i sistemi di welfare e di investimento sociale nei

Transcript

i sistemi di welfare e di investimento sociale nei
I SISTEMI DI WELFARE E
DI INVESTIMENTO
SOCIALE NEI SETTORI
DELLA CONOSCENZA IN
EUROPA E IL SISTEMA
ITALIA
TIZIANA MOSCA
PREMESSA
Il cambiamento della domanda sociale intervenuto negli ultimi trenta anni ha
fatto si che la maggior parte dei paesi europei adattasse i propri sistemi di
protezione sociale attraverso una ricalibratura degli stessi e sotto la spinta
delle direttive europee.
Fenomeni quali la globalizzazione e, più in generale, i cambiamenti culturali
intervenuti hanno favorito l’insorgere dei cosiddetti “nuovi rischi sociali”, non
più di natura aleatoria e temporanea, ma destinati a perdurare nel tempo: la
disoccupazione, divenuta ormai una condizione che interessa buona parte della
popolazione; la malattia, che ha assunto nel tempo carattere di cronicità; la
povertà , che riguarda, ormai, una fetta considerevole di popolazione; la
vecchiaia e il correlato problema della non autosufficenza.
I vecchi sistemi di welfare, gioco forza, si sono dovuti confrontare con questi
nuovi rischi sociali, passando dal neoliberismo a sistemi di “Social Investment”,
specie nelle aree nord europee e scandinave, dove lo Stato stesso assume il
ruolo di promotore di politiche che rafforzano le capacità delle persone
nell’ottica di un welfare non più concepito come un costo, bensi’ come un
investimento a medio e lungo termine.
L’istruzione e la formazione svolgono un ruolo determinante in un'economia
basata sulla conoscenza, in quanto sostengono la crescita e l'occupazione e
favoriscono l'emergenza di una popolazione altamente qualificata e adattabile.
Esse rafforzano anche la coesione sociale e la cittadinanza attiva.
Questo lavoro si propone di analizzare in modo critico e comparativo i sistemi
di welfare europeo in ambito di istruzione.
L’intento è quello di partire dalle direttive europee in materia di istruzione e
come siano state recepite dagli stati membri, analizzando alcuni sistemi di
welfare significativi, con particolare attenzione al nostro Paese.
1
CAPITOLO I
LO SCENARIO EUROPEO
1.1. LA STRATEGIA DI LISBONA PER L’ISTRUZIONE E LA
FORMAZIONE
Nel marzo del 2000, a Lisbona, il Consiglio Europeo adottò l’obiettivo tanto
strategico quanto ambizioso di "diventare l'economia basata sulla conoscenza
più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita
economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore
coesione sociale." (1)
L’obiettivo concertato, da raggiungersi entro il 2010, prevedeva una strategia
che investiva dieci aree diverse tra cui le politiche sociali nei settori rilevanti
per costruire un’economia fondata sulla conoscenza.
Da allora, ogni anno, la Commissione presenta al Consiglio Europeo un
rapporto (rapporto di primavera) nel quale si evidenziano i progressi compiuti
nell’attuazione di questa strategia. In tale occasione i Capi di Stato e di Governo
degli Stati dell’Unione valutano i progressi compiuti e stabiliscono le priorità
per il raggiungimento degli obiettivi fissati a Lisbona.
Nelle conclusioni dell’allora Presidente M.me Nicole Fontaine, si parla di
“nuova sfida” che l’Europa si promette di affrontare in uno scenario economico
e sociale trasformati dalla globalizzazione e che interessano ogni singola
persona.
________________________________________________________________________________
Documento della Presidenza: "Occupazione, riforma economica e coesione sociale Verso
un'Europa dell'innovazione e dei saperi"; Relazione della Commissione: "eEurope - Una
società dell'informazione per tutti"; Contributo della Commissione: "Un programma di
rinnovamento economico e sociale per l'Europa"; Comunicazione della Commissione:
"Politiche della Comunità a sostegno dell'occupazione"; Comunicazione della Commissione:
"Costruire un'Europa solidale"; Comunicazione della Commissione: "Tendenze nel campo
sociale: prospettive e sfide".
(1)
2
I punti di forza dell’Unione, evidenziati nella relazione, tra cui una forza - lavoro
con un livello di formazione generalmente elevato, fanno da contrapposto agli
elementi di criticità, quali un tasso di occupazione eccessivamente basso per lo
più caratterizzato da una scarsa partecipazione al mercato del lavoro di donne
ed anziani; uno sviluppo insufficiente del settore dei servizi, con particolare
riferimento all’utilizzo di internet e delle telecomunicazioni in generale; un
acuirsi della mancanza di qualificazione nell’ambito delle tecnologie e
dell’informazione.
Per realizzare l’’obiettivo di diventare” l'economia basata sulla conoscenza più
competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica
sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”,
si sono individuate le seguenti azioni:
− predisporre il passaggio verso un'economia e una società basate sulla
conoscenza migliorando le politiche in materia di società dell'informazione,
nonché accelerando il processo di riforma strutturale ai fini della competitività e
dell'innovazione e completando il mercato interno;
− modernizzare il modello sociale europeo, investendo nelle persone e
combattendo l'esclusione sociale;
− sostenere il contesto economico sano e le prospettive di crescita favorevoli
applicando un'adeguata combinazione di politiche macroeconomiche. (2)
_________________________________________________________________________________________________________________________
__
(2) Conclusioni Della Presidenza CONSIGLIO EUROPEO DI LISBONA 23 E 24 MARZO 2000 – Modalità di
azione
3
Modernizzare il modello sociale europeo investendo nelle persone e
costruendo uno stato sociale attivo, questo, dunque, l’obiettivo di Lisbona.
Partendo dal presupposto che le persone sono la principale risorsa dell'Europa
e su di esse dovrebbero essere imperniate le politiche dell'Unione, ci si propone
di investire nelle persone e sviluppare uno Stato sociale attivo e dinamico,
essenziale per la posizione dell'Europa nell'economia della conoscenza, nonché
per garantire che l'affermarsi di questa nuova economia non aggravi i problemi
sociali esistenti, rappresentati dalla disoccupazione, dall'esclusione sociale e
dalla povertà. Dunque, istruzione e formazione per vivere e lavorare nella
società dei saperi.
I sistemi europei di istruzione e formazione devono essere adeguati alle
esigenze della società dei saperi e alla necessità di migliorare il livello e la
qualità dell'occupazione. Dovranno offrire possibilità di apprendimento e
formazione adeguate a giovani, adulti, disoccupati e persone occupate soggette
al rischio che le loro competenze siano rese obsolete dai rapidi cambiamenti.
Questo nuovo approccio dovrebbe avere tre componenti principali:
 lo sviluppo di centri locali di apprendimento;
 la promozione di nuove competenze di base, in particolare nelle
tecnologie dell'informazione;
 qualifiche più trasparenti.
Di qui l’invito del Consiglio europeo agli Stati membri, conformemente alle
rispettive norme costituzionali, ad avviare le iniziative necessarie per
conseguire gli obiettivi seguenti:
− aumentare gli investimenti annuali pro capite in termini di risorse umane;
− dimezzare, entro il 2010 ,il numero dei giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno
assolto solo il primo ciclo di studi secondari e che non continuano gli studi né
intraprendono altro tipo di formazione;
− trasformare le scuole e i centri di formazione, tutti collegati a Internet, in
centri locali di apprendimento plurifunzionali accessibili a tutti;
- istituire tra scuole, centri di formazione, imprese e strutture di ricerca
partenariati di apprendimento a vantaggio di tutti i partecipanti;
− definire le nuove competenze di base da fornire lungo tutto l'arco della vita:
in materia di tecnologie dell'informazione, lingue straniere, cultura tecnologica,
imprenditorialità e competenze sociali;
4
- istituire un diploma europeo per le competenze di base in materia di
tecnologia dell'informazione, con procedure di certificazione decentrate, al fine
di promuovere l'alfabetizzazione "digitale" in tutta l'Unione;
− individuare i mezzi atti a promuovere la mobilità di studenti, docenti e
personale preposto alla formazione e alla ricerca, sia utilizzando al meglio i
programmi comunitari esistenti (Socrates, Leonardo, Gioventù), eliminando gli
ostacoli, sia mediante una maggiore trasparenza nel riconoscimento delle
qualifiche e dei periodi di studio e formazione;
- adottare provvedimenti per rimuovere gli ostacoli alla mobilità dei docenti
e attirare docenti di alto livello;
− elaborare un modello comune europeo per i curriculum vitae, da utilizzare su
base volontaria, per favorire la mobilità contribuendo alla valutazione delle
conoscenze acquisite, sia negli istituti di insegnamento e formazione che presso
i datori di lavoro.
Attraverso programmi a favore dell'istruzione, della formazione, dunque,
l’Unione si propone di favorire la mobilità e incoraggiare la cooperazione,
appoggiando ed integrando l'azione degli Stati membri conformemente a
quanto previsto dagli articoli 165 e 166 del Trattato sul funzionamento
dell’Unione europea.
Nell’intento del legislatore europeo, l’istruzione e la formazione svolgono,
dunque, un ruolo chiave nel trasformare l’Unione europea in una società ed
economia della conoscenza che possa essere competitiva su scala mondiale. Da
quando nel 2000 è stata adottata la strategia di Lisbona, la cooperazione
politica in materia di istruzione e formazione è stata rafforzata prima
attraverso il programma di lavoro “Istruzione e formazione 2010” e,
successivamente, attraverso il quadro strategico per la cooperazione europea
nel settore dell’istruzione e della formazione “ET 2020”. Questa cooperazione
ha condotto alla definizione di obiettivi ed iniziative comuni che comprendono
tutti i tipi di istruzione e formazione, nonché tutte le fasi dell’apprendimento
permanente e sono sostenuti da programmi di finanziamento quali il
programma di apprendimento permanente 2007-2013 ed Erasmus Mundus
2009-2013.
L’intento è quello di consentire a tutti i cittadini di acquisire conoscenze,
capacità e competenze, nonché di aggiornare quelle che già possiedono, tramite
l'istruzione e la formazione durante l'intero arco della loro vita.
5
È più che mai opportuno prendere in considerazione i bisogni specifici delle
persone a rischio di emarginazione sociale, per favorire l’aumento di soggetti
attivi e, quindi, la crescita economica, garantendo, nel contempo, la coesione
sociale.
L'Europa si trova, infatti, a far fronte ad enormi sfide socioeconomiche e
demografiche, strettamente collegate ad una popolazione che sta invecchiando,
ad un grande numero di adulti scarsamente qualificati e agli elevati tassi di
disoccupazione giovanile.
6
1.2 L'ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA DI LAVORO «ISTRUZIONE
E FORMAZIONE 2010 – IL DOPO LISBONA
Per dar seguito alle direttive fissate a Lisbona, il Consiglio Europeo, riunitosi a
Stoccolma nel marzo del 2001, defini’ tre obiettivi strategici “ che la società
stessa affida all’istruzione e alla formazione:
- lo sviluppo dell'individuo, che in tal modo può realizzare appieno il suo
potenziale e condurre una vita di buon livello;
− lo sviluppo della società, in particolare favorendo la democrazia, riducendo
le disparità e le disuguaglianze, sia fra gli individui che fra i gruppi e
promuovendo la diversità culturale;
− lo sviluppo dell'economia, assicurandosi che le qualifiche della forza - lavoro
corrispondano all'evoluzione economica e tecnologica. (3)
In un contesto sempre più contrassegnato da veloci mutamenti dovuti alla
globalizzazione crescente e alla maggior complessità nelle relazioni
economiche e socioculturali, dove le società sono sempre più basate
sull’informazione e sulla conoscenza, rendere agevole l’acquisizione e la
conseguente familiarità delle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione (TIC) è il punto di partenza per pianificare il futuro
dell’istruzione e della formazione.
Il cambiamento intervenuto nella natura stessa del lavoro, nelle competenze
richieste ai lavoratori e ai dirigenti, le conoscenze acquisite nell’arco della
vita scolastica non possono più essere considerate statiche, in quanto
l’apprendimento continuo durante tutto l’arco della vita costituisce ormai un
requisito fondamentale per continuare ad avere una buona spendibilità sul
mercato del lavoro. Inoltre, investire nei sistemi della conoscenza dovrebbe
condurre anche al superamento delle barriere sociali.
(3) Conclusioni della Presidenza, paragrafo 27.
RELAZIONE DEL CONSIGLIO (ISTRUZIONE) PER IL CONSIGLIO EUROPEO SUGLI OBIETTIVI FUTURI E
CONCRETI DEI SISTEMI DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE
7
In particolare, facilitare l’accesso alla formazione permanente diventa
strumento necessario per favorire l’abbattimento dell’esclusione sociale e per
garantire le pari opportunità, tenendo conto soprattutto dei bisogni dei
soggetti più vulnerabili come le persone aventi problemi specifici
nell’apprendimento.
Anche la struttura demografica ha subito profondi cambiamenti. I dati
dimostrano che vi è una percentuale molto alta di anziani, anche tra gli
insegnanti, con percentuali di persone prossime al pensionamento diverse tra i
paesi dell’UE. Un altro dato di cui tener conto è, senza dubbio, il flusso
migratorio che impone di considerare una popolazione multilinguistica ed
eterogenea a cui destinare i sistemi di istruzione e di formazione.
Gli obiettivi individuati dai Ministri dell’istruzione riunitisi a Stoccolma sono
essenzialmente tre:
◆Aumentare la qualità e l’efficacia dei sistemi di istruzione e formazione
nell’Unione Europea;
◆ Facilitare l’accesso di tutti ai sistemi di istruzione e formazione;
◆ Aprire al mondo esterno i sistemi di istruzione e formazione.
I compiti demandati al Consiglio dell’Istruzione, in collaborazione con la
Commissione Europea, consistono nel definire come misurare la realizzazione
degli obiettivi suddetti, quali lavori intraprendere, quali settori considerare ai
fini di una valutazione e di uno scambio di buone pratiche tra gli Stati membri e
quali indicatori utilizzare nell’analisi delle politiche attuate.
