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Rivista mensile specializzata • N° 252 • Ottobre 2005 • Anno XXVIII • ISSN 0394-0896
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IBC 2005
Crescita inarrestabile
Sony XDCam:
la famiglia si allarga
Le alternative HD
più economiche:
da Panasonic
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Anno XXVIII n. 252 - ottobre 2005
ISSN 0394-0896
4 IBC05: Crescita inarrestabile
ad Amsterdam
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12 Infinity senza veli
34 L’inganno dei media,
secondo Danny Schechter
16 Sony XDCam: la famiglia si allarga
20 Prima della tecnica
c’è la creatività, in Green Movie.
36 La compressione video:
JPEG 2000
40 Media 100 passa
nuovamente di mano
42 Liquid Channel all'MTV Show
24 L’Archiviazione
e i sistemi generationQ
33 Autodesk si espande
nella terza dimensione
IBC05
Crescita inarrestabile ad Amsterdam
Visitatori in aumento e spazi espositivi al limite della saturazione hanno caratterizzato l’ultima edizione dell’IBC di
4 Amsterdam che ha visto il debutto a sorpresa della linea Infinity di Grass Valley
Con circa 43.000 visitatori e un
migliaio di espositori, l’IBC ha dimostrato di godere un ottimo stato di
salute, ma questo non ha fatto recedere Panasonic dal dichiarare l’intenzione di non voler più essere presente
alle prossime edizioni con un proprio
stand, pur continuando a garantire la
partecipazione di propri rappresentanti al nutrito programma di conferenze e seminari che da sempre fanno
da corollario alla manifestazione.
L’annuncio è stato fatto al primo giorno di apertura della mostra, sorprendendo anche numerosi rappresentanti delle filiali europee della
Panasonic, nonché gli organizzatori
dell’IBC che faranno il possibile per
non perdere una presenza cos’ significativa.
Le motivazioni addotte sono più o
meno le stesse con le quali
Snell&Wilcox aveva giustificato la
decisione di non partecipare all’edizione di quest’anno e cioè utilizzare
le risorse a disposizione del marketing per iniziative ritenute più remunerative.
Indubbiamente esistono metodi meno dispendiosi della partecipazione a
una fiera come l’IBC per far conoscere i propri prodotti, a cominciare da
Internet, ma solo in occasioni come
queste è possibile toccare con mano
e confrontare tra loro le offerte dei
diversi fabbricanti.
D’altro canto, lo stand di una fiera
non è certo il luogo migliore per parlare di processi produttivi o flussi di
lavoro, argomenti che possono essere affrontati con successo nel quadro
di seminari o open house.
Resta però il fatto che solo in occasioni come questa dell’IBC si riuniscono in un unico luogo migliaia di
operatori e possibili clienti.
Non è certo un caso che Thomson ne
abbia approfittato per il debutto
della serie Infinity della Grass Valley
organizzando una serata alla quale
hanno partecipato circa duemila persone e ottenendo come risultato
quello di far passare in secondo
piano le novità proposte dai suoi
diretti concorrenti.
Libertà di scelta
Con la serie Infinity, Grass Valley fa il
suo ingresso nel settore dei camcorder senza nastro, proponendo un
prodotto che non ha uguali. Più che
di ingresso, sarebbe il caso di parlare
di irruzione viste le caratteristiche
della serie Infinity, nome scelto per
sottolineare l’ampio ventaglio di possibilità di scelta di formati e metodi di
compressione. Sia il camcorder che il
registratore saranno infatti in grado
di registrare il video digitale in formato PAL e NTSC oppure in HD in
modalità 720p o 1080i a 50 o 60 fps.
Per quanto riguarda poi il metodo di
compressione si potrà scegliere fra il
DV a 25 Mbps (anche nelle varianti
DVCam e DVCPro) o, a richiesta,
l’MPEG-2 con campionamento 4:2:2
o 4:2:0; quest’ultimo metodo di compressione potrà essere utilizzato
anche per il video HD in alternativa al
JPEG 2000, metodo molto efficiente
basato su wavelet e proposto anche
da altri fabbricanti per la distribuzione di film in formato elettronico.
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Lancio in grande stile per la serie Infinity di Grass Valley
Come supporto di registrazione,
Grass Valley ha scelto di utilizzare gli
hard disk removibili Rev da 35 GB
della Iomega, affiancandoli con uno
slot per schede di memoria in formato CompactFlash, attualmente disponibili con capacità massima di 8 GB. I
dischi Rev sono presenti sul mercato
da oltre un anno e utilizzati in ambito
informatico per la registrazione di
dati digitali di qualsiasi natura.
Iomega dichiara di aver venduto finora oltre 600.000 dischi Rev e circa
125.000 drive, numeri che garantiscono da una parte un esteso collaudo
sul campo e dall’altra prezzi dei prodotti concorrenziali con quelli caratteristici di prodotti proprietari. Un
disco Rev costa attualmente intorno
ai 40 euro ma il fatto più interessante
è rappresentato dal costo delle unità
collegabili a PC, e quindi a sistemi di
montaggio non lineare, che è dell’ordine dei 300 euro. Iomega produrrà
anche drive e dischi appositamente
studiati per sopportare condizioni di
impiego critiche, ma questi saranno
comunque completamente compatibili con i prodotti standard. La capacità di 35 GB di ogni disco Rev è sufficiente per registrare oltre due ore di
video in formato DV25 e almeno 45
minuti di video HD con un bitrate
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massimo di 70 Mbps, valore che
lascia un margine di sicurezza sufficientemente inferiore alla velocità di
trasferimento dati continua, di poco
superiore ai 100 Mbps. Questo è al
momento forse il limite maggiore
della serie Infinity, non superabile
neanche con le schede Compact
Flash, che hanno addirittura velocità
inferiori, tipicamente dell’ordine dei
70/80 Mbps (per confronto, le schede
P2 della Panasonic di seconda generazione arrivano a 640 Mbps, prestazioni che si pagano però con un prezzo nettamente superiore).
Oltre al camcorder, che sarà dotato di
sensori CCD da 2/3 di pollice, la linea
Infinity comprenderà inizialmente
anche un Digital Media Recorder
dotato di un doppio display a cristalli liquidi, uno per le immagini e l’altro
per l’interfaccia grafica, per certi versi
simile a quella dei più recenti video- 5
server di Grass Valley. La grossa maniglia frontale e le linee arrotondate ne
tradiscono la vocazione mobile, ma
funzionalmente è del tutto simile a un
videoregistratore da banco. Più che
completa la dotazione di interfacce
audio/video (composito, SDI, HDSDI, time code, XLR e AES/EBU) e le
possibilità di collegamento a computer o reti (USB 2.0, FireWire Ieee
1394, Gigabit Ethernet), interfacce
presenti anche nel camcorder che
dispone anche di una HDMI per il
collegamento a schermi in alta definizione.
Un’unità Rev della Iomega e la sua cartuccia, il supporto di registrazione scelto per la serie Infinity
La commercializzazione delle prime
apparecchiature della serie Infinity è
prevista per l’inizio del prossimo
anno e i prezzi sono particolarmente
interessanti, nell’ordine dei 10.000
euro per il registratore e 20.000 per il
camcorder, senza ottica, prezzi
comunque ben al di sotto degli standard GrassValley. Uno dei problemi
iniziali sarà quello del costo delle ottiche: quelle per HD hanno attualmente un costo paragonabile a quello del
camcorder che però può benissimo
utilizzare anche ottiche standard,
essendo dotato di sensori da 2/3 di
pollice.
Tenendo conto delle caratteristiche e
del prezzo non è però improbabile
che il camcorder Grass valley possa
interessare anche chi non ha l’immediata esigenza di produrre video in
alta definizione.
L’anello mancante
della catena Sony
6 Una delle tante novità che è stata
parzialmente oscurata dal lancio di
Infinity è la versione HD della linea
XDCam, presentata da Sony con lo
slogan l’alta definizione per tutti.
Infatti Sony intende posizionare i prodotti HD che impiegano i Professional Disc come supporto di registrazione più o meno a metà strada
tra quelli professionali in formato
HDV e la linea HDCam, sia come
prezzi che come prestazioni.
Il camcorder PDW-F330 avrà infatti
un prezzo dell’ordine dei 20.000 euro
e potrà registrare video HD a 1.080
linee interlacciate con compressione
Mpeg-2 long Gop, campionamento
4:2:0 e tre diversi varianti, rispettivamente con bitrate di 18, 25 e 35
Mbps.
Quella intermedia è simile al formato
HDV e il valore del bitrate è costante
mentre per le altre due il bitrate è
variabile e quindi potenzialmente in
grado di garantire una qualità più
elevata, almeno in condizioni di ripresa ottimali. L’audio è invece registrato in formato non compresso e per
un massimo di quattro canali contro i
due canali compressi in Mpeg-2 del
formato HDV.
Due le caratteristiche che lasciano un
po’ perplessi: la limitazione del bitrate a 35 Mbps (addirittura inferiore a
quello della versione XDCam in defi-
Ottica autofocus per il camcorder HD XDCam con sensori CCD da mezzo pollice
nizione standard che può registrare
anche in formato IMX a 50 Mbps) e
l’impiego di sensori da 1/2 pollice
con conseguenti limitazioni sulla scelta delle ottiche. Per inciso, l’obbiettivo che equipaggia il camcorder
PDW-F330 è uno zoom prodotto da
Canon su specifiche Sony e dotato di
autofocus, privo quindi di una vera
ghiera di messa a fuoco, caratteristica
finora riservata alle telecamere prosumer. Il camcorder HD XDCam sarà
inizialmente affiancato da un registratore e da un riproduttore da banco,
siglati rispettivamente PDW-F70 e
PDW-F30. il primo dei quali dotato
anche di interfaccia HD-SDI oltre alla
iLink, che resta l’interfaccia preferenziale per il collegamento a sistemi di
montaggio non lineare. La disponibilità è prevista per il prossimo mese di
aprile, probabilmente in concomitanza con il NAB.
Se può essere comprensibile l’intenzione di Sony di non creare problemi
a quello che ritiene essere il formato
video in alta definizione per eccellenza, l’HDCam, con la versione HD
della linea XDCam rischia di danneggiare però le versioni in definizione
standard.
Chi decidesse oggi di abbandonare i
nastri per passare ai più versatili
Professional Disc si ritroverebbe a
dover far marcia indietro nel momento in cui iniziasse a produrre in HD, a
meno di essere disposto ad accettare
qualche compromesso sul piano
della qualità.
L’unica speranza è che Sony riveda la
sua politica e proponga quanto
prima una versione meno limitata
della linea XDCam HD, perlomeno
caratterizzata da un bitrate più accettabile per le applicazioni professionali. L’unica consolazione è che il camcorder XDCam HD può registrare
anche video in formato DVCam e per
questa applicazione rappresenta una
scelta economicamente più vantaggiosa rispetto ai modelli esistenti
della linea XDCam che impiegano
sensori da 2/3 di pollice.
Questo ed altri temi sono approfonditi nell’intervista a Olivier Bovis di
Sony Europe pubblicata su questo
numero di Monitor.
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Monitor n° 252 - ottobre 2005
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Le alternative HD
più economiche
Oltre ai modelli Sony in formato HDV
già presenti sul mercato da qualche
mese, in particolare la HVR-Z1 che ha
ottenuto un successo superiore alle
più rosee aspettative, all’IBC hanno
fatto la loro comparsa altre videocamere HD appartenenti alla categoria
più economica, che hanno cioè prezzi
inferiori ai 10.000 euro. La più attesa
era la Panasonic AG-HVX200, presente allo stand dell’IBC in forma di prototipo funzionante, ma tenuta a debita distanza dalle mani dei visitatori,
probabilmente segno che ancora c’è
qualcosa da mettere a punto: le
prime consegne sono comunque previste per il mese di dicembre negli
Stati Uniti e in primavera per l’Europa.
