Storia dell`Energia Verde

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Storia dell`Energia Verde
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L’età dell’energia The Age of Energy
ARCHIVIO STORICO ENEL
Storia
dell’Energia Verde.
A History
of Green Power.
Archivio Storico Enel
L’Archivio Storico custodisce la documentazione relativa alla storia dell’industria elettrica italiana
dalla fine dell’800 e di quasi mezzo secolo di vita di Enel, da quando, con la nazionalizzazione del 1962,
oltre 1.270 aziende elettriche confluirono nell’allora ente nazionale per l’energia elettrica.
In principio la struttura del nuovo ente risentì dell’influenza delle più grandi e importanti imprese elettriche
esistenti all’epoca e, pur ispirandosi a criteri di gestione aderenti alla sua natura di ente pubblico economico,
di fatto riprese e proseguì l’attività delle precedenti imprese elettriche private di cui, naturalmente,
prese in carico i relativi archivi nonché il personale altamente qualificato: ingegneri, tecnici e maestranze
di prim’ordine.
Nel 1992, la Soprintendenza Archivistica per il Lazio dichiarò “di notevole interesse storico” tutta
la documentazione Enel, riconoscendo altresì “il complesso documentario come fonte di valore unico
e di incommensurabile interesse per la storia dell’energia elettrica e per la storia economica nazionale
e internazionale dagli inizi del secolo scorso in poi”.
Inaugurato a settembre 2008 in una sede unica, a Napoli, l'Archivio Storico Enel promuove iniziative
culturali e di studio e garantisce un'agevole consultazione sia con sistemi tradizionali che con l'ausilio
dell'inventariazione digitale, valorizzando la conoscenza del patrimonio storico documentale in una visione
dell'energia orientata al futuro.
The Historical Archives house documents regarding the history of the Italian electricity industry since the end
of the nineteenth century, including the almost half a century of Enel’s existence, which began in 1962, when
more than 1,270 electricity companies were nationalized and became part of what at that time was the Ente
Nazionale per l’Energia Elettrica.
The structure of the new entity was influenced by the largest and most important electricity companies of
the time, and even though it was based on managerial criteria appropriate to its status as a governmentowned company, it actually continued the activity of the preceding private electricity firms, whose related
archives it naturally took charge of, as well as their highly skilled personnel: engineers, technicians, and
first-rate workers in general.
In 1992, the Soprintendenza Archivistica per il Lazio – the government agency that oversees archives
in the Lazio region – declared all of Enel’s documentation to be “of remarkable historical interest”,
acknowledging the “collection of documents as a source of unique value and incomparable interest
for the history of the electricity industry and Italian and international economic history from the beginning
of the twentieth on.”
Inaugurated in September 2008 in a single location, in Naples, the Enel Historical Archives promote cultural
and scholarly initiatives and facilitate consultation with digital cataloguing as well as traditional systems,
enhancing knowledge of our heritage of historical documents in a forward-looking vision of energy.
“È il fare quotidiano che caratterizza l’impegno e l’identità di ogni azienda e costituisce
il tratto distintivo della sua cultura. È per questa ragione che occorre dare voce
alla ricchezza di conoscenze, alla professionalità, all’innovazione, alla capacità
di trasformazione continua attraverso il racconto della propria storia industriale
che è cultura d’impresa. Senza di questa, l’azienda stessa rischierebbe di non essere
percepita nel suo reale valore di generare sviluppo per il Paese e per le generazioni future”.
Fulvio Conti
Amministratore Delegato e Direttore Generale Enel
“It is its everyday activity that characterizes the commitment and identity of every company and
distinguishes its culture. And it is for this reason that we must enable our wealth of knowledge,
professional competence, innovation, and the ability to transform ourselves to express themselves
through the recounting of our industrial history which is corporate culture.
Without which, the Company itself would risk not being perceived in its real value of generating
development for Italy and for future generations.”
Fulvio Conti
Chief Executive Officer and General Manager of Enel
ARCHIVIO STORICO ENEL
via Ponte dei Granili, 24 - 80146 Napoli • tel. 081.3674213
Storia
dell’Energia Verde.
A History
of Green Power.
MONOGRAFIA DELL’ARCHIVIO STORICO ENEL
MONOGRAPH BY THE ENEL HISTORICAL ARCHIVES
Prefazione
Piero Gnudi
Presidente Enel
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La crescente convergenza in tutto il mondo sulla
necessità di produrre e consumare energia in
maniera da assicurare lo sviluppo sostenibile del
pianeta, rende oggi più che mai interessante
rivisitare la storia delle fonti rinnovabili in Italia
attraverso le testimonianze conservate
nell’Archivio Storico di Enel.
Ripercorrere le vicende dell’industria elettrica nel
nostro Paese ci fa ricordare che le fonti rinnovabili
sono state la principale fonte di produzione di
energia elettrica sino agli inizi degli anni Sessanta,
quando circa il 70% dell’energia era di fonte
idroelettrica e il 4% dai soffioni boraciferi. Gli
industriali e gli economisti del tempo capirono
che l’acqua era il nostro oro bianco e riuscirono a
sopperire alla deficienza strutturale del nostro
Paese carente di carbone e di petrolio. Con
lungimiranza e risolutezza si avviò la costruzione
delle grandi derivazioni idroelettriche, ancora oggi
parte del paesaggio alpino italiano, e ci si
adoperò per utilizzare al meglio i fluidi geotermici
nella produzione di energia.
Anche nel campo dell’energia solare il nostro
Paese è stato all’avanguardia, e all’inizio degli
anni Novanta eravamo il Paese europeo con
maggiore potenza installata.
Ripercorrere queste storie di successo nel campo
dell’energia verde ci conforta nella nostra scelta
di investire in misura sempre crescente in questo
settore. La costituzione di Enel Green Power,
l’accorpamento di tutte le attività nel settore delle
fonti rinnovabili di Enel e di Endesa in Spagna e
Portogallo sotto questa società, la filiera di
progetti in sviluppo nei prossimi anni fanno sì che
Enel Green Power sia oggi uno dei principali
operatori mondiali, in grado di dare un contributo
nel risolvere la difficile equazione sviluppo
economico e compatibilità ambientale.
Enel è la più grande azienda elettrica d’Italia e la seconda utility quotata d’Europa per capacità
installata: a seguito dell’acquisizione della compagnia elettrica spagnola Endesa, è ora presente in 23
Paesi, con una capacità installata netta di oltre 95.000 MW e vende elettricità e gas a circa 61 milioni
di clienti. Enel gestisce un parco centrali molto diversificato tra idroelettrico, termoelettrico, nucleare,
geotermico, eolico, fotovoltaico e altre fonti rinnovabili. Circa il 44% dell’energia elettrica prodotta
dall’Azienda è priva di qualunque tipo di emissioni, compresa l’anidride carbonica.
Con più di 34.000 MW di impianti che utilizzano solo le fonti rinnovabili (idrico, geotermico, eolico,
solare, biomasse e cogenerazione) in Europa e nelle Americhe, Enel è uno dei leader mondiali del
settore. Inoltre, è fortemente impegnata nella crescita nelle energie rinnovabili e nella ricerca e lo
sviluppo di nuove tecnologie amiche dell’ambiente con molti progetti in Italia e all’estero. Il primo
dicembre 2008, Enel ha costituito Enel Green Power, la società del Gruppo dedicata allo sviluppo e
alla gestione della produzione elettrica da fonti rinnovabili nel mondo.
Foreword
Piero Gnudi
Chairman, Enel
The growing consensus throughout the world on
the necessity of producing and consuming energy
in such a way as to ensure the sustainable
development of our planet makes it more
interesting than ever to look back over the history
of renewable sources in Italy through the
evidence housed in Enel’s Historical Archives.
Reflecting on the vicissitudes of the electricity
industry in Italy reminds us that renewable
sources were the main source of electric power
until the beginning of the 1960s, when about
70% of the country’s energy was hydroelectric
and 4% came from boric-acid fumaroles. The
industrialists and economists of the time
understood that water was our white gold and
succeeded in making up for the structural
deficiency of the country’s lack of coal and oil.
With far-sightedness and determination,
construction was begun on the great
hydroelectric diversions, which are still part of the
Italian Alpine landscape, and no efforts were
spared to make the best use of geothermal fluids
to produce energy.
Italy has also been in the forefront in the field of
solar energy, in which it was the European
country with the most installed power at the
beginning of the 1990s.
These histories of success with green energy
reassure us in our choice to invest increasingly in
this field. The establishment of Enel Green Power,
the unification of all of Enel’s and Endesa’s
renewable-source activities in Spain and Portugal
under this company, and the series of projects
that will be developed in the next few years make
Enel Green Power one of the world’s leading
companies: one that can contribute to solving the
difficult equation of economic growth and
environmental compatibility.
Enel is the largest electricity company in Italy and the second-largest listed utility in Europe in terms of
installed capacity. Following the acquisition of the Spanish electricity company Endesa, the Company is now
present in 23 countries, has a net installed capacity of 95,000 MW, and sells electricity and gas to about 61
million customers. Enel manages power stations that use a highly diversified mix of energy sources: hydro,
thermal, nuclear, geothermal, wind, photovoltaic, and other renewable ones. About 44% of the electricity
produced by the Company does not cause any kind of emission, including carbon dioxide.
With more than 34,000 MW of plants that use only renewable sources (hydro, geothermal, wind, solar,
biomass, and co-generation) in Europe and the Americas, Enel is one of the world leaders in the field.
Furthermore, it is deeply engaged in the growth of renewable energy and in research and development
regarding environment-friendly new technologies, with many projects in progress in Italy and abroad. On
December 1, 2008, Enel founded Enel Green Power, a Group company dedicated to the development
and management of the production of electricity from renewable sources throughout the world.
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Indice
Table of Contents
2 Prefazione di Piero Gnudi
2 Foreword by Piero Gnudi
6 Lo scenario di Francesco Starace
6 The Background by Francesco Starace
STORIA DELL’ENERGIA VERDE
A HISTORY OF GREEN POWER
di Giovanni Paoloni e Margherita Martelli
by Giovanni Paoloni and Margherita Martelli
La conquista della forza
The Conquest of Force
12 Alle origini del sistema elettrico italiano
12 The Origins of the Italian Electrical System
21 L’oro elettrico: prime idee sull’energia solare
27 Un nuovo contesto normativo e finanziario
20 Electric Gold: the First Ideas on Solar Energy
27 A New Regulatory and Financial Context
32 Il carbone bianco
38 Elettricità e Mezzogiorno
31 White Coal
38 Electricity and the South
Guerre parallele
Parallel Wars
45 Verso i sistemi regionali: acqua, politica e sviluppo
tra guerra e dopoguerra
45 Toward Regional Systems: Water, Politics,
and Development Between the two World Wars
54 I bacini alpini e il triangolo industriale
64 Forze idrauliche e forze endogene
54 The Alpine Basins and the Industrial Triangle
65 Hydraulic Forces and Endogenous Forces
70 Dagli Appennini alle isole
71 From the Apennines to the Islands
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
78 Le centrali idroelettriche nella tradizione italiana
78 Hydroelectric Power Plants in the Italian Tradition
86 Idroelettrico? Sì, ma ...
86 Hydroelectric? Yes, but ...
93 Looking for New Sources
93 Alla ricerca di nuove fonti
100 Energia per il “miracolo”
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
109 L’eredità idroelettrica
118 Dal trauma del Vajont alle crisi petrolifere
127 Il ritorno dell’energia solare ed eolica
136 Dalla storia alla cronaca
141 Note
100 Energy for the “Miracle”
Enel and the Development
of Renewable Energy Sources
109 The Hydroelectric Inheritance
118 From the Vajont Disaster to the Oil Crises
127 The Return of Wind and Solar Energy
135 From History to News
141 Notes
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Lo scenario
Francesco Starace
Amministratore Delegato Enel Green Power
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Le energie rinnovabili sono sempre esistite.
Il sole, l’acqua, il vento, il vulcanismo sono
presenti sulla Terra sin dalla sua creazione, in
qualunque modo essa sia avvenuta. E l’uomo
ne è sempre stato consapevole, tanto che ne
abbiamo notizie storiche e artistiche sin
dall’inizio della sua storia documentata di
homo sapiens. Gli Egizi, che adoravano il Sole
come Ra/Osiride, quando lo raffiguravano con
le mani al termine dei suoi raggi. Nella Bibbia,
le manifestazioni divine sono annunciate
sempre da un intenso soffio di vento. I Greci
avevano delegato a Poseidone e a un intero
popolo di ninfe la protezione di tutte le acque
e a Eolo il dominio su tutti i venti. A Roma, il
Colosseo prese il nome da una colossale statua
che gli sorgeva accanto, raffigurante Nerone
come il dio Sole invitto. Perfino le ben più
misteriose manifestazioni del sottosuolo
venivano percepite dagli antichi come di
origine divina.
La consapevolezza dell’uomo antico era anche
uso intelligente di queste risorse: la vela (2500 a.C.)
e il mulino (1700 a.C.) sono state tra le prime
conquiste dell’homo tecnologicus per sfruttare in
modo positivo le fonti di energia rinnovabile.
Questo percorso di sfruttamento rispettoso delle
risorse della natura è proseguito nel corso dei
secoli fino all’inizio della Rivoluzione Industriale.
Solo tra il Settecento e l’Ottocento – la pila di
Volta è del 1799 – la pressione demografica, la
ricerca di migliori condizioni di vita e soprattutto
il rincorrersi di scoperte scientifiche e
tecnologiche importanti portarono l’umanità
a cercare e ad affiancare alle fonti rinnovabili
anche altre fonti di energia. L’energia fossile,
o energia solare fossile come viene chiamata
da alcuni vista l’originale provenienza del suo
contenuto energetico dal sole, e successivamente
quella nucleare, diedero l’impressione di poter
soddisfare la crescente domanda di energia
imposta dai nuovi modelli produttivi e di
sviluppo.
Da quel momento storico in poi e in maniera
sempre crescente, i sistemi politici ed economici
hanno iniziato a interrogarsi sul percorso migliore
per assicurarsi energia sicura, a costi competitivi
e sostenibile da un punto di vista ambientale.
Nell’ultimo decennio, a seguito della sempre
maggiore domanda di energia a livello mondiale,
la forte volatilità dei prezzi del petrolio,
l’attenzione verso l’ambiente e il riscaldamento
globale, la spinta verso forme di energia
autoctone, ecologicamente sostenibili e svincolate
quanto più possibile dai combustibili fossili si è
fatta sempre più forte a livello globale, europeo
e nazionale.
In questo contesto, le fonti rinnovabili sono
ritenute un fattore chiave che ha vissuto, negli
ultimi anni, una crescita senza precedenti grazie
all’avanzamento tecnologico e al forte sostegno
politico in tanti Paesi.
L’Italia, da questo punto di vista, è un Paese ricco
di risorsa e di storia industriale, con dimostrate
doti di innovazione e creatività: sole in
abbondanza, montagne e corsi d’acqua, pioggia,
vento, risorse geotermiche nel sottosuolo e
conoscenze e inventiva di scienziati, ingegneri
e imprenditori.
Per via di questa ricchezza di risorsa rinnovabile,
The Background
Francesco Starace
Chief Executive Officer of Enel Green Power
The sun, water, wind and volcanic activity have
been present on the Earth ever since it was
created, however it happened. And humans
have always been aware of such energy, to the
extent that we have historical and artistic
information about it from the beginning of our
documented history as homo sapiens. The
Egyptians worshipped the sun as Ra/Osiris,
portraying it with hands at the end of its rays. In
the Bible, divine manifestations are always
announced by an intense blast of wind. The
Greeks entrusted Poseidon and a whole
population of nymphs with the protection of all
waters and Aeolus with control over all winds.
In Rome, the Colosseum took its name from a
colossal statue placed next to it portraying Nero
as the indomitable Sun god. Even the much
more mysterious manifestations of the
underground were thought by the ancients to
have a divine origin.
The awareness of ancient man also meant an
intelligent use of these resources. The sail (2500
B.C.) and the mill (1700 B.C.) were among the
first conquests of homo tecnologicus for
exploiting renewable energy sources in a positive
way.
This respectful exploitation of nature’s resources
continued over the centuries until the beginning
of the Industrial Revolution. Only in the
eighteenth and nineteenth century – Volta’s
battery is from 1799 – did demographic pressure,
the quest for better conditions of life, and
especially a string of important scientific and
technological discoveries lead humanity to seek
and use other sources of energy in addition to
renewable ones. Fossil energy – or fossil solar
energy, as some call it, given its original
provenance – and subsequently nuclear gave the
impression that they could satisfy the growing
demand for energy created by the new models of
production and economic growth.
From that historic time on, political and economic
systems were increasingly subjected to thinking
about the best way to ensure a cost-efficient,
environmentally sustainable supply of energy.
Because of the world’s increasing demand for
energy, great fluctuations in the price of oil, and
concern about the environment and global
warming, during the past decade there has been
an increasing trend at all levels – global,
European, and national – towards energy that is
produced domestically, ecologically sustainable,
and as free as possible from fossil fuels.
In this situation, renewable sources are
considered a key factor and in the last few years
have experienced unprecedented growth, thanks
to technological progress and strong political
support in many countries.
From this point of view, Italy is a country with
abundant resources, an impressive industrial
history, and a proven endowment of innovation
and creativity: plentiful sun, mountains and
waterways, rain, wind and geothermal resources,
as well as the knowledge and inventiveness of its
scientists, engineers, and entrepreneurs.
Because of this wealth of renewable resources,
thought, and economic growth, on the one
hand, and the scarce presence of fossil fuels on
the other, we have long since developed the
habit of thinking about the ways of transforming
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di pensiero, dello sviluppo economico e della
scarsa presenza di combustibili fossili, abbiamo da
molto tempo sviluppato un’abitudine a ragionare
sui modi di trasformare l’energia, prima idrica e
geotermica, poi eolica e solare, in energia
elettrica e del come farlo con il migliore
rendimento e riducendo gli sprechi.
L’Italia detiene un singolare primato storico nel
campo dell’energia geotermica. Fu proprio in
Italia, a Larderello, che, nel 1904, si ottenne per
la prima volta la produzione di energia elettrica
da fluidi geotermici. La prima vera e propria
centrale geotermoelettrica venne costruita nel
1913 e l’esperienza italiana rimase unica al
mondo fino al 1958. Ancora oggi, la tecnologia
e il know how, restano pregiati e richiestissimi
in ogni angolo del pianeta.
E tra i primati italiani, anche nell’ambito
dell’energia idroelettrica, la costruzione, tra il
1895 e il 1898, del primo grande impianto
idroelettrico in Europa, la centrale Bertini, situata
a Paderno d’Adda, che produceva e trasmetteva
9.600 kW a 38 km di distanza, costituendo così il
primo esempio di tale potenza e di trasmissione
a distanza.
Si ricorda inoltre l’entusiasmo che circondava
la partecipazione italiana alla costruzione delle
dighe africane di Assuan e di Kariba, segno di
alta capacità tecnologica e industriale.
Anche in campo solare il nostro Paese ha detenuto
alcune eccellenze, con il probabile stimolo
derivante dal fatto che l’Italia è tra i primi Paesi
europei per intensità di irraggiamento: a Genova,
nel 1963, si costruì il primo tipo di centrale solare
in grado di produrre vapore a 450 ºC.
Nel dicembre 1980, Enel mise in esercizio ad
Adrano, in Sicilia, la prima e più grande centrale
solare “a torre e specchi” al mondo, con una
potenza di 1 MW. E nel 1994, l’impianto
fotovoltaico di Serre Persano, in Campania, con
i suoi 3,3 MW era il più grande in Europa.
Agli inizi degli anni Novanta, l’Italia era il più
avanzato Paese europeo nell’applicazione delle
tecnologie fotovoltaiche e già alla metà di quegli
stessi anni aveva la maggiore potenza installata
pari a 14 MW di cui 5,5 MW collegati alla rete
elettrica.
Probabilmente, il settore delle energie rinnovabili
dove l’Italia non è partita particolarmente in
anticipo è quello dell’energia eolica: situata al
centro di un bacino chiuso come quello del
Mediterraneo, non è interessata da venti di forte
intensità e di andamento regolare che spirano in
altre parti della Terra. Il regime dei venti, nel
nostro Paese, presenta una certa complessità a
causa di diversi fattori: la posizione geografica e
la rilevante presenza sia di catene montuose che
di masse d’acqua, determinano infatti una diversa
distribuzione stagionale delle pressioni
atmosferiche e, di conseguenza, un diverso
andamento dei venti nel corso dell’anno. Le zone
più favorite sono quelle del centro-sud e delle
isole, dove il maestrale, lo scirocco e il libeccio
sono presenti con buone intensità.
Nonostante questo, anche per la tecnologia
eolica, ci sono state interessanti iniziative in Italia,
come il progetto VELE (VEnto per L’Elettricità)
lanciato da Enel nel 1979 con l’obiettivo di
individuare possibili aree di produzione eolica,
definire le caratteristiche tecniche degli
aerogeneratori e acquisire esperienze di
progettazione ed esercizio di centrali
anemoelettriche. In quel periodo nacquero anche
alcune iniziative industriali che hanno coinvolto
altre importanti aziende della nostra economia,
come la FIAT. L’Italia è stato dunque un Paese
tenutario di primati in campo rinnovabile.
Oggi alcuni di questi primati, in particolare per il
fotovoltaico e l’eolico, sono passati di mano,
andando a nazioni che, capitalizzando alcune
first hydraulic and geothermal, and then wind
and solar, energy into electric energy and how to
do it most efficiently and with the least waste.
Italy holds a singular historical position of
leadership in the field of geothermal energy. It
was in Italy, at Larderello, that, in 1904, the first
electric energy was produced from geothermal
fluid. The first real geothermal power station was
constructed in 1913 and the Italian experience
remained unique in the world until 1958. Today,
the country’s technology and know-how are still
valued and demanded in every corner of the
planet.
That Italy has also been a leader in the field of
hydroelectric energy is shown by the
construction, between 1895 and 1898, of the
first large hydro plant in Europe, the Bertini
power plant at Paderno d’Adda, which produced
and transmitted 9,600 kW at a distance of 38 km:
the first example of such power and transmission
from a distance.
Another thing worth mentioning is the
enthusiasm that accompanied Italy’s participation
in the construction of the Assuan and Kariba
dams, in Africa, another sign of the country’s
technological and industrial capabilities.
With one of the most intense degrees of
radiation, Italy also has an excellent record in the
solar field. The first solar power plant capable of
producing steam at 450º C was constructed in
Genoa in 1963.
In December 1980, at Adrano, in Sicily, Enel put
into operation the first and largest “tower-andmirror” solar power plant in the world, with
1 MW of power. And in 1994, the Serre Persano
photovoltaic plant, in Campania, with its 3.3 MW,
was the largest in Europe.
At the beginning of the 1990s, Italy was the most
advanced country in Europe in the application of
photovoltaic technologies and in the middle of
that decade had the largest installed capacity,
amounting to 14 MW, including 5.5 MW
connected to the power network.
Wind energy is the field of renewable energy in
which Italy probably did not get a particularly
early start. Located in the middle of a closed area
like the Mediterranean, it does not have the
strong, regular winds that blow in other parts of
the world. Italy’s wind regime is quite complex
because of a number of factors. In effect, the
country’s geographical position and the
significant presence of both mountain ranges and
bodies of water influence the seasonal
distribution of atmospheric pressures and,
consequently, the wind regime during the year.
The most favored areas are the islands and the
southern part of the center, where winds from
the northwest (maestrale), southeast (scirocco),
and southwest (libeccio) are present with good
intensity.
Nevertheless, there have been interesting
projects in Italy with regard to wind technology,
too, such as the VELE (“Wind for Electricity”)
project, launched by Enel in 1979 with the
objectives of identifying potential areas of wind
production, defining the technical characteristics
of wind turbines, and acquiring experience in the
design and operation of anemoelectric power
plants. That period also saw the birth of several
industrial projects that involved other important
Italian companies, such as FIAT.
Thus Italy has been a preeminent country in the
field of renewable energy. Today, it has lost some
of this preeminence, especially with regard to
photovoltaic and wind energy, to other countries
that, capitalizing on our experience, saw before
others the development of renewable energy as
an opportunity to seize.
Spurred by the EU, Europe has witnessed, and is
witnessing, a trend towards a more autonomous,
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delle nostre esperienze, hanno prima di altre visto
nello sviluppo dell’industria delle rinnovabili
un’opportunità da cogliere.
In Europa, sulla spinta della Comunità, è
avvenuto e sta avvenendo un orientamento verso
un sistema energetico più autonomo, più
competitivo e ambientalmente più sostenibile, già
accolto a livello globale. Ma gli investimenti
industriali, pensati in particolare per soddisfare i
clienti domestici, guardano a tutti i principali
mercati elettrici mondiali con fatica nel soddisfare
l’odierna domanda e le prospettive di sviluppo a
consuntivo, si dimostrano sempre più forti delle
stime a preventivo più ambiziose.
In questo contesto, l’Italia ha davanti a sé due
principali obiettivi: uno, più semplice, di
raggiungere i target di produzione di energia
rinnovabile al 2020, che vedono circa un
raddoppio dell’attuale produzione da queste
fonti; l’altro, più complesso, di fare del primo uno
spunto di opportunità industriale che, attraverso
la creazione di una consapevolezza sociale,
politica ed economica crei le condizioni per unire
le conoscenze e l’inventiva, che hanno portato ai
primati del passato, a una robusta e corale
iniziativa che possa garantire lo sviluppo di una
filiera industriale nuova, prospera e duratura
rivolta all’enorme mercato globale delle più nuove
e promettenti energie rinnovabili, quali il sole e il
vento.
Credo che questi obiettivi siano un’opportunità
industriale e sociale per il nostro Paese e sono
certo che sapremo cogliere con forza le
opportunità di sviluppo dell’energia “verde”, che
ha origini storiche e radici profonde, come
raccontato in questa pubblicazione.
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Enel Green Power è la Società del Gruppo Enel dedicata allo sviluppo e alla gestione delle attività di
generazione di energia da fonti rinnovabili a livello internazionale, presente in Europa e nel continente
americano. È leader europeo di settore grazie a 20,7 miliardi di chilowattora prodotti da acqua, sole,
vento e calore della terra, in grado di soddisfare i consumi di oltre 7 milioni di famiglie ed evitare ogni
anno oltre 14 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica.
Con una capacità installata di circa 5.700 MW è tra le prime realtà nel mondo con un business integrato
nel settore delle fonti rinnovabili di energia.
Per il periodo 2010-2014 Enel Green Power prevede di effettuare investimenti complessivi pari a 5,1
miliardi di euro, finalizzati principalmente a rafforzare e diversificare ulteriormente il mix di tecnologie
disponibili nelle varie aree geografiche in cui opera.In particolare, il piano di investimenti intende
generare una crescita della capacità netta installata a circa 9.200 MW al 2014, distribuita principalmente
fra Italia, Spagna e Nord America.
competitive, and environmentally sustainable
energy system, which has already been accepted
at the global level. But industrial investment,
which is calculated in particular to satisfy
domestic customers, looks to the all the main
electricity markets of the world as it struggles to
satisfy current demand and the prospects of
growth always turn out to be greater in the final
balance than the most ambitious estimates.
Given this background, Italy has two main
objectives. The simpler one is to achieve the
targets set for the production of renewable
energy in 2020, which entails about doubling the
current production from these sources. The more
complex one is to turn the first one into the
starting point of an industrial opportunity which,
by creating social, political, and economic
awareness, creates the conditions for combining
knowledge and inventiveness – which have led to
pre-eminence in the past – with a solid and
concerted project capable of ensuring the
development of a new, prosperous, and enduring
industrial system addressed to the enormous
world market of the most recent and promising
kinds of renewable energy, such as solar and
wind.
I believe that these objectives constitute a
business and social opportunity for Italy and I am
certain that we will be able to seize firmly the
opportunities for growth provided by "green"
energy, which has deep roots in our history, as
narrated in this book.
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Enel Green Power is a company of the Enel Group that is dedicated to the development and
management of energy generation from renewable sources at the international level. It is present in
Europe and in the Americas.
It is a European leader in the field, thanks to 20.7 billion kWh produced from water, sun, wind, and the
heat of the earth, enough to satisfy the consumption of more than 7 million families and avoid over 14
million tons of carbon dioxide emissions a year.
With an installed capacity of about 5,700 MW, it is one of the leading companies in the world with an
integrated business in the field of renewable energy.
During the period 2010-2014, Enel Green Power plans to invest a total of 5.1 billion euro, aimed mainly
at further diversifying the mix technologies available in the different geographical areas in which it
operates. In particular, the investment plan aims to increase the net installed capacity to about 9,200
MW by 2014, mainly in Italy, Spain, and North America.
La conquista
della forza.
Alle origini del sistema
elettrico italiano
Lo sviluppo degli studi sull’elettricità e delle
applicazioni industriali dell’energia elettrica
percorre tutto l’Ottocento, a partire dalla pila di
Volta (1799): fu infatti la pila a trasformare un
fenomeno osservato fin dai tempi dei Greci, ma
che era considerato una curiosità o al massimo un
gioco, in una tecnologia manipolabile dall’uomo.
La prima forma di utilizzazione su vasta scala
dell’elettricità fu nel campo delle
telecomunicazioni, con lo sviluppo del telegrafo
elettrico a partire dagli anni Trenta e Quaranta del
12
The Conquest
of Force.
The Origins of the Italian
Electrical System
Beginning with Volta’s battery in 1799, the study
of electricity and the industrial applications of
electrical energy developed throughout the entire
nineteenth century. In effect, it was the battery
that transformed a phenomenon that had been
observed since the times of the ancient Greeks,
but was considered a curiosity, or at most a
game, into a technology that could be
manipulated. Electricity was first used on a large
scale in the field of telecommunications, with the
Alessandro Volta dimostra il funzionamento
della pila elettrica. Incisione
da Les Merveilles de la Science, Parigi 1870 circa.
Alessandro Volta demonstrating how the electric
battery works: engraving
from Les Merveilles de la Science, Paris, c. 1870.
La conquista della forza
The Conquest of Force
14
XIX secolo. Altri settori dove la nuova forma di
energia trovò presto utilizzazione, fino a rendersi
indispensabile, furono l’illuminazione (pubblica e
in seguito privata, prima con le lampade ad arco,
poi con le lampadine a filamento di carbone
inventate da Thomas A. Edison nel 1879),
l’industria chimica e metallurgica, i trasporti
pubblici locali. I primi impianti erano costruiti per
utenze definite, industriali o civili; a ciascuna
utenza corrispondeva in genere un impianto,
anche se l’idea di vendere a utenze differenti
l’energia prodotta da una “stazione centrale”
(così venivano chiamate all’inizio le centrali
elettriche) si fece strada presto.
La possibilità di applicazioni economicamente
remunerative stimolò le ricerche sui vari aspetti
della produzione e della trasmissione
dell’elettricità: fu ancora Edison a brevettare il
primo sistema di distribuzione della corrente.
Combinato con la diffusione della lampada a
incandescenza esso aprì la strada alla costruzione
di reti per la produzione centralizzata e la vendita
dell’energia elettrica, dapprima per
l’illuminazione, e poi anche per l’uso come forza
motrice. La prima centrale per l’illuminazione
elettrica basata sui suoi brevetti fu realizzata da
development of the electric telegraph beginning
in the 1830s and 40s. Other fields in which the
new form of energy was soon used to the point
of becoming indispensable were the chemical
and metallurgic industries, local public
transportation, and public (and subsequently
private) lighting, first with arc lamps and later
with the carbon-filament light bulbs invented by
Thomas A. Edison in 1879. The first systems were
built for specific industrial and other users. In
general, for each user there was a corresponding
system, although the idea of selling the energy
produced by a “central station” (as power plants
were called at first) to different users soon gained
ground.
The possibility of economically profitable
applications spurred research on the various
aspects of the production and transmission of
electricity. It was Edison again who patented the
first system for distributing current. Combined
with the increasing use of incandescent lamps, it
cleared the way for the construction of networks
for the centralized production and sale of
electricity, at first for lighting and then also for
use as driving force. The first power plant for
electric lighting based on his patents was built by
Edison in New York, on
Pearl Street, in 1882. The
construction of networks
presupposed the existence
and improvement of a large
number of components for
the generation, distribution,
control, and use of
Thomas A. Edison nel suo
laboratorio a Menlo Park,
New Jersey, 1882.
Thomas A. Edison in his
laboratory in Menlo Park,
New Jersey, 1882.
Chiosco di distribuzione della rete
di Milano alimentata
dalla centrale di Santa Radegonda
e, sotto, l’officina a vapore
della centrale, la prima in Europa.
Edison a New York, in Pearl Street, nel 1882. La
realizzazione delle reti presupponeva l’esistenza e
il perfezionamento di un gran numero di
componenti per la generazione, la distribuzione, il
controllo e l’uso dell’elettricità: al loro sviluppo
concorsero molte personalità, fra le quali si
devono ricordare, fra gli italiani, almeno Antonio
Pacinotti, inventore della dinamo, e Galileo
Ferraris, inventore del motore elettrico a campo
rotante.
Edison brevettò il suo sistema di distribuzione nel
1881, e lo presentò insieme alla lampada a
incandescenza all’Esposizione parigina di quello
stesso anno, colpendo l’immaginario collettivo
europeo. La prima centrale elettrica del Vecchio
Continente fu costruita a Milano nel 1883, sotto
l’egida di un Comitato promosso da Giuseppe
Colombo (il grande ingegnere lombardo
fondatore del Politecnico), cui fece seguito nel
gennaio 1884 la costituzione di una società, in
cui intervennero soprattutto capitali italiani, che
aveva come finalità l’utilizzazione industriale del
“sistema Edison”. Di qui il nome assunto
dall’azienda, Società generale italiana di elettricità
Sistema Edison, subito nota semplicemente come
“Edison”, e destinata a divenire la principale
industria elettrica italiana, fino alla
nazionalizzazione del 1962-1963. All’inizio, come
dice la ragione sociale, la società operò come
licenziataria italiana dei brevetti Edison, ma presto
raggiunse l’obiettivo di svincolarsi da obblighi
nella scelta dei fornitori e delle tecnologie.
L’iniziativa milanese si inquadrava in un contesto
che vedeva i primi, entusiasti pionieri
dell’elettricità prendere contatto con la
Compagnie Continentale Edison di Parigi,
rappresentante per l’Europa dell’inventore
americano: tra loro si trovavano imprenditori
grandi e piccoli, banchieri, commercianti,
aristocratici, possidenti, tecnici e ingegneri freschi
Distribution kiosk of the Milan
network, supplied by the Santa
Radegonda power station and,
below, the power station’s steam
workshop, the first in Europe.
electricity, to which many people, of whom,
among the Italians, at least Antonio Pacinotti, the
inventor of the dynamo, and Galileo Ferraris, the
inventor of the rotating electric motor, should be
mentioned.
Edison patented his distribution system in 1881
and, together with the incandescent light bulb,
presented it at the Paris Electricity Exposition of
the same year, capturing the European collective
imagination. The first power plant in the Old
World was constructed in Milan in 1883 under
the aegis of a committee promoted by Giuseppe
Colombo (the great engineer from Lombardy who
founded the Milan Politecnico, a science and
technology university), which was followed in
January 1884 by the incorporation of a company,
financed mainly by Italian capital, whose purpose
was the industrial utilization of the “Edison
system”. Officially named “Società generale
italiana di elettricità”, the company was known
right away simply as “Edison”, and was to
become Italy’s largest electricity company before
the industry was nationalized in 1962-1963. As
its name implies, the company operated as an
15
La conquista della forza
The Conquest of Force
di diploma o di laurea. In Italia le prime aziende
elettriche ebbero le forme giuridiche più varie, e
si svilupparono numerose in un quadro molto
frammentario che vedeva in genere sorgere
un’azienda per ciascun impianto. Queste aziende
facevano riferimento soprattutto a industrie e
tecnologie tedesche, che presto assunsero la
leadership continentale del settore. Nel decennio
1884-1894, comunque, furono costituite anche
una ventina di società per azioni, alcune delle
quali erano destinate a sopravvivere ai processi di
concentrazione e fusione che sono fisiologici nella
fase di avvio di un nuovo settore industriale.
16
La centrale Edison di Milano si trovava in via
Santa Radegonda, e riutilizzava uno stabile
precedentemente usato come teatro: essa
alimentava l’illuminazione elettrica all’interno
della cerchia dei Navigli, coprendo distanze non
superiori ai 1.000 metri; in particolare, partiva da
qui l’energia che illuminava i portici di piazza del
Duomo. La produzione avveniva utilizzando
motori a vapore che impiegavano come
combustibile il carbone, e la distribuzione era
effettuata con il sistema Edison, in corrente
continua a tre fili. La domanda si sviluppò
rapidamente e in modo assai vivace, spingendo la
società a impiantare nel 1889 un’altra centrale in
via Giambattista Vico. Un altro
impianto, anch’esso basato su
motori a vapore ma con
distribuzione a corrente
alternata, fu realizzato dalla
Edison a Venezia nel 1890, per
l’illuminazione del Teatro
Malibran e di alcuni esercizi
privati vicini, e fu ampliato nel
1893 per l’illuminazione del
Teatro La Fenice.
Italian licensee of Edison’s patents, but it soon
achieved its objective of freeing itself from
obligations in the choice of its suppliers and its
technologies.
The Milanese enterprise was born in a context
that saw the first, enthusiastic pioneers of
electricity contact the Compagnie Continentale
Edison of Paris, the American inventor’s European
agent. Among them were large and small
entrepreneurs, bankers, merchants, aristocrats,
landowners, and recently graduated technicians
and engineers. The numerous early Italian
electricity companies had the most varied legal
forms and developed in a very fragmented way,
with a company generally being established for
each power plant. These companies relied mainly
on German suppliers and technologies, which
soon became the continental leaders of the
industry. Between 1884 and 1894, however,
about twenty joint stock companies were
incorporated, several of which were to survive the
process of concentration through mergers that is
normal in the early stages of a new industry.
The Edison power station in Milan was located on
via Santa Radegonda, and was housed in a
building previously used as a theater. It provided
electrical lighting within the circle of the Navigli,
covering distances up to 1,000
meters and supplying the
energy that illuminated the
porticos of Piazza del Duomo.
The electricity was generated
using steam engines fired by
coal, and was distributed by the
Edison system in three-wire
direct current. Demand grew
Prima pagina dell’atto
costitutivo della Edison,
6 gennaio 1884.
First page of Edison’s
deed of incorporation,
January 6, 1884.
I costi del carbone, peraltro, spingevano le
aziende elettriche della penisola alla ricerca di
fonti di alimentazione alternative. La manifattura
italiana aveva una tradizione plurisecolare nell’uso
dell’acqua come forza motrice, che aveva
condizionato, prima dell’avvento dell’elettricità,
anche la localizzazione delle attività produttive.
Ciò favorì certamente le prime concrete
applicazioni di generazione idroelettrica, che
trovarono non solo nell’illuminazione ma anche
nell’elettrificazione degli stabilimenti industriali
vicini un possibile mercato per l’energia prodotta,
e quindi uno stimolo alla realizzazione degli
investimenti necessari. Fu proprio un contesto del
genere a spingere la Società dell’Acquedotto De
Ferrari Galliera di Genova alla realizzazione del
primo importante impianto idroelettrico italiano,
quello del Gorzente, progettato da Alberto Preve
e iniziato nel 1889, per alimentare lo Jutificio di
Isoverde e gli stabilimenti di Valle Polcevera e di
Genova.
Il completamento dell’impianto, che presentava
numerose criticità tecniche sia per quanto
riguarda l’utilizzazione della caduta d’acqua,
troppo elevata per le turbine disponibili a
quell’epoca, che per quanto riguarda la
distribuzione, fu poi affidato dalla Società
dell’Acquedotto di Genova alla Compagnia
dell’industria elettrica di
Ginevra. La caduta d’acqua fu
frazionata su tre serbatoi a
diverse altezze, in
corrispondenza dei quali furono
collocate tre stazioni di
produzione intitolate a tre
grandi scienziati elettrici italiani:
la più alta a Pacinotti,
l’intermedia a Volta, e a Luigi
Galvani quella più a valle. La
prima a entrare in esercizio fu la
very rapidly, inducing the company to construct
another power station in 1889, on via
Giambattista Vico. Another power plant – also
based on steam engines, but with alternating
current – was built by Edison in Venice in 1890 to
light the Teatro Malibran and several nearby
private businesses. In 1893, it was enlarged to
light the Teatro La Fenice.
The cost of coal, however, led Italy’s electricity
companies to look for alternative sources of
energy. Italian manufacturers had a centuries-long
tradition of using water as a driving force, which,
before the advent of electricity, had even
influenced the location of factories. This certainly
favored the first concrete applications of
hydroelectric generation, which found a potential
market for the energy produced not only in
lighting, but also in the electrification of nearby
factories, and thus provided an incentive to make
the necessary investments. It was precisely this
kind of situation that led the De Ferrari Galliera
Waterworks of Genoa to construct the first large
Italian hydroelectric power plant, designed by
Alberto Preve and begun at Gorzente in 1889, to
provide electric power for the Isoverde Jute Factory
and the plants in the Valle Polcevera and Genoa.
The power plant presented numerous technical
problems, regarding both the use of the water
fall, which was too high for the
turbines that were available at
the time, and distribution. The De
Ferrari Galliera Company later
entrusted its completion to the
Geneva Electricity Company. The
water fall was split up among
three tanks at different heights,
which were connected with three
Scrittura privata tra la Società Acquedotto
De Ferrari Galliera e la Società Genovese
di Elettricità per la locazione di acqua
potabile, gennaio 1898.
Private contract between Società Acquedotto
De Ferrari Galliera and Società Genovese
di Elettricità for the lease of drinking water,
January 1898.
17
“La villa di Mecenate” dipinto di John Warwich Smith,
1776-1781 circa (Victoria and Albert Museum, Londra).
“Maecenas’s Villa”, painted by John Warwich Smith,
c. 1776-1781 (Victoria and Albert Museum, London).
Centrale idroelettrica
di Acquoria sotto
i ruderi della villa
di Mecenate,
Tivoli 1895.
Accanto, la sala
macchine
della centrale.
The Acquoria
hydroelectric power
station under the
ruins of Maecenas’s
villa, Tivoli (1895)
and, on the right,
the engine room of
the power station.
Galvani, nel marzo 1890, e i suoi buoni risultati
permisero di proseguire con le altre due, messe
in esercizio rispettivamente nel novembre 1891
(Volta) e nel novembre 1892 (Pacinotti). La
distribuzione comportò la necessità di molte
ingegnose ma complicate soluzioni, per
superare i limiti imposti dalla corrente continua
nella trasmissione a distanza dell’elettricità.
Furono invece progettate per la corrente
alternata le due realizzazioni successive di
maggior significato: Torino e Tivoli. Quella di
Tivoli fu nel mondo la prima linea in corrente
alternata con caratteristiche industriali; la sua
messa in opera, nel luglio 1892, ebbe risonanza
internazionale, anche perché stabiliva un record
nella distanza di trasmissione, di oltre 27 km, e
nella tensione adottata, di 5.000 Volt. La
centrale idroelettrica di Tivoli sfruttava il salto
d’acqua delle cascate dell’Aniene, sulle quali era
stato installato già nel 1886 un alternatore
monofase Siemens. La centrale fu poi ampliata e
nel 1892 era alimentata con nove turbine; la
linea di trasmissione, che portava la corrente
generata a Tivoli fino alla stazione di
distribuzione di Porta Pia a Roma, fu progettata
da Guglielmo Mengarini, docente di fisica
tecnica nell’Università di Roma. Il materiale
elettrico delle stazioni di Tivoli e di Porta Pia era
fornito da una delle grandi società
elettromeccaniche dell’epoca, l’ungherese Ganz.
power plants named after as many great Italian
scientists in the field of electricity: the highest one
after Pacinotti, the middle one after Volta, and
the lowest one after Luigi Galvani. The first one
to go into operation was the Galvani plant
(March 1890), and its good results allowed the
company to go ahead with the other two, which
went into operation in November 1891 (Volta)
and November 1892 (Pacinotti). Distribution
entailed many ingenious, but complicated
solutions to overcome the constraints imposed by
direct current in the long-distance transmission of
electric power.
The two most important subsequent power
plants, in Turin and Tivoli, instead, were designed
for alternating current. The Tivoli one was in the
world forefront of alternating current for
industrial use. It received international attention
when it went into operation in July 1892, among
other things because it established records for
transmission distance (over 27 kilometers) and the
voltage adopted (5,000 volts). The Tivoli
hydroelectric plant exploited the waterfalls on the
Aniene River, on which a Siemens single-phase
alternator had been installed as early as in 1886.
The power station was later enlarged, and in
1892 was powered by nine turbines. Designed by
Guglielmo Mengarini, a professor of applied
physics at the University of Rome, the
transmission line carried the current generated in
19
La conquista della forza
The Conquest of Force
20
Lavori per la costruzione della centrale della Società
piemontese di elettricità a Torino e, sotto, una veduta
della sala macchine, 1892.
Construction work on the power station of the
Società piemontese di elettricità in Turin and, below,
a view of the engine room, 1892.
L’impianto di Torino fu iniziato nello stesso 1892,
quando la Società piemontese di elettricità rilevò
una concessione d’acqua al Regio Parco, a circa
3 km da Torino. Il canale del Regio Parco riceveva
acqua dalla Dora e dal canale detto dei Molassi
(Pellerina), e offriva per l’utilizzazione un modesto
salto, di circa 8 metri. La società elettrica si
avvalse di diversi fornitori per la realizzazione
delle varie parti dell’impianto, tra cui le ditte
italiane Tosi e Tedeschi, le ginevrine Compagnia
dell’industria elettrica e Faesch & Piccard, la Ganz,
la Westinghouse, le tedesche Steinmüller e
Tivoli all the way to the distribution station at
Porta Pia, in Rome. The electrical equipment of
the Tivoli and Porta Pia stations was supplied by
one of the large electro-mechanical companies of
the time, the Hungarian Ganz.
The Turin plant was also begun in 1892, when
the Società piemontese di elettricità took over a
water concession at the Regio Parco, about 3
kilometers from Turin. The canal of the Regio
Parco received water from the Dora Riparia River,
as well as from the so-called Molassi (Pellerina)
canal, and provided a modest drop of about 8
meters. The electricity company used a number of
suppliers to build the various parts of the plant,
including the Italian companies Tosi and Tedeschi,
the Swiss Compagnie de l’Industrie Electrique and
Faesch & Piccard, Ganz, Westinghouse, and the
German Steinmüller and Schuckert. The power
station went into operation in 1896, with a
transmission line that was partly overhead (from
the Parco Regio to Turin) and partly underground
(to the distribution station in Piazza Castello). The
plant was built so that, if need be, it could be
used together with another one owned by the
same Società piemontese di elettricità, in the San
Donato district.
