gennaio 2010.qxd:marzo 7/2008.qxd
Transcript
gennaio 2010.qxd:marzo 7/2008.qxd
Scuola catechisti VALERIO BOCCI I ragazzi comunicano così Per inviare e ricevere notizie, i nostri nonni usavano la posta e il telefono. I nipoti oggi per comunicare utilizzano strumenti molto più veloci. Da una a due ore al giorno Stiamo andando verso una comunicazione super-informatizzata, e i ragazzi ne sono i più disinvolti interpreti. Sono i nuovi «capitani coraggiosi» della navigazione elettronica. Più di un milione di loro vivono on line da una a due ore al giorno, preferibilmente da soli e di sera, senza far parola con i genitori dei siti visitati e dei contatti avuti. ■ Usano certamente il computer come passatempo o per le ricerche scolastiche, ma anche per comunicare e trovare nuove amicizie. Il contatto con le altre persone è facilitato dall’anonimato del nickname (= soprannome). Ci si può nascondere in una specie di occultismo esistenziale, con possibilità di bluffare sulle proprie reazioni, e la propria identità. ■ Secondo Dan Tapscott, sociologo canadese, «i ragazzi della net generation, invece di seguire un modello televisivo, disporranno di un ambiente molto aperto, interattivo, collaborativo, verbale, riflessivo. Il tempo passato al computer, impiegato a scapito della più passiva visione della tv, produrrà persone più critiche e capaci, e cambierà il modo in cui saranno da adulti, nella famiglia e nel lavoro. Domineranno il ventunesimo secolo». ■ A parte questi benefit, bisognerà fare i conti con i possibili rischi a livello di relazioni umane. Li riassu■ me, preoccupato, lo psicoterapeuta Paolo Crepet: «Mi piace che mia figlia si colleghi alla biblioteca del mondo. Mi spaventa che la Rete diventi il suo solo mezzo di dialogo». La comunicazione informatica e fredda, in altre parole, prenderà il posto di quella personale, faccia a faccia, più «umana». E-mail e chat L’e-mail (posta elettronica) offre qualche chance in più rispetto a una normale corrispondenza. La velocità, anzitutto. Non c’è «posta prioritaria» che possa competere con quella della Rete. ■ Un altro vantaggio è dato dalla possibilità di inviare lo stesso messaggio a più destinatari contemporaneamente. Questo che è senz’altro una comodità ha il suo risvolto negativo nel rendere il contatto più spersonalizzato. ■ Il tocco di emozione in più è affidato agli smile o emoticon (dall’inglese emotion più icon), le cosiddette «faccine». Questi piccoli segni grafici sono stati introdotti fin dagli inizi della comunicazione telematica, per supplire alla mancanza di gesti e toni di voce nello scritto. Sono microdisegni realizzabili con normali caratteri di scrittura. Per esempio, da :) deriva automaticamente la faccina sorridente 6 (sorriso) e da :( il suo opposto K (triste). ■ I ragazzi all’e-mail preferiscono le chat: il botta e risposta in tem■ Dossier Catechista 20 Gennaio 2010 po reale tra due o più utenti collegati. Oltre che per scambiare notizie e saluti, le chat servono a trovare nuovi amici. Hanno pure il vantaggio di favorire l’anonimato, e di conseguenza permettono una maggior sincerità o insincerità. ■ Possono, però, trasformarsi in una trappola per i ragazzi più ingenui. Senza saperlo essi rischiano di finire nella rete di adulti senza pudore (pedofili, in particolare). Uno dei problemi delle chat, infatti, è che esse non offrono alcuna garanzia sull’identità dei soggetti collegati. ■ Le chat, inoltre, sono caratterizzate da una maggiore presenza di atti comunicativi «disfunzionali», come il lurking, che consiste nell’osservare l’andamento di una discussione senza partecipare e senza segnalare la propria presenza, e il flaming, ossia l’adozione di uno stile comunicativo molto forte o addirittura volgare. ■ Uno dei rischi collaterali della chat è per quasi tutti gli utenti il sorgere di alterazioni nella percezione della durata temporale. Come spiega molto chiaramente il sesto Rapporto Eurispes-Telefono Azzurro, «poiché la comunicazione avviene in modo sincrono, si tende istintivamente ad assimilare la chat alle forme di comunicazione verbale, considerando come unità di misura del tempo trascorso il volume di informazioni trasmesse e ricevute; ma in realtà la comunicazione in chat è più lenta di quella verbale, per cui, alla fine di una conversazione in cui ci si è scambiata una certa quantità di informazioni, il tempo trascorso sarà molto maggiore di quanto sarebbe stato se la conversazione fosse avvenuta a voce. Solo dopo ci si accorge di essere rimasti in chat molto più tempo di quanto ci si era prefissi». Il telefonino ■ Ha stregato quasi il 90% dei ragazzi italiani. Pur di avere un telefonino, meglio se dell’ultimo grido, sono disposti a tutto: dalla richiesta assillante presso i genitori al