Il prezzo sarà inferiore ai 10.000 euro e
comprenderà anche due schede P2
da 8 GB, capacità che sarà disponibile entro la fine dell’anno.
La HVX200 può infatti registrare
video in formato DV sulle classiche
cassette e anche nei formati DVCPro
50 e DVCPro HD sulle schede di
8
memoria P2, per le quali sono presenti due alloggiamenti. Negli 8 GB
della scheda che ha attualmente la
capacità maggiore è possibile registrare fino a una ventina di minuti di
video in alta definizione in formato
DVCPro HD, quindi con una qualità
nettamente superiore a quella tipica
del formato HDV, che utilizza la compressione Mpeg-2 long Gop.
L’autonomia di registrazione potrà
essere facilmente estesa con l’hard
disk portatile Firestore FS-100 della
Focus Enhancements, studiato appositamente per la HVX200, che permetterà di registrare anche il video in
alta definizione: le prime unità
dovrebbero avere una capacità di 80
GB e un prezzo inferiore ai 2.000 euro
Nel dubbio poi se utilizzare formati
interlacciati o progressivi, Panasonic
ha lasciato la scelta all’operatore che
può optare fra 1080/50i, 1080/25p,
720/50p, 720/25p, 576/50i e 576/25p,
oltre a qualche altra scansione variabile nel modo 720p. L’ottica è fissa,
uno zoom 13x grandangolare firmato
Leica con stabilizzatore ottico, e i
sensori sono tre CCD da 1/3 di pollice in formato 16:9.
Presente, ma non a portata di mano la tanto attesa Panasonic AG-HVX200
Per quanto riguarda la JVC GY-HD100,
in commercio già da alcuni mesi, c’è
da registrare una vera e propria esplosione di accessori, a cominciare dagli
adattatori per l’impiego di batterie ad
alta capacità, proposti da praticamente tutti i maggiori fabbricanti (Anton
Bauer, IDX, PAG, …). Oltre a garantire
una maggiore autonomia, il fissaggio
della batteria sulla parte posteriore
della videocamera ne migliora il bilanciamento sulla spalla, alleviando il carico sull’avambraccio. Non mancano poi
i convertitori che permettono di impiegare ottiche fotografiche Nikon o
destinate ad applicazioni di cinemato-
grafia elettronica, per le quali la HD100
si presta particolarmente grazie alla
possibilità di registrare in formato 24p,
un’estensione delle specifiche HDV
per identificare la quale JVC ha dovuto coniare la sigla ProHD. L’ottica standard è uno zoom Fujinon 16x che può
essere sostituito con il grandangolare
13x sempre della Fujinon, che però
costa quasi il doppio della videocamera completa di ottica. Al momento non
sono disponibili altre ottiche in alta
definizione per sensori da 1/3 di pollice che equipaggiano la HD100 e
Canon non sembra per il momento
interessata a produrne.
PAG e tutti gli altri maggiori fabbricanti di batterie hanno presentato adattatori per la JVC GY-HD100
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minuscola scheda SD. L’ottica è intercambiabile e per il momento è disponibile soltanto uno zoom 20x appositamente studiato per l’alta definizione, dotato di autofocus e stabilizzatore ottico. Il mirino dispone di un LCD
da 2,4 pollici in formato 16:9, sufficientemente grande da poter essere
sfruttato come se fosse un visore
semplicemente ruotando l’oculare.
La caratteristica forse più interessante per le applicazioni professionali è
però la presenza di uscite in standard
SDI e HD SDI: il segnale non è compresso in alcun modo e questo ne
estende notevolmente le possibilità
di impiego per le produzioni di più
alto livello.
Con l’adattatore mini35 della P+S Technik si possono montare sulla JVC GY-HD100 le ottiche per cinematografia elettronica
Per la registrazione del video è già
disponibile anche il DR-HD100 della
Focus Enhancements, un hard disk
che può essere utilizzato simultaneamente alla solita cassetta in formato
DV oppure in alternativa. La capacità
massima è di 80 GB, sufficiente per
ben sei ore di registrazione, e la funzione retro cache permette di registrare fino a 10 secondi prima della
pressione del pulsante di registrazione, funzionalità solitamente integrata
in camcorder molto più costosi.
Chi non ha voluto approfittare del-
l’appuntamento di Amsterdam è
stata Canon che ha lanciato il suo
modello HDV, siglato XL H1, esattamente due giorni dopo la chiusura
dell’IBC. Esteticamente simile alle XL,
escluso il colore nero, utilizza tre CCD
da 1/3 di pollice a piena risoluzione
per la cattura del video nella variante
1080i del formato HDV. Oltre che nel
formato interlacciato, la XL H1 può
simulare riprese progressive a 24 fps
e mette a disposizione tutta una serie
di regolazioni che permettono di
intervenire accuratamente sulla resa
tonale e cromatica, registrabili su una
Anche un’uscita HD-SDI per la Canon XL H1, qui
ripresa in occasione della sua apparizione al SAT
Expo di Vicenza
Progressivo
o interlacciato?
Gli hard disk portatili della Focus Enhancements sono già disponibili anche per le videocamere HDV
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Nello spazio EBU village era possibile assistere a un confronto diretto fra
riprese HD in formato 720p e 1080i
non compresse e compresse a diversi bitrate con i due metodi che vanno
ora più di moda, MPEG-4 AVC e VC1
(sigla che identifica il formato proposto da Microsoft). Le immagini erano
riprodotte su due grandi schermi a
cristalli liquidi dotati di pannelli da
1.920 x 1.080 pixel identici, almeno
inizialmente, visto che dopo qualche
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giorno di funzionamento continuo
uno dei due mostrava già qualche
segno di stanchezza. L’obbiettivo
neanche tanto mascherato della EBU
era quello di dimostrare la superiorità del formato progressivo, scopo
sostanzialmente raggiunto stando a
quanto si è potuto vedere. La raccomandazione del comitato tecnico
della EBU (la R112 del 2004) di utilizzare formati progressivi per l’emissione non è quindi mutata. In particolare il formato 720p/50 è considerato
attualmente la soluzione ottimale
almeno fino a quando non sarà praticabile il 1080p/50. Per quanto
riguarda la produzione, riconoscendo
che lo standard può essere diverso
da quello poi utilizzato per la messa
in onda, l’EBU si riserva di prendere
una posizione ufficiale solo dopo
ulteriori valutazioni attualmente in
corso, che non avranno però lo scopo
di stabilire un singolo standard per la
produzione HDTV.
Nello stesso spazio, BBC presentava
anche la propria soluzione per la
gestione di segnali nel formato
10 1080p a 50 fps che consiste in una
compressione “quasi” trasparente,
capace di ridurre il bitrate dal valore
di 3 Gbps originario a 1,5 Gbps, in
modo da poter utilizzare i classici cavi
coassiali. Come sostiene Richard
Russel, responsabile del progetto,
“in alternativa si potrebbero utilizzare
collegamenti in fibra ottica o con
doppino ritorto. Entrambi sono praticabili, ma poco interessanti per la
BBC con tutti i cavi coassiali di cui già
dispone. Sostituirli con fibre ottiche,
sarebbe troppo costoso.”
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qualche dettaglio da risolvere, a
cominciare dalla durata della registrazione, al momento limitata a
poco più di 10 secondi. Il video è
infatti registrato sui 20 GB di memoria interna e l’uscita in tempo reale è
possibile soltanto a 60 fps, utilizzando un doppio collegamento HD-SDI.
I sensori impiegati dalla telecamera
sono tre Cmos e la sensibilità è di F5
a 2.000 lux e 30 fps, non proprio il
massimo per riprese in condizioni di
luce scarsa.
Un’altra dimostrazione di un prodotto che potrebbe far felice i tifosi più
sfegatati era quella allestita presso lo
stand della NTT Electronics. Le ripre-
se di un incontro di calcio effettuate
con tre telecamere in alta definizione
in sincrono erano riproposte su tre
grandi schermi a cristalli liquidi affiancati, con una perfetta continuità e
totalizzando una risoluzione complessiva di 6k x 1k. In pratica, era proprio come vedere una partita di calcio stando seduti nella tribuna dello
stadio.
Che fine ha fatto
Pinnacle?
La domanda se la saranno posti in
molti, perlomeno quanti l’hanno cer-
Fino a 300 fotogrammi al secondo e in alta definizione con questo prototipo presentato all’IBC
Oltre l’alta definizione
Se il video in alta definizione a 1080
linee e 50 frame progressivi può sembrare a molti ancora un miraggio, c’è
già chi guarda avanti e nell’area
dell’IBC dedicata alle nuove tecnologie si poteva vedere un prototipo
perfettamente funzionante di una
telecamera capace di registrare fino a
300 frame al secondo in modalità a
1.080 linee. Per la verità, prima che
possa avere una vera e propria applicazione commerciale, c’è ancora
Un po’ ingombrante per un normale salotto, ma certamente coinvolgente
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Non c’era più traccia del marchio Pinnacle allo stand prenotato all’IBC
cata invano allo stand 1.210 come
indicato nel catalogo e negli inserti
del daily distribuiti durante l’IBC. Lo
spazio prenotato da Pinnacle era
infatti occupato da Avid che, a un
mese dal completamento dell’acquisizione, ha pensato bene di far sparire qualsiasi traccia del vecchio marchio. Tutte le attività della divisione
Broadcast di Pinnacle sono infatti
confluite nella divisione Video di
Avid, capitanata da Charles Smith, e il
marchio Pinnacle sopravviverà soltanto nella divisione Consumer.
Il tutto stride un po’ con l’immagine
quasi idilliaca che ha voluto dare
David Krall, presidente e ceo di Avid,
dichiarando tra l’altro nel corso della
conferenza stampa: “siamo ancora
nella fase di luna di miele con
Pinnacle”, aggiungendo che non
saranno effettuati altri tagli del personale Pinnacle (in effetti, all’IBC non si
è visto quasi nessun rappresentante
della società appena acquisita e la
vecchia dirigenza sembra essersi dissolta). Krall ha comunque rassicurato
sul futuro dei prodotti entrati a far
parte del portafoglio Avid a tutti gli
effetti, non solo la linea Deko ma
anche i sistemi di montaggio non
lineare Liquid, considerati prodotti
molto validi e per certi versi complementari ai sistemi Avid. Non è
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comunque prevista a breve la fusione
dei due gruppi di sviluppatori anche
se Krall non la vedrebbe poi così
male. “un vantaggio potrebbe essere
il fatto che potrebbero lavorare tutto
il giorno, visto che un team di sviluppo è in Germania e l’altro negli Stati
Uniti”. L’unica linea di prodotti
Pinnacle destinata a scomparire completamente è quella dei sistemi
Vortex per la produzione di notiziari e
negli stand Avid era possibile vedere
già qualche esempio di integrazione
degli altri prodotti.
Per quanto riguarda i prodotti, l’IBC è
stata l’occasione scelta da Avid per il
lancio europeo di Symphony Nitris le
cui consegne sono previste entro 11
l’anno. Altre novità riguardano il supporto nativo per il formato HDV offerto sia da Liquid Edition, che da
Xpress Pro HD, e la versione 4.0 del
software per i sistemi di titolazione
Deko che aggiunge la possibilità di
gestire più facilmente versioni SD e
HD delle stesse pagine.
David Krall, presidente e ceo di Avid, durante la conferenza stampa dell’IBC
Infinity
senza veli
Jan Eveleens, responsabile
della divisione telecamere Grass Valley
12
Tanti gli elementi che hanno contribuito a generare questa impressione,
a cominciare da un prezzo decisamente inferiore scelte estetiche un
po’ fuori dall’ordinario, in particolare
per il Media Recorder, che non assomiglia proprio a un videoregistratore
da banco. Poi c’era la scelta di utilizzare un supporto removibile della
Iomega, la stessa azienda che ha
inventato i famigerati Zip, prodotti
che non possono certo essere considerati il massimo dell’affidabilità. Per
tentare di fugare questi e altri dubbi,
ne abbiamo parlato con Jan
Eveleens, direttore generale della
divisione telecamere Grass Valley
della Thomson, che può essere considerato anche il padre del nuovo camcorder. La prima domanda riguarda
proprio la scelta di utilizzare come
supporto di registrazione i dischi Rev
della Iomega.
