OALP-2011-2 - A.N.A Brescia
Transcript
OALP-2011-2 - A.N.A Brescia
ANNO 51 - N. 2 LUGLIO 2011 PERIODICO QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE A.N.A. DI BRESCIA Fondato nel 1961 - Copie stampate 14.000 • In omaggio ai Soci • Poste Italiane spa - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/2/2004 n° 46) art.1, comma 2, DCB Brescia Nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia gli alpini bresciani hanno dato vita ad una magnifica adunata sezionale 1 SEGRETERIA Prossimi appuntamenti sezionali Quando i Gruppi organizzano eventi culturali e/o sportivi, è facile che gli sponsor versino loro somme in contanti o per bonifico bancario. Non essendo attività commerciali e non avendo partita IVA, i Gruppi non possono emettere una fattura o una ricevuta fiscale, finendo per dover rinunciare alla sponsorizzazione e all’eventuale progetto. La Tesoreria dell’A.N.A. Nazionale, interpellata ci ha risposto quanto segue: Se a fronte della donazione non viene chiesto nulla in cambio (es. un servizio), potrà essere rilasciata una semplice ricevuta a favore del donante che servirà però esclusivamente a giustificare l’uscita della somma dalla sua cassa. Per gli sponsor dedurre queste somme è abbastanza complicato, perché la legge pone dei limiti ben precisi e molto stretti, sia riguardo alla cifra che alla sua destinazione. In ogni caso questo è un problema che interessa esclusivamente lo sponsor. Se invece la sponsorizzazione prevede da parte del Gruppo una contropartita, che può essere anche la affissione di cartellone pubblicitario, occorre la Partita IVA e devono essere fatti tutti gli adempimenti autorizzativi e tributari, tra i quali, il pagamento delle relative tasse. Le stesse regole valgono se fa da tramite la Sezione. Una volta espletati e rispettati tutti gli adempimenti previsti, questa potrà consegnare al Gruppo parte del contributo o l’intera somma. Quest’ultima non può, però, essere assolutamente superiore ai 5.000 euro, limite previsto dalle norme antiriciclaggio in vigore. Il suggerimento che vi diamo è questo: rivolgetevi prima ad un commercialista locale; se è anche alpino (non dovrebbe essere difficile trovarne uno con questo requisito), potrete farlo anche a costi contenuti. In Segreteria è disponibile un promemoria che a suo tempo (2 marzo 2010) era stato predisposto dalla sede nazionale e successivamente aggiornato. Fausto Cazzanelli SETTEMBRE: 4, Mazzano: 8, sede sezionale: 11, Monte Guglielmo: 12, Coccaglio: 18, Clusane: 24, Coccaglio: 25, Molinetto: 85° di Fondazione Consiglio direttivo Alpinata in Gölem Inizio Trofeo Cocchetti, gara sezionale di bocce 50° di Fondazione finali Trofeo Cocchetti 75° di Fondazione OTTOBRE 2, Timoline: inaugurazione nova sede 9, Vill. Sereno: inaugurazione nova sede 13, sede sezionale: Consiglio direttivo 15-16, PALAZZOLO S. OGLIO: RADUNO DEL II RAGGRUPPAMENTO NOVEMBRE 10, sede sezionale: 19 Consiglio direttivo Serata finale attività sportiva DICEMBRE 4 8, Ospitaletto: 8, Sarezzo: 20, Sede sezionale: Pranzo auguri Prot. Civ. Memorial Marilena 80° di Fondazione serata degli auguri di Natale Prossimi appuntamenti nazionali SETTEMBRE 4: Pellegrinaggio solenne al Monte Pasubio 4: Pellegrinaggio al Monte Bernadia (UD) 18: Campionato Nazionale di tiro a segno a Vittorio Veneto OTTOBRE 2: Pellegrinaggio al Sacrario dei Caduti d’oltremare a Bari 2: Campionato nazionale di corsa a staffetta a Pederobba (TV) 9: Madonna del Don a Mestre (VE) 23: Riunione dei Presidenti delle Sezioni italiane a Milano ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI Sezione di Brescia e-mail: [email protected] Direttore Editoriale: Davide Forlani Direttore Responsabile: Massimo Cortesi Comitato di Redazione: Domenico Castelnovo, Franco Richiedei, Giuseppe Lamberti, Gianpaolo Cazzago, Andrea Poisa NOVEMBRE 26: Colletta alimentare Autorizzazione provvisoria (Autorizzazione precedente) Tribunale di Brescia n. 25/1969 dell’1/10/69 Stampa: Centro Stampa Quotidiani Via dell’Industria 52 - 25030 Erbusco (BS) Tel. 0307725511 DICEMBRE 11: S. Messa solenne di Natale in Duomo a Milano Abbonamento: 10,00 euro all’anno - contattare la segreteria sezionale allo 030 2003976 2 Una splendida adunata... made in Val Trompia Solitamente una auto made in germany è sinonimo di affidabilità e robustezza; un orologio made in suisse è sicuro che sia preciso; una macchina fotografica deve essere made in japan; da quest’anno possiamo dire che una adunata di alpini dovrebbe essere made in Val Trompia. Si perché gli alpini di Pezzaze si sono superati nell’organizzare questa adunata (che dovrebbe essere la n. 75 stando ai bollettini ufficiali e ai verbali del Consiglio). Cascinelle, antica malga d’alpeggio rimasta per molto tempo diroccata e ristrutturata dalle penne nere pezzazesi, fino alle mostre negli uffici della miniera, a ricordare che la gente della Val Trompia ha saputo trarre sostentamento dalla montagna, sia sulla superficie che nelle sue profondità, ovunque con sacrificio, lavoro e un forte senso del dovere. La domenica che ha concluso la maratona alpina iniziata giovedì 2 giugno ha visto all’ammassamento più di 2.500 alpini, 150 gagliardetti della nostra Sezione, 16 provenienti da altre sezioni, 11 vessilli sezionali (oltre al nostro erano presenti quelli di Bergamo, Valle Camonica, Monte Suello, Verona, Vicenza, Milano, Monza, Modena, Parma, Luino e Como). Un successo sotto tutti i punti di vista, dagli splendidi passaggi attraverso le frazioni medioevali di Pezzaze, sotto la torre di Mondaro, attraverso le gole fresche e umide sotto Stravignino, costeggiando il torrente Morina, fino alla maestosa Chiesa Parrochiale di S. Apollonio dove il parroco don Giancarlo Pasotti ha celebrato la S. Messa con una omelia che ha richiamato le gesta e i sacrifici degli alpini lungo tutta la loro storia. Questo grandioso avvenimento è iniziato alcuni giorni prima, con la S. Messa in suffragio degli alpini del Gruppo andati avanti, poi la camminata al rifugio Il sabato pomeriggio si è tenuta in paese l’inaugurazione del monumento (ovviamente in ferro!) rappresentante un gruppo di alpini che cantano, “l’eterno canto” il titolo della composizione, a ricordare che la musicalità è una dimensione fondante dell’alpinità come il ricordo di chi è andato avanti, di chi è Caduto sui fronti di guerra, il