Intervista a Raul Cremona

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Intervista a Raul Cremona
54 personaggi
Modena
Economica Numero 4
luglio‐agosto 2013
C’è un mago
in città
Raul Cremona, artista, comico, un po’ incantatore,
un po’ attore, ci racconta con un pizzico di ironia
gli esordi e la sua Modena
U
n umorismo intelligente ed esilarante, a volte irriverente, che trascina; un
artista poliedrico, formatosi nei locali notturni milanesi interpretando personaggi comici a sfondo magico a cui alterna ruoli più impegnati. Raul
Cremona è approdato al piccolo schermo grazie allo Zelig di Milano e ne
è diventato un fondamentale protagonista con una collaborazione sempre
viva. Il divertimento è garantito agli spettacoli di Raul Cremona, dove può capitare di
finire sul palco e diventare partner involontari della performance, immersi nella sua
galleria di irresistibili personaggi ricca e variegata, costruita in anni di lavoro e di studio: il maschilista Omen, che ce l’ha a morte con le donne e incita gli uomini in sala
a farsi rispettare, salvo poi diventare un agnellino alla prima telefonata della moglie; il
melodrammatico Jacopo Ortis e la corrispondenza con Ugo Foscolo; il santone Evok,
che benedice la folla con una spazzola bagnata in un secchio che passa poi tra i capelli;
il mago Oronzo, parodia di un mago scalcinato e grottesco del Sud; Silvano, reinterpretazione ironica del Mago Silvan, e tanti altri. Oggi è a suo agio anche nel cinema
con numerose collaborazioni all’attivo, è un grande bibliofilo e collezionista di oggetti
magici d’antiquariato, ed è presidente del Club Magico di Milano.
Come è iniziata la sua carriera?
Iniziai a 17 anni a frequentare un circolo di prestigiatori di Milano di cui oggi sono
presidente. Era il 1973 quando cominciai a osservare i maestri dell’epoca e ad appassionarmi all’arte della prestidigitazione, andando a numerosi congressi in Italia con il
Centro Magico Italiano, e in giro per l’Europa. Intorno ai 27 anni ho messo in piedi un
piccolo repertorio da “maghetto simpatico” e ho cominciato. A Milano, in quegli anni
florida di locali, iniziai a esibirmi utilizzando quel repertorio, modificandolo, vivendo come prestigiatore comico nei locali di cabaret, c’era ancora il Derby, c’era il Ca’
Bianca. Poi Milano cambia, il Derby chiude, c’è Zelig, e io su queste pedane sperimento
un po’ tutto, provo personaggi, questi personaggi si definiscono e prendono un nome,
poi arrivano le prime trasmissioni con Mai dire goal nel ’96. Personaggi, che nascono e
si modificano, si mescolano alle esperienze e prendono forma: il primo fu Meta fisico,
metà fa schifo con la regia di Brachetti; Sim sala bim, Molto pocus, Ocus molto pocus e
Prestigi, quattro spettacoli che mi hanno tenuto impegnato in teatro oltre dieci anni.
Da ragazzo avrebbe mai pensato di fare il comico e avere così tanto successo?
Da ragazzo ero molto timido, non incline all’essere espansivo, ma c’era una parte di
me che cercava di emergere: ad esempio, quando si giocava a pallone, mi piaceva fare
il portiere perché ero convinto che quel gesto plateale di prendere la palla fosse più
importante del fare goal. Poi la passione per la prestidigitazione mi costringe a esibirmi
LUCA BONACINI
Modena
Economica Numero 4
Foto di Roberto Centamore
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Il mio è un lavoro artigianale che nasce da
una convinzione: prima sfioro i personaggi
e solo dopo essi nascono e prendono corpo. Sono sempre maghi, il Mago Oronzo, il
Mago Silvan, che hanno una loro identità a
cui do vita con il mio stile, utilizzando a volte la comicità universale. C’è Omen, quello che parla male delle donne, c’è l’attore
trombone, e anche l’abbigliamento nasce
da una mia opinione, da una mia visione
del personaggio, che provo anche con gli
amici; poi ci sono i contributi di alcuni
sarti teatrali e di quelli di Zelig. I miei personaggi hanno un’incubazione lenta, forse
perché non ho una preparazione accademica, i miei personaggi nascono così…
I progetti futuri di Raul Cremona?