furto bello e buono. Anche i bambini delle scuole elementari (uno su tre) lo hanno in dotazione. Quasi tutti ammettono che non si può farne a meno. Basta vederli quando camminano per strada, siedono su una panchina o viaggiano in tram: non riescono più a staccarsi da questa «protesi» elettronica con la quale interagiscono in continuazione. ■ I genitori, da parte loro, spendono e spandono fior di euro in ricariche e nuovi modelli di cellulari, giustificandosi che, in questo modo, stanno più tranquilli e possono monitorare i movimenti dei figli. Magra consolazione, se hanno bisogno di un simile strumento per controllare la troppa libertà di movimento concessa! ■ I moderni cellulari rischiano di trasformarsi in uno dei pochi «non luoghi» in cui i ragazzi si divertono e comunicano tra loro. Oppure, l’unica porta d’ingresso verso il gruppo dei compagni ai quali devono dimostrare di possedere «un modello da urlo» e super accessoriato quanto i loro. ■ Archiviata l’utilità del telefonino per grandi e piccoli, rimane qualche dubbio sia sui costi di geDossier Catechista 21 Gennaio 2010 stione (ancora alti) che sui possibili rischi per la salute. In pochi giorni i ragazzi «bruciano» la ricarica inviando messaggi inutili; insieme ad altri, invece, che hanno lo scopo di farli «sentire vivi» e importanti per qualcuno. ■ Con un pizzico di buona volontà in più, e senza alcun esborso di denaro che scatena continui litigi e tiremmolla con i genitori, potrebbero ricorrere a una comunicazione più diretta con amici e compagni. Imparerebbero, del resto, a relazionarsi meglio con il mondo che li circonda superando la timidezza e la paura di incontrare gli altri. ■ Sul fronte poi della salute qualche segnale d’allarme è partito dal Cnr di Bologna. Gli scienziati del Centro hanno esposto una massa di cellule a un campo elettromagnetico simile al segnale di un telefonino. Risultato: alcune cellule sono morte, e quelle sopravvissute e danneggiate hanno cercato di riprodursi. Morale: telefonare il meno possibile e sempre con l’auricolare per allontanare il possibile influsso negativo delle onde. ■ In attesa che studi ulteriori confermino o smentiscano la conclusione precedente, conviene ricordare che il telefonino è un mezzo in più che produce carenza di sonno. Numerose ricerche dimostrano che i ragazzi ne fanno uso soprattutto di sera. Se si aggiunge che prima di andare a dormire navigano volentieri in Internet o usano la playstation (tutte attività che aumentano il livello di eccitazione dell’organismo), ne deriva che la qualità del sonno e il rendimento psicofisico del giorno dopo risultino gravemente compromessi. Si verificano quei disturbi già annotati per la televisione: sonnolenza, appannamento di riflessi, disturbi dell’attenzione (con ripercussione sui risultati scolastici), variabilità d’umore (ansia, depressione, irritabilità...), scarso controllo della sfera emotiva, più incidenti con il motorino... ■ Chi pensa di recuperare le ore di sonno perse con lunghe dor- mite nel fine settimana, si sbaglia. Esistono, certo, differenze tra individuo e individuo: c’è chi è allodola e va subito su di giri al mattino, e chi è più civetta e «carbura» meglio la sera; chi ha bisogno di un numero maggiore o minore di ore di riposo. Ma l’irregolarità è sempre controproducente, perché noi siamo «regolati» su un ciclo biologico che si snoda nelle 24 ore, e che va rispettato. ■ Il giusto, per un preadolescente, è dormire tutti i giorni tra le 8 e le 10 ore, un traguardo che si sta allontanando dalle abitudini quotidiane. I messaggini Gli sms: 160 caratteri per raccontare, o nascondere, le proprie emozioni. Sono diventati la via più battuta dall’88% degli over 13 per comunicare. ■ Qualcuno spedisce anche 50 script al giorno (su un totale di 40 milioni diffusi ogni giorno in Italia), per potersi vantare con i compagni come un tipo assai popolare. Questo uso esagerato e ambiguo trasforma gli sms – secondo la definizione del comico Enrico Bertolino – in «Solo Messaggi Stupidi». O nel più benevolo: «Se Mamma Sapesse...» (controllerebbe di ■ più il suo «pollo»). Il loro indubbio successo è dovuto alla praticità ma anche al «senso di indipendenza e di nomadismo del mezzo», spiega un’indagine Eurispes. Che tradotto significa avere la scusa pronta per quando non si vuole rispondere: «Avevo la batteria scarica». Oppure: «Non ho ricevuto niente». ■ Il poco spazio a disposizione e la voglia di comunicare con la massima velocità ha dato origine a un linguaggio speciale. Le parole vengono contratte e scritte con lettere che in un tema di italiano attirano subito la matita rossa del professore: ke ne dici?, cmq (comunque), nn (non), c6 (ci sei)... ■ In Inghilterra si parla già di analfabetismo da