Electric Gold: the First Ideas
on Solar Energy
Actually, power stations were only the latest
productive activity that needed coal. The steam
that already drove the looms of the Industrial
Revolution, the locomotives of trains, and the
engines of ships was produced by burning coal,
and in the second half of the nineteenth century,
some people began to wonder. A professor of
mathematics in Tours, France, Augustin Mouchot,
Schuckert. La centrale entrò in esercizio nel 1896,
e alimentava una linea di trasmissione in parte
aerea (dal Parco Regio fino a Torino) e in parte
sotterranea fino al quadro di distribuzione in
piazza Castello. L’impianto era stato costruito in
modo da poter essere all’occorrenza utilizzato
insieme a un altro della stessa Società
piemontese, in zona San Donato, già esistente.
L’oro elettrico:
prime idee sull’energia solare
Le centrali elettriche, in realtà, non erano che le
ultime arrivate ad avere bisogno del carbone: già il
vapore che muoveva i telai della rivoluzione
industriale, le locomotive dei treni e i motori delle
navi era prodotto bruciando carbone, e nella
seconda metà dell’Ottocento qualcuno aveva
cominciato a porsi delle domande. In Francia un
professore di matematica di Tours, Augustin
Mouchot, scriveva nel 1879: “Verrà il giorno in cui
l’industria non troverà più in Europa le risorse
necessarie per tenere il passo con la sua
prodigiosa espansione. Senza alcun dubbio, il
carbone finirà per essere tutto consumato. Cosa
farà allora l’industria?”1. Gli faceva eco qualche
anno dopo un ingegnere di Montpellier, M. Crova,
il quale ammoniva: “Oggi stiamo consumando le
riserve di energia accumulate in milioni di secoli.
L’industria sta prosciugando questo conto di
risparmio, e c’è da domandarsi per quanto tempo
ancora potremo effettuare dei prelievi”.
Mouchot pensava che il calore del sole avrebbe
forse potuto sostituire col tempo la combustione
del carbone, e decise di avviare delle ricerche in
tale direzione, cominciando dallo studio di quanto
era stato fatto nei secoli precedenti per utilizzare
l’energia solare. Dopo varie riflessioni e molti
wrote in 1879: “A day will come when industry
will no longer find in Europe the resources
necessary to keep up with its prodigious
expansion. There is no doubt that all the coal will
eventually be consumed. What will industry do
then?1”. A few years later, his thoughts were
echoed by an engineer in Montpellier, M. Crova,
who warned: “Today we are consuming the
reserves of energy accumulated in millions of
years. Industry is drying up this savings account,
and one wonders how much longer we will be
able to make withdrawals from it.”
Mouchot thought that, in time, the heat of the
sun might be able to take the place of the
burning of coal, and decided to undertake
research on that question, beginning with the
study of what had been done in previous
centuries to utilize solar energy. After much
reflection and many calculations with regard to
the experiments carried out in the past to capture
solar heat using the properties of glass, the
attention of the professor from Tours was
attracted by concave-mirror concentrators of solar
rays, which the ancients had called “burning
glasses”. Two centuries earlier, another
Frenchman, Villette, had built a very powerful
one, which could produce a flame so intense that
a witness of his demonstration – an English
traveler – had thought that he could use it in his
own country as a source of heat for the iron and
steel industry, whose growth was constrained by
the lack of firewood.
Working with the mirror technology, Mouchot
managed to develop the first solar motor, which
generated enough steam to drive machines, and
demonstrated it at the Paris Exposition of 1878.
According to the surviving descriptions, it was “a
gigantic lampshade with its concavity turned
towards the sky”. Mouchot’s work gave rise to
public discussion in France in the 1870s and
21
La conquista della forza
The Conquest of Force
22
calcoli sulle esperienze fatte in passato per
catturare il calore solare utilizzando le proprietà
del vetro, l’attenzione del professore di Tours fu
attirata dai concentratori di raggi solari a specchi
concavi, che gli antichi chiamavano “specchi
ustori”. Due secoli prima un altro francese, di
nome Villette, ne aveva costruito uno molto
potente, capace di produrre una fiamma così
intensa che un testimone della sua dimostrazione,
un viaggiatore inglese, aveva pensato di poterlo
riutilizzare in patria come fonte di calore per
l’industria siderurgica, il cui sviluppo era limitato
dalla carenza di legna da ardere.
Lavorando con la tecnologia degli specchi
Mouchot arrivò a sviluppare il primo motore
solare, che generava abbastanza vapore da far
girare dei macchinari, e ne diede dimostrazione
all’Esposizione di Parigi del 1878. Secondo le
descrizioni che ne rimangono si trattava di “un
gigantesco abat-jour con la concavità rivolta al
cielo”. Le attività di Mouchot suscitarono un certo
dibattito pubblico nella Francia degli anni Settanta
e Ottanta dell’Ottocento; il governo istituì una
commissione per valutare le prospettive industriali
delle sue ricerche. Alla fine il risultato non fu
incoraggiante: pur non chiudendo del tutto alle
possibilità dell’energia solare, la commissione non
riteneva che offrisse grandi opportunità, almeno
per la Francia di allora; diverso era il discorso per
le “regioni calde e aride, dove la difficoltà di
procurarsi combustibile di altro genere
accrescerebbe il valore delle tecnologie solari”.
Un altro fautore dell’energia solare in quel
periodo fu John Ericsson, ingegnere svedeseamericano che aveva dato un contributo
fondamentale allo sviluppo delle tecnologie
basate sul vapore. Come altri suoi colleghi, anche
Ericsson era preoccupato dalle prospettive, per
quanto lontane, di esaurimento del carbone, ed
1880s. The government appointed a committee
to assess the industrial prospects of his research,
but in the end, the conclusion was not
encouraging. Even though it did not completely
deny the potential of solar energy, the committee
did not believe that it offered significant
opportunities, at least for France at that time. It
was a different matter, however, for “hot and dry
regions, where the difficulty of procuring other
kinds of fuel would increase the value of solar
technologies”.
Another advocate of solar energy in that period
was John Ericsson, a Swedish-American engineer,
who had made a fundamental contribution to the
development of technologies based on steam.
Like some of his colleagues, Ericsson was
concerned by the prospect, however distant, of
running out of coal, and was thus so convinced
of the potential of solar energy that he dedicated
a number of years of work to the development of
solar engines. After an initial period tinged with
enthusiasm, however, his optimism faded. In
effect, his pragmatism as an engineer and an
entrepreneur had made him observe that the cost
of the equipment he had devised would not be
competitive with respect to coal and, therefore,
that it had no real chance of being developed, at
least for a long time. “Although the heat does
not cost anything”, he wrote, “the concentration
equipment is too large, expensive, and complex.”
In the second half of the nineteenth century,
however, attempts were made to develop other
ways of utilizing solar energy, based not on the
exploitation of solar heat through steam, but
on the direct transformation of light into
electricity through photo-chemical processes.
This other technological approach developed in
the field of telecommunications from
observations made during the laying of the
“Système de générateur solaire”
di Augustin Bernard Mouchot.
Attestato di privativa industriale
del Regio Museo Industriale Italiano.
Torino, 16 ottobre 1878.
Augustin Bernard Mouchot’s Système
de générateur solaire, patent certificate,
Regio Museo Industriale Italiano.
Turin, October 16, 1878.
era quindi convinto delle possibilità
dell’energia solare, tanto da dedicare allo
sviluppo di motori solari diversi anni di
attività. Dopo un avvio venato di
entusiasmo, però, il suo ottimismo si
affievolì: la concretezza di ingegnere e
imprenditore gli aveva fatto constatare
infatti che i costi degli apparati da lui
messi a punto non sarebbero stati concorrenziali
rispetto al carbone, e dunque non avevano
alcuna reale possibilità di sviluppo, almeno per
lungo tempo. “Sebbene il calore non costi nulla –
scriveva – l’apparato di concentrazione è troppo
grande, costoso e complesso”.
Nella seconda metà dell’Ottocento, peraltro,
qualcuno aveva tentato di sviluppare altre forme
di utilizzazione dell’energia solare, basate non
sullo sfruttamento del calore solare attraverso il
vapore ma sulla trasformazione diretta della luce
in elettricità, mediante processi di carattere
fotochimico. Quest’altra linea tecnologica era
nata nell’ambito delle telecomunicazioni, da
osservazioni fatte durante la posa del cavo
telegrafico transatlantico, che avevano portato
alcuni dei tecnici addetti alla verifica del cavo a
constatare la proprietà di un elemento chimico, il
selenio, di emettere corrente elettrica se esposto
alla luce. La dimostrazione di questo fenomeno e
i tentativi di sfruttarlo precedettero di molto la
sua spiegazione, che fu data da Einstein all’inizio
del Novecento. Dopo la scoperta fatta dai tecnici
in mare aperto, furono due scienziati inglesi,
William G. Adams e Richard E. Day, a studiare
meglio l’effetto che chiamarono “fotoelettrico”.
Fu invece un inventore americano, Charles Fritts,
di New York, a realizzare il primo pannello
fotoelettrico al mondo, nel 1885, appena tre anni
transatlantic telegraph cable, which had led
several of the engineers responsible for
checking the cable to notice that a chemical
element, selenium, emitted electric current if
exposed to light. The demonstration of this
phenomenon and attempts to exploit it took
place a long time before it was explained by
Einstein at the beginning of the twentieth
century. After the discovery made by the
engineers on the open sea, two British
scientists, William G. Adams and Richard E. Day,
further studied the effect they called
“photoelectric”.
It was an American inventor, Charles Fritts, from
New York, instead, who – in 1885, barely three
years after the construction of Edison’s Pearl
Street power station – built the first
photoelectric panel in the world. Fritts sent his
results and panels to Werner von Siemens, the
founder of one of the largest electricity
companies in Europe and the author of studies
on the electrical properties of selenium. Fritts’s
devices impressed Siemens, who presented them
to the Royal Prussian Academy of Science,
emphasizing the scientific importance of the first
direct conversion of light into electricity. From
the industrial point of view, however, Fritts’s
devices did not offer any better prospects of
development in the medium term, partly
23
La conquista della forza
The Conquest of Force
dopo la costruzione della centrale di Edison in
Pearl Street. Fritts inviò i suoi risultati e i suoi
pannelli a Werner von Siemens, fondatore di una
delle maggiori industrie elettriche europee e
autore egli stesso di ricerche sulle proprietà
elettriche del selenio. I congegni di Fritts
impressionarono Siemens, che li presentò
all’Accademia Reale di Prussia, sottolineando
l’importanza scientifica della conversione diretta
della luce in elettricità che veniva realizzata per la
prima volta. Dal punto di vista industriale,
tuttavia, neppure i congegni di Fritts offrivano
prospettive di sviluppo sul medio periodo, ancora
una volta per una questione di costi, e anche
perché il processo di conversione realizzato era
estremamente inefficiente, riuscendo a convertire
in elettricità solo una minuscola frazione della
luce che colpiva il pannello.
24
Gli insuccessi di Mouchot, Ericsson e Fritts non
misero fine ai tentativi di utilizzazione dell’energia
solare, che furono ripresi all’inizio del Novecento
da un altro ingegnere americano, Frank Shuman,
uomo “di grande esperienza pratica”, secondo le
descrizioni dei suoi contemporanei. Shuman, il cui
lavoro fu elogiato anche dagli scettici del
“Scientific American” e di “Engineering News”,
analizzò le cause dell’insuccesso dei suoi
predecessori, e si orientò decisamente verso lo
sfruttamento del calore solare. Per sviluppare la
sua attività, però, non solo indirizzò il lavoro sulla
riduzione del costo degli apparati, ma localizzò la
sua impresa in Egitto, regione che presentava un
contesto economico e climatico favorevole: molta
insolazione e poca disponibilità di carbone a
basso costo. Shuman ottenne buoni risultati e
avviò un’attività economicamente sostenibile, che
però si interruppe con la prima guerra mondiale,
non solo per la sua morte, ma anche perché
l’avvento del petrolio fece mancare ai suoi
L’Elettricità”, cartolina del 1905.
“Electricity”, postcard, 1905.
because of their costs, but also because the
conversion process itself was extremely
inefficient, with only a tiny fraction of the light
striking the panel being converted into
electricity.
The failures of Mouchot, Ericsson, and Fritts did
not put an end to attempts to utilize solar energy.
They were resumed at the beginning of the
twentieth century by an American engineer, Frank
Shuman, a man “with great practical experience”,
according to the descriptions of his
contemporaries, whose work was also praised by
the skeptics of “Scientific American” and
“Engineering News”. He analyzed the causes of
the failure of his predecessors, and resolutely
opted for the exploitation of solar heat. To
develop his business, however, he not only
worked to reduce the cost of his equipment, but
located his company in Egypt, a country that was
favorable in terms of both economics and the
climate, with abundant insolation and scarce
availability of low-cost coal. Shuman obtained
good results and started an economically
sustainable business, which, however, was
interrupted by the First World War, not only
because of his death, but also because the
advent of petroleum meant that his plants were
no longer economically advantageous.
In Italy, too, there was a certain interest in solar
energy. In 1878 and in 1883, the transcriptions of
the patents of Mouchot and his partner Abel Pifre
were filed, and in 1880 Robert Schulz’s. There
were also applications for patents by Italian
inventors. The first was Alessandro Battaglia’s
regarding a “multiple solar collector” – the
26
impianti il
presupposto della
convenienza
economica.
Anche in Italia si
sviluppò un certo
interesse per
l’energia solare: nel
1878 e nel 1883
furono depositate
le trascrizioni dei
brevetti di Mouchot
e del suo socio
Abel Pifre, nel 1880
quello di Roberto Schulz; vi furono poi richieste di
brevetti anche da parte di inventori italiani. Il
primo fu quello di Alessandro Battaglia relativo al
“Collettore multiplo solare”, che “ha come scopo
di raccogliere i raggi solari e rifletterli uniti, in un
fascio di forma speciale, in un sito determinato, di
superficie limitata, al fine di ottenere una
temperatura alta capace di un determinato
effetto”, presentato il 13 ottobre 1886. Il brevetto
di Battaglia anticipava, in realtà, alcune idee che
sarebbero state sviluppate da Giovanni Francia
circa un secolo dopo. Seguiva poco dopo il
brevetto di Rodolfo Mathis per l’“Elio-pulsatore”,
“una pompa che lavora per azione diretta
dell’energia termica solare, mediante pulsazioni
prementi ed aspiranti, mantenendosi
automaticamente orientata al corso diurno del
sole”. G. Gibelli brevettò invece l’uso di specchi
parabolici per la cattura dei raggi solari.
Collettore multiplo solare di Alessandro Battaglia.
Particolari del disegno costruttivo e descrizione.
Genova, 4 ottobre 1886.
Alessandro Battaglia’s multiple solar collector, details
of the construction drawing and description. Genoa,
October 4, 1886.
purpose of which was “to collect the rays of the
sun and reflect them together, in a special kind of
bundle, on a given site with a limited surface, in
order to obtain a high temperature capable of a
determined effect” – which was presented on
October 13, 1886. Battaglia’s patent actually
anticipated several ideas that were to be
developed by Giovanni Francia about a century
later. Shortly thereafter followed the patent of
Rodolfo Mathis for his “Elio-pulsator”: “a pump
that works through the direct action of solar
thermal energy by means of pressing and sucking
pulsations, keeping itself automatically oriented
to the diurnal course of the sun”. G. Gibelli, on
the other hand, patented the use of parabolic
mirrors to capture solar rays.
These early experiments in the field of solar
energy tell us several important things. The first is
that the fears of those who supported orienting
research in this direction regarded the possible
exhaustion of fossil fuels, not the consequences
of atmospheric emissions, which instead are the
main environmental concern, while the second is
that cost plays a crucial role in the development
Queste prime esperienze nel campo dell’energia
solare ci dicono alcune cose importanti: la prima di
esse è che i timori di chi sosteneva questa linea di
ricerca riguardavano il possibile esaurimento dei
combustibili fossili e non le conseguenze delle
emissioni atmosferiche, che sono invece oggi la
principale preoccupazione ambientale; la seconda è
che i costi hanno un ruolo cruciale nello sviluppo di
qualunque tecnologia energetica, e dunque
nessuna fonte rinnovabile ha serie prospettive
industriali finché il suo livello di efficienza e il
contesto economico circostante non la rendono
economicamente competitiva. È anche interessante
osservare come le due linee tecnologiche per il
possibile sfruttamento dell’energia solare, e cioè
l’uso del calore come sostituto del combustibile
ovvero la trasformazione diretta della luce in
elettricità, siano presenti fin da subito in modo
parallelo nella storia di questa forma di energia.
Un nuovo contesto
normativo e finanziario
Il sistema Edison a corrente continua, come si è visto,
fu in breve tempo affiancato, e poi in meno di un
ventennio soppiantato, dai sistemi a corrente
alternata, fra i quali prevalse a fine secolo la corrente
alternata trifase. Fu l’impianto dell’Esposizione di
Francoforte a dimostrare la fattibilità e la superiorità
tecnica di questo sistema, segnando in un certo
senso l’atto di nascita delle reti elettriche moderne.
Gli ultimi anni del secolo, dunque, grazie agli
sviluppi tecnici che rendevano possibile la
trasmissione a grande distanza, segnarono un
momento di svolta per tutta l’industria elettrica: iniziò
allora, infatti, la costruzione dei grandi impianti
idraulici di produzione. Il primo di essi fu costruito nel
1894 in Canada, ed era alimentato dalle cascate del
of any technology, and therefore no renewable
source has serious industrial prospects until its
level of efficiency and the economic situation
make it economically competitive. It is also
interesting to note how the two technologies for
exploiting solar energy – the use of heat as a
substitute for fuel and the direct transformation
of light into electricity – are present in parallel
fashion from the beginning in the history of this
kind of energy.
A New Regulatory
and Financial Context
As we have seen, the direct-current Edison
system was soon joined, and in less than twenty
years supplanted, by alternating-current systems,
of which at the end of the century three-phase
alternating current prevailed. It was the plant at
the Frankfurt Exposition that demonstrated the
feasibility and technical superiority of this system,
in a certain sense marking the birth of modern
electric power networks. Thanks to the technical
developments that made long-distance
transmission possible, therefore, the last years of
the century were a turning point for the entire
electricity industry. In effect, it was then that
construction of large hydroelectric generating
plants began. The first one was built in 1894, in
Canada, and was driven by the Niagara Falls.
Unlike solar energy, this kind of independence
from coal had prospects of immediate
development, and was very promising for a
country like Italy.
In the light of the hydroelectric experiences of
1889-1892, the political response to these
developments was quite fast and, overall,
satisfactory, even though, obviously, the
27
La conquista della forza
The Conquest of Force
28
Niagara. A differenza dell’energia solare, questa
forma di affrancamento dal carbone aveva
prospettive di sviluppo immediate, e per un paese
come l’Italia era assai promettente.
La risposta politica su questo tema, alla luce delle
esperienze idroelettriche del 1889-1892, fu
abbastanza rapida, e in complesso soddisfacente,
anche se ovviamente le lamentele degli
imprenditori e le richieste rivolte al mondo
politico non andavano certo in direzione di un
riconoscimento esplicito di questa realtà. La
normativa italiana, tra il 1892 e il 1895, innovò in
maniera abbastanza decisa e in tempi abbastanza
rapidi il regime concessorio per le derivazioni
d’acqua a scopo idroelettrico, e affrontò in modo
deciso (e sostanzialmente favorevole alle imprese
elettriche) la questione delle linee di trasmissione.
Si trattava di decisioni quanto mai tempestive e
opportune, dal momento che la crisi economica
di quegli anni, la peggiore dal completamento
della fase risorgimentale, aveva avuto il suo
impatto sulle aziende elettriche, e in qualche
momento aveva posto in seria difficoltà anche le
prospettive di sviluppo della Edison.
Un ulteriore elemento che favorì la crescita del
settore elettrico fu l’intervento di capitali esteri, in
particolare (ma non esclusivamente) tedeschi: tra
il 1894 e il 1896 furono fondate alcune società
specializzate nella raccolta di capitali e crediti per
la costituzione e il finanziamento di
imprese elettriche. Tra i promotori di
queste società c’era sempre un grande
costruttore elettromeccanico, e tra
quest’ultimo e la holding finanziaria
che nasceva era in vigore un accordo
in base al quale le imprese elettriche
Turbina Francis dell’impianto
di St. Catharines Ontario alle cascate
del Niagara, 1899.
Francis turbine at the St. Catharines
power plant, Niagra Falls, Ontario,
1899.
complaints of entrepreneurs and the requests
they addressed to the government did not go in
the direction of an explicit acknowledgement of
this fact. Between 1892 and 1895, Italian
legislation quite resolutely and rapidly introduced
innovations in the regulations concerning the
diversion of water for hydroelectric purposes, and
tackled the question of transmission lines with
determination and in a way that was essentially
favorable to the electricity companies. These
decisions were extremely timely and appropriate,
because the economic crisis at that time – the
worst since the unification of the country – had
had its impact on the electricity companies, and
at times had even seriously damaged Edison’s
growth prospects.
An additional factor that facilitated the growth of
the electricity industry was foreign investment,
especially, but not exclusively, German. Between
1894 and 1896, several companies specializing in
raising capital and credit to incorporate and
finance electricity enterprises were founded.
Among the promoters of these companies there
was always a large electromechanical constructor,
and between the latter and the nascent financial
holding company an agreement was in force
according to which the electricity enterprise
controlled had to procure its supplies exclusively
from the controlling company. While this was a
controllate avrebbero dovuto rifornirsi di materiali
unicamente presso la casa madre. Si trattò di un
fenomeno di dimensioni europee, di cui l’Italia fu
però un terreno privilegiato di sperimentazione.
L’economia della penisola ne trasse beneficio: a
differenza di quanto si è verificato in altri settori e
in altre fasi, infatti, questi investimenti
comportavano un allargamento della base
produttiva, e mettevano capo alla realizzazione di
impianti che una volta costruiti sarebbero rimasti
patrimonio del sistema produttivo italiano.
Chi erano i protagonisti di questo mercato? Nel
settembre 1894 sorse la Gesellschaft für
Elektrische Unternehmungen (nota come
Gesfürel) per iniziativa della Loewe, della Thyssen
e della bostoniana Thomson-Houston International
Electric, che di lì a poco si fuse con la Edison
Electric di New York dando vita alla General
Electric, e diventando il principale costruttore
elettromeccanico statunitense. Nel marzo 1895 fu
invece costituita a Norimberga la Continentale
Gesellschaft für Elektrische Unternehmungen
(nota come Continentale), promossa dalla
Schuckert, il più antico dei costruttori elettrici
tedeschi, con partner bancari tedeschi, austriaci e
belgi. Quattro mesi dopo fu fondata a Zurigo la
Bank für Elektrische Unternehmungen (nota come
Elektrobank), promossa dall’AEG, la principale
industria elettrica tedesca, col concorso di
importanti soci bancari: Deutsche Bank, Credito
Svizzero e altri istituti, fra cui le neonate Banca
Commerciale Italiana e Credito Italiano, sorte nel
contesto della ristrutturazione seguita alla crisi
bancaria italiana del 1893-1895.
Nel novembre 1895 sorse la Motor Aktiengesellschaft für Angewandte Elektrizität,
promossa dalla svizzera Brown Boveri, una delle
imprese più innovative e dinamiche
dell’elettromeccanica europea, con partner bancari
European-wide phenomenon, Italy was one of
the places preferred for experimentation, and the
country’s economy benefitted from it. Unlike
what happened in other industries and periods, in
effect, these investments led to an expansion of
the productive base and the construction of
plants which, once built, would remain a
patrimony of the Italian industrial system.
Who were the leading players in this market? In
September 1894, Loewe, Thyssen, and the
Thomson-Houston International Electric Company
of Boston founded the Gesellschaft für
Elektrische Unternehmungen (known as
Gesfürel), which shortly afterwards merged with
Edison Electric of New York, creating General
Electric and becoming the largest American
electromechanical constructor. March 1895,
instead, saw the incorporation in Nuremberg of
the Continentale Gesellschaft für Elektrische
Unternehmungen (known as Continentale), which
was promoted by Schuckert, the oldest German
electric constructor, with its German, Austrian,
and Belgian bank partners. Four months later,
there was the foundation in Zürich of the Bank
für Elektrische Unternehmungen (known as
Elektrobank), promoted by AEG, the largest
German electric company, with the participation
of important bank partners: Deutsche Bank,
Credito Svizzero, and others, including the newly
founded Banca Commerciale Italiana and Credito
Italiano, which came into being as part of the
restructuring that followed the Italian banking
crisis of 1893-1895.
In November 1895, Motor – Aktiengesellschaft für
Angewandte Elektrizität was founded by the Swiss
company Brown Boveri, one of the most
innovative and dynamic enterprises in the
European electromechanical industry, with Swiss
and German bank partners and the contribution
29
La conquista della forza
The Conquest of Force
30
svizzeri e tedeschi, e con il concorso dei capitali
personali del direttore finanziario della Brown
Boveri, Fritz Funk, e della famiglia Mumm (quelli
dello champagne omonimo). Nel marzo 1896
nacque invece a Basilea uno dei colossi di questo
settore finanziario, la Schweizerische Gesellschaft
für Elektrische Industrie (nota come Indelec),
promossa dalla Siemens con un consorzio di
banche svizzere e tedesche, fra cui anche la
Rheinische Kreditanstalt di Mannheim, finanziatrice
della BASF. Nel 1897, infine, venne fondata a
Ginevra la Société Franco-Suisse pour l’Industrie
Électrique, che aveva come azionista industriale di
riferimento la francese Schneider-Creusot, la più
importante impresa metallurgica transalpina.
of personal capital from the financial director of
Brown Boveri, Fritz Funk, and the Mumm family
(producers of the champagne of the same name).
In March 1896, instead, one of the giants in this
financial industry was founded in Basel: the
Schweizerische Gesellschaft für Elektrische
Industrie (known as Indelec), which was promoted
by Siemens, together with a consortium of Swiss
and German banks, including the Rheinische
Kreditanstalt of Mannheim, the financer of BASF.
Finally, in 1897, there was the foundation, in
Geneva, of the Société Franco-Suisse pour
l’Industrie Électrique, whose main industrial
stockholder was Schneider-Creusot, the largest
iron and steel company in France.
Queste holding finanziarie investirono nella
creazione di imprese elettriche in varie parti
d’Europa, e in particolare in Italia, dove si deve alla
loro attività lo sviluppo di aziende e impianti in
gran parte idroelettrici nelle varie macroaree della
penisola. Nella fase di crisi che caratterizza la parte
centrale degli anni Novanta la Edison tentò più
volte di stipulare accordi finanziari con alcune di
esse, sollecitata in particolare dalla Siemens e dalla
AEG, ma nessuna delle combinazioni proposte
andò mai a buon fine perché la società milanese
non accettò mai di stipulare accordi condizionanti
nella scelta dei fornitori e delle tecnologie. In
questa scelta essa fu sostenuta dal forte legame
con la Banca Commerciale Italiana, che ne
assecondò le rilevanti esigenze di finanziamento
negli anni cruciali della trasformazione idroelettrica
con la costruzione della diga di Paderno, senza
farsi tramite delle pressioni dei due grandi gruppi
tedeschi, cui pure era legata2.
Un provvedimento che ebbe conseguenze
importanti per il settore elettrico fu poi la
nazionalizzazione delle ferrovie nel 1906, con la
quale lo Stato riscattò dalle società private le
These financial holding companies invested in the
creation of electric companies in various parts of
Europe, and especially in Italy, which owes to
them the development of mainly hydroelectric
enterprises and plants in the different regions of
the country. In the period of crisis which
characterized the middle years of the 1890s,
Edison – spurred especially by Siemens and AEG –
tried a number of times to enter into financial
agreements with several of them, but none of the
combinations proposed ever succeeded, because
the Milanese company would not accept
agreements that constrained the choice of its
suppliers and technologies. It was supported in
this policy by its close relationship with the Banca
Commerciale Italiana, which satisfied its
considerable financial requirements in the crucial
years of the hydroelectric transformation, with
the construction of the Paderno dam, without
becoming an intermediary of the pressure exerted
by the two large German groups, even though it
was connected with them2.
A provision that had important consequences for
the electricity industry was the 1906
Lettera inviata dalla Société Franco-Suisse pour
l’Industrie Électrique a Maurizio Capuano,
amministratore delegato della Società Generale
per l’Illuminazione, settembre 1898.
A destra, operai durante il montaggio di un
alternatore nella centrale di Paderno, 1898.
Letter sent by the Société Franco-Suisse pour
l’Industrie Électrique to Maurizio Capuano, chief
executive officer of the Società Generale
per l’Illuminazione, September, 1898.
On the right: workers during the installation of an
alternator in the Paderno power station, 1898.
concessioni attraverso cui era stata costruita e
gestita, nei primi decenni dopo l’unità, la rete
ferroviaria italiana. Le risorse finanziarie rese
gradualmente disponibili dalle annualità degli
indennizzi statali furono in gran parte reinvestite
proprio nel settore elettrico. Tra le ex società
ferroviarie che si trasformarono in holding
elettriche assunse presto un ruolo di primo piano
la Bastogi, già controllante della Società per le
Strade Ferrate Meridionali. Si ottenne in tal
modo, al di là di alcune operazioni finanziarie e
speculative, l’allargamento effettivo della base
produttiva in un settore che era determinante per
il decollo industriale dell’Italia. La prima guerra
mondiale diede poi ulteriore impulso alla crescita
del sistema elettrico italiano.
nationalization of the railroads, when the
government redeemed from private companies
the concessions through which, in the decades
subsequent to unification, the Italian railway
network had been constructed and managed.
The financial resources that were made available
by the annual payments of the government
compensation were to a great extent reinvested
precisely in the electricity industry. Among the
former railroad companies that transformed
themselves into electric holding companies a
leading role was soon assumed by Bastogi, which
had controlled the Società per le Strade Ferrate
Meridionali. Aside from several purely financial
and speculative transactions, this process led to
the actual expansion of the productive base in an
industry that was decisive for Italy’s industrial
takeoff. The First World War subsequently gave a
further boost to the development of the Italian
electricity system.
White Coal
The first significant achievements of the period
1890-1896 were followed, in 1898-1900, by the
first two large Italian hydroelectric plants, which
at the time were the largest in Europe: Paderno
31
La conquista della forza
The Conquest of Force
Il carbone bianco
Alle prime realizzazioni significative del periodo
1890-1896 seguirono, nel biennio 1898-1900, i
primi due grandi impianti idroelettrici italiani
(all’epoca i maggiori d’Europa): Paderno sull’Adda e
Vizzola sul Ticino, costruiti il primo dalla Edison e il
secondo dalla sua diretta concorrente, la Società
Lombarda per la Distribuzione di Energia Elettrica,
la cui costituzione era stata promossa dalla
Continentale. La costruzione dei due impianti aveva
32
on the Adda River and Vizzola on the Ticino, the
former constructed by Edison and the latter by its
direct competitor, the Società Lombarda per la
Distribuzione di Energia Elettrica, whose
incorporation had been promoted by
Continentale. The roots of the construction of the
two plants went back all the way to 1886, when
Giuseppe Colombo – who had many
complementary roles in Milanese academic and
industrial life – had proposed the formulation of a
“Project for furnishing Milan with a driving force
proportional to its industrial development” as a
subject for the “Kramer Competition” of the
Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. The prize
went to the engineer C. Cipolletti of the Società
Planimetria generale, pianta d’insieme e sezione
della centrale di Vizzola, 1900. Sotto, corografia
generale del Ticino in corrispondenza delle opere
idrauliche per gli impianti di Vizzola e Turbigo
pubblicata su “Il Politecnico. Giornale dell’ingegnere
architetto civile industriale”, 1904.
Location plan, layout, and section of the Vizzola
power plant, 1900. Below, general chorography
of the Ticino in correspondence with the hydraulic
works for the Vizzola and Turbigo plants, published
in “Il Politecnico. Giornale dell’ingegnere architetto
civile industriale”, 1904.
radici lontane, risalenti addirittura al 1886, quando
Giuseppe Colombo, che nella vita accademica e
industriale milanese aveva molti ruoli
complementari, aveva proposto come tema per il
“Concorso Kramer” dell’Istituto Lombardo di
Scienze e Lettere l’elaborazione di un “Progetto per
fornire Milano di una forza motrice proporzionale al
suo sviluppo industriale”. Il premio andò
all’ingegnere C. Cipolletti della Società Italiana
Condotte d’Acqua, che aveva studiato le possibilità
di sfruttamento delle derivazioni d’acqua di
Paderno, appunto, e di Vizzola.
Lo stato dell’arte tecnologico nel campo della
trasmissione lasciava allora insoluto il problema del
trasporto a Milano dell’energia ottenuta, ma
questo non aveva scoraggiato la preparazione di
un progetto esecutivo su Paderno e la richiesta nel
1889 di una concessione di derivazione da parte
degli ingegneri Carli e Milani. La Edison si affrettò
a rilevare la concessione, probabilmente per
limitare la prevedibile concorrenza delle Condotte
d’Acqua. Era poi intervenuta la crisi bancaria, e le
difficoltà che la stessa Edison aveva dovuto
fronteggiare avevano frenato l’enorme
investimento necessario; nel 1894-1895, però, non
solo i problemi tecnici della trasmissione non erano
più tali, ma anche il contesto economico e la
situazione della società erano molto più favorevoli.
Ebbero allora inizio i lavori per la realizzazione della
centrale di Paderno, entrata in funzione nel 1898,
alla quale contribuirono i migliori tecnici dell’epoca:
fra loro Cesare Saldini e Galileo Ferraris.
La Società Italiana per le Condotte d’Acqua, a sua
volta, era già presente sul Ticino, dove tra il 1880
e il 1884 aveva costruito il canale Villoresi, il cui
scopo originario era stato di tipo prevalentemente
irriguo. Le finalità originarie dell’opera, però,
risultavano ormai superate a metà degli anni
Novanta, quando il grande distretto industriale
Il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena
all’inaugurazione della centrale di Vizzola, 1901.
King Vittorio Emanuele III and Queen Elena at the
inauguration of the Vizzola power station, 1901.
Italiana Condotte d’Acqua, who had investigated
the possibility of exploiting the diversions of
water at, precisely, Paderno and Vizzola.
The state of technology in the field of
transmission at that time had not solved the
problem of transporting the energy obtained to
Milan, but that had not discouraged the
preparation of an executive project for Paderno
and the request, in 1889, of a diversion
concession by the engineers Carli and Milani.
Edison quickly acquired the concession, probably
to limit the foreseeable competition of the
Condotte d’Acqua. Then the bank crisis
occurred, and the difficulties that Edison itself
had to deal with held up the enormous
investment necessary. In 1894-1895, however,
not only had the technical problems of
transmission become overcome, but the
economic situation and the position of the
company were also much more favorable. Work
then began on the construction of the Paderno
power plant, which went into operation in 1898,
and to which the best engineers of the time,
33
La conquista della forza
The Conquest of Force
che nel frattempo si era sviluppato fra Legnano,
Busto Arsizio e Castellanza richiedeva soprattutto
la fornitura di energia. Nel 1897 le Condotte
d’Acqua parteciparono alla costituzione della
Società Lombarda, con il concorso determinante
della Continentale, per sfruttare quella “forza
motrice”, fino ad allora “trascurata”. La centrale
di Vizzola veniva inaugurata nel 1900, due anni
dopo quella di Paderno, e costituiva anch’essa un
risultato tecnologico di tutto rispetto, che
sollecitava l’attenzione ed era oggetto di visite di
studio dei tecnici di tutta l’Europa.
34
E così, mentre la Edison e la Lombarda
progettavano nuovi interventi sull’Adda e sul
Ticino, e sui corsi d’acqua della Valtellina e della
Val d’Ossola, nel Nord-Est si avviava la costruzione
dell’impianto del Cellina e si studiava il sistema
Piave-Santa Croce, nel Nord-Ovest si lavorava sulla
concessione di Pont Saint Martin e sui sistemi
idrografici della Valle d’Aosta, nell’Italia centrale e
nel Mezzogiorno continentale si verificavano le
caratteristiche e le possibilità dei sistemi
appenninici. Anche in Sicilia e in Sardegna si
pensava a impianti idroelettrici, benché in
Sardegna nessun intervento imprenditoriale
concreto si delineasse fino al 1911; l’isola era
probabilmente, in quel momento, l’area economica
meno dinamica del Paese, anche se sarebbe stata
teatro negli anni dopo la prima guerra mondiale di
alcuni interventi idroelettrici di notevole rilievo.
Fin dai primi anni del Novecento, insomma, sotto
la spinta del clima concorrenziale in cui agivano le
varie società produttrici, iniziò una sistematica
rincorsa energetica che portò a delineare anche
una nuova geografia delle risorse. L’idrografia della
penisola fu percorsa accuratamente, prendendo in
considerazione anche bacini che in una prima fase
erano stati tralasciati, o per difficoltà tecniche che i
progressi successivi avevano reso possibile
including Cesare Saldini and Galileo Ferraris,
contributed.
The Società Italiana per le Condotte d’Acqua was
already present on the Ticino River, where,
between 1880 and 1884, it had built the Villoresi
canal, whose purpose was at first mainly
irrigation. However, the original purpose of the
canal was out-dated by the middle of the 1890s,
when the large industrial district that in the
meanwhile had developed around Legnano,
Busto Arsizio, and Castellanza required above all
energy to be supplied. In 1897, the Condotte
d’Acqua participated in the incorporation of the
Società Lombarda, with the decisive contribution
of Continentale, to exploit that “driving force”,
which until then had been neglected. The Vizzola
power station was inaugurated in 1900, two
years after the one at Paderno, and constituted a
considerable technological achievement, which
attracted widespread attention and was visited by
engineers from all over Europe.
And so, while Edison and Lombarda were
planning new plants on the Adda and the Ticino,
as well as on the waterways of the Valtellina and
the Val d’Ossola, in the Northeast work was
begun on the construction of the Cellina power
station and the Piave-Santa Croce system was
being planned, in the Northwest work was being
done on the Pont Saint Martin concession and
the hydrographic systems of the Valle d’Aosta, and
in central Italy the characteristics and potential of
the Apennine systems were being examined.
There were plans for hydroelectric plants in Sicily
and Sardinia, too, although on the latter island
no concrete entrepreneurial initiative took shape
before 1911. At that time, Sardinia was probably
the least economically dynamic region of the
country, even though in the years after the First
World War it was to be the site of several
Dragaggio
su canale. Società
Elettrica Sarda,
1910.
Canal dredging.
Società Elettrica
Sarda, 1910.
Lettera della Città di Monreale all’esattore delle
imposte per il pagamento della prima rata
per il nuovo tracciato elettrico della linea Monreale
della Società Sicula Tramways Omnibus di Palermo, 1910.
A letter from the Municipality of Monreale to the tax
collector regarding payment of the first installment
for the Società Sicula Tramways Omnibus di Palermo’s
Monreale power line, 1910.
superare, o perché l’ampliamento impetuoso della
domanda rendeva appetibile l’investimento anche
in luoghi precedentemente trascurati dai grandi
capitali. Tra gli elementi che concorrevano ad
ampliare le opportunità di sfruttamento delle
risorse idroelettriche vi sono anche alcuni
provvedimenti normativi: tra questi vanno ricordati
la legge del 1903 sulla municipalizzazione dei
servizi, che spinse vari comuni ad avventurarsi in
campo elettrico, e la legge speciale per Napoli del
1904, che conteneva incentivi specifici per lo
sfruttamento delle forze idrauliche riferibili al
capoluogo campano.
Fu Francesco Saverio Nitti, grande statista di
origine lucana, a fornire il quadro teorico-politico
hydroelectric projects of considerable importance.
In short, from the beginning of the twentieth
century, with the boost provided by the
competitive atmosphere in which the various
production companies operated, a systematic
race for energy began, which also created a new
geography of resources. The hydrography of the
peninsula was carefully investigated, including
basins that had been neglected earlier, either
because of technical difficulties that subsequent
progress had made it possible to overcome or
because rapidly increasing demand made it
profitable to invest even in places that had
previously not attracted any major investment.
Among the factors that contributed to the
creation of new opportunities for exploiting
hydroelectric resources were also several
legislative initiatives, including the 1903 law on
the municipalization of services, which led a
number of municipalities to venture into the field
of electricity, and the special law for Naples of
1904, which contained specific incentives for
exploiting the hydraulic resources of the capital of
Campania.
It was a great statesman from Lucania, Francesco
Saverio Nitti, who provided the most influential
theoretical and political support for the rapid
35
La conquista della forza
The Conquest of Force
36
di riferimento alla rapida crescita delle iniziative
idroelettriche: nel 1905, con il suo volume “La
conquista della forza”, Nitti indicava con
decisione nello sfruttamento delle risorse idriche il
modo per superare i limiti strutturali che la
carenza di carbone poneva all’economia italiana e
al processo di industrializzazione; a questo si
collegava inoltre, nella visione nittiana, anche una
operazione di sistemazione agraria e boschiva,
particolarmente urgente nel Sud, attraverso la
regolazione dei corsi d’acqua, con interventi
capaci di correggerne le caratteristiche avverse,
ottimizzandone le possibilità di utilizzazione. In
quello che è stato definito il programma “elettroirriguo” di Nitti l’acqua diventava il “carbone
bianco”, che avrebbe permesso alla penisola di
disporre di tutta l’energia occorrente per il decollo
industriale e per il riscatto del Mezzogiorno.
La proposta originaria di Nitti prevedeva anche la
nazionalizzazione del settore idroelettrico, un’idea
che incontrò forte opposizione perfino all’interno
Maurizio Capuano, amministratore delegato
della Società Meridionale di Elettricità.
A destra, lettera inviata da Maurizio Capuano
a Francesco Saverio Nitti, 1922.
Maurizio Capuano, chief executive officer of
the Società Meridionale di Elettricità. On the
right: a letter sent by Maurizio Capuano to
Francesco Saverio Nitti, 1922.
growth of hydroelectric projects that was taking
place. In his book “The Conquest of Force”,
published in 1905, Nitti resolutely pointed to the
exploitation of water as the way to overcome the
structural constraint on the Italian economy and
its industrialization constituted by the scarcity of
coal. Nitti also saw the connection between this
and the resolution of problems regarding
agriculture and forestry, which were particularly
urgent in the South, through the regulation of
waterways with projects that could correct their
adverse features and optimize their potential for
utilization. In what has been called Nitti’s
“electricity and irrigation” project, water became
“white coal”, which would ensure Italy all the
energy it needed for its industrial takeoff and the
progress of the South.
Nitti’s original proposal also provided for the
nationalization of the hydroelectric industry, an
idea that met with strong opposition even within
the socialist movement and that Nitti himself
del movimento socialista, e che lo stesso Nitti,
divenuto ministro, lasciò poi cadere. Il suo
progetto non era d’altronde limitato al discorso
meridionalista: i fatti si sarebbero incaricati di
dimostrare che il programma politico di Nitti era
un programma di modernizzazione economica
per l’intero Paese. Nel dicembre 1908, dieci anni
dopo l’inaugurazione di Paderno, Ettore Conti,
dirigente della Edison e poi imprenditore in
proprio, scriveva nel suo “Taccuino”, con
assonanze nittiane forse involontarie: “Serbatoi
montani capaci di regolarizzare i corsi inferiori dei
fiumi [...]; canali di irrigazione e bonifica che
diano fertilità alle nostre terre; canali navigabili
destinati ad aumentare le vie dei traffici [...];
potenti derivazioni di forza motrice che
irradieranno per tutto il Paese energia a buon
mercato [...]; questa la vera ricchezza naturale e
inesauribile su cui deve appoggiare sicuramente e
vantaggiosamente l’edificio della nostra
produzione”.
Fra le centrali idroelettriche tuttora attive e
produttive nell’ambito dell’Enel, una settantina sono
state realizzate proprio nel ventennio 1898-1918.
Gli studi effettuati sulle fonti statistiche dell’epoca
permettono di dire che una percentuale compresa
tra il 40% e il 50% di esse furono costruite non
dalle società elettriche, ma da piccoli
autoproduttori. Solo in seguito si aggiunsero i
grandi, con impianti di maggiore taglia e maggior
potenza, soprattutto elettrochimici ed
elettrosiderurgici. Questi ultimi preferivano infatti
disporre di impianti propri per sfuggire ai
condizionamenti spesso imposti dalle imprese
elettrocommerciali, molte delle quali
consideravano questo tipo di utenze come
consumatori residuali ai quali vendere l’energia di
supero degli impianti o quella residua dei
consumatori normali, impedendo così il
abandoned after he became a minister. On the
other hand, his project was not limited to the
question of the South. Subsequent events were
to demonstrate that Nitti’s political project was a
project for the economic modernization of the
entire economy. In December 1908, ten years
after the inauguration of the Paderno power
plant, Ettore Conti, an Edison executive and
subsequently an entrepreneur in his own right,
perhaps inadvertently sounded like Nitti when he
wrote in his “Notebook”: “Mountain reservoirs
capable of regulating the downstream flow of
rivers ...; irrigation and reclamation canals that
make our land fertile; navigable canals that will
increase trade ...; powerful diversions of driving
force that will supply lost-cost energy to the
entire country ...: this is the real and inexhaustible
natural wealth on which our production should
be securely and advantageously based.”
37
Among Enel’s hydroelectric power plants that are
still active and productive, about seventy were
constructed precisely in the twenty-year period
1898-1918. Studies carried out on the statistical
sources of the period show that between 40%
and 50% of them were not constructed by
electricity companies, but by small enterprises
producing for their own use, which were only
later followed by big ones with plants that were
larger and with more power, mainly chemical
and iron-and-steel companies. In effect, the
latter preferred to have their own plants in order
to avoid the constraints often imposed by the
electricity companies, many of which considered
these customers as second-tier consumers, to
which they sold the excess production of their
plants or the energy that was left over from
normal consumers, thus preventing the
improvement of industrial organization and of
products. During the First World War, this
La conquista della forza
The Conquest of Force
miglioramento dell’organizzazione industriale e
dei prodotti. Questa situazione avrebbe causato,
nel corso della guerra 1915-1918, i primi contrasti
fra autoproduttori e società elettriche, e sarebbe
stata in seguito una componente non secondaria
dei conflitti che caratterizzarono il settore elettrico
tra la fine della guerra e la metà degli anni Venti.