forte senso di appartenenza alla Patria tramite la simbiosi con le Truppe Alpine, degnamente rappresentate durante tutto il corso dell’adunata. Nel tardo pomeriggio si è svolto il consueto incontro in comune con le autorità cittadine. Al termine dei saluti Angiolino Salvalai ha fatto dono alla municipalità di una antica stadera, la bilancia a braccio, accolto con gioia se pensiamo che sul gonfalone del comune di Pezzaze ne è rappresentata una; forse anche il nome Pezzaze ricorda il termine “Pesate” riferita proba- 3 bilmente alla pesatura del minerale di ferro estratto dalla miniera, atavica presenza in questa comunità. autorità intervenute dal col. Garatti del Centro Documentale di Brescia, al cappellano capo delle Truppe Alpine don Lorenzo Cottali, al Col. Bernardelli, alpino pezzazese doc. Nemmeno la pioggia pomeridiana (che la mattina aveva risparmiato la sfilata, svoltasi sotto un bel sole) ha rovinato la bella manifestazione che gli alpini pezzazesi hanno preparato con cura, prestando attenzione ad ogni particolare, compreso l’efficientissimo servizio bus navetta che dalla strada provinciale ha portato le centinaia di alpini fino in paese e che alla fine della giornata sotto un torrenziale diluvio hanno riaccompagnato agli abbondanti e ben disposti parcheggi. Tutto bene dunque, questa adunata viene definitivamente consegnata alla storia (quella alpina, naturalmente); complimenti a tutti gli alpini di Pezzaze, capeggiati dal nostro Marziano Bregoli per questa memorabile adunata. Una vera adunata made in Val Trompia! L’augurio è che il successo di questa adunata possa essere ripetuto anche l’anno prossimo a Mairano, ai cui alpini va l’augurio di buon lavoro. La sfilata della domenica si è conclusa nella chiesa parrocchiale, dove al termine della celebrazione eucaristica il Presidente Davide Forlani ha fatto notare con malcelata soddisfazione come gli alpini siano sempre presenti numerosi a tutte le manifestazioni, anche quando si renda necessario attraversare laghi, recarsi in città caotiche o inerpicarsi sui monti. Dopo brevi indirizzi di saluto resi dal parroco, dai rappresentanti del Comune e della Provincia, l’adunata è proseguita sotto la gigantesca tensostruttura che ha ospitato oltre 1200 persone convenute per il rancio a base di spiedo e di altre gustosissime specialità locali; tante le Franco Richiedei 4 La cornice culturale dell’adunata di Pezzaze: le mostre storiche e fotografiche Sabato 4 giugno sono state inaugurate le due mostre che hanno fatto da cornicie e da supporto culturale all’evento dell’adunata. Nei locali degli uffici della Miniera (purtroppo chiusa durante i giorni dell’adunata a causa di problemi legati alla gestione del parco minerario) hanno trovato degna collocazione i reperti e i cimeli prestati al Gruppo dal Museo storico della Sezione di Brescia, arricchita con alcuni gioielli messi gentilmente a disposizione dal Maggiore Guido Fulvio Aviani, vero appasionato e intenditore della Campagna di Grecia e Albania, alla quale la mostra era dedicata. Il prof. Aviani (in effetti non è un professore, come ha precisato lui stesso, ma la sua preparazione e la passione con la quale partecipa a questi eventi lo rendono professore di fatto, anche se non di nome) ha prestato al gruppo un manichino con una uniforme di un fante greco, pezzo unico al mondo, che aveva suscitato persino l’interesse del museo storico di Atene. Al primo piano la mostra dedicata all’indimenticato Vittorio Piotti con l’esposizione di numerose sculture in ferro, diverse fotografie a lui dedicate e scattate mentra era intento a lavorare il metallo che ha reso famosa la Val Trompia in tutto il mondo. Al ferro è dedicata anche la mostra permanente nei locali attigui; è infatti possibile vedere gli attrezzi che sono stati utilizzati per l’estrazione dei minerali di ferro, alcune rocce e minerali, e una interessantissima serie di pannelli che raccontano la storia di Pezzaze e della sua miniera, intrecciandosi con la storia della gente, delle famiglie che al ferro hanno dedicato le loro vite per intere generazioni. Nel fabbricato di fronte a quello degli uffici è stata invece allestita una mostra fotografica dedicata alla Protezione civile; un centinaio di pannelli che mostrano le fasi degli interventi del nostro nucleo di intervento durante gli eventi calamitosi che purtroppo nel corso degli anni si sono verificati: dal Friuli, all’alluvione in Piemonte, dal terremoto in Irpinia a quello in Abruzzo, passando per gli intervento di bonifica, di pulizia degli alvei fluviali e alle esercitazioni e interventi di ancincendio boschivo. Quando la pioggia dà una tregua: la sfilata e l’ammainabandiera La Val Trompia, si sa, è soprannominata il “vasino” degli angeli (per la verità il termine esatto è un altro, ma siamo un giornale serio, quindi ci limitiamo a far passare il concetto), per via delle abbondanti piogge, che per tutto l’anno quasi quotidianamente annaffiano le sue montagne e i suoi borghi; probabilmente gli angeli sono incontinenti, ma certamente hanno assistito all’adunata, perchè hanno fatto piovere pra- ticamente per tutto il sabato, e buona parte della domenica, ma hanno concesso un bel sole durante la sfilata e durante la “mesta” cerimonia dell’ammainabandiera. Finiti questi momenti le cateratte del cielo si sono riaperte con buona pace degli alpini che dovevano raggiungere le auto a valle, bagnandosi “leggermente” il cappello. L’ammainabandiera si è svolto sotto un cielo color piombo, ma i famosi “angeli” erano forse intenti ad altro, la pioggia è cessata per qualche attimo permettendo di chiudere in bellezza questa memorabile adunata e di passare le consegne agli alpini di Mairano. 