Mi piacerebbe continuare con il cinema,
dove ho svolto ruoli da manager rampante, da imprenditore, da mago. Negli
ultimi due anni ho fatto due film: uno
con la Finocchiaro, Ci vuole un gran fisico;
con Mazzacurati per questo nuovo film
che uscirà a novembre, La regina della
neve, dove interpreto la parte del Mago
Casimir, un guitto di periferia, da albergo
per anziani; e una partecipazione nel film
di Francesco Papierno Uomini che stanno
bene. Il cinema mi piace, ma rimango legatissimo alla magia del teatro. Tra qualche mese andrò ancora una volta in giro
per l’Italia, con il nuovo spettacolo Prestigi;
da gennaio a marzo sarò a Montalto Dora
(TO), a Borgomanero (NO), a Cossato (BI)
e a Milano al Teatro Manzoni.
Conosce Modena?
È una città che conosco e mi piace.
Arrivai a Modena la prima volta nel 1997
con lo spettacolo Meta fisico, metà schifo, al Teatro Storchi e successivamente
al Michelangelo. È una città che ha un
pubblico molto accogliente. Per dormire mi prenotano quasi sempre all’Hotel
Canalgrande, dove ormai sono di casa,
poi mi faccio una passeggiata per le vie
del centro in cerca di libri antichi – sono
collezionista – e arrivo in piazza Grande
davanti a quel bellissimo Duomo, dove mi
fermo a pranzo al Caffè Concerto, di cui
sono cliente da almeno dieci anni.
Ormai che è di casa a Modena, visto che è
venuto parecchie volte, conosce la gastronomia modenese?
Il mio manager è il modenese Paolo
Guerra, e quindi negli anni mi ha iniziato
a tutte le vostre specialità, dall’Aceto balsamico al Parmigiano, dallo gnocco con i
salumi alle tigelle con lardo e formaggio,
dal Lambrusco al Nocino. Spesso mi portano al Club Europa ’92 della famiglia Clò,
dove ho bellissimi ricordi e dove si mangia davvero bene. Ancora oggi vi aleggia la
presenza del maestro Pavarotti.
personaggi
e a essere protagonista; ho vinto questa timidezza con i piccoli giochi di carte, e poi
sulla palestra del palco, iniziando in contesti amatoriali e cominciando a fare i conti
con il pubblico. Mi accorgo che ho scelto una strada dove la parola ha più importanza del gesto rispetto a quella del prestigiatore plateale, elegante, silenzioso, e scopro
una naturale inclinazione a essere divertente, senza mai prendermi troppo sul serio.
Come è nato il Mago Oronzo?
Quando ero più giovane pensavo che i prestigiatori dovessero essere tutti eleganti,
e invece ne incontrai uno che non lo era, aveva nascosto nelle mani un foglietto da
leggere, era un’informazione rubata, ma chi aveva scritto aveva vergato in una calligrafia incomprensibile, e dopo vari e goffi tentativi il mago, lasciando tutti di stucco,
disse: «Ma come scrivi?». Mi colpì perché riuscì a distruggere l’idea del mago a cui
siamo abituati, che non dovrebbe mai rivelare i suoi trucchi, e che diventa invece il
mago cafone, che parla male, che rivela il metodo, con la canottiera e lo stuzzicadenti, con un’indole pecoreccia, che parla un italiano incomprensibile. Mi ispirai a
quel mago realmente vissuto per costruire il personaggio del Mago Oronzo, che ebbe
grande successo. Ne seguirono tanti altri, come il Mago Manipolini, che era l’alter
ego di Oronzo. I personaggi sono un po’ come i figli, li segui di più se hanno bisogno,
se vanno da soli li lasci andare…
Come avviene la scelta dei costumi, come si decide l’abbigliamento del personaggio?
luglio‐agosto 2013