Elettricità e Mezzogiorno
38
Al progetto per lo sviluppo elettro-irriguo del Sud è
in gran parte collegata la storia della Società
Meridionale di Elettricità (SME)3. Le sue radici
finanziarie affondano in epoca pre-elettrica, nella
Società Generale per l’Illuminazione (SGI), sorta a
Perugia nel 1875. Nel 1888 la società fu rafforzata
dall’intervento di finanziatori svizzeri, e nel 1890
ottenne il primo contratto con il Comune di Napoli
per l’illuminazione elettrica della Galleria Umberto e
del Teatro San Carlo. Nel corso degli anni Novanta
la SGI assorbì le altre iniziative elettriche avviate a
Napoli, fino a diventare l’unica società distributrice:
nel frattempo aveva trasferito nel capoluogo
campano la sede sociale, e alla sua guida era stato
designato dai soci svizzeri Maurizio Capuano. Nel
1899 gli stessi interessi svizzeri, rappresentati nella
Société Franco-Suisse pour l’Industrie Électrique (e
in seguito nella sua filiazione Société Italo-Suisse)
diedero vita, assieme alla Banca Commerciale, alla
Società Meridionale di Elettricità di cui Capuano
divenne amministratore delegato.
Le prime iniziative elettriche della Campania
erano state basate su impianti termoelettrici; un
piccolo impianto idroelettrico (ancor oggi
operante) era stato realizzato a Cava dei Tirreni
nel 1894. Nel 1895 erano stati presentati i primi
progetti per lo sfruttamento del fiume Volturno.
La SME aveva come scopo sociale l’utilizzazione
situation was to cause the first conflicts between
self-producers and electricity companies, and
would subsequently be a major cause of the
conflicts that characterized the electricity industry
between the end of the war and the middle of
the 1920s.
Electricity and the South
The project for the hydroelectric development of
the South is closely connected with the history of
the Società Meridionale di Elettricità (SME)3. Its
financial roots go back to the pre-electric era and
the Società Generale per l’Illuminazione (SGI),
which was founded in 1875. In 1888, the
company was strengthened by the involvement of
Swiss financiers, and in 1890 obtained its first
contract with the municipality of Naples for the
electric lighting of the Galleria Umberto and the
Teatro San Carlo. During the 1890s, the SGI
absorbed other electricity companies that had
been started up in Naples, thus becoming the
only distribution company. In the meanwhile, it
had transferred its headquarters to Naples and
the Swiss shareholders had appointed Maurizio
Capuano as the chief executive. In 1899, the
same Swiss interests, represented in the Société
Franco-Suisse pour l’Industrie Électrique – and
subsequently in its offspring, the Société ItaloSuisse – founded, together with the Banca
Commerciale, the Società Meridionale di
Elettricità, of which Capuano became the chief
executive officer.
The first electricity undertakings in Campania had
been based on thermoelectric plants. A small
hydroelectric plant, which is still in operation,
had been constructed at Cava dei Tirreni in
1894. In 1895 the first projects for the
delle forze idrauliche del Mezzogiorno, e come
obiettivo immediato lo sfruttamento del bacino
del fiume Tusciano per alimentare i pastifici di
Torre Annunziata e gli stabilimenti industriali di
Salerno. Nel 1904 la legge per la rinascita
industriale di Napoli voluta da Nitti istituì l’Ente
Autonomo Volturno (anch’esso tuttora attivo) per
fornire alla città elettricità a basso costo e favorire
gli insediamenti industriali. Nel 1906 fu invece
costituita la Società Elettrica della Campania
(SEDAC), collegata alla SGI. La realizzazione degli
impianti del Volturno, peraltro, fu ostacolata da
Manifesto per l’espropriazione dei terreni
per la costruzione della centrale
di Olevano sul Tusciano, 1901.
A destra, lettera del direttore generale del Credito
Italiano a Maurizio Capuano, amministratore delegato
della Società Meridionale di Elettricità, 1898.
Notice regarding the expropriation of land for the
construction of the Olevano sul Tusciano power plant
(1901). On the right: a letter from the general manager
of Credito Italiano to Maurizio Capuano, chief executive
officer of the Società Meridionale di Elettricità, 1898.
exploitation of the Volturno River had been
presented. The SME’s corporate purpose was the
utilization of the hydraulic forces of the South,
and its immediate objective was the exploitation
of the basin of the Tusciano River to provide
energy for the pasta factories of Torre
Annunziata and the industries of Salerno. In
1904, the law for the industrial revival of Naples,
which was pushed by Nitti, instituted the Ente
Autonomo Volturno, which is also still in
operation, to supply low-cost electricity to the
city and attract new industries. Two years later,
the Società Elettrica della Campania (SEDAC), an
affiliate of the SGI, was incorporated. However,
the construction of the plants on the Volturno
was hampered by litigation with the private
companies that claimed to have priority in the
concessions, so that the first power plant was
inaugurated in 1911.
Meanwhile, in 1900 the Società Napoletana per
Imprese Elettriche had been incorporated, which
had constructed a thermoelectric power station
and an underground distribution network, and
was a competitor of the SGI. In 1907, the two
companies reached an agreement to divide up
the users. Thanks to the help of the Banca
Commerciale, two years later the SGI acquired
the control of its former competitor. Meanwhile,
39
La conquista della forza
The Conquest of Force
40
in 1907 the SME, whose Tusciano plant had
vari contenziosi con le società private che
begun to operate in 1905, had inaugurated the
rivendicavano la priorità nelle concessioni: sicché
work site for the diversion of the Lete River. In
la prima centrale fu inaugurata nel 1911.
1907-08, the Credito Ticinese – partner of ItaloNel 1900 era stata intanto costituita la Società
Suisse in the SEDAC – sold the SME its concession
Napoletana per Imprese Elettriche, che aveva
rights and projects for the exploitation of the
realizzato una centrale termoelettrica e una rete di
Sangro and the Matese, while in 1909 an
distribuzione sotterranea, e che faceva
agreement was reached between the SME and
concorrenza alla SGI. Nel 1907 le due società
the Società Elettrochimica to supply energy to
raggiunsero un accordo per la suddivisione delle
Naples by exploiting the Pescara River. With the
utenze. Due anni dopo, grazie all’aiuto della
construction of the Pescara-Naples power line,
Banca Commerciale, la SGI acquisì il controllo
hydroelectric production became prevalent in the
della ex concorrente. Intanto la SME, entrato in
South as well, in spite of the skepticism that the
funzione nel 1905 l’impianto del Tusciano, nel
idea had provoked at first.
1907 aveva inaugurato i cantieri per la derivazione
Meanwhile, in 1906 the SME had entrusted
idroelettrica dal fiume Lete. Tra il 1907 e il 1908 il
Angelo Omodeo with the preparation of a
Credito Ticinese (socio della Italo-Suisse nella
“rational and complete study of the hydraulic
SEDAC) cedette alla SME i diritti di concessione e i
forces in the South and on the islands of Italy”.
progetti per lo sfruttamento del Sangro e del
The son of a well-to-do land owner from
Matese, mentre nel 1909 fu raggiunto un accordo
Mortara, in Lomellina, and the nephew of Luigi
tra la SME e la Società Elettrochimica per fornire
Mangiagalli, a well-known doctor and political
energia a Napoli utilizzando il fiume Pescara. Con
figure, Omodeo had graduated from the Milan
la realizzazione dell’elettrodotto dal Pescara a
Polytechnic Institute and had held a number of
Napoli la produzione idroelettrica divenne
political positions – working
prevalente anche nel Sud,
with, among others, Filippo
nonostante lo scetticismo che
Turati and Anna Kuliscioff –
l’idea aveva inizialmente suscitato.
before devoting himself entirely
Frattanto nel 1906 la SME aveva
to his career as an engineer 4. The
incaricato Angelo Omodeo della
preparazione di uno studio
idea of a basin regulatory plan
“razionale e completo delle forze
originated with him.
idrauliche in Italia meridionale e
Furthermore, as a consultant of
insulare”. Figlio di un agiato
the large Italian electricity
possidente di Mortara, in
groups, he carried out the
Lomellina, e nipote di Luigi
studies on which the main
Mangiagalli, noto medico ed
hydroelectric projects, from the
esponente radicale, Omodeo si era
North to the South and on the
laureato al Politecnico di Milano e
largest islands, are based. He
Fattura per la fornitura all’ingegner
aveva avuto vari incarichi politici,
was a specialist of international
Angelo Omodeo di due idrometri
per la progettazione
collaborando anche con Filippo
standing, who studied the
di una derivazione idroelettrica
sul fiume Sangro, 1914.
Turati e Anna Kuliscioff, prima di
regulation of water resources in
Invoice to Angelo Omodeo
for the supply of two hydrometers
for the planning of a hydroelectric
diversion on the Sangro River, 1914.
Eritrea, was called to investigate the great
dedicarsi totalmente all’attività professionale4.
hydroelectric systems and fluvial inversion in the
Risale a lui l’idea di piano regolatore di bacino;
Soviet Union, and was sent by the League of
inoltre, come consulente dei grandi gruppi elettrici
Nations to China, where he worked for a long
italiani, elaborò gli studi che sono alla base dei
time on the basin of the Yellow River.
principali progetti idroelettrici della penisola, dal
As early as 1902, however, the SME was
Nord al Sud e alle isole maggiori. Era uno
preparing to extend its operations to Sicily. In
specialista di levatura internazionale: studiò la
effect, in that year a young assistant of
regolazione delle acque in Eritrea, fu chiamato a
Omodeo’s, Emerico Vismara, was called to head
occuparsi dei grandi sistemi idroelettrici e di
the Società Tirrena di Elettricità. In 1907, as a
inversione fluviale in Unione Sovietica, e fu inviato
result of the work he did, the SME promoted
dalla Società delle Nazioni in Cina, per un lungo
the incorporation in Catania of the Società
lavoro sul bacino del Fiume Giallo.
Elettrica per la Sicilia Orientale (SESO), of which
Già dal 1902, peraltro, la SME si preparava ad
Capuano became the chairman and Vismara the
estendere l’attività in Sicilia: in quell’anno infatti un
chief executive officer. Between 1908 and 1910,
giovane collaboratore di Omodeo, Emerico Vismara,
the SESO constructed the first hydroelectric
fu chiamato a dirigere la Società Tirrena di Elettricità.
plants in Sicily, on the Cassibile and on the
Nel 1907, come esito del lavoro da lui svolto, la SME
Alcantara. Western Sicily, on the other hand,
promosse la costituzione a Catania della Società
attracted the investment of German capital
Elettrica per la Sicilia Orientale (SESO), presieduta da
connected with Schuckert and the AEG, which,
Capuano, di cui Vismara divenne amministratore
however, did not lead to any hydroelectric
delegato. Tra il 1908 e il 1910 la SESO realizzò i
development and was hit heavily by the war,
primi impianti idroelettrici siciliani, sul Cassibile e
because of both the increase in the price of coal
sull’Alcantara. Nella Sicilia occidentale si ebbe invece
and the forced sale of their
l’intervento di capitali tedeschi legati
shareholdings to a consortium
alla Schuckert e all’AEG, che però
led by the Banca Commerciale
non avviarono alcuno sviluppo
and the Banca Italiana di
idroelettrico, e furono colpiti in
Sconto. Thus the conditions
maniera pesante dalla guerra, sia per
materialized for the
l’aumento del prezzo del carbone,
transformation of the SESO into
sia per la cessione forzata delle loro
the Società Generale Elettrica
quote a un consorzio guidato dalla
della Sicilia (SGES), which took
Banca Commerciale e dalla Banca
place in 1918.
Italiana di Sconto. Maturarono così le
In 1908 the SME incorporated,
condizioni per la trasformazione
with Franco-Suisse and Bastogi,
della SESO in Società Generale
the Società per le Forze
Elettrica della Sicilia (SGES), avvenuta
Idrauliche della Sila, in which the
nel 1918.
Fattura per riparazioni eseguite
Banca Commerciale also invested
Nel 1908 la SME costituì, con la
dall’Impresa per la Illuminazione
Elettrica, Castel di Sangro 1909.
in the following year. The new
Franco-Suisse e la Bastogi, la Società
Invoice for repairs made by the
company was to carry out the
per le Forze Idrauliche della Sila,
Impresa per la Illuminazione
Elettrica, Castel di Sangro, 1909.
41
La conquista della forza
The Conquest of Force
42
nella quale intervenne l’anno dopo anche la Banca
Commerciale: la nuova società doveva realizzare i
programmi idroelettrici che Omodeo stava
studiando per la Calabria, e che nel 1911 si
sarebbero tradotti in un progetto esecutivo. Nello
stesso 1911 fu costituita a Livorno la Società
Elettrica Sarda (SES), per iniziativa della famiglia
Orlando e del Credito Italiano. Lo scopo era la
realizzazione di impianti idroelettrici, la cui
costruzione nell’isola era stata ipotizzata già nel
1897, ma senza conseguenze pratiche. Nel 1913,
in concorrenza con la SES, fu costituita dalla Bastogi
e dalla Banca Commerciale la Società Imprese
Idrauliche ed Elettriche del Tirso, di cui fu nominato
direttore generale Giulio Dolcetta. Anche in questo
caso vi era un progetto studiato da Omodeo, che
prevedeva la costruzione di una grande diga sul
Tirso, per regolarne il regime delle acque e
consentirne lo sfruttamento a fini energetici e
agricoli.
Il programma elettro-irriguo esposto da Nitti nel
1905, a questo punto, non era più un’ipotesi
teorica, ma una prospettiva concreta la cui
realizzazione poteva camminare sulle gambe di
tecnici e imprenditori. Restava però un’idea troppo
ambiziosa senza un intervento legislativo e senza
concreti incentivi finanziari. Fu così varata dal
governo Giolitti, nel quale lo stesso Nitti era ministro
di Agricoltura Industria e Commercio, la legge del
luglio 1913 per la costruzione di serbatoi e laghi
artificiali sul Tirso e sulla Sila, appunto i due progetti
di bacino messi a punto da Omodeo. La guerra
provocò poi un rallentamento nella realizzazione dei
programmi idroelettrici in Sardegna e in Calabria,
che furono però ripresi dopo la fine del conflitto, e
portati a compimento nel corso degli anni Venti: la
centrale del primo salto del Tirso entrò in funzione
nel 1923, mentre il complesso intervento di
regolazione delle acque della Sila, i cui cantieri
furono avviati nel 1921, fu completato nel 1931.
hydroelectric projects that Omodeo was
designing for Calabria, which in 1911 would be
translated into an executive project. The latter
year also saw the incorporation, in Livorno, of the
Società Elettrica Sarda (SES) at the initiative of the
Orlando family and Credito Italiano. The objective
was the construction of hydroelectric plants, an
idea that had been proposed in 1897, but had
not had any practical consequences. In 1913, in
competition with the SES, Bastogi and the Banca
Commerciale incorporated the Società Imprese
Idrauliche ed Elettriche del Tirso, of which Giulio
Dolcetta was appointed general manager. In this
case, too, there was a project devised by
Omodeo, which provided for the construction of
a large dam on the Tirso to regulate the flow of
water and enable it to be exploited for energy
and agricultural uses.
At this point, the hydroelectric project expounded
by Nitti was no longer a theoretical possibility,
but a concrete prospect whose realization could
walk on the legs of experts and entrepreneurs.
However, it was still an idea that was too
ambitious without legislative measures and
concrete financial incentives. Thus, with Giolitti
the prime minister and Nitti himself the Minister
of Agriculture, Industry, and Commerce, the
government passed a law in July 1913 regarding
the construction of reservoirs and artificial lakes
on the Tirso and the Sila, precisely the two basin
projects developed by Omodeo. The war then
caused a slow-down in the carrying out of the
hydroelectric projects in Sardinia and Calabria,
which, however, were started up again when
the fighting ended and completed during the
1920s. The power plant at the first drop on the
Tirso went into operation in 1923, while the
complex work on the Sila, where the
construction sites were opened in 1921, was
completed in 1931.
Guerre
parallele.
Verso i sistemi regionali:
acqua, politica e sviluppo
tra guerra e dopoguerra
Quello tra le due guerre mondiali è il periodo in
cui il sistema elettrico italiano raggiunse la
maturità e assunse una fisionomia che avrebbe
poi mantenuto nei decenni centrali del
Novecento. “Difficilmente – scriveva nel 1916
Angelo Omodeo – piccoli produttori, limitati allo
sfruttamento di un solo centro e forniti di
ristretti mezzi tecnici e finanziari possono con
successo esercitare l’industria elettrica, assicurare
45
Parallel Wars.
Toward Regional Systems: Water,
Politics, and Development
Between the two World Wars
During the period between the two world wars,
the Italian electrical system attained maturity
and assumed the features that it was to
maintain in the middle decades of the twentieth
century. “It is unlikely,” wrote Angelo Omodeo
in 1916, “that small producers, with only one
power plant to exploit, can operate successfully
in the electricity industry, have the appropriate
reserves to ensure a continuous and regular
Scavo del taglione di fondazione
al lago Truzzo, 1925.
Excavation for the cutoff wall
at Lake Truzzo, 1925.
Guerre parallele
Parallel Wars
con opportune riserve servigi continui e regolari,
soddisfare rapidamente le richieste nuove del
mercato, produrre economicamente. E ben
presto i centri di produzione tecnicamente ed
economicamente più importanti, meglio diretti
od organizzati, prendono il sopravvento sui
vicini, li assorbono o li distruggono, o
trasformano facendone dei dipendenti. Le
grandi società così formatesi allargano
rapidamente i loro confini, la loro zona fino ad
avere il dominio più completo e assoluto su
intere regioni”.
46
Il fenomeno era stato accelerato dalla spinta
all’elettrificazione dei processi industriali: “Le
macchine a vapore, a gas povero, gli stessi più
recenti motori a olio pesante, vanno ovunque
cedendo il posto alla elettricità. [...] La guerra –
proseguiva ancora Omodeo – con l’aumentato
prezzo del carbone e colla difficoltà dei trasporti,
ha vinto molte riluttanze di industriali e ha
fermato definitivamente molti impianti
autonomi, favorendo ed accelerando il
fenomeno. L’Italia, come ho detto, si è quindi
venuta quasi dividendo in novelle province
elettriche, coi confini ben delineati”. La classe
dirigente italiana aveva così acquisito non solo la
consapevolezza che “acqua” significa anche
generazione elettrica, ma che con le tecnologie
di trasporto dell’energia a grande distanza si
poteva utilizzare la forza motrice lontano dal
luogo di produzione, e usare l’acqua per
soddisfare le necessità locali.
Per poter realizzare questi programmi era però
necessaria una riforma della legislazione di
settore: è su questa base che si realizzò durante
la guerra una singolare convergenza tra le
industrie interessate alla produzione elettrica e
un vasto movimento scientifico ed economico
connotato in senso sia riformatore che
service, quickly satisfy the new demands of the
market, and produce in a cost-effectively way.
Very soon, the technically and economically
most important power plants, the ones that are
managed and organized best, get the upper
hand over their neighbors, and absorb, destroy
or transform them, turning them into
employees. The companies that have become
large in this way quickly extend their boundaries
of their territory until they dominate entire
regions completely and absolutely.”
The phenomenon had been accelerated by the
pressure to electrify industrial processes. “Steam
engines, those running on lean gas, and even
the most recent heavy-oil ones are being
replaced everywhere by electricity …,” Omodeo
continued. “With the higher price of coal and
the difficulties of transportation, the war has
overcome the reluctance of many industrialists
and has definitively closed down many
independent plants, favoring and speeding up
the phenomenon. As I said, Italy has thus been
dividing itself up into new electrical provinces
with well-defined borders.” Thus the ruling
class had acquired not only the awareness that
“water” also meant electrical generation, but
also that – with the technologies for
transporting energy over long distances –
power could be used far from where it was
produced and water could be used to satisfy
local needs.
In order to carry out these plans, however, it
was necessary to reform the legislation
regarding the industry. It was on this basis that,
Progetto dell’ingegner Angelo Omodeo per la Società
Meridionale di Elettricità. Piano generale delle opere
di presa per la derivazione del fiume Tusciano, 1901.
A drawing by Angelo Omodeo for the Società
Meridionale di Elettricità. General plan of the intake
works for the diversion of the Tusciano River, 1901.
nazionalista, a cui contribuirono tanto la
comunità scientifica quanto l’imprenditoria più
dinamica e l’interventismo di sinistra. Lo sfondo
di questo movimento era il riconoscimento,
facilitato dalle contingenze della guerra, dello
stretto rapporto tra scienza e mondo
produttivo, che spingeva alla collaborazione
ricercatori, tecnici e manager soprattutto nei
settori più dinamici, come quelli elettrico e
chimico.
Fu il 1916 l’anno di dibattito e di svolta sul tema
delle acque: la Società Italiana per il Progresso
delle Scienze (SIPS) dedicò in gran parte a
questioni idrauliche l’ottavo congresso, che si
svolse a Roma nel marzo di quell’anno5.
Sempre nell’ambito dell’incontro della SIPS il
Gruppo Nazionale di Azione Economica
pubblicò Il problema idraulico e la legislazione
sulle acque, con interventi dell’economista
agrario Ghino Valenti (Le ragioni economiche di
un nuovo regime delle acque), del giurista
Vittorio Scialoja (La legislazione sulle acque), e
di Angelo Omodeo (Nuovi orizzonti
dell’idraulica italiana).
“La trasformazione e sistemazione di un bacino
idraulico – scriveva Ghino Valenti – rappresenta
during the war, a striking convergence
materialized between the industries interested in
the production of electricity and a broad
scientific and economic movement that included
both reformers and nationalists, to which the
scientific community, the most dynamic
entrepreneurs, and left-wing interventionists
contributed greatly. This movement was based
on the recognition – facilitated by the
circumstance of the war – of the close
relationship between science and the world of
production, which drove researchers, engineers,
and managers to collaborate, especially in the
most dynamic industries, such as the electrical
and chemical ones.
In 1916, there was discussion and a turning point
on the subject of water resources. The Società
Italiana per il Progresso delle Scienze (SIPS, the
Italian Society for the Advancement of Science)
dedicated much of its eighth conference, which
took place in March of that year, to hydraulic
questions5. As part of the SIPS event, the Gruppo
Nazionale di Azione Economica published “The
Hydraulic Problem and the Legislation on Water
Resources”, with papers by the agrarian economist
Ghino Valenti (The Economic Reasons for a New
Legislative Framework for
Water Resources), the
jurist Vittorio Scialoja (The
Legislation on Water), and
Angelo Omodeo (New
Horizons of Italian
Hydraulics).
“The transformation of a
catchment basin,” wrote
Ghino Valenti, “is an
exceptionally democratic
and progressive
undertaking, and it is
such not only in the
47
Guerre parallele
Parallel Wars
48
una impresa eccezionalmente democratica e
progressiva, e tale è non soltanto nella parte
principale dell’opera, ma ancora nei suoi
accessori e nelle sue conseguenze igieniche ed
economiche, quali sono i rimboschimenti, la
diminuzione delle piene, dei franamenti e delle
corrosioni, e la bonifica dei terreni paludosi. In
brevi parole, la sistemazione idraulica integrale
della regione compresa in un bacino imbrifero
permetterebbe di raggiungere un complesso di
vantaggi, una somma di utilità, che con opere
o trasformazioni singolari e indipendenti l’una
dall’altra non sarebbe possibile conseguire. E
basta questo perché ciascuno debba
convincersi della necessità di una riforma della
legislazione sulle acque, che è condizione sine
qua non della soddisfazione di un così alto
interesse”.
Le ragioni esposte da Valenti costituivano il
contesto teorico del decreto luogotenenziale del
novembre 1916 con cui Ivanoe Bonomi, ministro
dei Lavori Pubblici nel governo Boselli, riformava
la legislazione sulle acque. La riforma riconosceva
tra l’altro che l’utilizzo delle acque pubbliche
doveva essere guidato dall’interesse collettivo, e
di conseguenza aboliva il criterio della priorità
cronologica per l’assegnazione delle concessioni,
sostituendolo con la valutazione dei progetti
presentati dagli aspiranti concessionari sotto il
profilo della razionale utilizzazione del bacino.
Altri punti del decreto
ponevano le premesse
normative per un possibile
futuro passaggio degli impianti
idroelettrici allo Stato, con
indennizzo ai concessionari;
come è noto, peraltro,
l’evoluzione del quadro politico
postbellico andò in tutt’altra
direzione, e anche la
main part of the work, but also in its
accessories and its hygienic and economic
consequences, such as reforestation, the
reduction of floods, landslides, and corrosion,
and the reclamation of marshlands. In short,
the total hydraulic reorganization of the region
contained in a catchment basin would enable a
number of advantages to be achieved – a sum
of utilities – which it would not be possible to
attain with single transformations or works
independent of one another. And that should
be sufficient to convince anyone of the
necessity of reforming the legislation on water
resources, which is an essential condition for
satisfying such an important interest.”
The reasons expounded by Valenti constituted
the theoretical context of the decree of
November 1916 with which Ivanoe Bonomi, the
Minister of Public Works in Boselli’s cabinet,
reformed the legislation on water resources.
Among other things, the reform recognized that
the use of public waters had to be guided by
the collective interest, and consequently
abolished the criterion of chronological priority
in the assignment of concessions and replaced it
with an evaluation of the projects presented by
aspiring concessionaires from the point of view
of the rational use of the basin. Other points of
the decree created the regulatory conditions for
the possible future transfer of the hydroelectric
nazionalizzazione idroelettrica di Bonomi, come
già quella di Nitti, non ebbe alcun seguito.
Presidente del Consiglio Superiore delle Acque,
che aveva un ruolo cruciale nell’assegnazione
delle concessioni di bacino, fu nominato il fisico
Orso Mario Corbino: dopo essere stato chiamato
dall’Università di Roma per le sue doti non
comuni di ricercatore nel campo della nuova
fisica, Corbino era stato designato, per
intervento del collega Giovanni Giorgi (uno dei
padri del sistema delle misure elettriche),
consigliere di amministrazione dell’ACEA,
l’azienda elettrica municipale del Comune di
Roma. Era così divenuto un esperto di questioni
tecnico-scientifiche dell’industria elettrica, e
aveva stabilito un solido legame personale anche
con l’amministratore delegato della Edison,
Giacinto Motta. Fu lui, dunque, a guidare la
prima attuazione del decreto Bonomi del 1916:
un ruolo che richiedeva non solo competenza
tecnica ma anche grandi capacità politiche,
come si vide bene nel 1921, quando lasciò
l’incarico per diventare ministro dell’Istruzione
Pubblica in un governo presieduto dallo stesso
Bonomi.
Nominato senatore per i suoi meriti scientifici,
Corbino veniva da una famiglia di liberali (era
fratello dell’economista Epicarmo) e non aveva
appoggiato il movimento fascista. Destò quindi
stupore che accettasse l’incarico di ministro
plants to the government, with the
concessionary companies being compensated.
As everyone knows, however, the post-war
political situation developed in a completely
different direction, and, like Nitti’s earlier,
Bonomi’s hydroelectric nationalization came to
nothing.
The physicist Orso Mario Corbino was appointed
President of the Consiglio Superiore delle
Acque, which had a crucial role in the
assignment of basin concessions. After being
called to the University of Rome because of his
uncommon gifts as a resercher in the field of
the new physics, Corbino – thanks to the
influence of his colleague Giovanni Giorgi, one
of the fathers of electric measurement – had
been appointed a director of the ACEA, the
public electric utility of the Municipality of
Rome. He had thus become an expert on the
technical and scientific questions of the
electricity industry, and had also established a
solid personal relationship with the chief
executive officer of Edison, Giacinto Motta. He
was therefore the one who guided the first
implementation of Bonomi’s 1916 decree, a role
that required not only technical competence,
but also great political ability, as was clearly
seen in 1921, when he left the position to
become the Minister of Education in a cabinet
headed by Bonomi himself.
Corbino, who was made a
senator for his scientific merits,
came from a family of liberals
– he was the brother of the
economist Epicarmo – and had
not supported the Fascist
movement. Therefore, it
Impianto idroelettrico del Maira.
Prospetti della centrale di Ponte
Marmora-San Damiano, 1919.
Hydroelectric plant on the Maira River.
Façades of the Ponte MarmoraSan Damiano power plant, 1919.
49
Guerre parallele
Parallel Wars
Disegni dell’ingegner
Angelo Omodeo. Accanto,
particolari costruttivi del
progetto di derivazione
dal lago Matese, 1921.
Sotto, sezione trasversale
del progetto di derivazione
del fiume Coghinas
a Castel Doria, 1920.
Drawings by Angelo
Omodeo. On the right:
construction details of the
project for a diversion
from Lake Matese (1921)
Below: transversal section
of the project for a
diversion from the Coghinas
River at Castel Doria, 1920.
50
dell’Economia Nazionale nel luglio 1923. Dopo le
dimissioni da ministro, nel luglio 1924, continuò
ad avere la fiducia di Mussolini sui temi
dell’elettricità e delle telecomunicazioni. Il suo
ruolo politico gli permise di promuovere,
all’interno dell’Istituto di Fisica dell’Università di
Roma, la nascita e le attività del gruppo di Fermi.
Fu Corbino ad accreditare presso gli ambienti
governativi e nell’opinione pubblica italiana, già
negli anni Venti, le possibili applicazioni delle
ricerche sul nucleo atomico. Egli vedeva con
chiarezza le future implicazioni delle tecnologie
nucleari in campo medico e nel settore
dell’energia, e spinse Fermi e i suoi collaboratori a
brevettare i propri risultati.
La prima guerra mondiale aveva accelerato i
processi di concentrazione delle imprese
elettriche. Ancora una volta ne ha lasciata lucida
caused amazement when he accepted the office
of Minister of the Economy in July 1923. After his
resignation in July 1924, he continued to have
Mussolini’s confidence on the topics of electricity
and telecommunications. His political role
enabled him to promote the creation and activity
of Fermi’s group at the University of Rome’s
Physics Institute. It was Corbino who, as early as
the 1920s, convinced government circles and
public opinion of the possible applications of
research on the atomic nucleus. He clearly saw
the future implications of nuclear technologies in
the field of medicine, as well as in the energy
industry, and urged Fermi and his assistants to
patent their results.
The First World War had accelerated the
concentration of electricity companies. Once
again, Omodeo left a lucid testimony of this.
“The transportation and distribution of energy
at a distance,” he wrote in 1922, “established
the principle of centralized, collective production
of power. This gave rise to numerous technical
and economic organizations which at first had
their sphere of action in a municipality, with a
limited number of users, but later – after the
necessary agreements, the mergers, the
absorption of the weaker ones by the stronger
ones, and most of all, because of the creation of
larger and larger hydraulic plants, which were
testimonianza Omodeo: “Il trasporto e la
distribuzione della energia a distanza – scriveva
nel 1922 – ha affermato il principio della
produzione accentrata, collettiva della forza. Di
qui il sorgere di una serie numerosa di organismi
tecnici od economici che avevano da prima la
loro sfera di azione in un comune, fra un
gruppo limitato di utenti, che dopo gli accordi
indispensabili, le fusioni, l’assorbimento dei più
deboli da parte dei più forti, e più che tutto per
la creazione degli impianti idraulici sempre più
grandi perché più economici, e quindi colla
produzione di energia sempre più accentrata,
diventarono man mano a un dipresso
circondariali, provinciali, fino a costituire
l’attuale sistema complesso della regione
elettrica, non ancora completamente organico,
rassodato: ma che già preconizza quello della
nazione”.
Il sistema non era perfetto: “Risente – proseguiva
Omodeo – di questa laboriosa e pur rapida
crescita, risente sopratutto dei criteri iniziali
individualisti e particolaristi con cui le aziende,
oggi diventate organi di un tutto che dovrebbe
essere armonico e razionale, nacquero armate a
difesa contro il vicino concorrente, col quale dalla
ferrea necessità della tecnica accentratrice
dovettero ben presto essere fuse”. È in tale
contesto che i sistemi regionali italiani
raggiunsero quella configurazione tecnica e
societaria che avrebbero conservato fino alla
nazionalizzazione. Gli interessi in gioco erano
enormi e di difficile composizione, anche per
l’intreccio, dal 1924-1925, tra interessi elettrici e
concessioni telefoniche. I conflitti “elettrici” si
protrassero fino alla seconda metà degli anni
Venti. Giorgio Mori, che li ha ricostruiti in
dettaglio, li ha chiamati “guerre parallele”, tanto
fu aspro il livello dei contrasti.
more cost-effective, and thus with the
production of energy more and more
concentrated – gradually became based roughly
in a district and then a province until they
constituted the current complex system of the
electric region, which is not yet organic and
consolidated, but already foretells a national
one.”
The system was not perfect. “It shows the effects
of this laborious, but rapid growth,” Omodeo
continued. “Above all, it reflects the individualistic
and particularistic initial criteria with which the
companies – which have now become elements
of a single system that should be harmonious and
rational – were born. They were armed to defend
themselves from the competition of their
neighbors, with which, given the iron necessity of
the centralizing technology, they were soon to be
merged.” I was in this situation that the Italian
regional systems achieved the technical and
corporate structure that they were to maintain
until nationalization. The interests at stake were
enormous and difficult to compose, because of,
among other things, the web of relationships
between the electricity interests and those of
telephone concessions beginning in 1924-25. The
“electric” conflicts lasted until the second half of
the 1920s, and were so fierce that Giorgio Mori,
who reconstructed them in detail, called them
“parallel wars”.
A major role in these vicissitudes was played by
the two “mixed banks”, the Banca Commerciale
and the Credito Italiano. The situation was made
more complex by, among other things, the
bankruptcy of the Banca Italiana di Sconto, the
difficulties of the Banco di Roma, and the crisis
of the Ansaldo group, which between 1918 and
1922 had had a close relationship with Edison.
Furthermore, the German contribution of capital,
51
Guerre parallele
Parallel Wars
52
In quelle vicende ebbero un ruolo centrale le due
“banche miste”, cioè la Banca Commerciale e il
Credito Italiano. A rendere il quadro più
complesso concorsero inoltre il fallimento della
Banca Italiana di Sconto, le difficoltà del Banco di
Roma e la crisi del gruppo Ansaldo, che tra il
1918 e il 1922 avevano avuto uno stretto
rapporto con la Edison. Risale inoltre a questo
periodo, cessato l’apporto tedesco, che aveva
avuto un ruolo di primo piano fino alla guerra,
l’ingresso sulla scena elettrica italiana dei capitali
di rischio statunitensi. Gli immobilizzi richiesti
dalla realizzazione di impianti idroelettrici erano
enormi: ed è qui che svolse un ruolo essenziale
Alberto Beneduce, un altro tecnico di ascendenza
nittiana. Formatosi come matematico in campo
statistico-attuariale, Beneduce aveva lavorato
presso la Direzione Generale di Statistica del
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio,
dove aveva curato gli studi sulla mortalità della
popolazione dopo il censimento del 19016.
Nitti aveva chiamato il giovane studioso,
segnalatogli da Giorgio Mortara e Vittorio
Stringher, a dirigere il primo censimento
industriale, nel 1911. Apprezzate le doti tecniche
e l’intelligenza politica di Beneduce, Nitti gli
aveva poi affidato l’organizzazione dell’Istituto
Nazionale delle Assicurazioni, sorto nel 1912-1913
per sottrarre al dominio delle compagnie di
assicurazione estere il mercato
italiano delle polizze vita, e
ampliarne le dimensioni
promuovendo questa forma di
risparmio presso le classi
popolari. Forte dei successi
ottenuti e delle relazioni
Relazione dell’ingegner De Nitto
sugli impianti del Matese trasmessa
dall’ingegner Angelo Omodeo
ad Alberto Beneduce, 1920.
De Nitto’s report on the Matese
plants, sent by Angelo Omodeo to
Alberto Beneduce, 1920.
which had played a leading role until the war,
ceased, and this period saw the appearance on
the Italian electricity scene of venture capital
from the United States. The investment required
to build hydroelectric plants was enormous, and
it was here that a leading role was played by
Alberto Beneduce, another expert who had been
associated with Nitti. A mathematician who was
trained as a statistican and actuary, Beneduce
had worked in the General Statistics Department
of the Ministry of Agriculture, Industry, and
Commerce, where he had supervised studies of
the mortality of the population after the census
of 1901.
Giorgio Mortara and Vittorio Stringher had
recommended Beneduce to Nitti, who
appointed the young scholar to direct the first
industrial census, in 19116. Highly esteeming
his technical expertise and his political
intelligence, Nitti entrusted Beneduce with the
organization of the Istituto Nazionale delle
Assicurazioni, which had been created in 19121913 to free the Italian life-insurance market
from the domination of foreign companies and
increase its size by promoting this form of
saving among the population at large. On the
strength of the successes he had obtained and
the personal relations he had formed with
Schema dei titoli
da cedere
per la sistemazione
finanziaria del gruppo
SIP, 1933.
Scheme of the
securities to be sold to
redress the SIP group’s
financial situation,
1933.
personali allacciate con altri componenti
dell’establishment giolittiano, Beneduce aveva
poi intrapreso la carriera politica, ed era stato
ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale nel
governo Bonomi del 1921-1922, lo stesso in cui
Corbino era ministro dell’Istruzione. Benché
avesse avversato il governo fascista fin dopo la
crisi Matteotti, Beneduce fu chiamato a
collaborare con il CREDIOP, per le sue particolari
capacità nel settore del finanziamento
industriale.
Divenuto presidente della Bastogi nel 1926,
Beneduce svolse un ruolo centrale nella
sistemazione dei rapporti tra le società elettriche.
Dopo aver guidato la formazione dell’Istituto per
il Credito alle Imprese di Pubblica Utilità (ICIPU)
che ebbe una funzione essenziale nel
finanziamento degli impianti idroelettrici,
Beneduce divenne il più accreditato consigliere
economico di Mussolini, che si affidò a lui per
risolvere le conseguenze provocate sul mercato
finanziario italiano dalla grande crisi del 1929. Fu
lui il regista dei salvataggi bancari del 1931-1933,
resi necessari proprio dalla commistione tra istituti
di credito e attività elettriche, e dall’eccessiva
esposizione delle banche verso i grandi gruppi; fu
poi uno dei padri della riforma bancaria che nel
1936 abolì le banche miste, e successivamente
other members of
the establishment
under Giolitti,
Beneduce had then
gone into politics
and had been
Minister of Labor
and Social Security in
Bonomi’s cabinet in 1921-22, the same one in
which Corbino was Minister of Education.
Although he had opposed the Fascist
government even after the Matteotti crisis,
because of his particular ability in the field of
industrial financing, Beneduce was called to
work with the CREDIOP.
After becoming the chairman of Bastogi in
1926, Beneduce played a leading role in
organizing the relations among electricity
companies. He guided the creation of the
Istituto per il Credito alle Imprese di Pubblica
Utilità (ICIPU), which had an essential role in
financing hydroelectric plants, and became the
most trusted economic advisor of Mussolini,
who relied on him to remedy the consequences
of the great crisis of 1929 on the Italian
financial market. He guided the bank bailouts
of 1931-33, which were made necessary
precisely by the mingling of banking interests
with those of the electricity industry, as well as
by their excessive exposure to the large groups.
Subsequently, he was one of the fathers of the
1936 banking reform, which abolished mixed
banks in 1936, and then of the Istituto per la
Ricostruzione Industriale (IRI), through which
the government achieved direct control of a
very large part of the Italian industrial system.
53
Guerre parallele
Parallel Wars
dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI),
attraverso cui lo Stato giunse a controllare
direttamente una parte assai rilevante del sistema
industriale italiano.
I bacini alpini
e il triangolo industriale
54
Prima a nascere, la Edison fu capofila anche nel
consolidamento e nella tutela della propria zona
commerciale. Nel trentennio 1884-1914 le
strategie della società consistettero da un lato
nella prevenzione di ogni possibile concorrenza
sul mercato milanese, dall’altro in una decisa
opzione idroelettrica, sancita dalla costruzione
della centrale di Paderno, che lasciava al
termoelettrico una funzione puramente
integrativa. Sotto la guida di Carlo Esterle dal
1896, la Edison si caratterizzò soprattutto come
una società di distribuzione, che in parte
produceva direttamente energia e in parte ne
acquistava da altri produttori, i quali erano spesso
società partecipate dalla Edison stessa, che in tal
modo riusciva a procurarsi con investimenti
limitati l’elettricità da commercializzare. Anche
dopo la nascita dell’Azienda Elettrica Municipale
di Milano, nel 1910, la Edison continuò a
controllare il mercato locale, dando vita a un
duopolio.
Negli anni immediatamente precedenti alla
guerra la società aveva modificato parzialmente
queste strategie, cominciando a trasformare le
proprie partecipazioni in quote di controllo. Negli
anni della guerra, caratterizzati da un forte
incremento della domanda per consumi
industriali e da una ripresa degli utili, la società
tornò anche a investire negli impianti di
produzione idroelettrica. Nei primi anni del
The Alpine Basins
and the Industrial Triangle
The first company to be born, Edison was also
the leader in the consolidation and protection of
its commercial area. In the thirty-year period
between 1884 and 1914, the company’s
strategies consisted, on the one hand, in the
prevention of any competition in the Milan
market, and on the other in a resolute
hydroelectric option, sanctioned by the
construction of the Paderno power plant, where
thermoelectric power was relegated to a merely
supplementary role. Under the leadership of
Carlo Esterle from 1896, Edison was
characterized mainly as a distribution company,
which produced part of its energy directly and
purchased the remainder from other producers.
The latter were often companies in which Edison
had an equity stake, thus procuring the
electricity it sold with limited investments. Even
after the birth of Milan’s municipal utility, the
Azienda Elettrica Municipale, in 1910, Edison
continued to control the local market, thus
giving rise to a duopoly.
In the years immediately preceding the war, the
company had partially modified this strategy,
beginning to transform its equity stakes into
controlling shareholdings. During the war years,
which were characterized by a large increase in
the demand for industrial consumption and an
upswing in profits, the company also started to
invest again in hydroelectric production plants.
In the first few post-war years, finally, under the
guidance of Giacinto Motta, Edison engaged in
a process of concentration which made it not
only a financial holding company, but also –
Conche del vecchio naviglio della centrale Angelo
Bertini a Paderno d’Adda, 1901.
Basins of the old canal of the “Angelo Bertini”
power station at Paderno d’Adda, 1901.
Guerre parallele
Parallel Wars
56
dopoguerra, infine, passata sotto la guida di
Giacinto Motta, la Edison divenne protagonista
di un processo di concentrazione che ne fece
non solo una holding finanziaria ma anche,
attraverso le sue controllate, il capofila industriale
di un insieme di centrali e di reti di distribuzione
che coprivano tutta la Lombardia e buona parte
della Liguria. Facevano capo ad essa non solo gli
impianti sorti sull’Adda, ma anche quelli sul
Brembo, sul Toce e sull’Adamello, per non
menzionare che i più importanti. Tra essi vanno
ricordate, per il loro interesse tecnico e storico,
almeno le centrali di Turbigo, Zogno, Trezzo,
Boffalora e Cedegolo.
Dopo una serie di investimenti nel Veneto, in
Liguria e in Piemonte, la Edison dovette però
limitare i propri programmi di espansione
territoriale, che puntavano soprattutto verso
ovest. Questa revisione strategica va inquadrata
negli accordi tra le principali società elettriche
per la definizione di zone commerciali, anche per
impulso delle istituzioni finanziarie coinvolte nel
settore (Banca Commerciale, Credito Italiano e
Bastogi). Così, nella seconda metà degli anni
Venti, l’azienda milanese, pur realizzando un
saldo controllo sulla Lombardia e sulla Liguria,
dovette accettare una delimitazione delle
Pianta e facciata della centrale di Trezzo d’Adda,
1904-1905.
Plan and façade of theTrezzo d’Adda power station,
1904-1905.
through its subsidiaries – the industrial leader of
a set of power plants and distribution networks
that covered all of Lombardy and much of
Liguria. It controlled not only the plants
constructed on the Adda River, but also those
on the Brembo, the Toce, and the Adamello, to
mention only the most important ones. Among
these, at least the Turbigo, Zogno, Trezzo,
Boffalora, and Cedegolo power plants should be
noted because of their technical and historical
interest.
After a series of investments in the Veneto,
Liguria, and Piedmont, however, Edison had to
limit its plans for territorial expansion, which
was directed mainly to the west. This strategic
revision was part of the agreements among the
largest electricity companies regarding the
definition of commercial spheres, partly at the
urging of the financial institutions involved in
the industry (Banca Commerciale, Credito
Italiano, and Bastogi). Thus, in the second half
of the 1920s, even though Lombardy and
rispettive aree di produzione e
commercializzazione con la Società Adriatica di
Elettricità (SADE) a est, con la Società
Idroelettrica Piemonte (SIP) a ovest, con la
Società Elettrica Ligure-Toscana (SELT) sul
versante tirrenico centrale e con l’Unione Esercizi
Elettrici (UNES) su quello adriatico7. Queste
società erano le capofila dei processi di
consolidamento nelle rispettive aree.
La SADE traeva la sua origine dalla Società
italiana per l’utilizzazione delle forze idrauliche
del Veneto, meglio nota come “Cellina”, dal
nome del torrente e della valle friulana in cui
aveva insediato i propri impianti di produzione.
La Cellina aveva stipulato nel 1902 una
convenzione con il Comune di Venezia per
l’esercizio di un impianto di distribuzione elettrica
per l’illuminazione e la forza motrice. Nel 1904
l’esercizio era stato esteso al Lido e alla
Giudecca, e la Cellina aveva rilevato dalla Edison
Liguria were solidly under its control, the
Milanese company had to accept a delimitation
of the respective areas of production and sales
with the Società Adriatica di Elettricità (SADE) to
the east, the Società Idroelettrica Piemonte (SIP)
to the west, the Società Elettrica Ligure-Toscana
(SELT) in the central Tyrrhenian area, and the
Unione Esercizi Elettrici (UNES) in the Adriatic
one7. These companies were the leaders of the
process of consolidation in their respective
areas.
SADE originated from the Società italiana per
l’utilizzazione delle forze idrauliche del Veneto,
better known as “Cellina”, from the name of the
river and the valley in Friuli where it had built its
production plants. Cellina had entered into an
agreement with the municipality of Venice in
1902 for the distribution of electricity for lighting
and motive power. In 1904 the area concerned
had been extended to include the Lido and the
Giudecca, and Cellina had taken over from
Edison the thermoelectric power station
constructed in Venice in 1889. Around the initial
nucleus, in 1905 the SADE was born, with the
contribution of the entrepreneurs connected
with Cellina – large landowners from a noble
background with a bent for industry, such as
Niccolò Papadopoli, Piero Foscari, and Ruggero
Revedin, and experts such as Roberto Paganini
and Aristide Zenari – the financier Giuseppe
Volpi, and the Banca Commerciale Italiana. In
1908, the SADE began to construct several
plants in the Cismon-Brenta basin, with the initial
participation of Edison.