5 TORINO 2011 A margine dell’adunata nazionale di Torino L’adunata di Torino, che molti alpini hanno vissuto tra chiari e scuri, con alcune scelte quanto meno discutibili che tuttavia sono da valuatre in altra sede (e speriamo che gli addetti se ne occupino) ha provocato in molti torinesi sensi di ammirazione e di affetto nei confronti degli alpini, nati dall’aver ospitato alcuni nostri gruppi durante le giornate torinesi. Sono pervenute nei giorni seguenti l’adunata alcune lettere che riassumono bene lo spirito nato duante quelle giornate; ne pubblichiamo alcune che rappresentano tutte le altre che non hanno trovato posto sui giornali, ma solo nel cuore e nella mente di chi la ha scritte e di chi le ha ricevute. GRAZIE perchè avete smentito i pregiudizi di coloro che temono sempre di accogliere esterni, avete lasciato tutto ordinato e pulito... e avete donato anche una buona offerta che servirà a finanziare la partecipazione dei giovani dell’Oratorio alla Giornata Mondiale della Gioventu’ quest’Estate a Madrid con il Papa. Ancora GRAZIE e ancora scusa per qualche disagio che c’è stato. Mi auguro che abbiate fatto tutti un buon viaggio di ritorno e mantenete, diffondete sempre più questi valori positivi di cui avete dato testimonianza in questi giorni. Buona giornata a tutti. A nome di tutto l’oratorio Valdocco don Gianni Moriondo ALPINI, siete tutti ladri: ci avete rubato il cuore! Carissimi ALPINI, innanzitutto GRAZIE. il nostro carissimo San Giovanni Bosco era andato un giorno a trovare i ragazzi del collegio salesiano di Lanzo Torinese. Gli avevano organizzato una festa così bella che al ritorno prende carta e penna e scrive una bellissima lettera con queste parole: “Carissimi ragazzi siete tutti ladri...sì,lo ripeto, siete tutti ladri perchè a questo povero prete restava una cosa sola,il suo cuore, e voi con la vostra allegria contagiosa gli avete rubato il cuore!” Mi viene da ripetere a voi le stesse Buongiorno, questa mia e-mail ha oltre allo scopo di ringraziarvi per la gioia che avete portato nella mia città anche per avere un informazione per me molto importante. Ho tre figli, una di queste Daniela, capelli rossi, 15 anni, frequenta la seconda superiore all’istituto A. AALto Sella di Torino in Via Montecuccoli. Nella sua scuola è stato ospitato per tre giorni il gruppo di alpini di Chiesanuova. Daniela, come tutte le adolescenti, ama le discoteche (ma le permetto di andare pochissimo), la musica l’allegria e la presenza di questo gruppo di alpini nel cortile della sua scuola è stato veramente utile ed importante. Sin dal primo giorno si è affezionata a queste persone. Il venerdì mattino mi ha mandato questo sms: “mamma sono arrivata a scuola alle 8.00 e sai c’era già un bel profumino, sono arrivati gli alpini, stavano mangiando e suonavano. Che bello!!” cosi sabato pomeriggio ha deciso di andare a fare un giro nel centro di Torino ma è passata prima dalla sua scuola per vedere se i suoi alpini erano ancora lì, ed allora altro sms: “mami sono passata a vedere i miei alpini, mi hanno chiesto se volevo una fetta di salame, io ho detto di no ma mi ha fatto piacere. Erano tutti allegri” La sera di sabato, come non accadeva da mesi, con tutta la mia famiglia (oltre a Daniela ho altri due figli 12 e 18 anni) siamo usciti insieme, I miei figli e credo tanti giovani hanno imparato da voi che divertirsi non vuol dire impasticciarsi ma vi è una sana allegria, una gioia di vivere, di condividere con gli altri i momenti di festa e di questo vi ringrazio di cuore. Ieri mattina ultimo sms di Daniela riguardante gli alpini: “sono arrivata di corsa a scuola, erano andati via tutti, forse c’erano solo più i capi che ho visto andar via su delle auto militari. Mamma che tristezza!” Avevo piacere di dirvi GRAZIE, perché la vostra presenza ha sicuramente lasciato il segno non solo nel cuore di tutti i torinesi ma anche e soprattutto in quello dei nostri figli che ci auguriamo possano crescere con sani valori e sentimenti di amore, amicizia. solidarietà e spirito di sacrificio. Aspetto una vostra risposta per capire se è possibile rintracciare questo gruppo anche solo per avere un loro piccolo ricordo magari una foto che Daniela non ha osato scattare. Grazie Una mamma parole:”Alpini, siete tutti ladri, perchè con la vostra allegria, con i vostri canti, con le vostre musiche,con i vostri bicchierini..soprattutto con la vostra simpatia avete contagiato tutti, ci avete rubato il cuore Il giorno dopo l’adunata nazionale degli Alpini a Torino sento proprio il dovere di dire un grande e riconoscente grazie a tutti gli Alpini...ma soprattutto a quei gruppi che il 1° Oratorio don Bosco di Valdocco ha ospitato, cioè i gruppi di Medeuzza, di Cividate Camuno, di Buttrio, di Villanova (UD), di Percoto, di Trivignano, di BresciaBottonaga, di San Vito al Tagliamento, di Savorgnano, di Treviso. 6 TORINO 2011 La risposta del Gruppo di Chiesanuova storici di Torino rinsalda il legame che questa città ha sempre avuto con le gesta dei propri militari. E così domenica, mentre risuonerà il rombo di un milione di piedi calzati nelle nostre strade, ci saranno idealmente anche loro, gli eroi caduti. Con le bandiere dei reggimenti coperti di medaglie, al suono delle fanfare e dei tamburi, tra i canti che rievocano antichi sacrifici. La città li abbraccia insieme a tutto il Paese. L’Italia è qui, davvero unita, in questi volti giovani e vecchi con tante storie dietro i loro occhi e un orgoglio immutato. A loro va il nostro saluto e la nostra riconoscenza. Viva gli alpini. E grazie di cuore. Don Benito Rugolino, parroco della Chiesa del SS. Nome di Maria - Torino- Cara Daniela, ci ha fatto molto piacere aver ricevuto l’e mail di tua madre, nella quale si evidenziano le tue emozioni ed i tuoi sentimenti verso noi alpini. Infatti l’alpino è proprio come lo hai descritto: allegro, bonario, amante della musica, dei canti e della buona compagnia ed ha un grande cuore! La caratteristica propria dell’alpino è il suo cuore che soffre se il prossimo soffre, è felice se il prossimo è felice, è sempre a disposizione per aiutare chi ha bisogno, come ci hanno nsegnato i nostri Padri e seguendo l’insegnamento di un grandissimo Alpino, il Beato Don Carlo Gnocchi, che ha sacrificato la sua vita, (prima, durante e dopo la guerra) per aiutare più bisognosi, i sofferenti, i più sfortunati. Nonostante la tua giovane età, dimostri una buona maturità e siamo certi che nella tua vita saprai mettere in pratica anche tu questi buoni insegnamenti seguendo il nostro esempio, aiutando sempre i deboli, solo così potrai essere fiera ed appagata e sentirti ALPINA. Chissà che nel tuo futuro non ci possa essere un’esperienza (seppur temporanea), nel corpo degli alpini, siamo sicuri che sarebbe come coronare un sogno! Per esserti più vicini, ti inviamo alcune foto del nostro gruppo scattate a Torino, affinché possano servirti ad alleviare la tristezza ed il vuoto che abbiamo lasciato quando siamo