Facendo seguito al programma di Lisbona, nel 2002 a Barcellona il Consiglio
Europeo si da degli obiettivi ancor più ambiziosi individuando nel 2010 la
scadenza per la realizzazione degli stessi nell’interesse dei cittadini dell’Unione
e demandando al Consiglio per l’istruzione e alla Commissione
la
predisposizione di una relazione intermedia in cui si rendesse conto dello stato
dei lavori. Nello specifico ci si propone di:
 raggiungere un’elevata qualità nei sistemi di istruzione e formazione in
modo da costituire un modello di riferimento su scala mondiale;
 favorire la mobilità dei cittadini europei da un sistema all’altro di istruzione
rendendo gli stessi estremamente omogenei e compatibili;
8
 rendere valide le competenze acquisite in uno degli Stati membri in tutto il
territorio europeo ai fini della carriera e dell’ulteriore apprendimento;
rendere accessibili in modo permanente l’istruzione e la formazione ai

cittadini di tutte le età. (4)
Nel dar seguito al proprio mandato, nel maggio del 2003 il Consiglio
dell’Istruzione di concerto con la Commissione producono un rapporto nel
quale si legge che affinché l'Unione abbia una riuscita migliore rispetto ai suoi
concorrenti nell'economia della conoscenza è di fondamentale importanza
investire di più e con maggiore efficacia nell'istruzione e nella formazione.
Tanto più che le nuove esigenze determinate dalla società e dall'economia
della conoscenza sono destinate a crescere negli anni a venire. Considerando,
infatti, il probabile allungamento della durata media della vita attiva e i
cambiamenti economici e tecnologici sempre più rapidi, i cittadini dovranno
aggiornare continuamente e sempre più spesso le loro competenze e qualifiche.
La promozione dell'occupabilità e della mobilità in un’ottica di mercato del
lavoro europeo aperto, complementare al mercato unico dei beni e dei servizi,
deve costituire una priorità.
Per questo, è fondamentale instaurare relazioni più strette fra il mondo
dell'istruzione e della formazione e il mondo imprenditoriale, affinché ciascuna
delle due parti comprenda meglio le esigenze dell'altra. Contestualmente, la
società della conoscenza genera coesione sociale, cittadinanza attiva e
sviluppo personale, bisogni ai quali soltanto l'istruzione e la formazione
possono apportare un sostanziale contributo. (5)
Nell’analisi fatta dal Consiglio nel 2003 si evidenziano le forti disuguaglianze
esistenti tra i sistemi di istruzione e formazione degli Stati membri, ad esempio
nelle politiche messe in atto per favorire la mobilità, anche attraverso la
rimozione di ostacoli di natura burocratica e giuridica, in particolare in materia
di protezione sociale.
______________________________________________________________________________________________________________________________________________
__
(4) Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee del 14/06/2002 C142/1 -Programma di lavoro dettagliato
sul follow-up circa gli obiettivi dei sistemi di istruzione e formazione in Europa (2002/C 142/01)
(5) Relazione del Consiglio "Istruzione" al Consiglio europeo "Gli obiettivi futuri e concreti dei sistemi di
istruzione e di formazione" (doc. 5980/01).
9
Si sottolinea il deficit d’investimento nelle risorse umane nell’istruzione e nella
formazione delle stesse testimoniati dalla spesa per studente molto inferiore,
nella maggior parte degli Stati europei, a quella degli USA, cinque volte più
elevata per quanto attiene all’istruzione superiore.
Interessante appare, altresì, l’analisi del potere di attrazione dell’Europa dei
c.d. talenti, di molto inferiore rispetto a quello degli USA (la maggior parte degli
studenti asiatici e sudamericani, ad esempio, preferisce recarsi negli Stati Uniti
piuttosto che in Europa). Inoltre, il mercato europeo offre meno possibilità per
i ricercatori che preferiscono continuare altrove le loro carriere.
Il rapporto sottolinea poi l’elevato tasso di abbandono scolastico, la lotta contro
il quale è una priorità, come pure prioritario è introdurre misure atte a
promuovere l’interesse per le carriere scientifiche e tecnologiche nelle donne,
ancora troppo poche in questi settori strategici.
Completare il ciclo di istruzione secondaria superiore è sempre più importante
non solo per permettere di entrare con successo nel mercato del lavoro, ma
anche per dare agli studenti l'accesso alle possibilità di apprendimento e
formazione offerte dall'istruzione superiore. Gli Stati membri hanno, pertanto,
convenuto che, entro il 2010, almeno l'85% della popolazione ventiduenne
dell'Unione Europea dovrebbe avere completato un ciclo di istruzione
secondaria superiore. Tutte le persone devono acquisire un bagaglio minimo di
competenze per poter apprendere, lavorare e raggiungere lo sviluppo
personale nella società e nell'economia basata sulla conoscenza. (6).
In una società della conoscenza, le persone devono, inoltre, aggiornare e
migliorare le loro competenze e qualifiche in modo continuativo e usufruire
della più ampia gamma possibile di contesti di apprendimento. In diversi Paesi
certi
anelli
della
catena
dell’apprendimento
permanente
sono
insufficientemente sviluppati.
______________________________________________________________________________
(6) Risultati dell'indagine PISA (OCSE, 2000).
10
Le lacune da colmare risultano spesso da una visione che si limita
eccessivamente alle esigenze dell’occupabilità o da un’attenzione troppo
esclusiva per il recupero di coloro che sono scivolati tra le maglie
dell’educazione iniziale. Questi elementi sono giustificati, ma non costituiscono
di per sé una strategia dell’apprendimento permanente realmente integrata,
coerente e accessibile a tutti.
In media, nell’UE il 27% degli insegnanti dell’istruzione primaria e il 34% di
quelli dell’istruzione secondaria ha più di 50 anni. Secondo le stime, entro il
2015 si dovrà reclutare, e quindi formare, più di un milione di insegnanti del
livello primario e di quello secondario. Questo massiccio rinnovo nella maggior
parte dei Paesi rappresenta contestualmente una sfida e un’opportunità.
Gli strumenti e le strategie individuate dal Consiglio e dalla Commissione per
l’attuazione degli obiettivi di Lisbona possono riassumersi come segue:
A livello nazionale:
 Investimenti pubblici più elevati in certi settori chiave
 Incoraggiare un contributo maggiore dei privati, in particolare
nell’insegnamento superiore, la formazione degli adulti e la formazione
professionale continua.
A livello comunitario:
 Finanziamenti comunitari mirati, compresi i fondi strutturali e la Banca
europea per gli investimenti.
Occorre altresì, porre in essere misure atte ad incentivare le professioni di
insegnante e di formatore, fare dell’apprendimento permanente una realtà
concreta e consolidata, dotare tutti i cittadini delle competenze necessarie,
attraverso l’adozione di politiche linguistiche, incoraggiare l’emergere di una
cultura scientifica e tecnica, promuovere le competenze imprenditoriali,
sviluppare i servizi connessi alle TIC, creare ambienti di apprendimento
accoglienti e accessibili a tutti, sviluppare qualifiche flessibili e spendili sul
mercato globale, rafforzare il ruolo e la qualità dei servizi di orientamento,
favorire gli svantaggiati. Tutto questo per costruire una dimensione europea
dell’istruzione.
11
Nel 2006, la relazione congiunta del Consiglio e della Commissione
sottolineano come ci sia ancora bisogno di rafforzare il modello sociale europeo
attraverso riforme che garantiscano sistemi efficaci ed equi. (7)
In particolare, le politiche d'istruzione e di formazione degli Stati membri
devono informarsi sempre di più ai principi di efficienza ed equità quando gli
stessi intraprendono le riforme dei loro sistemi d'istruzione e di formazione. Le
esperienze di taluni Stati membri e dei lavori di ricerca, dimostrano gli effetti
benefici che le politiche d'istruzione e di formazione possono avere in termini
di efficienza ed equità.
In realtà numerosi sistemi d'istruzione e di formazione producono e, a volte,
aumentano, le ineguaglianze esistenti, per cui le persone più vulnerabili sono
quelle che hanno le minori qualificazioni. Tali persone non dispongono delle
stesse opportunità nei confronti dell'istruzione e della formazione rispetto a
quelle che invece seguono un corso di studi superiori. Inoltre, le ineguaglianze
in materia d'istruzione e di formazione rappresentano dei costi. Le politiche
relative all'istruzione e alla formazione fondate sull'efficienza e l'equità offrono,
per contro, la possibilità di aumentare i benefici a lungo termine, di ridurre i
costi economici e sociali e di avere un valore aggiunto per altri settori come la
coesione sociale. Tali iniziative hanno un costo, ma i costi dovuti alla mancanza
di azione e al gran numero di abbandoni sono certamente più elevati. Garantire
un'istruzione e una formazione di qualità alla totalità dei cittadini dell'UE
consentirà anche all'Unione europea di affrontare le sfide socio-economiche
come la globalizzazione e la competitività dei nuovi paesi industrializzati, la
demografia dell'UE (invecchiamento della sua popolazione e flussi migratori),
l'evoluzione rapida della natura del mercato del lavoro e la rivoluzione delle
tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC).
L'efficienza e l'equità dovrebbero essere integrate nella prospettiva delle
strategie di apprendimento permanente, le cui ripercussioni, oltre che gli
effetti degli investimenti nell'istruzione e nella formazione, saranno
apprezzabili a lungo termine.
_______________________________________________________________________________
(7) 1.4.2006 IT Gazzetta ufficiale dell'Unione europea C 79/1- MODERNIZZARE L'ISTRUZIONE E LA
FORMAZIONE: UN CONTRIBUTO FONDAMENTALE ALLA PROSPERITÀ E ALLA COESIONE SOCIALE IN EUROPA
RELAZIONE INTERMEDIA COMUNE 2006 DEL CONSIGLIO E DELLA COMMISSIONE SUI PROGRESSI COMPIUTI
NELL'AMBITO DEL PROGRAMMA DI LAVORO «ISTRUZIONE E FORMAZIONE 2010»
12
In particolare, l'istruzione prescolastica si rivela essenziale per le ulteriori
tappe di apprendimento, in quanto aiuta a prevenire gli abbandoni scolastici, a
migliorare l'equità dei risultati e il miglioramento dei livelli di competenze, ma
anche a ridurre i costi in altri settori (disoccupazione, criminalità, ecc.). Per
aumentarne l’efficacia essi devono essere accompagnati da altre misure
d'intervento come l'apprendimento delle lingue o l'aiuto all'adattamento
sociale.
Tali programmi devono essere adattati ai più piccoli tenendo conto della natura
dell'insegnamento impartito (apprendimento, competenze individuali e sociali)
e della pedagogia (miglioramento dell'offerta degli insegnanti, impegno dei
genitori). L'impegno dei genitori può anch'esso essere sostenuto da programmi
speciali di istruzione per i genitori stessi e di sensibilizzazione delle persone
emarginate.
L'insegnamento primario e secondario devono essere rivolti verso la qualità
della formazione di base per tutti. In altri termini l'insegnamento di base e le
competenze chiave devono essere garantiti in modo equo per tutti in una
società fondata sulla conoscenza.
L'efficienza e l'equità sono assicurate se la natura dell'insegnamento e la
pedagogia sono adattate in particolare mediante politiche di assunzione che
assicurino un insegnamento di qualità. Inoltre la collaborazione tra insegnanti,
genitori e servizi sociali dev'essere incoraggiata.
L'insegnamento superiore che comprende l'istruzione, la ricerca e
l'innovazione («triangolo della conoscenza») costituisce un settore chiave
dell'economia della società fondata sulla conoscenza. Ecco perché dev'essere
più competitivo e favorire l'eccellenza, com'è stato sottolineato dalla
Commissione nella sua comunicazione sulla modernizzazione delle università
nel 2006. Tre elementi sono importanti per un insegnamento superiore
modernizzato: il fatto di essere equo per tutti, finanziariamente sostenibile e
con un ruolo più efficiente. Per garantire a tutti un accesso all'insegnamento
superiore, l'instaurazione di tasse d'iscrizione dev'essere compensata da un
aiuto finanziario per i più sfavoriti, perché questi investono generalmente
meno nel loro avvenire. Per rimediare a questa situazione la disponibilità di
borse di studi, di prestiti bancari e prestiti rimborsabili in funzione dei redditi
futuri e di borse può incoraggiare l'accesso all'insegnamento superiore.
13
Il rapporto tra l'insegnamento e il mondo professionale dev'essere migliorato.
L'insegnamento dovrebbe integrare un insegnamento professionale allo scopo
di rendere i sistemi professionali più attraenti e facilitare la transizione delle
persone in possesso di diploma d'insegnamento superiore e dotate di qualifiche
professionali. Ciò è necessario in quanto le domande del mercato del lavoro
hanno avuto un'evoluzione, in particolare con una maggiore richiesta di
lavoratori più qualificati. Inoltre, altri fattori come l'invecchiamento della
popolazione o la disoccupazione giovanile vanno considerati. È necessario
mettere in opera percorsi flessibili e chiari che passando dall'insegnamento
professionale verso un apprendimento ulteriore portino all'occupazione, come
succede nei sistemi d'insegnamento e di formazione professionali. Questi
offrono ai partecipanti la possibilità di ottenere un beneficio ragionevole in
termini di reddito.
L'istruzione degli adulti permette anche di adattarsi ad un mondo del lavoro in
mutazione e di migliorare quindi le prospettive di occupazione. Le persone
meno qualificate sono quelle che usufruiscono meno dell'apprendimento e
della formazione nel corso della loro attività professionale. Questi tipi di
formazione possono esse migliorati in due modi :
• mediante l'insegnamento, da parte di partenariati tra imprese, settore
pubblico, parti sociali e organizzazioni locali del settore associativo, su gruppi
di discenti identificati e sulle loro necessità. Questo metodo ha dimostrato di
poter costituire un'alternativa al rischio di abbandono degli studi;
• nel corso dell'attività professionale attraverso una formazione adattata alle
necessità, in termini di competenze, dei datori di lavoro corrisposta con la
formula dei partenariati. Entrambe le modalità corrispondono alle necessità in
competenze che esistono nel mercato del lavoro, ma sono destinate ad
avvicinare l'offerta e la domanda, e a facilitare la scelta della formazione e della
carriera. Si sono rivelate efficaci per ampliare le prospettive d'occupazione
delle persone sfavorite. Gli Stati offrono l'informazione e i programmi di
formazione, e in tal modo sostengono l'investimento privato e i costi che sono a
carico delle imprese e dei lavoratori. Parallelamente i datori di lavoro devono
investire nell'istruzione e nella formazione per restare competitivi e per
sostenere la loro responsabilità sociale, che consiste nel diventare organizzati.
L'efficienza «concerne il rapporto tra le risorse in entrata nel processo e quelle
in uscita e i risultati ottenuti. Un sistema è efficiente se i mezzi utilizzati danno
un risultato massimo.
14
L'efficienza relativa nell'ambito dei sistemi di istruzione viene abitualmente
misurata con i risultati delle prove e degli esami, mentre la loro efficienza in
rapporto alla società nel suo complesso ed all'economia viene misurata con i
tassi di rendimento privato e sociale.»
