Libere dalla paura, libere di essere

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Libere dalla paura, libere di essere
arcireport
settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 38 | 20 novembre 2014 | www.arci.it | report @arci.it
Libere dalla paura, libere di essere
di Ornella Pucci responsabile nazionale Arci Politiche di genere
Noi dell’Arci abbiamo deciso di darci
una struttura più organizzata del nostro
impegno sulle questioni di genere, per
dare voce, sostegno e impulso all’impegno
spontaneo e diffuso su tutto il territorio
nazionale che a partire dai nostri circoli
vuole far fronte alle sfide pesanti politiche
e culturali che abbiamo davanti. Vogliamo
prendere in carico questo impegno e
sfida culturale a partire dalla giornata
del 25 novembre.
Dal 1999 il 25 novembre è stata designato dall’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite come la Giornata internazionale per l’eliminazione della
violenza contro le donne invitando i
governi, le organizzazioni internazionali, le ong ad organizzare attività al fine
di sensibilizzare l’opinione pubblica.
La data è stata ufficializzata dall’Onu
ma credo sia importante ricordare che
in realtà fu scelta da un gruppo di attiviste latinoamericane e dei Caraibi
durante l’incontro di Bogotà del 1981.
Questa data fu scelta in onore e ricordo
delle tre sorelle Mirabal torturate e assassinate nel 1960 dal regime del dittatore della Repubblica Dominicana
Truijllo (1930/1961). Questo assassinio
è ricordato come uno dei più truci della
storia dominicana. Infatti fu il 25 novembre 1960 che le sorelle Mirabal mentre
si recavano a far visita ai loro mariti
in prigione furono catturate da agenti
del servizio di informazione militare,
condotte in un luogo nascosto dove
furono torturate, massacrate a colpi e
strangolate, poi gettate in un precipizio
a bordo della loro auto al fine di simulare
un incidente.
In Italia dal 2005 si è iniziato a celebrare
questa giornata per iniziativa dei centri
antiviolenza, delle case delle donne, da
enti e associazioni tra le quali Amnesty
International. Nel 2007 a Roma 100mila
donne hanno manifestato ‘contro la violenza sulle donne’ senza alcun patrocinio
politico. Anche la parola ‘femminicidio’
ha origini molto recenti, viene dalle stragi
di donne a città Suarez in Messico. Nel
2012 il rapporto annuale delle Nazioni
Unite diceva che «a livello mondiale, la
diffusione degli omicidi basati sul genere
ha assunto proporzioni allarmanti» e
che tali omicidi sono «culturalmente
e socialmente radicati, continuano ad
essere accettati, tollerati e giustificati,
laddove l’impunità costituisce la norma».
Gli omicidi cosiddetti di genere si manifestano in forme diverse ma hanno in
comune il fatto che avvengono dentro
una relazione di intimità già segnata da
violenza pregressa, sono spesso ‘morti
annunciate’, raccontate come delitti
passionali o fatti di cronaca nera in cui
l’assassino è marito o ex, fidanzato o ex,
innamorato respinto, padre o fratello.
Cronache corredate da particolari morbosi dove spesso la donna diventa vittima
due volte: del reato e della narrazione.
Il linguaggio col quale si racconta la
violenza maschile sulle donne è fondamentale, per combattere il femminicidio
perché può essere utile per cambiare
la cultura della società o mantenerla
osservandola con l’occhio rassegnato
ed arcaico del delitto d’onore, abrogato
in Italia più di 30 anni fa. Si dice che in
Italia muoia di violenza maschile una
donna ogni 2 giorni.
I numeri sono impietosi ma imprecisi,
infatti non esiste ancora un monitoraggio
continua a pagina 2
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arcireport n. 38 | 20 novembre 2014
giornatamondialecontrolaviolenzasulledonne
segue dalla prima pagina
nazionale organizzato e coordinato tra
le istituzioni e le associazioni.
Le reti di servizi e centri antiviolenza
sono poche e hanno scarsi finanziamenti
dagli enti locali e dallo stato. Comunque
i dati Eures dicono che nel 2013 in
Italia le donne vittime di femminicidio sono state 179, rispetto alle 157 del
2012,ovvero si registra un aumento
del 14%,aumentano quelle in ambito
familiare del 16,2% confermando la
caratteristica di ‘femmminicidio del possesso’ ovvero conseguenza della decisione
della vittima di uscire da una relazione
di coppia. È peraltro dimostrato - dati
alla mano - che tale fenomeno ha costi
sociali che gravano sull’intera comunità
e quindi un’azione di prevenzione ha
ricadute positive anche in termini di
efficienza della spesa a partire da quella
locale. Sarebbe importante in questa
giornata fare il punto sulla situazione,
sulla prevenzione, sulla realizzazione
delle azioni previste dalla convenzione
di Istanbul, sull’impegno dello stato e
degli enti locali, e per noi associazione
culturale approfittarne per aggiornare
il nostro impegno per la nostra società, per noi e per le donne del mondo
per essere Libere dalla paura, libere di
essere, come recitava uno slogan che
abbiamo coniato qualche anno fa e che
ora vogliamo rispolverare.
Il 25 tante donne saranno nelle piazze,
nelle sedi istituzionali ma anche nei
circoli Arci a testimoniare, manifestare,
discutere, e magari anche a raccogliere
fondi per il centro antiviolenza del loro
territorio.
Le iniziative Arci
L’Arci Toscana dedica una serie di iniziative (15 in tutto) al tema della violenza sulle donne nella settimana del 25
novembre. Una delegazione composta
da operatori e operatrici dell’organizzazione Coniprat è arrivata dal Niger
per raccontare la loro lotta per lo sradicamento delle mutilazioni genitali
femminili.
La presenza della delegazione sarà quindi occasione per incontrare le aziende
sanitarie, i centri antiviolenza, le commissioni pari opportunità, le istituzioni
e la società civile toscana per fare una
riflessione comune, che parta dal fatto
che la violenza sulle donne non ha
confini e che i principali strumenti per
sconfiggerla sono l’educazione, la consapevolezza e l’autonomia delle donne
stesse. In Niger come in Italia.
A Firenze il 28 novembre presso la sede
Arci si terrà la cerimonia di premiazione
della seconda edizione del concorso
grafico Azeroviolenza, a Tavarnelle
Val di Pesa il 25 novembre il flash mob
Rompi il silenzio contro il femminicidio,
a Signa il 4 dicembre presso il circolo
Arci Stella Rossa apericena e incontro
sul tema della violenza di genere.
La violenza incatena… ma la partecipazione libera tutte è il titolo della
manifestazione che si terrà sabato 22
novembre al teatro Superga di piazzetta
Macario, a Nichelino (TO). La compagnia teatrale L’interezza non è il mio
forte presenterà lo spettacolo Donne
che corrono senza lupi. Lo spettacolo
è organizzato dalla Città di Nichelino
in collaborazione con lo sportello Pari
e Dispari e con l’Arci.
Il Centro Donna (progetto tra la città di
Collegno e Arci Valle Susa) promuove, in
occasione del 25 novembre, la campagna
di sensibilizzazione contro la violenza
di genere. In numerosi negozi (farma-
cie, palestre, centri estetici, negozi di
parrucchieri per donne e uomo, fiorai)
saranno distribuite ed esposte sulle
vetrine vetrofanie con il logo ‘Mai più
violenza contro le donne’.
La Città di Collegno propone inoltre a
tutti i negozianti di esporre in vetrina
un paio di scarpe rosse e tutta la cittadinanza ad appendere drappi rossi
fuori dalle finestre in solidarietà alle
donne vittime della violenza di genere.
Il 25 novembre alle 21 presso la sala
polivalente di Villa5 ci sarà la proiezione
del film La moglie del poliziotto, che
si inserisce all’interno della rassegna
IndigAzione promossa tra gli altri da
Arci Valle Susa.
Arci Udine aderisce al calendario di
iniziative promosso dalla Commissione
Pari Opportunità del Comune di Udine
dal titolo Passi Avanti per raccontare
la violenza di genere. In particolare,
promuove lo spettacolo teatrale Ossa
che si terrà il 23 novembre alle 21 al
Teatro Palamostre.
Lo spettacolo di Andrea Collavino, Carlo
Tolazzi e Serena Di Blasio, liberamente
tratto da La signora in verde di Arnaldur
Indridason, in cui due casi di violenza domestica contro le donne, molto
diversi tra loro nella dinamica, nella
qualità e nella localizzazione temporale,
segnalano la multiforme sfaccettatura
di questo problema.
A seguire, sarà proiettato Niente di rotto,
videoreportage di Andrea Ciommiento
girato nei centri antiviolenza di alcune
città italiane.