tornati alle nostre attività. Se un giorno verrai o passerai da Brescia, saremo onorati di ospitarti nella nostra sede per passare qualche ora in nostra compagnia e magari gustare anche quella fetta di salame, da noi offerta e da te non accettata per pudore o perché ti vergognavi! Auguriamo a te e famiglia tanta serenità e ti inviamo un caloroso e forte abbraccio alpino. Gruppo Alpini Chiesanuova Sezione di Brescia Ciao a tutti i miei adorati Alpini di Brescia. dopo parecchi giorni dalla festa di Torino finalmente invio alcune foto di quei meravigliosi giorni passati insieme. Andrea, i miei genitori ed io Vi ringraziamo per l’affetto che ci avete regalato, per la simpatia che ci avete dimostrato e per tutte le prelibatezze che ci avete offerto!! !!!! La nostra pancia ringrazia tanto!!!! Non ricordo i nomi di tutti, potrei citare Pacio, Paolo, Beppe, Lambro, Jonathan con il suo simpaticissimo papà, ma malgrado io non ricordi il nome di tutti vi posso assicurare che porto tutti nel cuore!!!! Un caro abbraccio, Paola Basterebbero loro, i cinquecentomila che stanno arrivando a Torino, per farci sentire l’orgoglio di essere italiani. Al di là degli anniversari, delle celebrazioni, delle notti tricolori, delle bandiere che dai balconi e dalle finestre sventolano impavide nel cielo di Torino. Gli alpini sono la storia d’Italia. I protagonisti silenziosi e umili di tante battaglie e di tante tragedie. Loro ci sono sempre stati. E ci saranno sempre. Per difenderci e per aiutarci. Lo dicono i libri di storia che ne hanno celebrato le gesta e l’eroismo, lo sa la gente comune che se li è trovati a fianco nei momenti di dolore e di tragedia, con le mani sporche di fango, a scavare tra le macerie, ad arginare i fiumi, a cercare vite sepolte. Il barlume della vita nella desolazione della morte. Gli alpini sono l’incarnazione di questo paese di cui andiamo fieri. Ebbene, gli alpini li abbiamo qui. Sono già qui. E li riconosci anche senza il cappello con la penna, per quel modo di essere che l’arma, la consuetudine, l’educazione e il rispetto hanno impresso nei loro cuori. La carica dei cinquecentomila unisce meglio di ogni parola la nostra patria, dalle montagne del nord, all’Appennino, fin giù al fondo dello stivale. E la sfilata che tocca tutti i luoghi 7 TORINO 2011 ... a proposito dell’adunata nazionale... carraio dalle parti di piazza Sabotino, ed erano le quattro del pomeriggio, ed era sabato e la via non era esattamente un deserto. Ho visto drappelli di questo popolo del rave girare su mezzi motorizzati privi di targa e dimentichi delle più elementari norme di sicurezza. Ho visto il popolo del rave accampato in ogni parco, in ogni aiuola, là dove c’erano schiere di wc chimici all’uopo predisposti e anche là dove non c’era proprio nulla. Ho visto un rave… Come dite? Non era un rave? Come dite? Mi chiedete se non ho notato che tutti i partecipanti, sobri o ubriachi che fossero, portavano un cappello con una lunga penna nera che a loro serve da bandiera, su pei monti, su pei monti a guerreggiar? Come dite? Non era un rave ma l’adunata degli Alpini? Oh signore che svarione! Ma come ho fatto a confondermi? D’altro canto, avrei dovuto capirlo in fretta: se fosse stato un rave i politici avrebbero fatto interventi e interpellanze per bloccare, scongiurare, punire, avrebbero gridato allo scandalo, alla degenerazione, avrebbero detto che «i giovani d’oggi…». PERISSINOTTO che fa rima con………. Alessandro Perissinotto è del ’64 e, se l’ha fatto, il militare l’ha fatto a Torino. Più probabilmente ancora s’è guardato bene dal farlo, sostituendolo, magari con fugaci toccate e fughe in qualche biblioteca comunale, non certo a cambiare pannoloni in una RSA. E a noi? – chiedete voi, legittimamente. Vi spiego: questo signore, che è un semiologo – absit iniuria verbo ha preso carta e penna ed ha cercato di interpretare, a modo suo, quello che ha creduto di intravvedere, quello che ha E che non era un rave si è capito dopo, perché, contrariamente al popolo della techno all’aria aperta, «gli Alpini puliscono tutto». Basta questo? Diciamo che è già qualcosa, diciamo che le damigiane di vino sono meglio dei banchetti con ecstasy, ketamina, Lsd, crack, che una sbornia non ti brucia il cervello come le pasticche (anche se alla lunga…). Però, la prossima volta che stigmatizziamo i giovani, ricordiamoci che se avessero la penna nera in testa li guarderemmo con occhi diversi.” Così, a botta calda, m’è andato il sangue a cervello, e non solo a me, ma poi, il tempo di rileggere e trovare due notizie sull’illustre sconosciuto e mi sono detto….. vabbé, questo bel tomo deve avere problemi alla vista, nell’ipotesi per lui più felice, o al cervello, in quella più infausta. Se di tutto quello che è accaduto a Torino è riuscito a vedere solo gente che urinava e che beveva, sarà meglio che vada o da un oculista oppure da uno psichiatra, ma di quelli bravi, però. Questo mi fa anche pensare che possa essere un consumatore accanito di un collirio particolare che si chiama “ideologia”, quindi archiviamolo per quello che è: un pirlotto che cerca di fare una bella tirata d’acqua al mulino dei suoi amici sballati e impasticcati con la scusa che “ gli alpini fanno ben’altro!”. La malattia si chiama “ Benaltrismo”. A lui chiedo solo, dopo aver letto l’ultima frase: “Caro il mio Perissinotto e perché mai ti spingerebbero a guardarli con occhi diversi, i ragazzi, se avessero la penna nera in testa?” Temo che non risponderebbe e allora lo lascio al suo destino. creduto di sentire quello, che ha creduto di vedere, durante l’adunata nella sua città. Riporto le sue parole, perché, a tratti, risultano strutturate solo a lui: Ho visto un re. - Sa l’ha vist cus’è? - Ha visto un re? - Ah, beh; sì, beh». Ma no, non ho visto un re, ho visto un rave. Sa l’ha vist cus’è? Ho visto un rave, che si scrive «rave» come le rape, ma che se vuoi fare il figo (e se hai visto un rave non puoi che fare il figo) lo pronunci all’inglese «reiv». Ho visto un rave, una di quelle feste organizzate in un posto all’aperto, dove convergono migliaia e migliaia di persone e poi cantano, ballano, bevono, si ubriacano. Ho visto un rave, a Torino, con decine di persone già ubriache il mattino presto. Ho visto un rave, a Torino, che è durato giorni e giorni. Ho visto due dei partecipanti a quel