Per equità s'intende il modo in cui i singoli possono trarre vantaggio da
istruzione e formazione in termini di opportunità, accesso, condizioni e
risultati. I sistemi equi garantiscono che i risultati di istruzione e formazione
siano indipendenti dall'ambiente socio-economico e da altri fattori che causano
svantaggi e che l'insegnamento risponda alle specifiche necessità di
apprendimento dei singoli.
Il Consiglio dell’ Istruzione, gioventù e cultura del 13 e 14 novembre 2006 ha
adottato le sue conclusioni ricordando il ruolo degli Stati membri e i vantaggi di
una cooperazione a livello europeo; il Consiglio sostiene la necessità di un
metodo per assicurare l'efficienza e l'equità dell'istruzione e della formazione
permanente. Il Consiglio dichiara, altresì, che la qualità è essenziale in quanto
obiettivo comune per tutte le forme d'istruzione e di formazione. La qualità non
è soltanto una questione di risultati dell'apprendimento o dell'insegnamento
impartito, ma dipende anche dalla capacità dei sistemi d'istruzione e
formazione di venire incontro a esigenze individuali, sociali ed economiche,
rafforzando l'equità e migliorando il benessere.
Gli Stati membri sono invitati a tener conto in maggiore misura
dell'ottimizzazione delle risorse dei sistemi d'istruzione e di formazione per
garantirne efficienza ed equità e ad indirizzare in modo efficace le riforme e gli
investimenti puntando sull'istruzione prescolastica, su programmi mirati
d'intervento precoce, nonché su equi sistemi di istruzione e formazione per
garantire a tutti l'accesso alle stesse. Il Consiglio pone l'accento anche sulla
necessità di avere un personale qualificato che disponga di formazione
permanente. Inoltre, sono necessari finanziamenti adeguati, sia pubblici che
privati, per l'istruzione degli adulti e l'istruzione e la formazione professionale
permanente. Il mondo professionale deve anch'esso essere associato
all'istruzione e alla formazione.
15
Per garantire la qualità, l'equità e l'efficienza in tutto il sistema d'istruzione e di
formazione, vanno incoraggiate procedure di valutazione e di controllo, oltre
che studi e la possibilità di un'informazione trasparente che permettano di
valutare i risultati delle riforme, gli adattamenti e le necessità che possono
derivarne, l'elaborazione di metodi e di pratiche d'insegnamento e di
apprendimento. La Commissione presenta proposte agli Stati membri sulla
base di esperienze nazionali e di lavori di ricerca per un'istruzione e una
formazione di qualità fondate sui principi dell'efficienza e dell'equità .
L'integrazione di tali principi a tutti i livelli del sistema di istruzione e di
formazione dovrebbe garantire l'accesso di tutti all'insegnamento e alla
formazione, in particolare l'accesso delle persone più sfavorite. Contribuendo
agli obiettivi di competitività e di coesione sociale, l'integrazione di tali principi
permetterà anche di ridurre i costi a lungo termine che sono la conseguenza
delle ineguaglianze e di affrontare le sfide sia all'interno che all'esterno dell'UE.
“Il ruolo centrale assegnato all'istruzione e formazione quale forza trainante per
la crescita e la competitività nell'analisi annuale della crescita per il 2013,
compreso il riferimento al ruolo chiave degli investimenti nel capitale umano per
affrontare e prevenire la disoccupazione e preparare una ripresa fonte di
occupazione”, è quanto riconosciuto dal Consiglio dell’Unione Europea, nelle
sue conclusioni su "Investire nell'istruzione e nella formazione - una risposta a
Ripensare l'istruzione: Investire nelle abilità in vista di migliori risultati
socioeconomici" e analisi annuale della crescita per il 2013 del 1 febbraio
2013. ”(8) Nel rispetto degli degli articoli 165 e 166 del Trattato sul
funzionamento dell’Unione europea,. della strategia Europa 2020 ed, in
particolare, delle analisi annuali della crescita per il 2012 e per il 2013 (9) e
delle raccomandazioni specifiche per paese per il 2012 ; a fronte di una
persistente crisi economica messa in evidenza dalle più recenti previsioni della
Commissione, secondo le quali nel 2013 la ripresa economica sarà più lenta del
previsto e si assisterà a un picco della disoccupazione pari a quasi l'11%, con
un aumento del 60 % dei livelli di disoccupazione per i lavoratori meno
qualificati;
(8) Conclusioni del Consiglio su "Investire nell'istruzione e nella formazione - una risposta a Ripensare l'istruzione:
Investire nelle abilità in vista di migliori risultati socioeconomici" e analisi annuale della crescita per il 2013 -GU C 119 del
28.5.2009, pagg. 2-10. 2 GU C 70 dell'8.3.2012, pagg. 9-18.
(9) Previsioni economiche autunnali della Commissione europea (novembre 2012). Statistiche Eurostat sulla
disoccupazione (novembre 2012)."Aiutare i giovani a entrare nel mondo del lavoro" - COM(2012) 727 definitivo, 5
dicembre.
16
tenuto conto. dell'esigenza di affrontare l'aumento della disoccupazione
giovanile in Europa, che attualmente ha quasi raggiunto una media del 23 % e
che in vari Stati membri ha superato il 50 % e del fatto che appare sempre più
evidente che l'offerta di abilità non corrisponde più al fabbisogno del mercato
del lavoro, con oltre 2 milioni di posti attualmente vacanti in Europa, il
Consiglio riconosce il ruolo centrale dell’istruzione e della formazione quali
settori nei quali l’investimento ha indubbi risvolti sociali ed economici.
Nelle sue conclusioni il Consiglio dell’UE invita gli Stati membri a:
1. aumentare l'efficienza dei propri sistemi di istruzione e formazione,
nonchè i livelli generali di abilità e competenze anche attraverso
collegamenti più stretti tra il mondo del lavoro e quello dell'istruzione e
una comunicazione più efficace attraverso forti partenariati tra i
pertinenti settori di intervento dell'istruzione e della formazione, le parti
sociali e diversi livelli di governance;
2. promuovere l'eccellenza nell'istruzione e nella formazione professionale
di concerto con le parti sociali, ad esempio sviluppando sistemi di qualità
con una forte componente di apprendimento sul lavoro, valutando lo
sviluppo di qualifiche di livello post-secondario o terziario
corrispondenti a un ciclo di studi breve, conformemente al quadro
europeo per le qualifiche, incentrate su potenziali settori di crescita o
settori con carenze di abilità e allineando le politiche in materia di IFP
alle strategie di sviluppo economico nazionale, regionale o locale;
3. migliorare i risultati dei giovani ad alto rischio di abbandono scolastico
precoce e in possesso di scarse abilità di base conformemente al quadro
fissato nella raccomandazione del Consiglio del 2011,ad esempio tramite
l'individuazione tempestiva dei soggetti con scarso rendimento riferito
alle abilità di base in tutte le fasi della scolarizzazione, fornendo un
sostegno personalizzato e combattendo le cause dei risultati
insoddisfacenti mediante un'istruzione e cura della prima infanzia
accessibili e di qualità (10) ;
4. ridurre il numero degli adulti scarsamente qualificati aumentando gli
incentivi alla formazione degli adulti, fornendo informazioni sull'accesso
ai servizi di apprendimento permanente;
________________________________________________________________________________
_
(10) Raccomandazione del Consiglio sulle politiche di riduzione dell'abbandono scolastico (GU C 191
dell'1.7.2011, pagg. 1-6)
17
5. rivedere e rafforzare il profilo professionale delle professioni
dell'insegnamento (insegnanti, dirigenti scolastici e formatori degli
insegnanti), di concerto con i soggetti interessati, ad esempio garantendo
una formazione efficace ai docenti e fornendo sistemi dotati di risorse
adeguate per il reclutamento, la selezione, la formazione iniziale, il
sostegno a inizio carriera e lo sviluppo professionale permanente del
personale docente sulla base delle competenze;
6. ottimizzare l'apprendimento con il supporto delle TIC attraverso il
sostegno alle pratiche didattiche e di valutazione basate sulle TIC stesse;
7. rendere prioritari e, se possibile, rafforzare gli investimenti
nell'istruzione e nella formazione, adoperandosi per accrescere
l'efficienza di tale spesa stimolando dibattiti nazionali su meccanismi di
finanziamento sostenibili ed equilibrati, con la partecipazione di
un'ampia gamma di soggetti interessati.
18
1.3 - LO STATO DELL’ARTE – L’IMPATTO DELLA CRISI
ECONOMICA NEI SISTEMI DI ISTRUZIONE EUROPEI - IL
RAPPORTO EURYDICE 2013
La forte crisi economica che ha investito l’Europa in questi ultimi anni ha
condotto numerosi Stati a ridurre la spesa per l’istruzione, in contro tendenza
rispetto agli obiettivi fissati da Lisbona in avanti. E’ quanto si evince da uno
studio condotto da Eurydice (Eurydice è la rete di informazione dell’Unione
europea sui sistemi educativi, di cui l’Agenzia LLP di Firenze è referente per
l’Italia) sull’impatto della crisi nei sistemi di istruzione, con particolare
riferimento alle risorse umane, alle infrastrutture, ai programmi specifici di
sostegno e ai sistemi di supporto agli studenti e alle loro famiglie .(8) L'ultimo
rapporto di Eurydice analizza le tendenze nella spesa per l’istruzione fra il
2000 e il 2012 e l’impatto che la crisi economica e finanziaria ha avuto sui
bilanci dell’istruzione in Europa negli ultimi anni (2010-2012).
Dal rapporto si evince che 8 dei 25 Stati membri dell’UE hanno ridotto la spesa
per investimenti nell’istruzione; si tratta, soprattutto, di paesi che nel 2010 e
nel 2011 avevano già un consistente deficit pubblico
( vedi grafico 1.2.).
________________________________________________________________________________
_
(8) Fonte ARAN - Rapporto Eurydice 2013.
19
Sebbene sia prevedibile che nei prossimi anni i bilanci dell'istruzione di alcuni
paesi continueranno a subire riduzioni, il rapporto evidenzia anche che in
cinque Stati membri, Austria, Danimarca, Lussemburgo, Malta e Svezia, la spesa
nell’istruzione è in aumento di oltre l'1%.
I governi, in tema di finanziamento dell'istruzione e della formazione, devono
considerare diversi e molteplici fattori, come la demografia, lo sviluppo
dell'economia nazionale, le competenze e le responsabilità degli Enti Locali e le
priorità politiche di ogni Paese.
20
Il rapporto Eurydice 2013 cerca di affrontare quattro temi correlati
all’'impatto che la crisi economica ha avuto sull’istruzione; nello specifico,
riguardano la spesa e i bilanci per l'istruzione, le risorse umane e i loro costi, il
finanziamento per le infrastrutture e i programmi specifici di sostegno
educativo e, in ultimo, gli sviluppi nei sistemi di supporto per gli studenti e le
loro famiglie.
Un’ulteriore questione analizzata riguarda le priorità nazionali che ogni Paese
si da per il finanziamento dell'istruzione per il 2013.
Interessante è osservare il risultato che l’impatto della crisi economica ha
avuto sulle risorse umane. Infatti, dopo il 2010 la progressiva diminuzione del
finanziamento dell'istruzione ha colpito, altrettanto progressivamente e in
modo particolare il numero degli insegnanti, anche attraverso il cambiamento
dei parametri di riferimento, quali il rapporto alunno/studente. Gli studi
condotti dimostrano, infatti, che, nella maggior parte dei paesi europei, tra il
2007 e il 2010, il numero degli insegnanti ha coinciso, di massima, con il
rapporto della popolazione alunno/studente.
Vi sono, tuttavia, Paesi, quali Cipro, Austria, Croazia e, in misura minore, il
Belgio, in cui il numero dei docenti è continuato ad aumentare nonostante il
numero degli studenti fosse diminuito in percentuale del il 3% e il 5%.
Per contro, in Italia e nel Regno Unito, il numero degli insegnanti è diminuito
dall’8,5% al 4% a fronte di un numero di studenti in aumento ( vedi Figura 3.3).
21
In generale, nel 2011 e nel 2012, almeno un terzo dei Paesi analizzati hanno
ridotto il numero degli insegnanti sulla base, non solo del mutato rapporto
docente/studente ma, anche per effetto del taglio dei finanziamenti pubblici.
In altri paesi si è registrato, per contro, un aumento del numero degli
insegnanti dovuto all’adozione di riforme che hanno condotto alla inclusione,
nella scuola, di studenti con specifiche necessità e bisogni (Belgio, Grecia,
Slovenia e Croazia) e ad un aumento del numero di personale di supporto
didattico (Malta e Regno Unito - Inghilterra).
22
In ogni caso, la spesa per l’istruzione e’ stata ridotta soprattutto ricorrendo a
tagli salariali e/o salari congelati. Negli ultimi due anni gli stipendi degli
insegnanti sono stati direttamente colpiti dalla crisi economica. Gli stipendi e le
indennità del personale scolastico sono stati ridotti o congelati (come nel
nostro Paese) in circa la metà dei paesi esaminati. A decorrere dall'anno
scolastico 2009/2010, e, in particolare, dopo la metà del 2010, l'effetto della
recessione economica e la pressione sulle finanze pubbliche è stato molto più
pronunciato; questo ha costretto più paesi ad applicare i tagli salariali nel
settore dell’istruzione. In alcuni Stati, tra cui l’Italia, a causa del blocco della
contrattazione collettiva nazionale, gli stipendi non sono stati indicizzati ai
livelli di inflazione, riducendo, di fatto, il loro potere d'acquisto complessivo.
Da ultimo, per affrontare le sfide conseguenti alla crisi economica, i Paesi
europei su cui è stato condotto lo studio di Eurydice, hanno stabilito delle
priorità per il 2013 nel campo dell’istruzione che possono così riassumersi:
 L'efficienza, vale a dire un valido utilizzo delle risorse umane e
finanziarie;
 l'occupabilità dei laureati, attraverso programmi mirati a collegare
strettamente l’istruzione con il mondo del lavoro;
 rendere la professione docente più attraente anche attraverso aumenti
stipendiali. (11)
Per quanto attiene alle infrastrutture , le riduzioni del numero di istituti
prescolari e di scuole in almeno due terzi dei paesi Europei, avvenute tra il
2010 e il 2012 sono dovute, principalmente, ai cambiamenti demografici
registrati in questi anni . Tuttavia, in sette paesi (Danimarca , Italia, Lettonia
, Polonia , Portogallo, Slovacchia e Islanda ) anche la crisi economica e
finanziaria è uno dei motivi principali che hanno condotto alla fusione e/o
alla soppressione di istituzioni scolastiche ed educative .
In particolare, due di questi paesi (Lettonia e Polonia) hanno riformato i
meccanismi di finanziamento a livello locale; altri due (Lettonia e
Portogallo) hanno cambiato i loro regolamenti in materia di formazione
delle classi e di dimensionamento, con l'obiettivo di diminuire il numero di
istituti scolastici o di insegnanti .