Il lavoro si inserisce in Altre storie
del genere, progetto di narrazione 2.0
finanziato da Arci Udine con il sostegno
della Regione Friuli Venezia Giulia.
Altre iniziative Arci si svolgeranno a
Prato, San Miniato (PI), Calcinaia (PI),
Volterra, Torre del Lago (LU).
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arcireport n. 38 | 20 novembre 2014
ambiente
Investire su una grande stagione
di rinascita dei nostri territori
di Filippo Sestito responsabile nazionale Arci Ambiente, difesa del territorio, beni comuni, stili di vita
Molti anni sono passati dal 1989, anno
della prima e più avanzata legge europea
sulla difesa del suolo, la 183/1989. Fu il
risultato di un lungo periodo di riflessioni conseguenti a importanti eventi
catastrofici, l’alluvione del Polesine del
1951, il disastro del Vajont del 1963 e
l’alluvione di Firenze del 1966. Da allora
gli eventi atmosferici estremi si sono susseguiti nel corso degli anni e hanno subito
un’accelerazione importante a causa dei
cambiamenti climatici, del consumo di
suolo, della cementificazione selvaggia,
della politica dei condoni e dell’emergenza.
Negli ultimi venticinque anni il dissesto
idrogeologico ha provocato circa mille
morti; sono più di sei milioni i cittadini
italiani che vivono in zone esposte al pericolo, mentre i comuni italiani interessati
da questo fenomeno sono più di seimila,
circa l’82%. Nel frattempo, la Lombardia,
la Liguria, l’Emilia Romagna e il Piemonte fanno i conti, in questi giorni, come
ormai accade ogni autunno in Italia, con
esondazioni, allagamenti, frane, danni
economici ingenti, migliaia di sfollati e
purtroppo ancora perdite di vite umane.
E come ogni anno è partito il rimpallo
delle responsabilità. Il sottosegretario
alla presidenza del Consiglio Delrio ha
parlato di deroga al patto di stabilità da
parte degli enti locali, ma prima di ottenere
la possibilità di sforare il limite del 3%
imposto dalla UE, dovranno impegnarsi
a riscuotere i loro crediti.
Allora, se il dissesto idrogeologico riguarda
più di un terzo del Paese ed è il frutto
dell’attuale e insostenibile modello di
sviluppo economico bisogna dire basta
alla politica degli annunci, cancellare dai
programmi di governo tutte le opere inutili e investire realmente su una grande
stagione di rinascita dei nostri territori.
Occorre ridisegnare un nuovo assetto
sociale e di governo del territorio, ricostruire nuovi spazi democratici, rinnovare gli strumenti di partecipazione, di
controllo e condivisione degli indirizzi e
delle scelte che interessano le comunità,
a partire dalla pianificazione urbanistica.
Una programmazione pubblica effettiva
e ‘democratica’ delle nostre città, che
abbia come obiettivo principale quello di
Liguria, dopo l’alluvione
le frane: in azione
volontari di Prociv Arci
anche da Abruzzo, Lazio
e Toscana
Il maltempo che ha imperversato nei giorni scorsi su tutta
la Liguria sembra diminuire di intensità ma pronto ad aggredire ancora la regione, in cui frane e smottamenti non
si contano più. E proprio ad una frana, a Leivì, si deve la
morte di un’anziana coppia di coniugi: Carlo Arminise, 73
anni, e Franca Iaccino, 68.
Intanto, continua l’impegno solidale di tutta l’Arci e della
Prociv Arci. Ad una prima stima sembra che, fortunatamente, i circoli delle zone più colpite non abbiano subito
gravi danni, anche se i dati pervenuti sono ancora parziali.
L’Arci rilancia la sottoscrizione a livello nazionale, utilizzando il c/c del Fondo di garanzia per i circoli Arci della
Liguria – una delle cui finalità è proprio quella di sostenere
i circoli con priorità per quelli colpiti da calamità naturali.
Il conto da utilizzare è intestato ad Arci Liguria
IBAN IT80B0501801400000000175457
indicando la causale Alluvione 2014.
La risposta all’appello è stata sino ad oggi molto positiva
con oltre quattromila euro pervenuti: ora si punta a quota
cinquemila.
superare le scelte urbanistiche figlie del
pensiero neoliberista, richiede un altro
tipo di partiti e di organizzazioni sociali;
un’amministrazione pubblica con le competenze tecniche e politiche necessarie a
governare nuovi e più complessi processi.
Insomma, solo restituendo la sovranità
delle scelte alle comunità, sottraendo a
tutte le consorterie politiche, economiche
e finanziarie il compito di predisporre
la pianificazione delle nostre città, dei
nostri stili di vita, potremo essere capaci
di elaborare forme di partecipazione e di
democrazia in grado di garantire la cura
del territorio e dei beni comuni, nonché
la soddisfazione dei bisogni essenziali
delle comunità. Riaffermando l’idea di
una società costruita sulla giustizia ambientale e sociale che non produca più tra
i suoi effetti collaterali distruzione della
diversità culturale e biologica dei territori, inquinamento, povertà, precarietà,
disoccupazione, emarginazione, oltre che
guerre e fenomeni migratori di carattere
economico, sociale e ambientale.
Anche Massa-Carrara
colpita dall’alluvione
Lo scorso 5 novembre un’ennesima alluvione ha colpito il territorio di Massa-Carrara,
concentrandosi in particolare sul comune di
Carrara, dove il cedimento di un argine del
fiume Carrione ha determinato l’allagamento di tutta la frazione di Marina. La città di
Carrara sta chiedendo conto politicamente
ai responsabili del dissesto del territorio e
l’Arci di Massa-Carrara sostiene questa richiesta. Nel frattempo,
però, si deve mettere in campo la solidarietà: quella straordinaria dei cittadini e delle cittadine carraresi, tra cui molti soci
Arci, è stata immediata ed ha permesso la rimozione del fango
e dei detriti - per cercare di far ripartire la città - e la raccolta
di generi di primo soccorso e vestiti per chi ha perso tutto.
Il comitato Arci di Massa-Carrara chiede all’associazione
di dimostrare la sua vicinanza ai circoli e alla popolazione
in maniera concreta con un sostegno economico. Le risorse che verranno raccolte saranno utilizzate in primis per
sostenere la ripartenza di un circolo nella zona di Marina
che con l’alluvione ha perso totalmente la propria sala di
registrazione. Altre risorse verranno utilizzate per momenti
di socializzazione e rilancio delle zone più colpite della città.
I contributi possono essere versati sul conto intestato a:
Arci Comitato Provinciale Massa Carrara
IBAN: IT49I0611024500000082107180
indicando la causale Alluvione 2014
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infanzia&adolescenza
arcireport n. 38 | 20 novembre 2014
Un 20 novembre lungo 365 giorni
di Massimo Cortesi responsabile nazionale Arci Sistema educativo, infanzia e adolescenza
Il 20 novembre 1989 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò la
Convenzione Internazionale sui Diritti
dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Un documento fortemente condiviso essendo
il trattato sui diritti umani ratificato dal
maggior numero di Stati.
Sono passati 25 anni, molti passi in
avanti sono stati fatti ma, ovunque, i
diritti di bambine e bambini, ragazze
e ragazzi sono sempre precari. Una
precarietà dettata dalla povertà, dai totalitarismi, dalle guerre, dall’ignoranza.
Una precarietà che sta colpendo anche i
paesi ‘avanzati’, dove la crisi economica
rischia di esporre a gravi tagli i fondi
destinati all’Infanzia e all’adolescenza,
Questa scelta miope in Italia si sta manifestando da tempo, confermata anche
dall’attuale legge di Stabilità. Il nostro
impegno, assieme ad Arciragazzi e altre
realtà sensibili, è quello di contrastare
queste scelte dannose e il nostro grido
oggi ha portato alla proposizione di un
emendamento, formulato dall’on. Paolo
Beni, che chiede un incremento di risorse per il Fondo Nazionale Infanzia e
Adolescenza. Il percorso è ancora lungo
e la nostra attenzione deve restare alta.
Ma, oltre al problema delle risorse,
sono tante le questioni su cui lavorare, e non solo il 20 novembre. È per
esempio in crescita il fenomeno delle
famiglie povere; la media italiana di
servizi educativi è lontana dalle medie
raccomandate dall’Europa e quindi
molti bambini non hanno la possibilità
di ricevere benefici cognitivi, emotivi e
sociali, il che determina anche un possibile insuccesso scolastico successivo;
la la promozione della salute è sempre
meno valore universale e sempre più
un’eccellenza isolata. Come contrastare
queste emergenze sociali se si opta per
una riduzione delle risorse e dunque
della qualità dell’intervento? Lo sforzo
dovrebbe essere invece quello di riportare Fondi per questo settore ai livelli
almeno del 2009.