rave bloccare il traffico in corso Vittorio zigzagando con la Vespa, senza casco. Ho sentito i partecipanti a quel rave apostrofare le ragazze in strada e fare commenti che credevo dimenticati. Ho visto i partecipanti a quel rave (non tutti per fortuna, ché altrimenti ci sarebbe stata un’inondazione) orinare in fila in un passo 8 dell’area che “il giornalaio” in questione, chiamerebbe con sussiego “alternativa” o “ antagonista”, si scambiavano commenti entusiastici e appuntamenti per l’anno seguente, alla “festa degli Alpini”. Quest’anno, un tale ha giurato che al suo paese alcuni ragazzi hanno organizzato addirittura un pullman per Torino; piccolo particolare: nessuno di loro è alpino ma, in compenso avevano programmato un anno prima la baldoria [chiamiamola così, per misericordia] col salvacondotto della festa alpina nella quale la polizia non mette il naso. A Milano questo lo sanno e non da ieri, e potrebbe essere una spiegazione ottima al fatto che, a chi si azzarda a dire: “non può fermarli la polizia?” dalla stessa si sente immancabilmente rispondere: “ E’ un problema vostro, e dovete risolverlo voi; se interveniamo noi sono guai! Non fate più adunate.” Questa è la strada sulla quale siamo avviati. Questo non ci esime però di fare una riflessione pacata: Chi di noi se la sentirebbe di giurare che non c’erano ubriachi in cerca di un modo per concludere la giornata o la nottata beverina? Credo nessuno. Di gente che scaricava la vescica traboccante ne ho vista tanta anch’io; sono ri- I rimedi ci sarebbero: dal microchip sparato nel padiglione auricolare di tutti gli iscritti ad una grande X sulla schiena con tinta fosforescente, un po’ come si fa con le pecore, le mucche, i cavalli, le capre. Bando alla mia fervida fantasia malata! Bisogna fare qualcosa: Nel mio piccolo posso suggerirvi alcuni comportamenti, per così dire virtuosi. A volte sono difficili da mettere in atto ma la posta in gioco è molto alta. suscitati anche i carrettini, dopo un periodo felice, durato troppo poco, purtroppo. Ma vivaddio, gli alpini sono soprattutto altro, e ho detto gli alpini, anzi, meglio ancora, gli iscritti all’ANA. Perché, da qualche tempo a questa parte, chi non conosce la realtà della nostra Associazione, potrebbe sentirsi autorizzato anche a dircelo sul muso che forse il tipo il cui cognome finisce per … otto, tutti i torti non li ha. Qualche tempo fa – un paio d’anni, credo, - mi sono preso la briga di andare a curiosare nel web su cosa ne pensasse la gente delle nostre adunate. Sorpresa delle sorprese! Ho trovato gente, soprattutto giovani e soprattutto Quando si parte da casa, almeno noi, evitiamo di portarci al seguito i giovanotti che “indulgono” all’etilico; sarà un po’ più dura imporsi a quelli che tra loro sono iscritti , ma se insieme a questi portiamo tutta la compagnia non alpina…. Quando incontriamo qualcuno che è già abbondantemente oltre le righe, facciamoglielo presente dicendoglielo sul muso, facendogli presente che sta sbagliando e facendogli almeno percepire di essere “ isolato”. L’alternativa che si prospetta e che è di facilissima attuazione, è quella alla quale presto saremo costretti a ricorrere: l’adunata sopra i 2500 metri, così vi si recheranno solo coloro per i quali il gioco vale la candela. Infatti: quanti ubriachi avete visto, se non di stanchezza, ai Pellegrinaggi in Adamello? Ragazzi…. Abbiamo fatto cose cento volte più grandi di noi e non siamo capaci di emarginare le teste calde? Suvvìa!!! 9 TORINO 2011 ...da Brescia a Torino, passando per Parigi e attraversando la Normandia Per gli Alpini bresciani raggiungere Torino per l’84ª Adunata Nazionale era troppo semplice, la strada troppo “lineare”, il viaggio troppo breve: così alcuni hanno deciso di fare una “piccola” deviazione fino in Francia, per visitare Parigi, i luoghi dello sbarco in Normandia e le coste della Manica. Dopo aver caricato i bagagli sul pullman presso la sede del Gruppo Alpini di Poncarale, alle 22 del 30 aprile il viaggio è cominciato ed il pomeriggio di domenica 1° maggio abbiamo raggiunto Parigi, iniziando il tour della città dalla Tour Eiffel (dove gli Alpini bresciani sono stati per qualche minuto uno spettacolo nello spettacolo per i molti turisti presenti) inaugurata nel 1889 per l’Esposizione Universale, per passare poi all’Ecole Militaire (fondata nel 1750 da Luigi XV come accademia per la formazione di ufficiali dell’esercito provenienti dai ceti meno abbienti ed aperta nel 1760), a Les Invalides (luogo di assistenza per i soldati invalidi ed anziani costruito tra il 1671 ed il 1677, dal 15 dicembre 1840 la Chiesa ospita la tomba di Napoleone, che non si è potuta ammirare causa chiusura dovuta alla festività), Place del la Con- 10 corde, Champs Elysees (voluti da Maria de’ Medici nel 1616), Arco di Trionfo (innalzato da Napoleone nel 1806, dal 1920 accoglie le spoglie del Milite Ignoto) e giungere infine al Bois de Boulogne (grandioso parco di 846 ettari al limite occidentale della città), dove abbiamo cenato e pernottato all’hotel “Multistelle” (e ce n’erano davvero tante!). Lunedì la visita è proseguita al Louvre, poi alla Cattedrale di Notre Dame (la cui costruzione è iniziata nel 1163 ed è continuata con successivi ampliamenti fino alla realizzazione della guglia nella seconda metà dell’Ottocento, stile gotico con grandi vetrate colorate) ed in giro per la città fino alla partenza per Mont Saint Michel, oggetto di un primo approccio con visita alle mura realizzate durante la Guerra dei Cent’anni, alla Grande Rue che sale al santuario girando intorno alla roccia ed al villaggio sorto ai piedi dell’abbazia per dare accoglienza ai pellegrini. Abbiamo poi aspettato la marea che, con la sua eccezionale ampiezza (circa 14 metri di dislivello), rappresenta anch’essa un attrazione. In serata, dopo aver trovato un camping per passare la notte, abbiamo cenato al ristoran- TORINO 2011 mandia, dove abbiamo visitato il cimitero tedesco di La Cambe, che custodisce le salme di 21.000 Caduti, la zona dello sbarco del 2° Battaglione Ranger a Point du Hoc (sito fortificato con batterie d’artiglieria pesante posto in cima ad una scogliera che ancor oggi porta i segni del tremendo bombardamento aereo e navale cui fu sottoposta durante lo sbarco) ed il cimitero americano di Colleville (quello del film “Salvate il soldato