________________________________________________________________________________
(11). Funding of Education in Europe 2000 – 2012 The Impact of the Economic Crisis Eurydice Report by
the Education, Audiovisual and Culture Executive Agency (EACEA, Eurydice and Policy Support).
http://eacea.ec.europa.eu/education/eurydice/
23
Ben sette paesi non hanno adottato, negli ultimi tre anni, tutte le misure
necessarie per ristrutturare la rete di istituzioni scolastiche ed educative .
Nella maggior parte dei paesi europei, il numero di istituti di istruzione
superiore è rimasto stabile . In quattro paesi , le fusioni e le chiusure di istituti
si sono verificati nell’ambito di più ampie strategie volte a raggiungere un
numero ottimale di scuole in termini di competitività e ad evitare la
sovrapposizione di indirizzi di studio.
In altri quattro paesi (Bulgaria , Italia, Lettonia e Lituania ) , gli sforzi per
controllare spesa pubblica hanno condotto anche a riduzioni del numero di
istituti . Tra il 2010 e il 2012, in conseguenza della crisi economica, otto paesi
europei, vale a dire Irlanda , Polonia , Romania, Slovenia , Slovacchia, Regno
Unito (Inghilterra e Irlanda del Nord) , e l'Islanda hanno ridotto la spesa (sia a
livello centrale che a livello locale) per la costruzione , la manutenzione e la
ristrutturazione di edifici scolastici. E’ evidente che il deterioramento delle
infrastrutture può avere, anch’esso, un impatto sulla qualità dell'istruzione.
Sette paesi, vale a dire Bulgaria , Repubblica Ceca , Irlanda, Cipro , Slovacchia,
Regno Unito (Inghilterra) e Islanda hanno ridotto i fondi pubblici per la
costruzione , la manutenzione e la ristrutturazione di istituti di istruzione
superiore . Al contrario, tre paesi (Grecia, Polonia e Slovenia ), nel 2011 e nel
2012 hanno aumentato la spesa in conto capitale per l'istruzione superiore.
I finanziamenti destinati a sviluppare le competenze informatiche e tecniche
(TIC) degli studenti a scuola non hanno, finora, in generale, risentito della crisi
economica e finanziaria, tuttavia, in quattro paesi ( Spagna, Cipro , Polonia e
Islanda) la spesa pubblica per le TIC e le attrezzature nelle scuole è diminuita,
negli ultimi anni, proprio a causa della crisi economica .
Continua ad essere, quasi ovunque, una priorità destinare finanziamenti ad hoc
per i programmi di sostegno a livello scolastico e per la riduzione della
dispersione scolastica. Solo la Repubblica Ceca e l'Irlanda hanno ridotto questo
tipo di investimenti.
La percentuale dei fondi per il sostegno finanziario pubblico di studenti
nell'Unione europea è aumentata tra il 2000 e il 2009 . Tale andamento è
dovuto principalmente al relativo aumento della percentuale di assistenza
finanziaria assegnato a studenti dell'istruzione superiore , che è cresciuto dal
13% al 17,4 % della spesa complessiva in materia di istruzione tra il 2001 e il
2009 .
24
Il sostegno finanziario per gli studenti è uno dei principali modi per garantire
elevati livelli di partecipazione all'istruzione , soprattutto per i gruppi
svantaggiati di studenti .
A partire dal 2010 , anche se la maggior parte dei paesi hanno mantenuto in
vigore le loro disposizioni generali su questo temac, otto paesi circa hanno
segnalato una riduzione parziale della quota di finanziamento per una o più
modalità di supporto a disposizione degli alunni e studenti e delle loro
famiglie. In alcuni casi , la riduzione è una causa diretta della diminuzione del
numero dei potenziali beneficiari (nel caso degli assegni familiari ).
La fornitura di pasti sovvenzionati è stata oggetto di nuove restrizioni in diversi
paesi europei tra cui la Repubblica Ceca, tra il 2010 e il 2012 ; la Polonia , la
Slovenia e il Regno Unito (Inghilterra ) a decorrere dal 2013.
Le spese per sovvenzionare i trasporti degli studenti rimangono stabili nella
maggior parte dei paesi in cui è fornito il servizio; anzi, in alcuni paesi si
registrano aumenti dei budget destinati al trasporto (Ungheria, Malta ,
Romania e Slovenia).
Le conseguenze della crisi finanziaria ed economica per l' offerta di educazione
degli adulti sono diverse, ma nella maggior parte dei casi il risultato è stato il
maggiore orientamento del sostegno verso tipologie di popolazione specifiche
;i disoccupati, ad esempio, sono un gruppo specifico designato da alcuni paesi ,
come una nuova priorità per aumentare la partecipazione ai programmi di
educazione . Adulti senza titoli di istruzione secondaria superiore sono un
secondo importante gruppo target . Infine , alcuni paesi ( Irlanda e Germania)
stanno fornendo nuove opportunità di istruzione agli adulti (in particolare nel
settore dell'istruzione superiore) per la
loro riqualificazione e
per
l'aggiornamento delle loro competenze e conoscenze.
In dieci paesi , il sostegno per i discenti adulti è aumentato sia grazie alla
creazione di nuovi meccanismi di finanziamento nazionale, sia attraverso il
sostegno da parte del Fondo sociale europeo ( FSE). In sei paesi ,vale a dire
Danimarca , Irlanda, Portogallo , Slovenia, Regno Unito ( Inghilterra) e Croazia
sono , destinano a questo scopo un supporto limitato, anche se con differenze
significative tra loro per quanto riguarda gli obiettivi da raggiungere e gruppi
target interessati.
25
CAPITOLO II
I SISTEMI SCOLASTICI EUROPEI
2.1 IL QUADRO GENERALE DEI SISTEMI DI ISTRUZIONE
ESISTENTI IN EUROPA
Da Lisbona in avanti si è discusso di “dimensione europea” dell’educazione, di
Europa dell’istruzione e delle formazione; ciò nonostante, le politiche educative
restano di competenza degli Stati membri, il che comporta che i sistemi
scolastici siano profondamente diversi gli uni dagli altri.
In un contesto in cui le politiche educative e della formazione divengono
questioni cruciali delle politiche europee - così come sancito dalla Strategia di
Lisbona - volte a sostenere la valorizzazione del capitale umano,
organizzazione scolastica, curricoli, valutazione, certificazione sono elementi,
seppur diversificati, presenti in tutti i sistemi.
In Europa si possono distinguere tre diversi modelli organizzativi
dell’istruzione obbligatoria che possono essere così definiti:
 modello a struttura unica (comprendente i livelli primario e secondario
inferiore);
 istruzione primaria seguita da un periodo di istruzione secondaria
integrata, corrispondente a un’istruzione comune di base;
 istruzione primaria seguita da un’istruzione secondaria differenziata
offerta attraverso percorsi educativi distinti. (12)
(12) INFORMAZIONE INTERNAZIONALE – MARZO 2012 – I SISTEMI SCOLASTICI EUROPEI- Notiziario a
cura dell’Unità Italiana di Eurydice – Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica (exIndire) pubblicato con il contributo del MIUR - Direzione Generale per gli Affari Internazionali
26
In dieci paesi l’istruzione obbligatoria è offerta in scuole a struttura unica
senza passaggio dal livello primario al livello secondario inferiore; in questi
casi, la fine della struttura unica coincide con la fine dell’istruzione
obbligatoria, ad eccezione della Bulgaria e della Slovacchia dove, invece,
l’obbligo finisce un anno dopo.
In quasi la metà dei paesi europei gli alunni, dopo la scuola primaria, seguono
lo stesso curricolo comune di base nell’istruzione secondaria inferiore, cioè fino
all’età di 15 o 16 anni. In otto di questi paesi la fine dell’istruzione secondaria
inferiore coincide con la fine dell’istruzione obbligatoria a tempo pieno. Il
curricolo di base prosegue fino a 16 anni di età per gli alunni di Malta, della
Polonia e del Regno Unito.
In Belgio, ad esempio, l’istruzione secondaria inferiore termina all’età di 14
anni, ma l’istruzione a tempo pieno resta obbligatoria fino ai 15 anni.
Nella Repubblica ceca, in Ungheria e in Slovacchia l’istruzione obbligatoria è
organizzata nel modello a struttura unica fino all’età di 14 o 15 anni ma, già a
partire da 10 o 11 anni, gli alunni possono iscriversi in istituti che offrono
istruzione secondaria sia di livello inferiore che superiore.
In altri paesi, tuttavia, sia all’inizio che nel corso dell’istruzione secondaria
inferiore, le famiglie possono scegliere un indirizzo di studi o un tipo di scuola
specifico per gli alunni. Ciò avviene, a partire dall’età di 10 anni, nella maggior
parte dei Länder in Germania e in Austria, a 11 anni nel Liechtenstein e a 12
anni nel Lussemburgo e nei Paesi Bassi.
In Germania gli studenti, anche se frequentano istituti diversi, nei primi due
anni della scuola secondaria inferiore seguono curricoli del tutto compatibili
tra di loro. Nei Paesi Bassi, gli studenti seguono un curricolo comune di base, in
genere, nei primi due anni dell’istruzione secondaria. Il curricolo comune di
base specifica le competenze minime che tutti gli studenti devono acquisire,
sebbene il livello di studio possa variare a seconda del tipo di scuola prescelta.
La durata media dell’istruzione obbligatoria in Europa è di circa 8 anni,
tuttavia nella grande maggioranza dei paesi l’obbligo va da 9 a 10 anni. In
alcuni Paesi dura perfino di più: 11 anni in Lettonia, Lussemburgo, Malta,
Inghilterra, Galles e Scozia, 12 anni in Portogallo, in Irlanda del Nord e 13 anni
in Ungheria e nei Paesi Bassi.
27
Nella maggior parte dei paesi l’istruzione obbligatoria inizia dalla scuola
primaria (generalmente per i bambini di 5 o 6 anni). In Bulgaria, Grecia, Cipro,
Lettonia, Lussemburgo, Ungheria e Polonia, l’istruzione obbligatoria è estesa
anche al livello pre –primario, con la conseguenza che i bambini di età fra i 4/5
o 6 anni seguono programmi finalizzati, in primo luogo, ad abituarli, fin da
molto piccoli, ad un ambiente di tipo scolastico. Nei Paesi Bassi, a Malta e nel
Regno Unito l’istruzione obbligatoria inizia all’età di 4 o 5 anni e i bambini
seguono già i programmi propri dell’istruzione primaria.
La fine dell’istruzione obbligatoria spesso coincide con il passaggio dal livello
inferiore al livello superiore dell’istruzione secondaria o con la fine del ciclo a
struttura unica. In Ungheria, nei Paesi Bassi e in Portogallo, la scuola
dell’obbligo copre l’intera durata dell’istruzione secondaria superiore. Anche in
Belgio e in Germania, tutta l’istruzione secondaria superiore rientra
nell’obbligo scolastico.
A decorrere dal 1980, si osserva, in quasi tutti i sistemi educativi, una tendenza
generale verso il prolungamento dell’obbligo scolastico per garantire
l’acquisizione delle competenze di base. Le varie riforme introdotte prevedono
il prolungamento dell’obbligo scolastico allo scopo di ridurre i tassi di
abbandono precoce e di dispersione scolastica.
In Belgio, Germania e Polonia, l’istruzione obbligatoria è oggi 3 o 4 anni più
lunga rispetto al 1980.
28
Durata dell’istruzione obbligatoria in Europa 1980/81-2010/11
1980/81 2006/07 2010/11 Fonte: Eurydice.
29
2.2 - ALCUNI SISTEMI DI ISTRUZIONE A CONFRONTO: TRA NORD
EUROPA, EUROPA CONTINENTALE E PAESI ANGLOSASSONI: LA
SVEZIA, LA GERMANIA E IL SISTEMA INGLESE:
2.2.1 LA SVEZIA
La Svezia si è dotata di un sistema di welfare state “omnicomprensivo” e, in
questo quadro il sistema di politiche adottate a favore dell’infanzia si allinea
perfettamente; la facoltà di introdurre misure per l’infanzia è demandata alle
Municipality (13) . Tutto ciò è contenuto in un atto, il Municipal Childcare
Allowance Act, documento che, allorchè ratificato dalla propria Municipality,
concede al cittadino di godere di tutta una serie di benefici per la crescita e la
cura del bambino.
Ciò determina, dunque una situazione tutt’altro che omogenea a seconda dei
territori, anche se possono individuarsi alcune linee comuni riassumibili come
segue:
 Asili nido gratuiti per tutti. Tutti i residenti hanno diritto a questa
agevolazione che si inserisce, in verità, in un contesto di welfare più
ampio che prevede la gratuità dell’intera istruzione scolastica ( fino
all’università). Non solo, la Svezia provvede anche alle esigenze dei
propri emigrati all’estero, collaborando strettamente con le proprie
ambasciate per fornire questo tipo di assistenza (un esempio è costituito
dall’ agenzia Ifad (International fund for agricultural development), che,
in collaborazione con le ambasciate svedese e italiana a Roma ha aperto
un asilo nido per gli emigrati svedesi;
 Lo Stato svedese provvede per il 90% alla copertura della spesa per le
strutture scolastiche e da, alle famiglie che collaborino al funzionamento
e alla gestione delle stesse dal punto di vista amministrativo, delle
pulizie, della manutenzione e dell’acquisto di forniture, la possibilità di
pagare delle rette più basse;
 Per le neo- mamme è prevista un’alta percentuale di impiego ( il 78%
circa);
(13) Pietro Mesturini - Sistemi di welfare: un’analisi comparata di alcune specificità dei paesi Italia,
Svezia, Germania.
30
•
È prevista la possibilità di cura a casa con l’attivazione del c.d. child care
bonus, attivo per i bambini da zero a tre anni fino ad un massimo di €.312,00 al
mese per ciacsun bambino.
Per quanto riguarda gli adolescenti la Svezia ha adottato un sistema di centri
culturali di aggregazione diurna che, tuttavia, esulano dal sistema di welfare
state, in quanto gestiti per lo più su base volontaria.
Le uniche strutture finanziate dallo Stato sono, oltre alle biblioteche, centri
studio, ecc., i c.d. “ centri di cultura”. Parimenti per l’istruzione degli adulti non
sono previste fattispecie specifiche di welfare.
Questo in sintesi il sistema svedese. Ma entriamo più nel dettaglio per
comprenderne meglio, ai fini dell’analisi, il funzionamento.