Eveleens - In primo luogo volevamo
qualcosa che fosse relativamente disponibile, non studiato su misura per
questa applicazione. Il Rev ha una
La prima impressione avuta dopo aver assistito alla presentazione in pompa magna per il lancio della serie Grass Valley
Infinity è stata quella di trovarsi di fronte ad una sorta di “giocattoloni”, prodotti più adatti al settore prosumer che ad utilizzi nelle produzioni broadcast.
capacità molto elevata, una dimensione ragionevole, un prezzo altrettanto ragionevole e un’elevata velocità di trasferimento (110 Mbps), sufficiente per tutte le applicazioni in
definizione standard e anche per
l’HD. Queste sono le ragioni principali. Inoltre, il prezzo per GB è paragonabile a quello dei supporti per
XDCam o anche di alcuni nastri video, quindi è un supporto veramente
a buon mercato. Senza contare che
essendo un disco consente l’accesso
casuale e quindi non si hanno i problemi tipici del nastro, che è lineare.
A differenza di altri dispositivi simili,
la cartuccia contiene il disco e il
motore, che è sostanzialmente una
parte integrale del platter, per il resto
non ci sono altre parti meccaniche, le
testine sono nel drive.
D - Questo potrebbe rappresentare
però un problema per polvere o umidità …
E – No. Per cominciare quando la cartuccia è chiusa, cioè fuori dal drive, è
molto difficile da aprire, è ben sigilla-
ta e quindi niente può entrare quando la cartuccia viene messa in tasca o
in una borsa. Quando viene inserita
nel drive, c’è un meccanismo molto
ben studiato che fa in modo che sia
ridotto al minimo il tempo in cui l’aria
può entrare nella cartuccia. Prima che
il disco possa essere utilizzato, si
effettua automaticamente un ciclo di
pulizia, sfruttando la turbolenza che si
crea all’interno della camera nella
fase di accelerazione.
La turbolenza non è del tutto caotica
e spinge la polvere e qualsiasi altra
cosa verso un filtro, solo quando questa operazione ha termine le testine
sono messe in posizione. Le stesse
testine sono sottoposte a una speciale procedura di pulizia prima di ogni
operazione.
D – Tutto ciò significa che occorre
aspettare parecchio tempo prima di
poter iniziare la registrazione?
E – Ci vuole un po’ di tempo prima
che il disco raggiunga la velocità di
rotazione, ma questo non è un problema poiché abbiamo inserito nella
Monitor n° 252 - ottobre 2005
telecamera un buffer molto capace,
che sarà di almeno mezzo gigabyte,
per cui è possibile cominciare a registrare ancora prima che la cartuccia
sia pronta. Il buffer è quindi sufficiente per registrare un paio di minuti
video e questo permette anche di
sostituire la cartuccia senza dover
interrompere le riprese. Si può estrarre la cartuccia registrata e inserirne
un’altra senza che ci sia il rischio di
perdere neanche un secondo.
Tornando al discorso dell’affidabilità,
abbiamo sottoposto cartucce e drive
a test particolarmente gravosi sia per
la polvere che per la condensa, per
esempio mettendo le cartucce in frigorifero per poi esporle a un ambiente caldo umido e non abbiamo avuto
problemi di sorta.
D - Passiamo alla sezione telecamera,
per riuscire a contenere il prezzo avete dovuto ricorrere a tecnologie più
economiche rispetto a quelle impiegate negli altri modelli?
E - Abbiamo ottimizzato il processo
di fabbricazione anche utilizzando
numerosi componenti standard dell’industria IT. Per esempio, i lettori di
CompactFlash sono molto economici, costano pochi euro, e lo stesso
vale per i chip Ethernet o Usb. Per i
sensori utilizzeremo una tecnologia
più economica, ma si tratta comunque di Ccd, anche se non fabbricati
da noi. Sono comunque sensori in
alta definizione a piena risoluzione,
non c’è alcun trucco. Per quanto
riguarda invece il trattamento del
segnale, utilizziamo gli stessi componenti delle altre telecamere della
serie LDK, quindi con elaborazione a
14 bit. La colorimetria è la stessa, e
questo significa che il camcorder
Infinity può essere utilizzato senza
problemi per produzioni che prevedono l’impiego di altre telecamere
LDK, utilizzando anche gli stessi CCU
e pannelli di controllo remoti.
Inizialmente i camcorder saranno
prodotti nella stessa fabbrica di
Breda da cui escono tutte le altre
telecamere e solo più avanti potremo
spostare la produzione in qualche
altro luogo: anche questa è una
garanzia che saranno rispettati gli
standard qualitativi ai quali è abituata
la nostra clientela.
Monitor n° 252 - ottobre 2005
Sensori CCD da 2/3 di pollice ad alta definizione equipaggiano il camcorder della serie Infinity
D – L’altra innovazione introdotta con
la serie Infinity è stata quella di affiancare ai classici metodi di compressione DV e Mpeg-2 anche il JPEG 2000.
C’era proprio bisogno di un altro formato?
E - Abbiamo scelto di utilizzare anche
il metodo di compressione Jpeg
2000 perché ha numerose caratteristiche molto interessanti. È uno standard aperto, intra frame, caratterizzato da un’alta efficienza, cioè bassi
bitrate rapportati alla qualità delle
immagini. Poi c’è il fatto che non è un
metodo basato sulla suddivisione a
blocchi delle immagini, ma su wavelet, fattore che determina migliori
caratteristiche di degrado delle
immagini a bassi bitrate.
Inoltre, da un singolo master si possono ottenere facilmente risoluzioni
multiple. Se si ha una versione in alta
definizione, da questa si può rapidamente ricavare una risoluzione più
bassa semplicemente eliminando
dallo stream i dati che non servono e 13
quindi questo può essere fatto direttamente nella telecamera, è un semplice software, non c’è bisogno di
ricomprimere, è soltanto una filtratura. In pratica, da una registrazione HD
si può ricavare video in definizione
standard o anche più bassa, senza
dover decomprimente e poi ricomprimere. Per esempio, il proxy può
essere ricavato dallo stream originale
Le cartucce Rev sono il supporto preferenziale per la registrazione del video
te inferiore al transfer rate
caratteristico del Rev e quindi
tale da non causare problemi
di sorta. Il fatto interessante è
che il Rev Pro è capace di
scrivere e leggere contemporaneamente, si può cioè iniziare un trasferimento file
anche mentre si stanno scrivendo i dati e questo semplicemente grazie ad una raffinata
gestione della cache.
14
L’aspetto
del registratore
della serie Infinity non
è proprio quello che ci si
aspetterebbe da un prodotto di questa classe
e mandato in uscita su una scheda
Wi-fi o a qualsiasi porta del camcorder.
D – Qual è il massimo valore di bitrate utilizzabile per registrare il video in
alta definizione?
E - Per il Jpeg 2000 raccomandiamo
un valore di 75 Mbps, sufficientemen-
D - Cosa succede se per qualsiasi
motivo viene a mancare l’alimentazione durante una registrazione?
E - Quello che viene scritto è un file Mxf dinamico ed è possibile definire
la durata
di
ogni
spezzone.
Il valore che raccomandiamo è di
10 secondi, cioè ogni 10
secondi il file viene chiuso e quindi
al massimo si perdono gli ultimi 10
secondi di registrazione, per esempio
se per sbaglio viene rimossa la batteria dalla telecamera.
D – Il prezzo del camcorder è molto
allettante, ma le ottiche per alta definizione costano quasi altrettanto,
non pensate che questo possa rap-
presentare un problema?
E - Siamo in contatto con i maggiori
fabbricanti di ottiche e anche i potenziali clienti stanno facendo pressione
perché si riducano i prezzi delle ottiche, è prevedibile che qualcosa si
muoverà. Sul camcorder si possono
comunque montare ottiche non HD e
in qualche caso le differenze non
sono così sostanziali come ci si
potrebbe aspettare.
Pensiamo che soprattutto per le ottiche Eng non sia difficile riuscire a raggiungere livelli di prezzo accettabili,
tenendo conto che oggi un’ottica HD
costa quanto una SD un paio d’anni
fa. Forse non sarà facile abbassare di
molto i prezzi, ma certamente è possibile. Lo stesso è accaduto con le
ottiche delle telecamere da studio,
praticamente oggi non si trovano più
ottiche SD, sono tutte adatte per HD,
ma hanno più o meno lo stesso prezzo che avevano prima le altre.
D - Avrete certamente fatto previsioni sui quantitativi da produrre: cosa
può dirci in proposito?
E - Naturalmente pensiamo che sarà
un successo, abbiamo già una forte
richiesta.
Dovremo essere competitivi con
Sony e Panasonic, loro hanno una
forte presenza sul mercato e una
clientela consolidata. Il nostro
obbiettivo è quello di raggiungere
una quota di mercato significativa già
nel primo anno.
b-to-b (business to business)
nel settore del broadcast e delle comunicazioni
CONSULVIDEO
Pubblicità
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diffusione presso riviste di settore e generaliste
diffusione presso clienti e potenziali clienti
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- organizzazione eventi, conferenze stampa, presentazioni, partecipazioni a fiere
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Monitor n° 252 - ottobre 2005
15
Monitor n° 252 - ottobre 2005
C’è anche il marchio CineAlta
sul camcorder HD XDCam
16
Sony XDCam: la famiglia si allarga
Sony completa la linea di prodotti basata sui Professional Disc con la versione in altra definizione che ha visto la luce
in occasione dell’ultimo IBC di Amsterdam
Con oltre 8.000 unità già consegnate
in tutto il mondo in poco più di un
anno, XDCam è il formato professionale Sony che ha ottenuto più successo,
successo che è destinato a proseguire
anche nel settore del video in alta definizione, grazie alle nuove versioni
capaci di registrare anche nel formato
1080i. Lasciamo a Olivier Bovis, senior
marketing manager di Sony Europe
incontrato proprio in occasione
dell’IBC, il compito di descriverci le
caratteristiche essenziali dei nuovi prodotti: “Sotto il profilo strategico, la
linea XDCam HD si inserisce in termini
di prezzo, caratteristiche e qualità
delle immagini fra i prodotti HDV e
HDCam. Partendo da questa premessa era evidente che occorreva sviluppare un prodotto ‘economico’, una
soluzione accessibile per il mercato
professionale. La linea iniziale sarà
composta da tre prodotti, un camcorder e due registratori, uno a basso
costo adatto all’impiego con sistemi
NLE e l’altro polivalente, dotato di
uscite SDI, HD-SDI, conversione up e
down, eccetera. Il camcorder utilizza la
tecnologia CCD da 1/2 pollice, è il
primo camcorder in alta definizione
che sfrutta questa tecnologia. L’ottica
è prodotta da Canon ed è anche autofocus e ci sarà a breve anche un’ottica
Fujinon. Il camcorder utilizza la stessa
unità per la registrazione su
Professional Disc con un formato del
tutto simile a quello delle altre apparecchiature XDCam, stessi proxy, stessi
metadata, stessa struttura dei file, stessa interfaccia. Questo significa che l’integrazione di apparecchiature XDCam
Hd con i sistemi Nle sarà molto facile,
nel nostro stand si possono vedere
dimostrazioni con Avid Liquid,
Adrenaline e NewsCutter.”
D – Qual è il formato utilizzato per la
registrazione del video in alta definizione?