Ryan” per intenderci) con i suoi oltre 9.000 Caduti. Quindi di nuovo in marcia verso Etretat, già villaggio di pescatori ed ora cittadina turistica sulla Manica famosa per le sue spiagge ghiaiose e le falesie naturali di gesso a strapiombo sul mare che formano anche un famoso arco naturale: qui, dopo aver assistito ad un infuocato tramonto, ci siamo sistemati per la notte all’hotel P.T.U.C.D.Stelle (* vedere nota a fondo pagina). Mercoledì mattina visita al museo dello sbarco di Bayeux ed al contiguo cimitero inglese, dove sono sepolti oltre 4.500 soldati di Sua Maestà Britannica, e poi par- te alpino “Vista su Mont Saint Michel”, allestendo la cucina in un parcheggio con un’ottima vista del monte. La mattina successiva l’abbiamo passata visitando l’interno dell’abbazia benedettina, fondata nel 966 su due preesistenti oratori, diventata nel 1791, durante la Rivoluzione francese, una prigione attiva fino al 1863. L’abbazia, edificata a partire dal X secolo, si compone di diverse parti sovrapposte le une alle altre con una mescolanza di stili che vanno dal carolingio al romanico fino al gotico fiammeggiante. Al ‘200 risalgono la costruzione della Sala degli Ospiti, del Refettorio, della Sala dei Cavalieri e del Chiostro che, insieme, costituiscono il complesso detto la Merveille (la Meraviglia). Nel 1896 sopra la chiesa venne costruita una guglia di 170 metri d’altezza sul livello del mare. Subito dopo partenza verso la Nor- tenza per l’Italia con altra sosta notturna al P.T.C.U.D.Stelle (* come sopra). Il nostro girovagare si è concluso nella mattinata di giovedì con l’arrivo a Torino per l’84ª Adunata Nazionale. * Per Tetto un Cielo di Stelle Giuseppe Lamberti 11 Nuovi arrivi in biblioteca COMMISSIONE CULTURA Vittorio Trentini “L’allucinante avanzata degli alpini verso ovest nel gelo e nel fuoco” “Il Vecio Alpino racconta” curato dal Gruppo Alpini di Caslino d’Erba Edito da Walmar, Editrice bresciana specializzata in pubblicazioni di storia alpina, è apparso recentemente un volumetto dal titolo “Il Vecio Alpino racconta” curato dal Gruppo Alpini di Caslino d’Erba cui va il merito d’aver raccolto i ricordi riferiti alla Prima guerra mondiale del loro Socio Fondatore: Sergente maggiore Francesco Porro, classe 1891, 5° Reggimento Alpini, Battaglione Val d’Intelvi, decorato con Croce di Guerra e Distintivo della campagna Italo – austriaca con tre stellette, Cavaliere di Vittorio Veneto. Il Gruppo, fondato nel 1922, ha raccolto e pubblicato in questo libro le testimonianze del loro Fondatore riguardanti gli eventi vissuti in prima persona nel corso della Guerra Bianca sull’Adamello. I fatti che si leggono assomigliano a molti altri perché raccontano le sofferenze umane, le tragedie dei singoli e di molti, piuttosto che atti bellici veri e propri. Lo scenario è quello dell’Adamello in cui gli Alpini combatterono le loro battaglie soprattutto contro l’ambiente naturale, il freddo atroce, il pericolo delle valanghe, l’isolamento totale su posizioni difficili da raggiungere e mantenere, la costante minaccia del congelamento o dell’assideramento. Il libro di 135 pag., con numerose e belle fotografie, arricchisce ancor più il vasto repertorio della diaristica sulla Guerra bianca in Adamello; pubblicato in numero limitato è disponibile in Sezione. Flaviano Codignola Editore Lombar Key Pagg. 37 + 15 fotografie dell’autore Vittorio Trentini, presidente nazionale dell’ANA dal 1981 al 1984, Ha festeggiato i suoi 99 anni pubblicando, nei mesi scorsi, la sua eccezionale testimonianza riferita alle tragiche vicende della Campagna di Russia. Ufficiale della Divisione Alpina Julia, sottocomandante della 36°^batteria del Gruppo “Val Piave”, con sorprendente memoria descrive i drammatici avvenimenti vissuti nel corso della ritirata di Russia: E’ un racconto breve e penetrante che, senza nulla concedere alla retorica guerresca, esalta l’indomito valore degli alpini nella immane lotta nella ghiacciata steppa russa. L’autore, al termine dell’intenso racconto, pone il giusto rilievo al grande senso di umanità della popolazione ucraina in possesso delle stesse doti e virtù dei nostri alpini. Il volumetto è reperibile presso la Fureria della Sezione. Flaviano Codignola 12 Aspettando il raduno del II Rgpt. a Palazzolo s. Oglio Esercitazione a Toscolano Maderno Aspettando il Raduno del 2° Raggruppamento che si terrà nei giorni 15 e 16 ottobre, una sessantina di volontari sono stati impegnati, sabato 18 giugno, in una esercitazione, proprio nella città nella quale si terrà il prossimo: Palazzolo sull’Oglio. Tutto si è svolto nel migliore dei modi e senza particolari intoppi anche se, purtroppo, nonostante la buona volontà dei “ragazzi”, non è stato possibile terminare il lavoro assegnato: lo hanno portato a termine i volontari di Palazzolo sabato 25 giugno. Come sappiamo bene tutti, i componenti la nostra Unità di Protezione Civile lavorano senza mai nulla chiedere ma, se qualcuno si ricorda ogni tanto di loro, sono molto contenti. E’ accaduto proprio quel sabato sera, quando a Palazzolo si è esibito il Coro ANA di Milano. Il Sindaco Sala, nell’intervallo, ha fatto i complimenti alla nostra Unità e li ha ripetuti anche la domenica mattina a Castrezzato. A noi, come detto, non può fare che piacere: è questa la nostra busta paga. LA PROTEZIONE CIVILE Sabato 28 maggio una trentina di volontari della nostra Sezione, in compagnia di quelli di Salò, responsabili dell’evento, hanno partecipato all’esercitazione provinciale a Toscolano Maderno 2011 e, come sovente accade, il nostro compito è stato quello di operare la prevenzione sul territorio, quindi abbiamo tagliato piante e abbiamo fatto pulizia nell’alveo del torrente, estirpando arbusti e rovi. Di solito “chi si loda s’imbroda”, ma abbiamo lavorato tanto e bene. Unica nota dolente: si è avuta l’impressione che gli Alpini a Toscolano Maderno fossero totalmente assenti all’esercitazione. Il Coordinatore del nucleo P.C. Battista Ravelli La protezione Civile A.N.A della Sezione, cerca Volontari per le seguenti mansioni: ANTINCENDIO BOSCHIVO ERGOTECNICI SANITARI SUBACQUEI Operazione “fiumi puliti” Come abbiamo avuto modo di vedere, anche le province, hanno capito il senso delle esercitazioni; ecco allora che anche loro hanno cominciato a fare esercitazioni come le nostre. Sabato 16 aprile, 