informatica. Gli sms, la posta elettronica, le chat, i forum, con la loro originale e libera forma di scrittura abbasserebbero il livello medio delle composizioni scritte. ■ Ma il pericolo più grosso, come per gli altri media, consiste nella dipendenza. Come quando si è in presenza di stupefacenti. In Danimarca è in funzione una clinica specializzata nella disintossicazione degli sms-maniaci. È già questo un buon motivo per spedire un «avviso di garanzia» ai ra■ Dizionarietto Ardware. In informatica tutte quelle parti magnetiche, ottiche, meccaniche ed elettroniche di un personal computer, che ne consentono il funzionamento. Bip. Voce onomatopeica, che imita il suono acuto emesso da congegni elettronici. Chat (dall’inglese, chiacchierata). Conversazione in tempo reale, attuata da due o più persone, tramite computer (anche il programma che supporta tale sistema, e il sito in cui si svolge tale attività). Forma verbale: chattare. Chip (propriamente: frammento, scaglia). Nel computer, la minuscola piastrina di silicio su cui vengono costruiti gli elementi di un circuito integrato in grado di svolgere le operazioni necessarie per elaborare l’informazione. E-mail. Electronic mail: posta elettronica (sost. femminile; abbreviato: mail). Servizio di rete Internet, che consente agli utenti l’invio di messaggi di posta in formato elettronico a uno o più destinatari. Emoticon (anche faccina, in inglese anche smiley. Da emotion e icon). In un messaggio di posta elettronica, una sequenza di caratteri che indica lo stato d’animo di chi scrive. Per esempio: :-) significa sono allegro; ;-) strizzatina d’occhio; :-((( sono molto triste; 8-) ho gli occhiali... Internet. La più grande rete mondiale di interconnessione di computer. Joystick (composto da joy, gioia, e stick, bastone). Nel computer: dispositivo munito di una cloche, con cui si controlla il movimento delle immagini sullo schermo. Usato specialmente nei videogiochi. Mms (inglese: Multimedia Messaging Service). Messaggio inviato da un telefono cellulare, costituito, oltre che da un testo scritto anche da immagini, suoni e brevi animazioni. Monitor (dall’inglese monitor screen, schermo avvisatore). Dispositivo di un computer che consente di visualizzare sullo schermo i dati in entrata Dossier Catechista VALERIO BOCCI I ragazzi nella rete Collana Mondo Nuovo Elledici 2007 gazzi che vivono nell’attesa che il telefono trilli per annunciare l’arrivo di un sms. Non importa chi sia il mittente e il contenuto. Purché qualcuno si faccia vivo a rompere la solitudine e l’incomunicabilità che prendono alla gola i cittadini dell’èra della comunicazione. Istruzioni finali ■ Vecchi e nuovi media, come abbiamo visto, rappresentano di sicuro una ricca miniera di risorse. Vanno usati, però, come un qualsiasi elettrodomestico. Altrimenti diventano dei tiranni e schiavizzano coloro che se ne servono, facendo scattare gli «effetti collaterali» descritti. ■ Anche con essi, i ragazzi pur essendo super esperti a livello tecnologico, hanno bisogno di guide. E chi meglio dei genitori potrebbe loro insegnare che c’è un limite a tutto, e che «la vita non è un videogioco»? e in uscita. Mouse (in inglese: topo). Accessorio del computer che, scorrendo su un piano orizzontale, sposta velocemente il cursore sullo schermo e comanda l’esecuzione di determinate operazioni. Navigare. In gergo, esplorare la rete. Net generation. Nel linguaggio giornalistico, la giovane generazione che ha una particolare familiarità con i computer e la rete. Nickname. Soprannome o pseudonimo, con cui un utente si presenta in una comunità di utenti (chat, newsgroup, ecc.), proteggendo la propria reale identità. On line. In linea. Detto di apparecchio elettronico in funzione, che si avvale della rete, stabilmente connesso all’unità centrale. Password. Parola di riconoscimento: digitata dall’utente sull’elaboratore, permette di accedere a determinate informazioni o a particolari programmi protetti. Non va rivelata a nessuno, e va cambiata con frequenza, per renderne difficile l’individuazione. Play-station. Consòle da gioco che permette di utilizzare svariati tipi di videogame montati su cd–rom. Rete. Sinonimo di Internet. Script. Insieme di comandi con cui si ordina al computer di eseguire una qualche operazione. Smile/smiley, vedi emoticon. Sms (inglese: Short Message Service). Breve messaggio scritto, inviato da un telefono cellulare a un altro. Software. Nel computer, insieme di programmi finalizzato allo svolgimento di ogni genere di elaborazioni di dati. www. Dall’inglese Word wide web: ragnatela mondiale. Enorme collezione di siti composti da pagine multimediali, organizzata con una logica ipertestuale e distribuita su milioni di computer sparsi nel mondo. 22 Gennaio 2010