In the same period, Cellina also continued to
transform itself gradually into a holding company,
carrying out a series of financial transactions
aimed at integrating production and distribution
Prima pagina del Libro soci
dell’Impresa Elettrica di Moena.
First page of the Impresa Elettrica di Moena’s
shareholder register.
57
Guerre parallele
Parallel Wars
la centrale termoelettrica costruita a Venezia nel
1889. Attorno a questo nucleo iniziale sorse nel
1905 la SADE, con il concorso dell’imprenditoria
raccolta attorno alla Cellina (grandi proprietari di
nobili origini con vocazione industriale, come
Niccolò Papadopoli, Piero Foscari e Ruggero
Revedin, e tecnici come Roberto Paganini e
Aristide Zenari), del finanziere Giuseppe Volpi e
della Banca Commerciale Italiana. Nel 1908 la
SADE mise mano ad alcuni impianti nel bacino
Cismon-Brenta, con la partecipazione iniziale
della Edison.
58
Nello stesso periodo la società veneta cominciò
anch’essa a trasformarsi gradualmente in holding,
con una serie di operazioni di carattere finanziario
miranti a integrare produzione e distribuzione in
tutto il Triveneto: nel primo dopoguerra, accanto
alla Cellina, acquisiva la Società Idroelettrica
Veneta e la Società Elettrica Milani. Con queste
operazioni passavano sotto il controllo della SADE
il bacino dell’Alto Adige e quello del Piave, con il
lago di Santa Croce. A partire dal 1917, intanto,
erano stati avviati il polo industriale e
l’infrastruttura marittima di Porto Marghera, che
vedevano coinvolti interessi imprenditoriali
presenti anche nella SADE: questa iniziativa,
ovviamente, fu un volano importante per lo
sviluppo del gruppo elettrico. Al termine di
questa fase, il cuore della crescita SADE si
localizzò nel bacino del Piave, con i sistemi
idroelettrici del Piave-Santa Croce, Piave-Ansiei e
Piave-Boite-Maè-Vajont. Fra le centrali di maggior
rilievo storico realizzate dalla SADE in questo
periodo vanno senz’altro ricordate quelle di
Malnisio, Fadalto, Nove e Càneva.
In questo contesto territoriale va ricordata la
vicenda dell’Ente Adige-Garda, sorto nel 1921
come azienda di diritto pubblico per iniziativa delle
province di Bologna, Mantova, Modena e Verona,
throughout the Triveneto region. In the period
immediately after the First World War, it took over
the Società Idroelettrica Veneta and the Società
Elettrica Milani. Through these acquisitions, the
SADE took control of the basin of the upper
Adige River, as well as that of the Piave, with Lake
Santa Croce. Meanwhile, in 1917, work began on
the Porto Marghera industrial center and maritime
infrastructure, which involved entrepreneurial
interests that were also present in the SADE.
Naturally, this undertaking gave a major boost to
the growth of the electricity group. At the end of
this phase, the core of the SADE’s growth was
located in the basin of the Piave, with the PiaveSanta Croce, Piave-Ansiei, and Piave-Boite-MaèVajont hydroelectric systems. Among the
historically most important power plants
constructed in this period by the SADE, those at
Malnisio, Fadalto, Nove, and Càneva should
certainly be mentioned.
In this territorial context, mention should be made
of the vicissitude of the Ente Adige-Garda, which
was founded in 1921 as a public-law company by
the provinces of Bologna, Mantova, Modena, and
Verona, with the participation of the municipalities
of Bologna, Modena, Verona, Cerea, and Cologna
Veneta, as well as the Camera di Commercio of
Verona. The Ente was to exploit the basins of the
Adige River and Lake Garda, and in particular the
Ponale Torrent and Lake Ledro. This interprovincial company built, among other things, the
Riva del Garda power plant (1929), which was
important in terms of both production and
construction. The growth of the Ente ran into
many legal and, especially, political difficulties,
which were partly connected with the repeated
press campaigns promoted by Edison and the
SADE, sometimes with the support of some minor
municipally-owned utility that feared competition
from it. Defended for a long time by Mussolini,
Società Adriatica di Elettricità.
Costruzione della diga Alba
sull’Isonzo, 1918. Sotto,
un’alternatore all’interno
della centrale Brentella
di Pederobba, 1929.
Società Adriatica di Elettricità:
construction of the Alba dam
on the Isonzo River (1918).
Below: an alternator in the
Brentella di Pederobba power
station, 1929.
con il concorso dei Comuni di Bologna, Modena,
Verona, Cerea e Cologna Veneta e della Camera di
Commercio di Verona. L’ente doveva sfruttare i
bacini dell’Adige e del Garda, e in particolare il
torrente Ponale e il lago di Ledro. Fu questa
azienda interprovinciale a realizzare, tra l’altro, la
centrale di Riva del Garda (1929), importante sia
sotto il profilo produttivo che sotto quello
costruttivo. Lo sviluppo dell’ente incontrò molte
difficoltà, giuridiche ma soprattutto politiche,
legate anche alle ricorrenti campagne di stampa
promosse dalla Edison e dalla SADE, talvolta con
l’appoggio di qualche municipalizzata minore che
ne temeva la concorrenza. Difeso a lungo da
Mussolini, l’Ente Adige-Garda fu infine sciolto nel
1932, parallelamente alla sistemazione delle
partecipazioni elettriche dell’IRI, e i suoi impianti
furono ceduti ai due gruppi elettrici privati.
Assai più difficile fu la definizione dei confini della
zona Edison verso ovest, dove operava la SIP,
guidata da un gruppo di imprenditori con un
progetto di sviluppo che dopo la guerra avrebbe
rivelato una forte vocazione all’espansione e alla
diversificazione sia in senso industriale che in
senso territoriale. Alle origini della SIP vi era la
Società Industriale ed Elettrochimica di Pont Saint
Martin, sorta per iniziativa della Continentale, la
finanziaria collegata alla Schuckert, e con
l’appoggio del Credito Italiano. L’originario
programma elettrochimico dell’azienda,
59
the Ente Adige-Garda was finally dissolved in
1932, in parallel with the definition of the equity
investments of the IRI, and its plants were sold to
two private electricity groups.
Much more difficult was the definition of the
western boundaries of Edison’s zone, where the
SIP was operating. The latter was headed by a
group of entrepreneurs with a project for
growth, who after the war would reveal a bent
for expansion and diversification, both
industrially and territorially. The SIP had grown
out of the Società Industriale ed Elettrochimica
di Pont Saint Martin, which in turn had been
founded by Continentale, the finance company
connected with Schuckert, with the support of
Credito Italiano. Thwarted by difficulties
connected with both the economic situation and
with legislation, the original electro-chemical
project was soon set aside, and even before the
Guerre parallele
Parallel Wars
60
ostacolato da difficoltà congiunturali e legislative,
fu presto accantonato, e già prima della guerra la
società aveva orientato il proprio sviluppo verso il
settore idroelettrico. La guerra aveva poi
determinato l’allontanamento dall’azienda dei
consiglieri e dei capitali tedeschi, aprendo lo
spazio per il rafforzamento dei gruppi finanziari
italiani, che non solo assunsero il controllo della
società, ma entrarono in conflitto tra loro.
Nel contesto dei processi di concentrazione che
interessavano il settore idroelettrico, infatti, la
Banca Commerciale e la Società Nazionale per lo
Sviluppo delle Imprese Elettriche (in cui era
interessata anche la Edison) tentarono di acquisire
il controllo della Pont Saint Martin, provocando la
reazione dei soci piemontesi. Un gruppo di
industriali biellesi, guidato da Eugenio Rivetti e
Giuseppe Besozzi, con un manager tecnico di
grande esperienza, Gian Giacomo Ponti, riuscì a
conquistare la maggioranza azionaria: nell’agosto
war the company had steered its growth toward
the hydroelectric industry. Then the war had
caused the German directors and capital to
leave the company, opening the way for the
reinforcement of the Italian financial groups,
which not only took over the control of the
company, but came into conflict with each
other.
In effect, as part of the process of concentration
in the hydroelectric industry, the Banca
Commerciale and the Società Nazionale per lo
Sviluppo delle Imprese Elettriche (in which
Edison also had an interest) tried to take over
Pont Saint Martin, thus provoking the reaction
of the Piedmontese shareholders. A group of
industrialists in Biella, led by Eugenio Rivetti and
Giuseppe Besozzi, together with a highly
experienced technical manager, Gian Giacomo
Ponti, succeeded in acquiring a majority of the
shares, and in August 1917 Ponti became the
1917 Ponti divenne amministratore delegato della
società, e nell’aprile 1918 questa cambiò la
ragione sociale in Società Idroelettrica Piemonte;
la sede legale fu trasferita da Milano a Torino, e
la presidenza fu assunta da Dante Ferraris, già
vicepresidente della FIAT. La società rifiutò poi un
accordo proposto da Ettore Conti, già presidente
della Pont Saint Martin, che avrebbe risolto i
problemi di approvvigionamento della SIP
evitandole onerose immobilizzazioni di capitale,
ma ne avrebbe limitato i progetti di espansione.
chief executive officer of the company. In April
1918, the latter changed its name to Società
Idroelettrica Piemonte, the registered office was
moved to Milan, and the chairmanship was
assumed by Dante Ferraris, a former deputy
chairman of FIAT. The company then rejected an
agreement proposed by Ettore Conti, a former
chairman of Pont Saint Martin, which would
have resolved the SIP’s supply problems by
sparing it onerous investments, but would have
limited its plans for expansion.
Nella strategia di Ponti la SIP, come holding
idroelettrica, doveva avere il coordinamento
tecnico e finanziario delle aziende produttrici e
distributrici del gruppo, che avrebbero dovuto
mantenere funzioni distinte. A tale scopo, la
società torinese realizzò una serie di acquisizioni
strategiche (Società Elettrica Alta Italia, Società
per le Forze Idrauliche del Moncenisio, Società
Idroelettrica del Monviso e Società Idroelettrica
Piemontese-Lombarda Ernesto Breda), che tra il
1919 e il 1922 la portarono a controllare tutti i
bacini del Piemonte. Restavano fuori gli impianti
di produzione valdostani della Cogne, di proprietà
dell’Ansaldo. La Edison, che era stata pioniera
nello sviluppo “indiretto” della capacità
produttiva, intensificò le azioni per difendere la
propria posizione dagli assalti del nuovo gruppo,
stipulò un accordo con l’Ansaldo per l’energia
prodotta dagli impianti della Cogne, e nel 1923
costrinse la SIP a firmare una convenzione per il
rispetto delle zone di influenza nel Piemonte
orientale.
A differenza della Edison e della SADE, che
facevano ricorso a quote rilevanti di risorse
proprie, l’espansione della SIP era basata su un
massiccio utilizzo del credito, assecondato dagli
In Ponti’s strategy, the SIP, as a hydroelectric
holding company, was to be in charge of the
technical and financial coordination of the
group’s production and distribution companies,
which were supposed to maintain distinct
functions. To this end, the company carried out a
series of strategic acquisitions (Società Elettrica
Alta Italia, Società per le Forze Idrauliche del
Moncenisio, Società Idroelettrica del Monviso,
and Società Idroelettrica Piemontese-Lombarda
Ernesto Breda), which, between 1919 and 1922,
led it to control all the basins in Piedmont. The
generating plants in the Valle d’Aosta operated
by Cogne, which was owned by Ansaldo,
remained outside its control. Edison, which had
been a pioneer in the “indirect” growth of
production capacity, intensified its actions to
defend its position from the assaults of the new
group, entered into an agreement with Ansaldo
for the energy produced by Cogne’s plants, and
in 1923 forced the SIP to sign an agreement to
respect the spheres of influence in eastern
Piedmont.
Unlike Edison and the SADE, which used large
amounts of their own resources, the SIP’s
expansion was based on a massive use of credit,
backed by the banks involved: Banca Commerciale,
Credito Italiano, and Cassa di Risparmio di Torino.
Statistica dell’esercizio 1920-1921 della S. A. Piemonte
Centrale di Elettricità.
Statistics for 1920-1921 of the S. A. Piemonte Centrale
di Elettricità.
61
Guerre parallele
Parallel Wars
Verbale e statuto
della Cassa di Previdenza
per gli impiegati
del gruppo SIP, 1925.
Bylaws and minutes
of a general meeting
of the insurance fund for
the employees of the SIP
group, 1925.
62
istituti bancari di riferimento: Banca Commerciale,
Credito Italiano e Cassa di Risparmio di Torino. La
necessità di ridurre l’esposizione debitoria e di
controbilanciare la tutela bancaria portò tra il
1922 e il 1924 a due aumenti del capitale sociale,
passato da 40 a 200 milioni, e a nuovi assetti
azionari. Ponti rimase alla testa della SIP, ma i soci
di riferimento divennero la Commerciale e
l’Italgas, di cui era presidente Rinaldo Panzarasa,
un avvocato di Novara. Nel 1924 Panzarasa
assunse anche la presidenza della SIP, e avviò
insieme a Ponti un ambizioso programma
industriale che dall’elettricità andava al gas, alla
chimica, ai telefoni e alla radiofonia. Inoltre Ponti
e Panzarasa modificarono lo statuto della società
per garantirsi un potere decisionale totale.
Nel 1924 la SIP acquisì in Lombardia la Vizzola, sia
per poter reagire a eventuali azioni della Edison,
sia in previsione di un collegamento tra la rete
piemontese e i nuovi impianti altoatesini della SIP,
realizzati dalla Società Idroelettrica dell’Isarco. Nel
1925, poi, Ponti stipulò un accordo con la Terni,
The need to reduce its
debt exposure and to
counterbalance its bank
tutelage led, between
1922 and 1924, to two
increases of its share
capital (from 40 to 200
million), as well as a
restructuring. Ponti
remained the CEO of the
SIP, but the principal
shareholders became the
Banca Commerciale and Italgas, whose chairman
was Rinaldo Panzarasa, a lawyer from Novara. In
1924, Panzarasa also became chairman of the SIP,
and, together with Ponti, began an ambitious
industrial project, which ranged from electricity to
gas, chemicals, telephones, and radio
broadcasting. In addition, Ponti and Panzarasa
amended the company’s bylaws to ensure them
total decision-making power.
In 1924, the SIP took over Vizzola, in Lombardy,
both in order to react to possible actions of
Edison and in anticipation of a connection
between the Piedmontese network and the SIP’s
new plants on the upper Adige, constructed by
the Società Idroelettrica dell’Isarco. Then, in 1925,
Ponti entered into an agreement with Terni for
the construction of an inter-regional power line.
In addition, the SIP tried to take over the Società
Elettrica Negri, an Edison subsidiary, which,
together with Cogne, had been part of the
Ansaldo group, and among whose associated
companies was Alto Po, through which the
per la costruzione di un elettrodotto
interregionale. Inoltre la SIP tentò di raggiungere il
controllo della Società Elettrica Negri, collegata
ligure della Edison, che insieme alla Cogne aveva
fatto parte del gruppo Ansaldo, e che aveva tra le
sue consociate la società Alto Po, attraverso la
quale l’energia valdostana avrebbe potuto essere
distribuita direttamente nella città di Torino. Nel
1927 fu infine raggiunto un accordo con cui la SIP
cedeva alla Edison il proprio pacchetto di azioni
Negri, in cambio del controllo sulla Alto Po. Nel
1928, poi, la SIP acquisì il controllo dell’EIAR e
delle telefoniche STIPEL (Piemonte e Lombardia),
TELVE e TIMO (alto e medio versante Adriatico),
nonché una consistente partecipazione nella
concessionaria telefonica meridionale SET.8
Il livello di indebitamento della SIP e la
complessità dei suoi equilibri interni erano
sostenibili finché le attività elettriche e telefoniche
crescevano producendo un flusso costante di
liquidità; il gruppo era però esposto a pericolosi
contraccolpi nel caso di crisi recessive di qualche
ampiezza. La crisi si verificò come è noto alla fine
degli anni Venti, e nel 1930 investì in pieno la
holding torinese. La crisi della SIP fu l’evento
centrale nella vicenda che fra il 1931 e il 1933
portò lo Stato a farsi carico del salvataggio della
Banca Commerciale e del Credito Italiano, e in
ultima analisi condusse alla nascita dell’Istituto
per la Ricostruzione Industriale (IRI) e alla sua
successiva trasformazione in ente permanente. La
SIP e la Vizzola (che era divenuta la cassaforte
degli incroci azionari SIP) furono liberate dal peso
delle architetture finanziarie di Ponti e Panzarasa,
e le partecipazioni furono razionalizzate
scorporando le diverse attività: la SIP mantenne
solo quelle elettriche e passò sotto il controllo
dell’IRI, per rimanervi fino alla nazionalizzazione.
La Edison, invece, con tutto il suo sistema di
società collegate, venne a trovarsi proprio al centro
energy from the Valle d’Aosta could be
distributed directly in the city of Turin. Finally, in
1927 an agreement was reached, according to
which the SIP sold Edison its equity stake in Negri
in exchange for the control of Alto Po. Then, in
1928, the SIP took over the EIAR and the STIPEL
(Piedmont and Lombardy), TELVE and TIMO
telephone companies (upper and central Adriatic
coast), as well as a substantial equity stake in the
southern telephone concessionaire SET.8
SIP’s level of indebtedness and the complexity of
its internal equilibrium were sustainable as long
as its electricity and telephone businesses were
growing and producing a continual cash flow.
However, the group was exposed to dangerous
repercussions during recessions of a certain
severity. As everyone knows, the crisis
materialized at the end of the 1920s, and in
1930 hit the holding company squarely. The crisis
of the SIP was the crucial event in the vicissitude
which, between 1931 and 1933, led the
government to bail out the Banca Commerciale
and Credito Italiano, and ultimately led to the
birth of the Istituto per la Ricostruzione
Industriale (IRI) and its subsequent
transformation into a permanent organization.
The SIP and Vizzola – which had become the
Inaugurazione della centrale di Prestone alla presenza
del Principe Umberto di Savoia, 8 giugno 1927.
Inauguration of the Prestone power station in the
presence of Prince Umberto di Savoia, June 5, 1927.
63
Guerre parallele
Parallel Wars
Fattura degli ingegneri Cavacini e Masini alla SELT per i
lavori di costruzione della centrale Gallicano, 1918.
Invoice of Cavacini and Masini, engineers, to the SELT
for construction work on the Gallicano power
station, 1918.
64
dell’area che aveva dato vita al decollo industriale
del Paese. Nel 1937, secondo i dati dell’Unione
Fascista delle Imprese Elettriche (UNFIEL), poco più
del 5% del consumo elettrico era per uso
domestico, mentre il 10,4% era per trazione, il
2,2% per illuminazione pubblica, il resto per
consumi industriali, dei quali il 32,2% per usi
elettrochimici ed elettrometallurgici; i due terzi di
quella produzione e di quel consumo avvenivano
nell’Italia del Nord.9 La più antica società elettrica
italiana operava dunque in uno spazio economico
in cui erano presenti una domanda energetica
industriale rilevante e molto diversificata, e una
richiesta di energia per uso domestico superiore,
per il maggior reddito pro capite, a quella di altre
aree regionali. Negli anni tra le due guerre
l’accorto sfruttamento di quella domanda e
l’attenta valutazione delle situazioni finanziarie
avrebbero permesso alla Edison di assumere la
leadership delle imprese elettriche private italiane.
Forze idrauliche
e forze endogene
Sul versante tirrenico centrale, nella Toscana e nel
Lazio, fu la Società Ligure Toscana di Elettricità
(SELT) il catalizzatore del processo di
concentrazione10: sorta nel 1905 a Livorno dalla
confluenza degli interessi di due importanti famiglie
di imprenditori della siderurgia e della cantieristica,
gli Odero e gli Orlando, e con l’appoggio della
Banca Commerciale, alla vigilia della guerra la SELT
aveva visto intervenire pesantemente nella
safe containing the SIP’s criss-crossing
shareholdings – were delivered from the financial
constructions of Ponti and Panzarasa, and the
shareholdings were rationalized by splitting up
the different business activities. The SIP kept only
the electricity ones, went under the control of
the IRI, and remained there until the
nationalization.
With its entire system of associated companies,
Edison, instead, found itself in the middle of the
area that had given rise to the country’s
industrial takeoff. According to the data of the
Unione Fascista delle Imprese Elettriche (UNFIEL),
in 1937 barely more than 5% of the
consumption of electricity was for household
use, while 10.4% was for traction, 2.2% for
public lighting, and the rest for industrial
purposes, including 32.2% for electro-chemical
and electro-metallurgical uses. Two-thirds of that
production and that consumption took place in
northern Italy.9 Thus the oldest Italian electricity
Centrale Gallicano, 1939.
Gallicano power station, 1939.
company operated in an economic space with a
significant and highly diversified demand for
industrial energy, as well as – because of the
higher per capita income – a demand for energy
for household use that was greater than in other
parts of the country. In the years between the
two wars, a sagacious exploitation of that
demand and a careful assessment of financial
situations would have allowed Edison to assume
the leadership of of Italy’s private electricity
companies.
compagine azionaria la Bastogi, la Indelec
attraverso una controllata belga, e la società che
gestiva le linee tranviarie livornesi, anch’essa belga.
L’altra impresa toscana, che contendeva alla SELT
l’egemonia regionale, era la Società Mineraria ed
Elettrica del Valdarno, la cui produzione era
termoelettrica e si basava sul carbone che la stessa
società estraeva dalle proprie miniere.
Durante e dopo la guerra dall’azionariato della
SELT erano uscite gradualmente le società estere,
mentre si era rafforzata la partecipazione della
Banca Commerciale e soprattutto quella del
Credito Italiano; rimaneva importante la presenza
degli Odero e degli Orlando, cui si affiancava nel
novembre 1921 la nuova Ilva, che deteneva
anche una quota importante della Valdarno. Nel
1919 quest’ultima era divenuta obiettivo di una
scalata da parte della SELT, andata a buon fine
anche grazie alla crisi della vecchia Ilva, che della
Valdarno era l’azionista principale. Nel 1920,
inoltre, la SELT aveva acquisito il controllo delle
maggiori aziende idroelettriche della regione
(Forze Idrauliche dell’Appennino Centrale, Bacini
Montani, Alta Merse). Anche la Valdarno, già
prima della scalata, aveva cominciato a muoversi
in tale direzione. Acquisita la Valdarno, poi, la
SELT aveva anche avviato una scalata alla Società
Elettrica dell’Italia Centrale, per il controllo della
grande centrale idroelettrica di Nera Montoro.
Hydraulic Forces
and Endogenous Forces
In the central Tyrrhenian area, in Tuscany and
Latium, the catalyst of the process of
concentration was the Società Ligure Toscana di
Elettricità (SELT).10 Founded in 1905 in Livorno by
the merger of interests of two important families
of entrepreneurs in steel and ship-building, the
Oderos and the Orlandos, and with the support
of the Banca Commerciale, on the eve of the war
a large amount of the SELT’s share capital had
been acquired by Bastogi, Indelec (through a
Belgian subsidiary), and the company that
operated the streetcar lines in Livorno, which was
also Belgian. Another Tuscan firm, which
contended with the SELT for regional supremacy,
was the Società Mineraria ed Elettrica del
Valdarno, whose production was thermoelectric
and was based on coal that the company itself
extracted from its own mines.
During and after the war, the foreign companies
had gradually withdrawn from the SELT’s share
capital, while the participation of the Banca
Commerciale and, especially, of Credito Italiano
had increased. The presence of the Oderos and
65
Guerre parallele
Parallel Wars
66
the Orlandos remained significant, and in
Nel 1922 tutte le società elettriche con sede in
November 1921 they were joined by the new Ilva,
Toscana erano sotto il controllo della SELT, con
which also held a large shareholding in Valdarno.
la sola eccezione della Larderello, le cui
In 1919, the latter had become the objective of a
centrali, di cui si dirà in seguito, sfruttavano
takeover bid by the SELT, which was successful in
l’energia geotermica dei soffioni boraciferi. Nel
part because of the crisis of the old Ilva, which
1923, inoltre, nell’operazione che portò alla
was Valdarno’s main shareholder. Furthermore, in
definitiva acquisizione del controllo sulla
1920 the SELT had acquired the control of the
Società Elettrica dell’Italia Centrale, la SELT
largest hydroelectric companies in the region:
avviò una collaborazione con la Società AngloForze Idrauliche dell’Appennino Centrale, Bacini
Romana (la maggiore società elettrica del
Montani, and Alta Merse. Even before the
Lazio); l’anno dopo le imprese elettriche del
takeover bid, Valdarno had begun to move in that
Lazio e della Toscana, insieme alla Pirelli,
direction. After acquiring Valdarno, the SELT had
diedero vita alla Società Telefonica Tirrena
also initiated a takeover bid for the Società
(TETI), che si sarebbe aggiudicata la
Elettrica dell’Italia Centrale, in order to gain
concessione telefonica per la Liguria, la
control of the large Nera Montoro power plant.
Toscana, il Lazio e la Sardegna. Questo insieme
In 1922, all the electricity companies in Tuscany
di collegamenti sfociò nel 1925 in un vero e
were controlled by the SELT, with the exception of
proprio accordo strategico sancito da uno
Larderello, whose power plants – which will be
scambio di partecipazioni tra la SELT e la
discussed later – exploited the geothermal energy
società Elettricità e Gas di Roma (EGR).
of the boric-acid fumaroles. Furthermore, in 1923,
Quest’ultima aveva consistenti partecipazioni in
in the transaction that led to the definitive
varie società elettriche del Lazio: la Società
acquisition of the control of the Società Elettrica
Romana di Elettricità (SRE), la Laziale, la Volsinia,
dell’Italia Centrale, the SELT began to cooperate
la Società Imprese Elettriche in Roma, la Società
Idroelettrica del Liri. Nasceva così una rete
industriale e finanziaria di notevoli dimensioni,
controllata dall’alleanza tra alcune grandi famiglie
imprenditoriali, in cui svolgeva un ruolo
importante Alberto Pirelli, e che aveva rilevanti
interessi e partecipazioni innanzitutto nei settori
elettrico e telefonico, e inoltre nell’immobiliare e
in altri comparti. Per controllare questo vasto
conglomerato fu costituita una società finanziaria,
la Centrale, che gestiva i concatenamenti azionari
e si occupava dei problemi di approvvigionamento
creditizio, particolarmente critici in un momento
in cui si dovevano costruire nuovi impianti e
nuove reti, e bisognava essere pronti a cogliere le
Immagine tratta dall’album delle diverse località che
opportunità offerte dai finanziamenti americani.
formavano lo stabilimento industriale d’acido boracifero
Sotto l’egida della Centrale si consolidò un sistema fondato dal conte De Larderel, 1818. A destra, particolare
di un soffione nella zona di Sasso, 1924.
Picture from the album of the different places
constituting the boric-acid industry founded
by Count De Larderel (1818). On the right:
detail of a fumarole in the vicinity of Sasso, 1924.
Guerre parallele
Parallel Wars
68
che comprendeva il Lazio e la Toscana, ed era
suddiviso in tre zone sub-regionali, facenti capo alla
SRE (Roma e alto Lazio), alla SELT (fascia costiera
tirrenica) e alla Valdarno (fascia appenninica
toscana). La generazione idroelettrica rappresentava
una parte significativa della produzione, ma in
misura inferiore rispetto ai sistemi collegati ai bacini
alpini. Proprio qui, inoltre, furono sviluppate le
competenze necessarie allo sfruttamento di un’altra
fonte di energia: quella geotermica, alle cui
manifestazioni fu dato il nome suggestivo di “forze
endogene”, che ne sottolineava lo sgorgare dalle
viscere stesse della Terra. Il punto di partenza era
rappresentato dai “soffioni” (getti di vapore che
fuoriescono dal terreno) e dai “lagoni” (pozze
d’acqua gorgogliante a causa del vapore e del gas)
localizzati tra le province di Pisa, Siena e Grosseto. Il
fenomeno era noto già nell’antichità, ma solo alla
fine del Settecento, scoperta la presenza di borace
e acido borico, si era pensato al suo sfruttamento
industriale.
Fu la famiglia De Larderel, di origine francese, la
protagonista di questa impresa di successo: il
capostipite Francesco prese in concessione il
lagone di Montecerboli (ribattezzata Larderello
nel 1846), poi altre zone vicine, e fece della
Toscana l’area europea di produzione dell’acido
borico (utilizzato per le saldature, l’invetriatura
delle ceramiche e la farmacia), che in precedenza
doveva essere importato dall’Oriente. Suo figlio
Federigo e suo nipote Florestano portarono
avanti l’attività, accumulando una delle maggiori
fortune familiari della Toscana ottocentesca,
finché negli anni Ottanta la scoperta dei
giacimenti di borace in California non fece
crollare i prezzi. Fu Piero Ginori Conti, marito di
Adriana De Larderel, a rilanciare l’azienda, di cui
nel 1904 aveva assunto la direzione.11 Con la
collaborazione di Raffaello Nasini realizzò un
radicale rinnovamento delle produzioni chimiche;
Operai al lavoro a Larderello, 1937.
Workers at Larderello, 1937.
with the Società Anglo-Romana, the largest
electricity company in Latium. The following year,
together with Pirelli, the electricity companies of
Latium and Tuscany founded the Società Telefonica
Tirrena (TETI), which was to be awarded the
telephone concession for Liguria, Tuscany, Latium,
and Sardinia. In 1925, these connections led to an
authentic strategic agreement sanctioned by an
exchange of shareholdings between the SELT and
Elettricità e Gas di Roma (EGR).
EGR had substantial equity investments in a
number of electricity companies in Latium: the
Società Romana di Elettricità (SRE), Laziale,
Volsinia, the Società Imprese Elettriche in Roma,
and the Società Idroelettrica del Liri. Thus was
born an industrial and financial network of
considerable size, which was controlled by the
alliance among several great entrepreneurial
families, in which Alberto Pirelli had an important
role, and which had significant interests and
shareholdings especially in the electricity and
telephone industries, as well as in real estate and
elsewhere. To control this vast conglomerate, a
inoltre riuscì a impiegare il vapore dei soffioni per
produrre energia elettrica, dapprima per uso dei
propri stabilimenti, poi anche per alcune utenze
vicine.
Nel 1912 fu costituita la Società Boracifera di
Larderello, che assorbì anche le piccole aziende
che avevano condiviso con i De Larderel lo
sfruttamento dell’area dei soffioni: nel 1916
questa era ormai tutta sotto il controllo della
nuova società. La Boracifera iniziò la ricerca
sistematica di nuovi soffioni utilizzabili per la
produzione geotermoelettrica, e perfezionò gli
apparati per lo sfruttamento diretto del loro
vapore. Alla fine degli anni Venti essa poteva
disporre di quattro centrali elettriche a
Larderello, Castelnuovo Val di Cecina,
Serrazzano, Lago Boracifero. A partire dal 1932
la Boracifera ebbe dalle Ferrovie dello Stato vari
contratti per la fornitura di energia, e qualche
anno dopo il governo decise di riservare l’uso
dell’energia geotermica toscana alle Ferrovie.
L’ultimo passo fu la trasformazione della
Boracifera, nel 1939, in Società Larderello per lo
holding company, Centrale, was incorporated,
which managed the concatenations of stock and
handled the problems of credit provision, which
were particularly critical at a time when new
plants and new networks had to be constructed
and it was necessary to be prepared to seize the
opportunities offered by American finance.
Under Centrale’s wing, a system was consolidated
which included Latium and Tuscany, and was
divided into three sub-regional zones assigned to
the SRE (Rome and upper Latium), the SELT
(Tyrrhenian coastal area), and Valdarno (Tuscan
Apennine area). Hydroelectric generation
constituted a significant part of the production,
but to a lesser extent with respect to the systems
connected to the Alpine basins. Furthermore, it
was here that the know-how necessary for the
exploitation of another energy source, geothermal,
was developed. Geothermal manifestations were
given the evocative name of “endogenous forces”,
which emphasized the gushing up from the
bowels of the earth. The point of departure was
represented by the “soffioni”, or fumaroles
(streams of steam coming out of the ground) and
the “lagoni” (wells of water that gurgles because
of the steam and gas) located in the provinces of
Pisa, Siena, and Grosseto. The phenomenon was
already known in antiquity, but its industrial
exploitation began to be considered only at the
end of the eighteenth century, after the discovery
of the presence of borax and boric acid.
The De Larderel family, of French ancestry, was
the protagonist of this successful undertaking.
The initiator, Francesco, took the “lagone” of
Montecerboli (renamed Larderello in 1846) in
concession, then other nearby zones, and made
Tuscany the European area of production of boric
acid – used in welding, the glazing of ceramics,
and pharmaceutics – which previously had to be
imported from the East. His son Federigo and his
69
Guerre parallele
Parallel Wars
70
Sfruttamento delle Forze Endogene, di cui le
Ferrovie sottoscrissero il 90% del capitale,
mentre la famiglia conservava la piccola
partecipazione di minoranza.
Benché Ginori Conti avesse mantenuto un saldo
controllo sull’azienda, un certo collegamento con
la SELT vi era sempre stato, come mostra la
presenza nei consigli di amministrazione di
entrambe le società dello stesso Ginori Conti e di
Pirro Liguori, consigliere e direttore generale
della SELT. Da questo nasce probabilmente la
decisione di costituire, nel 1936, la Società
Anonima Ricerche e Utilizzazioni Forze Endogene
Nazionali (SARUFEN), la cui attività fu però
compromessa dalla riserva governativa in favore
delle Ferrovie dello Stato e dalla nascita della
Larderello. Dopo quei provvedimenti la Centrale
avviò altre iniziative geotermoelettriche, ma al di
fuori della Toscana: nel 1938 nacque la SAFEN,
per studiare lo sfruttamento elettrico delle forze
endogene ai Campi Flegrei, a Ischia e a Procida;
nel 1939, poi, fu costituita la SAFEV, per lo
sfruttamento delle risorse geotermiche dei Colli
Euganei.
Dagli Appennini alle isole
Assai più complessi furono gli sviluppi sul versante
adriatico, nell’Appennino umbro-marchigiano e in
Abruzzo. Qui operavano l’Unione Esercizi Elettrici
(UNES) e la Terni.12 Quest’ultima aveva sviluppato
la produzione idroelettrica, inizialmente, in
un’ottica di servizio ai propri impianti siderurgici e
chimici, e aveva poi stipulato accordi con le
società elettriche delle regioni confinanti per la
fornitura dell’energia sovraprodotta rispetto al
fabbisogno. Quest’ottica era però mutata con il
tempo, e l’interesse della società verso il settore
elettrico si era ampliato, fino al formarsi di un
grandson Florestano carried on the business,
ammassing one of the largest family fortunes in
nineteenth-century Tuscany, until the discovery of
the deposits of borax in California in the 1880s
caused prices to plummet. It was Piero Ginori
Conti, the husband of Adriana De Larderel, who
revived the company, of which he had become
the head in 1904.11 With the assistance of
Raffaello Nasini, he radically changed its chemical
production, and succeeded in using the steam
from the fumaroles to produce electricity, at first
for in-house use and later also for some other
firms in the vicinity.
In 1912, the Società Boracifera di Larderello was
incorporated. It also absorbed the small
companies that had shared the exploitation of
the area of the fumaroles with the De Larderels.
By 1916, the area was entirely under the control
of the new company. Boracifera began to search
systematically for more fumaroles that could be
used for the direct exploitation of their steam. At
the end of the 1920s it owned four power plants,
at Larderello, Castelnuovo Val di Cecina,
Serrazzano, and Lago Boracifero. Beginning in
1932, Boracifera entered into various contracts
with the Ferrovie dello Stato (the National
Railways) for the supply of energy, and a few
years later the government decided to reserve the
use of Tuscan geothermal energy to the Ferrovie.
The last step was the transformation, in 1939, of
Boracifera into Società Larderello per lo
Sfruttamento delle Forze Endogene, of which the
Ferrovie subscribed 90% of the capital, while the
family kept a small minority interest.
Although Ginori Conti had maintained firm
control over the firm, there had always been a
certain connection with the SELT, as shown by the
presence on the boards of directors of both
companies of Ginori Conti himself and Pirro
Liguori, a director and the general manager of the
Impianto idroelettrico del Farfa, 1922. Sotto, interno
della cabina di manovra della centrale del Pescara, 1927.
Farfa hydroelectric plant (1922). Below: interior of the
control room of the Pescara power station, 1927.
contesto in cui l’attività elettrica tendeva ad
assumere un’importanza crescente rispetto
all’elettrochimica e all’elettrosiderurgia. In questo
contesto la Terni aveva avuto parecchi contrasti sia
con gli enti locali, sia con altre aziende, con cui
era entrata in competizione per lo sfruttamento
dei bacini del Nera e del Velino. Altri tentativi
avevano riguardato il bacino del Vomano e,
sempre in direzione dell’Abruzzo, la Valle del Salto
e il Turano.
Tra gli accordi industriali stipulati dalla Terni vi
erano quello, già ricordato, con la SIP per la
realizzazione di un elettrodotto interregionale, e
uno con il Consorzio ligure-piacentino Trebbia e
Aveto (formato dai comuni e dalle province di
Genova e Piacenza) per la costruzione di un
impianto idroelettrico nel bacino omonimo. Vi
erano poi accordi commerciali con la SME,
l’Anglo-Romana e l’EGR, la SELT, la SADE e la
UNES. Ciononostante la società non solo non
portò a termine le due realizzazioni che avrebbero
interessato la Liguria e quindi erano fuori dal suo
ambito territoriale, ma solo con difficoltà e
lentezza riuscì a completare il proprio programma
idroelettrico umbro e abruzzese, sia per ragioni
economiche, sia per ragioni politiche. Quando
infine questo programma fu compiuto, nel corso
degli anni Trenta, la Terni era passata sotto il
controllo dell’IRI.
SELT. This situation probably led to the decision, in
1936, to set up the Società Anonima Ricerche e
Utilizzazioni Forze Endogene Nazionali (SARUFEN),
whose activity was compromised, however, by the
government’s reservations in favor of the Ferrovie
dello Stato and by the foundation of Larderello.
After that, Centrale initiated other geo-thermoelectric
undertakings, but outside Tuscany. In 1938, the
SAFAN was founded to exploit the electrical
exploitation of the endogenous forces in the
Campi Flegrei, on Ischia, and on Procida, while in
1939 the SAFEV was set up to exploit the
geothermal resources of the Colli Euganei.
From the Apennines
to the Islands
The developments along the Adriatic, in the
Apennine area of Umbria and the Marches, and in
Abruzzo, where the Unione Esercizi Elettrici
(UNES) and Terni operated, were much more
complex.12 The latter had initially developed its
hydroelectric production to supply its own steel
and chemical plants, and had then entered into
agreements with the electricity companies of the
bordering regions to supply them with the energy
that was in excess of its own requirements.
71
Guerre parallele
Parallel Wars
Prospettiva della centrale di Galleto nella prima
soluzione progettuale di Cesare Bazzani.
View of the Galleto power station as first proposed
by Cesare Bazzani.
72
Quanto alla UNES, costituita a Torino nel febbraio
1905, poi trasferita a Milano e in seguito a Roma,
si trattava di una società completamente
differente dalle altre: piuttosto che
all’ampliamento territoriale e all’intensificazione
dei consumi in una zona territoriale consolidata,
infatti, questa azienda aveva puntato
sull’acquisizione di aree e impianti non
necessariamente contigui, organizzati in “gruppi”
autonomi dal punto di vista produttivo. A metà
degli anni Venti questi gruppi erano dodici: uno
di essi era in Piemonte, tre in Liguria, uno nella
zona del Lago Maggiore e della Val d’Ossola, due
in Abruzzo, uno in Umbria e quattro nelle
Marche. I sette gruppi situati sul versante
adriatico dell’Appennino erano il cuore del
sistema elettrico della UNES, che distribuiva qui
più di 100 milioni di kWh. La UNES ha ricevuto
scarsa attenzione da parte degli storici, ma ai suoi
tempi godeva di grande popolarità.
Con modesti investimenti in impianti, infatti, la
società vendeva prevalentemente energia per
illuminazione e per utenze domestiche, impieghi
However, in time this perspective had changed,
and the company’s interest in the electricity
industry had grown, to the point that electricity
tended to assume increasing importance with
respect to electrochemistry and electrometallurgy.
In this situation, Terni had many conflicts with
both local governments and other companies,
with which it had entered into competition for the
exploitation of the basins of the Nera and the
Velino. Other attempts had regarded the basin of
the Vomano and, still in the direction of Abruzzo,
the Salto Valley and the Turano.
Among the industrial agreements that Terni
entered into were the previously mentioned one
with the SIP to construct an inter-regional power
line, as well as one with the Consorzio ligurepiacentino Trebbia e Aveto – founded by the
municipalities and provinces of Genoa and
Piacenza – to build a hydroelectric plant in the
basin of the same name. There were also
commercial agreements with the SME, AngloRomana and the EGR, the SELT, the SADE, and
the UNES. Nevertheless, the company did not
complete the two undertakings that would have
concerned Liguria, and thus were outside its
territorial sphere, and it was only with difficulty
and slowly that it managed to carry out its own
hydroelectric projects in Umbria and Abruzzo, for
both economic and political reasons. When these
projects were finally completed, during the
1930s, Terni was already under the IRI’s control.
As far as the UNES is concerned, it had been
incorporated in Turin in February 1905, and then
moved to Milan and subsequently to Rome. The
company was completely different from the
caratterizzati da consumi unitari più bassi, ma da
prezzi sensibilmente più alti. Su queste basi e con
pratiche di bilancio piuttosto disinvolte il
management, guidato da Oreste Simonotti, era
riuscito a distribuire dividendi elevati e a
sviluppare un azionariato diffuso che gli aveva
permesso spazi di significativa autonomia rispetto
agli azionisti maggiori, tra i quali figurava la
Banca Commerciale. Buona parte dell’elettricità
distribuita dalla UNES proveniva da altri
produttori; in proprio la società gestiva alcuni
impianti idroelettrici di medie dimensioni nella
Valle del Tanaro e nelle Marche (Furlo e Bolognola
sul Fiastrone), una centrale termica ad Ancona, e
una miriade di piccoli e piccolissimi impianti, in
gran parte di vecchia concezione e costruzione.
Nel corso degli anni Venti, però, gli immobilizzi
aumentarono in modo notevole (da 70 milioni nel
1923 a 740 milioni nel 1931), e con essi crebbe
l’esposizione debitoria, soprattutto verso la Banca
Commerciale. Nel corso del 1929, già prima della
grande crisi, si manifestarono le avvisaglie della
tempesta che stava per investire la società,
travolgendone in pochi anni il gruppo dirigente e
le strategie. All’inizio degli anni Trenta, dunque,
anche la UNES, come la SIP e la Terni, si trovò
coinvolta nello smobilizzo delle partecipazioni
bancarie, passando sotto il controllo dell’IRI.
Come si è visto, l’attività della UNES era
intrecciata, sia in termini commerciali che
territoriali, con quella della Terni e verso sud con
quella della SME. Fino al 1929 la UNES
controllava infatti anche la Società Lucana per le
Imprese Elettriche, costituita nel 1914 su iniziativa
di Nitti per portare l’energia idroelettrica a Muro
Lucano, il suo paese d’origine. Anche la SME, cui
la UNES aveva poi ceduto la Lucana, era poi
passata sotto il controllo del nuovo ente
economico statale.
others. In effect, rather than territorial expansion
and the intensification of consumption in a
consolidated territorial zone, it had aimed at the
acquisition of areas and plants that were not
necessarily contiguous, but rather organized in
autonomous “groups” from the point of view of
production. By the middle of the 1920s, there
were twelve of these groups: one in Piedmont,
three in Liguria, one in the Lago Maggiore-Val
d’Ossola area, two in Abruzzo, one in Umbria, and
four in the Marches. The seven groups located on
the Adriatic side of the Apennines constituted the
heart of of the electricity system of the UNES,
which distributed more than 100 million kWh
there. The UNES has received little attention from
historians, but in its time it was extremely popular.
In effect, with modest investments in plants the
company sold mainly energy for lighting and for
household users, uses that were characterized by
lower per capita consumption, but considerably
higher prices. In this situation, and with rather free
and easy accounting practices, the management
headed by Oreste Simonotti had managed to
distribute high dividends and to develop a large
number of shareholders, which ensured it
significant independence with respect to the largest
shareholders, which included the Banca
Commerciale. Much of the electricity distributed by
the UNES came from other producers. The company
operated a few medium-sized hydroelectric plants
of its own in the Tanaro Valley and in the Marches
(Furlo and Bolognola, on the Fiastrone River), a
thermal power plant in Ancona, and a large
number of small and very small plants, mainly old
ones in terms of both design and construction.
During the 1920s, however, investment increased
markedly – from 70 million in 1923 to 740 million
in 1931 – and consequently the company’s debt
exposure also grew, especially with regard to the
73
Guerre parallele
Parallel Wars
74
Pure il Mezzogiorno continentale e le isole,
infatti, erano stati pienamente investiti dagli
smobilizzi: anche in queste zone, dai primi anni
del dopoguerra, la Banca Commerciale e il
Credito Italiano erano attivamente intervenuti
nei processi di concentrazione societaria e negli
immobilizzi per la costruzione dei nuovi
impianti. Per quanto riguarda la SME, della
quale la siciliana SGES era una controllata, era
rimasta rilevante, sebbene ormai di minoranza,
la presenza degli antichi soci svizzeri della ItaloSuisse. In Sardegna, invece, nel 1918 gli
Orlando erano completamente usciti dal
capitale della SES, che si era fusa con la Tirso,
di cui la Commerciale era azionista di
riferimento.13 L’IRI aveva perciò trovato nei
portafogli delle due banche anche le quote di
controllo della SME, della SGES e della SES.
Accantonata per ragioni politico-finanziarie
l’ipotesi di una fusione Terni-UNES, l’Istituto
aveva deciso di passare il controllo di
quest’ultima alla SME, però con un forte
Banca Commerciale. During 1929, even before
the great crisis, there were the first signs of the
storm that was about to hit the company,
sweeping away the management and its
strategies. Thus, like the SIP and Terni, at the
beginning of the 1930s the UNES found itself
caught up in the banks’ process of disinvestment
and went under the control of the IRI. As we have
seen, the business of the UNES was interwoven, in
both commercial and territorial terms, with that of
Terni and, to the south, with that of the SME. In
effect, until 1929, the UNES also controlled the
Società Lucana per le Imprese Elettriche, which
had been set up in 1914 on Nitti’s initiative to
bring hydroelectric energy to Muro Lucano, where
he was born. Even the SME, to which the UNES
had later sold Lucana, was taken over by the
government’s new economic institute.