In Italia il 13,8% dei bambini vive in
povertà, la dispersione scolastica è circa
del 17% (contro il 10% della media europea). In un quadro dove la popolazione
infantile si è ridotta passando dal 22%
di 25 anni fa al 16,7% attuale, e il calo
sarebbe ancora più accentuato se fosse
per la crescente presenza di bambini
stranieri. Una diminuzione sicuramente
dovuta alla difficoltà di programmare il
proprio futuro, ma anche alla carenza
di infrastrutture sociali ed educative
in particolar modo nei primi anni di
vita. A ciò si sommano i ritardi della
legislazione, in particolare rispetto a
quella riforma della cittadinanza indispensabile per garantire integrazione e
uguali diritti ai bambini stranieri.
Inoltre, è ormai radicata la convinzione
dell’importanza di percorsi formativi e
di socializzazione per bambini anche
molto piccoli. E però ci si scontra con
una cronica carenza di asili nido, soprattutto in alcune zone del Paese, mentre la
frequenza alla scuole per l’infanzia ha
toccato il 98%. Scuole purtroppo ancora
prevalentemente private. Il dato positivo
è che generalmente vi è stato un forte
miglioramento della programmazione
sia didattica che sociale nelle scuole
primarie italiane. Ma questo dato positivo si infrange contro l’ancora grave
percentuale di abbandono scolastico.
Questo dimostra quanto la ‘buona scuola’
sia legata a metodi ingessati che non
riescono a farsi carico delle situazioni
di disagio. A ciò va aggiunta la quasi
completa cancellazione di politiche culturali educative sia per il perdurare della
crisi sia per scelte amministrative che
privilegiano gli eventi ad alto impatto
mediatico. Rimaniamo così una delle
nazioni europee con più basso accesso
di minori a musei e monumenti e con
minor lettura di libri. Riducendo politiche culturali e politiche di welfare
otteniamo un combinato disposto che
rende ancor più fragile la già difficile
coesione sociale delle città, dei quartieri, dei paesi, che rende la diversità
divisione e non ricchezza.
Fortunatamente una grande possibilità di contrasto alla povertà educativa
esiste, anche se non siamo ancora perfettamente attrezzati a questa immensa
rivoluzione, ed è la ‘Connessione Perma-
nente’. I nostri bambini e ragazzi sono
nativi digitali, mentre noi adulti siamo
immigrati digitali e dunque dobbiamo
ancora darci modelli efficaci certi. Le
scuole ora abbondano di Lim e aule
informatiche, che sono uno strumento
che può aiutare nel creare percorsi personalizzati; i ragazzi annusano questa
grande possibilità, mentre il personale
docente si trova spesso spiazzato sia
per assenza di adeguata formazione sia
di software efficace. Serve un grosso
investimento politico ed economico in
questo settore per avere un linguaggio
più vicino a quello dei ragazzi.
Guardando rapidamente fuori dal nostro
Paese non possiamo non vedere come
la precarietà, seppur fortunatamente
ridottasi, sia ancora molto vasta: più
di un milione di bambini vive in aree
di guerra, ben 1,5 miliardi di bambini è
vittima di violenze, la povertà estrema
colpisce 650 milioni di bambini; 57
milioni non frequentano la scuola primaria; 250 milioni non hanno percorsi
di istruzione; 250 milioni non sono
registrati alla nascita e dunque non
‘esistono’ per i servizi; ben 3 bambini su
4 subisce ‘educazione violenta’ in casa.
Cosa può fare l’Arci? L’Arci può far sì
che tutti i giorni dell’anno sia il 20 novembre, che ci sia una campagna politica
collettiva per rafforzare il contrasto alla
povertà, perché si rafforzino i sistemi
educativi e scolastici, perché il sistema
sanitario sia eccellenza ovunque, perché
si risponda alle emergenze sanitarie e
alimentari, perché ci sia uno sviluppo
economico che metta al centro la persona
e non solo il profitto; perché i bambini
abbiano diritto alla partecipazione e
al gioco.
Già oggi molti nostri comitati e circoli
sono tutto questo, la scommessa è far
diventare queste tante soggettività un
soggetto complesso.
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arcireport n. 38 | 20 novembre 2014
palestina
Noi riconosciamo
lo Stato di Palestina!
È con profonda determinazione e
convinzione di essere nel giusto,
e di agire per la giustizia e per la
pace che il Consiglio nazionale
dell’Arci dichiara simbolicamente
e solennemente di riconoscere lo
Stato di Palestina, e chiede che
anche il Governo ed il Parlamento
italiano riconoscano lo Stato di
Palestina così come hanno già
fatto 134 paesi nel mondo, ed in
Europa da ultima la Svezia.
L’Italia nell’Assemblea delle Nazioni
Unite ha votato a favore della risoluzione
per l’ammissione della Palestina quale
stato membro osservatore, si tratta ora
di essere coerenti e di rendere effettiva
quella decisione: l’Italia dichiari il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Lo hanno chiesto anche 636 autorevoli
esponenti della Società Israeliana in una
lettera pubblicata sul giornale quotidiano Haaretz, lo ha chiesto direttamente
all’Italia Yael Dayan, figlia del generale
Moshe Dayan ed importante voce della
politica israeliana. È dal 1980 che l’Unione Europea afferma che la soluzione
a questo cruciale conflitto sia quella di
arrivare a ‘due popoli e due stati’, ma
quello che abbiamo visto finora è solo
la crescita della colonizzazione dei territori palestinesi occupati dal 1967 da
parte di Israele.
Il 15 Novembre del 1988, con la dichiarazione d’indipendenza della Palestina,
i palestinesi hanno riconosciuto lo Stato
d’Israele ed accettato che il loro stato
sorgesse solo sul 22% del territorio
storico palestinese, quello dei territori
occupati del 1967. Israele non ha invece
ancora riconosciuto lo Stato di Palestina
e neppure i propri confini.
La motivazione che viene addotta da
diversi rappresentanti politici per il
non riconoscimento è che questo
nuocerebbe ai negoziati, ma noi
pensiamo esattamente l’opposto; i
negoziati saranno ritenuti necessari da Israele nella misura in cui la
comunità internazionale mostrerà
con il riconoscimento dello Stato
di Palestina, seppur atto simbolico,
il suo deciso e chiaro impegno
per il rispetto della legalità e per
la soluzione politica del conflitto
nel quadro delle risoluzioni delle
Nazioni Unite e dei ‘due popoli, due
stati’. Per chi dice che il riconoscimento
dello Stato di Palestina sarebbe un gesto
unilaterale, vorremmo ricordare che lo fu
anche il riconoscimento e l’ammissione
all’Onu dello Stato di Israele.
Ci auguriamo e chiediamo che il nostro
governo sappia agire con onestà e coraggio oltre che rispetto per la giustizia e la
legalità internazionale, riconoscendo lo
Stato di Palestina.
Da parte nostra continueremo ad agire
affinché i due popoli possano coesistere
in pace e sicurezza, praticando principi
e valori universali di giustizia e di democrazia.
La città in guerra
di Paola Caridi blogger e giornalista
Il nostro occhio di spettatori distratti si
è infine posato su Gerusalemme, la città
dolente, la città senza pace. Il sangue ha
toccato un luogo santo, una sinagoga, nel
momento della preghiera. Due giovani
palestinesi sono entrati e hanno ucciso,
armati di asce e coltelli. La mano violenta
ha toccato un luogo della fede ebraica, in
una deriva che è cominciata da tempo, e
che ha toccato - con violenza - i luoghi
della fede musulmana. L’ultima moschea
profanata, non lontano da Gerusalemme,
è quella del villaggio palestinese di al
Mughayyir, data alle fiamme poco prima
che arrivassero i fedeli. Non è la prima
volta che i luoghi della fede divengono,
e non solo simbolicamente, campi di
battaglia. Vent’anni fa un colono israeliano uccise a colpi di mitra 29 fedeli
inermi in preghiera, in una moschea di
Hebron. Violenza chiama violenza, in
una spirale iniziata mesi fa, nutrita per
anni e anni, ignorata con ignavia dalla
politica italiana ed europea.
Si dice: è l’inizio della terza intifada.
Chissà… Lo abbiamo detto per anni che a
Gerusalemme la tensione si stava alzando,
e che si rischiava la terza intifada. Frutto
dell’umiliazione, della rabbia compressa
e dell’assenza di un futuro dignitoso. Ora,
più che un’intifada, è in corso una guerra
civile. Una guerra nella città. Una guerra
per Gerusalemme. Non è una differenza
da poco, ed è soprattutto una differenza
che concentra lo scontro nella dimensione urbana. Gerusalemme è un mondo
a parte, è ancora una sorta di corpus
separatum, come cercò di strutturarla
l’ONU, nel famoso piano di partizione
del 1947. È una città reale, della quale
sono stati ignorati i veri protagonisti: i
suoi abitanti.
