa e l’Africa, nel cuore del
Mediterraneo, ma con lo sguardo rivolto verso le grandi potenzialità di questo
continente.
Un’ulteriore ragione per la quale sono qui è perché il mio Paese, l’Italia, sa cos’é la
solidarietà. Lo dimostra ogni giorno, salvando migliaia di vite di migranti che
giungono dalle coste settentrionali dell’Africa. Assicurando la prima assistenza.
Dando loro un’opportunità e la speranza.
Ma la vera sfida che abbiamo dinanzi non è solo quella di salvare vite, di salvare
degli esseri umani, come è del resto nel nostro DNA. La sfida è anche quella di creare
lavoro, dare nuove prospettive di speranza qui, costruire una visione diversa del
mondo, qui. Questa gente, “gente senza una patria” come ha detto Papa Francesco,
che fugge da situazioni di povertà, di bisogno, di conflitto, di persecuzione. Gente che
è alla ricerca di un futuro migliore, che cerchiamo di costruire qui. Mentre ci
parliamo, rafforziamo i nostri legami e rafforziamo la nostra cooperazione. Ma
dobbiamo fare di più. Dobbiamo guardare alle cause profonde che obbligano i
migranti a lasciare le loro famiglie. Dobbiamo investire sull’Africa, non solo con i
grandi gruppi economici, ma con le PMI – l’Italia è ricca di PMI. Questa credo sia la
strategia da seguire per i prossimi decenni.
Il mio Paese ha una grande responsabilità, per il suo passato, per il suo presente. Ma
il nostro impegno è quello di creare un futuro insieme.
Negli ultimi due anni abbiamo aumentato il trend del nostro Aiuto allo Sviluppo
(ODA). Sono determinato a continuare in questa direzione. L’Italia terrà fede alle
proprie responsabilità internazionali, per affrontare le grandi sfide ai diritti umani,
alla sicurezza, alla prosperità.
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Il Governo italiano è pertanto impegnato ad aumentare il proprio ODA e a rilanciare
la propria attività di cooperazione allo sviluppo. La Legge di bilancio per il prossimo
triennio, che sarà esaminata dal Parlamento il prossimo settembre, conterrà
cambiamenti netti in questa direzione. Guardiamo al 2017, quando l’Italia ospiterà e
avrà la Presidenza del G7, con l’obiettivo di essere una delle più importanti nazioni
del G7 per quel che riguarda l’ODA e la cooperazione allo sviluppo.
Il mese scorso abbiamo ospitato a Expo Milano una Conferenza Ministeriale dei
Paesi Meno Sviluppati dell’Africa che ha adottato la Carta di Milano. Il prossimo
ottobre, di nuovo a Expo, organizzeremo, in cooperazione con le Nazioni Unite, una
Conferenza Ministeriale dei Piccoli Stati Insulari in via di Sviluppo, con l’obiettivo di
fare il punto sui progressi fatti dopo la Conferenza di Samoa lo scorso anno; ed un
evento ad alto livello sul ruolo della finanza e dell’innovazione per stimolare gli
investimenti e la produzione nei settori agricolo e agroalimentare, con l’obiettivo di
promuovere la sicurezza alimentare e la crescita inclusiva.
Il G7 sarà la sede nella quale, con la Presidenza italiana nel 2017, dimostreremo i
risultati in questa direzione.
Signor Presidente,
sono qui ad Addis Abeba anche perché ci troviamo dinanzi a un contesto di sviluppo
nuovo ed in evoluzione. Il mondo cambia e la sfida del finanziamento allo sviluppo
assume una nuova dimensione. Molti Paesi hanno conosciuto straordinarie
performance economiche negli anni passati. Ma credo che questo sia il momento per
investire in una nuova strategia. I nostri partner nella cooperazione necessitano dei
nostri consigli, della nostra guida tecnica: nel settore della tassazione, nella
programmazione della spesa pubblica, nelle politiche industriali e sociali,
nell’organizzazione del sistema sanitario, nel settore dell’educazione, nella creazione
di condizioni che assicurino accesso al cibo e all’acqua per tutti.