Bovis - Utilizziamo un codec Mpeg2
HD, long Gop con tre diversi livelli
qualitativi: 18, 25 e 35 Mbps. Mentre
quelli a 18 e 35 sono a bitrate variabile,
quello a 25 è a bitrate costante,
sostanzialmente analogo all’HDV, ma
non lo chiamiamo così poiché HDV è
la sigla che identifica un formato
nastro. C’è solo una differenza e
riguarda l’audio che con le apparecchiature XDCam HD non è compresso
e per un massimo di quattro canali. Gli
altri due formati sono a bitrate variabile e si possono utilizzare quando sia
necessaria una migliore qualità o una
durata maggiore. il minimo tempo di
registrazione a 35 Mbps è di un’ora per
disco, ma se le immagini sono molto
semplici, la durata della registrazione
può essere anche superiore.
D - Avete deciso di non utilizzare bitrate più elevati solo per rimarcare la differenza rispetto al formato HDCam o
ci sono anche altre ragioni?
Bovis – No, l’HDCam è in ogni caso un
formato capace di offrire una qualità
più elevata ma con un bitrate di 144
Mbps. Sono due le ragioni per cui
Monitor n° 252 - ottobre 2005
abbiamo preferito limitare il bitrate, la
prima è l’aspetto costi, volevamo che
questo prodotto fosse veramente conveniente. L’idea è proporre questo
prodotto a quanti usano ora il formato
DVCam e per questa ragione il camcorder può anche registrare in
DVCam. Inoltre non siamo tecnicamente in grado al momento di mettere la stessa qualità dell’HDCam sul
disco, ci vorrà ancora un po’ di tempo
prima che ciò sia possibile.
D - D’accordo che la stessa qualità non
sia possibile, ma qualcosa in più si
poteva fare …
Bovis - Saremmo potuti arrivare a 50 o
anche 70 Mbps, ma abbiamo deciso di
non farlo poiché il primo elemento
anche per noi è che abbiamo cominciato a vendere XDCam al di fuori del
settore broadcast. I prodotti XDCam in
SD che abbiamo ora sono molto interessanti, ma sono costosi, proprio perché sono pensati per il mondo del
broadcast. C’è però un potenziale
mercato che non è quello del broadcast, molto più grande in termini
numerici.
Monitor n° 252 - ottobre 2005
D – Ciò significa che la serie HD
XDCam sarà quindi meno costosa di
quella SD?
Bovis - Si, per la versione SD capace di
registrare solo in DVCam il prezzo del
camcorder è di circa 20 mila euro,
quello IMX è intorno ai 30 mentre il
camcorder HD costerà meno di 20
mila euro. Non abbiamo ancora stabi-
strare in DV e non ha piani per passare
all’alta definizione nel breve periodo,
la scelta migliore è la versione SD. Se
invece vuole cominciare a fare anche
dell’alta definizione e si accontenta di
utilizzare la tecnologia da 1/2 pollice e
così via può optare per la versione HD.
Quindi c’è una reale possibilità di scelta. Questo è un momento critico, la
Il riproduttore da banco PDW-F30, un altro componente della linea HD XDCam
lito esattamente il prezzo, ma questo
includerà anche l’ottica. Quindi da un
certo punto di vista il cliente ha la possibilità di scegliere. Se vuole un prodotto più broadcast, da 2/3 di pollice,
la possibilità di scegliere fra numerose
ottiche, un prodotto capace di regi-
gente deve decidere su molte case,
alta definizione, nastro o altro. È solo
questione di metterla in grado di decidere.
D - Quali sono le altre novità riguardanti la linea XDCam?
17
Bovis – Oltre al registratore portatile,
un modello a basso costo, meno di
10.000 euro, stiamo rilasciando la versione 1.4 del software per XDCam.
Confrontati con i registratori a
nastro, questi prodotti sono molto
più basati sul software e quindi possiamo aggiungere nuove funzionalità,
oltre 20 con questa versione. Per
esempio, è ora possibile la trasmissione live dei proxy: già durante la registrazione, il proxy
può essere trasmesso in
streaming a una postazione dotata di software di
catalogazione ed è quindi
possibile cominciare ad aggiungere metadata, titoli e descrizioni e trasferirli direttamente sul
disco.
Quando si estrae il disco dal registratore tutto è sul disco e questo è
molto utile per programmi come i
reality. Il sistema funziona anche con i
registratori per cui anche con un PC
portatile è possibile selezionare, per
esempio, le scene di una partita di
calcio mentre questa è in corso, si
18 può creare una edit list che potrà
essere utilizzata per la riproposizione
Per la versione in definizione
standard dell’XDCam, Sony ha presentato anche un registratore portatile
delle azioni più
significative al termine dell’incontro.
Un’altra funzionalità della versione
1.4 è la registrazione dei proxy sulle
schede di memoria, CompactFlash o
Memory Stick, contemporaneamente
alla loro registrazione sul disco, un
altro modo per facilitare la preparazione del montaggio. Infine, ancora a
livello di ricerca e sviluppo stiamo
presentando un drive per PC capace
di leggere i Professional Disc, il prodotto non è ancora disponibile e non
sappiamo quando lo sarà, ma l’idea è
quella di avere un dispositivo a basso
costo utilizzabile con un comune personal computer.
Monitor n° 252 - ottobre 2005
19
Monitor n° 252 - ottobre 2005
Prima della tecnica
c’è la creatività, in Green Movie.
Tutto nuovo in questa famosa struttura di post produzione milanese e non solo le macchine.
20
Di Rolando Bertini
Green Movie Group è una società di
post produzione audio-video presente sul mercato milanese dal 1978.
In tutti questi anni si è dedicata, in
modo particolare, alla cura del prodotto, della qualità audio-visiva e al
rapporto con il cliente.
Sicuramente la situazione di mercato
attuale non è assolutamente paragonabile a quella di 10 anni fa, ma, malgrado questo, Geen Movie, continua
ad affrontare il mercato mettendosi in
prima linea negli investimenti sulle
risorse tecnologiche ed umane, compiendo il secondo grande cambiamento della sua storia.
Il primo è stato il passaggio dal
segnale video analogico al digitale.
Il secondo, avvenuto negli ultimi
mesi, è stato il totale ammodernamento del parco tecnologico video
ed infrastrutturale.
Oggi Green Movie sta percorrendo in
modo veloce la linea del cambiamento dello standard video, creando un
workflow lavorativo interamente in
High Definition (HD).
A fare da fulcro in questo cambiamento c’è il sistema della Panasonic
HD D5 scelto, dalla maggior parte
delle strutture a livello internazionale,
per il mastering.
Green Movie basa si questo strumento lo sviluppo del workflow migrando
anche la gestione e masterizzazione
dei nuovi film, anche quelli in
Standard Definition (SD).
Le arterie di questo cuore che batte
in Alta Definizione sono una piattaforma
Apple
con
software
FinalCutPro HD, Avid Nitris HD,
Quantel eQ con Qcolor e Apple
Shake.
Queste apparecchiature assumono
un ruolo ben preciso all’interno di
tale flusso lavorativo.
FinalCutPro HD è il sistema di montaggio offline-online con la possibilità
di lavorare su materiale HD non compresso in real time, dotato di uno storage con una capacità di oltre 21 ore
in HD. Nitris rappresenta la realtà di
finishing vero e proprio.
Conforming, compositing, vfx e
motion graphics sono l’anima di questo sistema.
eQ di Quantel assume un ruolo
nuovo rispetto al classico mondo
dell’SD e ricopre una importanza di
rilievo chiudendo il cerchio come
macchina da finishing e grading in
grado di trattare assieme materiali in
SD, HD sulla stessa timeline.
Questa seconda capacità fa si che
eQ, grazie a QColor, diventi una vera
e propria macchina per il color grade
al pari dei classici color corrector Da
Vinci e Pandora.
Le performance di tale sistema, unico
in questa configurazione nel nord
Italia, sono prive di limiti sul numero
di wipe, con le possibilità di infiniti
livelli di color grade, infinite shape,
anche con forme customizzabili e animate, con tracking su ogni shape.
Tutto questo, forma un ambiente di
lavoro con infinite possibilità di sviluppo.
Queste macchine sono tutte a risoluzione indipendente (FinalCutPro e
Nitris) o a risoluzione coesistente
(eQ).
Monitor n° 252 - ottobre 2005
Questo fa si che all’interno di Green
Movie sia possibile creare un flusso di
lavoro in grado di coprire ogni tipo di
esigenza, dall’SD all’HD, dal 2k al 4k,
anche miscelando tutti i formati possibili, non perdendo tempo nel rendering per visualizzare il lavoro.
I prodotti audiovisivi che rispondono
a questa esigenza sono gli spot pubblicitari, i filmati di prodotto, per le
convention e i film per il mercato
cinematografico.
I servizi di complemento
A completamento della struttura
video, troviamo affiancate alla realtà
sopra enunciata macchine quali
Flame, Editbox V9, Shake, Avid, un
reparto 3D dotato di software Xsi,
Maya, Cinema 4D (12 piattaforme in
totale), un reparto per la creazione di
film di animazione composto da disegnatori ed animatori, un reparto per
la coloritura del cartone animato con
utilizzo del software Toonz, un reparto per la realizzazione di authoring
Dvd e un centro duplicazioni con
apparecchiature che coprono ogni
tipo di formato.
La scelta di questa varietà di attrezzature è stata dettata dalla volontà di
fornire un sistema di post produzione
basato sull’ottimizzazione dei flussi e
dei tempi di lavoro a beneficio del
cliente e del prodotto.
A livello di filosofia
aziendale, ’rent-a-skill’
Green Movie non vuole vendere ai
clienti ’macchine’ o ’pezzi di ferro’,
ma degli skill professionali altissimi,
dei creativi che utilizzano le migliori
attrezzature presenti sul mercato.
Questi skill sono le persone che rappresentano il vero cuore pulsante di
Green Movie e che si mettono al
totale servizio del cliente.
Non stiamo solo parlando dell’area
video, ma di tutta la struttura nel suo
insieme.
L’area audio, infatti, capitanata da
Paolo Re, è tra le realtà italiane più
famose ed importanti del settore.
Il reparto audio, pluripremiato come
casa di produzione, segue i maggiori
clienti del settore pubblicitario e,
proprio nella professionalità e qualità
del prodotto fornito, trova la sua
maggiore forza.
La sezione audio è formata da 4 sale
audio equipaggiate con Digidesign
Protools ed una sala musica per la
creazione di colonne sonore e jingle.
La tecnica
di Green Movie Group
Green Movie oggi è predisposta, a
livello tecnologico, per fornire servizi
per la realizzazione di qualsiasi supporto visivo; dal video multimediale
classico alla Standard Definition (SD),
dall’High Definition (HD) ai formati
cinema 2k e 4k.
Per poter fornire tali servizi, la tecnologia di cui si avvale è assolutamente
moderna, aggiornata e variegata.
È possibile intraprendere un lavoro
con flusso SD nello stesso modo e
21
Monitor n° 252 - ottobre 2005
con gli stessi costi di realizzazione di
un flusso di lavoro HD o cinema.
Per entrare più nello specifico, analizziamo le attrezzature che Green
Movie utilizza:
Avid Xpress Pro è una stazione di
montaggio non lineare classica, configurata per le lavorazioni di materiale SD non compresso.
Utilizzo primario di tale stazione è l’editing puro sia di comunicati pubblicitari sia di filmati di prodotto, preparazione basi di lavoro da post produr22 re ed ’effettare’ successivamente.
Apple Final Cut Pro HD è una stazione di montaggio configurata per il
flusso di lavoro HD non compressa
real time, con uno storage pari a 21
ore di tale materiale.
Per HD non compresso si intende il
formato video HDTV pari a pixel 1920
x 1080, sia interlacciato che progressivo.
Final Cut Pro HD supporta anche i
formati DVCPRO HD ed ora, con l’uscita della nuova release a metà maggio 2005, del formato HDV nativo.