In effect, the continental South and the islands
had also been squarely hit by the disinvestments.
Since the first years after the war, the Banca
Commerciale and Credito Italiano had been
actively involved in the processes of corporate
concentration and in the investments for the
construction of new plants in these areas. With
regard to the SME, of which the Sicilian SGES was
a subsidiary, the presence of the old Swiss
shareholders of Italo-Suisse had remained
significant, albeit by then they constituted a
minority interest. In Sardinia, instead, in 1918 the
Orlandos had entirely withdrawn from the capital
of the SES, which had merged with Tirso, of
which the Banca Commerciale was the main
shareholder.13 Thus the IRI had found in the
portfolios of the two banks also the controlling
shareholdings of the SME, the SGES, and the SES.
After setting aside, for political and financial
reasons, the idea of a Terni-UNES merger, the
Institute had decided to assign the control of the
Circolare di approvazione del nuovo
Statuto dell’IRI, 1934.
Circular approving the new Bylaws of the IRI, 1934.
Dirigenti in visita ai cantieri di Timpagrande in Sila. In
primo piano a destra, Giuseppe Cenzato e, a sinistra,
Giacomo Merizzi, 1927. Sotto, frase elogiativa di
Benito Mussolini sugli ingegneri e l’elettricità, 1926.
Executives visiting the construction site at Timpagrande
in Sila: in the foreground on the right, Giuseppe
Cenzato, and on the left, Giacomo Merizzi, 1927.
Below: quote from Benito Mussolini praising
engineers and electricity, 1926.
collegamento industriale fra le tre aziende.
Non è questa la sede per discutere i motivi che
portarono l’IRI, che pure aveva trovato nei
portafogli bancari del Credito Italiano e della
Banca Commerciale le azioni di tutti i gruppi
elettrici, a rivendere ai soci privati di riferimento le
partecipazioni in Centrale, Edison e SADE,
conservando invece in mano pubblica le quote di
controllo delle altre società. Quelle decisioni, che
portarono al consolidamento dell’intervento
diretto dello Stato in campo industriale e
finanziario, sono tuttora oggetto di dibattito
storiografico. È probabile che tra le considerazioni
fatte da Beneduce e Mussolini ve ne fossero
alcune legate al miglior criterio finanziario con cui
i tre gruppi erano stati gestiti, e altre di tipo più
politico, come il desiderio di evitare la
concentrazione di quote troppo rilevanti di potere
economico nelle mani di alcuni grandi industriali.
Quel che è certo è che alla fine degli anni Trenta
lo Stato, attraverso l’IRI, controllava l’elettricità e i
telefoni in buona parte della penisola.
latter to the SME, with, however, a strong
industrial link among the three companies.
This is not the place to discuss the reasons that
led the IRI, which had found the shares of all the
electricity groups in the portfolios of Credito
Italiano and the Banca Commerciale, to sell to the
main private shareholders the shareholdings in
Centrale, Edison, and the SADE, but keep the
government’s hands on the controlling interests
in the other companies. Those decisions, which
led to the consolidation of the government’s
direct involvement in the industrial and financial
sectors, are still being debated by historians. It is
likely that, among the factors taken into account
by Beneduce and Mussolini, there were several
connected with the criteria with which the three
groups had been managed and others of a more
political nature, such as the wish to avoid
concentrating too much economic power in the
hands of a few large industrialists. What is certain
is that at the end of the 1930s, through the IRI,
the government controlled the electricity and the
telephones in much of the country.
The “IRI electricity system” was based on the SIP
in the northwestern part of the industrial
75
Guerre parallele
Parallel Wars
76
Il “sistema elettrico IRI” era centrato sulla SIP nella
parte nordoccidentale del triangolo industriale,
sulla SME, che gestiva come una holding tutta la
produzione e distribuzione di elettricità nell’Italia
centromeridionale (ad eccezione del Lazio e della
Toscana), e sulle due società isolane. La SME
gestiva, in questo quadro, una enorme rete di
impianti idroelettrici, che si estendeva dalle Marche
e dall’Umbria all’Abruzzo, alla Campania e alla
Calabria. Anche se la parte più propriamente
agricola dei progetti di Nitti e Omodeo non aveva
avuto un seguito concreto per le resistenze degli
agrari (benché la storia agraria del Ventennio
fascista sia, ad avviso di chi scrive, ancora tutta da
interpretare), la realizzazione energetica era
imponente e poneva le premesse necessarie allo
sviluppo futuro del Meridione.
Il sistema meridionale centrato sulla SME era del
resto destinato a essere, dopo la seconda
guerra mondiale, il cuore industriale della
Finelettrica, la finanziaria di settore costituita
dall’IRI nel 1952 per assicurare una gestione
unitaria delle proprie attività, e forse anche per
prefigurare, come avvenne con la STET nel
settore delle telecomunicazioni, un possibile
percorso per portare sotto la mano pubblica
anche il settore elettrico. Se infatti alla vigilia
della guerra molte erano le realizzazioni, anche
i problemi aperti erano numerosi, a cominciare
dalla mancanza di interconnessione fra i vari
sistemi territoriali, che erano ormai divenuti dei
veri e propri monopoli macroregionali. Negli
anni Trenta si colloca anche l’orizzonte
temporale in cui emersero, proprio nella zona
controllata dalla SME, le figure manageriali di
maggior spicco per il futuro dell’industria
elettrica italiana: Giuseppe Cenzato, succeduto
a Capuano alla testa della SME, e Arnaldo
Maria Angelini, giunto giovanissimo alla guida
della Terni elettrica.
triangle, on the SME – which it managed like a
holding company – for all of the production and
distribution of electricity in central Italy and in
the continental South, except for Latium and
Tuscany, and on the two companies in Sardinia
and Sicily. In this system, the SME managed an
enormous network of hydroelectric plants,
which extended from the Marches and Umbria
to Abruzzo, Campania, and Calabria. Even
though the more strictly agricultural part of the
projects of Nitti and Omodeo had not led to
anything concrete, because of the resistance
opposed by the landowners – although, in this
writer’s opinion, the agricultural history of the
Fascist period has yet to be properly interpreted
– what had been accomplished in the energy
industry was impressive, and created the
conditions for the future development of the
South.
Moreover, after the Second World War the
southern system, based on the SME, would
become the industrial heart of Finelettrica, the
industry holding company set up by the IRI in
1952 to ensure the unified management of its
companies, and perhaps also – as happened with
the STET in the telecommunications industry – to
bring the electricity industry under the public
wing. In effect, although on the eve of the war
much had been accomplished, there were also
many unresolved problems, beginning with the
lack of interconnection among the different
territorial systems, which by then had become
authentic macro-regional monopolies. The 1930s
also saw the emergence, precisely in the zone
controlled by the SME, of the leading managers
of the future in the Italian electricity industry:
Giuseppe Cenzato, who succeeded Capuano at
the head of the SME, and Arnaldo Maria
Angelini, who became the head of the electricity
Terni when he was still very young.
Dall’acqua
al petrolio.
Le centrali idroelettriche
nella tradizione italiana
Le prime vere centrali idroelettriche d’Europa
furono realizzate in Italia, con gli impianti di
Acquoria (1891), che alimentava la linea TivoliRoma, e Paderno sull’Adda (1898), progettata da
Guido Semenza. Dalla parcellizzazione degli
impianti precedenti, che avevano dimensioni
contenute, ed erano spesso realizzati per
l’autoproduzione o per utenze vicine al luogo di
produzione, si passò a realizzazioni di dimensioni
crescenti, che distribuivano energia a utilizzatori
78
From Water
to Oil.
Hydroelectric Power Plants
in the Italian Tradition
The first real hydroelectric power stations in
Europe were constructed in Italy: the plants at
Acquoria (1891), which supplied power to the
Tivoli-Roma line, and at Paderno sull’Adda (1898),
which was designed by Guido Semenza.
The industry had moved beyond the fragmentation
of the previous plants, which were small and
were often built for in-house supply or for users
near the place of production, to ones of
increasing size, which distributed energy to users
Planimetria dell’impianto idroelettrico
della centrale Acquoria. Tivoli, 1924.
Plan of the hydroelectric plant of the Acquoria
power station, Tivoli, 1924.
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
80
ubicati in luoghi diversi. All’inizio l’Italia era
dipendente, almeno per quanto riguarda le
componenti più strettamente elettriche degli
impianti, dalle tecnologie tedesche, svizzere e
francesi. Le industrie italiane cominciarono però
subito a fornire sia le componenti
elettromeccaniche (in particolare Ansaldo, Riva e
Franco Tosi), sia i cavi e gli isolatori (in particolare
Pirelli e SICE). Ma gli italiani svilupparono
soprattutto una grande competenza nella
progettazione e costruzione degli impianti
idroelettrici: centrali, dighe e condotte.
Un impianto idroelettrico è infatti composto da
una serie di opere idrauliche, progettate e
realizzate in funzione della situazione territoriale
specifica, che convogliano l’acqua in turbine
accoppiate ad alternatori, i quali trasformano il
movimento di rotazione in energia elettrica. Il
movimento delle turbine dipende dalla portata e
dal “salto” o “caduta”, cioè dal dislivello tra la
presa d’acqua a monte e la restituzione a valle. La
realizzazione degli impianti idroelettrici, e in
particolare di quelli che danno luogo alla
costruzione di serbatoi e invasi, ha un forte
impatto sul territorio, sia in senso ambientale che
in senso socio-economico.
Alcuni dati numerici aiutano a capire le
dimensioni di quanto è stato
fatto in Italia: fino al 1995 sono
state realizzate 546 dighe, 328
delle quali per impianti
idroelettrici.14 Mentre 6 dighe
furono costruite prima del
1900, e una sola tra queste per
scopi elettrici, nel periodo che
va dal 1900 al 1945, quello cioè
di cui si è parlato finora, furono
costruite 181 dighe, 160 delle
quali per centrali idroelettriche.
In questo campo le aziende e i
located in different places. In the beginning, at
least as far as the more strictly electrical
components of its plants were concerned, Italy
was dependent on German, Swiss, and French
technologies. However, Italian companies
immediately began to supply both
electromechanical components (especially
Ansaldo, Riva and, Franco Tosi) and cables and
insulators (in particular Pirelli and the SICE). But
the Italians mainly developed great expertise in
designing and constructing hydroelectric power
stations, dams, and ducts.
In effect, a hydroelectric plant consists of a series
of hydraulic works, designed and constructed in
function of the specific situation of the terrain,
which convey the water to turbines coupled with
alternators, which in turn transform the rotating
movement into electric energy. The movement of
the turbines depends on the flow and the drop,
i.e., the difference in level between the water
intake upstream and the restitution downstream.
The construction of hydroelectric plants, and in
particular those that entail building reservoirs and
storage capacity, has a heavy impact on the area,
socially and economically, as well as
environmentally.
Some numerical data will help us to understand
the scale of what was done in
Italy. As of 1995, 546 dams had
been constructed, including
328 for hydroelectric plants.14
While 6 dams were built before
1900, and only one of them for
the purposes of electricity, in
the period from 1900 to 1945
– the one with which we have
been concerned so far – 181
dams were constructed, 160 of
Veduta della diga di Campliccioli.
Novara, 1928.
View of the Campliccioli dam,
Novara, 1928.
tecnici italiani non solo hanno dimostrato di saper
fare a casa propria, realizzando impianti in tutta
la penisola, ma hanno esportato in molti Paesi la
loro capacità di progettare e realizzare, sia da soli,
sia partecipando a consorzi internazionali. Società
come Condotte d’Acqua e Torno, nomi oggi noti
in tutto il mondo, erano già presenti nella
realizzazione dei primi impianti idroelettrici
italiani.
Gli impianti idroelettrici si distinguono in centrali
“a bacino”, nelle quali una diga crea a monte un
serbatoio o un lago artificiale, e centrali “ad
acqua fluente”. Per ottimizzare il rendimento
degli impianti sono state poi sviluppate le centrali
di pompaggio, dette anche “ad accumulazione”:
lo scopo è quello di realizzare una riserva di
energia da utilizzare nei momenti di maggior
richiesta da parte dell’utenza, sollevando l’acqua
al serbatoio attraverso il pompaggio nelle ore
notturne, quando la richiesta è minima, per
produrre energia nelle ore di punta, che
tipicamente si verificano a metà mattina e metà
pomeriggio. In Italia la prima applicazione di
questo tipo fu realizzata nel 1912, con l’impianto
di Viverone.
Il macchinario delle centrali è collocato in edifici
appositi: le prime installazioni riutilizzavano
spesso stabilimenti già esistenti e dismessi da
Planimetria della centrale sul fiume Pescara. Sotto,
profilo longitudinale. Pescara, 1912.
Plan of the power station on the Pescara River
Below: longitudinal profile, Pescara, 1912.
which were for hydroelectric power stations. In
this field, Italian companies and engineers not
only demonstrated that they were capable at
home by building plants throughout their own
country, but also exported to many others their
ability to design and construct, both by
themselves and through participation in
international consortiums. Companies such as
Condotte d’Acqua and Torno, which are names
now known all over the world, were already
involved in the construction of the first Italian
hydroelectric plants.
Hydroelectric plants are classified as “reservoir”
power stations, in which a dam creates a
reservoir or an artificial lake upstream, and “runof-the-river” power stations. To optimize the
yield of the plants, “pumped-storage” plants
were then developed. The aim is to create a
reserve of energy to use at the times of the
greatest demand by users, pumping the water
81
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
82
una precedente attività industriale, mentre le
nuove realizzazioni adottarono uno schema
funzionale articolato su due parti fondamentali,
la sala macchine e la stazione di trasformazione;
le centrali erano inoltre provviste di una sala di
comando, spesso situata o tra le due aree o
all’interno della sala macchine, e di un’officina
per manutenzione e riparazioni. A partire dagli
anni Venti furono realizzate anche centrali “in
caverna”, nelle quali cioè il macchinario e le
sale sono situati in ambienti sotterranei: le
prime centrali del genere realizzate in Italia
furono quelle di Coghinas, in Sardegna (1927),
e Pian Sulé, in Piemonte (1931). La scelta di
realizzare “in caverna” dipendeva da
motivazioni di ordine economico e tecnico: in
genere difficoltà determinate dall’insufficienza
di spazio per fabbricati, terreno inadatto a
sopportare il carico di edifici e macchinari,
difficoltà di accesso, pericolo di frane e
valanghe.
Dagli anni Trenta si affermò la tendenza a
trasferire all’esterno la stazione di trasformazione:
vi concorrevano ragioni economiche (minor costo
derivante dall’eliminazione delle opere murarie) e
funzionali (minor pericolo di incendi, completa
visibilità di tutte le parti dell’impianto, maggior
rapidità di ispezione e manovra). Le dimensioni
della centrale dipendevano ovviamente dal tipo di
turbine e dal numero di gruppi generatori da
installare: nelle prime centrali erano sempre
presenti dei gruppi “di riserva” che entravano in
funzione in caso di avaria dei gruppi principali.
Fino alla seconda guerra mondiale, la presenza
dei gruppi di riserva e la modesta taglia unitaria
dei singoli gruppi spingevano all’installazione di
un numero elevato di gruppi generatori. Questo
comportava però un maggior costo di impianto:
l’interconnessione della rete e l’aumento della
to the reservoir during the night, when the
demand is very low, in order to produce energy
in the peak hours, which usually occur in the
middle of the morning and the middle of the
afternoon. In Italy, the first application of this
kind was the Viverone plant, constructed in
1912.
The machinery of the power stations is housed in
special buildings. The first installations often used
buildings that already existed and had been used
by a preceding industrial business, while new
constructions adopted a functional layout based
on two essential parts, the engine room and the
transformation station. The power stations also
had a command room, which was often located
either between the two areas or inside the
machine room, and a workshop for maintenance
and repairs. Beginning in the 1920s, power
stations were only constructed in caverns, with
the machinery and rooms located underground.
The first power plants of this kind to be built in
Italy were those at Coghinas, in Sardinia (1927),
and Pian Sulé, in Piedmont (1931). The decision
to build underground depended on economic
and technical considerations, in general
difficulties caused by a lack of space for
constructions, land unsuitable for supporting the
weight of buildings and machinery, difficulty of
access, and the danger of landslides and
avalanches.
Beginning in the 1930s, the trend to locate the
transformation station outside was established,
for both economic reasons (the lower cost
deriving from the elimination of the masonry), as
well as functional ones (less danger of fires, total
visibility of all the parts of the plant, faster
inspection and operation). The size of the power
plant obviously depends on the kind of turbine
and the number of generating units to be
Veduta di una turbina nell’impianto di Sorio.
A destra, depliant delle Costruzioni Meccaniche Riva.
View of a turbine at the Sorio plant. On the right:
brochure of Costruzioni Meccaniche Riva.
potenza unitaria dei generatori hanno
determinato, per gli impianti realizzati dopo la
seconda guerra mondiale, la limitazione del
numero dei gruppi installati.
Il tipo di turbine utilizzate nelle centrali
idroelettriche dipende dalla caduta d’acqua
utilizzata: gli impianti ad acqua fluente o a bassa
caduta, che costituivano gran parte delle prime
installazioni, utilizzavano le turbine a elica,
soppiantate dopo la prima guerra mondiale dalle
turbine Kaplan, così chiamate dal nome
dell’ingegnere austriaco Victor Kaplan che le ideò
nel 1913. Dato il maggior costo delle turbine
Kaplan, per un certo periodo le turbine a elica e
le Kaplan furono spesso utilizzate insieme negli
impianti che avevano caratteristiche adatte. La
complessità e la potenza degli impianti crebbe
rapidamente, anche perché le risorse sfruttabili
con maggior facilità ed economicità erano
limitate, e questo portò all’utilizzazione di cadute
d’acqua medie (da 50 a 400 metri circa) o alte
(da 400 a oltre 1.000 metri). Sulle cadute medie
si utilizzavano le turbine Francis, sviluppate nel
1848 da James B. Francis, un ingegnere inglese
trasferitosi negli Stati Uniti.
installed. In the
first plants there
were always
“reserve” units,
which went into
operation if one
or more of the
main groups
failed. Until the
Second World
War, the
presence of the
reserve units and the modest size of the
individual units led to the installation of a large
number of generating units, which, however,
entailed the higher cost of the plant. The
interconnection of the network and the increase
in the power of the generating units caused
fewer units to be installed in the plants
constructed after the war.
The kind of turbine used in hydroelectric power
plants depends on the water drop utilized. Runof-the-river power plants, those with a low drop
– which constituted most of the early installations
– used propeller turbines. After the First World
War, the latter were replaced by Kaplan turbines,
which were named after the Austrian engineer
Victor Kaplan, who invented them in 1913. Given
the higher cost of Kaplan turbines, for a certain
period of time propeller turbines and Kaplan ones
were often used together in plants with suitable
characteristics. The complexity and power of
plants increased rapidly, partly because
exploitable resources were limited, and this led to
the utilization of water drops that were either
medium (from about 50 to 400 meters) or high
(from 400 to more than 1,000 meters). For
83
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
Sulle cadute d’acqua più elevate, e in particolare
nei bacini idroelettrici alpini si installavano invece
turbine Pelton, particolarmente adatte per grandi
salti e piccole portate. Questo tipo di turbina fu
inventato da Lester Allan Pelton nel 1879, in
California, e risulta essere ancora oggi la turbina
con rendimento più elevato. La potenza unitaria
dei gruppi di turbine Pelton nelle centrali italiane
è salita dai 10 MW del 1910 ai 70 MW del 1938
(centrale di San Giacomo sul Vomano), fino ai
140 MW degli anni Settanta (centrale di San
Fiorano, vicino a Brescia) e ai 270 MW installati
nel rinnovamento della centrale di San Giacomo
sul Vomano. Oggi però sono le turbine Francis il
tipo più utilizzato; esse si adattano bene alla
84
medium drops, Francis turbines – developed in
1848 by James B. Francis, an English engineer
who lived in the United States – were used.
On higher drops, and in particular in Alpine
hydroelectric basins, producers installed Pelton
turbines, which were particularly suitable for large
jumps and small flows. This kind of turbine was
invented in 1879 by Lester Allan Pelton, in
California, and is still the turbine with the highest
yield. The per-unit power of the units of Pelton
turbines in Italian power stations increased from
10 MW in 1910 to 70 MW in 1938 (San Giacomo
sul Vomano power station), 140 MW in the 1970s
(San Fiorano, near Brescia), and 270 MW installed
in the refurbishment of the San Giacomo sul
Vomano plant. Today, however, Francis turbines
are the most widely used. They are suitable for
the orohydrographic structure of Italy and since
the 1960s have prevailed over Pelton turbines also
because particular devices for their installation and
regulation have been developed.
Finally, for electricity companies power stations
were too much of a symbol to be entrusted only
to the engineers in charge of the plant
engineering part, and the design of the buildings
that served as a “shell”
was often entrusted to
leading architects,
among whom Gaetano
Moretti, Piero
Portaluppi, Ugo
Disegno acquerellato
della centrale di Verampio
progetto dell’architetto
Piero Portaluppi, 1913.
Sopra, centrale di Trezzo
d’Adda progetto
dell’architetto Gaetano
Moretti, 1906.
Watercolor drawing of the
Verampio power station,
designed by the architect
Piero Portaluppi, 1913
Above: Trezzo d’Adda
power station, designed by
the architect Gaetano
Moretti, 1906.
struttura oro-idrografica del territorio italiano, e a
partire dagli anni Sessanta hanno prevalso sulle
turbine Pelton, anche grazie alla messa a punto di
particolari accorgimenti nell’installazione e nella
regolazione.
Per le società elettriche, infine, le centrali erano
troppo rappresentative per essere affidate ai soli
ingegneri che ne curavano la parte impiantistica,
e la progettazione degli edifici che fungevano da
“involucro” fu spesso affidata ad architetti di
notevoli capacità: fra loro spiccano Gaetano
Moretti, Piero Portaluppi, Ugo Monneret de
Villard, Cesare Bazzani, Giancarlo Maroni,
Giovanni Muzio, Luciano Baldessari, Vincenzo
Ferniani. Un caso particolare è quello di
Omodeo, che talvolta operò in entrambi i ruoli
progettuali: ne è un esempio la piccola centrale
di Lima, nei pressi di Lucca. A partire dalla metà
degli anni Venti si affermarono un nuovo
linguaggio architettonico e una nuova estetica
per gli edifici industriali, che basandosi sui
principi funzionali superavano il dualismo
progettuale fra architetti e ingegneri. Protagonisti
di questa evoluzione furono fra gli altri Gaetano
Minnucci (che ne fu anche il teorico e al quale si
devono fra l’altro le centrali di Castel Giubileo e
di Nazzano, vicino a Roma), Gio Ponti, Ignazio
Gardella e Giuseppe Mignozzi.
Anche l’attenzione ai problemi della sicurezza
risale agli anni Venti, per l’esattezza al dicembre
1923, quando si verificò il crollo della diga del
Gleno (bacino dell’Oglio, Lombardia orientale). In
seguito al disastro fu nominata dal ministro dei
Lavori Pubblici una “Commissione per il controllo
delle dighe di sbarramento per la formazione di
serbatoi e laghi artificiali”. La Commissione lavorò
intensamente per due anni, sottoponendo a un
esame sistematico tutte le dighe esistenti sul
territorio nazionale e definendo, per ciascuna, gli
Monneret de Villard, Cesare Bazzani, Giancarlo
Maroni, Giovanni Muzio, Luciano Baldessari, and
Vincenzo Ferniani stand out. A particular case is
that of Omodeo, who sometimes covered both
design roles, as in, for example, the small power
plant at Lima, near Lucca. The 1920s saw the
success of a new architectural language and a
new aesthetic for industrial buildings, which was
based on functional principles that went beyond
the design dualism between architects and
engineers. The most important figures in this
evolution were Gaetano Minnucci – who was also
its theoretician and, among other things,
designed the power stations at Castel Giubileo
and Nazzano, near Rome – Gio Ponti, Ignazio
Gardella, and Giuseppe Mignozzi.
Concern for safety problems also dates from the
1920s: from December 1923, to be exact, when
the Gleno dam in the basin of the Oglio, in
Lombardy, collapsed. Following the disaster, the
Minister of Public Works appointed a
“Committee for the inspection of barrages for
the formation of reservoirs and artificial lakes”.
The Committee worked intensely for two years,
submitting all the dams in Italy to a systematic
examination and establishing for each one the
work to be carried out to ensure that it could be
operated safely. This also led to additional
regulations, which until then had been limited
to a few technical provisions, neglecting the
aspects regarding the examination and approval
of projects, as well as oversight of the
construction and operation of the dams. The
disaster at Gleno also led to the abandonment
of several kinds of construction, which were
considered too risky.
Several years later, in August 1935, the small
dam at Sella Zerbino – in the basin of the Orba,
in southern Piedmont – also collapsed. In this
85
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
86
interventi da effettuare per garantire la sicurezza
dell’esercizio. Si provvide anche a integrare la
normativa, che si limitava fino ad allora ad alcune
prescrizioni tecniche, ma trascurava gli aspetti
relativi all’esame e all’approvazione dei progetti,
nonché al controllo della costruzione e
dell’esercizio delle dighe. Il disastro del Gleno
portò anche all’abbandono di alcune tipologie
costruttive, considerate troppo rischiose.
Qualche anno dopo, nell’agosto 1935, si verificò
anche il crollo della piccola diga di Sella Zerbino
(bacino dell’Orba, Piemonte meridionale). In questo
caso il disastro era dovuto a una piena eccezionale,
e superiore a ogni possibile previsione. Anche in
questo caso si tirarono alcune conclusioni di
carattere tecnico, con effetti sulla scelta del tipo e
sulle dimensioni degli scarichi di superficie. Dopo di
allora si è verificato in Italia un solo disastro
idroelettrico, ma di enorme gravità: quello che nel
1963 ha riguardato la diga del Vajont, di cui si dirà
in seguito, e che provocò circa duemila vittime.15
Ciononostante nel nostro paese il coefficiente di
rischio connesso alle dighe (definito dal rapporto
fra il numero di eventi disastrosi e l’età cumulata
del complesso delle dighe esistenti sul territorio,
vale a dire in Italia 3/22.350) è particolarmente
basso (0,13% per diga per anno), inferiore al
valore medio dei paesi più avanzati.
Idroelettrico? Sì, ma ...
La stagione idroelettrica 1921-1922 fu
caratterizzata da una eccezionale siccità, che i
tecnici definirono “una vera disgrazia nazionale”.
L’evento, che provocò il razionamento
dell’energia e la riduzione della produzione
industriale, con sospensioni del lavoro di due-tre
giorni a settimana nella Lombardia e nell’Emilia,
innescò un dibattito sull’opzione idroelettrica
case, the disaster was caused by an exceptional
flood, which could not possibly have been
foreseen. Several technical conclusions were
drawn also in this case, with effects on the
choice of the type and size of the surface drains.
Since then, only one hydroelectric disaster has
occurred in Italy, but it was an extremely
grievous one, which, in 1963, occurred at the
Vajont dam – to be discussed later – causing
about 2,000 deaths.15 In spite of that, in Italy the
risk coefficient connected with dams – defined
as the ratio between the number of disastrous
events and the cumulative age of the dams
existing in a given territory – that is, in Italy
3/22,350 – is particularly low: 0.13% per dam,
per year, which is lower than the average value
of the most advanced countries.
Hydroelectric? Yes, but ...
The 1921-1922 hydroelectric season was
characterized by an exceptional drought, which
experts called “a true national calamity”. The
event led to the rationing of energy and a
reduction of industrial production, with work
being suspended for two or three days a week in
Lombardy and Emilia, and sparked a discussion
of Italy’s hydroelectric choice. Giuseppe Neri
wrote about it in 1928 in the periodical
“L’Elettrotecnica”: “The event was so exceptional
that, on the basis of meteorological data, it was
concluded that you had to go back 170 years to
find a drought of this severity and duration. This
period was bristling with difficulties for
companies, but once it was over, normal
conditions immediately made people forget such
difficulties and many were of the opinion that
the probability of another such disaster occurring
was so remote that the country could still do
dell’Italia. Giuseppe Neri ne parlava nel 1928 sulla
rivista “L’Elettrotecnica”: “Il fatto fu talmente
eccezionale che si credette poter concludere, colla
scorta di dati meteorologici, che per ritrovare una
siccità di questa entità e durata era necessario
rimontare 170 anni indietro. Passato questo
periodo, che per le aziende fu irto di difficoltà,
l’andamento normale fece subito dimenticare il
guaio trascorso e molti si riconfermarono nella
opinione che l’eventualità del ripetersi di un tale
disastro si presentava talmente remota, che si
sarebbe ancora potuto fare a meno di efficienti e
adeguate centrali termiche di riserva le quali,
industrialmente parlando, costano e non
rendono”.
Nel 1924, però, la siccità si ripeté, quasi
altrettanto grave. “Le maggiori società che sono
a capo di forti nuclei di aziende distributrici –
racconta ancora Neri – corsero ai ripari e
dovettero riconoscere la necessità di equipaggiare
ogni singola zona con una centrale termica di
riserva, ideata con criteri ampi e prudenziali”.
L’ingegner Neri, che a Livorno dirigeva una
centrale termoelettrica, si domandava se la scelta
idroelettrica era davvero così conveniente per
l’Italia, dal punto di vista economico. E sosteneva
(1928!) che nel raffrontare la convenienza tra i
due tipi di centrali andava considerato non solo il
minor costo di esercizio dell’idroelettrico ma
anche l’immobilizzo assai maggiore di capitali che
esso comportava, ivi compresi i costi valutari e le
conseguenze politiche derivanti dalla necessità di
ricorrere al mercato finanziario internazionale. La
sua conclusione era che la convenienza delle
centrali idroelettriche, calcolata in questo modo,
era poco maggiore di quella delle termoelettriche,
Regio Decreto del 7 luglio 1925 per la nuova
legislazione sulle acque e l’elettricità in Italia
e all’estero. A sinistra, il re Vittorio Emanuele III
in occasione dell’inaugurazione della centrale
di Timpagrande. Sila, 31 luglio 1927.
Royal Decree of July 7, 1925 concerning the new
legislation on waterways and electricity in Italy and
abroad. On the left: King Vittorio Emanuele III at the
inauguration of the Timpagrande power station, Sila,
July 31, 1927.
without efficient and adequate back-up thermal
power plants, which, industrially speaking, cost
and are not profitable.”
In 1924, however, drought struck again almost
as severely. “The largest enterprises, which own
many distribution companies”, wrote Neri,
“took remedial action and were forced to
recognize the need to equip every single zone
with a back-up thermal power plant conceived
with broad and precautionary criteria.” Neri was
an engineer who was in charge of a
thermoelectric power station in Livorno. He
87
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
88
e che il momento di riconsiderare il termoelettrico
era più vicino di quanto si ritenesse di solito. Una
conclusione che appare profetica alla luce degli
eventi finanziari e industriali degli anni Trenta.
Secondo uno studio del Servizio Idrografico del
Ministero dei Lavori Pubblici, pubblicato in quello
stesso 1928, la rete elettrica italiana era
alimentata da 24 bacini idroelettrici situati nella
penisola, ciascuno con il proprio gruppo di
centrali, più altri quattro, due per ciascuna, nelle
isole maggiori. In gran parte di essi erano in corso
lavori per aumentarne la capacità produttiva; il
fabbisogno era infatti in continua crescita:
secondo i dati del Ministero delle Corporazioni, la
produzione era passata da poco più di 3 miliardi e
mezzo di kWh nel 1918 a poco meno di 9
miliardi di kWh nel 1928, dei quali solo 235
milioni di kWh da impianti
termoelettrici. Gli impianti
entrati in funzione nel
decennio successivo (in
particolare sulla Sila, in
Umbria e Abruzzo),
portarono la potenza
idroelettrica installata dai
2.910.340 kW del 1928 ai
4.557.529 kW del 1938, e
la produzione idroelettrica
a 14 miliardi 298 milioni
Suddivisione delle risorse
idrauliche per forza
motrice, nei bacini
con foce al litorale
delle regioni Basilicata
e Calabria, 1931.
Classification of the
hydraulic resources for
motive power in the
basins with an outlet on
the coasts of Basilicata
and Calabria, 1931.
wondered if the hydroelectric choice was really
so advantageous for Italy from the economic
point of view, and maintained – in 1928! –
that, in comparing the cost-effectiveness of the
two kinds of power plants, one had to consider
not only the lower operating costs of
hydroelectric ones, but also the considerably
larger capital investment they entailed,
including currency-exchange costs and the
political consequences deriving from the
necessity of turning to the international
financial market. He concluded that, calculated
in this way, the cost-effectiveness of
hydroelectric power plants was not much
greater than that of thermoelectric ones and
that the time to reconsider thermoelectricity
was nearer than one usually thought: a
conclusion that seems
prophetic in light of the
financial and industrial
events of the 1930s.
According to a study of the
Hydrographic Service of the
Ministry of Public Works
also published in 1928, the
Italian electricity network
was supplied by 24
hydroelectric basins located
on the peninsula, each with
its own group of power
plants, plus four others:
two for each of the largest
islands. There was work
going on in most of them
to increase their productive
capacity. In effect, energy
requirements were
increasing constantly.
According to the data of
the Ministry of
di kWh, su un totale di 15 miliardi 352 milioni; la
differenza era prodotta da impianti termoelettrici
(810 milioni) o importata (244 milioni).
Nel 1938 vi erano in Italia 998 centrali
idroelettriche e 199 centrali termoelettriche, la cui
distribuzione rifletteva il dualismo economico
Nord-Sud: 687 centrali idroelettriche e 127
termiche erano infatti installate nell’Italia
settentrionale, contro le 135 idroelettriche e 43
termiche nel Mezzogiorno e nelle isole; 176
idroelettriche e 29 termiche erano invece quelle
installate nell’Italia centrale. La generazione
idroelettrica era ovunque largamente prevalente,
salvo che nelle isole, dove il termoelettrico
rappresentava circa il 50% della potenza
installata. Come dato nazionale la potenza
termoelettrica installata era comunque aumentata
da 644.850 kW nel 1928 a 956.768 kW nel
1938, passando dal 18,14% al 21% della
potenza installata totale. Nel biennio dal 1936 al
1938, infine, la produzione termoelettrica era più
che raddoppiata, passando da 387 a 810 milioni
di kWh (dal 2,85% al 5,36% del totale dell’anno
di riferimento).
Se si raffrontano la percentuale di potenza
termoelettrica installata e quella di energia
termoelettrica prodotta, peraltro, si comprende
quanto, nel 1936 come nel 1938, il
termoelettrico costasse senza rendere in termini
industriali, per usare le parole dell’ingegner Neri:
a fronte dei costi di impianto, infatti, la
produzione e la vendita erano piuttosto modeste.
Tanto più se si riflette sul fatto che la generazione
termoelettrica quantificata nelle statistiche
includeva anche l’energia geotermica, poiché la
concettualizzazione dell’epoca non prevedeva
fonti “rinnovabili” ma distingueva solamente fra
tecnologie basate sulla “forza idraulica” e sul
“vapore”. Se si considera che il combustibile per
Corporations, production had grown from little
more than 3 and a half billion kWh in 1918 to
little less than 9 billion in 1928, of which only
235 million kWh was produced by thermoelectric
plants. The plants that were put into operation in
the following decade increased installed
hydroelectric power from 2,910,340 kW in 1928
to 4,557,529 kW in 1938 and hydroelectric
production to 14,298,000,000 kWh, out of a
total of 15,352,000,000, the difference being
produced by thermoelectric plants (810 million
kWh) or imported (244 million kWh).
In 1938, there were 998 hydroelectric and 199
thermoelectric power stations in Italy. Their
distribution reflected the economic difference
between the North and the South: 687
hydroelectric and 127 thermal power plants were
installed in the North versus the 135
hydroelectric and 43 thermal ones in the South
and on the islands, while in central Italy the
respective figures were 176 hydroelectric and 29
thermal. Hydroelectric generation was prevalent
everywhere, except on the islands, where it
constituted about 50% of the installed power.
Nation-wise, however, the installed
thermoelectric power had increased from
644,850 kW in 1928 to 956,768 kW in 1938,
rising from 18.14% of the total installed power
to 21%. From 1936 to 1938, finally,
thermoelectric production more than doubled,
increasing from 387 to 810 million kWh, that is,
from 2.85% to 5.36% of the total in the years
concerned.
However, if one compares the percentage of
installed thermal power with that of thermal
energy produced, it is clear that in both 1936
and 1938 thermoelectricity had a cost, but was
not profitable in industrial terms, to use Neri’s
words. In effect, production and sales were
89
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
90
le centrali termoelettriche doveva essere in gran
parte importato, con le relative conseguenze di
costo, si comprendono le difficoltà che limitavano
lo sviluppo della produzione termoelettrica in
Italia, senza contare i problemi politici che
potevano essere collegati all’approvvigionamento
dei combustibili in caso di complicazioni
internazionali.
Le due siccità degli anni Venti, quindi, pur
avendo indotto maggiore attenzione per
l’efficienza e l’economicità delle centrali
termoelettriche, non avevano cambiato la
politica del governo e le strategie delle società
elettriche, per le quali la produzione
termoelettrica manteneva una valenza
solamente integrativa. Le due crisi ebbero però
l’effetto di richiamare l’attenzione sul fatto che
l’energia idroelettrica, per quanto abbondante,
non era infinita. Se nel 1922 Omodeo parlava
di “risorse praticamente illimitate”, nel 1939
una pubblicazione del Ministero delle
Corporazioni affermava: “L’energia elettrica
indubbiamente rappresenta la nostra massima
fonte di energia e quella per cui le possibilità di
potenziamento appaiono particolarmente
ampie. Il problema di tale potenziamento ha
sollevato discussioni e giudizi discordi,
specialmente intorno all’entità effettiva delle
risorse idriche esistenti nel Paese e trasformabili
economicamente in energia. Tali nostre risorse
sono in realtà molto notevoli, ma non sono
enormi o addirittura illimitate”.
Nel mondo industriale si discuteva di idroelettrico
e termoelettrico: quanto potesse davvero essere
ancora sviluppato il primo, quale fosse l’effettiva
struttura dei costi del secondo, e come si
potessero ottimizzarne il rendimento e
l’economicità. “Centrali termiche o centrali
idrauliche?” era il titolo dell’editoriale di un
fascicolo de “L’Elettrotecnica”, che esordiva:
rather modest with respect to the cost of
constructing a plant, and even more so if one
takes into account the fact that the thermal
production quantified in the statistics included
geothermal energy, because at that time the
classification did not provide for “renewable”
sources, but only distinguished between
technologies based on “hydraulic force” and
those based on “steam”. Considering that most
of the fuel for thermoelectric power stations had
to be imported, with the related cost
consequences, one understands the difficulties
that restricted the development of
thermoelectric production in Italy, without
counting the political problems that could be
connected with the supply if there were
international complications.
Thus, although the two droughts of the 1920s
led to greater consideration of the efficiency and
cost-effectiveness of thermoelectric power
plants, they did not change the policy of the
government and the strategies of the electricity
companies, for which thermoelectric production
still had solely back-up value. However, the two
crises did have the effect of calling attention to
the fact that, although hydroelectric energy was
abundant, it was not infinite. In 1922, Omodeo
had talked about “practically unlimited
resources”, but in 1939 a publication of the
Ministry of Corporations stated: “Electric energy
undoubtedly represents our most important
source of energy and the one whose potential
for growth seems particularly large. The question
of such growth has led to discussion and
conflicting opinions, especially concerning the
actual amount of the water resources existing in
Italy that can be cost-effectively transformed into
energy. Such resources are really very
Geologia della valle del fiume Serio.
Geology of the Serio River valley.
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
92
“Nell’attesa che la fisica
giunga, forse, con la
disintegrazione dell’atomo
[era, si badi bene, il 1928] a
fornire all’umanità nuove
disponibilità di energia,
dobbiamo ancora ricorrere, per
far fronte alle richieste ognora
crescenti dell’odierna vita civile,
a quelle classiche sorgenti che,
come abbiamo imparato negli
anni della scuola, usano tutte,
diversamente trasformata,
l’energia solare”. Queste
sorgenti erano i combustibili
fossili, il legname, le forze
idrauliche e il vento.
Negli anni successivi si lavorò molto sui
combustibili, nel quadro complessivo della
questione energetica e non solo per la necessità
di incrementare la generazione termoelettrica.
Siccome la produzione nazionale di carbone era
quella che era, e non sarebbe stata mai
sufficiente a coprire il fabbisogno in modo
autarchico, da un lato si studiavano i metodi per
ottimizzare la combustione dei prodotti nazionali
e migliorarne la caratteristiche chimiche (l’IRI
costituì a questo scopo insieme alla Montecatini
l’Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili,
ANIC), dall’altro si cercavano giacimenti di
metano nella penisola e di petrolio nelle colonie
(l’AGIP era stata costituita a questo scopo), oltre
che nuove zone geotermiche economicamente
sfruttabili. Sono noti gli errori commessi dall’AGIP
nel Ventennio, con la sottovalutazione dei
giacimenti petroliferi libici, l’eccessiva fiducia in
quelli albanesi, e la scarsa considerazione verso le
possibilità del metano nazionale: errori che
sarebbero stati corretti da Mattei dopo il 1945.
Ma questa è un’altra storia ...
Lettera del direttore generale
dell’ANIC all’ingegner Giuseppe
Cenzato, 1937.
Letter of the general manager of
the ANIC to the engineer
Giuseppe Cenzato, 1937.
considerable, but are not
enormous or downright
unlimited.”
In the industrial world,
hydroelectric and thermoelectric
were topics of discussion: how
much the former could actually
still be developed, what the
actual cost structure of the
latter was, and how its yield and costeffectiveness could be optimized. “Thermal
power plants or hydraulic power plants?” was
the headline of the editorial of an issue of
“L’Elettrotecnica”, which began: “While waiting
for physics to succeed, perhaps, with the
disintegration of the atom [note that this was
1928] in providing humanity with new energy
resources, in order to meet the continually
increasing requirements of today’s life, we must
still utilize the classic sources, which, as we
learned in our school years, all use solar energy,
but transform it differently.” These sources were
fossil fuels, wood, hydraulic forces, and wind.
In the following years, much work was done on
fuels, as part the overall energy question and not
only because of the necessity of increasing
thermoelectric generation. Because the domestic
production of coal was limited and would never
be sufficient to cover requirements, on the one
hand methods for optimizing the combustion of
such coal and improving its chemical
characteristics were studied (for this purpose, the
IRI and Montecatini incorporated the ANIC,
Alla ricerca di nuove fonti
A partire dalla metà degli anni Venti, quindi ben
prima delle sanzioni e della proclamazione
ufficiale dell’autarchia, la questione delle fonti di
energia appassionò dunque gli ingegneri elettrici,
e non solo loro. In questo campo, infatti,
l’opinione pubblica qualificata e i tecnici erano
tendenzialmente autarchici da sempre, e le
vicende del 1935-1936 non fecero altro che
rendere più pressanti e più esplicite le posizioni
dell’autorità politica su questi temi, verso i quali
gli addetti ai lavori erano già ricettivi; soprattutto,
le esigenze dell’autarchia spinsero il governo e
l’industria a destinare maggiori risorse a questo
tipo di ricerche. Gli ambienti e gli studiosi che si
occuparono di questi temi costituivano un
insieme articolato, del quale non è facile tentare
una descrizione. In termini molto sommari si può
dire che vi concorressero tre gruppi: ingegneri e
tecnici appartenenti al mondo industriale,
ricercatori appartenenti al mondo universitario e
inventori; la distinzione non va presa, ovviamente,
in modo troppo rigido.
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR),
costituito nel 1923, fu un punto di raccordo tra
inventori, ricercatori e industriali sulla questione
delle fonti di energia. Su “La Ricerca Scientifica”,
organo ufficiale del Consiglio, comparvero vari
Trasformatore di energia
termosolare in energia
elettrica e meccanica di
Amedeo Mazzarini. Roma,
26 settembre 1939. A destra,
apparecchio per utilizzare il
calore solare come forza
motrice di Virginio Fiorio.
Torino, 9 luglio 1907.
Amedeo Mazzarini’s
transformer of thermo-solar
energy into electric and
mechanical energy, Rome,
September 26, 1939.
On the right: Virginio Fiorio’s
device for using solar heat as
motive power, Turin,
July 9, 1907.
Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili),
and deposits of methane were sought in Italy and
ones of oil in the colonies (the AGIP had been
created for this purpose), as well as new costeffectively exploitable new geothermal zones.
Everyone knows about the mistakes committed
by the AGIP during the Fascist period, with its
underestimation of the oil fields in Libya, its
excessive confidence in the Albanian ones, and its
scarce consideration of the potential of domestic
methane: errors that Mattei was to correct after
1945. But that is another story...
Looking for New Sources
As we have seen, beginning in the middle of the
1920s, and thus well before the sanctions and the
official proclamation of autarky, the question of
93
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
94
studi su possibili fonti
alternative di energia. Nel
1924, inoltre, il Comitato di
Ingegneria dello stesso CNR
aderì, con altre 40 nazioni
(comprese Russia e Germania),
alla World Power Conference
che tenne la sua prima
riunione a Londra per iniziativa
di Daniel Dunlop, un industriale
elettrico scozzese. Scopo della
World Power Conference era la
cooperazione scientifica
mondiale in materia di energia,
attraverso la creazione di
comitati nazionali che
funzionassero come canali per lo scambio di
conoscenze fra i paesi membri.
Notevoli intuizioni vi furono nella ricerca di
combustibili “surrogati”: in particolare le sanse
esauste di oliva, le vinacce esauste essiccate, i
residui di lavorazione del legno, l’etanolo e il
metanolo prodotti per distillazione dalle
barbabietole e dal sorgo zuccherino. A questi
prodotti della “chimica autarchica”, che diedero
luogo a effettive lavorazioni industriali, si devono
aggiungere le proposte sull’utilizzazione dei rifiuti
previo trattamento, provenienti soprattutto dal
mondo degli inventori attraverso le riviste “Le
attualità scientifiche” (organo dell’Associazione
Fascista degli Inventori) e “Ingegni e congegni”.
