i re delle carte al microchip - Publicenter
Transcript
i re delle carte al microchip - Publicenter
______________________________________________________________________________ 25 Giugno 2005 I RE DELLE CARTE AL MICROCHIP Mucelli: “Voliamo coi top gun” Quando la ‘razza Piave’ sposa la creatività del modello emiliano, nascono aziende dall’alto contenuto di high tech che il mondo ci invidia. È il caso di MF Group, la holding bolognese (la sua sede è a Calderara di Reno, nel primo hinterland del capoluogo) leader nella produzione di card a banda magnetica e con il microchip incorporato, quelli di ultima generazione utilizzabili in un ampio ventaglio di applicazioni. Addirittura con una microantenna per il controllo a distanza. La storia Il gruppo nasce 12 anni fa a San Donà di Piave (Venezia). Flaviano Mucelli è un imprenditore di prima generazione: classico esempio dell’imprenditorialità veneta. Fonda la Omim Industriale specializzata nella produzione di griglie e cestelli per frigo e gelati, con una divisione che sforna sedie in metallo per uffici. I figli di Flaviano, Alberto (oggi 42 anni) e Sandro (36) si trasferiscono a Bologna dopo la decisione del padre di vendere l’azienda nei primi anni ’90. Già, ma cosa c’entra tutto questo con le card? «Questo settore mi appassionava – racconta Alberto Mucelli, presidente della MF Group e amministratore delegato della Cim, un’azienda a Rioveggio (recentemente abbiamo realizzato un nuovo stabilimento con 20 milioni di investimenti) e un’altra a Varese, specializzata nella produzione di macchine per fare le card -; anche per gli studi e la laurea in economia aziendale a Venezia. Così io e mio fratello abbiamo deciso di investire in piccole aziende perché avevamo intravisto prospettive e competenze. Nel 1993 rileviamo Cim, nel ’94 Publicenter (oggi leader europeo nella produzione di plastic card) e nel ’95 Technicard System (Varese). Così, nel 1995, nasce il gruppo MF dalle iniziali di nostro padre». Il business Perché le card? «É stata un’opportunità che faceva intravedere ottime prospettive, e anche le successive acquisizioni sono state fatte in questa ottica». Publicenter fa le card con il chip negli stabilimenti di Rioveggio con 110 dipendenti e alla Technicard, oggi Publicenter, con 120 dipendenti. E Cim? L’azienda di Calderara costruisce macchine speciali per personalizzare le card. «Va bene fare acquisizioni, sviluppare il prodotto e la tecnologia e investire risorse – continua Alberto Mucelli – ma per chiudere il cerchio dobbiamo offrire al cliente tutte le soluzioni: non solo la card con il chip ma anche la card personalizzata come le carte di credito, quelle per la grande distribuzione, pedaggi autostradali, card per gli abbonamenti delle reti urbane, parcheggi e un numero vastissimo di associazioni, club, come per Trenitalia per Eurostar, ma anche per compagnie petrolifere. Ecco, ______________________________________________________________________________ possiamo dire che mentre in Italia controlliamo il 35% del mercato con le card, il settore macchine è più polverizzato, vale circa il 40% del mercato». Il problema, al quale Alberto dedica la maggior parte della sua giornata di lavoro, è come tenere il passo con la competizione tecnologica. «Per le card c’è stata grande attenzione all’automazione del ciclo produttivo. Questo impatta sul costo del prodotto, quindi sulla capacità di competere sul prezzo. Mentre per Cim l’attenzione è più spinta allo studio del prodotto: una forte ricerca con ingegneri addetti a R&S per trovare le soluzioni migliori. Ma entrambi i business richiedono una forte propensione all’export». Per le carte la percentuale che va all’estero è pari al 40% su un totale di 400 milioni di card all’anno, mentre del migliaio di macchine prodotte la quota di export sale al 70%. «Le innovazioni tecnologiche di card e macchine sono legate – osserva Alberto Mucelli -. Oggi c’è una fortissima trasformazione in quanto la tecnologia delle carte con il chip è stata lanciata sui mercati mondiali grazie alle carte di credito di nuova generazione tipo Visa e Mastercard. I chip? Li compriamo in gran parte da Stm Microelectronics. Il chip più raffinato costa più di 5 euro, poi dipende dalla quantità… Oggi, grazie a Visa e Mastercard che sono leader dell’ultima generazione, queste card con il chip stanno attraversando un autentico boom». E il futuro? «É già entrato nelle nostre aziende con la tecnologia RFID (Radio Frequency