Chi vive o ha vissuto a Gerusalemme ha
temuto questa guerra. La attendevamo
con paura. Aspettavamo che le cancellerie
europee facessero qualcosa. I fatti sul
terreno dei coloni, sostenuti del governo
israeliano, l’unico a detenere tutto il
potere su Gerusalemme, hanno tolto speranza a una componente ineludibile della
società: i palestinesi di Gerusalemme, un
quarto della popolazione. Nessuno può
dire oggi di non aver saputo che Gerusalemme stava esplodendo. I rapporti
settimanali dell’ufficio dell’ONU per le
questioni umanitarie nel Territorio palestinese occupato hanno reso in numeri e
statistiche la guerra in atto. Dice l’ultimo
rapporto settimanale, che aggiorna la
situazione sino all’11 novembre, «dal 1
luglio 2014, quattro palestinesi sono stati
uccisi e 1333 feriti, inclusi 80 bambini,
dalle forze israeliane a Gerusalemme
est. Nello stesso periodo, 3 israeliani
sono stati uccisi e altri 65, inclusi 33
civili, sono stati feriti da palestinesi nella
stessa area». È un bollettino di guerra.
Gerusalemme può salvarsi solo se a tutti
i suoi abitanti viene data uguale dignità,
uguali diritti, uguale cittadinanza. Uguale
riconoscimento della propria storia su
quella terra. Israeliani e palestinesi sono
parte entrambi della storia di Gerusalemme, che ha un futuro se condivisa,
e se condivisa ne è tutta la storia. Non
solo quella del vincitore, ma quella di
tutti i suoi abitanti.
Israeliani e palestinesi.
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arcireport n. 38 | 20 novembre 2014
società
L’Arci si augura che la discussione
parlamentare possa migliorare il
contenuto della legge di Stabilità
di Maurizio Mumolo
Non c’è dubbio che questa manovra
finanziaria rappresenti, in diversi punti,
una inversione di tendenza rispetto
alle politiche recessive proposte da
altri governi e tuttavia vi sono diversi
provvedimenti che suscitano perplessità
e preoccupazione.
I tagli, per miliardi, a Regioni ed Enti
locali andranno inevitabilmente ad
impattare sulla quantità e qualità dei
servizi sociali per cittadini e comunità
già duramente provati dagli effetti della
crisi. Stenta a farsi strada una misura
efficace di contrasto alla povertà, i cui
dati di crescita degli ultimi anni sono
impressionanti e rivelano un fenomeno di assoluta gravità. L’Italia anche
il questo campo è fanalino di coda in
Europa, avendo a disposizione il solo
strumento della social card, notoriamente di efficacia parziale e limitata.
Ancora una volta la risposta ai bisogni
sociali avviene attraverso misure di
trasferimento monetario piuttosto che
di allestimento di una rete efficace di
servizi sociali. Va bene il Fondo famiglia,
ma quello che serve è un sistema nazionale di attività e servizi per l’infanzia e
l’adolescenza.
Il taglio dei fondi per i patronati, avrà
conseguenze molto gravi sulla tenuta
di un servizio gratuito universale di cui
gode tutta la popolazione e rischia di
produrre maggiori costi a carico dell’Inps
e un aggravio della pressione sociale sui
Comuni che non sapranno come erogare quei servizi. Purtroppo pochissima
attenzione è dedicata all’investimento
e allo sviluppo del terzo settore che è
anche diventato l’unico comparto in
crescita dell’economia del paese. Il terzo
settore, con i suoi quasi cinque milioni di
volontari, un milione di occupati, e 300
mila organizzazioni attive sul territorio,
negli ultimi anni ha giocato un ruolo determinante come promotore di coesione
sociale e argine al ritiro dell’intervento
pubblico in tante attività essenziali in
campo sociale e culturale. Nella legge di
stabilità c’è peraltro una misura, forse
sottovalutata, che rischia di peggiorare
ulteriormente la qualità della vita delle
nostre comunità: il rilevante aumento
della tassazione sugli utili delle fondazioni di origine bancaria ridurrà pesantemente l’entità delle loro erogazioni
e quindi il sostegno alle attività delle
organizzazioni di volontariato, nonché
ad interi settori che dipendono ormai
da anni dai finanziamenti privati delle
fondazioni: dalle dotazioni in ambito
socio sanitario, alla salvaguardia e tutela
del patrimonio culturale nazionale, alle
attività in ambito musicale e teatrale.
Piuttosto che alzare la tassazione delle
fondazioni va chiesta sempre maggiore
trasparenza ed efficienza nell’impiego
di queste essenziali risorse.
L’Arci si augura che il dibattito parlamentare possa migliorare la manovra
finanziaria, salvaguardandone gli aspetti
positivi già contenuti, e invita i parlamentari, di ogni schieramento politico,
provenienti dalle fila del terzo settore
ad impegnarsi in tal senso.
Il master in Comunicazione sociale
È nato il primo master in Comunicazione sociale in Italia all’Università di Tor Vergata.
Il master universitario si propone di formare figure professionali rilevanti per le organizzazioni di terzo settore, per le
fondazioni, per le ong, per le amministrazioni pubbliche, per le istituzioni scolastiche, per le università, per le associazioni
di categoria e i sindacati con competenze e conoscenze diffuse e specifiche nell’ambito della comunicazione sociale.
Il master dura un anno per 60 crediti formativi. Il master si articola in 6 moduli didattici, che approfondiscono: competenze di base sulla comunicazione; strategie di comunicazione sociale; gestione e sviluppo delle narrazioni; strumenti
e tecniche per la comunicazione sociale; gestione (economia e diritto) della comunicazione sociale; innovazione nella
comunicazione sociale. L’attività didattica in presenza si condensa in una settimana intensiva nei mesi di giugno e
luglio, mentre l’attività a distanza è svolta tramite la piattaforma didattica moodle, accessibile tramite web all’indirizzo
http://e-learning.uniroma2.it, e tramite il sistema di videoconferenza webex.
Per l’ammissione al master è necessaria la laurea triennale.
La domanda va effettuata entro il 15 dicembre 2014 in
modalità on-line connettendosi al sito d’Ateneo
http://delphi.uniroma2.it.
Entro la stessa scadenza inviare all’indirizzo email
[email protected] oppure
[email protected] la documentazione richiesta
sul sito.
L’ammissione al master universitario è subordinata ad
una positiva valutazione del curriculum del candidato da
parte del Collegio dei docenti.
La quota di partecipazione è di € 1.500 euro. Le lezioni
avranno inizio in data 6 febbraio 2015.
Per le informazioni didattiche gli interessati potranno
rivolgersi a:
Segreteria didattica del master
Tel.: 06 7259 5714 - mail: [email protected]
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migranti/diritti
arcireport n. 38 | 20 novembre 2014
Rapporto sulla protezione
internazionale in Italia
Nel 2013, più di 2,5 milioni di persone
sono state costrette a cercare protezione
fuori dei confini del proprio paese, la
maggior parte negli stati limitrofi.
Richiede quindi sempre maggiore attenzione la questione degli arrivi in sicurezza
delle persone costrette a fuggire. È necessario intervenire non solo a livello
nazionale, con la migliore definizione
del sistema di accoglienza e di tutela, ma
anche a livello internazionale prevedendo
l’apertura di canali umanitari e l’implementazione di attività di soccorso come
avvenuto con l’operazione Mare Nostrum.
Sarebbe utile un maggiore coinvolgimento
italiano nei diversi programmi di reinsediamento, con maggiori investimenti, in
modo da permettere la messa in sicurezza
delle persone durante tutte le fasi del
viaggio, dalla partenza all’arrivo.
L’Italia, da oltre vent’anni, è interessata
dalle migrazioni internazionali connesse
alle varie crisi umanitarie, diventando un
paese di arrivo di persone alla ricerca di
protezione e asilo. Una situazione che
ha spinto le Istituzioni e il terzo settore
a confrontarsi per ripensare le ‘modalità
di accoglienza’ non più in chiave emergenziale ma favorendo la nascita di reti
territoriali in cui l’associazionismo svolge
un ruolo decisivo. L’accoglienza, la tutela e
l’integrazione delle persone che giungono
in cerca di protezione possono essere
garantite solo attraverso la capacità dei
territori di favorire processi di autonomia
ed inserimento sociale. Il ruolo degli enti
locali e delle reti del terzo settore diventa
dunque fondamentale, dovendo attivare
processi sinergici per garantire accoglienza
e tutela. La presa in carico dei beneficiari
avviene sui territori, che devono essere non solo protagonisti, ma solidali e
consapevoli di questo ruolo. La mobilità
internazionale nell’area del Mediterraneo
ha subito una trasformazione tale da
richiedere nuovi strumenti di comprensione in grado di interpretare i fenomeni
in chiave transnazionale. Gli accadimenti,
infatti, non hanno mai un effetto isolato
ma determinano conseguenze plurime.