Come si vede, nell’uno e nell’altro caso si trattava
di idee che anticipavano linee di ricerca oggi
nuovamente e seriamente perseguite. Negli anni
Quaranta invece queste ricerche furono interrotte,
dapprima per la guerra (quelle che sembravano più
interessanti furono di fatto prese in mano dai
tedeschi), e successivamente perché la disponibilità
di petrolio a basso prezzo ne vanificò l’impatto
pratico annullandone l’attrattività economica.
Relazione di Marco Semenza,
membro italiano della World
Power Conference, sui lavori del
comitato esecutivo della WPC.
Berlino, 22 agosto 1930.
Report by Marco Semenza, an
Italian member of the World
Power Conference, on the
proceedings of the executive
committee of the WPC in Berlin,
August 22, 1930.
energy sources stirred the interest
of two electrical engineers, and
not only them. In effect, in this
field, both qualified public
opinion and the experts had
always been by and large
autarkic, and the vicissitudes of
1935-36 only made the positions of the
government more pressing and explicit on this
subject, towards which insiders were already
receptive. Above all, the requirement of autarky
pushed the government and industry to allocate
more resources to this kind of research. The circles
and scholars who were concerned with these kinds
of questions constituted a varied world, which is not
easy to describe. In very simplified terms, we can say
that it was made up of three groups: engineers and
other experts belonging to the industrial world,
researchers belonging to the academic world, and
inventors, but, obviously, these distinctions should
not been interpreted as absolute.
The Consiglio Nazionale delle Ricerche (National
Research Council, CNR), which was instituted in
1923, was a link among researchers, inventors, and
the industrial sector on the question of energy
sources. A number of studies on potential
alternative energy sources appeared in “La Ricerca
Scientifica”, the official organ of the Consiglio.
Furthermore, in 1924, together with 40 other
nations, including the Soviet Union and Germany,
the CNR’s Engineering Committee joined the World
I ricercatori italiani, proprio a partire dalla
questione dei combustibili, ripresero anche il lavoro
sullo sfruttamento del calore solare. Le personalità
che diedero il contributo più significativo furono
Giovanni Andri e Alessandro Amerio. Il primo
individuò nell’ambiente coloniale il contesto più
favorevole all’utilizzazione del suo motore solare
Eliodinamic, presentato alla Fiera di Tripoli del 1936
e brevettato nello stesso anno insieme a Daniele
Gasperini; secondo i tecnici del Ministero delle
Colonie, che ne caldeggiarono l’adozione in
campo agricolo nell’Africa Orientale e in Libia, esso
poteva “funzionare a basse temperature pur
conservando le caratteristiche delle macchine a
vapore e il suo utilizzo non necessita di personale
particolarmente addestrato”. Amerio, docente di
fisica al Politecnico di Milano, si dedicò negli anni
Trenta allo studio della radiazione solare e delle sue
possibili applicazioni: i suoi lavori scientifici ebbero
molta eco sulle riviste degli inventori, ma non
giunsero a risultati pratici.
A risultati pratici del resto non approdarono
neppure le ricerche sulla generazione fotovoltaica,
che furono riprese dal tedesco Bruno Lange e nel
1931 portarono allo sviluppo di nuovi pannelli
solari, che tentavano di migliorare i risultati
Power Conference, which held its first meeting in
London at the initiative of Daniel Dunlop, a Scottish
industrial engineer. The objective of the World
Power Conference was global scientific
cooperation, through the creation of national
committees acting as channels for the exchange of
knowledge among the member countries.
There were remarkable ideas for “surrogate”
fuels, in particular olive residue from oil
production, grape residue from wine production,
residue from wood working, and ethanol and
methanol produced by distilling beets and
sorghum. To these products of “autarkic
chemistry”, which led to actual industrial
production, must be added the proposals on the
utilization of processed waste that came mainly
from the world of the inventors through
publications such as “Le attualità scientifiche” (the
organ of the Fascist Association of Inventors) and
“Ingegni e congegni”. As can be seen, in both
cases there were ideas that are once again today
the basis of seriously pursued research. In the
1940s, instead, this kind of research was
interrupted, first because of the war, with those
that seemed most promising being taken up by
the Germans, and subsequently because the
availability of low-cost oil
thwarted their practical
impact by undercutting their
economic attraction.
It was precisely because of
the fuel question that Italian
researchers started to work
again on the exploitation of
solar heat. The ones who
made the most significant
Motore funzionante per energia
termica solare di Giovanni Andri
e Daniele Gasperini. Milano, 23
ottobre 1936.
Motor for solar thermal energy
by Giovanni Andri and Daniele
Gasperini, Milan, October 23,
1936.
95
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
96
ottenuti da Fritts. Anche i congegni di Lange,
però, convertivano in elettricità meno dell’1%
della luce solare che ricevevano. Proprio a partire
dagli insuccessi di Lange, nel 1935 E.D. Wilson,
della divisione fotoelettricità della Westinghouse,
sosteneva che le celle fotovoltaiche al selenio non
sembravano molto promettenti come convertitori
di energia solare in elettricità. L’utilizzazione
dell’energia solare, su entrambi i filoni indagati dai
ricercatori, rimase quindi un tema futuribile per la
ricerca industriale, destinato a essere messo da
parte negli anni Quaranta, sia per le contingenze
belliche, sia perché anche in questo caso la
disponibilità di combustibili fossili a basso costo
rese veramente alta l’asticella della competitività
economica per i sistemi da sviluppare.
Vi fu invece un significativo interesse industriale
per l’utilizzazione dell’energia eolica. La tradizione
dello sfruttamento del vento, soprattutto per
azionare impianti agricoli di pompaggio, era
molto antica nell’Europa centrosettentrionale e
orientale: basti pensare ai mulini a vento olandesi.
Nella seconda metà dell’Ottocento non erano
Dispositivo per utilizzare il calore solare
per riscaldare liquidi in genere, in particolare acqua
per uso domestico e industriale di Giovanni Andri.
Roma, 13 maggio 1932. A destra, nuovo motore
a vento di Giuseppe Bella. Verona, 2 maggio 1889.
Giovanni Andri’s device for using solar heat to heat
liquids in general, in particular water for both
household and industrial use, Rome, May 13, 1932.
On the right: Giuseppe Bella’s wind-powered motor,
Verona, May 2, 1889.
contributions were Giovanni Andri and Alessandro
Amerio. The former identified the colonial
environment as the most favorable one for the
utilization of his Heliodynamic solar engine, which
was presented at the Tripoli Exhibition in 1936 and
patented in the same year together with Daniele
Gasperini. According to the engineers of the
Ministry of Colonies, who backed its adoption for
agriculture in East Africa and Libya, it could “work
at low temperatures and still maintain the
characteristics of steam machines, and its use does
not require specially trained personnel”. A physics
professor at the Milan Polytechinic Institute,
Amerio devoted himself in the 1930s to the study
of solar radiation and and its potential applications.
His scientific papers caused a great deal of
comment in the publications of the inventors, but
did not lead to any practical results.
What’s more, no practical results were achieved
even by the research on photovoltaic generation,
which was resumed by the German Bruno Lange
and in 1931 led to the development of new solar
panels in an attempt to improve the results
mancati i tentativi di applicare anche questa
forma di energia a vari scopi produttivi, e pure in
Italia si erano registrate richieste di brevetto, fra
cui nel 1889 quella di Giuseppe Bella per un
“Nuovo motore a vento attraverso lo
sfruttamento delle correnti d’aria”. Nei primi
decenni del Novecento non mancarono
ovviamente i tentativi di usare anche questa
forma di energia per produrre elettricità: nel 1947
Arnaldo Maria Angelini, futuro direttore generale
e presidente di Enel, ne forniva un’ampia
rassegna al congresso dell’Associazione
Elettrotecnica Italiana (AEI), sottolineando come le
prime applicazioni di questo tipo avessero avuto
luogo “in zone lontane da centri di produzione
d’energia e da reti di distribuzione”.
Secondo la descrizione di Angelini l’energia del
vento era usata “per azionare generatori elettrici
di dimensioni relativamente modeste e il più delle
volte collegati con batterie di accumulatori
destinate a trasformare il diagramma di
disponibilità dell’energia fortemente discontinua
nel diagramma di erogazione relativo agli
impieghi”. I generatori eolici furono utilizzati
come fonte di energia per l’alimentazione, sempre
in connessione con batterie di accumulatori, di
stazioni radio destinate al collegamento tra rifugi
alpini e fondovalle, o anche di stazioni
amplificatrici situate lungo collegamenti in cavo
che attraversavano vaste zone sfornite di
elettricità. Furono i sovietici a costruire per primi in
Crimea, negli anni Trenta, una vera centrale eolica
da circa 100 kW, che funzionò fino alla seconda
guerra mondiale; la guerra bloccò inoltre la
realizzazione di una centrale da 750 kW. I tedeschi
progettarono invece centrali da 10.000 e 20.000
kW, ma senza realizzarle.
Anche in Italia vi era un forte interesse per
l’energia eolica: su “La Ricerca Scientifica”
obtained by Fritts. However, Lange’s devices also
converted less than 1% of the sunlight they
received into electricity. Precisely on the basis of
Lange’s failures, in 1935 E.D. Wilson, of
Westinghouse’s photo-electricity division,
maintained that selenium photovoltaic cells did
not seem very promising as converters of solar
energy into electricity. Thus, in both of the areas
investigated by the researchers, the utilization of
solar energy remained a future subject for
industrial research and was to be set aside in the
1940s, because of both the war and the fact that,
in this case, too, the availability of low-cost fossil
fuels raised the bar of economic competitiveness
really high for the systems to be developed.
However, there was significant industrial interest in
the utilization of wind energy. The tradition of the
exploitation of wind, especially to run agricultural
pumping systems, was a very old one in Northcentral and Eastern Europe, as seen in the Dutch
windmills. In the second half of the nineteenth
century there had been attempts to apply this kind
of energy to various productive ends, and even in
Italy requests for patents were filed, among which
was Giuseppe Bella’s in 1889 for a “New wind
motor based on the exploitation of currents of air”.
In the first few decades of the twentieth century,
there were obvious attempts to use this kind of
energy to produce electricity. In 1947, Arnaldo
Maria Angelini, the future general manager and
chairman of Enel, provided an extensive review of
them at the conference of the Italian Electrotechnical Association (AEI), emphasizing how the
first applications of this kind had occurred “in areas
far from power stations and distribution networks”.
According to Angelini’s description, wind energy
was used “to run relatively small electric
generators and usually connected to batteries of
accumulators used to transform the diagram of
97
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
98
Aurelio Macchioni e Luigi Moreno proponevano
l’aeroturbina a distributore rotante. Una ditta
produttrice di impianti eolici per uso agricolo, la
Vivarelli di Grosseto, mise in produzione un
modello di generatore elettrico azionato dal
vento, usato soprattutto in Libia, al quale diede il
nome di Aeroluce. Nel 1936 Mario Dornig
riassumeva su “Attualità Scientifiche” i dati
dell’esperienza italiana in questo campo,
derivanti dal Comitato per le invenzioni del CNR,
e giungeva alla conclusione che il costo del kWh
eolico era conveniente solo laddove erano
presenti venti di forte entità ed era assente
l’energia idraulica. Secondo la rassegna di
Angelini, una produzione industriale di piccoli
generatori eolici avveniva in URSS, in Germania,
in Francia, nel Regno Unito, negli USA e in
Svizzera. Anche in questi paesi, tuttavia, le
conclusioni raggiunte erano analoghe: la
costruzione di centrali eoliche di grande potenza
non era economicamente conveniente.
Sempre secondo Angelini, però, nel caso italiano
le conclusioni dovevano essere differenti: “il
costo di produzione del kWh idraulico è
destinato ad aumentare con ritmo tanto più
rapido quanto maggiore sarà l’incremento degli
impianti idroelettrici”, mentre “è da ritenere che
i continui progressi dell’aerodinamica consentano
di aumentare il rendimento e di migliorare i
motori eolici, riducendo così il costo del kWh
ottenuto dal vento”. Secondo Angelini, che era
non solo un dirigente industriale autorevole, ma
anche un ingegnere esperto di impianti elettrici,
l’Italia si trovava in condizioni particolarmente
favorevoli in relazione alla durata e intensità dei
venti, di cui proponeva “rilievi accurati”. Inoltre,
a suo avviso la prevalenza della generazione
idroelettrica dava alle reti distributive italiane la
possibilità di utilizzare integralmente l’energia
the availability of the highly discontinuous energy
into the diagram of supply relative to its uses”.
Wind generators were utilized as a source of
energy for running – again in connection with
batteries of accumulators – radio stations used to
link Alpine shelters with the valley floor or even
amplifier stations located along cable links
crossing vast areas without electricity. The Soviets
were the first to construct – in Crimea in the
1930s – a real wind power plant, with about
100 kW of installed power, which was in operation
until the Second World War. The war also stopped
the construction of a 750 kW plant. On the other
hand, the Germans designed 10,000 kW and
20,000 kW plants, but never constructed them.
There was also considerable interest in wind
energy in Italy. In “La Ricerca Scientifica”, Aurelio
Macchioni and Luigi Moreno proposed an
aeroturbine with a rotating distributor. A company
that produced wind plants for agricultural use,
Vivarelli in Grosseto, started to produce an electric
generator driven by wind that they called
Aeroluce. In 1936, Mario Dornig summed up in
“Attualità Scientifiche” the data of the Italian
experience in this field provided by the CNR’s
Inventions Committee, and came to the conclusion
that the cost of a wind kWh was advantageous
only where there were strong winds and there was
no hydraulic energy. According to Angelini’s
review, there was an industrial production of small
wind generators in the USSR, Germany, France, the
United Kingdom, the United States, and
Switzerland. However, even in these countries, the
conclusions reached were similar: the construction
of wind farms with a large amount of power was
not economically advantageous.
According to Angelini, however, in the case of
Italy, a different conclusion should be drawn.
“The cost of production per hydraulic kWh is
Apparecchiatura per la produzione
di acqua distillata o simile utilizzante
il calore solare di Mario Dornig e Angelo
Belloni. La Spezia, 8 novembre 1948.
Equipment using solar heat for the
production of distilled water by Mario
Dornig and Angelo Belloni, La Spezia,
November 8, 1948.
eolica collegando i generatori in parallelo alle reti
stesse, senza necessità delle batterie di
accumulatori che costituivano il maggior fattore
di costo del kWh eolico.
Vi erano poi altri fattori favorevoli nella
combinazione eolico-idroelettrico: “Non è
improbabile – scriveva ancora Angelini – che,
qualora utilizzate, le disponibilità di energia
eolica presentino in certa misura un carattere
integrativo rispetto alle disponibilità idriche.
Ciò deriva dalla elementare constatazione che il
vento è generalmente meno intenso nei periodi
piovosi cui corrisponde la morbida dei fiumi e
quindi disponibilità di energia fluente.
Nell’Italia settentrionale, in particolare,
l’intensità e la persistenza del vento si
manifesta soprattutto in autunno (ma non in
coincidenza con le piogge autunnali) e in
inverno, e cioè nel periodo di maggior carenza
di energia”. Questa previsione era però
destinata a rimanere lettera morta, perché nel
bound to increase, and the more hydroelectric
plants there are, the faster it will do so,” he
wrote, while “the continual progress of
aerodynamics enables us to increase the yield and
improve wind motors, thus reducing the cost of a
kWh obtained from wind.” According to Angelini,
who was not only an authoritative industrial
executive, but also an engineer expert in electric
plants, Italy had particularly favorable conditions
with regard to the duration and intensity of its
winds, of which he proposed “through surveys”.
Furthermore, in his opinion the prevalence of
hydroelectric generation made it possible for the
Italian distribution networks to totally utilize wind
energy by linking the generators in parallel to the
networks, with no need for batteries of
accumulators, which constituted the largest cost
factor of a wind kWh.
There were also other favorable factors in the
wind-hydroelectric combination. “It is not
unlikely,” wrote Angelini, “that whenever it is
used, wind energy will have, to a certain extent,
a supplementary character with respect to the
availability of hydroelectric energy. This stems
from the elementary observation that wind is
generally less intense in rainy periods, to which
moderate river flow, and therefore the
availability of flowing energy, corresponds. In
northern Italy, in particular, the wind is intense
and persistent especially in the fall – but not in
concomitance with autumn rain – and winter,
that is, in the period when energy is most
scarce.” However, this prediction was to remain
a dead letter, because in one decade the ratio
between hydroelectric production and
thermoelectric production in the Italian system
was to change radically.
99
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
giro di un decennio il rapporto tra produzione
idroelettrica e termoelettrica nel sistema
italiano sarebbe mutato radicalmente.
Energia per il “miracolo”
100
La guerra causò distruzioni anche agli impianti di
produzione elettrica, che furono però riparati
molto rapidamente. I danni avevano infatti
riguardato soprattutto il macchinario, che poteva
essere più facilmente ripristinato, mentre le
costruzioni erano state in gran parte risparmiate;
gli impianti alpini, inoltre, erano stati i meno
colpiti. I programmi di sviluppo messi a punto
subito dopo la guerra dalle società elettriche
italiane (private e a partecipazione statale)
confermavano l’opzione idroelettrica; era
soprattutto la Edison (che disponeva del
patrimonio idroelettrico più ampio) a premere per
un rinvio di 12-15 anni dello sviluppo
termoelettrico. L’associazione di categoria
ANIDEL, che aveva preso il posto dell’UNFIEL,
presentò al governo un piano di incremento degli
impianti che aveva tra i suoi obiettivi anche quello
di amplificare le esigenze finanziarie del settore,
allo scopo di far apparire fuori luogo la
nazionalizzazione, su cui era iniziato un dibattito
politico che si sarebbe protratto per oltre un
quindicennio.
Energy for the “Miracle”
The war also damaged power plants, which,
however, were quickly reactivated. In effect, the
damage mainly concerned the machinery, which
could easily be repaired, while most of the
constructions were spared. Furthermore, the
Alpine plants were affected the least. The
development plans devised right after the war by
the Italian electricity companies (both private and
state-owned) confirmed the hydroelectric option.
It was mainly Edison – which had the most
hydroelectric assets – that pushed for a 12-15 year
postponement of thermoelectric development.
The industry association, the ANIDEL, which had
taken the place of the UNFIEL, presented to the
government a plan for increasing the plants
which had among its objectives that of
exaggerating the industry’s financial
requirements, so that nationalization – about
which a debate had begun and would go on for
Danni dei bombardamenti nella centrale geotermica
di Larderello, della omonima società. A sinistra, la
centrale termoelettrica di Livorno della Selt-Valdarno
distrutta dagli eventi bellici, 1945.
Bombing damage at the Larderello geothermal power
plant. On the left: Selt-Valdarno’s thermal power
plant in Livorno, destroyed during the war, 1945.
Il governo fece proprio il programma preparato
dagli industriali elettrici, e nel 1947 lo presentò
all’Organizzazione Europea per la Cooperazione
Economica, che aveva costituito un comitato per
l’energia elettrica con il compito di valutare la
situazione post-bellica dei paesi partecipanti ai
fini di una distribuzione coordinata dei prestiti
internazionali. Il comitato valutò negativamente i
programmi italiani, che apparivano addirittura
superiori alla capacità produttiva complessiva
dell’industria elettromeccanica americana ed
europea in campo idraulico. I programmi furono
quindi rivisti in senso più realistico, portando
entro limiti più ragionevoli le richieste relative al
settore idroelettrico e diversificando le fonti di
generazione, con un ampliamento della
componente termoelettrica e geotermica.
Cominciò a delinearsi in tal modo un nuovo
programma nazionale, che nel 1949 concretizzò
la volontà di puntare decisamente
sull’installazione di una quota rilevante di potenza
termoelettrica.
Convergevano in tal senso una serie di elementi
nuovi, maturati tra il 1948 e il 1949: innanzitutto
si affermò l’idea che per garantire la continuità di
fornitura era necessario disporre di una potenza
termoelettrica installata pari almeno al 25% di
quella idroelettrica, mentre nel 1949 il rapporto
era sensibilmente inferiore;
inoltre le difficoltà di
approvvigionamento di
combustibili, che si ritenevano di
lungo periodo, furono superate
nel 1948-1949, con un aumento
delle disponibilità e una
riduzione dei prezzi sul mercato
internazionale, e con le scoperte
di idrocarburi da parte dell’AGIP
che aprivano nuove prospettive
di rifornimento; infine, last but
more than fifteen years – would seem uncalled
for.
The government approved the plan prepared by
the electricity industrialists and in 1947 presented
it to the European Organization for Economic
Cooperation, which had instituted a committee for
electric energy, with the task of examining the
post-war situation of the participating countries for
the purpose of coordinating the distribution of
international loans. The committee gave a negative
assessment of the Italian plans, which appeared to
exceed even the total production capacity of the
American and European electromechanical industry
in the hydraulic field. The plans were then revised
to make them more realistic, containing more
reasonable requests regarding the hydroelectric
industry and more diversified energy sources, with
an increase in the thermoelectric and geothermal
components. Thus a new national plan began to
take shape, which in 1949 realized the will to aim
resolutely for the installation of a significant share
of thermoelectric power.
A series of new factors, which developed in
1948-49, converged in this direction. First of all,
the idea became established that, in order to
ensure the continuity of supply, it was necessary
to have installed thermoelectric power amounting
to at least 25% of that of hydroelectric, while in
1949 the ratio was considerably
less than that. Furthermore, the
difficulties of fuel procurement,
which had been thought to be
long-term, no longer existed by
1948-49, with an increase in
supply and a decrease in price
on the international market, as
Rapporto sui lavori della Conferenza
di Parigi dell’Organizzazione
Europea per la Cooperazione
Economica, 1947.
Report on the proceedings of the
European Organization for Economic
Cooperation’s Paris Conference, 1947.
101
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
Relazione dell’ingegner
Vittorio De Biasi
sul Piano Marshall,
18 agosto 1947.
Report by the
engineer
Vittorio De Biasi on
the Marshall Plan,
August 18, 1947.
102
not least, gli Stati Uniti esclusero il macchinario
idroelettrico dagli aiuti dell’ERP, mettendo in crisi
tutti i programmi di sviluppo per questo settore.
Qualunque opinione si abbia sulle motivazioni di
questa scelta statunitense, che certamente nella
distribuzione degli aiuti puntava anche a un
ritorno per il sistema industriale e commerciale
americano, è fuor di dubbio che le esigenze di un
rapido rilancio delle economie europee in genere
e di quella italiana nello specifico richiedevano un
veloce incremento della produzione elettrica, i cui
tempi erano compatibili soltanto con un ampio
ricorso alla generazione termoelettrica. E che un
rilancio rapido delle economie dell’Europa
Occidentale fosse per gli Stati Uniti una priorità
strategica lo dicono anche altri criteri del Piano
Marshall, che coerentemente alla sua
impostazione keynesiana incentivavano il ricorso
al deficit di bilancio da parte degli stati
destinatari: la prudenza italiana in questo senso
fu oggetto di dure critiche da parte degli
economisti che nel “Country Study” presentato al
Congresso USA nel 1949 tracciavano un bilancio
delle azioni già intraprese e del programma 1948-
well as the AGIP’s
discovery of
hydrocarbons, which
created new
prospects for
procurement. Last,
but not least, the
United States excluded hydroelectric equipment
from the aid provided by the European Recovery
Program, thus creating a crisis for all the
development plans for that industry.
Whatever one’s opinion about the reasons for
this decision by the United States, which in
distributing aid also aimed at a return for the
American industrial and commercial system, there
is no doubt that the requirements of a rapid
revival of the European economies in general and
Italy’s in particular included a quick increase in
the production of electricity, which was
achievable only with a large-scale recourse to
thermoelectric generation. That a rapid revival of
the economies of Western Europe was a strategic
priority for the United States is also shown by
other criteria of the Marshall Plan, which – in
accordance with its Keynesian approach –
provided incentives for budget deficits by the
countries receiving aid. Italy’s prudence in this
sense was severely criticized by the economists
who, in the country study presented to the U.S.
Congress in 1949, took stock of the actions
already undertaken and the 1948-1952 plan
1952 presentato dal governo di Roma per
l’impiego degli aiuti americani.
Fu dunque l’ERP a fornire un forte stimolo alla
costruzione di nuovi impianti termoelettrici e a
rimuovere i vincoli derivanti, soprattutto, dalle
limitazioni alla produzione e/o importazione del
macchinario occorrente per le nuove installazioni.
Tutti gli impianti finanziati nei primi due esercizi
del Piano Marshall entrarono in funzione nel
1952-1953, e verso la metà degli anni Cinquanta
l’industria elettrica italiana vide arrivato il
momento in cui gli impianti termoelettrici non
dovevano più svolgere solo un ruolo integrativo,
ma erano destinati a garantire il soddisfacimento
della crescita della domanda. La crescita della
potenza termoelettrica installata riguardò tutte le
categorie di produttori e tutte le società
elettriche, ma mentre per le società settentrionali,
che disponevano del maggior patrimonio
idroelettrico, l’incremento della potenza
termoelettrica dal 1946 al 1962 andò dal 384%
della Edison al 633% della SADE, nel centro e nel
sud si ebbero incrementi dell’ordine del
1.708,5% del Gruppo La Centrale e del 1.071%
della SME.
A partire dal 1958 l’entrata in servizio di nuovi
impianti termoelettrici fu pari a circa 400 MW
presented by the Italian government regarding
the use of the American aid.
It was thus the E.R.P. that provided a powerful
boost to the construction of new thermoelectric
plants and overcome the constraints caused
mainly by the limitations on the production
and/or importation of the equipment required for
new installations. All the plants financed in the
first two years of the Marshall Plan went into
operation in 1952-53, and towards the middle of
the 1950s the Italian electricity industry saw that
the time had arrived when thermoelectric plants
were no longer to play a merely supplementary
role, but were to ensure the satisfaction of
increasing demand. The growth of installed
thermoelectric power regarded all the categories
of producers and all the electricity companies, but
whereas for the companies in the North – which
had the largest hydroelectric resources – the
increase in thermoelectric power between 1946
and 1962 went from Edison’s 384% to the
SADE’s 633%, in the Center and in the South
there were increases of the order of the La
Centrale group’s 1,708.5% and the SME’s
1,071%.
Beginning in 1958, the installed power of new
thermoelectric plants put into operation amounted
to about 400 MW a year,
and at the time of
the nationalization,
7,000 MW wre being
installed, that is, about
one and a half times the
thermoelectric power put
into operation in the
Luigi Einaudi, Presidente
della Repubblica italiana,
inaugura l’impianto
idroelettrico di Cimena, 1949.
Luigi Einaudi, President of
the Republic of Italy,
inaugurating the Cimena
hydroelectric plant, 1949.
103
Dall’acqua al petrolio
From Water to Oil
104
l’anno, e al momento della nazionalizzazione
erano in corso di installazione oltre 7.000 MW
termoelettrici, cioè circa una volta e mezza la
potenza termoelettrica entrata in funzione nel
quindicennio precedente. Quest’ultimo dato
includeva le centrali nucleari. Sono necessarie a
questo punto due precisazioni: la prima è che con
la fine della seconda guerra mondiale il ricorso ai
combustibili fossili comportò la sostituzione del
carbone con il petrolio, rendendo le economie
occidentali molto esposte alle turbolenze politiche
delle aree di produzione e molto dipendenti,
almeno in una prima fase, dalle tecnologie
americane (quelle europee erano tutte rivolte al
carbone); la seconda è che in questa prospettiva
aveva grande importanza strategica l’obiettivo di
raggiungere nel medio termine una capacità
produttiva termoelettrica nucleare in grado di
sostituire per un’ampia percentuale la dipendenza
dal petrolio e dagli altri combustibili fossili.
Per quanto riguarda il settore idroelettrico, in
quello stesso periodo furono completati o
realizzati molti progetti messi in cantiere negli
anni precedenti. Le società elettriche
continuarono infatti a sviluppare, sia pure con
tempi più lunghi, lo sfruttamento dei bacini che
in molti casi
era stato
studiato e
progettato già
negli anni
Venti e Trenta.
Emblematica
a questo
proposito, a
prescindere
dal suo esito
drammatico,
la vicenda del
Vajont. Fin dai
preceding fifteen-year period. This figure included
the nuclear power stations. At this point, two
things should be made clear. The first is that, with
the end of the Second World War, the use of
fossil fuels entailed the replacement of coal with
oil, making the Western economies very exposed
to the political turbulence of the production areas
and very dependent, at least at first, on American
technologies, all the European ones being based
on coal. The second is that, from this point of
view, the objective of achieving in the mediumterm a nuclear thermoelectric production capacity
capable of replacing to a great extent the
dependence on oil and the other fossil fuels, had
great strategic importance.
As far as the hydroelectric field is concerned, in
the same period many projects begun in the
preceding years were completed. In effect, the
electricity companies continued to exploit – albeit
at a slower pace – the basins that, in many cases,
had been studied and planned as early as the
1920s or 30s. Emblematic in this regard,
irrespective of their tragic outcome, were the
vicissitudes of the Vajont. From the very
beginning of the twentieth century, as we have
seen, the SADE had laid the foundations of its
Preventivo di spesa per la costruzione dell’impianto
idroelettrico Piave-Boite-Vajont, 1951. A sinistra, la
gola del Vajont vista dall’alto e tratteggio della diga,
1952.
Cost estimate for the construction of the Piave-BoiteVajont hydroelectric plant, 1951.
On the left: the Vajont gorge seen from above and
the outline of the dam, 1952.
Veduta della centrale di Nove
entrata in esercizio nel 1925.
View of the Nove power plant,
which went into operation in
in 1925.
primi anni del Novecento
la SADE aveva posto le
basi del proprio sviluppo,
come si è visto, nello
sfruttamento dei sistemi
idraulici del bacino del
Piave. Il completamento di
questo programma consisteva nella realizzazione
di una diga sul torrente Vajont che avrebbe
permesso la piena utilizzazione del sistema
realizzato dal fiume Piave con i torrenti Maè e
Boite e con lo stesso Vajont, per alimentare la
centrale di Soverzene, che con i suoi 220 MW era
all’epoca la più grande centrale idroelettrica
d’Europa.
L’idea dell’intervento sul bacino risaliva al 1925: la
diga avrebbe dovuto accumulare nel nuovo
serbatoio le acque del Piave dopo il passaggio
nella diga di centro Cadore, aggiungendovi quelle
del Boite, del Maè e della Val Gallina, che già
alimentava la centrale di Soverzene.
L’elaborazione del progetto della diga era iniziata
nel 1940, con i sopralluoghi del geologo Giorgio
Dal Piaz e dell’ingegnere Carlo Semenza, direttore
delle costruzioni della SADE e progettista della
diga stessa. Attraverso chilometri di tubazioni, le
acque, sottratte al loro corso, sarebbero state
portate dalle dighe di Sottocastello (Piave),
Pontesei (Maè), Vodo e Valle di Cadore (Boite) al
bacino del Vajont. In questo sistema, che fu
definito di “vasi comunicanti”, le differenze di
quota tra bacino e bacino sarebbero state usate
per produrre energia tramite piccole centrali
(Colombèr, Pontesei e Gardona), per poi tornare
ad alimentare con maggior potenza la centrale di
Soverzene.16
Il Vajont diventava così il cuore di un sistema
concepito per sfruttare al massimo tutte le acque
e i salti disponibili sul fiume Piave e i suoi affluenti,
e costituiva una riserva capace di alimentare il
growth in the exploitation
of the hydraulic systems
of the Piave basin. The
completion of this project
consisted in the
construction of a dam on the Vajont Torrent,
which would allow the company to make full use
of the system realized by the Piave River and the
Maè and Boite Torrents with the Vajont to supply
the Soverzene power station, which, with its
220 MW, at the time was the largest hydroelectric
power station in Europe.
The idea of working on the basin went back to
1925. The dam was to accumulate the water of
the Piave in the new reservoir after its passage
in the dam on the middle Cadore, with the
addition of water from the Boite, the Maè, and
the Val Gallina, which already drove the
Soverzene power plant. Work on the design of
the project began in 1940, with the on-the-spot
investigations of the geologist Giorgio Dal Piaz
and the engineer Carlo Semenza, the SADE’s
head of construction and designer of the dam.
Kilometers of pipes were to bring water from
the dams at Sottocastello (Piave), Pontesei
(Maè), and Vodo and Valle di Cadore (Boite) to
the Vajont basin. In this system – called one of
“communicating vases” – the differences in
height between basin and basin were to be
used to produce energy through small power
plants (Colombèr, Pontesei, and Gardona),
which would then supply the Soverzene power
station with increased power.16
The Vajont thus became the heart of a system
conceived to get the most out of all the water
and the drops available on the Piave River and its
tributaries, constituting a reserve capable of
supplying the system even in extended periods
105
Guerre parallele
Parallel Wars
106
sistema anche in periodi pluristagionali di secca
dei fiumi. Le acque scaricate dalla centrale di
Soverzene, venivano poi condotte, tramite un
canale, al Lago di Santa Croce e ai bacini
successivi, con relative centrali che la SADE aveva
costruito già dai primi anni del secolo. Il progetto
fu portato in approvazione dopo la fine della
seconda guerra mondiale; i relativi controlli furono
avviati nel 1949 e negli anni Cinquanta vennero
effettuati gli espropri dei terreni e avviata la
preparazione del cantiere. L’approvazione
ministeriale venne nel 1957 e i lavori durarono fino
al 1960. Dunque tra guerra, questioni finanziarie e
verifiche tecniche, un intervento ideato a metà
degli anni Venti si era tradotto in progetto negli
anni Quaranta ed era stato “cantierato” e
completato alla fine degli anni Cinquanta.
Il fatto è che le società elettriche, pur avendo in
molti casi progetti di sfruttamento totale dei
bacini da realizzare attraverso opere
estremamente complesse, avviavano i vari cantieri
man mano che si raggiungevano per ciascuna
opera le necessarie condizioni di economicità
produttiva. Se fino al 1945 erano state realizzate
161 dighe per usi idroelettrici, nel
venticinquennio 1946-1970 ne furono costruite
altre 149. Di qui la previsione, esplicitata da
Angelini nel 1947, di un aumento di costo del
kWh idroelettrico: man mano che la domanda si
espandeva, era necessario aumentare la potenza
installata, e per farlo era necessario avviare lavori
per impianti sempre più difficili e costosi, con
riflessi inevitabili anche sul costo dell’energia
distribuita, nonostante i contributi statali, che
coprivano a volte anche il 40% delle spese. Con
le nuove centrali il grado di sfruttamento delle
risorse idrauliche italiane passava dal 40% del
1945, a oltre l’80% del 1962. Un’altra conferma
che qualunque ulteriore crescita doveva venire da
altre fonti.
when the rivers were dry. The water discharged
by the Soverzene power station were then
channeled through a canal to Lake Santa Croce
and the basins beyond, with the related power
plants that the SADE had constructed at the
beginning of the century. The project was
approved after the end of the Second World War,
the related inspections were begun in 1949, and
in the 1950s the land was expropriated and the
construction sites prepared. The ministerial
approval came through in 1957 and the work
lasted until 1960. Thus, with a war, financial
questions, and technical inspections, an idea
conceived in the middle of the 1920s had been
translated into a project in the Forties and turned
into a construction site and completed at the end
of the Fifties.
The fact is that even though in many cases the
electricity companies had projects for the total
exploitation of the basins – to be achieved through
extremely complex works – they set up the various
construction sites gradually as the necessary
conditions of productive cost-effectiveness were
attained for each work. While as of 1945, 161
dams had been constructed for hydroelectric
purposes, in the twenty-five year period 1946-1970
149 others were built. Thus the prediction made by
Angelini in 1947 that the cost of a hydroelectric
kWh would increase: as demand grew, it was
necessary to increase the installed capacity, and to
do so it was necessary to start works on
increasingly difficult and costly plants, with
inevitable repercussions on the cost of the energy
distributed in spite of government subsidies, which
covered up to 40% of the expense. With the new
power plants, the degree of exploitation of Italy’s
hydraulic resources increased from 40% in 1945 to
more than 80% in 1962. This constituted further
confirmation that any additional growth had to
come from other sources.
L’Enel
e lo sviluppo
delle fonti
rinnovabili.
L’eredità idroelettrica
La legge sulla nazionalizzazione dell’industria
elettrica fu approvata nel dicembre 1962, dopo
una battaglia politica durata quindici anni, e
l’Enel iniziò a esistere con il nuovo anno.
L’inverno 1962-1963 fu un periodo di magra e
Arnaldo Maria Angelini, direttore generale del
nuovo ente elettrico, si trovò a fronteggiare una
situazione delicata, tanto più che non sarebbe
stato un buon biglietto da visita per l’ente sorto
dalla nazionalizzazione presentarsi al pubblico
con un razionamento dei consumi.
109
Enel
and the
Development
of Renewable
Energy Sources.
The Hydroelectric Inheritance
Following a fifteen-year-long political struggle,
the law on the nationalization of the electricity
industry was approved in December 1962, and
Enel came into being at the beginning of the
new year. The winter of 1962-63 marked a
period of low water, and Arnaldo Maria Angelini,
the general manager of the new electricity
company, was faced with a difficult situation. As
a company created by the nationalization, Enel
would have damaged its image if it had started
off by rationing consumption. In his Report on
Uno scorcio dell’impianto di Larderello, 1965.
View of the Larderello plant, 1965.
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
Estratto dalla rassegna stampa sulla nazionalizzazione
dell’energia elettrica, febbraio 1963.
Newspaper articles on the nationalization of the
electricity industry, February, 1963.
“L’attenzione della Direzione dell’Ente appena
costituito – scriveva Angelini nella Relazione sul
primo anno di attività – dovette concentrarsi
sulla situazione determinatasi nello scorso
inverno”. La scarsa disponibilità era dovuta
soprattutto a “scarsa idraulicità nell’Italia
settentrionale (dove sono concentrati impianti
idroelettrici di produzione per una capacità di
produzione pari al 70% di quella nazionale) nel
periodo estate-autunno del 1962; drastica
riduzione delle portate nel periodo invernale
dovuta al freddo eccezionale per intensità e
durata”.
110
Il freddo eccezionale aveva investito tutta
l’Europa, provocando non solo una diminuzione
delle disponibilità idroelettriche in tutto il
continente, ma anche una riduzione nella
produzione delle maggiori centrali
termoelettriche, che venivano rifornite di
combustibile attraverso vie d’acqua rese
impraticabili dal gelo. Inoltre il freddo aveva
causato un forte aumento dei consumi nei paesi
dove queste centrali si trovavano, riducendo la
loro capacità di esportazione e quindi la
possibilità per l’Italia di rifornirsi all’estero. Infine,
gli addetti alle miniere di carbone francesi erano
in sciopero, ciò che aveva limitato la produzione
termoelettrica in quel paese, con ulteriori
ripercussioni sulle possibilità di forniture elettriche
all’Italia. “La crisi – scriveva ancora Angelini –
nonostante tutto avrebbe potuto essere superata
se gli scioperi verificatisi nel 1962 nelle industrie
elettromeccaniche non avessero provocato
notevoli ritardi nella consegna del macchinario dei
nuovi impianti di produzione la cui entrata in
the first year of operations, Angelini wrote: “The
attention of the company’s management had to
focus on the situation that had arisen during the
previous winter”. The shortage was mainly due
to “the scarce rainfall in northern Italy (where
hydroelectric plants accounting for 70% of the
national production are located) during the
summer and fall of 1962 and to a drastic
reduction of flows in the winter months because
of the exceptionally intense and long-lasting cold
weather”.
The cold weather affected all of Europe, causing
not only a decrease in hydroelectric availability
throughout the continent, but also a production
decrease at the major thermoelectric plants,
because the waterways by which fuel was
transported were made impassable by the cold
weather. Furthermore, the cold had caused a
Presentazione del Bilancio
di esercizio dell’Enel. Al centro,
Vito Antonio Di Cagno, presidente
e alla sua sinistra, Arnaldo Maria
Angelini, direttore generale.
Roma, 1964.
Presentation of Enel’s financial
statements: in the middle Vito
Antonio Di Cagno, Chairman, and
on his left Arnaldo Maria Angelini,
General Manager, Rome, 1964.
funzione era programmata per l’inizio
dell’inverno”.
Se in Italia si erano potute evitare misure di
razionamento dei consumi elettrici lo si era
dovuto “solo alla interconnessione esistente fra
tutte le zone del paese e alla regolarità della
marcia in parallelo di tutti gli impianti sulla rete
primaria interconnessa, ciò che ha consentito
trasferimenti massicci di energia e di potenza dal
Sud al Nord, particolarmente colpito dalla crisi
idrologica”. Chiamata a svolgere “una azione
eccezionale di coordinamento”, l’Enel dava i
dovuti riconoscimenti allo “spirito di
cooperazione con cui i dirigenti delle ex aziende
[nazionalizzate] hanno assecondato le direttive
della direzione generale dell’ente”. L’emergenza
poneva così all’ordine del giorno dell’Enel alcune
riflessioni sull’urgenza delle opere di sistemazione
ed estensione della rete primaria e secondaria,
sulle politiche per il personale assorbito dalle ex
società elettriche, e infine sul ruolo futuro della
produzione idroelettrica, nel contesto di un
sistema elettrico in trasformazione.
A questo proposito, le prospettive indicate
dall’Enel di Angelini erano molto chiare già a
conclusione del primo anno di esercizio, ed erano
ampiamente motivate e delineate nella Relazione
già citata, consegnata dal direttore generale al
Consiglio d’amministrazione nel marzo 1964. Nel
fotografare la produzione Enel del 1963, Angelini
large increase in consumption in the countries
where these plants were located, reducing their
export capacity and, therefore, Italy’s chances of
obtaining supplies from abroad. Finally, the
French coal miners were on strike, which limited
the country’s thermoelectric production, with
further repercussions on Italy’s chances of
receiving foreign supplies of electricity. “In spite
of everything”, wrote Angelini, “the crisis could
have been overcome if the 1962 strikes of the
electromechanical industry had not caused
substantial delays in the delivery of the
machinery for the new production plants, which
were supposed to come into service in early
winter.”
The fact that Italy had avoided having to ration
electricity was due “only to the existing
interconnection between every part of the
country and to the regular parallel operation of
all the plants on the interconnected primary
network, which allowed transfers of massive
amounts of energy and power from the South
to the North, which was particularly badly hit by
the water crisis”. Called to perform “an
exceptional act of coordination”, Enel gave the
acknowledgement due to the “spirit of
cooperation with which the executives of the
old [nationalized] firms followed the directives of
the general management of the new company.”
Thus the emergency obliged Enel to reflect on
111
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
evidenziava la perdurante prevalenza dell’energia
idroelettrica (poco meno del 65% del totale), la
stabile presenza del geotermico (poco più del
5%) e il crescente contributo del termoelettrico
da combustibili fossili (circa il 30%), quest’ultimo
in gran parte alimentato da olio combustibile
importato; l’energia nucleare, conteggiata nella
quota termoelettrica, era assolutamente
marginale alla fine del 1963, essendo entrato in
funzione il solo impianto di Latina negli ultimi
mesi di quell’anno. “Sono state trascurate altre
fonti, quali ad esempio l’energia eolica –
aggiungeva Angelini – perché non è prevedibile
che diano un contributo apprezzabile alla nostra
produzione almeno nei prossimi anni”.
Dopo aver richiamato i fattori che avevano
112
the urgent need to upgrade and extend the
primary and secondary networks, on its policies
regarding the personnel that had been absorbed
from the former electrical companies, and on
the future role of hydroelectric production as
part of an electrical system that was being
transformed.
In this regard, the prospects suggested by
Angelini’s Enel were very clear already by the
end of the first year, and were extensively
explained and delineated in the edition of the
Report presented by the General Manager to the
Board of Directors in March 1964. In his
description of Enel’s production in 1963, Angelini
emphasized the enduring dominance of
hydroelectric energy (accounting for only slightly
less than 65% of the total), the
stable presence of geothermal
energy (slightly over 5%), and the
growing contribution of
thermoelectric energy generated
from fossil fuels (about 30%)
consisting mainly of imported fuel
oil. Nuclear energy, which was
included in the thermoelectric
share, was absolutely marginal in
late 1963, because the plant in
Latina, which began to produce in
the last months of that year, was
the only one in operation. “We
have neglected other sources of
energy, such as, for example,
wind,” Angelini added, “because it
is not foreseeable that they will
contribute significantly to our
production, at least in the next few
years.”
Cascata dello sfioro d’acqua
della diga di Gurzia. L’impianto
alimenta la centrale idroelettrica
di Ponte Preti, 1968.
Waterfall of the spillway of the Gurzia
dam, the plant feeding the Ponte Preti
power station, 1968.
Addetti al controllo dell’impianto
alla diga di Pavana, 1968.
Technicians in charge of overseeing
the plant at the Pavana dam, 1968.
portato alla forte quota di
produzione idroelettrica
caratteristica del sistema
italiano, Angelini proseguiva:
“Oggi la situazione è
sostanzialmente mutata, perché
non più di una quindicina di
miliardi di kWh potranno essere
prodotti annualmente dagli
impianti ancora realizzabili a
condizioni economiche non proibitive, mentre nel
corso di circa 8 anni (massimo 10) la produzione
attuale [in tutta Italia circa 70 miliardi di kWh nel
1963, più di 45 dei quali prodotti dall’Enel, e il
resto da autoproduttori, aziende non ancora
trasferite all’Enel e aziende municipalizzate] dovrà
raddoppiare per soddisfare le necessità del
consumo”. La Relazione proseguiva indicando le
differenze tra il costo d’installazione del kW
idroelettrico e termoelettrico (quest’ultimo
costava da un sesto a un quinto del primo) e le
spese d’esercizio delle centrali (dove l’energia
dell’acqua risultava decisamente più economica),
nonché la competitività economica
dell’ammodernamento degli impianti idroelettrici
esistenti anche rispetto al kWh termico.
Angelini rilevava poi che alle “magre eccezionali”
dell’energia idraulica corrispondevano fenomeni
analoghi nell’approvvigionamento di combustibili
fossili, per complicazioni internazionali, o più
spesso per impedimenti nei trasporti dovuti a
circostanze meteorologiche avverse o a scioperi, e
concludeva per la sostanziale neutralità di questo
fattore nelle valutazioni di competenza dell’Enel:
“Si osserva, e non a torto, che le ‘magre
eccezionali’ delle termiche non sono meno
frequenti di quelle idrauliche”. Un altro elemento
ricordato nella Relazione erano i forti vincoli
finanziari gravanti sull’ente elettrico e la difficoltà
di reperire i capitali occorrenti per la costruzione
After recalling the factors that
had led to the large share of
hydroelectric production, which
characterized the Italian system,
Angelini continued: “The
situation today has changed
fundamentally, because the
plants that can still be
constructed at conditions that
are not economically prohibitive
will be able to produce no more than
approximately fifteen billion kWh annually,
while over the next 8 to at most10 years the
current production [about 70 billion kWh in all
of Italy in 1963, of which over 45 were
produced by Enel and the rest by selfproducers, companies that had not yet been
transferred to Enel, and municipally-owned
companies] will have to double to meet the
demand.” The Report went on to show the
difference between the installation costs of a
hydroelectric kW and a thermoelectric one –
with the latter costing between a sixth and a
fifth of the former – and the operating
expenses of the power plants, where water
energy proved to be decidedly more costeffective, as well as the economic
competitiveness of modernizing the existing
hydroelectric plants even with respect to a
thermal kWh.