All’interno di tale sistema ovviamente
possiamo lavorare anche a risoluzione differenti
dall’ HD, come, a esempio, il classico
formato SD.
Apple Shake è il più premiato software di compositing per il cinema esistente ad oggi.
Negli otto anni dalla sua nascita è
stato premiato come miglior strumento di compositing e utilizzato per
la realizzazione di film come Titanic,
Minority Report, The Incredibile, Il
Signore degli Anelli, ecc…
Il sistema, strutturato a nodi, non ha
rivali nell’integrazione della live
action con il 3D.
Supporta ogni tipo di risoluzione, sia
televisiva, sia cinematografica e ogni
tipo di profondità colore.
I suoi infiniti tool nascono e sono sviluppati per ottenere la resa visiva e la
qualitativa migliore possibile.
Può essere utilizzato sia per il compositing su film classici sia per il compositing su film di animazione e 3D (è lo
strumento più utilizzato da studi
come la Pixar, la Pdi, ecc…).
Avid DS Nitris HD è una stazione di
finishing a risoluzione indipendente.
Questo significa che è possibile lavorare all’interno del sistema con qualunque dimensione di video e di
materiale, potendolo miscelare nella
stessa timeline.
Dall’ SD all’ HD, dal 2k al 4k in real
time, con la possibilità di gestire file
nativi DPX o CIN (formati cinematogra-
Quantel eQ con Qcolorè una stazione di finishing e compositing che sviluppa la sua più
grande forza nel color grade.
Ovviamente, come tutte le macchine di cui
Green Movie dispone, ha infiniti livelli di
compositing, ma è unica nella gestione real
time dei materiali variegati per la caratteristica unica della risoluzione coesistente.
La risoluzione coesistente, tecnologia proprietaria di Quantel, è la capacità di miscelare, nella stessa time line, materiale con
dimensione e frame rate differenti, mantenendo il play in real time della sequenza.
Oltre questo, la possibilità di mandare in
play la sequenza uscendo in HD o SD in real
time con la sola pressione di un pulsante,
rende eQ velocissima nei processi di digital
intermediate, cioè per il cinema digitale.
fici) e la relativa LUT (Look Up Table).
Nitris si fa notare per la sua enorme
potenza in fase di compositing, vfx e
grafica.
I suoi infiniti layer ed il sistema aperto all’utilizzo di plug-in interni o
esterni lo pone assolutamente in testa tra le piattaforme di finishing
complesso.
La possibilità di lavorare a risoluzione
indipendente (decidere il formato del
progetto e il frame rate) apre le porte
oltre ai commercial e alla realizzazione di film per il cinema, anche alla
realizzazione di filmati per convention
dove la gestione dei multischermi è
all’ordine del giorno.
Discreet Flameè il software per effetti speciali più conosciuto nell’ambito
post produttivo.
Ad oggi rappresenta una macchina
ottima in grado di affrontare compositing anche complessi, ma la sua rigidità lo ha trasformato in uno strumento non più indispensabile all’interno di Green Movie.
Le altre macchine elencate in precedenza oggi sono considerate in questa struttura molto più veloci, potenti
e versatili.
E’ fondamentale averlo in azienda
per la continuità storica del prodotto
che ancora ha degli appeal presso i
clienti pubblicitari.
In ambito cinematografico risulta
essere sempre meno utilizzato e
sostituito da software più performan-
La funzionalità di color grade mediante l’utilizzo del pannello di Quantel QColor, oggi
rende eQ in tutto e per tutto, assimilabile ai
classici color corrector come Da Vinci e
Pandora.
È proprio dal Da Vinci che è stato estrapolato, interpretato ed inserito all’interno di eQ il
software del grading.
Al contrario però del più imponente color
corrector esistente, eQ non ha limiti di wipe,
di forme sulle wipe ed in più ha la possibilità
di inserire tracking per ogni wipe ed ogni
forma di keyframe.
Tutto questo rende eQ fondamentale nella
gestione del grading sia come se fosse un
tape to tape, utilizzando materiale che arriva da nastro, sia un vero e proprio telecinema utilizzando file DPX o CIN.
Monitor n° 252 - ottobre 2005
questo Vtr è possibile masterizzare in
SD.
Le funzioni di Up & Down conversion
sono in real time.
In HD è ovviamente possibile lavorare in 1920 x 1080, 50i, 25p, 24p, 24 fps
più tutti i formati NTSC quali 23,98p,
59,97i, ecc…
Tutti questi formati e frame rate sono
supportati dalle macchine che gestiscono il formato HD quali Final Cut
Pro, Shake, Nitris ed eQ.
Luciano Beretta di Green Movie: ’Questa notevole varietà di attrezzature ci permette di fornire un sistema
di post produzione finalizzato all’ottimizzazione del flusso e dei tempi di lavoro con una precisa finalità: il
cliente e il prodotto devono trarne il massimo beneficio, artistico e qualitativo.
ti, quali Shake.
Quantel Editbox v9 è il classico strumento utilizzato nell’online, in ambito
pubblicitario.
Non indicato in ambito cinematografico per il limite della gestione alla
Standard Definition, è stato da poco
aggiornato alla v9 con 32 layer per
renderlo moderno e attuale.
Basato su grande stabilità e coerenza
nei lavori, rappresenta la radice della
post produzione pubblicitaria.
in HD non compresso.
L’HD D5 rappresenta l’evoluzione ed
il nuovo formato che farà da protagonista in questo nuovo modo di lavorare.
Oltre a poter lavorare in HD, con
Il 3D
Tutto ciò che concerne la realizzazione di contenuti 3D è fuori dai limiti di
ogni sistema video in quanto ogni
tipo di risoluzione è adattabile a progetti 3D.
I software utilizzati in tale campo
sono Xsi, Maya e Cinema 4D.
23
Dove finiscono
tutti i lavori.
Ai classici D1 e Digital Betacam, per
citare i supporti che hanno fatto da
padroni nello spazio di lavoro SD, è
stato aggiunto il Panasonic HD D5.
L’HD D5 rappresenta, a livello internazionale, lo strumento per il mastering.
Dalla Lucas Arts alla ILM è lo strumento di interscambio del materiale
Le arterie del nuovo cuore tecnologico di green Movie sono una piattaforma Apple con software
FinalCutPro HD, Avid Nitris HD, Quantel eQ con Qcolor e Apple Shake.Qui il flusso di lavoro voluto dalla
Movie & Arts è in grado di coprire ogni tipo di esigenza, dall’SD all’HD, dal 2k al 4k, anche miscelando tutti
i formati possibili, senza rendering.
Green Movie ha da poco installato una macchina eQ di Quantel con Qcolor come stazione di finishing e compositing che sviluppa la sua più grande forza nel color
grade, dispone di infiniti livelli di compositing ed è unica nella gestione real time dei materiali nella stessa timeline, con dimensione e frame rate differenti (risoluzione coesistente, tecnologia proprietaria di Quantel). Dovreste poi vederla all’opera nella cancellazione dei cavi!
Monitor n° 252 - ottobre 2005
L’archiviazione dati
di prossima generazione
Con il lancio degli ultimi prodotti
generationQ Quantel ha deciso di
passare oltre, cioè a un sistema di
archiviazione basato su dati. Ecco una
serie di considerazioni a suffragare
questo fondamentale cambiamento:
Multi-Risoluzione
L’Archiviazione
e i sistemi generationQ
I prodotti generationQ sono a ’risoluzione coesistente’, i.e. un singolo
progetto può contenere risoluzioni
multiple, differenti spazi colore e profondità di bit. I Videoregistratori a
nastro sono a risoluzione e spazio
colore fissi il che li rende inutilizzabili
per tali progetti se non vogliamo compromettere la trasparenza e la consistenza qualitativa. I sistemi di data
storage invece sono del tutto agnostici per i dati che possono essere in
SD, HD, 2K, YUV, RGB, a 8 bit e 10 bit,
tutti sullo stesso medium.
White paper di Quantel tradotto e adattato da Rolando Bertini
Lossless
24 L'archiviazione è una parte vitale del
workflow nella post produzione.
Permette di salvare dei progetti finiti
e/o incompleti per un futuro riutilizzo;
ciò consente di ’rivisitare’ i nostri
lavori senza dover per forza ripartire
da zero ripetendo l’intero processo di
post produzione, con un evidente
risparmio di tempo ed energie.
Un’altra finalità è la possibilità di passare il progetto da un sistema all’altro
e permettere a diversi operatori di
completare il lavoro o addirittura di
trasportare tutto in un altro centro di
produzione.
I sistemi di post produzione di
Quantel come Editbox e Henry
hanno avuto per molti anni un’eccellente capacità di archiviare dati video
e molte strutture di post produzione
si sono affidate completamente alle
loro doti di trasparenza, totale accuratezza, e affidabilità.
Certamente i sistemi di ultima generazione, generationQ, sono dotati di
eccellenti caratteristiche di archiviazione e sono progettati per i moderni ambienti di post produzione multi
risoluzione, basati su grandi quantità
di dati e su un flusso di lavoro efficiente.
Questo breve Libro Bianco tende a
spiegare in dettaglio le scelte tecnologiche applicate sui prodotti
generationQ per quello che concerne l’archiviazione, prendendo in considerazione anche i metodi veri e propri con cui si archiviano i progetti in
lavorazione su questa gamma di prodotti. Esso copre anche tecnologie di
storage compatibili di terze parti, la
loro connettività nei confronti di prodotti e sistemi generationQ di
Quantel e il flusso del lavoro che
coinvolge l’archiviazione.
L’archiviazione video su apparati del
passato come Editbox e Henry avveniva per progetti.
I video dati venivano secondo tale
prassi memorizzati su video nastro
(e.g. D1 o DigiBeta), mentre i metadati (e talora l’audio) erano memorizzati su un dispositivo Magneto-Ottico
(MO) a disco.
Sebbene questa fosse in passato una
scelta molto efficace, l’archiviazione
video secondo tale procedura comprende diverse importanti restrizioni
che la rendono del tutto inaccettabile oggi in un moderno ambiente di
post produzione.
La maggior parte dei videoregistratori nei formati HD fanno ampio uso di
compressione il che li rende ben lontani dall’essere ideali per l’archiviazione, dato che la trasparenza è
molto importante.
I Data recorder da parte loro fanno
uso di tecnologie a compressione
lossless (cioè senza perdita di qualità
o nessuna compressione) con possibilità di effettuare passaggi multi
generazionali senza perdere qualità.
Flessibile
I dati sono di gran lunga più flessibili
del video, dato che non sono confinati a un solo sistema hardware. I
clienti sono in grado di scegliere la
soluzione di archiviazione che meglio
soddisfa le loro esigenze. Per esempio possiamo archiviare su un server
centrale - operativo su un network - o
su un drive a nastro connesso in locale. E, dato che i prodotti che gestiscono i dati appartengono al mondo
IT, i clienti possono scegliere in un
ampio spettro di marchi e produttori.
In Background
L’archiviazione dei dati è un compito
che viene svolto in background (al
contrario di quanto accade nel video),
con evidente possibilità per l’operato-
Monitor n° 252 - ottobre 2005
25
Monitor n° 252 - ottobre 2005
re di archiviare un progetto finito mentre sta lavorando su un
altro, allo stesso tempo, con evidenti vantaggi per la produttività.
Tutto-in-uno
L’archiviazione dei dati combina l’essenza del nostro progetto (cioè video più audio) assieme ai metadati. Ciò significa
che non possiamo perderci per strada alcuna porzione
importante rendendo il nostro archivio inutile.
Fig 2: drive locali a nastro LTO-2, DTF-2 e SAIT-1
Aperto
L’archiviazione dei dati su generation Q fa uso del sistema
AAF per descrivere i metadati (Advanced Authoring Format),
il che potenzialmente permette ad applicazioni di terze parti
di accedere ai nostri archivi.