La vicenda siriana ad esempio appare
emblematica di questa connessione che fa
della protezione internazionale una filiera
lunga che a partire dai luoghi di crisi si
sviluppa sino ai piccoli contesti territoriali
in cui si predispone l’accoglienza.
Il Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2014, realizzato da Anci,
Caritas Italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes, Servizio Centrale dello Sprar e
Unhcr, partendo dall’analisi del ruolo
dello Stato, degli Enti locali e del Terzo
settore rispetto all’asilo e all’accoglienza
dei titolari di protezione internazionale,
intende fare il quadro su come si sta
sviluppando l’accoglienza integrata nel
nostro Paese e su come il fenomeno delle
migrazioni riguardi un numero sempre
più ampio di soggetti vulnerabili, come
minori stranieri, apolidi e vittime di tratta
le cui condizioni spesso si intrecciano con
quelle dei rifugiati. Il Rapporto si articola
in quattro capitoli dedicati rispettivamente
al tema dell’asilo tra Stato e Terzo settore,
al fenomeno dei richiedenti protezione
internazionale e al sistema di protezione
per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar e
altre forme di accoglienza), ai soggetti
particolarmente vulnerabili e al flusso delle
migrazioni forzate a livello internazionale
ed europeo.
La Marina italiana chiede il comando
dell’operazione Triton.
Bruxelles dice no
La Marina Militare italiana ha chiesto
ufficialmente ai responsabili di Frontex
di affidarle il comando dell’operazione
‘Triton’ sul contrasto all’immigrazione
irregolare.
Dopo aver cercato di ottenere una proroga
di ‘Mare Nostrum’, i vertici hanno sollecitato il trasferimento del coordinamento
dell’operazione avviata il primo novembre
scorso al proprio centro operativo di
Santa Rosa.
La replica di Bruxelles è stata durissima
nel respingere l’istanza, ma la vicenda
potrebbe non essere ancora chiusa.
La contrarietà della Marina a qualsiasi
nuovo intervento nel Mediterraneo è
apparsa evidente sin dalle scorse settimane, quando il governo ha stabilito
con decreto che ‘Mare Nostrum’ sarebbe
terminato. Prima che si riunisse il Consiglio dei ministri per fissare la data di
chiusura, l’ammiraglio Foffi - comandante in capo della flotta italiana - dichiara:
«Andiamo avanti, non abbiamo ricevuto
ordini ufficiali e dunque proseguiremo
anche quando inizierà ‘Triton’ per fa-
cilitare il passaggio di consegne». Una
sorta di sfida al ministro dell’Interno
che invece aveva più volte manifestato
la volontà di interrompere la missione.
A una settimana dall’avvio, le istanze si
fanno ancor più decise e la Marina chiede
direttamente al direttore esecutivo di
‘Frontex’, Arias, un ruolo di comando.
La risposta di Arias è categorica nel
respingere la richiesta ribadendo che
«Triton è stata pianificata indipendentemente da Mare Nostrum» e che
«non esiste alcuna complementarietà
tra i due interventi». Si fa inoltre notare
che si tratta di un’operazione di polizia
varata con un protocollo siglato da tutti
gli Stati partecipanti e dunque sarebbe
«necessaria, ma improponibile, una
rinegoziazione del piano». Una posizione netta, ma che forse non basterà
a risolvere la questione. Anche tenendo
conto dei tempi che il governo si è dato
per smobilitare ‘Mare Nostrum’.
L’operazione prevedeva l’impiego di 2
mezzi aerei e 6 navi della Marina sin
davanti alle coste libiche con un costo
per l’Italia di circa 9 milioni di euro al
mese. Bruxelles non ha mai voluto parteciparvi, nemmeno economicamente,
ritenendo che si trattasse di una missione
che rischiava di incoraggiare le partenze
verso l’Europa. E questo ha certamente
creato problemi con il governo italiano,
fino alla scelta di procedere poi insieme
ma con modalità completamente diverse.
In un anno sono state soccorse 100.250
persone, 728 sono stati gli scafisti arrestati, ma il governo ha comunque ritenuto che non si trattasse di un impegno
sostenibile e ha preferito inserirsi nel
programma internazionale.
La nuova missione - che prevede l’impiego di 25 mezzi navali e 9 aerei con
una spesa mensile di 2 milioni e 900mila
euro - ha obiettivi dichiarati: pattugliare
il mare a trenta miglia dalle nostre coste
per contrastare la migrazione irregolare,
prevedendo anche il soccorso in caso di
emergenza che deve essere gestito dalla
Guardia Costiera. Un dispositivo contro
il quale la Marina Militare continua a
manifestare aperta contrarietà.
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mettiamociingioco
arcireport n. 38 | 20 novembre 2014
Liberi dal gioco d’azzardo
La campagna di sensibilizzazione di ‘Mettiamoci in gioco’
«Liberi dal gioco d’azzardo. Con l’azzardo ti giochi la vita»: questo lo slogan della campagna di comunicazione
lanciata da Mettiamoci in gioco, la
Campagna nazionale contro i rischi del
gioco d’azzardo promossa da Acli, Ada,
Adusbef, Anci, Anteas, Arci, Associazione Orthos, Auser, Aupi, Avviso Pubblico, Azione Cattolica Italiana, Cgil,
Cisl, Cnca, Conagga, Ctg, Federazione
Scs-Cnos/Salesiani per il sociale, Federconsumatori, FeDerSerD, Fict, Fitel,
Fp Cgil, Gruppo Abele, InterCear, Ital
Uil, Lega Consumatori, Libera, Scuola
delle Buone Pratiche/LegautonomieTerre di mezzo, Shaker-pensieri senza
dimora, Uil, Uil Pensionati, Uisp.
L’iniziativa si propone di sensibilizzare
l’opinione pubblica decostruendo i
messaggi illusori di ‘vincite facili’ diffusi dall’industria dell’azzardo. Sono
stati realizzati due spot tv e due spot
radio (con protagonisti rispettivamente un uomo e una donna), un
manifesto, due locandine, una
vetrofania, un cartello rotair,
un banner per i siti, immagini
coordinate per Facebook e Twitter. Per il lancio della campagna
di comunicazione, Mettiamoci
in gioco ha attivato anche un
proprio account twitter e sta
per aprire pagine facebook locali
co-gestite con i coordinamenti
regionali della Campagna.
«Il messaggio che lanciamo con
questa campagna di sensibilizzazione», spiega don Armando
Zappolini, portavoce di Mettiamoci in gioco, «è molto chiaro:
attenzione, non fatevi abbindolare dalla pubblicità dei giochi
d’azzardo. Non avete ‘quasi vinto’ e non ‘vincerete facile’. Anzi,
è vero piuttosto che ‘più giochi
più perdi, è matematico’, come
diciamo nei nostri materiali di
comunicazione. E il consumo di
azzardo può dar luogo ad abuso
e dipendenza, con conseguenze
molto negative per sé, per le
persone che ci sono accanto,
per la società».
«L’impegno che mettiamo in
questa campagna di comunicazione - continua don Zappolini - è
però anche un appello lanciato
alle Istituzioni e alla politica:
suona la campanella, è ora di
prendere decisioni precise e
coraggiose, a cominciare dall’approvazione della prima legge quadro sul
gioco d’azzardo in Italia, da quanto
sarà contenuto in materia nella legge
delega fiscale e dal riconoscimento,
finalmente, del gioco d’azzardo patologico nei Livelli essenziali di assistenza
garantiti dallo Stato, per i quali vanno
stanziate risorse economiche aggiuntive
rispetto a quelle ora previste nel Fondo
sanitario».
Il gioco d’azzardo ha conosciuto un
successo travolgente nel nostro paese,
tra i primi al mondo per consumo di
giochi. Si è passati da un fatturato di
24,8 miliardi di euro nel 2004 agli 88,5
miliardi del 2012.
Solo nel 2013 vi è stato un leggero
calo del fatturato, fermatosi a
84,7 miliardi, probabilmente per
la dura crisi economica che sta
attraversando il paese. Il 56,3%
del fatturato viene dagli ‘apparecchi’, ma è in significativa ascesa
il gioco on line.
È importante notare che al crescere del fatturato non è seguito
un maggior introito per lo stato
(sotto forma di tasse).