Identification): con un chip e una microantenna invisibile, ‘annegata’ all’interno della carta che permette di trasmettere e ricevere un segnale. Ecco una possibile applicazione pratica: il telepass è un sistema di informazione per trasmissioni a distanza. Questo tipo di card ha un grande successo perché velocizza il riconoscimento del sistema. Un’altra applicazione riguarda i trasporti, come bus e metrò. È importante salire e pagare velocemente. Il grande interesse per questa tecnologia (siamo gli unici in Italia a produrla) è stato confermato poche settimane fa in una convention dove è stata presentata ai 500 più importanti manager della grande distribuzione. E c’è uno sviluppo che potrebbe essere sinergico, elevando sensibilmente il valore tecnologico. Stiamo collaborando con Datalogic che ha messo a punto un sistema di riconoscimento dei pacchi a distanza. Così si passa dal ‘vecchio’ codice a barre, all’etichetta con l’antennina incorporata. Insomma la tecnologia ha fatto convergere settori paralleli». Dove si sta rafforzando MF Group? «Soprattutto nel marketing e nella distribuzione: abbiamo messo nel mirino i Paesi dell’Europa e anche Middle East e Africa: i nuovi grandi mercati emergenti. Anche per questo abbiamo dei punti di riferimento precisi come i quattro grandi colossi francesi. Un nome per tutti? Axalto. Sono avanti a noi perché hanno realizzato autentici centri di sviluppo e applicazioni per smart card. Per le macchine, invece, il leader numero uno è la Datacard (Minneapolis), nel Minnesota. Sono partiti 30 anni prima di noi e hanno potuto sviluppare macchine molto performanti. Ma pian pianino ci stiamo avvicinando». Il mercato La grandissima accelerazione della diffusione delle card è nei settori identificazione, finanziario, trasporti e grande distribuzione. E a breve MF lancerà sul mercato il telepass prepagato. Gli Stati Uniti? «Esportiamo sui 5 milioni grazie ad una nostra concessionaria in Florida. Non è una grande cifra ma ci riempie d’orgoglio perché le nostre macchine servono l’industria come la Ford per le etichette identificative del veicolo, ma anche le targhette di identificazione che i militari Usa portano appese al collo. Se vediamo un pilota di F-18E che sta preparandosi ad una missione su una portaerei, al collo, sulla tuta di volo, si vede bene la nostra targhetta». E l’ambiente imprenditoriale bolognese? «Il pregio assoluto di Bologna e dell’Emilia è questa straordinaria e unica forza diffusa capillarmente delle Pmi. Lungo la strada dove sorge il nostro ______________________________________________________________________________ stabilimento ci sono decine di aziende di alta tecnologia. Ecco il vero valore, forse irripetibile, di questa terra che trovo molto interessante, anche attenta all’innovazione. Certo, anche da queste parti il cambiamento è alle porte. Forse alcune aziende non hanno saputo o potuto innovarsi, cambiare produzione o riconvertirsi. Devono farlo se non vogliono uscire dal mercato globale». E il fratello Sandro (appassionato di corse automobilistiche, domenica scorsa a Monza ha vinto con una Ferrari 360 la prova del campionato monomarca) vive tra Bologna, San Donà di Piave e Varese dove c’è l’altro stabilimento di Publicenter. «Forse rappresentiamo la conferma che esistono ancora generazioni giovani che continuano e sviluppano con lo stesso impegno e passione il lavoro dei padri – continua Alberto -. Se poi mi chiede come occupo il tempo libero, le anticipo una risposta banale. Lavoro anche al sabato, purtroppo trascurando a volte la famiglia. E se ho un’ora di tempo libero faccio un po’ di sport». Quali sono alcuni fra i clienti di maggior prestigio del gruppo MF? «Forniamo le carte telefoniche di Telecom, Wind, H3G, Vodafone. Ma guai a stare seduti sugli allori perché sul mercato in pochi anni ci sarà la ricarica elettronica del telefonino. Abbiamo recentemente stipulato un accordo per la fornitura a Shell di 6 milioni di fidelity card per tutta Europa, forniamo le card a banche del Medio Oriente, dell’Egitto e della Grecia. Ecco ci vorrebbe più massa critica a livello europeo. Proprio per questo noi guardiamo soprattutto alla Francia, alla ricerca di possibili partner. Tra questi al numero uno dei quattro top leader d’Oltralpe. Così avremmo una rete commerciale ideale e potremmo assicurare maggiore flessibilità operativa al gruppo. La nostra dimensione non è ancora quella ideale – puntualizza -, abbiamo una forte capacità produttiva da