2012-03-11 Resoconto Arcu S_Antoni

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2012-03-11 Resoconto Arcu S_Antoni
Club Alpino Italiano – Sezione di Cagliari
Gita ad Arcu Sant’Antoni dell’ 11 marzo 2012
di Valentina V.
L'escursione in questo incantevole posto, Arcu S. Antoni, è stata accompagnata, per tutta la
sua durata, da un bel sole sfolgorante, ma non ancora caldo, che ha reso tutto più "colorato" e
vivace.
D'altronde c'è già l'aria della primavera, i mandorli in fiore l'hanno già sentita da un pezzo e
anche gli uccelli sono già "in fermento", anche in città, per l'arrivo della buona stagione! Ne so
qualcosa io, che ho nel cortile del condominio, vicinissima alla mia abitazione, una maestosa
Araucaria, nella quale sento le "chiacchiere" canore, "frullii" e bisticci dei vari uccelli che vi
trovano dimora, fin dalle prime ore del mattino!
Il nostro itinerario è partito dal greto del fiume, quasi in secca (l'acqua che scorreva in
superficie era poca e proseguiva il suo corso nel sottosuolo in molti tratti) e stavamo quasi
per imboccare i sentieri
del bosco, quando alle
nostre spalle, in fondo,
abbiamo
intravvisto,
tipo
miraggio,
un
gruppetto di cervi che si
calavano verso il fiume,
abbastanza
rapidi
e
silenziosi
da
essere
scorti da non tutti gli
amici escursionisti, che
si son subito fermati e
hanno abbassato il tono
delle
voci
per
non
spaventarli.
La nostra camminata è
proseguita lasciando il
letto
del
fiume
e
inerpicandosi
per
i
sentierini del
bosco,
sempre più ripidi e
tortuosi, su tappeti di
foglie secche e humus, dove, qua e là, davano una nota di colore i ciclamini selvatici fucsia.
E' inutile dire che le salite son sempre il mio "spauracchio", infatti, com'è oramai nella
"tradizione", mi son dovuta fermare per riprendere fiato una serie di volte: a darmi una
mano sono intervenuti gli amici Tonio e Tore, almeno per alleggerirmi dallo zaino-macigno e
Tore se n'è fatto materialmente carico per un buon tratto, nonostante le mie proteste!
Siamo dunque arrivati, dopo qualche chilometro di marcia, in una bella radura soleggiata, con
cespugli di macchia bassa (filliree e cisto a perdita d'occhio, ginepri, ma non mirto!) con delle
belle rocce che si potevano prestare come sedili e lì alcuni di noi si son fermati, eravamo
praticamente alla meta della nostra escursione: "Arcu S. Antoni".
Io e gli altri abbiamo proseguito la salita, costeggiando una recinzione, che Claudio ci ha
avvertito essere la linea di confine
tra i comuni di Assemini e Capoterra, la quale ci ha
condotto al
cospetto
della
bellissima altura conica di Punta Is
Postas, che ci siamo fermati tutti
ad ammirare e a fotografare.
Dal
nostro
punto
di
vista
privilegiato, potevamo, guardando
verso destra, scorgere il golfo di
Cagliari, volgendo lo sguardo a
sinistra, al di là della
recinzione,
potevamo vedere nettamente (non
c'era neanche foschia) le creste del
Monte Lattias e, come faceva notare
Oscar,
anche
il
complesso
montuoso del Monte Arcosu.
Mentre
eravamo
tutti
in
osservazione della "Punta", abbiamo
notato un certo "movimento" della
vegetazione in prossimità della cima
e subito dopo, aguzzando bene la vista perché erano molto lontani, abbiamo visto uscire
allo scoperto un altro sparuto gruppo di cervi, che scendeva verso valle.
Alcuni di noi che avevano macchine fotografiche con degli obiettivi più ingrandenti, hanno
tentato anche di immortalare l'evento, ma non so se con successo, data l'eccessiva distanza
dei soggetti. A proposito di distanza di soggetti, dopo qualche tempo, riguardando il monte,
il nostro occhio ha captato anche una presenza, stavolta umana, in arrampicata solitaria e
"paziente". Non si trattava di un'alpinista sconosciuto, ma di uno dei "nostri", Paolo, tutt'altro
che intimorito dall'altezza e dall'impervietà, che si è portato fin quasi a ridosso del culmine
della vetta....Però!!!...Che bella sfida con le "asprezze" della natura!...
Siamo pian piano ridiscesi nella radura, dove ci aspettavano gli altri amici, pronti per il via
dello "spuntino" (qualcuno aveva già rotto gli indugi e qualcun altro si era già steso a godere
dei raggi del sole).
Chiamarlo tale è un po' un modo di dire, non molto appropriato, che riguarda tutte le
escursioni, anche quelle passate, visto il "viavai"che c'è di stuzzichini, dolci e pasticcini vari
e liquori casalinghi di varia ispirazione! D'altronde: può mancare in una gita targata CAI il
mirabile prosciutto di cinghiale, servito su vassoio "rustico" in sughero dell'amico buongustaio
Antonello? Certamente no! Stavolta, piuttosto, l'unica cosa che è mancata, in tema di
consuetudini, è stata la "magica" caffettiera nera di Gigi, sbuffante tra lecci e muschi, manco
fosse nella cucina di casa, che, in genere, col suo espresso termina in bellezza i "break
gastronomico- escursionistici"!
Al "fischio" di Mimmina, tutta la comitiva ha preso la via del ritorno, percorsa su sentieri
all'interno della foresta, alternati a dei tratti esposti al sole, verdi, spesso punteggiati di
graziosi "Anemone hortensis", come ci ha precisato Daniela, margheritine di colore lilla, ma,
prevalentemente, all'interno del greto asciutto del fiume, sassoso e più sabbioso scendendo
a valle, che in un non lontano passato si è gonfiato d'acqua, incontenibile e scomposto nel
suo corso, a giudicare dalle spaccature degli argini, trascinando con sé tronchi grandi e
piccoli d'albero e arbusti, dei quali si vede ancora traccia, e se ne intuisce la forza furibonda
e devastatrice. Ma nonostante tutto la natura "rimedia" da sola, perché tutto era rigoglioso e
piacevole allo sguardo e fra non molto anche fiorito, anche per merito delle tante piante di
Oleandro, cresciute spontanee all'interno e sulle sponde del fiume, in questo punto, ora privo
d'acqua.
Siamo arrivati alla spicciolata così alla fine del nostro itinerario, stanchi, ma ben rinfrancati
dalla marcia e dalla salubre aria respirata, ma ci siamo salutati (e i saluti fra soci del Club
Alpino son sempre lunghi perché siamo spesso in buon numero) qualche chilometro più
avanti, press'a poco dove, la domenica prima, abbiamo dovuto arrenderci alla pioggia e
precipitarci dentro le auto a tornare a casa di tutta fretta nostro malgrado!