Nel 2004, l’erario ha incassato
dall’azzardo 7,3 miliardi di euro
(pari al 29,4% del fatturato complessivo), mentre nel 2013 ha registrato un’entrata di 8,1 miliardi
(pari al 9,5% del fatturato, nel
2013 era stato addirittura il 9%).
Dunque, una cifra non indifferente per le finanze pubbliche, ma
molto più bassa del giro d’affari
attivato dal settore, con le sue
pesanti ricadute sociali e sanitarie che comportano un notevole
dispendio di risorse economiche
per farvi fronte.
Il Cnr stima in 17 milioni (42%
delle persone residenti in Italia
tra i 15 e i 64 anni) il numero di
coloro che hanno giocato almeno
una volta in un anno, in 2 milioni
gli italiani a rischio minimo e in
circa un milione i giocatori ad
alto rischio (600-700mila) o già
patologici (250-300mila).
www.mettiamociingioco.org
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arcireport n. 38 | 20 novembre 2014
solidarietàinternazionale
La sussidiarietà nella
cooperazione internazionale
Nuovi scenari, nuovi strumenti, nuovi attori
Il 21 novembre a Milano presso la Sala
Conferenze di Palazzo Reale, in piazza
del Duomo 12, ci sarà La sussidiarietà
nella cooperazione internazionale. Nuovi
scenari, nuovi strumenti, nuovi attori,
iniziativa promossa da AOI (Associazione
Organizzazioni di Solidarietà e Cooperazione Internazionale), Forum Nazionale
Terzo Settore, Co.Lomba (Cooperazione
Lombardia) e Forum Terzo Settore della
Lombardia in collaborazione con il Comune di Milano.
La positiva enfasi sull’innovazione, a
seguito della Legge 125/2014, non deve
distogliere l’attenzione dai valori e principi che muovono la cooperazione internazionale in una prospettiva di diritto.
Il valore aggiunto del sistema di sussidiarietà radicato nel mondo non profit
italiano del volontariato, della solidarietà
e della cooperazione internazionale,
grazie alla volontà e alla professionalità
di tante persone, con risorse limitate,
tra ostacoli burocratici, da sempre produce risultati tangibili, troppo spesso
misconosciuti. Riconoscerne il ruolo e
valorizzarne il potenziale è essenziale per
dare solide basi a qualunque percorso
di innovazione: questo è tanto più vero
alle soglie di un 2015 che chiama la
comunità internazionale a ridisegnare
le strategie condivise per sconfiggere
le povertà nel mondo, in un’ottica di
corresponsabilizzazione tra i tanti Sud
e Nord, a partire dall’appuntamento
centrale di Expo a Milano: in un contesto
italiano in cui il Terzo Settore tutto è
attivo in un confronto con il Governo che
sta ridefinendone il quadro normativo.
AOI e Forum Nazionale Terzo Settore,
insieme a Co.Lomba, Forum Terzo Settore Lombardia e Comune di Milano,
propongono un’iniziativa di riflessione su
questi temi e appuntamenti mirata a far
emergere il valore aggiunto del sistema
non profit nella cooperazione internazionale, evidenziandone il potenziale e le
criticità da sciogliere sia per quanto riguarda l’attuazione della Legge 125/2014,
sia in relazione alle sfide per la giustizia
globale, che richiedono la definizione
aggiornata del concetto di partenariato e cooperazione e la costruzione di
alleanze forti, a partire dalle istituzioni
decentrate nel territorio e dal mondo
dell’economia sociale. In questa ottica di
un nuovo scenario e del dibattito aperto
a livello europeo e internazionale sugli
attori dello sviluppo, l’iniziativa proposta
punta a dare indicazioni di definizione di
un contesto chiaro e trasparente rispetto
all’inclusione degli attori profit nella
cooperazione. Tutto questo nel quadro
di un comune impegno per la valutazione
dell’impatto sociale degli interventi, nel
rispetto delle regole e dei parametri dello
sviluppo socialmente sostenibile e del
patto comune per sconfiggere le povertà.
Legalità, diritti umani e sovranità
alimentare: confronto con giovani
latinoamericani
Dal 23 al 27 novembre Arcs realizzerà
il primo step del progetto di scambio
tra giovani latinoamericani e italiani,
che vedrà poi una naturale evoluzione
in un programma più ampio ed articolato nel 2015, con il coinvolgimento
di realtà territoriali Arci impegnate in
iniziative di volontariato, solidarietà e
cooperazione internazionale con l’America Latina. Entro il prossimo mese di
gennaio verrà presentata al MAECI la
nuova proposta, che vedrà la partecipazione allo scambio in Italia di ragazze
e ragazzi da Cuba, Colombia, Bolivia
e Argentina. A questo step di prima
conoscenza parteciperanno 2 ragazzi
cubani e 2 colombiani, selezionati dai
partner di progetto, che seguiranno per
3 mezze giornate in sede Arci, a Roma,
un percorso di condivisione sulle attività
generali dell’associazione, anche in un
confronto con alcuni giovani dei campi
della legalità e del volontariato internazionale: il 27 novembre, presso una sede
istituzionale centrale, incontreranno
esperti esterni e parlamentari italiani
impegnati sui temi della sovranità alimentare e dei diritti umani. A presto
con il programma del 2015!
[email protected]
Capodanno in Camerun con
il workshop di fotografia sociale
‘Acqua è vita’
Arcs, all’interno del programma pluriennale dei campi di lavoro all’estero di
Arcs ed Arci , insieme al fotografo Giulio
Di Meo e al suo partner camerunense
Codebank 2000 sta organizzando per il
periodo che va dal 28 dicembre 2014 al 6
gennaio 2015 un workshop di fotografia
sociale sul tema dell’acqua.
Il corso ha l’obiettivo di guidare i partecipanti nello sviluppo di un racconto
fotografico sulla realtà interessata, ma
allo stesso tempo sarà anche occasione
di avvicinarli alle problematiche legate
all’acqua in Camerun e di documentare
la realtà del villaggio di Bankondji attraverso la fotografia.
Il workshop si svilupperà in 9 giorni
durante i quali si analizzeranno le diverse
fasi necessarie alla realizzazione di un
reportage: l’idea, la pianificazione del
progetto, il lavoro di gruppo, il lavoro
sul campo, l’editing e la presentazione
finale del progetto.
Ogni giorno si andrà in giro a fotogra-
fare, provando a catturare ‘istantanee’
che raccontino la vita e le attività del
villaggio di Bankondji, che documentino
le problematiche legate all’approvvigionamento di acqua e che denuncino le
difficoltà affrontate dalla popolazione.
La quota di partecipazione al workshop è
di Euro 1.950 e comprende viaggio aereo
da Roma a Yaoundè, visto, vitto, alloggio, assicurazione, spostamenti interni
e partecipazione al workshop.
Il workshop si realizzerà se si raggiungeranno almeno 6 partecipanti.
Le iscrizioni rimarranno aperte fino
al 25 novembre 2014. Per partecipare
al campo si deve inviare la scheda di
iscrizione scaricabile dal sito di Arcs e
leggere con attenzione il regolamento
per i workshop fotografici.
Per info: [email protected]
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arcireport n. 38 | 20 novembre 2014
La Compagnia del cuore
si presenta
Dal 18 novembre al 4 dicembre oltre 80
appuntamenti in Toscana per raccontare
i progetti realizzati in Niger, Perù, Filippine
Sono in dieci e dal 18 novembre fino a
giovedì 4 dicembre percorreranno in
lungo e in largo la Toscana per spiegare, nel corso di oltre 80 iniziative, i
progressi compiuti nelle loro comunità
di provenienza dai progetti di solidarietà
internazionale realizzati da Arci Toscana
assieme ai partner locali con il sostegno
della Campagna Il cuore si scioglie della
Fondazione Il Cuore si scioglie onlus
-Unicoop Firenze.
Sono ragazze e ragazzi della Compagnia
del Cuore. In tutto 3 delegazioni da Niger,
Filippine e Perù, che daranno vita ad un
calendario fitto di incontri di scambio e
conoscenza nelle scuole, nei circoli Arci,
nelle sezioni soci Coop, nelle piazze delle
città della regione.
Dal Niger giungono 3 donne e alcuni
ragazzi del Coniprat, ong nigerina, che
lottano ogni giorno per sradicare la piaga
delle mutilazioni genitali femminili. Dal
Perù invece sono 3 i bambini lavoratori che
racconteranno l’esperienza del Manthoc
(Movimento Cristiano di autorganizzazione per i diritti dei bambini lavoratori):
in particolare, il più piccolo del gruppo,
tredicenne, racconterà cosa significa lavorare per poter andare a scuola.