sfruttare per il settore card, ma la nostra è più una ricerca reddituale che non di fatturato. E ci stiamo preparando a fare quello che abbiamo in mente per l’immediato futuro: guardiamo con grande attenzione l’evoluzione tecnologica del mondo informatico per mantenere e rafforzare le nostre aree di eccellenza. Il nostro domani si gioca nella capacità di interpretare e osservare l’innovazione di nomi come Microsoft e Stm. Guardi che il nostro è un comparto industriale dove se ci si ferma un istante si rischia di ritrovarci distanziati anche di anni, difficili da recuperare». ______________________________________________________________________________ LA TECNOLOGIA I francesi hanno aperto la strada La prima carta di credito con banda magnetica ha fatto la sua comparsa negli Usa alla fine degli anni Cinquanta, ed è stato uno strumento fondamentale per lo sviluppo del credito al consumo. In Europa la carta magnetica sbarca negli anni Settanta con le prime iniziative internazionali legate a nomi come Visa e Mastercard o American Express. Ma il vero salto di qualità arriva grazie all’intuizione di un ingegnere francese, Roland Moreno, che in largo anticipo brevettò i primi microprocessori inseriti nella card di polivinile. Tuttavia sono stati necessari più di 20 anni per industrializzare e affinare ulteriormente il sistema, grazie alla continua miniaturizzazione del chip e al forte sviluppo delle tecnologie informatiche, che vede Cim all’avanguardia nel mondo. La Francia è leader per volumi e capacità di sviluppo, grazie anche al forte supporto a questo settore industriale da parte dello Stato, che ha favorito la diffusione di card telefoniche con microchip, oltre a tutte le carte bancarie. Ma come si produce una card con il microchip e l’antennina radio incorporata? Si parte da un foglio di plastica sottile (lo spessore è notevolmente inferiore al centimetro) che viene stampato con speciali macchine per il fissaggio dell’inchiostro sulla plastica, grazie ad un processo di polimerizzazione. Il chip viene posizionato sulla plastica con macchine di grandissima precisione in un ambiente controllato per temperatura costante e assenza di polvere. Se è prevista l’antenna, questa viene inserita su un foglio di plastica sottilissimo (10 micron) e successivamente inserito tra due fogli stampati di Pvc. Ogni card dell’ultima generazione viene sottoposta a cicli di controllo rigorosissimi per assicurarne durata e funzionamento. MF Group impiega nella ricerca 15 ingegneri elettronici e informatici laureati nelle università emiliane. LA STRATEGIA Il segreto? Investire in ricerca Come vanno i conti di MF Group? Il fatturato consolidato del 2003 ha registrato 45 milioni con un margine operativo di 7,4 milioni. I dati del 2004 hanno accusato una flessione (41 milioni) a causa soprattutto della svalutazione del dollaro nei confronti dell’euro che ha non solo diminuito il valore dell’export, ma anche dato un vantaggio competitivo ai concorrenti d’Oltreoceano, soprattutto del Far East: anche le valute dell’Estremo Oriente si sono svalutate rispetto alla moneta unica europea. Tuttavia il margine operativo è aumentato attestandosi a 8,3 milioni. E le prospettive per il 2005? Il giro d’affari previsto è sullo stesso livello dell’anno scorso (con qualche possibile scostamento all’insù) e la conferma del margine operativo. Ma come si compone il fatturato di MF Group? Il singolo prodotto che alimenta la quota maggiore del fatturato (circa il 30%) è la card per la telefonia mobile, che Publicenter fornisce a quasi tutti i gestori nazionali ed alcuni esteri in fase di crescita. Altri due segmenti importanti sono i sistemi per la personalizzazione delle card, soprattutto quelle per la grande distribuzione. E Cim? Il mercato per personalizzare le card è stabile, ma si prevede un incremento in relazione alla realizzazione di progetti sui documenti di identità e sulle carte di credito con i microchip. Ogni anno MF investe in R&S per sistemi di personalizzazione il 10% del fatturato. Secondo Alberto Mucelli, le più interessanti opportunità si evidenzieranno tra il 2006 e il 2007 con la realizzazione dei grandi progetti legati anche al mondo dei trasporti pubblici. Il valore del gruppo per il mercato italiano (dove non ci sono competitori con le stesse caratteristiche) vale sui 25 milioni. E i dipendenti? Sono 310, con una graduale, anche se lenta, crescita specie per le ‘intelligenze’, e l’età media è inferiore ai 30 anni.