L’EDUCAZIONE PRESCOLARE:
L’offerta formativa di educazione prescolare comprende la scuola dell’infanzia,
la cura pedagogica e la scuola pre -primaria aperta. Alle Municipality compete
offrire una scuola pre -primaria per tutti i bambini da uno a 5 anni di età che
abbiano genitori che lavorano o studiano, mentre i bambini di genitori
disoccupati o in congedo parentale hanno diritto a un posto per almeno 3 ore al
giorno o per 15 ore a settimana. Con il termine “cura pedagogica” si intende
l’accoglienza da parte di educatori specializzati che ricevono e si prendono cura
nel proprio domicilio di bambini in età prescolare. La “scuola preprimaria
aperta” è rivolta a bambini da uno a 5 anni di età. Tutti i bambini dai 3 ai 5 anni
di età hanno il diritto di svolgere attività prescolari per circa 525 ore all’anno.
Tali attività sono gratuite. L’istruzione preprimaria è finanziata in parte dalla
Municipality e in parte dai genitori. In genere, i genitori pagano un tassa
proporzionalmente al proprio reddito. Come si è detto, le Municipality
garantiscono l’offerta di classi prescolari per i bambini di 6 anni per almeno
525 ore all’anno presso le scuole obbligatorie che, in quanto parte del sistema
scolastico, sono gratuite e la cui frequenza è facoltativa. A decorrere dal 2011
l’educazione pre-scolare è divenuta parte integrante del sistema educativo
nazionale con l’intento di potenziarne la qualità e l’importanza, in quanto
prima fase chiave del sistema educativo. L’obiettivo pedagogico della scuola pre
-primaria è ulteriormente declinato in un curricolo più dettagliato che include
nuove linee per lo sviluppo nei bambini della lingua, della matematica, delle
scienze naturali e della tecnologia.
31
Inoltre, è stata declinata la responsabilità didattica degli insegnanti e dei capi di
istituto del livello prescolare e si è investito su nuovi programmi di formazione
iniziale di tali docenti per migliorarne e rafforzarne le competenze didattiche
(14) .
L’ISTRUZIONE OBBLIGATORIA:
La durata dell’istruzione obbligatoria in Svezia è di nove anni. L’l’istruzione di
base riguarda gli studenti compresi nella fascia d’età che va dai sette ai sedici
anni ed è strutturata su un’unica struttura che comprende i livelli primario e
secondario inferiore.
L’istruzione obbligatoria inizia all’età di 7 anni, ma è possibile un’ammissione
anticipata a 6 anni. La scelta della scuola è affidata alle famiglie, ma qualora le
scuole ricevano un sovrannumero di richieste di iscrizione, hanno la facoltà di
dare la priorità a quegli alunni che vivono nelle vicinanze. Anche questo tipo di
istruzione è gratuita. Il numero minimo di ore di insegnamento è stabilito dalla
normativa nazionale, fermo restando che ciascuna Municipality e/o ciascuna
scuola ha la facoltà di decidere autonomamente come distribuire questo monte
ore e da quale annualità introdurre nel programma scolastico determinate
materie. Parimenti anche la consistenza delle classi è decisa dalle Municipality
e/o dalle scuole e gli alunni sono, generalmente raggruppati per fasce d’età. Nei
primi tre anni la formula adottata prevede un’insegnante unico per tutte le
materie, per poi introdurre, nel quarto e nel quinto anno insegnanti specialisti
in determinate materie e fino ad arrivare ad avere tutti gli insegnanti specialisti
a partire dal sesto anno. Il curricolo didattico è stabilito dalla normativa
nazionale e si estende a tutta l’istruzione obbligatoria indicando le materie
obbligatorie, i programmi per materia e le finalità educative e didattiche; alle
Municipality è delegato il compito di individuare gli obiettivi a livello
territoriale. Insegnanti e scuole sono, comunque, del tutto liberi nella scelta dei
metodi e dei materiali didattici.
(14) – Bollettino informazione internazionale - I sistemi scolastici Europei 2012. ) - Notiziario a cura
dell’Unità Italiana di Eurydice – Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica (ex-Indire)
pubblicato con il contributo del MIUR - Direzione Generale per gli Affari Internazionali.
32
Durante l’istruzione obbligatoria viene effettuata una valutazione continua. La
valutazione nazionale obbligatoria consiste in una serie di test in alcune
materie specifiche come matematica, svedese, ecc. fino ad arrivare, alla fine del
nono anno, a prove nazionali obbligatorie di valutazione in biologia, chimica e
fisica.
Nel 2009, il Parlamento ha adottato una nuova scala di valutazione per
l’istruzione obbligatoria, l’istruzione secondaria superiore e l’educazione degli
adulti.
L’ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE:
L’istruzione secondaria superiore dura tre anni( 16 – 19 anni di età).
Dal 1° luglio 2011 la scuola secondaria superiore è stata dotata di una nuova
struttura. Sono previsti 18 programmi nazionali, di cui 6 preparatori
all’istruzione superiore e 12 programmi professionali, oltre ad un programma
individuale adattato alle necessità dei singoli alunni. A decorrere dal 2011 i
requisiti di ammissione alla scuola secondaria sono diventati più rigidi
prevedendo che gli alunni devono aver ottenuto un voto sufficiente in alcune
materie definite. Gli alunni possono frequentare scuole anche al di fuori della
propria Municipality. Anche l’istruzione secondaria superiore è gratuita.
L’organizzazione dell’anno scolastico è di competenza delle municipalità e
delle scuole stesse. L’anno scolastico nella scuola obbligatoria e nella scuola
secondaria superiore inizia alla fine di agosto e termina a giugno. Ciascuna
municipalità stabilisce le date esatte per l’inizio e la fine della scuola. Gli alunni
sono liberi dalla frequenza scolastica quando gli insegnanti partecipano a corsi
di sviluppo professionale continuo e quando programmano le attività
scolastiche. La settimana scolastica è composta da 5 giorni, dal lunedì al
venerdì. Il capo di istituto è responsabile dell’orario scolastico e stabilisce le
ore di insegnamento nelle diverse discipline e l’attribuzione delle ore agli
insegnanti. Non esiste una normativa sul numero massimo di ore di scuola al
giorno.
Gli insegnanti e le scuole fanno riferimento al curriculo stabilito a livello
nazionale. A parte le materie stabilite obbligatoriamente, le materie specifiche
sono scelte individualmente dagli stessi studenti. Il nuovo impianto
dell’istruzione secondaria superiore offre anche una formazione in
apprendistato e prevede l’introduzione di un diploma di istruzione secondaria
superiore, uno per i percorsi generali e uno per i percorsi professionali.
33
Quest’ultimo può essere conseguito attraverso un percorso a scuola di
istruzione professionale o attraverso un modulo in apprendistato
Gli alunni vengono valutati in modo continuo, con voti assegnati al
completamento di ciascun corso. Allo studente che non passa un corso può
essere proposto un corso speciale di supporto. Non è previsto un esame finale,
ma viene rilasciato un certificato di fine studi al completamento del
programma.
34
2.2.2 LA GERMANIA
Anche il sistema tedesco prevede una forma di sostegno alle famiglie per
l’educazione del neonato; la famiglia riceve un’ esenzione dalle tasse per
quanto concerne la cura del neonato. Il benefit fa riferimento alla normativa
“Federal act on parental allowance and parental leave” nonché al “Federal Child
Benefit Act”: in particolare, sono previsti esenzioni mensili che vanno da
€.184,00 ( uno e due figli),€. 190,00 (tre figli) fino a €. 215,00 (4 figli).
Per quanto riguarda le strutture per l’infanzia, appare evidente il grosso deficit
Tedesco. La Germania, infatti, è in grado di far fronte solo a circa il 18% della
domanda, uno standard davvero basso anche a confronto di altri paesi EU non
molto virtuosi in quest’ambito. Il servizio per gli asili nido è di competenza
degli Enti locali, che,tuttavia, lamentano l’insufficienza delle risorse assegnateli.
Il governo Merkel ha varato nel 2007 un piano di riforma del sistema per
portare l’offerta al 35% della richiesta entro il 2013, il che si traduce in circa
750mila posti in più. Le risorse per finanziare la riforma dovrebbero essere
prese, in larga parte, da altre voci destinate al welfare, in particolare dalla spesa
per gli assegni familiari. Il sistema di educazione d’infanzia tedesco risulta,
quindi, ancora sotto-strutturato e in profonda crisi. Per accedervi è
fondamentale il requisito di residenza stabile e le graduatorie di accesso sono
stilate in base al reddito (15) .
Nel dettaglio:
L’EDUCAZIONE PRESCOLARE
Nella maggior parte dei Länder tedeschi, tutto ciò che attiene all’educazione
prescolare è di competenza dei Ministeri per le politiche sociali. I bambini dai 3
ai 6 anni di età possono frequentare i c.d. Kindergarten, vale a dire delle
strutture gestite generalmente da enti non pubblici, soprattutto chiese e
associazioni socio-assistenziali, alle quali, nonostante i cospicui sussidi pubblici
di cui dispongono, sono chiamati a contribuire anche i genitori. Per i bambini di
6 anni che dovrebbero accedere all’istruzione primaria, ma il cui livello di
sviluppo non risulta adeguato, sono stati istituite delle apposite strutture.
(15) Pietro Mesturini - Sistemi di welfare: un’analisi comparata di alcune specificità dei paesi Italia, Svezia,
Germania.
35
L’ISTRUZIONE OBBLIGATORIA
L’istruzione obbligatoria in Germania ha una durata di circa 9/10 anni, se a
tempo pieno e 12/13 anni, se a tempo parziale; essa riguarda gli alunni
compresi nella fascia di età tra i 6 e i 10 anni.
L’Istruzione secondaria inferiore prevede una fase di orientamento che va dai
10 ai 12anni di età; Il Gymnasium e altri e tipi di scuola che offrono vari corsi di
studi 10/12-15/16 anni di età.
L’Istruzione secondaria superiore comprende le seguenti fasce di età: 15/1618/19 anni .
L’istruzione a tempo pieno è obbligatoria dai 6 fino ai 15 anni di età nella
maggior parte dei Länder, o fino ai 16 anni. L’istruzione a tempo parziale è
obbligatoria fino ai 18/19 anni di età per coloro che non frequentano una
scuola a tempo pieno.
I bambini sono generalmente ammessi alla scuola primaria all’età di 6 anni. Il
passaggio dalla scuola primaria ad uno dei vari tipi di scuole del livello
secondario è regolamentato autonomamente dai singoli Länder in base alla
propria normativa. Il tipo di scuola da frequentare a livello secondario inferiore
viene deciso congiuntamente dai genitori e dalla scuola sulla base di una
valutazione effettuata dalla scuola primaria. L’istruzione obbligatoria è
gratuita.
Anche la durata dell’anno scolastico è determinata da ciascun Land. Le scuole
sono aperte 5 o 6 giorni a settimana, generalmente la mattina. Nella formazione
delle classi gli alunni sono generalmente raggruppati per età e, nel livello
secondario, per alcune materie vengono anche raggruppati in base alle abilità
individuali. Le classi della scuola primaria all’inizio hanno un unico insegnante
per tutte le materie, mentre nella scuola secondaria c’è un insegnante per
materia. Nei singoli Länder si
determina il curricolo, si formulano
raccomandazioni circa i metodi di insegnamento e si approvano i libri di testo.
La Conferenza permanente dei ministri dell’istruzione dei vari Länder ha
recentemente adottato degli standard educativi nazionali per la la scuola
primaria e per ilo conseguimento dei vari certificati rilasciati al termine di ogni
ciclo di studi. Tali standard educativi specificano gli Obiettivi, le cui modalità di
raggiungimento sono contenute nei curriculi.
36
La valutazione continua si applica a tutti i livelli di istruzione attraverso
verifiche scritte e prove orali ed è effettuata dagli insegnanti della classe. Nella
scuola primaria il passaggio dal primo al secondo anno è automatico, mentre
dal secondo anno in avanti ciascun alunno viene assegnato ad un anno a
seconda dei risultati raggiunti; ciò può determinarsi sia attraverso la
promozione, sia attraverso la ripetenza. A seconda dei voti riportati da ciascun
alunno, il consiglio di classe, composto da tutti gli insegnanti dell’alunno e, a
volte, l’assemblea dei docenti, composta da tutti i docenti dell’istituto, adottano
la decisione circa la promozione o la bocciatura dell’alunno a seconda che
soddisfi o meno gli standard richiesti.
Alla fine della scuola secondaria inferiore gli studenti ricevono il certificato
conclusivo.
L’ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE
La durata dell’istruzione superiore è di 2/3 anni.
Essa si divide in ,Istruzione generale (Gymnasiale Oberstufe): 15/16-18/19
anni di età e istruzione professionale a tempo pieno :
• Berufsfachschule: 15/16-18 anni di età
• Fachoberschule: 16-18 anni di età
Esiste poi un sistema duale (Duales System) : 15/16-18/19 anni di età.
I percorsi generali sono offerti nei primi due tipi di scuola, mentre il sistema
duale combina una formazione presso una scuola professionale a tempo
parziale (Berufsschule) ad una formazione in azienda.
Per essere ammessi al livello secondario superiore del Gymnasium è richiesto
un certificato di fine studi di livello secondario inferiore corrispondente a
determinati standard di apprendimento. I requisiti di ammissione all’istruzione
professionale a tempo parziale dipendono, invece, dal tipo di scuola.
L’ammissione ai corsi di istruzione professionale di livello secondario
superiore dipende dal certificato e dalle qualifiche conseguiti alla fine del
livello secondario inferiore.
La scuola obbligatoria a tempo pieno deve essere completata prima di iniziare
l’istruzione e formazione professionale. Non ci sono altri prerequisiti formali
per l’ammissione al sistema duale che è, generalmente, aperto a tutti.
37
Nel Gymnasiale Oberstufe esiste un sistema di materie obbligatorie con la
possibilità di specializzazioni a livello individuale. Il Gymnasiale Oberstufe è
suddiviso in un anno introduttivo e 2 anni di qualificazione durante i quali i
corsi sono definiti per tematica e per materia. I corsi sono suddivisi in livello
base e in livello avanzato. Ai singoli Länder compete l’organizzazione delle
lezioni e la definizione dei contenuti sia delle materie obbligatorie che delle
specializzazioni individuali.
Nel Gymnasiale Oberstufe sono previste 30 ore di lezione settimanali. Anche
nelle scuole professionali a tempo pieno, sono previste 30 ore settimanali di
lezione. . Nel sistema duale, in cui la formazione professionale iniziale si svolge
direttamente in azienda, sono previste almeno 12 ore settimanali di lezione a
scuola che possono essere concentrate anche in due soli giorni. Il curricolo,
stabilito dai ministri dei Länder, varia in base al tipo di istruzione e formazione
secondaria superiore. A seconda del tipo di scuola sono previsti sia
insegnamenti generali sia una formazione professionale. La parte degli
insegnamenti generali comprende materie come tedesco, lingua straniera,
matematica, scienze naturali, economia e società e anche una materia specifica
del settore. In alcune scuole sono state introdotte, inoltre materie orientate al
lavoro quali studi commerciali, tecnologia, nutrizionismo, economia domestica
e agronomia e studi socio-sanitari.