Dalle Filippine, attraverso l’Arcsea (l’associazione partner di Arci che porta avanti
attività di alfabetizzazione e accesso agli
studi per le popolazioni indigene nei Daycare centre, spazi di aggregazione dove i
ragazzi si ritrovano per frequentare attività
educative e dopo scuola) arrivano coloro
che lottano per il diritto all’istruzione dei
bambini, per sconfiggere la povertà delle
baraccopoli e scongiurare l’esproprio
delle terre degli indigeni da parte delle
multinazionali. Tra i 3 ragazzi filippini ci
sarà anche un superstite del tifone Haiyan
che ha distrutto il paese circa un anno fa.
La Compagnia, a bordo del camper, toccherà tutte le province della Toscana. A
Firenze, Empoli, Siena, Prato, Arezzo, Pisa,
Lucca e Pistoia si terranno le iniziative
più importanti.
La presenza di giovani e bambini provenienti da tre diversi continenti contemporaneamente darà un’opportunità di
scambio e di riflessione unica.
In un momento difficile e complesso per
le nostre comunità e i nostri territori
diventa infatti fondamentale confrontarsi
con chi nel Sud del mondo sperimenta
da tempo un altro tipo di organizzazione,
di gestione delle risorse, di approccio
partecipativo.
Gli incontri saranno incentrati sullo
scambio di esperienze e si focalizzeranno su alcuni temi precisi: i diritti dei
minori, il diritto alla partecipazione,
il lavoro minorile, la gestione dei beni
comuni, l’approccio comunitario volto
ad affrontare le condizioni più difficili, i
diritti delle donne e la lotta alla violenza
contro le donne.
Su www.arcitoscana.it il programma
degli appuntamenti.
Elezioni in Romania,
l’impegno di Arci Puglia
Domenica 16 novembre la Romania si è
recata alle urne per il ballottaggio delle
elezioni presidenziali.
Arci Puglia e i suoi sei comitati territoriali,
vicini alla comunità rumena in Puglia, in
collaborazione con la Cgil Puglia, hanno
messo a disposizione gratuitamente una
serie di servizi per favorire e agevolare la
partecipazione al voto dei cittadini rumeni
residenti nella regione.
«Si tratta – ha detto il presidente di Arci
Puglia, Davide Giove – di un gesto simbolico e allo stesso tempo molto concreto
a sostegno della cultura dei processi partecipativi dei cittadini di una democrazia
giovane come quella della Romania, ancora abituata a percentuali di affluenza
solitamente basse.
Anche grazie all’importante collaborazione con la Cgil Puglia, attraverso questa
iniziativa, siamo accanto a quei cittadini
e a quei lavoratori della Romania con i
quali condividiamo l’esperienza comune
di risiedere in questa terra, uniti dai medesimi diritti e doveri di buoni cittadini».
Due i seggi aperti in Puglia: a Bari presso
la Polizia Municipale in Via Paolo Aquilino
1 a Japigia, e a Foggia presso la circoscrizione Croce nord in viale Candelaro 102.
Il Comitato Arci di Bari ha messo a disposizione un camper a sette posti per
raggiungere dalla stazione ferroviaria il
seggio di via Aquilino, mentre il comitato
Arci Valle d’Itria e la Cgil di Taranto hanno
organizzato mezzi da Martina Franca per
la mattina di domenica.
daiterritori
in più
IL BAMBINO AL CENTRO
AVIGLIANA (TO) Il bambino
al centro è il titolo dell’iniziativa che
il circolo LiberAmente organizza il
22 novembre presso la propria sede
in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza. Si terranno laboratori
creativo-esperienziali e la raccolta
di indumenti, medicinali, pannolini,
carrozzine/passeggini, lenzuolini e
materiale scolastico, da distribuire ai
bambini meno fortunati del territorio.
Ingresso riservato ai soci Arci.
[email protected]
Favole sogni e realtà
IMPERIA Sabato 22 novembre alle
ore 18 presso il circolo Arci Guernica si
terrà la seconda serata della rassegna
di teatro per bambini Favole sogni e
realtà. Dopo il successo del primo
spettacolo di Salvatore Stella, questa
volta si esibiranno due attrici del teatro
dell’Ortica di Genova: Carlotta Curato
e Martina Fochesato. Lo spettacolo dal
titolo Libri viaggianti è un racconto
che farà scoprire ai bambini i piaceri
della lettura oltre che del teatro. Ingresso gratuito per i bambini.
www.guernica.imperia.it
serata a
la fratellanza
NOVARA Il collettivo Les Barlafus
ritorna con l’appuntamento mensile
culturale domenica 23 novembre al
circolo Arci La Fratellanza. Il circolo
si rianima ancora una volta con un
aperitivo accompagnato da esposionioni artistiche, performance teatrali
e musica dal vivo. Saranno presenti le
opere di due giovani artiste, affermate
nella scena novarese: Diana Debord
e Federica Roatta. Dalle ore 21 andrà
in scena il reading teatrale T’amo
d’Amorire recitato dalla brava Jenny
Bevilacqua.
[email protected]
Serata kurda
PONTENOVO (RE) Il 22 no-
vembre alle 21 presso la Sala Polivalente di Pontenovo si tiene l’iniziativa In
Kurdistan si combatte per l’umanità,
promossa dal circolo Arci Pontenovo.
Saranno presenti Yilmaz Orkan, rappresentante in Italia del Congresso
Nazionale Curdo e Nelly Bocchi della
Rete Kurdistan Italia.
[email protected]
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arcireport n. 38 | 20 novembre 2014
Le Società di Mutuo Soccorso
tra passato, presente e futuro
di Alessio Artico presidente Arci Savona
Due mani che si stringono: è lo storico simbolo delle nostre Società di Mutuo
di Soccorso che esprime la fratellanza, l’aiuto reciproco, il mettere in comune le poche risorse dei singoli per creare un patrimonio collettivo utile ad
affrontare incidenti o malattie.
La storia pluricentenaria delle SMS è stata messa in discussione nell’ottobre
2012 quando il dl 179 Salva Italia riforma la storica legge 3818 imponendo ai
sodalizi di agire solo in ambito socio-sanitario, erogando ai soci contributi in
caso di malattia, infortunio, spese sanitarie, disoccupazione e vietando attività
commerciali o di impresa. Tali modifiche hanno il merito di aggiornare la
legge del 1886 ma presentano l’enorme difetto di cancellare un pezzo delle
storia delle SMS, di non considerare la realtà e di prevedere per chi non si
adegua una sanzione severissima: la perdita del patrimonio.
Arci Liguria si è adoperata fin da subito per richiedere la modifica alla
normativa, redigendo un Documento d’indirizzo politico in cui si chiede di
superare l’obbligo esclusivo della mutualità sanitaria integrativa affermando
che l’erogazione di servizi ai soci in ambito sociale, ricreativo e culturale
aumentano la qualità della vita e fanno crescere il benessere della comunità.
Inoltre, le attività commerciali e d’impresa non vanno vietate se sostengono
le attività mutualistiche.
Venerdì 7 novembre il documento è stato consegnato al sottosegretario al
Welfare Luigi Bobba nel corso di un incontro con le SMS liguri, organizzato
con l’interessamento dei deputati Giacobbe e Tullo. Nel corso dell’incontro,
Bobba ha affermato la disponibilità del Governo a rivedere la normativa,
estendendo il perimetro del mutualismo e dando la possibilità alle SMS di
trasformarsi in APS senza perdita del patrimonio.
Questa disponibilità fa sperare in una conclusione positiva di un percorso
fatto dall’Arci sia a livello regionale che nazionale, anche con il sostegno di
Paolo Beni, per tutelare il presente ed il futuro delle SMS.
‘Migranti. Cittadini del Mondo’
a Fondi
Arci Murales di Fondi (LT) promuove il progetto di informazione e conoscenza
culturale denominato Migranti. Cittadini del Mondo, con cui vuole contribuire
da una parte a dare un’informazione puntuale sulla realtà dell’immigrazione
e dall’altra, in particolare, a diffondere una maggiore conoscenza dei vari
Paesi e popoli del mondo, dall’ambiente alle situazioni sociali e alla cultura,
religioni e tradizioni popolari, anche a fronte della presenza ormai stabile,
come in Italia, a Fondi e in provincia di Latina, di migliaia di immigrati
provenienti da diversi Paesi.
Arci Murales sin dalla sua costituzione, nel 1995, è impegnata nel promuovere
e difendere i diritti umani e una cultura di pace e cooperazione tra i popoli
contro ogni forma di violenza, discriminazione o razzismo.