68 Volontari erano presenti all’esercitazione denominata Fiumi Puliti 2011, sul fiume Mella tra Ponte Crotte e quello di Via Risorgimento. Anche qui si è fatto un buon lavoro ed anche in questa esercitazione qualcuno ci ha tenuto una mano sulla testa: nessuno ha avuto bisogno dell’infermeria. Da queste righe un grazie a tutti. Battista Ravelli Se sei Alpino iscritto all’A.N.A contattaci allo 030 2003976. PROTEZIONE CIVILE A.N.A L’UNICA PROTEZIONE CIVILE CON IL CAPPELLO ALPINO 13 TROFEO " PIOTTI VITTORIO " GARA SEZIONALE DI TIRO AL PIATTELLO CAMPO "BETTOLINO " DI TRENZANO 2011 1 2 3 4 5 6 7 8 9 MARELLI FABRIZIO FERRARI MARIO VALOTTI NARCISO TREBESCHI GIULIO FRANCHI MARCO ABENI MAURO CONTENTI SERGIO ZUBANI COSIMO ANTONINI ANDREA 1 2 3 4 5 FERRARI GIUSEPPE ROSA FEDERICO TIMPINI GIULIO GUALTIERI RENATO AMADINI MASSIMO CLASSIFICA SQUADRE CLASSIFICA GRUPPI CLASSIFICA LIBERI COLLEB. BORGOSAT. RODENGO S. RODENGO S. GUSSAGO PROVEZZE LUMEZZ. P. BORGOSAT. MOMPIANO 17 16 16 15 15 14 14 14 13 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 GUSSAGO BOTTICINO M. BORGOSAT. CHIESANUOVA RODENGO S. SAN COLOMB. MARCHENO PROVEZZE PEZZAZE OME 1 2 3 4 5 6 7 95 74 59 56 48 44 37 33 25 24 BORGOSATOLLO A GUSSAGO B RODENGO S. A MARCHENO A GUSSAGO A CHIESANUOVA B LUMEZZANE P. A 49 40 40 37 29 28 22 CLASSIFICA MASTER GARA SEZIONALE DI MOUNTAIN BIKE PROVEZZE BOVEZZO GARDONE V.T. MARCHENO MARCHENO MOLINETTO, 2 GIUGNO 2011 TROFEO " FERRUCCIO PANAZZA " GARA SEZIONALE DI CORSA IN MONTAGNA MARONE, 18 GIUGNO 2011 Classifica individuale Classifica gruppi Fracassi Dario Cottali Ivan Morandini Riccardo Bottarelli Giorgio Rambaldini Insen Scuri Stefano Uberti Simone Pezzola Michele Arrighini Marco Botti Mauro 1 San Colombano 2 Sarezzo 3 Botticino Mattina 4 Marcheno 5 Sulzano 6 Collio 7 Marone 8 Concesio 9 Borgosatollo 10 Rezzato Collio V.T. Concesio Botticino Sera Sarezzo San Colombano Marcheno Sulzano Mompiano Bovezzo Marcheno Classifica categoria 1 Fracassi Dario Collio V.T. Cotali Ivan Concesio Morandini Riccardo Botticino Sera Rambaldini Insen San Colombano Scuri Stefano Marcheno Uberti Simone Sulzano Pezzola Michele Mompiano Arrighini Marco Bovezzo Botti Mauro Marcheno Tavelli Michele San Colombano Classifica categoria 2 Bottarelli Giorgio Biava Giancarlo Sedaboni Giorgio Zanardelli Carlo Aguscio Angelo Ferrari Mario Tonghini Sergio Peveroni GianPaolo Sarezzo Marone Tavernole Cimmo Rezzato Borgosatollo Borgosatollo Botticino Mattina Mazzano Classifica categoria 3 Bettoni Pierangelo Vezzoli Guido Alessandrini G.franco Serra Pietro Benetti Antonio Sulzano Adro Roncadelle Ghedi Botticino M. NOME GRUPPO TEMPO 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Ivan Maiolini Silvio Ghidini Giuseppe Peli Roberto Elli Paolo Zanetti Niki Mazzoldi Stefano Bresciano Claudio Savoldi Andrea Marchina Alessandro Belleri Daniele Mattei Claudio Manenti Alberto Piva Roberto Borghetti Graziano Galeazzi Ome Lumezzane Pieve Ome Pedrocca Mazzano Gombio Rezzato Gottolengo Marone Sarezzo Nuvolento Concesio Rodengo Saiano Rovato Chiesanuova 36' 58'’ 37' 41'’ 37' 41'’ 37' 43'’ 37' 51'’ 38' 59'’ 38' 59'’ 39' 16'’ 39' 54'’ 39' 56'’ 40' 19'’ 40' 21'’ 40' 22' 40' 24'’ 40' 43'’ 16 Stefano Zanoni Verolanuova 40' 44'’ TROFEO "FEDERICO LANTIERI" GARA SEZIONALE DI TIRO A SEGNO GARDONE V.T, 25 GIUGNO 2011 Classifica individuale 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Apostoli Paolo Zacchi Giulio Alghisi Giovanni Zubani Cosimo Bozza Mauro Galbiati Mauro Ghibelli Danilo Cremini Renato Vezzola Cesare Ferrari Mario Spranzi Narciso Quecchia Andrea Balduchelli Giuseppe Gadaldi Mario Bertulli Massimo Marchetti Roberto Marelli Fabrizio Zanetti Mario Manessi Giorgio Zuliani Albino 14 Classifica a squadre Botticino M. Botticino S. Chiesanuova Borgosatollo Ome Bottonaga Gardone V.T. Marcheno Padenghe Borgosatollo Borgosatollo Botticino M. Pezzaze Ghedi Botticino M. Botticino M. Collebeato Lumezzane P. Ome Padenghe 1 2 3 4 5 6 7 8 9 sq. b a a a a a a a c gruppo Borgosatollo Ome Borgosatollo Chiesanuova Mazzano Gussago Padenghe Marcheno Chiesanuova punti 254 249 247 241 228 225 223 222 219 Classifica Gruppi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Botticino Mattina Padenghe Chiesanuova Gussago Borgosatollo Pezzaze Ome Mazzano Gardone VT Rodengo Saiano 1357 956 910 831 646 504 497 472 333 286 Sport: la nota dolente dei certificati medici Siamo arrivati esattamente a meta’ strada di questo 2011 un po’ sotto tono (sportivamente parlando) e, anche se mancano ancora due manifestazioni importanti come il trofeo Gentilini (marcia e biathlon) e il trofeo Cocchetti (bocce), possiamo gia’ fare un primo bilancio dell’attivita’ del nostro settore. E’ innegabile che allo sforzo organizzativo messo in campo per l’allestimento delle gare disputate fino ad oggi, non ha corrisposto un risultato soddisfacente in termini numerici di concorrenti. Sapevamo gia’ dall’inizio che, con l’imposizione dei certificati medici di idoneita’ fisica, il numero dei partecipanti si sarebbe drasticamente ridimensionato. E’ stata comunque una scelta obbligata, in ottemperanza al D. M. Sanita 18/02/1982 che per tanto tempo abbiamo sottovalutato , ma che oggi, con la attribuzione di responsabilita’ in ogni campo, non possiamo piu’ ignorare. La decisione, discussa piu’ volte in assemblea dai dirigenti sportivi dei Gruppi e preannunciata da tempo, ha provocato la reazione di molti concorrenti e Capigruppo (probabilmente poco o per nulla informati dai loro responsabili sportivi) che non hanno saputo cogliere questa disposizione come un’opportunita’ per monitorare (a prezzi assai contenuti) il proprio fisico, gli uni, o come tutela delle proprie responsabilita’, gli altri. E, se e’ comprensibile una contenuta e civile disapprovazione, non e’ assolutamente accettabile la forma di boicottaggio messa in atto da alcuni Gruppi. Anche perche’, a fronte di critiche poco ponderate e a nostre richieste di suggerimenti e/o soluzioni alternative, non e’ arrivata alcuna proposta concreta, nemmeno dagli organi superiori ai quali ci siamo rivolti per avere disposizioni in materia che ci potessero supportare. Ora ci giunge voce che ci sia un interessamento da parte della Commissione Sportiva Nazionale, a livello di Ministero della Sanita’ e di Federazione Medici Sportivi, per trovare una strada che ci