Un tempo i laghi in Trentino erano così
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Un tempo i laghi in Trentino erano così
Val di Ledro l'Adige sabato 29 settembre 2012 Un tempo i laghi Ampola in Trentino erano così In fondo alla val di Ledro il biotopo rilanciato dalla Provincia nel 2005 dopo la bonifica dell’intera area e la cancellazione di una discarica Qui sotto il laghetto d’Ampola nella sua interezza, ripreso nel 2007 da Romano Magrone in occasione di «Ledro Educational», iniziativa che coinvolse il biotopo ledrense PAOLA MALCOTTI N infee, giunchi e canne. Non un disordinato intreccio di erbe in ammollo, ma un anello continuo attorno allo specchio d’acqua. Un mondo tra i mondi, dove la terra non è più terra e il lago non è ancora lago. Qui l’ambiente terrestre e quello acquatico si toccano e si sovrappongono, le specie di terra incontrano le specie d’acqua, mentre altre forme viventi rappresentano l’esclusività di questo luogo di passaggio. La flora e la fauna si compensano, formando insieme una comunità ricca e peculiare: le piante offrono cibo e rifugio a molti animali, e allo stesso tempo depurano l’acqua nella quale crescono e vivono, arricchita di nutrienti rilasciati dagli animali stessi. Il lago d’Ampola - posto sul fondo della valle omonima, all’estremità occidentale della valle di Ledro, quasi sul confine con il territorio di Storo - rappresenta un ambiente di grande interesse dal punto di vista naturalisti- Sotto tutela dal 1986, biotopo dagli anni Novanta. Ogni anno 5 mila visitatori al Centro aperto da maggio a settembre. Il Comune di Ledro vuol fare del laghetto una rampa di lancio per Tremalzo di un ambiente altrove plasmato in zone agrarie, industriali o urbane. Tra gli esemplari della vegetazione presente al lago d’Ampola, in grande quantità si trova la ninfea gialla, pianta acquatica dalle foglie galleggianti, cuoriformi e dagli splendidi fiori di colore giallo intenso, in fioritura da maggio a agosto; la cannuccia da palude, una graminacea dai fusti esili e slanciati, alti fino a 3 metri, che compone gran parte del canneto dove l’acqua è poco profonda; l’elleborina palustre, una piccola pianta dai fiori delicati appartenente alla famiglia delle Orchidaceae. Questa ricchezza di situazioni vegetazionali permette al lago di ospitare una fauna molto ricca. Vi vivono varie specie di pesci, per la maggior parte costituite da entità legate ad acque scarsamente ossigenate, come appunto quelle dei laghi-stagni. Presso le rive e nelle pozze dei prati umidi tutt’attorno in primavera si radunano centinaia di esemplari di rane di montagna, lunghe 8 centimetri, di colore bruno-giallastro, e di rospo comune (Bufo bufo), che si accoppiano e depongono le uova prima di ritornare nei boschi circostanti. La ricchezza di pesci e di anfibi rappresenta poi una preziosa fonte di alimentazione per la biscia dal collare (Natrix natrix), un serpente legato agli ambienti di acqua stagnante. Tra le numerose specie di uccelli che vi si riproducono, le più interessanti sono quelle acquatiche: nel canneto nidificano indisturbati il Germano reale, dai colori sgargianti negli esemplari maschili, e la Folaga, oltre ad alcuni piccoli uccelli canori come la Cannaiola, piccolo uccello che, come dice il nome, si nasconde nel canneto, ed insetti, come la libellula. sitatori. La balneazione non è consentita. Ma anche se non vi fosse il divieto, sarebbe impossibile fare il bagno visto che è poco profondo e le sponde sono inaccessibili, adatte più alle necessità e abitudini degli uccelli acquatici, degli anfibi e dei rettili che a quelle degli esseri umani. Grazie ad una passerella sopraelevata che costeggia il lago è tuttavia possibile - camminando al di sopra del cariceto - visitare questo ambiente, ammirare la fioritura delle ninfee, “ascoltare” un ambiente umido in evoluzione, che racchiude fragili e interessanti tesori, vegetali e animali, osservare diversi minibiotopi presenti o seguire un percorso naturalistico. I l Centro visitatori - inaugurato nel 1995 - con percorsi guidati e contenuti multimediali, offre inoltre l’occasione di conoscere la storia