Per quanto riguarda la formazione professionale offerta dal sistema duale, la
stessa è riferita a circa 350 occupazioni sulla base di regolamenti di
formazione che sono coordinati a livello nazionale, per la parte relativa alla
formazione sul luogo di lavoro, e sulla base di quadri di riferimento curricolari
che, invece, sono stabiliti dai Länder, per quel che riguarda l’attività a scuola. I
corsi di istruzione professionale a tempo pieno preparano gli studenti per
specifiche occupazioni e consentono l’accesso all’istruzione superiore. Gli
studenti del sistema duale sostengono un esame finale dinanzi a una
commissione composta da membri appartenenti ai relativi organi competenti
(camere dell’artigianato, camere di industria e commercio, camere delle libere
professioni e altre corporazioni di diritto pubblico),e ricevono un certificato
finale (16) .
(16)Bollettino informazione internazionale - I sistemi scolastici Europei 2012. ) - Notiziario a cura dell’Unità
Italiana di Eurydice – Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica (ex-Indire) pubblicato con il
contributo del MIUR - Direzione Generale per gli Affari Internazionali
38
2.2.3 L’INGHILTERRA
Il sistema scolastico inglese è caratterizzato da un avanzato livello di
multietnicità nelle scuole, presente, ormai da tempo in Inghilterra e nel resto
del Regno Unito. L'istruzione in Inghilterra fa capo fa capo al Department for
Education cind Science (DES), organismo centrale che svolge un ruolo di
supervisione e di collegamento con le autorità educativi locali (Local Education
Authorities = LEAS). A livello locale le autorità sono responsabili
dell'attuazione delle politiche per l'istruzione. L'obbligato scolastico esiste per
l'età compresa tra 5 e 16 anni. Le scuole statali sono amministrate dalle Local
Education Authorities (LEAs), Autorità Scolastiche Locali. L’intero paese è
suddiviso in 96 LEAs che hanno la responsabilità di garantire l’istruzione
pubblica gratuita nell’area di loro competenza. Vi sono in Gran Bretagna circa
2,500 scuole private (independent) che si sostengono con il pagamento delle
rette scolastiche o con aiuti provenienti da privati.
Il DES si occupa di:
·costruzione e controllo degli edifici scolastici e della loro distribuzione sul
territorio;
. assegnazione di contributi economici alle autorità educativi locali;
·
definizione dei livelli minimi degli orientamenti educativi;
·
valutazione dell'andamento scolastico;
· controllo dell'andamento dei sistema educativo attraverso un corpo di
ispettori;
·
istruzione superiore, ricerca scientifica e ricerca educativa;
·
statistiche e tecnologia dell'informazione;
·
collocazione, aggiornamento degli stipendi e formazione in servizio degli
insegnanti.
L'organizzazione del sistema é stata per lungo tempo molto decentrata, al
punto che ogni singola scuola era libera di impostare e attivare i corsi ritenuti
più opportuni. Ora, pur risultando piuttosto flessibile, ha subito un processo di
accentramento a seguito di una legge di riforma approvata nel luglio 1988
(Education Reform Act) con la quale si è provveduto a:
39
- introdurre programmi scolastici a livello nazionale per gli studenti della
scuola dell'obbligo (National Curriculum) declinati in obiettivi minimi comuni
(Attainment Targets) e in livelli di abilità (Levels);
- disporre verifiche sul profitto a livello nazionale (SATS: Standards of
Achievement Tests);
- attribuire maggiori responsabilità in ambito finanziario alle singole scuole,
tenute a gestire direttamente i propri bilanci;
- conferire maggiore rappresentanza ci genitori in seno agli organi di gestione
delle singole scuole (Governing Bodies / Board of Governors);
- ampliare le ammissioni alla scuola secondaria, varare il progetto delle
"convenzioni" tra scuole, centri di formazione professionale, allievi e aziende,
onde garantire la precedenza per l'assunzione sulla base di un predefinito
rendimento scolastico.
Dai 2 ai 5 anni non vi é obbligo scolastico: i bambini possono accedere a scuole
materne pubbliche (Nursery Schools), spesso annesse alle stesse scuole
primarie, o private, gestite da gruppi di volontari, da istituti di beneficenza o
dagli stessi genitori (Play Schools).
L'obbligo scolastico si estende dai 5 ai 16 anni d'età.
La scuola primaria dura dai 5 agli 11 anni d'età per un totale di 6 anni, suddivisi
in due "cicli":
·
Infant schools, per i bambini tra i 5 e i 7 anni
·
Junior Schools, per i bambini dai 7 agli 11 anni.
Questi sono normalmente svolti nella stessa scuola, ma possono essere svolti
anche in due istituti diversi.
Il passaggio all'istruzione secondaria avviene all'età di 11 anni. Gli alunni
possono, se previsto, visitare la scuola a cui intendono iscriversi. Non esiste
più il sistema di selezione che distribuiva gli alunni alla scuola secondaria sulla
base dei loro rendimento; se non per l'accesso alle Grammar Schools.
L'istruzione secondaria si compone di :
-
Comprehensive Schools, scuole ad insegnamento polivalente, frequentate
40
dal 90% dei ragazzi;
- Grammar schools, scuole con un insegnamento di tipo classico e accademico;
- Secondary Modern Schools, scuole che impartiscono un insegnamento di
base.
Dopo i 5 anni di istruzione secondaria obbligatori, gli studenti possono
proseguire con altri corsi biennali o triennali. Esistono corsi professionali della
durata di 4 anni che comprendono esperienze lavorative durante il periodo
degli studi. I giovani che lasciano la scuola a 16 anni e sono disoccupati
possono sperimentare un tirocinio della durata di un anno presso una ditta.
L’istruzione ulteriore (Further Education) prevede corsi post -scolastici che
hanno stretta connessione con il mondo commerciale e industriale. Esiste
anche un programma di educazione permanente con corsi rivolti agli adulti,
finalizzato a un'istruzione continua in campo culturale, professionale o
Industriale.
L'istruzione superiore é offerta da università, politecnici e college, che godono
di assoluta libertà accademica. L'ammissione alle università avviene per esami
e titoli.
Sono previste scuole speciali per gli alunni con gravi handicap.
Per poter insegnare nella scuola primaria e secondaria é possibile optare per:
e una laurea specifica in pedagogici (Bachelor of Education) conseguita dopo
un ciclo di studi universitari della durata di 4 anni e una laurea in altro
indirizzo seguita da un successivo corso di un anno che dà l'abilitazione
all'insegnamento (Post Graduate Certificate in Education - PGCE). La
formazione in servizio degli insegnanti é disposta e indirizzata dal Ministero e
organizzata dalle
autorità
scolastiche locali che provvedono all’
organizzazione e al finanziamento dei corsi. I corsi sono facoltativi.
E' il Department of Education and Science che definisce gli stanziamenti per
gli istituti scolastici.
L'assunzione del personale docente e non docente non è soggetta a concorsi
nazionali per esami e titoli come in Italia, ma avviene per candidatura diretta.
La scuola pubblica di anno in anno, tramite la LEA di competenza, l'elenco dei
posti disponibili e i docenti candidati vengono selezionati a seguito di un
colloquio. Anche il licenziamento è altrettanto diretto: se un docente non
risponde alle richieste della scuola, viene "allontanato" , generalmente al
termine dell'anno scolastico.
41
Entrando nel dettaglio:
L’EDUCAZIONE PRESCOLARE
L’educazione prescolare, non è obbligatoria ed è gratuita per tutti i bambini fra
i 3 e i 4 anni i cui genitori ne facciano richiesta.
Dal 2008 è presente l’Early Years Foundation Stage (EYFS) con un unico
quadro di riferimento per cura, apprendimento e sviluppo dei bambini dalla
nascita ai 5 anni. In questo ciclo è previsto che i bambini raggiungano dei primi
obiettivi di apprendimento sulle seguenti 6 aree; sviluppo personale, sociale ed
emozionale; comunicazione, linguaggio e alfabetizzazione; problem solving,
ragionamento e alfabetizzazione numerica; conoscenza e comprensione del
mondo; sviluppo fisico e creativo.
L’ISTRUZIONE OBBLIGATORIA
La durata del ciclo di istruzione superiore è di 11 anni.
L’obbligo scolastico va dai 5 ai 16 anni di età. In Inghilterra, in verità, molti
bambini iniziano ad andare a scuola a 4 anni, nella Reception class della scuola
primaria. La maggior parte degli alunni passa da una scuola primaria a una
scuola secondaria a 11 anni. Molte scuole secondarie (Secondary schools)
offrono anche l’istruzione post-obbligatoria per gli studenti di 16-18 anni.
I genitori possono richiedere l’iscrizione dei propri figli in qualsiasi scuola.
L’autorità locale, o l’organo di gestione della scuola (a seconda che si tratti di
scuola pubblica o privata), deve definire i criteri per l’ammissione, nonché i
criteri per l’assegnazione dei posti qualora le richieste di iscrizione siano in
esubero rispetto alla effettiva disponibilità della scuola.
Dal 2010 è stato adottato un Codice per le ammissioni a scuola che fissa i
principi per la priorità in caso di sovrannumero di iscrizioni: le autorità locali
hanno l’obbligo di: consultarsi con i genitori e con la comunità locale per
stabilire i requisiti di ammissione; monitorare l’equità delle politiche locali
sulle ammissioni; indicare le date nazionali di chiusura per la presentazione
delle domande di iscrizione. Tutte le scuole primarie e la maggior parte delle
scuole secondarie inglesi accettano gli alunni senza tenere conto delle loro
capacità; tuttavia, esistono esistono alcune scuole selettive chiamate Grammar
Schools.
42
L’anno scolastico dura in genere da settembre a luglio. Le scuole normalmente
sono aperte 5 giorni a settimana, dal lunedì al venerdì.
L’organizzazione dell’orario interno è di responsabilità della scuola.
Le classi per gli alunni di 5-7 anni possono essere composte al massimo da 30
alunni. L’organizzazione dei gruppi di insegnamento spetta alle scuole. Le classi
della scuola primaria sono, in linea di massima, composte da alunni con abilità
miste, anche se molti insegnanti tendono a creare gruppi in base alle abilità. Le
scuole secondarie raggruppano spesso gli alunni, per alcune materie, in base
alle capacità mentre per le altre materie l’insegnamento avviene per gruppi di
abilità miste.
Gli insegnanti assicurano, comunque, opportunità di esercitazioni differenziate
in base alle differenti abilità degli alunni.
La competenza per lo sviluppo del curricolo, fino al 2011 affidata alle
competenze dell’agenzia per le qualifiche e lo sviluppo del curricolo, è oggi
propria del Ministero dell’istruzione (Department for Education -DfE).
Tutte le scuole devono offrire un curricolo ampio ed equilibrato sviluppandolo,
a loro discrezione, in base alle loro particolari esigenze. Sono presenti anche
requisiti specifici e obbligatori per particolari materie che sono gli stessi per
tutte le scuole pubbliche, comprese le scuole selettive.
L’educazione personale, sociale e alla salute non è obbligatoria per l’alunno, ma
le scuole sono tenute a offrirla. Una recente riforma del curricolo secondario
prevede, tra l’altro, maggiori opportunità di collegamenti interdisciplinari e
attività per promuovere la comprensione culturale, l’imprenditorialità e la
diversità; maggiore importanza è attribuita a saper leggere e scrivere e ai
fondamenti della matematica, ma anche alle competenze dell’imparare ad
apprendere e di pensiero.
La quantità di tempo da destinare a ciascuna materia curricolare non è
prescritta e non ci sono raccomandazioni generali di livello centrale sui metodi
di insegnamento né sui materiali didattici. I libri di testo non sono soggetti
all’approvazione delle autorità educative.
Esistono disposizioni obbligatorie sulla valutazione nel primo anno della
scuola. Queste disposizioni comprendono la valutazione effettuata dagli
insegnanti e test esterni.
43
I test di valutazione sono di competenza della Standards and Testing Agency
(STA), la responsabilità delle qualifiche per gli studenti di età compresa fra i 14
e i 19 anni è del DfE e dell’Office of Qualifications and Examinations Regulation
(Ofqual) e la responsabilità per le competenze chiave è passata al Department
for Business, Innovation and Skills (BIS).
L’Ofqual è l’ente responsabile per il mantenimento degli standard e per la
diffusione dell’informazione relativa a qualifiche ed esami. Gli Awarding bodies
sono organi preposti all’offerta e al rilascio delle qualifiche nazionali.
La maggior parte degli alunni sostengono gli esami per il conseguimento dei
Certificati generali dell’istruzione secondaria (General Certificate of Secondary
Education – GCSEs) in una serie di singole materie generali o professionali/
applicate. La valutazione può prevedere prove orali, pratiche ed esami scritti a
seconda della materia.
Agli scarsi risultati dei singoli alunni si fa fronte con un insegnamento
differenziato e con un supporto aggiuntivo anziché attraverso la ripetizione
dell’anno.
L’ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE
La durata è di 2 anni e oltre.
E’ prevista un’istruzione generale e professionale a scuola (Secondary schools)
1 6 -18 anni di età e oltre e un’Istruzione generale e professionale nei Sixth
form college, Further education colleges e Tertiary colleges.
Le Secondary schools e i Sixth form colleges offrono istruzione di tipo
generale/accademico, oltre ad alcuni corsi in materie professionali/applicate. I
Further education colleges offrono un’ampia scelta di corsi professionali
sebbene molti di essi offrano anche corsi generali; i Tertiary colleges offrono
entrambi i tipi di istruzione. I requisiti di ammissione all’istruzione e
formazione sono stabiliti direttamente dalle singole scuole e college. Gli
studenti possono richiedere l’iscrizione in qualsiasi istituto che offre i corsi da
loro scelti. L’istruzione post-obbligatoria è gratuita fino a 19 anni.
Gli ultimi due anni dell’istruzione secondaria post-obbligatoria a tempo pieno
per gli alunni di età compresa fra i 16 e i 18 anni e oltre vengono definiti Sixth
form.
44
Sono presenti docenti specialisti per materia che, normalmente, insegnano a
gruppi più ristretti di alunni. Il numero degli alunni per classe non è
regolamentato.