Veloce
Il Video è di solito confinato dai trasferimenti in tempo reale,
il che vuol dire che per archiviare un’ora di materiale ci vorrà
un’ora. Il tempo necessario per archiviare i dati, invece, è
definito solo dalla velocità dell’hardware. L’archiviazione di un
progetto in SD su un formato a nastro dati LTO-2 è oggi già
più veloce del tempo reale. Gli sviluppi tecnologici nella registrazione e archiviazione dei dati renderanno queste procedure ancora più brevi e più economiche. Tutte le maggiori
tecnologie di storage prevedono delle ’roadmap’ o ’percorsi
di retro-compatibilità’ (vedi Appendice) che di solito consentendo ai nuovi prodotti di leggere gli archivi esistenti.
Basso costo
26 Dato che i prodotti in grado di memorizzare i dati sono di
derivazione IT, sono molto più economici e facilmente disponibili rispetto ai prodotti equivalenti dedicati ad ambiti
broadcast, con un evidente risparmio a lungo termine per
tutti i clienti.
Scegli la tua tecnologia di storage
I prodotti della serie generationQ sono stati progettati da
zero per essere aperti e per integrarsi con semplicità in qualsiasi struttura e workflow lavorativo. Il risultato è che Quantel
ha lavorato sodo per permettere ai propri sistemi di operare
con la più vasta gamma di dispositivi possibili per archiviazione.
Questi dispositivi per archiviazione possono essere divisi in
tre gruppi:
• drive a nastro collegati in locale (SCSI)
• altri dispositivi di storage collegati in locale (SCSI, USB,
Firewire)
• dispositivi connessi in rete come SAN, Server RAID e
Librerie a Nastro in Rete.
Nastri in locale
Il nastro continua ad essere una tecnologia efficace per lo
storage molto valida e di costo contenuto; inoltre, nuovi sviluppi nei formati a nastro per dati stanno ancora diminuendo
il costo d’acquisto e aumentando le performance oltre alla
capacità di memorizzazione.
Per esempio, il nuovo formato SAIT riesce a memorizzare
Tavola 1:Drive locali a nastro supportati
un’ora circa di materiale in HD non compressa su una sola
cassetta.
La Tavola 1 dimostra le velocità di trasferimento effettive rilevate da test di Quantel nell’archiviazione di diversi formati e
tecnologie a nastro.
I drive a nastri in locale sono semplici da installare, dato che
si collegano alla porta SCSI dei sistemi generation Q. L’unico
dispositivo di conversione necessario può essere il convertitore SCSI - da basso ad alto voltaggio - da impiegare con
quei drive che richiedono una interfaccia SCSI ad alto voltaggio. I formati recenti si collegano direttamente.
Dischi in locale
I drive a disco portatili stano diventando molto popolari e
continuano a crescere le capacità di immagazzinare dati.
Essi costituiscono un ottimo mezzo a basso costo per lo
scambio di dati, specialmente per la maggior parte dei
progetti SD dove sono possibili più di due ore di memoria
di materiale.
Gran parte dei sistemi generationQ nasce con porte USB2
Fig 3: hard disc drive su USB2 / Firewire
e Firewire già pronte, mentre per sistemi più vecchi è possibile implementare schede opzionali USB2 o Firewire con
schede PCI standard. I drive di tipo USB 1 non sono raccomandati per i limiti nella velocità di transfer dei dati.
Tavola 2: metodi di connessione dei dischi in locale
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Monitor n° 252 - ottobre 2005
Storage su rete
I sistemi generationQ sono in grado di archiviare i dati su
cui lavorano grazie a qualsiasi dispositivo di storage installato su una rete, come una SAN, server per archiviazione o
una libreria a nastri in rete. Questo permette a tutti i prodotti Quantel di integrarsi alla perfezione e con facilità in
tutte le infrastrutture dati esistenti e quelle nuove.
Fig 6: La compatibilità nell’archiviazione in lettura/scrittura
L’archiviazione con generationQ
Fig 4: un RAID per impiego su SAN e una libreria a nastri in rete
La Tavola 3 mostra i risultati dei test effettuati da Quantel
e le velocità ottenute utilizzando le due tecnologie.
La velocità di connessione della Gigabit Ethernet può
variare enormemente se sono utilizzati sistemi di terze
parti. Le velocità elencate sono state ottenute utilizzando
un server Linux.
28
Tavola 3: interfacce di rete
Scegli la tua tecnologia di storage, riassunto
I sistemi locali a nastro sono connessi ai sistemi generation
Q impiegando la connessione SCSI e sono direttamente
controllati dagli apparati generationQ, mentre i dispositivi
di storage collegati alla rete utilizzano lo standard industriale Gigabit (1000Mbps) Ethernet.
Archiviare su un sistema generationQ permette di salvare
tutti i setting del progetto assieme ai dati video e audio,
così, nel caso lo stesso progetto sia necessario in futuro,
sarà completamente editabile. I vari setting che vengono
archiviati comprendono:
• Edit
• Dissolvenze/Tendine
• Audio dissolvenze & Setting di parametri
• Tail, code per editing differente
• Correzione colore
• Blur, sfocature
• Movimenti DVE
• Dati Tracker
• Grafica dinamica
• Setting di chiavi
• Tutti i layer compositi
• Chiavi con ciascun layer
Archiviazione intelligente
L’archiviazione sui sistemi generationQ è intelligente. Una
volta creato, un archivio può essere aggiornato senza la
necessità di riscriverlo tutto. Durante l’aggiornamento di
un archivio, esso viene dapprima passato in scansione dal
sistema generationQ e i suoi contenuti sono comparati
con la versione più recente del progetto stesso. Solo le
nuove informazioni e i metadati sono aggiunti all’archivio.
Evitando di riscrivere tutto l’archivio da zero si riducono il
tempo necessario per la memorizzazione e la quantità di
spazio necessario. La Fig 7 mostra la tipica configurazione
del tipico archivio di generationQ.
Fig 5 : La connettività tra i sistemi generationQ e i vari tipi di apparati per
storage.
L’unica cosa da notare che l’archiviazione in locale su
nastro e quella realizzata in rete da generationQ sono di
differente natura. Quindi, se viene effettuato il back up del
lavoro di archiviazione in rete su un data tape, prima di
essere letto di nuovo da un sistema generationQ dovrà
essere ricopiato sul dispositivo di archiviazione in rete.
Vedere Fig 6.
Fig 7: la tipica archiviazione di generationQ
Allo stesso tempo quando si recuperano i dati dall’archivio, il sistema generationQ interroga gli ultimi metadati
aggiornati e, comparandoli con il progetto nello spazio di
lavoro, decide quali frame debbano essere estratti dall’ar-
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Monitor n° 252 - ottobre 2005
chivio. Questo metodo intelligente di archiviare velocizza
in modo drammatico il carico e lo scarico e ci assicura che
nessun contenuto venga duplicato inutilmente.
La struttura di archiviazione
di generationQ
L’archivio viene costruito e memorizzato come set di directory. C’è almeno una directory per i dati ’essenziali’ come
video e audio e almeno una per i metadati, che contengono edit e setting.
Il Video è archiviato come immagini DPX, l’audio viene salvato come file WAV, mentre i metadati sono salvati come
serie di file AAF.
Fig 8. La lunga serie di numeri nella directory dei nomi sono
identificatori di materiali unici utilizzati per assemblare l’archivio all’interno del sistema.
1. Naviga fino al dispositivo a nastro o sul percorso di rete
dove l’archivio risiede
2. Trascina l’archivio dall’’Archives bin’ sulla finestra
’Archive In’
3. Seleziona se vuoi ripristinare Video e Audio o solo Video
4. Seleziona la coda e la sua lunghezza utile
5. Scegli se archiviare il progetto con ’History’ (come detto
sopra)
6. Premi il pulsante ’Restore’
Fig 10: La schermata grafica per lavorare ancora su un progetto archiviato
Appendice: Dettagli sui formati a nastro
Fig 8: la struttura dell’archivio di generationQ
30
L’archivio di generationQ in azione
Creare un nuovo archivio è materia semplice e intuitiva
(vedi Fig 9, una schermata dell’archiviazione ’Archive Out’):
1. Porta gli edit necessari dalla ’Clips bin’ nella finestra di
archiviazione .
2. Seleziona se memorizzare Video e Audio o solo Video
3. Scegli quanti frame archiviare per le code
4. Seleziona se memorizzare su un archivio locale o in rete
5. Scegli se archiviare il progetto con la funzione History (il
materiale, i setting e i risultati renderizzati) o solo i risultati finali.
6. Premi il pulsante di archiviazione.
Sony DTF2
Il Digital Tape Format (DTF) è un formato a nastro da 1/2"
per il data storage, che impiega la tecnologia Helical Scan
Recording già vista su videoregistratori come Betacam e
Digital Betacam. Lanciato nel 1995, il formato è di ampio
impiego per archiviare nella post produzione.
Ecco alcuni dettagli tecnici sul formato e una roadmap
dello sviluppo:
Fig 9: La schermata grafica per archiviare un progetto
Riportare un progetto archiviato su un sistema generation
Q è altrettanto facile (vedi Fig 10 che mostra la schermata
’Archive In’):
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Monitor n° 252 - ottobre 2005
LTO Ultrium 1
e Ultrium 2
La tecnologia Linear Tape-Open
(LTO) è stata sviluppata da HP, IBM e
Seagate per un nuovo standard
aperto nell’arena dello storage a
nastro. Le specifiche e la roadmap
32 per il programma dei due nastri
sono state pubblicate nel 1998 e i
primi drive sono giunti sul mercato
nel 2000.
Il programma LTO è previsto da due
formati distinti:
Accelis, la tecnologia per applicazioni legate al nastro che necessitano di alte prestazioni
Ultrium, la tecnologia per applicazioni di backup/restore a grande
capacità su nastro
Ad oggi, l’interesse maggiore è
stato sollevato dalla tecnologia
Ultrium piuttosto che dall’Accelis.
S-AIT1
Il formato a nastro Super Advanced
Intelligent Tape (S-AIT) è basato sul
formato AIT di Sony, ma impiega un
nastro da 1⁄2 Pollice direttamente
compatibile con DTF o LTO.
La prima generazione di questo formato è stata lanciata nella primavera
del 2003.
Ecco alcuni dettagli tecnici sulla
prima generazione di S-AIT e l’immancabile roadmap a indicare i futuri sviluppi.
34
L’inganno dei media,
secondo Danny Schechter
Di Piero Ricca
“L’informazione è fondamentale per la
democrazia. E’ necessario che l’opinione pubblica lotti per avere media più
sinceri e più liberi”. Lo ha affermato il
giornalista
statunitense
Danny
Schechter, a settembre in Italia per presentare il suo documentario “Armi di
distruzione di massa. L’inganno dei
media”, sulla manipolazione dell’informazione in America. “La pretesa imperiale di fabbricare una realtà virtuale è
assurda ma non illusoria, se si annulla
l’indipendenza dei media”, ha commentato con riferimento alla gestione
dell’informazione dell’amministrazione
Bush Ecco una sintesi di un suo intervento, svoltosi a Milano il 14 settembre.
Venditori di guerra
Ieri il presidente Bush ha accettato la
responsabilità della catastrofe di New
Orleans. Almeno così si è letto nei titoli
dei giornali. Ma la stampa non ha dato
risalto al resto della frase. Bush ha
detto: “Io mi assumo la responsabilità”,
e poi ha precisato: “nei limiti delle competenze del governo federale”. Sono
affermazioni fabbricate apposta per
essere tagliate e cucite da parte di
media amici.
Milioni di persone nel mondo hanno
marciato contro la guerra in Iraq, sapevamo che era una tragedia, decisa in
violazione del diritto internazionale, ma
il governo americano ci ha ignorato.
Anche i media non ci hanno ascoltato.
