Cambiaso, da Piacenza a Genova e ritorno

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Cambiaso, da Piacenza a Genova e ritorno
ABBONAMENTO ANNUO: PAGAMENTO ASSOLTO MEDIANTE QUOTA ASSOCIATIVA
RIVISTA UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE PIACENZA MUSEI (FEDERATA FIDAM) - PERIODICO - AGOSTO 2007 ANNO XII N. 2
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 45% COMMA 20/B - ART.2 LEGGE 662/96 - FIL. DI PC - NACOR - BOBBIO (PC)
IN CASO DI MANCATO RECAPITO SI CHIEDE LA RESTITUZIONE IMPEGNANDOSI A PAGARE LA TASSA DOVUTA
Cambiaso, da Piacenza a Genova e ritorno
Una interpretazione dell’antico mito di Apollo e Marsia
Il quadro Apollo
e Marsia di
Luca Cambiaso,
restaurato, è
attualmente in
mostra a Genova
L
a città di Genova ha
dedicato dal 3 marzo
all’8 luglio 2007 una
mostra al suo più illustre pittore
del Cinquecento. Il titolo Luca
Cambiaso: un maestro del
Cinquecento europeo già fa
comprendere come questo
pittore sia considerato dalla
più attuale valutazione della
critica storico artistica. Le
opere sono state selezionate
rigorosamente così come
i prestatori, italiani e stranieri;
musei, privati ed istituzioni
ecclesiastiche. Dalla provincia
di Piacenza è giunto un dipinto
sinora inedito; anzi, si tratta
di un quadro noto sino alla
Sommario
1-2 Luca Cambiaso: da
Piacenza a Genova
3 Il primo Cavaglieri
4-5 Dinastia farnesiana,
viaggio nel Viterbese
6 Cinque nuove carrozze
a Palazzo Farnese
8-10 Mecenatismo della
banca locale
10 Opere della Ricci
Oddi in mostra in
provincia
Luca Cambiaso, Apollo e Marsia, particolare (1565 circa) - Collezione privata piacentina
11 Il Parco archeologico
di Travo
www.piacenzamusei.it
Agosto 2007
Luca Cambiaso, Apollo e Marsia (1565 circa)
Collezione privata piacentina
seconda metà dell’Ottocento.
Faceva parte della collezione
Brignole Sale, esposto
nelle sale di Palazzo Rosso
a Genova, di cui si erano
poi perse le tracce. Si tratta
dell’illustrazione del mito
di Apollo e Marsia. Se ne
ricorda brevemente la
vicenda narrata da Ovidio
nelle Metamorfosi (VI, 382400). Il satiro Marsia aveva
raccolto da terra il flauto
gettato via da Minerva.
Suonandolo aveva osato
mettersi a confronto con
Apollo. Era inevitabile la
vincita della gara da parte
di Apollo ed il prezzo della
sconfitta fu terribile: lo
scorticamento. Cambiaso,
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nel corso della sua intensa
produzione figurativa, ha
spesso interpretato fatti storici
dell’epopea greca e romana,
ma ha anche riproposto gli
episodi mitologici accanto
ad una altrettanto copiosa
illustrazione di carattere
religioso. In questo caso è
il Mito ad offrire il motivo
della rappresentazione; se
ancora non si sa chi abbia
commissionato il quadro,
una tela di medie dimensioni
(179 x 113,5 cm) certamente
si nota come rappresenti
in chiave iconografica
un’espressione della
cultura tipica dell’epoca.
Soffermiamoci sulla lettura
dei singoli elementi della
composizione. Il paesaggio
boschivo appare come
sfondo delle due figure: il
tronco a cui è legato Marsia
emerge fra fronde fitte e
oscure, dipinte in modo
essenziale e vigoroso e la
cui matericità è condotta
con la pennellata tipica
cambiasesca. In questo
contesto spiccano le due
figure che occupano gran
parte della superficie
pittorica. I due corpi in
leggera torsione sono
rappresentati frontalmente,
lo spazio della tela risulta
idealmente suddiviso in due
triangoli dalla diagonale che
parte dall’angolo destro in
basso: nella parte sinistra è
contenuto il dio Apollo il cui
corpo luminoso, attraversato
da un nastro ritorto risulta
incorniciato e quasi esaltato
dal mantello rosso; nello
spazio di destra è collocato
Marsia, dall’incarnato cupo,
che emerge dal fondo oscuro.
È molto interessante come
soluzione compositiva
l’incrocio delle gambe dei
due protagonisti che imprime
comunque un movimento,
un dinamismo ulteriore
al gesto di Apollo che ha
già iniziato l’ineluttabile
scorticamento. Il volto del
Dio non esprime ferocia o
brutalità. È sereno, con la
stessa espressione di quando,
in tutt’altro frangente,
insegue Dafne, come si
osserva in un affresco di
palazzo Imperiale a Genova.
Un ulteriore elemento di
descrizione della scena è
costituito dagli strumenti
musicali di pertinenza dei
due protagonisti. Cambiaso
non ha raffigurato quelli
della tradizione, il flauto o
la siringa per Marsia e la
lira o la cetra per Apollo,
ma propone una zampogna,
strumento ugualmente
a fiato, in uso anche nel
Quattrocento, e la viola
da braccio, più moderna,
dando dei due strumenti
una descrizione precisa ed
aggiornata per quegli anni.
Quanto alla datazione
dell’opera, raffrontandola
con il percorso stilistico
dell’Autore, la si deve
collocare intorno al 1565.Il
dipinto esposto nella mostra
genovese vi è giunto per la
individuazione e lo studio
fatto da parte di chi scrive
ed è stato accolto con vivo
interesse da parte di Lauro
Magnani, uno dei quattro
curatori della mostra e
massimo esperto di questo
pittore. Questo quadro era
in buone condizioni di
conservazione, ma attenuato
da sovrapposizioni di sporco
accumulate nel tempo.
L’ottimo restauro operato da
Stefano Meriana ha ridato
giusto splendore al dipinto.
Laura Putti Croce
Panorama Musei
Periodico dell’Associazione
Piacenza Musei
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Piacenza
Anno XII N. 2
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