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n° 304 - aprile 2002 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it I grigi del Foppa Un protagonista del Rinascimento, come recita anche il titolo dell’attuale mostra a lui dedicata, più spesso definito “il fondatore della scuola milanese”, il bresciano Vincenzo Foppa (1430ca.-1516) studia a Padova con lo Squarcione, viene influenzato dal Bellini, dal Mantegna e, più tardi dal Bramante. Lavora a Brescia, Bergamo, Pavia, Milano e in Liguria dove collabora con Ludovico Brea. Viene cioè a contatto con le maggiori espressioni artistiche del momento, con le grandi opere; su queste compie una profonda riflessione e da questa conoscenza diretta dell’arte quattrocentesca nasce la sua personalissima interpretazione. Lo descrive così, nel 1929, Roberto Longhi. «Per il colore tutti ricordano i grigi del Foppa. Questo intermedio tra il bianco e il nero è in lui così fondamentale da velare, avvolgere, abbassare tutta la gamma che dunque si fonda su un rapporto di valore (luministico) e non su un rapporto cromatico positivo, sul quale resterà pure il fondamento dei veneziani sino a tutto il Cinquecento (…). Colori anticamente sontuosi non mancano: chi nega gli ori del Foppa? Ma chi non avverte che anch’essi evento capitale, smontando di fulgore, passano in valore e, dal grado sovrumano che avevano discendono ad altro di verità e di momento, accanto agli altri compagni, mi si conceda, di ventura luminosa? ». E’ principalmente nell’arco del quindicennio di governo di Francesco Sforza, signore di Milano grazie al matrimonio con Bianca Maria Visconti, che il Foppa esordisce e si afferma. Alla morte del duca (1466) è ormai di fatto il più importante pittore dello stato milanese. Dopo un primo rapido soggiorno ligure, il Foppa rientra in Lombardia già alla fine del 1462, nella fervida atmosfera della Milano sforzesca dove si sviluppano i grandi cantieri diretti dall’architetto fiorentino Filarete, che nel suo Trattato d’architettura cita il Foppa insieme al Lippi, Piero della Francesca e Tura, come i più accreditati pittori delle corti italiane. Impegnato nelle grandi opere avviate dal duca per rinnovare il volto della città, egli interviene nella sede milanese del Banco Mediceo e nel nuovo ospedale Maggiore di Milano. Del suo lavoro ci restano solo pochi brani, pur attestati da diverse fonti; possiamo comunque immaginarli sulla scia degli affreschi della cappella Portinari, in questi anni già in corso di realizzazione. E’ infatti nella capitale lombarda che l’artista raggiunge un grande pre- Vincenzo Foppa: Madonna del tappeto - Milano, Pinacoteca di Brera stigio, anche sociale, e si dedica ad un’intensa attività. Dal 1468 il Foppa opera su più fronti: tra Milano e Pavia, con numerose commissioni sforzesche, a Genova, impegnato nelle decorazioni del Duomo, sino a Brescia dove realizza gli affreschi della Cappella Averoldi in Santa Maria del Carmine. Affreschi che avranno una vasta eco nelle chiese delle valli bresciane e bergamasche. Precedentemente, come accennato, il Foppa si era dedicato alla decorazione del superbo ciclo d’affreschi della Cappella Portinari in Sant’Eustogio a Milano, dipingen- pag. 2 dovi i Padri della Chiesa e la Leggenda di San Pietro Martire. Fatta edificare da Pigello Portinari, agente del Banco mediceo a Milano, la cappella è a pianta centrale e riprende lo schema dei modelli fiorentini, come la Sagrestia Vecchia del Brunelleschi. Le decorazioni sono integrate in un unico sistema: vi sono intersezioni di parti strutturali a rilievo, figure modellate in terracotta e partiture ad affresco. Tali affreschi, pur rispondendo a un gusto tipicamente lombardo, mostrano già la grande originalità e la piena autonomia del linguaggio foppesco: dall’interesse a problemi prospettici e formali, alla particolare attenzione ai giochi di luci e ombre. Elementi maturati confrontandosi con la pittura fiorentina e con le opere importate dalle Fiandre. Tra il 1489 e il ‘90 il Foppa, ormai quasi sessantenne, è impegnato a Savona, chiamato dal cardinale Giuliano della Rovere, futuro papa Giulio II committente di Michelangelo e Raffaello; vi realizza un gigantesco polittico per l’antica cattedrale della città. Rientrato nella città natale lavora agli affreschi della Loggia dell’Orologio, oggi noti attraverso studi e derivazioni, e nel 1498 realizza la splendida pala con il Compianto su Cristo, commissionatagli dal comandante delle milizie sforzesche Renato Trivulzio, purtroppo distrutta durante i bombardamenti di Berlino nel 1945. Polittico della Rovere - Savona, Oratorio di nostra Signora di Castello L’ultima opera che si conserva dell’artista è probabilmente anche l’ultima opera da lui eseguita nell’agosto 1515: lo stendardo del Comune di Orzinuovi dipinto su entrambi i lati con raffigurazioni sacre, pensato forse per sventare i flagelli della pestilenza. Ma il colore vero delle sue opere, quel colore plasmato di ombre diffuse e di argentei riflessi che donano alle forme una caratteristica morbidezza e pienezza sarà poi, quasi alla metà del Cinquecento, letto e interpretato dal grande Moretto che rivisita i grigi del Foppa e li consegna al futuro. maria siponta de salvia Adorazione del Bambino con San Benedetto e Angeli - Detroit, The Detroit Institute of Art Madonna con il Bambino (Madonna del libro) Milano, Museo d’arte antica del Castello Sforzesco