del lago e gli elementi di biodiversità. Da maggio a settembre la struttura è aperta al pubblico e propone visite guidate e incontri con botanici ed esperti. Con circa 5.000 visitatori l’an- Il biotopo del lago d’Ampola, in fondo alla val di Ledro, è un esempio di intervento ambientale riuscito. Là dove erano evidenti i segni della presenza dell’uomo, compresa una discarica poco distante dall’area lacustre, è stato realizzato un biotopo che ci racconta come dovevano essere, un tempo, anche gli altri laghi trentini, con una linea di demarcazione sempre sfumata tra acqua e terra, come è ora evidente al lago d’Ampola no, il Centro svolge il compito di promuovere le aree protette del Trentino ed informare sulla ricchezza del territorio provinciale. Nel 2005 l’allestimento è stato completamente rinnovato: ora è più moderno ed essenziale, ampio spazio è dedicato all’interattività, dove si cerca di far partecipare in modo attivo il visitatore, coinvolgendolo in alcune semplici, ma interessanti esperienze. «Oggi, con la Rete museale e l’accordo tra Comune di Ledro e Ufficio biotopi della Provincia - l’osservazione dell’assessore alla cultura Alessandro Fedrigotti - si è dato nuovo impulso alle attività di tutela e valorizzazione del lago d’Ampola, che si uniscono a quelle di promozione e divulgazione scientifica che vedono come attore principale il Museo delle scienze di Trento. Il tutto in una prospettiva interessante per il futuro di questo luogo: il lago d’Ampola diventa infatti anche rampa di lancio per Tremalzo e per il suo Centro visitatori. Infine, la localizzazione del biotopo, facilmente raggiungibile tramite la ciclabile, ha un elevato appeal per famiglie, sportivi, giovani e anziani». D co: è infatti uno dei pochi specchi d’acqua trentini rimasti ancora allo stato originario, circondato com’è nel suo perimetro da fasce di vegetazione concentriche, tipiche di questi luoghi che ospitano una grande varietà di animali. Si tratta di una flora che rappresenta l’ambiente adatto alle esigenze di uccelli acquatici, rettili e anfibi - che qui trovano rifugio - che si confonde con praterie umide, prati falciabili e vegetazione boschiva dove la presenza umana è ridotta al minimo. In queste aree, il territorio, la vegetazione e la fauna, fra loro in equilibrio, formano variegati e complessi ecosistemi, vere oasi di naturalità all’interno ata la sua grande importanza naturalistica e ambientale, il lago d’Ampola è stato posto sotto tutela a partire dal 1986. Dopo l’istituzione a biotopo, negli anni Novanta il Servizio parchi e foreste demaniali della Provincia autonoma di Trento ha provveduto a rimuovere alcune gravi turbative ambientali effettuando una serie di importanti interventi di ripristino e miglioramento; in questo modo il lago d’Ampola si è riappropriato degli originari caratteri di naturalità, fino a recuperare appieno le sue potenzialità ecologiche. I principali tra questi interventi sono stati l’asportazione di una strada in terra battuta che tagliava la zona paludosa, la rimozione di una discarica, il rimodellamento della riva meridionale e la trasformazione di un piccolo edificio, prima destinato a fini turistico-ricreativi, nel Centro vi- I due laghi della valle erano uniti, li divisero i torrenti lla fine della glaciazione würmiana (18 mila anni fa circa) la valle d’Ampola e la vicina valle di Ledro ospitavano un unico grande lago. Questo si era formato a causa di uno sbarramento morenico situato all’estremità orientale della valle di Ledro, depositato dall’immenso ghiacciaio che occupava il Garda. Successivamente questa morena venne erosa e le acque defluirono determinando un forte abbassamento del A livello del grande lago. I depositi alluvionali dei torrenti Sacche e Massangla poi invasero la parte centrale del lago, dividendolo in due: il lago di Ledro e il lago d’Ampola, distanti tra loro una decina di chilometri. Quest’ultimo venne a sua volta diviso in due da un altro deposito alluvionale del torrente Bistì. Si formarono così il lago d’Ampola e il “piccolo laghetto”, che venne drenato per scomparire definitivamente pochi decenni fa. 39