La gran parte dei giornalisti americani
ha sostenuto le ragioni della guerra. Su
ottocento giornalisti intervistati all’inizio
della guerra solo sei erano contrari. I
media hanno venduto la guerra. Una
guerra che poi nessun giornalista può
liberamente raccontare.
Gestione della paura
Nel periodo in cui la guerra fu venduta
l’opinione pubblica era dominata dalla
paura. La gente ha creduto a quegli
opinion leader che continuavano a evocare le armi di distruzione di massa e la
storia della collaborazione fra Saddam
Hussein e Osama Bin Laden. Ci han
fatto vedere i documenti. Colin Powell
all’Onu ci ha fatto vedere le prove. I
media li hanno lodati. La settimana
scorsa Powell ha fatto autocritica, ha
detto che era stato male informato.
Negli ultimi tempi molte agenzie di
informazione hanno ammesso che la
“copertura” della guerra era stata sbagliata. Per effetto di questi errori sono
morte decine di migliaia di persone, in
maggioranza civili innocenti. Ma prima
di tutto è morto il diritto internazionale.
La complicità
fra media e governo
Come giornalista ho cercato di capire
per quale motivo ci fosse tanta complicità fra media e governo. La domanda
principale è stata questa: perché così
tante agenzie di informazione non mi
hanno fatto vedere cosa accadeva in
Iraq. Mi sono documentato, inizialmente nella mia sala da pranzo, guardando
la tv. Mi colpiva l’uniformità dei punti di
vista. I media erano prigionieri di grandi
Monitor n° 252 - ottobre 2005
agenzie che dettavano la linea. Questo
è un fatto familiare per chi vive in Italia.
Dieci anni fa c’erano negli Stati Uniti cinquanta compagnie di media, oggi sono
quattro o cinque. In questo modo il
controllo è più facile. Ieri ero a Roma, ed
ero scioccato sentendo che in Italia Sky
è considerata progressista perché non è
controllata da Berlusconi. In compenso
nella carta stampata c’è più varietà in
Italia che negli Stati Uniti… Se le prsone
non sono adeguatamente informate noi
non possiamo vivere in una democrazia.
I media sono centrali per la democrazia.
www.mediachannel.org
Ero parte della squadra che ha fatto
partire la Cnn, ho lavorato alle news
dell’Abc. Ho combattuto molte battaglie per la messa in onda di notizie vere.
Mi sono reso conto che, anziché raccontarci i problemi del mondo, sono i
media uno dei problemi del mondo. Ed
è un problema che riguarda ciascuno di
noi. Con un gruppo di colleghi abbiamo creato un sito, mediachannel.org,
attraverso il quale guardiamo e analizziamo i media. Da questa esperienza è
nato il film. In particolare nei periodi di
Monitor n° 252 - ottobre 2005
guerra, i media diventano una fabbrica
di menzogne, che confonde le persone
e nasconde loro la verità. La vorando
con colleghi di tutto il mondo ho messo
insieme il materiale per il film, che è già
stato visto in vari festival internazionali e
anche in molte tv. Mi auguro che anche
in Italia possa suscitare un dibattito. Il
nostro dovere di cittadini è quello di
cambiare i media costringendoli a essere utili per la democrazia.
Per conto di Dio
Occorre educazione su questi temi. Per
questo mi fa piacere che documentari
come il mio girino per le scuole.
Bush si è incontrato con alcuni dirigenti
palestinesi e ha detto loro che Dio gli ha
ordinato di distruggere Saddam. Lui
vuole che noi gli crediamo in modo
fideistico, non attraverso un’analisi dei
fatti. Un alto dirigente della Casa Bianca
ha detto a un giornalista che l’America
è un Impero che crea la sua realtà.
Possono dirlo, contando su media
asserviti. Malgrado tutto, c’è ancora
spazio per la speranza. Molti giornalisti,
dopo la tragedia di New Orleans,
hanno sfidato il governo denunciando
lo scandalo. Penso che i cittadini abbiano la responsabilità e il potere di fare
pressione sui media. Sia in America sia
in Italia è necessario che l’opinione
pubblica lotti per avere media più sinceri e più liberi.
35
La compressione video:JPEG 2000
36
Diciamo subito che questo articolo
non intende approfondire la matematica che sta dietro al JPEG2000,
ricordiamo solo che Michael
Marcellin dell’ Università dell’Arizona
ha svolto gran parte del lavoro base.
Se consideriamo la storia della compressione, possiamo renderci conto
del fatto che le specifiche originali
JPEG sono state definite circa vent’anni or sono. All’epoca la potenza
di calcolo dei computer non era
granché elevata, la qual cosa in ultima analisi ha dato origine a un protocollo relativamente semplice. Si tratta
dello schema che ci è ben noto: la
divisione delle immagini in blocchi
per renderne possibile la trasformazione discreta DCT.
Questa semplicità intrinseca presenta
dunque il grande vantaggio di non
chiedere molto in termini di potenza
di calcolo. Ma allo stesso tempo la
codifica tende a produrre quelle discontinuità fra bordi di blocco che si
manifesta nella produzione di linee
perfettamente orizzontali e verticali,
un fenomeno virtualmente sconosciuto in natura che spesso si nota
immediatamente.
Un altro svantaggio intrinseco nel
JPEG e’ quello di essere stato concepito per gestire immagini singole: l’origine dell’acronimo (Joint Photographers’ Expert Group) ne è testimonianza. In passato l’industria del
broadcast anelava di avere a disposizione uno schema di compressione
che potesse materializzare il sogno
dei server video e ci si accontentò del
JPEG modificandolo per adattarlo
alle costanti di larghezza di banda,
frame rate e bitstream.
Il primo server video a uscire dalla fase
di test fu il mitico Profile, lanciato nel
1994. Usava quello che venne chiamato Motion JPEG e questo termine
venne usato anche dai prodotti che
uscirono subito dopo. Ma Motion
JPEG non è mai esistito come standard: ogni produttore usava il proprio
sistema per fare entrare il JPEG in un
segnale video e la condivisione dei
conteuti non veniva presa in considerazione. In parallelo, però, un gruppo
di lavoro stava già dando origine a una
codifica per le immagini in movimento:
stava nascendo MPEG.
Un punto importante da tenere in
considerazione quando si pensa a
MPEG è che inizialmente è stato pensato non per l’utilizzo professionale,
ma come formato consumer. E’ fondamentalmente asimmetrico: la codifica è relativamente complessa e
pesante per il processore, mentre la
decodifica è piuttosto semplice in
modo da poter essere svolta da dispositivi economici. Generalmente i
miglioramenti nella codifica possono
essere apprezzati anche senza cambiare decoder.
MPEG ha raggiunto una particolare
efficienza attraverso l’aggiunta di un
elemento all’equazione di codifica: la
compressione temporale. Un gruppo
d’immagini (GOP) consiste di un’immagine compressa (il frame I) e una
serie di fotogrammi che essenzialmente descrivono le differenze fra il
frame I e quelli susseguenti.
Il gruppo di lavoro MPEG ha conseguito alcuni notevoli risultati. Il sistema HDV, per esempio, utilizza GOP
estesi per registrare immagini ad alta
definizione su hardware di costo consumer, qualcosa che non sarebbe
Monitor n° 252 - ottobre 2005
stata neanche prevedibile solo cinque anni fa.
Ma c’è un grosso problema legato al MPEG e alla sua
compressione temporale: rende il montaggio un vero e
proprio incubo. Il fatto incontestabile è che in un gruppo di immagini MPEG alcune risultano migliori di altre e
se occorre tagliare su una di quelle cattive ci si trova
davanti a un vero problema.
En passant, occorre anche ricordare che con questo
sistema la sicronia audio/video non è sempre facilissima
da ottenere.
Un classico problema nei laboratori di postproduzione di
tutto il mondo è quello di tentare di spiegare al cliente
che dall’ HDV e da un desktop editor non è possibile
ottenere la qualità che il committente si aspetta.
JPEG2000
Non è il caso in questa sede di
fare la storia di JPEG2000: il lettore interessato può trovarla al
sito www.jpeg.org. Basterà dire
che l’intenzione degli sviluppatori è sempre stata quella di
mettere a punto un nuovo
sistema di codifica che tenesse in considerazione vent’anni di legge di Moore per ottenere livelli di performance soggettivamente e oggettivamente migliori per
mezzo di una compressione più efficace.
In effetti le caratteristiche di JPEG2000 sono tali da favorirne l’adozione da parte degli sviluppatori di macchine
per il broadcast professionale. Stiamo parlando fra l’altro
di possibilità come quella di scegliere la compressione
senza perdite o di impostare la decodifica secondo la
risoluzione desiderata o secondo zone prioritarie all’interno dell’immagine.
Ma consideriamo ora le differenze fra questo nuovo
standard e la situazione precedente.
Come abbiamo detto, i sistemi precedenti facevano uso
del DCT che suddivide l’immagine in blocchi. JPEG2000
usa la trasformazione wavelet. Entrambi naturalmente
sono procedimenti matematici, non dissimili dalle trasformazioni di Fourier, che creano rappresentazioni d’informazione (in questo caso i pixel d’immagine) utilizzando coefficienti relativi alla frequenza. Fourier e DCT operano essenzialmente sui dati di spazio - che forniscono
un’informazione eccellente sulla localizzazione ma scarsa per quanto riguarda la frequenza – e coefficienti relativi alla spazialità che come si intuisce presentano caratteristiche inverse.
La trasformazione wavelet ha l’enorme vantaggio di
codificare sia l’informazione spaziale che quella di frequenza. Possiamo immaginare il procedimento wavelet
come un filtro digitale che, passato sull’immagine, discrimina le frequenze alte da quelle basse.
In JPEG2000 la trasformazione wavelet viene applicata
sia in direzione orizzontale che in direzione verticale,
cosicché dopo il passaggio si ottengono quattro coefficienti wavelet che rappresentano rispettivamente le alte
Monitor n° 252 - ottobre 2005
37
frequenze verticali e orizzontali (indicate convenzionalmente come HH;
alte frequenze orizzontali e basse frequenze verticali (HL); basse frequenze orizzontali e alte frequenze verticali (LH) e basse frequenze orizzontali e
basse frequenze verticali (LL).
L’elemento LL è una versione in metà
formato e metà risoluzione dell’immagine originale.
Una caratteristica di questo procedimento è che ognuno di questi quattro elementi occupa, in ogni direzione, la metà dello spazio dell’originale, cosicché i quattro elementi insieme occupano lo stesso spazio dell’originale. Come in JPEG e MPEG, i
coefficienti che rappresentano solo le
alte frequenze possono essere quantificati in modo relativamente approssimato senza significativi effetti sull’immagine percepita, ottenendo così
un primo livello di compressione.
Successivamente la stessa trasformazione wavelet viene applicata all’elemento LL per ottenere un ulteriore
livello di compressione e riduzione di
banda, e così via.
38 Lo standard JPEG2000 in teoria non
limita il numero di reiterazioni di questo processo, ma nella pratica professionale non si superano i cinque passaggi per ottenere dei ratio di compressione accettabili dall’hardware
senza compromettere la performance in tempo reale.
Ma c’è di più: ogni reiterazione crea a
tutti gli effetti un’immagine che misura la metà, in ogni direzione, dell’originale. Per cui, se si inizia con un
segnale HD di 1920 x 1080 pixel, il
primo passaggio attraverso la trasformazione wavelet crea un’immagine
di 960 x 540, il secondo la riduce a
480 x 270, il terzo a 240 x 135 e così di
seguito.
Si potrebbe, volendo, usare un decoder che non esegua tutte le trasformazioni inverse. Si potrebbe ad
esempio decodificare solo fino al
terzo livello e fornire un’immagine di
240 x 135 pixel. In altre parole, la trasformazione wavelet crea dei thumbnail: basta tirarli fuori dal decoder.