Angelini then pointed out that the periods of
“exceptional scarcity” of hydraulic energy were
matched by similar phenomena in the supply of
fossil fuels because of international complications
or – more often – impediments in transportation
resulting from adverse weather conditions or
strikes. Angelini concluded that this factor did not
particularly affect Enel’s evaluations: “We
observe, and rightly so, that the periods of
‘exceptional scarcity’ of thermal energy are not
113
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
114
dei nuovi impianti, pur temperando questi vincoli
con la considerazione che il danno che sarebbe
derivato al Paese dalla mancanza dell’energia
necessaria alla crescita e allo sviluppo era
incommensurabilmente maggiore di quello
causato da eventuali eccessi di deficit legati agli
investimenti elettrici.
Si ricordava infine come il ruolo della produzione
termoelettrica fosse cambiato dopo il secondo
conflitto mondiale, divenendo la base della
disponibilità normale e non più una riserva
integrativa. “Questa evoluzione – spiegava
Angelini – comportava una modifica nei criteri di
esercizio: le centrali termoelettriche infatti danno
il migliore risultato economico se funzionano con
continuità nel corso dell’anno, e i nuovi impianti
termici furono perciò progettati per erogare la
base del diagramma, mentre i nuovi impianti
idroelettrici cominciarono a essere regolarmente
corredati – a meno che non vi fossero difficoltà
insuperabili – di un serbatoio settimanale o
giornaliero, in modo da poterli utilizzare per
produrre principalmente la potenza e l’energia
diurne”. L’industria elettromeccanica italiana si
era rapidamente attrezzata per la nuova
situazione, sicché “già per la seconda
generazione [di centrali termoelettriche] si poté
contare su macchinario prodotto, almeno in gran
parte, in Italia”.
Alla luce di questi elementi, il
programma delineato dall’Enel
per lo sviluppo del sistema
elettrico italiano cercava di
Particolare del gruppo turbinaalternatore nella sala macchine
della centrale geotermoelettrica
di Gabbro, 1965.
Detail of the turbine-alternator
unit in the engine room of the
Gabbro geothermal power plant,
1965.
less frequent than those of hydraulic energy”. The
Report also mentioned the substantial financial
obligations that burdened the electrical company
and the difficulty of raising the capital needed to
construct new plants. However, he played down
these obligations with the observations that the
damage to the country that would result from a
lack of the energy required for growth and
development would be incomparably greater
than any deficit excesses connected with
investment in electricity.
Finally, Angelini recalled how the role of
thermoelectric production – which had been a
supplementary reserve of energy – had changed
after the Second World War, when it became the
source of normal availability. “This evolution,”
Angelini explained, “entailed a change in our
operating criteria. In effect, thermoelectric plants
give the best economic results if they operate
regularly over the course of the year. The new
thermal plants were therefore designed to supply
the base load, while the new hydroelectric plants
began to be regularly equipped – except in cases
where there were overwhelming difficulties –
with a weekly or daily reservoir, so they could be
utilized primarily to produce daytime power and
energy.” The Italian electromechanical industry
had quickly taken measures to deal with the new
coniugare i vincoli economici e le fonti d’energia
nazionali con l’imperativo di fronteggiare
l’aumento del fabbisogno legato all’espansione
del sistema industriale: per coprire la crescita dei
consumi era prevista la costruzione di nuovi
impianti termoelettrici, mentre i nuovi impianti
idroelettrici sarebbero stati avviati man mano che
se ne verificava la convenienza economica. Era
invece previsto un programma ampio e graduale
di rinnovamento degli impianti idroelettrici
esistenti per adeguarne le caratteristiche e i costi
di gestione attraverso l’aumento della potenza
unitaria dei gruppi di generazione, la dotazione di
impianti di pompaggio, e la graduale
automazione dell’intero parco, man mano che si
rendeva tecnicamente possibile. Riguardo alla
produzione geotermica si riteneva che la
possibilità di reperire nuove sorgenti di vapore
fosse sufficiente a mantenerne la quota
percentuale sulla produzione, ma non ad
accrescerla.
Prendendo atto della necessità, inevitabile
nell’immediato, di importare combustibili fossili
(soprattutto petrolio e gas), non si programmava
tuttavia la costruzione di nuove centrali nucleari
nel breve periodo, ma si prevedeva di sostituire
con esse una larga quota di produzione
termoelettrica tradizionale soltanto dopo che il
Veduta dell’impianto geotermico di Larderello, 1970.
View of the Larderello geothermal plant, 1970.
situation, so that “by the second generation [of
thermoelectric plants], you could already count
on machinery produced, at least for the most
part, in Italy”.
In light of these facts, the plan outlined by Enel
for the development of the Italian electricity
system tried to reconcile its economic obligations
and domestic sources of energy with the
increasing requirements caused by the expansion
of the industrial system. New thermoelectric
plants were planned to cover the increase in
consumption, while new hydroelectric plants
would be started up as soon as they became
economically advantageous. An extensive,
gradual program of renovation, instead, was
planned for the existing hydroelectric plants. The
program aimed at adjusting the characteristics
and operating costs of the plants by increasing
the power of the production units, equipping
power plants with pumping stations, and
gradually automating all the plants. As far as
geothermal production was concerned, it was
thought that it would be possible to find enough
new sources of steam to maintain, but not
115
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
Copertina di “Illustrazione Enel” del maggio 1965.
A destra, pubblicazione edita in occasione
dell’inaugurazione degli impianti idroelettrici
del Moncenisio, 1971.
Cover of the May 1965 issue of “Illustrazione Enel”.
On the right: a special publication for the
inauguration of the Moncenisio hydroelectric plants,
1971.
116
kWh nucleare avesse raggiunto la competitività
economica; si riteneva che ciò non potesse
avvenire prima del 1970, e anche allora solo per
determinati impieghi. Verso questa scelta
convergevano anche i vincoli finanziari dell’ente,
che non permettevano di affrontare subito i nuovi
consistenti investimenti che un incremento
immediato degli impianti nucleari avrebbe
richiesto. Quanto allo sviluppo di altre fonti di
energia, il loro potenziale contributo non era
ritenuto significativo al momento; come si vedrà,
esse restavano comunque oggetto di ricerca da
parte dell’Enel, soprattutto in collaborazione con
il CNR, con il CNEN e con industrie e istituti
universitari.
Fino all’inizio dagli anni Settanta lo sviluppo del
sistema elettrico italiano fu in linea con il
programma del 1964. Le crisi petrolifere della
increase, its percentage of the total production.
Although the imminent necessity of importing
fossil fuels – especially oil and gas – was
acknowledged, there were no plans to construct
new nuclear plants in the near future. Instead, it
was planned that a large share of traditional
thermoelectric production would be replaced by
nuclear plants only after the nuclear kWh reached
economic competitiveness, and it was thought
that this would not happen before 1970, and
even then only for certain uses. This choice was
also influenced by the company’s financial
obligations, which did not allow it to make at
that time the substantial extra investments that
would have been required by an immediate
increase in nuclear plants. As far as the
development of other sources of energy is
concerned, their potential contribution was not
considered significant at the time. As we shall
see, however, they continued to be the subject of
research by Enel, mainly in cooperation with the
prima metà degli anni Settanta e il
raggiungimento della competitività economica
dell’energia nucleare (in anticipo rispetto alle
previsioni) spinsero però l’Enel ad avviare già nel
1968 la programmazione di nuovi impianti
nucleari. In seguito, la mancata attuazione di quei
programmi portò a una dipendenza accentuata
del sistema elettrico italiano dall’importazione di
combustibili fossili, non essendone stata possibile
la sostituzione nucleare nel medio-lungo periodo.
Non era questa ovviamente l’idea che aveva
portato alle scelte fatte nel 1964, anche se va
ricordato che all’indomani della nazionalizzazione
proprio la necessità e l’opportunità di investire
immediatamente in nuove centrali nucleari erano
state il punto focale delle divergenze tecniche e
politiche tra Angelini e Felice Ippolito, e tra le
componenti della maggioranza governativa
dell’epoca.
Per quanto riguarda le centrali idroelettriche,
invece, i programmi del 1964 rimasero validi, pur
con alcune modifiche, per tutto il periodo
successivo. Il numero dei nuovi impianti realizzati
dall’Enel è stato abbastanza contenuto: per
averne un’idea, si consideri che nel
venticinquennio 1971-1995 soltanto 18 nuove
dighe sono state realizzate per questo scopo,
contro le 149 del precedente venticinquennio
1946-1970. Il costante e significativo incremento
annuale della potenza idroelettrica installata è
stato conseguito soprattutto attraverso i
programmi di rinnovamento e automazione,
anche se la quota idroelettrica della produzione è
ormai inferiore al 15% del totale: l’ultimo anno di
prevalenza idroelettrica fu il 1965 (54%). La
disponibilità di energia geotermica infine, è stata
costantemente curata dall’Enel nel corso degli
anni, attraverso l’esplorazione di nuovi giacimenti
di vapore e l’ottimizzazione nell’uso di quelli già
noti; la crescita che si è verificata non è stata però
CNR, with the CNEN, and with universities and
other companies.
The development of the Italian electricity system
followed the 1964 plan until the early Seventies.
However, the oil crisis of the first half of that
decade and the attainment of economic
competitiveness by nuclear energy, which
occurred earlier than predicted, drove Enel to
begin plans for new nuclear plants as early as
1968. The subsequent failure to carry out those
plans made the Italian power system increasingly
dependent on imports of fossil fuels, because it
was not possible to replace these fuels with
nuclear power in the medium-long term. This was
obviously not the idea behind the choices made
in 1964, although we must remember that the
necessity and advisability of investing immediately
in new nuclear plants had been the focal point of
the technical and political divergences between
Angelini and Felice Ippolito, as well as between
the members of the governing majority in the
period after the nationalization.
As far as the hydroelectric plants were concerned,
instead, the plans of 1964 remained effective –
except for a few modifications – throughout the
following years. The number of new plants
constructed by Enel was rather modest. To get an
idea, one must consider that in the quartercentury between 1971 and 1995 only 18 new
dams were built, compared to the 149 that had
been built in the previous quarter-century,
between 1946 and 1970. The constant and
significant annual increase of the installed
hydroelectric power was attained mostly through
renovation and automation programs, although
the hydroelectric share of production by then
constituted less than 15% of the total, the last
year of hydroelectric dominance being 1965
(54%). Finally, Enel constantly ensured supplies of
geothermal energy over the years by exploring
117
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
tale da mantenerne inalterata la quota sulla
produzione elettrica totale.
Dal trauma del Vajont
alle crisi petrolifere
118
Le prospettive della produzione idroelettrica nel
1964 erano rese ancora più problematiche dalla
percezione negativa dell’opinione pubblica, che
ne metteva in discussione la sicurezza e i costi
sociali. In quegli anni la situazione era
particolarmente delicata nel Nord-Est, cioè nella
zona che faceva capo alla SADE,
per gli allagamenti che nel 1953
avevano causato danni e problemi
nella valle dell’Adige e per le
polemiche innescate dalla
costruzione della grande diga del
Vajont. Verso la metà degli anni
Cinquanta, infatti, erano cominciati
nel comune di Erto e Casso i primi
espropri di terreni e abitazioni per
la costruzione della diga,
sollevando la protesta delle
amministrazioni locali e degli
abitanti della zona. Quel dibattito
riportava alla memoria delle
popolazioni alpine i disastri del
Gleno e di Sella Zerbino, e i disagi
veri o presunti provocati in varie
zone del Paese da impianti
idroelettrici.
Nel marzo 1959 una frana
interessò il lago di Pontesei (valle di
Lavori dopo il disastro del Vajont. Installazione di due
batterie di pompe idrauliche in serie per contenere
l’innalzamento del lago artificiale, 1964.
Work after the Vajont disaster: installation of two
batteries of serial hydraulic pumps to contain the rise
of the artificial lake, 1964.
new sources of steam and optimizing the use of
the already known ones. The increase attained,
however, was not enough to maintain its share of
the total electricity production.
From the Vajont Disaster
to the Oil Crises
The prospects of hydroelectric production in
1964 were made even more problematic by
the negative perception of public opinion,
which questioned its safety and social costs. In
Zoldo), che alimentava la centrale omonima,
appartenente al sistema Piave-Boite-Maè-Vajont;
nel febbraio 1960 fu effettuato il primo invaso
della diga del Vajont, ma nel novembre successivo
una frana staccatasi dal Monte Toc precipitò nel
bacino. Questa seconda frana causò parecchio
allarme sia tra i responsabili della diga che nella
popolazione. I primi commissionarono una serie
di studi di carattere geologico e idraulico al fine
di verificare gli effettivi livelli di rischio connessi
all’impianto e ottenere indicazioni circa le cautele
da adottare per poter utilizzare il bacino senza
conseguenze indesiderate. L’allarme della
popolazione fu invece ripreso da Tina Merlin,
giornalista de “l’Unità” (allora organo del Partito
Comunista Italiano), che però trovò un limitato
ascolto, e soltanto negli ambienti politici legati
all’opposizione. Come è noto, alle 22.39 del 9
ottobre 1963 una frana gigantesca si staccò dal
Monte Toc precipitando nel bacino artificiale.
Il disastro provocò la morte di circa 2.000
persone, la distruzione di alcune frazioni
sovrastanti il lago del Vajont nel comune di Erto e
Casso, e a valle dell’invaso la distruzione totale
dei paesi di Longarone, Pirago, Maè, Villanova e
Rivalta, nonché gravi danni in altri abitati e
comuni (Codissago, Castellavazzo, Fortogna,
Dogna e Provagna); anche altre aree a valle della
diga furono colpite in diversa misura, dai comuni
di Soverzene e Ponte nelle Alpi, fino alla stessa
città di Belluno, dove fu distrutta la borgata di
Caorera e allagata quella di Borgo Piave. Una
tragedia ancor più grave si sarebbe verificata se
fosse crollata la diga, che però rimase al suo
posto resistendo alla massa d’urto della frana.
Non è questa la sede per ripercorrere, neppure
sommariamente, le contrastate conclusioni degli
studi e delle perizie che hanno accompagnato i
vari gradi dei giudizi penali e civili seguiti alla
tragedia: esiste su questo un’ampia bibliografia
those years, the situation in the North-East –
the area that depended on the SADE – was
particularly difficult because of the 1953
floods, which had caused problems and
damage in the Adige Valley, and the debate
sparked by the construction of the large
Vajont dam. In effect, the first expropriations
of land and homes to make way for the
construction of the dam had begun in the
mid-Fifties in the municipality of Erto e Casso,
arousing protests from the local authorities
and residents. The debate reminded the Alpine
residents of the Gleno and Sella Zerbino
disasters, and of the real and alleged
difficulties caused by hydroelectric plants in
various parts of the country.
In March 1959, a landslide hit Lake Pontesei, in
the Zoldo Valley, which supplied the plant of the
same name, a part of the Piave-Boite-Maè-Vajont
system. The first reservoir of the Vajont dam was
completed in February 1960, but the following
November a landslide from Mount Toc
plummeted into the reservoir. This second
landslide greatly alarmed both those in charge of
the dam and the local population. The former
commissioned a series of geological and
hydraulic studies to verify the actual risk level of
the plant and to get some idea of the
precautions that needed to be taken in order to
utilize the reservoir without undesired
consequences. The alarm of the local inhabitants,
instead, was reported by Tina Merlin, a journalist
for “l’Unità” – at the time an organ of the Italian
Communist Party – but received little attention,
and only from the political opposition at that. As
is well known, at 10:39 p.m. on October 9,
1963, a huge landslide came down from Mount
Toc and plummeted into the artificial reservoir.
The disaster caused the death of approximately
2,000 people, destroyed several of the hamlets
119
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
che copre sia gli aspetti tecnico-scientifici che
quelli storici e politici.
120
Quel che qui interessa sono invece i riflessi di quel
drammatico evento nel rapporto con l’opinione
pubblica. Non mancarono i tentativi di attribuire
alla nazionalizzazione la responsabilità del
dramma: secondo questo punto di vista, la legge
del 1962 avrebbe innescato una “corsa al
collaudo” degli impianti per ottenere un
incremento degli indennizzi a favore delle ex
aziende elettriche, provocando comportamenti
avventati nella gestione dell’invaso; inoltre l’Enel
non avrebbe saputo reagire ai segnali di allarme
con la stessa prontezza con cui avrebbe reagito
un’azienda privata. Si tratta di tesi la cui
inconsistenza è stata dimostrata in varie sedi. Altri
sostengono, da un punto di vista opposto, che la
SADE non avrebbe mai dovuto costruire la diga, o
che dopo le frane del marzo 1959 e del
novembre 1960 avrebbe dovuto rinunciare al suo
uso. Anche in questo caso, di fronte agli studi
geologici preliminari e ai risultati delle ulteriori
valutazioni richieste all’Università di Padova
difficilmente i tecnici della SADE avrebbero
potuto effettuare una scelta così estrema.
Tuttavia, benché gli esiti processuali abbiano
escluso (penalmente parlando) la prevedibilità
della tragedia, esiste oggi un largo consenso
storico sul fatto che alcuni dati di rischio
geologico dell’area e alcuni segnali premonitori
siano stati male interpretati. La Relazione del
196417 dedicava ampio spazio alla tragedia del
Vajont, ricordando il personale dell’Enel che aveva
perso la vita nel disastro e riportando le
conclusioni di due inchieste tecniche promosse
dal Ministero dei Lavori Pubblici e dalla stessa
Enel, le quali sottolineavano il carattere
straordinario e irripetibile delle coincidenze
negative che avevano concorso a determinare la
overlooking the Vajont lake in the municipality
of Erto e Casso, and, downstream, completely
destroyed the towns of Longarone, Pirago,
Maè, Villanova, and Rivalta, as well as causing
serious damage in other hamletss and
municipalities (Codissago, Castellavazzo,
Fortogna, Dogna, and Provagna). Other areas
downstream from the dam were also damaged
to various extents, from the municipalities of
Soverzene and Ponte nelle Alpi all the way to
the city of Belluno itself, where the suburb of
Caorera was destroyed and the suburb of
Borgo Piave was flooded. An even larger
tragedy would have occurred if the dam had
collapsed, but it resisted the landslide’s impact
and held up. This is not the place to go over,
even briefly, the conflicting conclusions of the
studies and surveys that accompanied the
various penal and civil proceedings following
the tragedy. On this subject, there is an
extensive bibliography that covers the technical
and scientific, as well as the historical and
political, aspects of the event.
What is of interest here are the repercussions of
the tragic event on public opinion. There was
no lack of attempts to blame the tragedy on
the nationalization. According to this point of
view, the law of 1962 had triggered a “race to
test” the plants, so that the former electricity
companies could obtain increased
compensation, causing reckless behavior in the
management of the reservoir. Furthermore, it
was said that Enel had not been able to react
to the alarm signals with the promptness of a
private company. The groundlessness of these
arguments has been proven many times. From a
different perspective, others maintained that
the SADE should have never built the dam, or
should have stopped using it after the
catastrofe. Purtroppo, la conseguenza di tutto
questo fu di generare una diffidenza da parte
delle popolazioni verso i pareri espressi dagli
esperti, che ha poi pesato su tutte le valutazioni
di rischio e/o di impatto ambientale fatte
predisporre dall’Enel o da altre aziende.
Sulla qualità della progettazione e costruzione
della diga, invece, non può esservi alcun dubbio,
vista anche la tenuta del manufatto, già ricordata,
sotto la spinta della frana. Meno di un mese
dopo quel drammatico 9 ottobre, comunque, il
Consiglio d’amministrazione dell’Enel deliberò sia
di accertare l’utilizzabilità del bacino e le misure
occorrenti, in ogni caso, per la sua messa in
sicurezza, sia di “adottare i provvedimenti
organizzativi intesi a rendere più rigorosa la
sistematica vigilanza su tutti gli impianti
dell’Enel”. A tale scopo fu nominata una
Commissione dei grandi bacini, che suggerì varie
landslides of March 1959 and November 1960.
However, in this case it is unlikely that the SADE
engineers could have made such a drastic
decision, given the results of the preliminary
geological studies and the additional
investigations the University of Padua had been
requested to carry out.
However, although the outcomes of the trials
excluded – from the penal point of view – that
the tragedy could have been predicted, there is
now a broad historical consensus that several
data regarding the geological risks of the area
and several warning signals were
misinterpreted. The Report of 196417 dedicated
ample space to the Vajont tragedy,
commemorating the Enel workers who had lost
their lives in the disaster and reporting the
conclusions of two technical investigations
promoted by the Ministry of Public Works and
by Enel itself, which emphasized the
extraordinary and unique nature of the negative
coincidences that had led to the catastrophe.
Unfortunately, the consequence of all this was
to generate mistrust in the local population
towards the opinions expressed by the experts,
Comunicazione della
delibera del Consiglio
di Amministrazione dell’Enel
al presidente della Società
Montecatini-Edison.
Restituzione dell’impianto
del Vajont e rettifica
dell’indennizzo ex SADE.
A destra, il primo foglio della
delibera, 1963.
Letter to the chairman
of Montecatini-Edison
regarding the resolution
of Enel’s Board of Directors:
return of the Vajont
plant and adjustment
of the ex-SADE compensation.
On the right: the first page
of the resolution, 1963.
121
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
122
opere necessarie sia nel bacino del Vajont, sia per
la sicurezza degli altri invasi presi in gestione
dall’Enel. Ed è stato l’Enel, dopo la catastrofe e
fino ad oggi, a gestire la messa in sicurezza della
diga e del bacino ormai inutilizzabile.
Vale la pena di notare, a questo punto, che dopo
la catastrofe del Vajont non si è verificato nessun
ulteriore evento negativo a carico di dighe
collegate a impianti idroelettrici. Per quanto
riguarda in generale gli impianti di produzione
elettrica, inoltre, è opportuno ricordare che
nessuna centrale Enel, di qualunque tipo, ha dato
luogo a disastri dal momento della
nazionalizzazione a oggi, ivi compresi gli impianti
nucleari, che sono stati soggetti a comportamenti
di grande rigore dal punto di vista della sicurezza,
con tutte le fermate necessarie per manutenzioni
ordinarie e straordinarie, fino al fermo generale
seguito al referendum del 1987. Ciò non significa
che la realizzazione delle centrali elettriche non
abbia in ciascun caso un impatto ambientale, che
spesso suscita l’opposizione delle popolazioni che
vivono sul territorio dove è localizzato
l’intervento.
L’atteggiamento negativo dell’opinione pubblica e
delle popolazioni colpite fu rafforzato dalle
vicende giudiziarie seguite al dramma del Vajont:
in sede penale furono necessari otto anni per i tre
gradi di procedimento, al termine dei quali gli
imputati furono assolti o condannati a pene
irrisorie; uno di loro, peraltro, si tolse la vita nel
1968, prima della conclusione del processo di
primo grado. In sede civile, la Montedison, che
aveva acquisito la SADE, fu condannata solo nel
1997 al risarcimento dei danni ai comuni colpiti.
Nel 2000 l’onere dei risarcimenti fu suddiviso in
tre quote paritetiche fra la Montedison, l’Enel e lo
Stato italiano; altro tempo è stato necessario per
giungere a un criterio di ripartizione degli
indennizzi tra i beneficiari, e solo nel 2003 le
which has influenced all subsequent risk and/or
environmental-impact evaluations
commissioned by Enel and other companies.
There can be no doubts, however, about the
quality of the design and construction of the
dam, considering how it resisted the impact of
the landslide. Nevertheless, less than a month
after that tragic October 9, Enel’s Board of
Directors resolved both to verify the usability
of the reservoir, as well as the measures
needed in any case to make it safe, and to
“adopt organizational measures to make the
systematic surveillance of all of Enel’s plants
more meticulous”. This led to the creation of a
Commission for large reservoirs, which
recommended that various necessary works be
carried out, both in the Vajont reservoir and
for the safety of the other reservoirs managed
by Enel. And ever since the tragedy, Enel has
been in charge of the safety of the dam and
the reservoir that had become unusable.
At this point, it is important to recall that since
the Vajont catastrophe there has not been a
single negative event at any kind of dam.
Furthermore, as far as the electricity plants are
concerned, it must be pointed out that ever
since the nationalization, no Enel plant has
caused disasters. This includes nuclear plants,
which were subjected to strict security
measures, with all the stops necessary for
ordinary and extraordinary maintenance, until
the general stop resulting from the 1987
referendum. However, this does not mean that
in every case the construction of electricity
plants does not have an environmental impact,
which often arouses the opposition of the
people who live in the area where the
construction takes place.
Particolare della centrale di Fadaldo, 1971.
Detail of the Fadaldo powr plant, 1971.
123
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
amministrazioni comunali interessate hanno
avuto accreditate le corrispondenti somme di
denaro. Per quanto riguarda gli indennizzi ai
privati, poi, ancora nel 2009 il sindaco di Erto e
Casso ha sollecitato la corresponsione di somme
dovute in base alle norme varate dopo la
catastrofe.
Fino alla metà degli anni Settanta i principali
movimenti di opposizione alla localizzazione di
centrali riguardavano impianti idroelettrici: alcuni
di essi ebbero anche eco nazionale. L’episodio più
noto dopo la tragedia del Vajont fu il cosiddetto
“terremoto di Entracque”: la vicenda riguardava
lo sfruttamento del bacino della Valle Gesso, una
delle valli della fascia alpina cuneese. Anche in
questo caso l’utilizzazione del bacino era stata
progettata nel primo dopoguerra (1918), e dopo
varie vicende burocratiche i lavori erano stati
124
Schema di bilancio energetico della Comunità Economica
Europea, 1972.
Schematic energy report of the European Economic
Community, 1972.
The negative attitude of public opinion and of
those affected by the catastrophe was
reinforced by the judicial proceedings that
followed the Vajont tragedy. The three degrees
of penal proceedings took eight years, after
which the defendants were either acquitted or
given ridiculously light sentences, although one
of the defendants committed suicide in 1968,
before the end of the first-degree trial. As far
as the civil proceedings are concerned,
Montedison – which had acquired the SADE –
was sentenced only in 1997 to pay
compensation for the damage to the affected
municipalities. In 2000, the onus of the
compensation was divided into three equal
parts among Montedison, Enel, and the Italian
government. More time was required to reach
an agreement on the distribution of
compensation among the
beneficiaries, and the local
governments involved
received the allotted sums
only in 2003. As far as
private compensation was
concerned, as late as 2009
the mayor of Erto e Casso
pressed for the payment of
sums that were owed in
accordance with the
regulations established after
the catastrophe.
Until the mid-Seventies, the
main movements opposed to
the construction of power
stations focused on
hydroelectric plants, with a
few of them causing a
national stir. The most
famous episode following the
Vajont tragedy was the so-
Dati principali della gestione
Enel dal 1963 al 1972. Grafico
tratto dalla relazione del
Consiglio di Amministrazione
dell’Enel sul Bilancio
dell’esercizio 1972.
iniziati nel giugno 1960:
l’insieme delle opere da
realizzare prevedeva fra
l’altro una centrale in
caverna (a Entracque), lo
sfruttamento di un lago
naturale e di un serbatoio
artificiale da ottenere
mediante due sbarramenti,
una complessa rete di
condotte forzate e canali di
gronda, varie altre opere di
viabilità e di rete, in parte all’aperto, in parte in
caverne e cunicoli sotterranei.
Nella zona di Entracque si verificarono, a partire
dal 1966 tremiti, boati, brontolii sotterranei e
infine, a periodi alterni, anche vere e proprie
scosse telluriche. I contrasti tra la popolazione e
l’Enel si verificarono sull’interpretazione dei
fenomeni, che erano dovuti secondo l’ente
elettrico alla sismicità del luogo, mentre
secondo gli abitanti erano connessi alle perdite
d’acqua dovute a numerose rotture della
condotta di derivazione. La questione si
protrasse a lungo, finché tra il 1970 e il 1972 il
problema non fu risolto grazie ai lavori di
riparazione effettuati dall’Enel sulla condotta.
La questione del “terremoto” si protrasse
dunque per sei anni, ma assai più lunga fu la
durata dell’opposizione all’intero progetto
idroelettrico e in particolare ai canali di gronda
contro i quali si sviluppò una critica relativa
soprattutto agli aspetti paesaggistici e alla
compromissione delle attività turistiche della
zona. Analoga opposizione si registrò in
Piemonte anche ai progetti per la realizzazione
di impianti idroelettrici nelle Valli di Lanzo.
Con la crisi petrolifera del 1973 e con le difficoltà
di approvvigionamento determinatesi negli anni
successivi anche a seguito della quantità
Main data on Enel’s
performance from 1963
to 1972: a chart from the report
of Enel’s Board of Directors
on the financial statements
for 1972.
called “Entracque
earthquake”, which involved
the exploitation of the basin
of Valle Gesso, one of the
valleys in the Alps around
Cuneo. The use of the basin
had also been planned after the First World War
(1918), and, after a number of bureaucratic
vicissitudes, construction began in June 1960.
The plan included building a plant in a cave (in
Entracque), the exploitation of a natural lake and
an artificial reservoir by means of two dams, a
complex network of penstocks and gutters, and
various other work on roads and networks,
partly in the open air and partly in caves and
tunnels.
Starting in 1966, the Entracque area began to
experience shaking, booms, underground
rumbling, and finally, on and off, actual telluric
movements. The local residents and Enel
clashed over the interpretation of these
phenomena. According to the company, they
were due to the seismicity of the area, while
according to the inhabitants they were
connected with the water leakage caused by
numerous breaks in the diversion conduit. The
dispute went on until Enel made repairs on the
conduit between 1970 and 1972. The issue of
the “earthquake” lasted six years, but the
opposition to the whole hydroelectric project –
particularly to the gutters, which caused
criticism regarding the landscape and the
negative impact on tourism – lasted even
longer. Similar opposition took place in
125
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
126
crescente di olio combustibile da importare per
garantire il funzionamento delle centrali,
l’attenzione dell’opinione pubblica si spostò
gradualmente verso le altre fonti di energia. Alle
considerazioni economiche inizialmente prevalenti
nel dibattito pubblico si aggiunsero in seguito
motivazioni ambientali, che vennero a sovrapporsi
alla nascita dei movimenti antinucleari, sorti in
Italia con un certo ritardo rispetto a quelli di altri
paesi. Mentre però negli altri paesi industriali i
programmi nucleari nazionali non hanno subito
interruzioni e hanno raggiunto l’obiettivo di
sostituire un’ampia quota del termoelettrico
tradizionale, in Italia questo non si è verificato,
anche per la concomitanza negativa degli
incidenti di Three Mile Island (1979) e soprattutto
di Chernobyl (1987), che hanno avuto un forte
impatto emotivo sull’opinione pubblica, con
alcuni passaggi chiave per il rilancio del
programma nucleare italiano.
Il dibattito italiano, perciò, si è concentrato
dapprima sul risparmio energetico e sull’idea di
fonti “alternative”, intese in genere nella
comunicazione pubblica come alternative al
termoelettrico tradizionale e al nucleare; nella
seconda metà degli anni Settanta il termine è
stato anche ripreso (ovviamente nel suo
significato corretto) nella testata di “Fonti di
energia alternative”, una rivista bimestrale di
informazione sulle “tecnologie industriali
avanzate e applicazioni energetiche”. Solo in
seguito, con l’attenzione crescente per il
problema delle emissioni, collegato ai temi del
clima e dell’effetto serra, al concetto di fonti
“alternative” si è sostituito quello di fonti
“rinnovabili”. Questo concetto ha portato alcune
novità nel dibattito: fra queste la rivalutazione
“culturale” della fonte idroelettrica, fermo
restando che la sua residua capacità di
incremento rimane modesta. L’attenzione al
Piedmont with regard to the plans to build
hydroelectric plants in the Lanzo Valleys.
With the 1973 oil crisis and the increasing
difficulty of obtaining supplies – which was also
due to the rising quantity of imported fuel oil
needed to operate the plants – the attention of
public opinion shifted gradually towards other
sources of energy. The economic considerations
that had initially dominated the public debate
were joined by environmental ones, the latter
overlapping with the early antinuclear
movements, which began in Italy somewhat
later than in other countries. However, while in
other industrial countries the national nuclear
programs were not interrupted and attained
their objective of replacing a large share of
traditional thermoelectric energy, such has not
been the case in Italy. This was in part due to
the negative coincidence of the tragedies of
Three Mile Island (1979) and, especially,
Chernobyl (1987), which had a strong emotional
impact on public opinion, with several events
that were crucial for reviving the Italian nuclear
program.
The Italian debate therefore focused first on
energy conservation and on the idea of
“alternative” sources, generally understood in
public discourse as alternatives to traditional
thermoelectric and nuclear energy. In the second
half of the Seventies, the term appeared (with its
correct meaning) in the headline of the “Fonti di
energia alternative”, a bi-monthly magazine
covering “advanced industrial technologies and
energy applications”. Only later, with increasing
concern about the problem of emissions
connected with the issues of climate and
greenhouse effect, was the concept of
“alternative” replaced by that of “renewable”
sources. This concept introduced some new
perspectives to the debate, including the
Giocattolo semovente
a trazione di energia solare
di Giuseppe Della Torre,
Maslianico, 29 maggio 1961.
Giuseppe Della Torre’s selfpropelled toy powered by solar
energy, Maslianico,
May 29, 1961.
problema delle emissioni, inoltre, ha lentamente
riaperto il discorso sull’energia nucleare, stavolta
in collegamento e non in opposizione al discorso
sulle fonti rinnovabili.
Il ritorno dell’energia
solare ed eolica
Furono le esplorazioni spaziali a rilanciare la
ricerca sul fotovoltaico. Il contesto iniziale fu
quello dei Bell Labs, il mitico centro di ricerca
industriale sorto nell’ambito della più antica
società telefonica statunitense, culla del laser e
del transistor, per non dire che due dei suoi più
celebri brevetti. All’inizio degli anni Cinquanta, tre
ricercatori della Bell (Gerald Pearson, Darryl
Chapin e Calvin Fuller) misero a punto un nuovo
modello di cella solare, basato non sul selenio ma
sul silicio, che si rivelò subito come più
promettente dei modelli precedenti quanto a
rendimento energetico. L’attenzione pubblica
ottenuta dalla “batteria solare Bell” non avrebbe
però portato alcun risultato concreto, a parte la
prosecuzione della ricerca, se l’Anno Geofisico
Internazionale e il lancio dei primi satelliti non
avessero offerto un’occasione storica: non piaceva
infatti a nessuno l’idea che le apparecchiature dei
satelliti smettessero di funzionare dopo un paio di
settimane, come era accaduto agli Sputnik
“cultural” re-evaluation of
hydroelectric sources, it being
understood that its remaining
potential for growth was still
modest. Furthermore, the
focus on the issue of
emissions slowly revived the question of nuclear
energy, this time in connection, not in conflict,
with renewable sources.
The Return of Wind
and Solar Energy
Research on photovoltaic energy was revived by
the exploration of space. Early research was
conducted at the Bell Labs, the legendary
center for industrial research that was created
as part of the oldest American telephone
company, the cradle of the laser and the
transistor, to mention only two of its most
famous patents. In the early Fifties, three Bell
researchers (Gerald Pearson, Darryl Chapin, and
Calvin Fuller) developed a new solar-cell model
based not on selenium but on silicon, which
immediately proved to be more promising than
the previous models as far as energy yield was
concerned. However, without the momentous
opportunity provided by the International
Geophysical Year and the launch of the first
satellites, the public attention obtained by the
“Bell solar battery” would not have led to any
concrete results other than further research.
Indeed, no one liked the idea that the
equipment of the satellites stopped working
after a couple of weeks, as had been the case
127
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
128
sovietici, e come era inevitabile con le batterie
tradizionali.
Ciononostante non fu facile convincere gli enti
responsabili del primo programma di lanci ad
accettare a bordo la sperimentazione delle
batterie alimentate dal sole. Una volta vinta la
battaglia tecnico-burocratica, però, le batterie
solari diedero ottima prova; accettate in un primo
tempo come soluzione transitoria, in attesa che
fossero sviluppate le tecnologie nucleari previste
dai progettisti dei primi satelliti, le batterie
fotovoltaiche si affermarono poi come tecnologia
d’elezione per l’uso nello spazio. Dati i costi delle
attività spaziali, ciò forniva un mercato per
applicazioni praticabili economicamente. E così il
vasto campo di attività civile e militare dei satelliti,
dall’osservazione geografica e meteorologica alle
telecomunicazioni globali, trasformò una
tecnologia sperimentale in un prodotto
industriale. In tal modo nel corso degli anni
Sessanta il fotovoltaico si affermò, dando impulso
anche alle ricerche che lo avrebbero fatto tornare
sulla terra.
Questo cominciò ad avvenire nel 1969-1970,
grazie all’attività di Elliott Berman. Dopo più di
un decennio trascorso a lavorare sullo sviluppo di
materiali fotografici innovativi, Berman decise di
dedicarsi a questo nuovo ambito di ricerca con
alcune idee che avrebbero dovuto abbassare
drasticamente il costo delle celle
solari; queste idee incontrarono
l’interesse della Exxon, che
finanziò la Solar Power
Corporation, la società creata da
Berman. Il risultato fu raggiunto
attraverso una serie di
innovazioni nel processo
produttivo e nel disegno delle
celle e dei moduli fotovoltaici,
che ridussero il costo dei moduli
with the Soviet Sputniks, and as was inevitable
with traditional batteries.
Nevertheless, it was not easy to convince the
agencies responsible for the first space launch
program to accept trials of sun-powered
batteries on board. Once the technical and
bureaucratic battles had been won, however,
solar batteries stood the test extremely well.
Accepted at first as a temporary solution until
the nuclear technologies planned by the
designers of the first satellites could be
developed, solar batteries later became the
technology of choice for use in space. Given the
costs of the space program, a market was
created for economically viable applications.
Thus, a broad range of civil and military activity
connected with the satellites – from
geographical and meteorological observation to
global telecommunications – transformed an
experimental technology into an industrial
product. Thus photovoltaic energy established
itself over the course of the Seventies, also
giving a boost to the research that was to bring
it back down to earth.
This research began in 1969-1970, thanks to
Elliott Berman. After more than a decade spent
developing innovative photographic materials,
Berman decided to devote himself to this new
field of research. His ideas on how to drastically
reduce the cost of solar cells
sparked the interest of Exxon,
which acquired the Solar
Power Corporation, the
company created by Berman.
The result was achieved
through a series of innovations
Satellite Telstar della Bell
con celle solari per sperimentare
le comunicazioni satellitari, 1962.
Bell Telstar satellite with solar
cells to test satellite
communications, 1962.
stessi a un decimo di quello dei moduli usati
nello spazio. Questo aprì, nel corso degli anni
Settanta, un vasto campo di utilizzazione per i
nuovi moduli, che risultavano competitivi
ovunque si presentasse un fabbisogno elettrico
compatibile con la loro potenza in luoghi non
serviti da linee elettriche.
Negli Stati Uniti i primi acquirenti delle nuove
celle solari furono le società petrolifere,
dapprima per alimentare le luci di segnalazione
delle piattaforme petrolifere, servite in
precedenza da batterie chimiche costose e
ingombranti, poi per le installazioni occorrenti a
combattere la corrosione delle teste dei pozzi e
dei condotti nei campi di estrazione di petrolio e
metano. L’altro mercato che si aprì, con qualche
difficoltà, fu quello degli ausili alla navigazione,
in particolare per l’alimentazione delle boe di
segnalazione della Coast Guard. Verso la fine
degli anni Settanta, poi, il fotovoltaico fu
utilizzato per alimentare ripetitori e altri
componenti dei sistemi di telecomunicazioni.
Ovviamente questo tipo di applicazioni non
esistevano solo negli USA, e una volta indicato il
campo delle utilizzazioni possibili molti
in the production process and in the design of
the photovoltaic cells and modules, which
reduced the costs of the modules themselves to a
tenth of those used in space. This opened up in
the Seventies a broad range of use for the new
modules, which turned out to be competitive
wherever there was an electricity requirement
compatible with their power in places that were
not served by power lines.
In the United States, the oil companies were the
first to buy the new solar cells. At first they bought
them to run the signal lights on offshore
platforms, which had been previously been
supplied by expensive and bulky chemical
batteries, and later for the installations needed to
combat the corrosion of the wellheads and the
pipes in the oil and methane extraction fields. The
other market that emerged, with some difficulty,
was that of navigation aids, especially the supply
of power for the Coast Guard’s signal buoys. Then,
in the late Seventies, photovoltaic energy was used
to power repeaters and other components of
telecommunication systems. Of course, these uses
were not limited to the United States, and once all
of the possible uses were revealed, potential
buyers sprung up all over the world. The Italian
National Railways
installed photovoltaic
systems in the late
Seventies to operate its
railway signaling devices
while minimizing
maintenance costs.
Pubblicazione dell’Enel
dedicata alle energie
integrative,1983.
Enel publication dedicated
to supplementary energy,
1983.
129
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
potenziali acquirenti si manifestarono in tutti i
paesi. In Italia verso la fine degli anni Settanta
furono le Ferrovie dello Stato a installare sistemi
fotovoltaici per far funzionare i dispositivi di
segnalazione ferroviaria riducendo al minimo i
costi di manutenzione.
130
Nell’agosto del 1961 si svolse a Roma la prima
Conferenza internazionale sulle nuove fonti di
energia, promossa dalle Nazioni Unite.18 In quella
occasione furono presentati vari lavori sullo stato
dell’arte e sulle prospettive del fotovoltaico,
ripresi e diffusi negli ambienti tecnici italiani dalla
rivista “Rassegna di Eliotecnica” del dicembre
1964; il tema fu ripreso anche in una trasmissione
realizzata dalla RAI nel 1966 (Il sole come
energia); in quegli anni fu anche organizzata la
Sezione Italiana della International Solar Energy
Society (ISES). Fra i lavori sul fotovoltaico (originali
e di rassegna) pubblicati in quegli anni da
ricercatori italiani vi furono quelli di Antonio
Longhi, Enrico Coffari, F.P. Califano e P. Spirito,
Giorgio Nebbia. Nel 1969 la Selenia (IRI) avviò la
produzione di celle solari per uso spaziale
nell’ambito del SIRIO, il principale progetto
italiano nel campo dei satelliti; vale la pena di
ricordare che dopo la messa in orbita SIRIO
The first International Conference on New
Sources of Energy, promoted by the United
Nations, took place in Rome in August 1961.18 At
that time, various reports on the state of the art
and the prospects of photovoltaic energy were
presented and later on picked up and circulated
in Italian technical circles by the “Rassegna di
Eliotecnica” magazine in December 1964. The
subject was also presented in a RAI program (Il
sole come energia) in 1966. During that period,
the Italian Section of the International Solar
Energy Society (ISES) was also organized. Among
the studies, original and surveys, on photovoltaic
energy published at the time by Italian
researchers were those of Antonio Longhi, Enrico
Coffari, F.P. Califano, P. Spirito, and Giorgio
Nebbia. In 1969, Selenia (IRI) began the
production of solar cells for space use as part of
SIRIO, the main Italian project in the field of
satellites. It is worth noting that after it was
launched into orbit, SIRIO remained active for
over a decade, and represented one of Italy’s
greatest successes in the exploration of space.
Vignetta umoristica pubblicata
su “Illustrazione Enel”, 1981.
Cartoon published in “Illustrazione Enel”, 1981.
rimase attivo per oltre un decennio, e che
rappresentò uno dei maggiori successi conseguiti
dall’Italia nelle attività spaziali.
Alla Conferenza del 1961 era presente con una
relazione anche Giovanni Francia, un ricercatore
italiano che aveva invece lavorato sull’altro filone
di tecnologie solari: in quell’occasione riferì delle
verifiche sperimentali condotte a Cesana Torinese
con un concentratore troncoconico, grazie a cui
aveva ottenuto temperature di circa 250 gradi
centigradi. L’idea centrale di Francia era che il
calore solare, abbondante ma a bassa densità e a
bassa temperatura, dovesse essere raccolto in
modo da ottenere le temperature necessarie per
far funzionare macchine e impianti delle società
tecnologicamente e industrialmente avanzate, a
cominciare da quelli per la produzione di energia
elettrica. Fin dall’inizio l’attività di ricerca di
Francia fu seguita con interesse dalla SIP e poi
dall’Enel, come testimonia la sua corrispondenza
con A.E. Amour, dirigente della società elettrica
piemontese e in seguito dell’Enel, della cui rivista
“Rassegna Tecnica Enel” fu direttore responsabile.
Fu la crisi petrolifera del 1973 a stimolare un più
concreto interesse verso le energie rinnovabili in
tutti i paesi industrializzati. In Italia fu il CNR ad
avviare la più importante iniziativa quadro degli
anni Settanta, inserendo le fonti rinnovabili
nell’ambito del
Progetto
Finalizzato
Energetica. Inoltre
vari gruppi italiani
intrapresero
iniziative industriali
in proprio o in
joint venture con
le principali
aziende solari
presenti sul
Giovanni Francia, an Italian researcher who had
worked on another line of solar technologies,
was also present at the 1961 Conference. He
presented a report on the experimental trials
conducted in Cesana Torinese using a
concentrator with the shape of a truncated cone,
thanks to which he had obtained temperatures of
approximately 250 degrees Celsius. Francia’s main
idea was that solar heat, which is abundant but
low-density and low-temperature, had to be
collected in such a way as to obtain the
temperatures necessary to run the machines and
plants of technologically and industrially
advanced companies, starting from the ones
producing electricity. Francia’s research was
followed with interest from the start, first by SIP
and then by Enel, as evidenced by his
correspondence with A.E. Amour, an executive of
the Piedmontese electricity company and, later
on, of Enel, where he was editor of the
“Rassegna Tecnica Enel” magazine.