Nella maggior parte dei casi l’istruzione secondaria superiore di tipo generale
viene offerta dalle stesse scuole che offrono l’istruzione secondaria di livello
inferiore e quindi l’organizzazione è la stessa. Dal momento che agli alunni non
è richiesta una frequenza minima, può esserci maggiore flessibilità sul tempo
da trascorrere a scuola, con regole stabilite dai singoli istituti.
L’organizzazione dei corsi è molto varia. I Colleges offrono sempre più corsi per
tutta la durata dell’anno, anche nei periodi di vacanza. A differenza delle scuole,
gli istituti che offrono istruzione post-obbligatoria operano su 3 sessioni al
giorno: mattina, pomeriggio e sera. Sono aperti dalle 9.00 alle 21.00 e la durata
dei corsi varia, e l’offerta educativa può essere a tempo parziale, su base
giornaliera o a pacchetti.
Non esistono materie obbligatorie in questo livello dell’istruzione.
Gli studenti scelgono i corsi di studio offerti dalla scuola o dall’istituto di
Further education a seconda delle qualifiche che intendono conseguire. Gli
insegnanti sono liberi di adottare metodi e materiali didattici.
Le qualifiche esterne utilizzate nelle scuole e nei college sono di responsabilità
dell’Ofqual. Gli Awarding bodies offrono un’ampia serie di qualifiche nazionali.
Le qualifiche di tipo generale che vengono comunemente conseguite sono il
Certificato generale dell’istruzione di livello avanzato (General Certificate of
Education Advanced level – GCE A-level).
È disponibile anche un’ampia serie di qualifiche professionali.
Le qualifiche conseguite a questo livello possono permettere l’ammissione a
corsi di istruzione superiore, di formazione specializzata e l’accesso al mondo
del lavoro (17).
(17) Bollettino informazione internazionale - I sistemi scolastici Europei 2012. ) - Notiziario a cura
dell’Unità Italiana di Eurydice – Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica (ex-Indire)
pubblicato con il contributo del MIUR - Direzione Generale per gli Affari Internazionali
45
CAPITOLO III
IL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO
3.1 IL SISTEMA EDUCATIVO ITALIANO IN SINTESI
In Italia, il sistema di istruzione e di formazione si basa sul principio della
sussidiarietà e dell’autonomia delle istituzioni scolastiche. Allo Stato spetta la
competenza legislativa esclusiva in materia di “norme generali sull’istruzione”,
livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti in modo
omogeneo su tutto il territorio nazionale e di principi fondamentali che le
Regioni hanno l’obbligo di rispettare nell’esercizio delle loro competenze. Le
Regioni sono dotate sia di una potestà legislativa concorrente in materia di
istruzione, sia di una potestà legislativa esclusiva in materia di istruzione e
formazione professionale. Infine, alle scuole è riconosciuta autonomia
didattica, organizzativa e di ricerca, sperimentazione e sviluppo.
Le politiche dell’istruzione attuate negli ultimi anni, anche in conseguenza della
crisi economica che ha investito il nostro Paese, sono state all’insegna di un
drastico taglio di risorse, finanziarie e umane, alla scuola pubblica,
all’università e agli enti di ricerca.
In un’ottica che concepisce il welfare come un costo piuttosto che un
investimento a lungo termine, a farne le spese è stata, soprattutto, l’istruzione
primaria, anche se, nel contempo, sono state indebolite anche le potenzialità
della scuola secondaria. Politiche così restrittive, in contro tendenza rispetto
alle direttive Europee, non favoriscono di certo lo sviluppo e la crescita sociale
e civile; al contrario ne determinano e/o ne acuiscono la recessione. La
crescente riduzione di risorse alla scuola pubblica determina, altresì, un
aggravio di oneri di spesa a carico delle famiglie, sempre più compartecipi delle
spese destinate alle attività scolastiche, con ripercussioni evidenti dal punto di
vista della chiara differenziazione esistente tra varie tipologie di istituzioni
scolastiche e tra le varie aree geografiche a seconda del tipo di ceto che le
contraddistingue. Il gap tra nord e sud d’Italia risulta ulteriormente aumentato
per effetto di tali politiche restrittive. Per non parlare poi degli investimenti in
termini di edilizia scolastica; indagini OCSE dimostrano, infatti, che nelle
regioni meridionali si registra il maggior grado di degrado delle scuole,
accompagnato da tassi crescenti di dispersione scolastica che favoriscono ed
alimentano, tra l’altro, la “concorrenza” delle associazioni di stampo mafioso.
46
Ma, analizziamo, brevemente, le caratteristiche del sistema istruzione italiano.
Il sistema educativo in Italia è attualmente strutturato come segue:
a.
b.
c.
d.
scuola dell'infanzia per i bambini da 3 a 6 anni;
primo ciclo di istruzione, della durata complessiva di 8 anni, articolato in
scuola primaria (5 anni di durata) per i bambini da 6 a 11 anni e scuola
secondaria di primo grado (3 anni di durata) per alunni da 11 a 14 anni;
secondo ciclo di istruzione costituito da due tipi di percorsi:
scuola secondaria di secondo grado di competenza statale, della durata di
5 anni, rivolta agli alunni dai 14 ai 19 anni. Appartengono a questo
percorso i licei, gli istituti tecnici e gli istituti professionali;
percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione professionale
(IFP) di competenza regionale, rivolti a giovani che hanno concluso il
primo ciclo di istruzione;
Istruzione e formazione post-secondaria non terziaria che offre due
diversi percorsi: percorsi post-qualifica e post-diploma; istruzione e
formazione tecnica superiore IFTS;
Istruzione superiore offerta dalle università e dall'Alta formazione
artistica e musicale (Afam). L'istruzione superiore è organizzata in
percorsi di primo, secondo e terzo ciclo, sulla base della struttura del
Processo di Bologna;
L'istruzione obbligatoria ha la durata di 10 anni, da 6 a 16 anni di età, e
comprende gli otto anni del primo ciclo di istruzione e i primi due anni del
secondo ciclo (DM 139/2007). Dopo aver concluso il primo ciclo di istruzione,
gli ultimi due anni di obbligo (da 14 a 16 anni di età), possono essere assolti
nella scuola secondaria di secondo grado, di competenza statale (licei, istituti
tecnici e istituti professionali), o nei percorsi di istruzione e formazione
professionale di competenza regionale (legge 133/2008). Inoltre, tutti i giovani
devono rispettare il diritto/dovere di istruzione e formazione per almeno 12
anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica professionale
triennale entro il 18° anno di età (legge 53/2003). Infine, i giovani di 15 anni
possono assolvere l'ultimo anno di obbligo di istruzione anche attraverso il
contratto di apprendistato, a condizione della necessaria intesa tra Regioni,
Ministero del lavoro, Ministero dell'istruzione e parti sociali (legge 183/2010).
L'obbligo di istruzione si riferisce sia all'iscrizione che alla frequenza dei livelli
di istruzione compresi nell'obbligo, che può essere assolto nelle scuole statali o
nelle scuole paritarie, ma anche attraverso l'istruzione familiare o nelle scuole
non paritarie, nel rispetto di determinate condizioni; nei percorsi di istruzione
e formazione professionale di competenza regionale, l'obbligo (ultimi due anni)
viene assolto presso le apposite agenzie formative.
47
I genitori degli alunni sono responsabili dell'adempimento dell'obbligo di
istruzione dei propri figli, mentre alla vigilanza sull'adempimento dell'obbligo
provvedono i Comuni di residenza e i dirigenti scolastici delle scuole in cui
sono iscritti.
A conclusione del periodo di istruzione obbligatoria, in caso di mancata
prosecuzione del percorso scolastico, viene rilasciato all'allievo una
dichiarazione attestante l'adempimento dell'obbligo di istruzione, nonché, le
competenze acquisite, che costituiscono credito formativo al fine dell'eventuale
conseguimento della qualifica professionale.
Dopo il superamento dell'esame di Stato conclusivo dell'istruzione secondaria
superiore, si accede ai corsi di istruzione terziaria (università e Afam). Le
condizioni specifiche di ammissione rientrano nelle competenze del Ministero
dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR) e/o delle singole
istituzioni del settore universitario e del settore Afam.
La qualifica professionale triennale o il diploma professionale quadriennale,
ottenuti nei corsi di istruzione e formazione professionale di competenza
regionale, permettono l'accesso ai corsi di istruzione professionale cosiddetti di
'secondo livello' o post qualifica/post diploma, ai quali si può accedere anche
dopo il conseguimento del diploma di istruzione secondaria superiore. Con lo
stesso diploma si accede anche ai corsi di Istruzione e formazione tecnica
superiore (IFTS). (18)
(18) Fonte Eurydice.
48
3.2. LE CRITICITA’ DEL SISTEMA EDUCATIVO ITALIANO –
L’ITALIA IN CIFRE RISPETTO ALL’EUROPA
Posto che istruzione e benessere socio – economico vanno di pari passo, anzi,
che l’uno è propedeutico all’altro, l’Italia sembra essersi fermata in questo
processo di investimento nel sistema educativo.
Il percorso formativo è finalizzato al raggiungimento prima e al mantenimento
poi di competenze che consentano all’individuo di aumentare la propria
occupabilità, favorire lo sviluppo per raggiungere stili di vita adeguati alla
complessità della società odierna; per questa ragione è fondamentale che il
processo formativo di un individuo non si esaurisca nell’attività pre- scolare e
scolastica, ma che prosegua in modo continuativo fino a divenire un vero e
proprio “ percorso di vita formativa”. La formazione continua è, infatti, uno dei
principi cardine sui quali si basa la politica europea in quest’ambito.
Malgrado tra il 2004 e il 2011 siano state colmate molte lacune e siano stati
migliorati i risultati rispetto a quasi tutti gli indicatori considerati, l’Italia non è
ancora riuscita a colmare il divario esistente con il resto dell’Europa, né a
ridurre le forti differenze territoriali esistenti. Dunque, in forte ritardo rispetto
alla media europea, l’Italia non è ancora in grado di offrire a tutti i suoi giovani
un livello di istruzione adeguato; il forte divario tuttora esistente tra nord e
sud, l’elevato tasso di abbandono precoce della scuola, le notevoli differenze
nelle competenze acquisite che permangono, sono solo alcuni degli argomenti
su cui riflettere. Tuttavia, i dati dimostrano che tra il 2004 e il 2011 alcuni
progressi sono stati compiuti: ad esempio la quota di persone tra i 25 e i 64
anni di età in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore è passata
dal 48,6% del 2004 al 56% del 2011; parimenti, la percentuale dei laureati tra i
30 e i 34 anni è passata dal 15,6% al 20,3%; anche il tasso di dispersione
scolastica, sebbene ancora troppo elevato, è diminuito passando dal 22,9% del
2004 al 18,2% del 2011.I punti di criticità restano, comunque, ancora troppi; in
primis, anche per effetto della crisi economica, è aumentata la percentuale del
c.d. NEET, termine con il quale si identificano quei giovani tra i 15 e i 29 anni
che non lavorano e non studiano; il dato preoccupante è che l’8,8% di questi
giovani è in possesso di una laurea o di un diploma di scuola superiore. In
questo contesto appare quanto mai importante il ruolo della formazione
continua degli adulti, utilizzando strumenti quali l’aggiornamento e la
riqualificazione dei soggetti.
49
Le forti diversità esistenti tra settentrione e meridione in tema di istruzione e
di formazione , sono rimaste sostanzialmente invariate nel tempo. Dati alla
mano dimostrano che le persone in possesso di un diploma superiore nelle
regioni del mezzogiorno sono di molto inferiori ( nove punti percentuali circa)
rispetto al nord e al centro Italia; ugualmente, i laureati si attestano al
16,4%nel sud, a fronte di un 23% nel centro. Ma il divario più preoccupante
riguarda i NEET; in regioni quali la Sicilia o la Campania la percentuale di
giovani tra i 15 e i 29 anni che non studia e non lavora rappresenta oltre un
terzo di questo gruppo di popolazione.
Il divario tra nord e sud è visibile anche in termini di competenze acquisite,
come dimostrano le rilevazioni dell’INVALSI sulle seconde classi della scuola
secondaria di primo grado (211 il livello degli studenti del settentrione e 191
quello dei coetanei delle regioni meridionali). (19)
(19) Rapporto della Commissione scientifica BES 2013; Servizio Nazionale INVALSI;ISTAT;
50
3.3 UNO SGUARDO SULL’ISTRUZIONE ITALIANA NEL 2013
Dai dati OCSE si evince che, negli ultimi 15 anni, in Italia, la spesa per studente,
nella scuola primaria e secondaria è rimasta sostanzialmente invariata,
registrando solo un aumento pari allo 0,5% dal 1995 al 2010, risultando l’unico
paese, tra quelli dell’area OCSE, a non aver effettuato questo investimento ( la
media degli altri paesi è, infatti, di un aumento pari a circa il 62% della spesa
per studente negli stessi livelli di istruzione).
All’opposto, la spesa per studente nell’istruzione terziaria ( Università, ecc.) è
aumentata del 39%, di gran lunga al di sopra della media OCSE pari al 15%
circa; tale aumento non è tuttavia riconducibile a politiche statali orientate in
tal senso, bensi’ a finanziamenti provenienti da fonti private. Nonostante
questo dato positivo, l’Italia resta, anche in questo settore dell’istruzione
fortemente in ritardo rispetto agli altri paesi dell’area OCSE.
Tra il 2005 e il 2011 il risparmio nei settori dell’istruzione primaria e
secondaria di primo grado è stato ottenuto attraverso un graduale aumento del
numero di studenti per insegnante.
I dati statistici dimostrano, inoltre, una disaffezione dei più giovani verso gli
studi universitari, dimostrata dalle percentuali: solo il 15% degli italiani tra i
25 e i 64 anni arriva a conseguire una laurea, contro una media OCSE pari a
circa il 32%. Si registra, dunque, un minor interesse nei giovani quindicenni
(20) ; lo dimostra il fatto che solo il 40,9% degli studenti quindicenni spera di
conseguire una laurea dopo gli studi superiori.
La percentuale di giovani del nostro Paese che pensa d’iscriversi a un
programma di studi di livello universitario durante l’arco della loro vita è
aumentata dal 39% nel 2000 al 50% nel 2002 e al 56% nel 2006, prima di
diminuire al 48% nel 2011 (media OCSE: 60%). Solo il 15% degli italiani
compresi nella fascia d'età tra i 25 e i 64 anni possiede un'istruzione di livello
universitario, rispetto alla media OCSE del 32%.
(20) Dati raccolti mediante il programma PISA – OECD Programme for International
Student
Assessment.(OECD [2012], Grade Expectations: How Marks and Education Policies Shape Students’
Ambitions, PISA,
51
La percentuale di laureati nel nostro Paese nella fascia di età compresa tra 25 e
34 anni è pari al 21%; tutti i grandi paesi europei hanno una media più alta,
come si evince dal grafico sottostante.