Nella tecnologia di oggi, creare
copie a risoluzione di browsing significa usare hardware e server separati;
queste copie, invece, esistono già
come componente inerente di
JPEG2000.
Chiariamo però un equivoco: qualcuno pensa che HD e SD possano tranquillamente viaggiare assieme nello
stesso stream JPEG2000. Non è così.
La possibilità di ottenere risoluzioni
più basse saltando uno o più passaggi di trasformazione inversa è limitato
a fattori di due. HD e SD non sono
semplici multipli uno dell’altro e inoltre i coefficienti d’immagine e di
descrizione pixel possono dare
parecchio fastidio. Tuttavia, la prima
decomposizione di un’immagine di
1920 x 1080 pixel a 16:9 è un 960 x
540 che può venire scalato o tagliato
per adattarsi a contenere un’immagine 4:3 o 16:9 (720 x 480 o 720 x 576) a
definizione standard.
Ma il trucco del thumbnail è estremamente utile di per sé. La cosa si nota
specialmente quando si aggiunge al
formato un’altra caratteristica, quella
di definire l’ordine con il quale i pacchetti sono distribuiti all’interno del
bitstream. Per applicazioni particolari
diventa possibile, per esempio, invia-
re per primo un thumbnail a colori, in
modo che si possa identificare la
ripresa, e successivamente il segnale
a luminanza completa per controllare
la messa a fuoco.
Le specifiche JPEG2000 sono state
definite in modo da poter avere a che
fare con immagini molto grandi e per
adattarsi alle esigenze di applicazioni
tipo remote sensing e mapping. Di
fatto il sistema può tranquillamente
gestire quattro milioni di pixel sia in
orizzontale che in verticale, con 255
componenti per immagine e 32 bit
per componente. Le normali esigenze broadcast di tre o quattro componenti (RGB o YCrCB e alfa) e 12 o 14
bit risultano pertanto estremamente
modeste.
Per evitare sovraccarichi al processore, lo standard consente la ripartizione dell’immagine in tiles. Ogni tile
può avere una dimensione massima
di 4096 x 4096 pixel, comprendo così
l’immagine intera. Ciò significa che
sia il video che l’HD e persino le
immagini di cinema digitale possono
venire trattate con un’unica trasformazione wavelet senza sgradevoli
effetti collaterali.
La distorsione d’immagine eventualmente introdotta da una compressione wavelet troppo spinta tente a
manifestrsi sotto forma di perdita di
dettaglio o leggera sbavatura, il che
risulta psico-visualmente molto meno
impattante della esaltazione di bordi
orizzontali o verticali tipica dei sistemi tradizionali. Diciamo che la compressione wavelet sotto pressione
degrada molto elegantemente,
come possono testimoniare Grass
Valley e più di altri cento studi che
hanno testato il sistema in tutto il
mondo.
Qualsiasi dubbio sulla qualità di
JPEG2000, del resto, dovrebbe
scomparire di fronte alla decisione
del Digital Cinema Initiative (DCI). Si
tratta del consorzio creato dai sette
leading studios di Hollywood che ha
scelto questo sistema come il più
adatto ad assicurare i più alti standard di qualità al cinema digitale.
Come il suo predecessore, JPEG2000
è fondamentalmente un formato di
compressione per singole immagini.
Ogni frame viene trattato individualmente e senza la compressione tem-
Monitor n° 252 - ottobre 2005
porale di MPEG. Questo per chi fa
editing e altri tipi di postproduzione è
una manna, perché ogni frame arriva in
condizioni identiche senza bisogno di
intervenire prima o dopo in relazione
al tempo; il risultato è una notevole
semplificazione delle architetture di
editing unita al miglioramento della
qualità d’immagine. Senza dimenticare che l’audio può essere associato ai
frame video facilitando enormemente
la sincronizzazione.
C’è un ultimo e importante punto in
favore di JPEG2000. Non solo si tratta di uno standard riconosciuto a
livello internazionale (ISO/IEC 15444),
ma i principi operativi che ne costituiscono le basi sono royalty-free: ciò
significa che i prestigiosi organismi
accademici e commerciali coinvolti
nella creazione dello standard hanno
aconsentito a rinunciare alle royalties
in modo da dare vita a uno standard
realmente accessibile.
Sono recentemente iniziati i test sui
chip di terza generazione che
dovranno gestire la codifica/decodifica di JPEG2000. Quelli di seconda
generazione, come l’ ADV202 della
Monitor n° 252 - ottobre 2005
Analog Devices, vengono prodotti regolarmente in grande serie. L’
ADV202 è in grado di
gestire video in tempo
reale e audio processing
per definizione standard; per l’ HD due chip
accoppiati ma sicuramente con il silicio di
terza generazione ne
basterà uno.
Si potrebbe pensare che i chip progettati per un mercato settoriale
come quello del broadcast siano
necessariamente molto costosi, ma la
filosofia alla base di JPEG2000 è
quella di gestire al meglio le immagini prodotte dalla prossima generazione di telecamere. Il mercato è quindi
potenzialmente molto attraente.
In conclusione, si potrebbe ipotizzare
che JPEG2000 abbia veramente i
numeri per trasformare il mondo del
broadcast. Consideriamo infatti che:
- è uno standard concordao, aperto
e royalty-free
- offre una compressione di alta qualità senza effetti di distorsione visibili
- adotta una schema di compressione intraframe che evita gli effetti
temporali alla base di tanti problemi di editing e postproduzione
- l’hardware è applicabile sia ai dispositivi consumer sia alle attrezzature professionali, la qual cosa permette economie di scala e riduzione dei costi.
Se l’industria riuscirà a capire l’opportunità di adottare JPEG2000 , pertanto, anche nel broadcast la visione di
filiere integrate che utilizzano hardware a costi accettabili diventerà molto più realistica.
39
Media 100 passa
nuovamente di mano
La software house Boris FX ha acquistato l’intera divisione Media 100 dalla israeliana Optibase
Non è durato neanche due anni il
tentativo di Optibase di rivitalizzare
Media 100, una dei marchi storici del
montaggio video non lineare.
All’inizio di ottobre, Optibase ha
annunciato di aver raggiunto un
accordo con Boris FX per la cessione
dell’intera linea di prodotti Media
100. L’accordo stipulato fra le due
aziende prevede la condivisione dei
profitti derivanti dalle future vendite
fino a un massimo di 2 milioni di dollari e il proseguimento della fabbricazione da parte di Optibase delle
schede utilizzate dai sistemi Media
100 HD.
40 Il prodotto che sembra interessare
maggiormente Boris FX è però
Media 100 SW, la versione solo software di Media 100 HD, di cui è già
disponibile una versione demo. Non
è previsto lo sviluppo dei sistemi 844,
mentre viene comunque garantita la
continuità di tutti i prodotti e i servizi
attualmente in essere, ivi compresa
l’assistenza, di cui si occuperà direttamente Boris FX.
“Questa acquisizione delle attività di
Media 100 ci permetterà di stabilire
dei contatti stabili con tutti i clienti
che sono rimasti fedeli a Media 100,”
ha dichiarato Boris Yamnitsky, fondatore e presidente di Boris FX
“Faremo tesoro di tutta l’esperienza
che essi hanno accumulato in tutti
questi anni.
Con la lunga storia che ci lega a
Media 100, questa acquisizione in
fondo non è stata altro che un’estensione naturale dei nostri rapporti con
gli utenti.”
Fabio Bagni, amministratore unico di
Antea, l’azienda distributrice per
l’Italia di Media 100 e Boris, non
nasconde la propria soddisfazione
per questo passaggio di proprietà.
“Per noi che da tempo avevamo puntato su entrambi i marchi (si parla
ormai di una decina di anni sia per
l’uno che per l’altro) si tratta senz’altro di un’ottima notizia, una conferma
indiretta della validità del nostro
modo di lavorare. E sono certo che
anche tutti gli utenti italiani di Media
100 o di Boris non potranno non
esserne contenti, soprattutto se pen-
siamo ai potenziali sviluppi che ci
attendono. Sappiamo che Boris ha
fondato buona parte della propria
notorietà sul fatto di produrre dei
pacchetti compatibili con tutti i sistemi di editing non lineare presenti sul
mercato, e sicuramente continueranno su questa strada: ma è logico che
da ora in avanti i sistemi Media 100
godranno di una posizione di privilegio.”
Boris FX in passato aveva già acquisito da Optibase una piccola “fetta” di
Media 100, ossia Final Effects
Complete, con tutti i marchi ivi associati quali Studio Effects, Next Effects
e ICE FX. Tali prodotti continueranno
ad essere offerti con Boris FX, che ne
garantisce manutenzione, assistenza
e sviluppi futuri.
Ci sarà il marchio Boris sui sistemi di montaggio video Media 100
Monitor n° 252 - ottobre 2005
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Monitor n° 252 - ottobre 2005
Nuovi connettori HDTV
Fischer Connectors è presente da almeno
20 anni nel mondo broadcast con i conosciutissimi connettori della serie 1051,
adatti per poter essere usati con tutti i cavi
triassiali per la trasmissione del segnale
video tra la telecamera e l’unità di controllo
( CCU ), sia per applicazioni in studio
che all’aperto.
Il connettore 1051 è stato adottato dalla
maggioranza dei costruttori mondiali di
telecamere ed in Italia è diventato lo standard di riferimento, utilizzato da tutte le
televisioni, sia grandi che piccole, da tutti
di service di produzione, dai costruttori di
OB-Van così come per il cablaggio di stadi,
teatri etc, in pratica ovunque sia stata realizzata una trasmissione televisiva. Il grosso
vantaggio del connettore triax 1051, oltre
alla robustezza e all’affidabilità nel tempo
era la possibilità di poter riparare un cavo
danneggiato in qualsiasi condizione operativa e con l’ausilio di pochi attrezzi, sempre presenti nella dotazione tecnica del
personale addetto.
La tecnologia si sta però evolvendo e l’alta
definizione sta pian piano prendendo sempre più piede anche grazie ai vantaggi tec-
nici della trasmissione via fibra ottica; è
però innegabile che uno dei motivi che
hanno un po’ frenato il suo sviluppo è proprio dovuto alla non riparabilità “in
campo” dei connettori attualmente presenti sulle telecamere HDTV. Un qualsiasi
difetto o una rottura necessitano una sostituzione completa del cavo, e spesso ciò è
estremamente difficile da effettuare, oltre
che particolarmente oneroso, dovendosi
dotare di un maggior numero di cavi di
scorta.
Il cablaggio degli elementi ottici di questi
connettori necessità un ambiente adeguato ( laboratorio ), apparecchiature costose
e sofisticate e tempi di cablaggio elevati,
dovuti alla necessità di usare resine epossidiche nonché operazioni di “lappatura (
polish )” per “giuntare” la fibra all’elemento ottico.
Fischer ha risolto questo problema con
l’introduzione dei nuovi connettori della
serie 1053 che utilizzano al loro interno gli
elementi Unicam “ no epoxy - no polish “
della CORNING, leader mondiale nella
tecnologia per fibra ottica.
L’elemento ottico Corning è pre-cablato in
origine, non necessita di operazioni di
“resinatura e lappatura”quindi sono
necessarie poche e semplici operazioni.
I vantaggi di questo connettore sono proprio i limiti dei precedenti: con un minimo
training qualsiasi tecnico sarà in grado di
cablarlo ovunque, con un grande risparmio di tempo .
I connettori HDTV 1053 sono stati sottoposti, da parte di alcuni utilizzatori finali , ai
più severi test, anche in condizioni estreme, a temperature di - 20° C, immersi in
acqua, posizionati sotto alcune ruzzole
avvolgicavo ( 800 Kg. ), mantenendo sempre inalterate le proprie performances.
Maggiori informazioni presso lo stand al
prossimo IBTS di Milano ( Pad. 13/1 stand
A 32 )
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Monitor n° 252 - ottobre 2005

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