It was the 1973 oil crisis that stimulated a more
concrete interest in renewable energies in all
industrial countries. In Italy, the CNR started the
most important framework initiative of the
Seventies, by including renewable sources in the
Targeted Energetics Project (TEP). Furthermore,
various Italian groups embarked on industrial
projects, both on
their own and in
joint ventures with
the leading solar
companies on the
international
market, and in
particular with the
American company
Solarex. Both the
CNR and Enel
obtained European
Stand della Sezione Italiana dell’ISES alla Mostra internazionale
sulle fonti di energie rinnovabili, 1984.
Stand of the Italian Section of the ISES at the International
Exhibition on Renewable Energy Sources, 1984.
131
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
132
mercato internazionale, e in particolare con
l’americana Solarex. Sia il CNR che l’Enel
ottennero contratti europei per avviare iniziative e
sperimentazioni nel campo dell’energia solare,
grazie soprattutto alle attività di Giovanni Francia,
che nel 1965 aveva realizzato una stazione
sperimentale a Sant’Ilario, nei pressi di Genova.
Nel 1979 Angelini, divenuto frattanto presidente
dell’Enel, dedicò un’importante conferenza
all’Accademia dei Lincei, poi sfociata in un’ampia
pubblicazione, alle nuove ricerche nel campo
dell’energia solare, mettendo in evidenza i
risultati che l’ente elettrico stava ottenendo grazie
a queste collaborazioni.
Nel 1978 l’Enel sottoscrisse un accordo europeo
per la realizzazione di una centrale solare:
nell’ambito di un consorzio italo-franco-tedesco
fu progettata e realizzata ad Adrano, in
provincia di Catania, la centrale solare Eurelios,
la cui fase di sperimentazione durò dal 1981 al
1987, con una capacità di produzione di 1 MW.
L’impianto utilizzava due tecnologie diverse,
una con un impianto da 70 elementi su una
superficie di 52 metri quadrati, l’altra con 112
elementi su 23 metri quadrati; gli specchi erano
muniti di sensori che li orientavano
costantemente verso la caldaia, posta su una
torre di 50 metri, che produceva vapore (510°C
a 64 atmosfere). Gli impianti erano forniti di un
sistema di accumulo del vapore per compensare
l’instabilità del calore fornito dagli eliostati,
causata dall’instabilità
meteorologica. Angelini spiegava
che la progettazione di Eurelios era
necessaria per acquisire esperienze,
verificare la possibilità di progettare
“Linee di sviluppo nella utilizzazione della energia
solare” di Arnaldo Maria Angelini, presidente dell’Enel.
Pubblicazione edita a seguito del suo intervento alla
conferenza dell’Accademia dei Lincei,1979.
“Lines for the Development of the Use of Solar
Energy”, by Arnaldo Maria Angelini, Chairman of Enel,
published after his talk at the conference of the
Accademia dei Lincei, 1979.
contracts to begin projects and experiments in the
field of solar energy, thanks mainly to the work of
Giovanni Francia, who in 1965 had constructed an
experimental station in Sant’Ilario, near Genoa. In
1979, Angelini, who in the meantime had
become Enel’s chairman, devoted an important
lecture at the Accademia dei Lincei – which was
later turned into a substantial publication – to the
new research in the field of solar energy,
highlighting the results that the electricity
company was obtaining thanks to these contracts.
In 1978, Enel signed a European agreement for the
construction of a solar plant. A one-MW solar
plant, Eurelius, was designed and built in Adrano,
in the province of Catania, by an Italian, French,
and German consortium, with the experimental
phase lasting from 1981 until 1987. The plant
utilized two different technologies, one with a
system of 70 elements on a surface of 52 square
meters, and the other with 112 elements on 23
square meters. The mirrors were equipped with
sensors that constantly directed them towards the
boiler, which produced steam (510° Celsius at 64
atmospheres) on a tower 50 meters tall. The plants
were equipped with a system for accumulating
steam to compensate for the instability of the heat
provided by the heliostats, which was due to
unstable weather. Angelini explained that designing
Eurelios was necessary to gain experience, verify
the possibility of designing 10 MW plants, decide
the choice of materials, and assess the problems of
the system and the maintenance costs.
Parallel to all this, in 1979 a
combined wind-photovoltaic plant
was built. The initiative was due to a
scientific collaboration planned by a
researcher from Bologna, Giuliano
Martinelli, during a visit to the U.S.
Department of Energy (DOE), which
was followed by an industrial
Modello della centrale solare “Eurelios” di Adrano.
Sotto, particolare della caldaia a vapore, 1981.
Model of the “Eurelios” solar power plant at Adrano.
Below: detail of the steam boiler, 1981.
centrali da 10 MW, ponderare la scelta dei
materiali, vagliare le criticità del sistema e i costi
di manutenzione.
In parallelo, nel 1979, fu realizzato un impianto
misto eolico-fotovoltaico. L’iniziativa era dovuta
a una collaborazione scientifica impostata da
un ricercatore bolognese, Giuliano Martinelli,
durante una visita al Department of Energy
(DOE) statunitense, cui aveva fatto seguito un
accordo industriale fra la Helios Technology
(italiana) e la Solec International (allora
americana, oggi acquisita dalla Sanyo). “La
zona di installazione, il Passo dei Mandrioli –
ricorda Martinelli – fu scelta per la buona
insolazione e per la presenza di vento durante
l’inverno. Si era infatti deciso, d’accordo con la
Comunità Montana dell’Appennino Cesenate,
di installare un impianto il cui compito ‘sociale’
avrebbe dovuto essere quello di evitare il
progressivo spopolamento delle zone montane
da parte dei residenti, stanchi di vivere in un
ambiente ostile soprattutto per carenza di
energia. Il risultato fu stupefacente”.
L’impianto fotovoltaico, leggermente
potenziato, forniva energia sufficiente anche
nei mesi invernali.
Minor fortuna ebbe, nell’Italia degli anni Settanta,
la ricerca sull’energia eolica. Lo studio realizzato
nell’ambito del Progetto Finalizzato Energetica
(PFE) del CNR permise però di appurare le effettive
potenzialità di questa fonte sul territorio italiano.
agreement between Helios Technology (Italian)
and Solec International (American at the time,
now owned by Sanyo). “The installation site, the
Passo dei Mandrioli,” Martinelli says, “was chosen
because of its good insolation and the presence
of wind during the winter. In effect, we had
decided, in agreement with the Comunità
Montana dell’Appennino Cesenate [a consortium
of mountainous municipalities in the Cesena
area], to build a plant whose ‘social’ task was to
prevent the gradual depopulation of
mountainous regions, where locals were tired of
living in an environment that was particularly
hostile because of the lack of energy. The result
was amazing.” The photovoltaic plant, with a
slightly increased capacity, supplied sufficient
energy even during the winter months.
Research on wind energy in Italy during the
Seventies was less successful. However, the
study conducted as part of the CNR’s TEP
helped verify the actual potential of this source
of energy in Italy. This study realized the wish
expressed by Angelini in 1947, which has
already been discussed, and debunked the
133
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
“Progetto Vele-vento per l’elettricità”. Depliant per
la centrale eolica dimostrativa da 500 kW ad Alta
Nurra, 1984. Sotto, la centrale fotovoltaica di Serre.
“Sails-Wind Project for Electricity”: brochure for the
500 kW demonstration wind farm at Alta Nurra,
1984. Below: the Serre photovoltaic power plant.
134
Questo studio realizzava un auspicio espresso da
Angelini nel 1947, di cui si è già detto, e sfatava il
luogo comune che voleva l’Italia non
sufficientemente ventosa per lo sfruttamento
pratico di questa fonte di energia. A questo studio
collaborarono l’ENEA e l’Enel, mentre un partner
industriale fu trovato nell’Aeritalia: “Nella
realizzazione dei sistemi eolici – spiegava nel 1983
Francesco Zappalà, dirigente della stessa azienda –
trovano infatti uno sbocco naturale le esperienze
maturate in questi ultimi anni dalle ditte del
settore aerospaziale, in particolare nel campo della
aerodinamica, della controllistica e delle strutture
avanzate. Tali capacità tecnologiche non sono
disponibili ai tradizionali costruttori di impianti
elettrici”.
All’inizio degli anni Ottanta si calcolava che
l’eolico avrebbe potuto coprire il 5% circa del
commonly accepted view that
Italy was not sufficiently
windy for a practical
exploitation of this source of
energy. The ENEA and Enel
collaborated on this study,
while Aeritalia became an
industrial partner. As
Francesco Zappalà, an
executive of the company,
explained in 1983: “The
experience that has been
acquired over the years by companies in the
aerospace industry, particularly in the fields of
aerodynamics, control systems, and advanced
structures, has its natural outlet in the
construction of wind systems. These
technologies are not available to the traditional
builders of power plants.”
In the early Eighties, it was calculated that wind
power could cover approximately 5% of Italy’s
energy requirements. The research invested in
wind energy by the second TEP, which was
implemented by the CNR between 1983 and
1987, therefore increased. The objectives of this
second phase were the analysis of the available
models and the choice of a base for the
elaboration of a standard Italian model, in
addition to the identification of areas and kinds
of installations for the plants and of critical
fabbisogno elettrico italiano. Più rilevante fu
quindi l’investimento eolico, in termini di ricerca,
del secondo PFE, attuato dal CNR fra il 1983 e il
1987. L’obiettivo di questa seconda fase era
l’analisi dei modelli disponibili e la scelta di una
base per l’elaborazione di un modello standard
italiano, oltre all’identificazione di aree e tipologie
di insediamento degli impianti e alla definizione
delle criticità ambientali ed economiche. I
generatori eolici venivano suddivisi in tre taglie:
per la piccola (fino a 50 kW) si prevedeva l’uso
distribuito di generatori da insediare in luoghi
isolati per la produzione di elettricità o per i
tradizionali usi agricoli; per la media (da 50 a 500
kW) si prevedeva l’uso da parte di grandi aziende
agricole consorziate, con l’immissione in rete della
eventuale energia in eccesso. Per quanto riguarda
l’elaborazione di un modello standard di grande
taglia (cioè con una potenza superiore ai 500 kW)
il Progetto affidava questo compito all’Enel, in
collaborazione con l’ENEA.
L’Enel ha dunque partecipato attivamente, in
proprio e in collaborazione con istituzioni e
aziende italiane e internazionali, alla ricerca sulle
fonti rinnovabili. Tuttavia, fino agli anni Settanta,
non ha mai indicato nei suoi programmi ufficiali
che queste fonti potessero dare un contributo
significativo alla copertura del fabbisogno elettrico
italiano, eccezion fatta per l’idroelettrico e per il
geotermico. Si è trattato di una scelta dettata,
probabilmente, dal realismo e dal desiderio di non
alimentare quelle che Giuliano Martinelli definisce
“le convinzioni più insensate, come l’attesa
miracolistica secondo cui l’energia fotovoltaica,
magari insieme alle altre fonti rinnovabili, avrebbe
potuto risolvere tutti i problemi energetici, per di
più a costi bassissimi”. Convinzioni e attese che i
risultati effettivi hanno finito per deludere, come
era inevitabile. Passate le delusioni, tuttavia, le
fonti rinnovabili hanno continuato a crescere.
economic and environmental questions. Wind
generators were divided into three sizes. The
small ones (up to 50 kW) would be located in
isolated areas to produce electricity for
traditional agricultural purposes, while the
medium-sized ones (50 to 500 kW) would be
used by consortiums of agricultural enterprises,
which would supply any excess energy to the
network. As far as elaborating a standard model
for the large ones (i.e., with a capacity
exceeding 500 kW) was concerned, the Project
entrusted the task to Enel, in collaboration with
the ENEA.
Enel thus participated actively in the research on
renewable sources, both on its own and in
collaboration with Italian and international
institutions and companies. However, until the
Seventies, it never indicated in its official projects
that these resources – aside from hydroelectric
and geothermal energy – could make a
significant contribution to Italy’s electricity
requirements. The choice was probably dictated
by realism and by the desire not to fuel what
Giuliano Martinelli calls “the most senseless
beliefs, such as the expectation that photovoltaic
energy, perhaps together with other renewable
sources, could resolve all our energy problems,
and at a very low cost as well”. These convictions
and expectations wound up being disappointed
by the actual results, as was inevitable. However,
once the disappointment passed, renewable
sources of energy continued to grow.
From History to News
At the end of 2009, the second half of the
Seventies represents the extreme, unsurpassable
limit of historic reconstruction. However, to end
135
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
Dalla storia alla cronaca
136
La seconda metà degli anni Settanta rappresenta
il limite estremo e non valicabile, oggi, della
ricostruzione storica. Tuttavia chiudere senza un
cenno alle realizzazioni successive farebbe torto a
un settore che ha registrato proprio a partire dagli
anni Ottanta, e soprattutto Novanta, una
importante crescita nell’ambito dell’Enel. Come
già in passato, su questo sviluppo hanno influito
soprattutto elementi economici, come le tensioni
sui prezzi del petrolio, che dal 1988 al 2005 sono
raddoppiati; va detto però che un ruolo positivo è
stato probabilmente giocato anche dalla
crescente consapevolezza non solo del costo
politico e sociale della variabile “energia” nello
sviluppo dell’Italia, ma anche dei prezzi ambientali
che la questione “clima ed emissioni” pone
continuamente davanti all’opinione pubblica.
Oltre a proseguire nei programmi di rinnovamento
e automazione delle centrali idroelettriche, dove la
realizzazione più rilevante è stata probabilmente la
nuova centrale (con nuova diga) del Tirso, a
partire dal 1981 l’Enel ha realizzato le prime
centrali basate sullo sfruttamento delle nuove
energie. Per quanto riguarda il solare, oltre
all’impianto poi disattivato di Adrano (19811987), di cui si è già detto, sono stati realizzati
due importanti impianti fotovoltaici
sull’isola di Vulcano, nelle Eolie
(1984) e a Serre Persano, in
provincia di Salerno (1994). Nello
stesso 1994 è stato realizzato il
Parco eolico di Acquaspruzza 1 in
Schema per il “Progetto Eolie”
sull’autosufficienza energetica e idrica
delle Isole Eolie mediante
utilizzazione di fonti energetiche
locali, 1983.
Schematic representation for the
“Aeolian Project” on the selfsufficiency of the Aeolian Islands with
regard to energy and water through
the use of local energy sources, 1983.
without mentioning the accomplishments
achieved after that period would be unfair to a
field in which Enel has grown considerably since
the Seventies and, especially, the Eighties. As in
the past, this development has been influenced
especially by economic factors, such as the
pressure on oil prices, which doubled between
1988 and 2005. It must be mentioned, however,
that a positive role was played by the growing
awareness of not only the political and social
costs of the “energy” variable in Italy’s
development, but also of the environmental costs
that the “climate and emissions” issue constantly
brings to the attention of public opinion.
In addition to continuing its projects of
renovating and automating its hydroelectric
plants – of which the most important was
probably the construction of the new Tirso plant
and dam – starting in 1981 Enel built its first
plants to exploit the new energy sources. As far
as solar energy is concerned, apart from the
already mentioned, now deactivated Adrano
plant (1981-1987), two important photovoltaic
plants have been constructed: on the island of
Vulcano, which is part of the Aeolian Islands,
(1984), and in Serre Persano, in Salerno province
(1994). The same year saw the construction of
the Acquaspruzza wind farm, in Isernia province
Pubblicazione dell’Enel
dedicata alle fonti rinnovabili,
1988.
Enel publication dedicated to
renewable sources, 1988.
provincia di Isernia (rinnovato
nel 2007), che è stato la prima
centrale eolica dell’Enel.
L’installazione di parchi eolici è
poi proseguita soprattutto
nell’Italia meridionale (6
centrali) e nelle isole maggiori
(9 centrali in Sicilia e 4 in
Sardegna); soltanto due di essi,
infine, sono stati localizzati
nell’Italia centrale: Collarmele,
in Abruzzo (1997) e Murci, in
Toscana (2006). In totale l’Enel ne ha oggi attivi
ben 21.
Per quanto riguarda l’energia solare, invece, va
rilevato che la sua principale via di utilizzazione
non è oggi costituita dalla realizzazione di
grandi centrali, che comportano significativi
problemi ambientali e che solo in determinati
contesti sono competitive in termini economici,
ma dall’uso “distribuito”, con piccole
installazioni fotovoltaiche presso singoli utenti,
in grado di coprire il fabbisogno di una famiglia
o di un fabbricato. La via delle centrali basate su
concentratori e torri solari è stata per il
momento di nuovo accantonata, almeno in
Italia, a vantaggio di programmi di
incentivazione per il singolo utente. Diverso è il
discorso per quanto riguarda l’energia eolica, il
cui uso “distribuito” è invece indicato
soprattutto per le aziende agricole e che vede in
aumento l’installazione di parchi eolici nel primo
decennio del nuovo secolo.
In crescita è anche il settore geotermico, la cui
presenza resta tuttora limitata all’Italia centrale,
anzi ai bordi della Maremma laziale e a tre
province toscane (Siena, Pisa e Grosseto). Il
problema principale nell’incremento dell’energia
geotermica è rappresentato dalla costante
necessità di perforare nuovi pozzi, a causa della
(renovated in 2007), which
was Enel’s first wind farm.
The construction of wind
farms has since continued, in
particular in southern Italy (6
plants) and on the main
islands (9 plants in Sicily and
4 in Sardinia). Finally, only
two of them have been
located in central Italy:
Collarmele, in Abruzzo
(1997), and Murci, in
Tuscany (2006). Today Enel owns a total of 21
operating plants.
As far as solar energy is concerned, instead, it
should be noted that it is not mainly used by
large plants, which cause significant
environmental problems and are economically
competitive only in certain circumstances, but
rather in a “distributed” way, with small
photovoltaic systems, installed on the premises
of single users, which are capable of meeting the
requirements of a family or a building. The
option of utilizing concentrators and solar towers
in the plants has been set aside temporarily, at
least in Italy, in favor of incentive programs
aimed at the single customer. The question of
wind energy is different, because its “distributed”
use is suitable especially for agricultural
enterprises and it saw an increase in the
construction of wind farms in the first decade of
the new century.
The geothermal industry is also growing,
although its presence is still limited to central
Italy, and more specifically to the border zones of
the Maremma laziale area and three Tuscan
provinces (Siena, Pisa, and Grosseto). The main
problem in increasing geothermal energy is the
constant need to drill new wells because of the
decrease in steam emissions that occurs in the
137
L’Enel e lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Enel and the Development of Renewable Energy Sources
138
diminuzione di emissioni di vapore a cui i pozzi
vanno incontro dopo un certo tempo. Inoltre
sono necessarie varie cautele per diminuire
l’impatto ambientale, sia sulla porzione di
superficie degli impianti, sia per non alterare le
strutture profonde dei giacimenti perforati. Oggi
sono attive una trentina di centrali, distribuite su
sedici bacini geotermici.
L’incremento costante della produzione e del
fabbisogno non ha consentito alle fonti
rinnovabili di mantenere costante o di accrescere
la loro quota sulla produzione totale di energia
elettrica, che ha superato nel 2004 i 300.000
GWh. Il loro contributo percentuale varia,
soprattutto in funzione del variare della quota
idroelettrica, che ne costituisce ancor oggi la
parte maggiore. Tuttavia la quota geotermica è
rimasta sostanzialmente costante, con lievi
incrementi, mentre la quota rappresentata
dall’eolico e dal fotovoltaico è cresciuta in modo
molto significativo. E l’Italia, grazie alla sua
tradizione geotermica e idroelettrica, rimane il
paese europeo con la maggior quota di
produzione elettrica da fonti rinnovabili: non è
strano perciò, che nel dicembre del 2008 l’Enel
abbia deciso di costituire nell’ambito del gruppo
Green Power, un’azienda specializzata in questo
settore.
Per chi non conosca le vicende storiche del sistema
elettrico italiano può apparire paradossale che l’Enel
punti sullo sviluppo delle fonti rinnovabili proprio
nel momento in cui si parla della possibile ripresa di
un programma nucleare nazionale. Per il lettore che
ha seguito la storia fin qui, invece, questo fatto
dovrebbe apparire come la ripresa, dopo tanti anni,
del progetto di alleggerire la dipendenza del
sistema elettrico italiano dai combustibili fossili, e
come un passo per mantenere gli impegni
internazionali assunti dall’Italia per la riduzione delle
emissioni atmosferiche.
wells after a period of time. Furthermore, various
precautions are needed to reduce the
environmental impact, both on the surface of the
areas occupied by the plants and to avoid
changes in the underground structures of the
drilled fields. Today there are about thirty active
power plants, which are distributed over sixteen
geothermal basins.
The constant increases in production and demand
have not allowed renewable sources to maintain
or increase their share of total electricity
production, which surpassed 300,000 GWh in
2004. Their percentage contribution varies in
particular according to variations in the
hydroelectric share, which still makes up the
largest part. However, the geothermal share has
remained essentially constant, with slight
increases, while the shares of wind and
photovoltaic energy have increased very
significantly. And thanks to its geothermal and
hydroelectric traditions, Italy remains the
European country with the largest share of
electricity production from renewable sources. It
was therefore not surprising that, in December
2008, Enel decided to incorporate Green Power, a
company specialized in this field, as part of the
Group.
Those who are not aware of the historical
vicissitudes of the Italian electricity system might
find it paradoxical that Enel is developing
renewable sources at the very time there is talk of
the possible resumption of a national nuclear
program. For readers who have followed the
story up to this point, however, this fact should
appear as the revival – after many years – of the
plan to lessen the dependence of Italy’s electricity
system on fossil fuels and as a step towards
keeping the international commitments
undertaken by Italy to reduce its atmospheric
emissions.
Note/Notes
Sulla storia dell’energia solare cfr. J. Perlin, Dal Sole.
L’energia solare dalla ricerca spaziale agli usi sulla Terra, a
cura di C. Silvi, Edizioni Ambiente, Milano 2000; il volume
di Perlin è stato tradotto per iniziativa della Sezione italiana dell’International Solar Energy Society (ISES), e contiene alcune parti specificamente dedicate all’Italia. Dal lavoro di Perlin sono tratte in gran parte le notizie e le citazioni sulla storia delle tecnologie solari in questo volume.
2
Sulla storia della Edison esiste una bibliografia ormai consistente. I testi di riferimento utilizzati in questo volume
sono in primo luogo i contributi specifici all’interno della
Storia dell’industria elettrica in Italia, Laterza, Roma-Bari,
1992-1994, promossa da Enel e realizzata in 5 volumi: C.
Pavese, La prima grande impresa elettrica: la Edison, vol. 1,
pp. 449-521; A. Mantegazza, La strategia della Edison: il
caso della Bresciana, vol. 3, pp. 685-749; G. Sapelli, La
Edison di Giorgio Valerio, vol. 4, pp. 521-545. Ad essi si
aggiungono Energia e sviluppo. L’industria elettrica italiana e
la Società Edison, a cura di B. Bezza, Einaudi, Torino 1986,
e L. Segreto, Giacinto Motta. Un ingegnere alla testa del capitalismo industriale italiano, Laterza, Roma-Bari 2005. Per
quanto riguarda la struttura produttiva del gruppo, e in particolare il suo settore idroelettrico, si è fatto riferimento a R.
Giannetti, I sistemi elettrici italiani. Struttura e prestazioni
dalle origini al 1940, in Energia e sviluppo, cit., pp. 287-331;
Id., I sistemi elettrici regionali privati: dal secondo dopoguerra alla nazionalizzazione, in La nazionalizzazione dell’energia elettrica, Laterza, Roma-Bari 1989, pp. 147-185; O.
Selvafolta, La costruzione del paesaggio idroelettrico nelle
regioni settentrionali, in Paesaggi elettrici, a cura di R. Pavia,
Enel, Roma 1998, pp. 41-71; A. Restucci, Architetture nuove
con rappresentazioni dell’Ottocento, ivi, pp. 117-135; F. Irace,
Luci moderne: Muzio, Ponti e Baldessari e il progetto delle
centrali, in Paesaggi elettrici, ivi, pp. 137-165.
3
Anche per quanto riguarda la storia della SME i testi di riferimento sono all’interno della Storia dell’industria elettrica
in Italia, cit.: G. Bruno, La SME di Maurizio Capuano, vol. 2,
pp. 347-375; Id., Il gruppo meridionale di elettricità, vol. 3,
pp. 815-919; G. Barone, Industria elettrica e Mezzogiorno: il
caso calabro-siciliano, vol. 3, pp. 921-993; G. Brancaccio,
Elettrificazione e questione meridionale, vol. 4, pp. 335-361;
L. Sicca e F. Izzo, La SME di Giuseppe Cenzato, vol. 4, pp.
547-629; P. Di Gregorio, La Società Generale Elettrica della
1
On the history of solar energy, cf. J. Perlin, From Space to
Earth: the Story of Solar Electricity, aatec, Ann Arbor
1999, Italian translation Dal Sole. L’energia solare dalla
ricerca spaziale agli usi sulla Terra, edited by C. Silvi,
Edizioni Ambiente, Milan 2000. The translation of Perlin’s
book was sponsored to the Italian Section of the
International Solar Energy Society (ISES) and contains several parts dedicated specifically to Italy. Much of the information and many of the quotations regarding the history
of solar technologies in this book are taken from Perlin’s
work.
2
By now there is a considerable bibliography on Edison,
the company. The main works used for this book are, first
of all, the specific contributions in the Storia dell’industria
elettrica in Italia, Laterza, Rome-Bari, 1992-1994, promoted by Enel and published in 5 volumes: C. Pavese, La
prima grande impresa elettrica: la Edison, vol. 1, pp. 449521; A. Mantegazza, La strategia della Edison: il caso
della Bresciana, vol. 3, pp. 685-749; G. Sapelli, La Edison
di Giorgio Valerio, vol. 4, pp. 521-545. In addition to
these, see Energia e sviluppo. L’industria elettrica italiana
e la Società Edison, edited by B. Bezza, Einaudi, Turin
1986 and L. Segreto, Giacinto Motta. Un ingegnere alla
testa del capitalismo industriale italiano, Laterza, RomeBari 2005. As far as the group’s production structure, in
particular hydroelectricity, is concerned, see R. Giannetti,
I sistemi elettrici italiani. Struttura e prestazioni dalle origini al 1940, in Energia e sviluppo, op. cit., pp. 287-331;
id., I sistemi elettrici regionali privati: dal secondo
dopoguerra alla nazionalizzazione, in La nazionalizzazione dell’energia elettrica, Laterza, Rome-Bari 1989,
pp. 147-185; O. Selvafolta, La costruzione del paesaggio
idroelettrico nelle regioni settentrionali, in Paesaggi elettrici, edited by R. Pavia, Enel, Rome 1998, pp. 41-71; A.
Restucci, Architetture nuove con rappresentazioni
dell’Ottocento, ibid, pp. 117-135; F. Irace, Luci moderne:
Muzio, Ponti e Baldessari e il progetto delle centrali, in
Paesaggi elettrici, ibid, pp. 137-165.
3
Also as far as the history of the SME is concerned, the
works referred to are in the Storia dell’industria elettrica
in Italia, op. cit.: G. Bruno, La SME di Maurizio Capuano,
vol. 2, pp. 347-375; Id., Il gruppo meridionale di elettricità, vol. 3, pp. 815-919; G. Barone, Industria elettrica e
1
141
142
Sicilia nel secondo dopoguerra, vol. 4, pp. 689-711. Per
quanto riguarda la struttura produttiva del gruppo, oltre ai
lavori già citati di Giannetti (v. nota 2), si è fatto riferimento a G. Bruno, Paesaggi elettrici meridionali, in Paesaggi elettrici, cit., pp. 73-95, e G. Fabricatore, Momenti di storia dell’industria elettrica nel Mezzogiorno, in Storia della tecnica
elettrica, a cura di V. Cantoni e A. Silvestri, Cisalpino,
Milano 2009, pp. 275-345. Sulla biografia di Nitti e sul suo
progetto “elettro-irriguo” cfr. F. Barbagallo, Francesco
Saverio Nitti, UTET, Torino 1984, e G. Barone, Mezzogiorno
e modernizzazione. Elettricità, irrigazione e bonifica
nell’Italia contemporanea, Einaudi, Torino 1986.
4
Su Angelo Omodeo si fa riferimento all’antologia Angelo
Omodeo - Vita, progetti, opere per la modernizzazione, a cura
di A.F. Saba, Laterza, Roma-Bari 2005, e all’introduzione
biografica del curatore; da esso sono anche tratte le citazioni di Omodeo contenute in questo volume.
5
Fra gli interventi più autorevoli si registravano quelli di
Moisè Ascoli (I problemi dell’elettrotecnica italiana nel presente e nell’avvenire), Mario Giacomo Levi (Le industrie
italiane minerarie e chimiche di prodotti inorganici), Luigi
Luiggi (Le opere idrauliche nella redenzione economica
dell’Italia), e Vittorio Novarese (Il carbone nero e il carbone bianco in Italia).
6
Su Alberto Beneduce cfr. la recente biografia di M.
Franzinelli e M. Magnani, Beneduce. Il finanziere di
Mussolini, Mondadori, Milano 2009.
7
Sulla storia della SADE i testi di riferimento sono all’interno della Storia dell’industria elettrica in Italia, cit.: R. Petri e
M. Reberschak, La SADE di Giuseppe Volpi e la “nuova
Venezia industriale”, vol. 2, pp. 317-345; Idd., La SADE e
l’industria chimica e metallurgica tra crisi e autarchia, vol. 3,
pp. 751-779. Per quanto riguarda la struttura produttiva del
gruppo e le sue centrali idroelettriche, oltre ai lavori già
citati di Giannetti (v. nota 2), si è fatto riferimento a O.
Selvafolta, La costruzione del paesaggio idroelettrico nelle
regioni settentrionali, in Paesaggi elettrici, cit., pp. 41-71, e
V. Fontana, Tra il Veneto e il Friuli: l’architettura degli
impianti idroelettrici, ivi, pp. 167-183.
8
Sul gruppo e sulla sua vicenda tra elettricità e telefonia cfr.
B. Bottiglieri, SIP, Franco Angeli, Milano 1990, e Id., STET,
Franco Angeli, Milano 1987. Naturalmente molte informazioni sui conflitti in cui la SIP fu implicata sono all’interno
Mezzogiorno: il caso calabro-siciliano, vol. 3, pp. 921993; G. Brancaccio, Elettrificazione e questione meridionale, vol. 4, pp. 335-361; L. Sicca e F. Izzo, La SME di
Giuseppe Cenzato, vol. 4, pp. 547-629; P. Di Gregorio, La
Società Generale Elettrica della Sicilia nel secondo
dopoguerra, vol. 4, pp. 689-711. With regard to the production structure of the group, in addition to the already
cited works by Giannetti (see note 2), see G. Bruno,
Paesaggi elettrici meridionali, in Paesaggi elettrici, cit., pp.
73-95, and G. Fabricatore, Momenti di storia dell’industria elettrica nel Mezzogiorno, in Storia della tecnica elettrica, edited by V. Cantoni and A. Silvestri, Cisalpino,
Milan 2009, pp. 275-345. On Nitti’s biography and his
“elctro-irrigation” project, cf. F. Barbagallo, Francesco
Saverio Nitti, UTET, Turin 1984 and G. Barone,
Mezzogiorno e modernizzazione. Elettricità, irrigazione e
bonifica nell’Italia contemporanea, Einaudi, Turin 1986.
4
On Angelo Omodeo, see the anthology Angelo Omodeo
- Vita, progetti, opere per la modernizzazione, edited by
A.F. Saba, Laterza, Rome-Bari 2005 and the editor’s biographical introduction, also the source of the quotations
from Omodeo contained in this book.
5
Inserire testo da p. 43.
Among the most authoritative papers were those presented by Moisè Ascoli (“The Problems of Italian Electrical
Engineering in the Present and in the Future”), Mario
Giacomo Levi (“Italian Mining and Chemical Companies
Producing Inorganic Products”), Luigi Luiggi (“Hydraulic
Works in the Economic Deliverance of Italy”), and Vittorio
Novarese (“Black Coal and White Coal in Italy”).
6
On Alberto Beneduce, cf. the recent biography by M.
Franzinelli and M. Magnani, Beneduce. Il finanziere di
Mussolini, Mondadori, Milan 2009.
7
On the history of the SADE, the most important works are
in the Storia dell’industria elettrica in Italia, op. cit.: R.
Petri and M. Reberschak, La SADE di Giuseppe Volpi e la
“nuova Venezia industriale”, vol. 2, pp. 317-345; id., La
SADE e l’industria chimica e metallurgica tra crisi e
autarchia, vol. 3, pp. 751-779. As far as the production
structure of the group and its power plants are concerned, in addition to the already cited works by Giannetti
(see note 2), see O. Selvafolta, La costruzione del paesaggio idroelettrico nelle regioni settentrionali, in Paesaggi
della Storia dell’industria elettrica in Italia, cit.: I. Zilli, Banca
e industria elettrica in Italia, vol. 2, pp. 377-449; P. Hertner,
La lotta tra i grandi gruppi, vol. 2, pp. 451-463; A.
Castagnoli, Il passaggio dalla SIP all’IRI, vol. 3, pp. 595-641.
Per quanto riguarda la struttura produttiva del gruppo e le
sue centrali idroelettriche, oltre ai lavori già citati di
Giannetti (v. nota 2), si è fatto riferimento anche a F. Irace,
Luci moderne: Muzio, Ponti e Baldessari e il progetto delle
centrali, in Paesaggi elettrici, cit., pp. 137-165.
9
Per questi dati e per le notizie sulle fonti di energia nel
periodo fascista cfr. Ministero delle Corporazioni, Le fonti
di energia, Roma 1939.
10
Sulle vicende che portarono all’aggregazione delle società
elettriche toscane e laziali cfr. F. Conti, Le vicende del gruppo La Centrale, in Storia dell’industria elettrica in Italia, cit.,
vol. 3, pp. 643-683. Per quanto riguarda la struttura produttiva del gruppo e le sue centrali idroelettriche, oltre ai
lavori già citati di Giannetti (v. nota 2), si è fatto riferimento anche a L. Caravaggi, Natura ed energia. Conflitti e
progetti di ricomposizione, in Paesaggi elettrici, cit., pp. 97115, e R. Vittorini, L’architettura delle centrali tra classicismo e funzionalismo, ivi, pp. 185-199.
11
Sulle origini e gli sviluppi industriali delle attività legate
alla geotermia, e in particolare su Larderello, cfr. M.
Lungonelli, Sviluppi tecnologici e applicazioni produttive, in
Storia dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 2, pp. 511541, in particolare alle pp. 517 e sgg.; M. Lungonelli e M.
Migliorini, Piero Ginori Conti : scienza, cultura e innovazione industriale nella Toscana del Novecento, Laterza, RomaBari 2003.
12
Cfr. A.M. Falchero, La Terni elettrica, in Storia dell’industria
elettrica in Italia, cit., vol. 3, pp. 781-813; sulla UNES
numerose informazioni sono disperse tra i vari contributi
nei voll. 2 e 3 dell’opera, per cui si veda l’indice delle società, ad nomen. Sui rapporti con la SME cfr. G. Bruno, Il gruppo meridionale di elettricità, cit., in particolare alle pp. 860863. Per quanto riguarda la struttura produttiva e le centrali idroelettriche, oltre ai lavori già citati di Giannetti (v.
nota 2), si è fatto riferimento a G. Bruno, Paesaggi elettrici
meridionali, cit., e L. Caravaggi, Natura ed energia. Conflitti
e progetti di ricomposizione, cit.
13
Sulla SES si è fatto riferimento a L. Pisano, Industria elettrica e Mezzogiorno: il caso sardo, in Storia dell’industria
elettrici, cit., pp. 41-71, V. Fontana, Tra il Veneto e il Friuli:
l’architettura degli impianti idroelettrici, ivi, pp. 167-183.
8
On the group and its vicissitudes in electricity and telephony, cf. B. Bottiglieri, SIP, Franco Angeli, Milan 1990, and
id., STET, Franco Angeli, Milan 1987. Naturally, much
information on the conflicts in which the SIP was invloved
can be found in the Storia dell’industria elettrica in Italia,
cit.: I. Zilli, Banca e industria elettrica in Italia, vol. 2, pp.
377-449; P. Hertner, La lotta tra i grandi gruppi, vol. 2, pp.
451-463; A. Castagnoli, Il passaggio dalla SIP all’IRI, vol.
3, pp. 595-641. As far as the production structure of the
group and its power plants are concerned, in addition to
the already cited works by Giannetti (see nota 2), see also
F. Irace, Luci moderne: Muzio, Ponti e Baldessari e il progetto delle centrali, in Paesaggi elettrici, cit., pp. 137-165.
9
For these data and information on energy sources during
the Fascist period, cf. the Ministry of Corporations, Le
fonti di energia, Rome 1939.
10
On the events that led to the merger of the electricity
companies of Tuscany and Lazio, cf. F. Conti, Le vicende
del gruppo La Centrale, in Storia dell’industria elettrica in
Italia, cit., vol. 3, pp. 643-683. As far as the production
structure of the group and its hydroelectric power plants
are concerned, in addition to the already cited works by
Giannetti (see note 2), also see L. Caravaggi, Natura ed
energia. Conflitti e progetti di ricomposizione, in
Paesaggi elettrici, cit., pp. 97-115, and R. Vittorini,
L’architettura delle centrali tra classicismo e funzionalismo, ivi, pp. 185-199.
11
On the origin and developments of the geothermal
industry, in particular on Larderello, cf. M. Lungonelli,
Sviluppi tecnologici e applicazioni produttive, in Storia
dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 2, pp. 511-541, in
particular pp. 517 ff.; M. Lungonelli and M. Migliorini,
Piero Ginori Conti : scienza, cultura e innovazione industriale nella Toscana del Novecento, Laterza, Rome-Bari
2003.
12
Cf. A.M. Falchero, La Terni elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 3, pp. 781-813. Because
much information on the UNES is strewn in the various
contributions in vol. 2 and 3 of the work, see the company index, ad nomen. On relations with the SME, cf. G.
Bruno, Il gruppo meridionale di elettricità, cit., in particu-
143
144
elettrica in Italia, cit., vol. 3, pp. 995-1027; M. Cadoni, La
Societa elettrica sarda dalla sua fondazione alla crisi degli
anni trenta, Laterza, Roma-Bari 2001. Per quanto riguarda
la struttura produttiva e le centrali idroelettriche, oltre ai
lavori già citati di Giannetti (v. nota 2), si è fatto riferimento a A.F.M. Mascia, La Sardegna e le sue acque. Dal
fiume Tirso al lago Omodeo, a cura di I. Meloni, ISKRA,
Ghilarza 2007.
14
Per i dati e le notizie in proposito si è fatto riferimento a M.
Dolcetta Capuzzo e R. Pavia, Le grandi dighe e i serbatoi
artificiali, in Paesaggi elettrici, cit., pp. 217-243.
15
Benché non abbia alcun rapporto con la produzione elettrica, è però il caso di ricordare, a questo proposito, che un
ulteriore evento catastrofico con molte vittime e ingenti
danni ha riguardato il crollo della diga di contenimento
dell’invaso di lavaggio minerario della Val di Stava, in
Trentino, il 16 luglio 1985.
16
Per raccontare la vicenda si è fatto riferimento a E.
Semenza, Sintesi degli studi geologici sulla frana del Vajont
dal 1959 al 1964, Museo tridentino di scienze naturali,
Trento 1965; T. Merlin, Sulla pelle viva. Come si costruisce
una catastrofe, La Pietra, Milano 1983; Il grande Vajont, a
cura di M. Reberschak, Cierre, Sommacampagna 2003; M.
Passi, Vajont senza fine, Baldini Castoldi Dalai, Milano
2003; C. Datei, Vajont, la storia idraulica, Cortina, Padova
2005; P. Corrias, Sotto la diga del Vajont, che un giorno spense tutte le luci del Miracolo, in Luoghi comuni. Dal Vajont a
Arcore, la geografia che ha cambiato l’Italia, Rizzoli, Milano
2006 pp. 3-21; Il Vajont dopo il Vajont : 1963-2000, a cura
di M. Reberschak e I. Mattozzi, Marsilio, Venezia 2009.
17
Il riferimento è alla prima Relazione del Direttore generale al
Consiglio di amministrazione dell’Enel, redatta da A.M.
Angelini nel marzo 1964.
18
Cfr. G. Martinelli, Breve storia del fotovoltaico in Italia, in
appendice a J. Perlin, Dal Sole, cit., pp. 175-182.
lar pp. 860-863. As far as the production structure and
the hydroelectric power plants are concerned, in addition
to the already cited works by Giannetti (see note 2), see
G. Bruno, Paesaggi elettrici meridionali, cit., and L.
Caravaggi, Natura ed energia. Conflitti e progetti di
ricomposizione, cit.
13
On the SES, see L. Pisano, Industria elettrica e
Mezzogiorno: il caso sardo, in Storia dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 3, pp. 995-1027; M. Cadoni, La
Societa elettrica sarda dalla sua fondazione alla crisi degli
anni trenta, Laterza, Rome-Bari 2001. As far as the production structure and the hydroelectric power plants are
concerned, in addition to the already cited works by
Giannetti (see note 2), see A.F.M. Mascia, La Sardegna e
le sue acque. Dal fiume Tirso al lago Omodeo, edited by
I. Meloni, ISKRA, Ghilarza 2007.
14
For the data and information, see M. Dolcetta Capuzzo
and R. Pavia, Le grandi dighe e i serbatoi artificiali, in
Paesaggi elettrici, cit., pp. 217-243.
15
Even though it has no relationship with electricity production, one should note in this regard that another catastrophic event with many victims and enormous damage was the collapse of dam of the ore-washing reservoir
in Val di Stava, in the Trentino, on July 16, 1985.
16
On this event, see E. Semenza, Sintesi degli studi geologici sulla frana del Vajont dal 1959 al 1964, Museo tridentino di scienze naturali, Trento 1965; T. Merlin, Sulla
pelle viva. Come si costruisce una catastrofe, La Pietra,
Milan 1983; Il grande Vajont, edited by M. Reberschak,
Cierre, Sommacampagna 2003; M. Passi, Vajont senza
fine, Baldini Castoldi Dalai, Milan 2003; C. Datei, Vajont,
la storia idraulica, Cortina, Padua 2005; P. Corrias, Sotto
la diga del Vajont, che un giorno spense tutte le luci del
Miracolo, in Luoghi comuni. Dal Vajont a Arcore, la
geografia che ha cambiato l’Italia, Rizzoli, Milan 2006 pp.
3-21; Il Vajont dopo il Vajont : 1963-2000, edited by M.
Reberschak and I. Mattozzi, Marsilio, Venice 2009.
17
The reference is to the first Relazione del Direttore generale al Consiglio di amministrazione dell’Enel, drafted by
A.M. Angelini in March 1964.
18
Cf. G. Martinelli, Breve storia del fotovoltaico in Italia, an
appendix to J. Perlin, Dal Sole, cit., pp. 175-182.
Giovanni Paoloni
Giovanni Paoloni, docente di Archivistica generale presso la Scuola Speciale
per Archivisti e Bibliotecari dell’Università di Roma “La Sapienza”, si occupa degli archivi e
delle vicende storiche delle imprese e delle istituzioni di ricerca scientifica in Italia,
dall’Unità al secondo dopoguerra. Tra le sue pubblicazioni sulla storia delle ricerche
sul nucleare in Italia: Energia, ambiente, innovazione.
Dal Cnrn all’Enea (Laterza, Roma-Bari 1992), Per una storia del Consiglio Nazionale
delle Ricerche (2 volumi, con R. Simili, Laterza, Roma-Bari 2001);
L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità di ricerca
(con G. Battimelli e M. De Maria, Laterza, Roma-Bari 2002).
Giovanni Paoloni is a Professor of General Archival Science at the University of Rome “La
Sapienza” Special School for Archivists and Librarians. He specializes in the archives and
corporate histories of Italian enterprises and scientific research institutes from Italian Unity
to after the Second World War. His publications on the history of nuclear research in Italy
include: Energia, ambiente, innovazione. Dal Cnrn all’Enea (Laterza, Rome-Bari, 1992), Per
una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (2 volumes,
with R. Simili, Laterza, Rome-Bari 2001), and L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia
di una comunità di ricerca (with G. Battimelli and M. De Maria, Laterza, Rome-Bari 2002).
Margherita Martelli
Margherita Martelli è archivista di Stato e ricercatrice storica presso l’Archivio Centrale
dello Stato, dove si è occupata degli archivi di importanti personalità della politica e della
cultura tra cui Carlo Levi, Giuseppe Emanuele Modigliani, Rodolfo Graziani, Vincenzo
Torraca, Ugo La Malfa. Cura inoltre gli archivi di alcuni ministeri economici e di enti attivi
nel campo della ricerca scientifica: tra questi Ministero dell’Industria, Scambi e Valute,
Commercio Estero, IRI e CNR. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia
contemporanea e ha svolto attività di ricerca sulla storia dell’emigrazione, nonché sulla
storia dell’industria e delle istituzioni di ricerca scientifica italiane. Ha curato, con Maria
Procino, Enrico Cuccia in AOI, FrancoAngeli 2007.
Margherita Martelli is a government archivist and a scholar at the Archivio Centrale dello
Stato, where she has been in charge of the archives of important political and cultural
figures, including Carlo Levi, Giuseppe Emanuele Modigliani, Rodolfo Graziani, Vincenzo
Torraca, and Ugo La Malfa. She is also responsible for the archives of several economic
ministries and organizations active in the field of scientific research, including former
ministries (Ministero dell’Industria, Ministero per gli Scambi e le Valute, Minstero del
Commercio con l”Estero), the IRI, and the CNR. She has a doctorate in Contemporary
History and has done research on the history of emigration, as well as on the history of
industry and institutions dedicated to scientific research in Italy. She is the co-editor, with
Maria Procino, of Enrico Cuccia in AOI, FrancoAngeli 2007.
Testo di
Written by
Giovanni Paoloni, Margherita Martelli
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Tutte le foto provengono dall’Archivio Storico Enel ad eccezione delle seguenti:
All photographs are from the Enel Archives, with the exception of the following:
Archivio Centrale dello Stato (pp. 23, 26, 93, 95, 96, 99)
Archivio del Consiglio Nazionale delle Ricerche (pp. 93, 94)
Bettmann/Corbis (p. 14); Hulton-Deutsch Collection/Corbis (p. 128)
“Storia dell’industria elettrica in Italia” Ed. Laterza (pp. 15, 16, 19)
Stampa
Printed by
Eccigraphica - Roma
Finito di stampare nel mese di giugno 2010
Printed in June 2010
Tiratura 2.000 copie
2,000 copies printed
Pubblicazione fuori commercio
Publication not for sale
A cura della Direzione Relazioni Esterne
Edited by the External Relations Department
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