Per questa terza edizione del progetto, dopo Albania, Cuba, India, Marocco,
Pakistan, Romania, Tunisia e Venezuela, saranno presentati 4 nuovi Paesi:
Algeria, Brasile, Cina e Ucraina. L’iniziativa pubblica si svolge dal 18 al 21
novembre a Fondi nella sala piccola di Palazzo Caetani, al n.11 di Corso
Appio Claudio. Dopo la presentazione del Dossier Statistico Immigrazione
2014 intitolato Dalle discriminazioni ai diritti e realizzato dal Centro Ricerche Idos per conto dell’Unar, tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle
19 c’è l’esposizione della mostra sui 4 Paesi su alcuni dati della presenza di
immigrati con particolare riferimento alla città di Fondi. Sono anche state
organizzate diverse visite guidate alla mostra riservate a classi di scuola
secondaria di I grado.
www.muralesfondi.it
daiterritori
A Cosenza
‘Giovani per
il sociale’
di Lucia Ruggiero Arci Cosenza
Fino a ieri l’idea sulla sindrome di
Down era quella di persone con un
certo grado di disabilità intellettiva,
incapaci di compiere da sole le azioni
quotidiane della vita e che sarebbero
state per sempre dipendenti dalle
loro famiglie.
Attualmente si incontrano persone
con la sD, oltre che nelle scuole di
ogni ordine e grado, un po’ ovunque:
nei parchi giochi, sugli autobus, nei
negozi o in giro con gli amici. Qualche adulto si trova anche al lavoro.
Qualcosa sta cambiando.
Oggi in Italia un bambino su 1200
nasce con la sindrome di Down.
Grazie alle maggiori cure a loro dedicate e agli sviluppi della medicina
la durata della loro vita si è molto
allungata (l’aspettativa di vita è di
circa 62 anni). In Italia oggi vivono
circa 38mila persone con sD e il 61%
ha più di 25 anni.
La maggior parte delle persone con
sD può raggiungere un buon livello
di autonomia personale e riuscire ad
apprendere un mestiere svolgendolo
in maniera produttiva. Però solo
il 13% delle persone con sD ha un
contratto di lavoro e il 18% svolge
percorsi di tirocinio formativo.
Malgrado il lavoro avviato ad esempio da associazioni come l’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), la
strada per un pieno inserimento nel
lavoro è ancora molto lunga. Anche
nella sezione cosentina dell’AIPD
stanno per iniziare tre tirocini formativi per tre ragazzi con sD nella
scuola dell’Istituto Comprensivo Via
Roma – Spirito Santo di Cosenza.
I ragazzi coinvolti supporteranno
nei vari compiti alcuni addetti della
scuola in vari ambiti: segreteria,
mensa, accoglienza. Sicuramente
un passo in avanti verso una reale inclusione lavorativa e verso un
cambiamento sociale dove gli effetti
positivi saranno tanti e riguarderanno
e coinvolgeranno man mano tutti i
cittadini.
Anche l’Arci di Cosenza inserirà
circa 10 giovani con sD dell’AIPD
di Cosenza, nel progetto Giovani
per il sociale in cui è partner della
cooperativa Hop là.
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arcireport n. 38 | 20 novembre 2014
società
L’Arci e l’Expo 2015
di Emanuele Patti presidente Arci Milano
Venerdì 14 ottobre presso l’Arci nazionale
si è tenuta la prima riunione del gruppo
Expo post Congresso. Il gruppo ha visto
la partecipazione di circa una quarantina
di dirigenti di varia provenienza territoriale, ruolo e funzioni.
La riunione si è aperta con un breve
riassunto dei due percorsi che l’associazione ha seguito finora inerenti appunto
ai temi e alla partecipazione all’Esposizione Universale di Milano, che si terrà
dal 1 maggio 2015 al 31 ottobre dello
stesso anno: la Fondazione Triulza e
cioè la partecipazione alla costituzione
di una fondazione tra associazioni ed
organizzazioni del terzo settore italiano,
finalizzata alla partecipazione al bando
del Comune di Milano per la gestione del
primo Padiglione della società civile mai
previsto e realizzato finora nella storia
delle esposizioni universali, e l’Expo dei
Popoli, cioè la costituzione di una associazione, anche in questo caso tra molte
delle organizzazioni della Fondazione
Triulza e le principali Ong nazionali ed
internazionali, tra cui la nostra Arcs.
Associazione finalizzata alla realizzazione
di un grande Forum dei popoli contadini
della terra, dei movimenti e delle organizzazioni mondiali, con al centro un
confronto sui temi e sulle pratiche per
e verso la sovranità alimentare.
La seconda parte della riunione invece
si è concentrata sul senso e sulla caratterizzazione politica della nostra partecipazione alla manifestazione.
Molti sono i dubbi e tante le perplessità
verso un evento di questo genere e sul
senso in questa epoca di Fiere di tale
‘pesantezza’ sia dal punto di vista dei costi
infrastrutturali e sociali, sia per quello
dell’impatto ambientale e del consumo
di suolo. Eppure crediamo che proprio
per questo sia importante esercitare quel
ruolo di amplificazione delle vertenze,
delle lotte e delle pratiche in atto sui
temi che sono da sempre i nostri, quel
nutrire il Pianeta energia per la vita,
che parla appunto del nostro impegno a
protezione dell’ambiente, della tutela dei
beni comuni, dei diritti di cittadinanza,
lo sviluppo del lavoro, la lotta contro
il libro
Sem Terra. 30 anni di storie,
30 anni di volti
a cura di Giulio Di Meo
CDM Photo, Bologna
Sem terra. 30 anni di storia, 30 anni di volti è qualcosa di più
di un semplice libro fotografico. Giulio Di Meo ha elaborato
una sorta di album di famiglia dove c’è spazio sia per il Mst sia
per tutti i movimenti sociali brasiliani. La capacità dell’autore,
che si autodefinisce un fotografo di strada, è stata quella di aver
composto questo album nel segno di un denominatore comune
a tutta l’America Latina: la questione agraria e le battaglie in
difesa della terra. Il libro, corredato da brevi testi, è impegno e azione politica della fotografia. Joào Pedro Stedile, storico rappresentante del Mst, ne ha curato la prefazione. I
Sem terra rivendicano con orgoglio la loro identità afrodiscendente, ma anche la radice
dell’immigrazione europea. I quattro milioni di contadini poveri che tra la fine del XIX
e l’inizio del XX secolo sono stati condotti in Brasile per sostituire il lavoro schiavo,
hanno svolto un ruolo di primo piano in tutte le lotte sociali che hanno segnato la storia
del paese, a partire da quella per la riforma agraria. La fotografia dei volti compiuta da
Giulio Di Meo traccia la storia del Mst come se fosse una famiglia: ci sono gli sguardi
allegri dei piccoli Sem terrinha e quelli dei giovani che sperano di vivere in un mondo
libero dall’idronegozio e dall’agronegozio, ma anche quello dell’anziana missionaria italiana e militante Mst Alberta Girardi, di 93 anni. Di Meo ha fotografato le lotte dei senza
terra condividendo e identificandosi nelle loro aspirazioni: riforma agraria, agricoltura
sostenibile, diritto all’istruzione.
Il ricavato dalla vendita del libro servirà a raccogliere i fondi necessari per la ristrutturazione della Scuola Nazionale Florestan Fernandes del Mst, al cui progetto ha aderito
anche Arcs.
le vecchie e nuove povertà. E quindi,
passando a parlare di pratiche possibili,
abbiamo pensato come poter essere dei
pivot territoriali intorno a cui costruire
la promozione e la presentazione di
progetti, buone pratiche, iniziative e
vertenze territoriali, che intrecciando
esperienze di enti locali, associazioni,
imprese responsabili ed innovative sui
territori, possano costruire un calendario
di presentazioni durante le settimane
dell’Expo nel Padiglione della Società
Civile di Cascina Triulza. Questa potrebbe essere e una grande occasione
per i nostri territoriali, per intrecciare e
rafforzare le relazioni locali in vista di un
evento che comunque avrà una grande
risonanza mondiale. Dare concretamente
attuazione all’adagio «Dare voce a chi
non ce l’ha», tra i pilastri della missione della Cascina Triulza. Altra grande
possibilità sarà ancora per comitati e
circoli quella di poter riempire di artisti
il palco e la programmazione culturale
prevista nella Cascina nei 184 giorni
della manifestazione.
arcireport n. 38 | 20 novembre 2014
In redazione
Andreina Albano
Maria Ortensia Ferrara
Carlo Testini
Direttore responsabile
Emanuele Patti
Direttore editoriale
Francesca Chiavacci
Progetto grafico
Avenida
Impaginazione e grafica
Claudia Ranzani
Impaginazione newsletter online
Martina Castagnini
Editore
Associazione Arci
Redazione | Roma, via dei Monti
di Pietralata n.16
Registrazione | Tribunale di Roma
n. 13/2005 del 24 gennaio 2005
Chiuso in redazione alle 20
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