Un’area nella quale possiamo e vogliamo offrire la nostra esperienza è quella del
sostegno agli investimenti e alla crescita del settore privato. Abbiamo molto da
offrire. Non solo grazie al nostro sistema basato sulle PMI, ma anche perché tra le
iniziative che abbiamo promosso in questo campo vi è la creazione di una Banca
Italiana per lo Sviluppo. In un evento a margine, oggi, presenterò la nuova
Istituzione, creata nell’ambito di Cassa Depositi e Prestiti, perché crediamo che
questo è l’unico modo per incoraggiare le PMI a investire in questa direzione con
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determinazione. Ma dobbiamo anche cooperare nella cultura, nella ricerca,
coinvolgendo gli studenti. Credo che viviamo in un tempo nel quale il mondo globale
è ricco di giovani ragazze e ragazzi che credono negli stessi valori umani. Se il
mondo è pieno di tali potenzialità nelle nuove tecnologie per esempio, dobbiamo
investire negli scambi tra studenti, nella ricerca e nella cultura, nell’innovazione per
le università. Il Paese che rappresento ha le proprie radici in una grande cultura. Ma
credo che la grande sfida per questo grande Paese non sia solo ricordare il passato. E’
costruire una strategia per il futuro; è costruire opportunità per le nuove generazioni.
Questo è importante in un luogo dove si parla di cooperazione.
Non possiamo parlare di cooperazione dinanzi al mondo solo “alla vecchia maniera”.
Dobbiamo investire nell’esperienza dei centri internazionali di ricerca, che ospitiamo
per esempio a Trieste, Roma, Firenze, Venezia. Molte città del mio Paese sono pronte
a lavorare con tutti voi in questo ambito.
E concludo, signor Presidente. Sono qui oggi anche per ribadire la nostra attenzione
verso l’importanza di un nuovo, concreto sistema di assistenza internazionale. Mi
riferisco ai Paesi meno sviluppati, ai quali deve andare maggiore sostegno per creare
le condizioni base per il decollo del loro processo di sviluppo. Penso ai Piccoli Stati
Insulari in via di Sviluppo che rischiano la loro esistenza. Penso ai Paesi in situazioni
di conflitto, i quali necessitano sostegno internazionale per potere eradicare
l’estremismo e l’intolleranza, per rifondare società che possano così vivere in pace e
nella stabilità. E sono qui anche per rivolgere un appello a tutti gli attori nel settore
dello sviluppo presenti nel mio Paese perché muovano in questa direzione.
La nuova legge italiana sulla Cooperazione allo Sviluppo riconosce appieno la varietà
e il ruolo di questo ampio ventaglio di attori. Per la prima volta, in Italia il Ministero
degli Affari Esteri si chiama Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione
Internazionale. Per la prima volta nella storia del mio Paese. Non è solo un
cambiamento di nome, non è una rivoluzione fonetica. E’ un messaggio per tutti.
Signor Presidente,
tornando alla definizione del Segretario Generale del 2015 come anno seminale, sono
qui ad Addis Abeba anche perché dobbiamo guardare al futuro e seminare speranza.
Questo è anche il messaggio che proviene dall’Esposizione Universale, Expo Milano
2015. La gran parte dei Paesi qui rappresentati partecipano. Il motto di Expo 2015 è
stato scelto più di otto anni fa. “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. E’ stato un
messaggio visionario; ora è un messaggio del nostro tempo!
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Dobbiamo investire nell’agricoltura, nel settore alimentare, nello stile di vita, in un
diverso approccio alla vita. Questo è il messaggio di speranza che vogliamo
trasmettere qui oggi ed è lo stesso messaggio che l’Italia porterà al Vertice
sull’Agenda post-2015 a New York, in settembre. Creare posti di lavoro per
combattere la povertà, ma anche investire nella cultura, nel settore agricolo,
nell’educazione, per dare speranza alle nuove generazioni. Questo è l’impegno del
mio Paese. Questo è l’impegno dell’Europa.
Grazie.
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