Percentuale della popolazione con titolo universitario
La popolazione studentesca risulta sempre più eterogenea. La maggior parte
dei laureati di tutti i livelli di istruzione terziaria sono donne.
Le italiane sono molto più brillanti, il rapporto indica, infatti, che il 26% di esse,
in una fascia di età compresa tra i 25 ed i 34 anni, ha completato l'istruzione
universitaria; il dato maschile, riferito alla stessa età, si ferma solo al 16%.
La spesa per l’università varia molto fra i paesi presi in esame: Canada, Messico,
Svezia e Stati Uniti spendono oltre il 49% del PIL pro capite per ogni studente
universitario. Il nostro Paese risulta 14° sui 24 paesi presi in esame nel
rapporto.
52
Spesa per l’università (% di PIL)
Ma avere una laurea conviene?
Sicuramente sì, le casse erariali sono le prime a beneficiarne. In media, infatti,
nei paesi OECD un laureato porta allo stato nell’arco della sua vita 169.000
dollari in più di un lavoratore che ha solo il titolo della scuola dell’obbligo. Chi
ha una laurea ha prospettive di guadagno maggiori, se però, è triste dirlo, non
lavora in Italia. C’è, inoltre, per un laureato la possibilità di trovare lavoro più
facilmente. Nel 2011, circa il 18,1% dei 25-34enni dei paese OCSE, senza
istruzione di livello secondario, era disoccupata, rispetto all’8,8% dei 55
64enni. Nella coorte di età dei 25 – 34 anni con titolo universitario, si registra
in media un tasso di disoccupazione del 6,8%, rispetto al 4,0% dei 55 64enni
con un livello d’istruzione simile.
Anche nel nostro Paese chi ha conseguito la laurea ha una minore probabilità di
disoccupazione. Il tasso di occupazione per i laureati italiani è pari al 79%
contro il 75% dei maturati e il 58% per chi si è fermato alla media inferiore. Se
da un lato, la situazione italiana è peggiore della media OCSE, il differenziale di
quattro punti percentuali tra laureati e maturati è identico. In conclusione, i
giovani laureati italiani trovano difficilmente un lavoro adeguato al loro livello
di competenze. Anche per questo forse, come già detto, tra i nostri studenti
diminuisce l'interesse per l'istruzione universitaria: secondo i dati raccolti
tramite questionari Pisa (OECD Programme for International Student
Assessment), tra il 2003 e il 2009, la percentuale di quindicenni intervistati che
puntano a ottenere una laurea è scesa di 11 punti, dal 52,1% si è passati 40,9%.
53
Un’ altro dato allarmante riguarda l’eta media degli insegnanti; nel 2009 il 48%
circa dei docenti della scuola primaria, il 61% degli insegnanti della scuola
secondaria di primo grado e il 62% di quelli della scuola secondaria di secondo
grado aveva più di 50 anni di età. E’ sempre piu’ difficile consentire il turn over,
infatti, a seguito di politiche di riforma pensionistica che hanno elevato sempre
di qui i requisiti per il collocamento a riposo, che, tra l’altro, non tengono in
alcun conto le peculiarità del sistema scuola rispetto al resto dei settori del
pubblico impiego e a seguito della mancanza di una stabilizzazione adeguata
del personale precario ( su questo tema è stata recentemente chiamata a
pronunciarsi e, a tutt’oggi, non lo ha ancora fatto, la Corte di giustizia Europea
che dovrà decidere se dichiarare o meno lo Stato italiano inadempiente rispetto
alle politiche e ai principi di stabilizzazione dei precari). Un altro punto di
criticità riguarda il delicato passaggio dei giovani dal mondo della scuola a
quello del lavoro, passaggio reso ancora più difficile dalla crisi economica.
Anche in quest’ambito i dati statistici dimostrano quanto possa incidere il
possesso di un titolo di studio sull’occupabilità degli individui; il tasso di
disoccupazione tra i giovani compresi nella fascia di età tra 25 e 34 anni è
aumentato di 3,6 punti percentuali per quelli senza istruzione secondaria
superiore e di 2,9 punti percentuali per quelli in possesso di diploma. In questo
quadro un dato davvero preoccupante è rappresentato dall’alta percentuale di
NEET nel nostro paese tra i giovani dai 15 ai 29 anni, l’Italia, registra,
purtroppo la sesta percentuale più alta di NEET nella suddetta fascia di età
rispetto al resto dei paesi OCSE.
Dal punto di vista dei salari, la situazione non è certo migliore.
I dati sui livelli di remunerazione mostrano, infatti, che i giovani laureati
difficilmente trovano un lavoro adeguato. Gli italiani laureati, compresi nella
fascia di età che va dai 25 ai 34 anni guadagnano, in media solo il 22% in più
rispetto ai coetanei in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore,
percentuale di gran lunga inferiore rispetto alla media OCSE che è del 40%
circa. In termini reali, poi, gli stipendi degli insegnanti italiani sono inferiori
rispetto a quelli della maggior parte dei paesi OCSE, anche il gap è piuttosto
piccolo per quanto riguarda gli stipendi iniziali. Nel 2011, il potere d’acquisto di
uno stipendio d’inizio carriera per gli insegnanti in Italia era di 29. 418 dollari
nella scuola secondaria (media OCSE: 31 348).
54
Per gli insegnanti con più anni di esperienza, la differenza con gli altri Paesi
OCSE è maggiore; dopo 15 anni di esperienza lavorativa, gli insegnanti Italiani
della scuola secondaria superiore possono sperare di guadagnare 36. 928
dollari, contro la media OCSE di circa 41 665. (21)
STIPENDIO MEDIO DEGLI INSEGNANTI NEI PAESI OCSE
(21) Fonte “Education at a Glance 2013 - rapporto dell’Ocse
55
In quei paesi dove c’è un forte aumento della popolazione in età scolare si
dovrebbe pensare di offrire salari più interessanti e prospettive di carriera.
Tuttavia, per garantire un insegnamento altamente qualificato, gli sforzi
maggiori devono essere fatti in fase di selezione del corpo docente.
56
3.4 IL RUOLO DEL SINDACATO – PROPOSTE DELLA FLC CGIL PER
UN NUOVO PIANO DEL LAVORO
In un contesto come quello descritto il ruolo del sindacato può essere
determinante nel proporre azioni di risanamento del welfare state.
Il Piano del Lavoro presentato dalla CGIL si rivela uno strumento efficace in tal
senso; nell’ambito del documento e tra le azioni previste vi sono le riforme da
attuare nei settori della conoscenza.
Uno degli obiettivi è innalzare il livello dell’istruzione e della formazione
attraverso l’aumento dei laureati e dei diplomati e attraverso la riduzione della
dispersione scolastica.
Per la realizzazione di tali obiettivi è necessario andare verso un sistema di
istruzione che preveda un obbligo scolastico che vada dai 3 ai 18 anni con un
potenziamento della scuola secondaria che deve avere anche una funzione di
orientamento, cosa possibile strutturando l’ultimo anno come un anno di
specializzazione; dare pari dignità ai percorsi formativi del secondo ciclo di
istruzione per superare quel gap ancora esistente tra Licei e Istruzione Tecnica
e Professionale; pensare ad una formazione continua e certificata in ogni fase
della vita dell’individuo, in linea con le politiche europee; riorganizzare, dal
punto di vista didattico, le università; potenziare l’istruzione tecnica e
scientifica. Inoltre, è necessario potenziare l’alternanza scuola – lavoro,
laddove l’impresa assume un ruolo complementare, come contesto di
apprendimento, rispetto alla scuola; ridare valore e dignità all’istruzione
professionale; rafforzare il legame tra università – scuola e territorio; infine, ma
non ultimo, investire in termini di risorse e progetti nell’istruzione degli adulti.
Anche i recenti emendamenti proposti dalla FLC CGIL alla legge di stabilità
hanno come obiettivo il miglioramento dell’offerta formativa del sistema
dell’istruzione italiano. In primis occorre elevare l’obbligo scolastico fino a 18
anni, con la conseguente revisione delle leggi sull’ apprendistato e dei percorsi
di istruzione e formazione professionale; ciò consentirebbe, conformemente
agli obiettivi di EU2020, di ridurre la dispersione scolastica al disotto del 10%
e di aumentare la percentuale dei giovani laureati.
Occorre, altresì, aumentare il numero delle scuole dell’infanzia di almeno il
10% rispetto a quelle attualmente funzionanti con l’apertura di nuove sezioni,
soprattutto in quelle zone del paese che appaiono particolarmente
depressionarie su questo fronte.
57
In terzo luogo, è opportuno aumentare le ore di laboratorio negli istituti
superiori di secondo grado per salvaguardare, non solo i posti di lavoro del
personale tecnico che hanno subito pesanti tagli nel corso degli ultimi anni, ma
anche per ridare lustro alla tanto decantata laboratorialità.
Qualche passo in avanti, anche grazie alle lotte sostenute dal sindacato, si è
fatto con la recente conversione in legge del D.L. 104.
Particolarmente apprezzabili sono le misure adottate in tema di:
 stabilizzazione degli insegnanti di sostegno
 un nuovo piano pluriennale d’immissione in ruolo per i precari della
scuola
 le nuove norme sul reclutamento dei dirigenti scolastici
 la parziale soluzione per modificare l’incivile norma sui docenti inidonei
 gli interventi sull’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (Afam)
 i primi elementi d’implementazione di alternanza scuola-lavoro
 la definizione con le Regioni dei criteri per il dimensionamento scolastico
 la proroga dei contratti a tempo determinato per gli INGV e la previsione
di 200 assunzioni (22).
Tuttavia, anche se la conversione in legge del 104 può leggersi come una
positiva inversione di tendenza rispetto ai settori della conoscenza, gli
interventi da fare sono ancora molti.
Per i comparti della conoscenza serve, infatti, un piano pluriennale di
investimenti su università, scuola e ricerca e Afam per raggiungere i seguenti
risultati:





garantire il diritto allo studio
dare stabilità agli organici
superare la precarietà
potenziare l’offerta formativa nel Mezzogiorno
migliorare e qualificare le infrastrutture.
Per questi motivi è necessario proseguire, anche con le mobilitazioni se
necessario, per continuare nella richiesta di soluzioni per i precari della ricerca
e per il rinnovo dei contratti nazionali non più rispondenti alla nuova realtà
dell’istruzione italiana.
(22 )Fonte FLC CGIL
58
CONCLUSIONI
Dall’analisi svolta emerge un quadro quanto mai preoccupante dal punto di
vista del welfare state italiano nei settori della conoscenza.
Il nostro paese risulta essere, infatti, agli ultimi posti delle classifiche OCSE per
investimenti, infrastrutture, abbattimento dei tassi di dispersione scolastica,
stabilizzazione dei precari, aumenti salariali, ecc.
C’è bisogno di un forte rinnovamento dal punto di vista culturale che conduca
alla concezione della spesa per un welfare inclusivo non più come un costo,
bensì come un investimento a lungo termine.
Adottare una prospettiva di “Social Investment” significa coniugare il problema
dell’occupazione alla carenza di adeguate competenze e qualificazioni
spendibili nel lungo periodo.
Occorre pensare all’investimento nei settori della conoscenza come volano per
la creazione di nuovi posti di lavoro e, di conseguenza, per il risanamento
dell’economia. In tale ottica, il compito dello Stato è quello di rafforzare le
capacità e le competenze dei propri cittadini attraverso sistemi di istruzione e
di formazione adeguati.
Negli ultimi anni l’Italia ha ridimensionato fortemente le politiche per
l’istruzione applicando tagli alle risorse finanziarie ed umane destinate alla
scuola pubblica, alla ricerca, alle Università.
Ciò ha comportato, tra l’altro, un aggravio di spesa a carico delle famiglie,
sempre più compartecipi della spesa per il funzionamento delle scuole.
Dal punto di vista didattico, la crescente riduzione di risorse, non consente alle
istituzioni scolastiche pubbliche di declinare la propria offerta formativa in
termini di efficienza e di equità, termini chiave individuati dalla strategia di
Lisbona.
Altro dato rilevante è poi il gap esistente da sempre e mai colmato tra i sistemi
scolastici del nord e quelli del sud d’Italia, dove si riscontrano maggiori tassi di
abbandono da parte dei ragazzi, un’alta percentuale di NEET tra i giovani e, più
in generale ,uno stato di degrado dell’edilizia scolastica che presta il fianco alla
concorrenza delle associazioni di stampo mafioso.
59
E’ quanto mai necessaria, dunque, un’inversione di tendenza. Ridare lustro e
dignità ai nostri sistemi di istruzione attraverso politiche di investimento reale
che riportino l’Italia ad occupare il posto che merita nelle classifiche europee.
“Il vero spreed è quello della conoscenza”(Marc Augè).
60
INDICE
PREMESSA………………………………………………………………………………PAG.1
CAPITOLO I – LO SCENARIO EUROPEO……………………………………..PAG.2
1.1. La strategia di Lisbona per l’istruzione…………………………..PAG.2
e la formazione
1.2. L’attuazione del programma di lavoro……………………………PAG.7
“Istruzione e Formazione 2010 – Il dopo Lisbona
1.3. Lo stato dell’arte – L’impatto della crisi………………………..PAG.19
Economica nei settori dell’istruzione europei –
Il rapporto Euridyce 2013
CAPITOLO II – I SISTEMI SCOLASTICI EUROPEI……………………..PAG.26
2.1 Il quadro generale dei sistemi di istruzione …………………..PAG.26
esistenti in Europa
2.2
Alcuni sistemi di istruzione a confronto:……………………….PAG.30
Tra nord Europa, Europa continentale e Paesi anglosassoni:
LA SVEZIA – LA GERMANIA E IL SISTEMA INGLESE
2.2.1 LA SVEZIA……………………………………………………………………..PAG.30
2.2.2 LA GERMANIA………………………………………………………………..PAG.35
2.2.3 L’INGHILTERRA…………………………………………………………….PAG.39
CAPITOLO III – IL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO..……………….PAG.46
3.1 Il sistema educativo italiano – l’Italia in cifre………………….PAG.46
rispetto all’Europa
3.2 Le criticità del sistema educativo italiano:………………………PAG.49
L’Italia in cifre rispetto all’Europa
3.3 Uno sguardo sull’istruzione italiana nel 2013:……………………PAG.51
3.4 Il ruolo del sindacato: proposte della FLC CGIL…………………..PAG.57
Per un nuovo Piano del lavoro
CONCLUSIONI…………………………………………………………..……………..PAG.59