consenta, almeno in parte, di superare l’obbligatorieta’ del certificato medico agonistico per tutte le nostre discipline sportive. In attesa di ulteriori sviluppi, facciamo appello alla sportivita’, ma soprattutto all’alpinita’ dei Capigruppo affinche’, con la loro proverbiale pazienza e il loro riconosciuto “savoir-fair”, si impegnino a riportare il numero dei concorrenti vicino ai livelli raggiunti negli anni precedenti. Un confronto tra i dati del 2010 e quelli dell’anno in corso rende bene il senso della nostra motivata delusione: 2010 Fondo Slalom Tiro a volo Tiro a segno Mountain – bike Corsa in montagna Calcio 2011 42 (15) 24 (11) 272 (26) 94 (25) 573 (59) 130 (30) 692 (57) 136 (28) 76 (34) 50 (30) 75 (28) 54 (24) (36) (32) ( ) Tra parentesi i gruppi Gianbattista Turrini 15 NO ICI V SI DA RTE O I C T VIS MO SSI A M DI Dal fresco e dai monti della Val Trompia con gli alpini di Brozzo... Questa volta giungiamo nelle sedi degli amici alpini a cavallo della seconda metà di giugno, tra acquazzoni che rinfrescano l’aria e tramonti resi limpidi dagli acquazzoni stessi. Con noi l’amico di sempre, Giancarlo Buizza, accolto ovunque con grandi manifestazioni di affetto e simpatia e l’infaticabile Franco Richiedei, assemblatore instancabile di questo giornale il cui entusiasmo è paragonabile all’amore per la buona tavola. Il “pellegrinaggio” ormai ventennale ci ha portato questa volta in alta Val Trompia, a Brozzo di Marcheno, e nei “ciossi” a pochi km dalla città, a Castegnato. cose sono davvero messe bene, perché la sede dispone anche di servizi, cambusa, cucina al coperto ed all’aperto, griglia e deposito legna. Il bel parco giochi è manutenuto dalle penne nere (come il Cimitero ed il campo sportivo) e rende ancora più piacevole la vista dalle finestre; uno stand sempre montato all’inizio del parco offre poi anche riparo da improvvisi acquazzoni. La po- BROZZO – C’è davvero un bel freschino, qui, in riva al Mella (che da queste parti ha delle acque ancora guardabili). Anche se alle spalle ci sono gli insediamenti artigianali, il verde che circonda la casetta in legno della sede del Gruppo di Brozzo è una piccola delizia, a cui si affianca un piccolo ma attrezzato parco giochi. Siamo in via Canossi, antica zona agricola del paese, che dal 1999 ospita la sede degli alpini: il terreno, comunale, è stato sapientemente utilizzato per realizzare l’edificio ricavato da un prefabbricato di quelli utilizzati per il terremoto del Friuli. “Era depositato smontato al Forcellino di Pezzoro in un magazzino della Pintinox – racconta il Capogruppo, Maurizio Sanzogni - molte parti erano ovviamente un po’ deteriorate, ma grazie a due falegnami bravissimi (mio suocero e mio zio) siamo riusciti a utilizzare le parti migliori e ad assemblare la sede”. Sanzogni è probabilmente il Capogruppo più di lungo corso della Sezione (e mi sa anche tra i primi in Italia): è infatti in carica da 31 anni e, anche perché, comunque, è ancora piuttosto in gamba (ha solo 54 anni), i suoi alpini non hanno alcuna intenzione di sostituirlo presto. La costruzione della sede ha risolto una situazione oggettivamente non proprio comoda per sizione lontana dalle abitazioni, poi, permette anche di cantare in allegria anche sino a tarda ora. Ad affiancare Sanzogni nella gestione dei 35 iscritti del Gruppo (ricordiamo che Brozzo è frazione di Marcheno, che ha ovviamente il suo bel Gruppo) c’è il vice Pierluigi Lorenzi, mentre l’alfiere è Italo Zappa. Segretario è Daniele Zappa e tesoriere Mario Gianelli. Altra figura “centrale” nella vita del Gruppo è poi Martino Ceresoli, infaticabile tuttofare e grande cuoco, sempre in prima fila, amico di tutti e da tutti benvoluto. Il Gruppo è naturalmente ben inserito nella vita della comunità di Brozzo ed è presente in gran parte delle attività che in esso si svolgono. Un appuntamento che da tempo riscuote grande successo è la Festa “Tutti insieme” che si tiene il primo Maggio e che riunisce i gruppi di Brozzo, Cesovo e Marcheno. Quest’anno, ad esempio, gli alpini di Brozzo hanno dato vita alla Gara di marcia in montagna, mentre, ogni anno, non manca il loro apporto con l’immancabile brulé per Natale ed il Giovedì grasso. Notevole poi anche la partecipazione alle attività della Sezione di Brescia ed, in primo luogo, con una notevole serie di lavori alla Casa di Irma. In queste settimane, poi, i “brozzesi” (ma si chiameranno così?) hanno anche fornito un eccellente servizio di catering ai Campionati di tiro per disabili al Poligono di Gardone Valtrompia. Continua poi, come accennato, la convenzione col Comune per la manutenzione di Parco giochi, Cimitero e Campo sportivo. Semmai, uno dei rimpianti è quello che manchino rincalzi più giovani (del resto gli abitanti di Brozzo non sono poi molti): ma da queste parti gli alpini sono piuttosto coriacei e siamo certi che “terranno duro” ancora a lungo. il sodalizio alpino che, fondato nel 1954, sino ad allora, si riuniva prima in una stanzetta 3x3 in una trattoria (dotata di una ben misera lampadina), poi al bar dell’Oratorio. Adesso le 16 DI ...al calore e all’entusiasmo della Franciacorta con quelli di Castegnato VI ST MA I D SS A VI IM CI O CO NO RT ES I 50 km a piedi per andare e tornare da scuola e là le strade sono pericolose. Vogliamo fornire loro un alloggio per garantirgli il diritto allo studio”. La festa prenderà il nome di Amicizia solidale alpina e siamo sicuri che la partecipazione della gente non mancherà. Durante tutto l’arco dell’anno (per 260 giorni!) , poi, gli alpini provvedono, fornendo gli autisti, al servizio di trasporto di ammalati e disabili ed alla consegna dei pasti a domicilio. E siccome alla difesa dei nostri valori qui ci tengono alla grande, nel 2010, con le penne nere di Breno (e usando anche un elicottero, perché il carico era di cinque quintali) hanno installato sul M o n t e Trabucco, a 2300 metri, sopra la Bazena, una grande croce in legno che era stata impiegata nella rassegna Crucifixus: dopo soli quattro giorni un fulmine l’ha colpita ma le penne nere l’hanno ripristinata ed isolata con caparbietà e adesso svetta là, a sicura testimonianza della fede e delle tradizioni delle nostre radici, culmine del “Sentiero Irene” tracciato con il Gec (Gruppo escursionisti Castegnato). Da diciannove, poi, anni non manca la partecipazione delle penne nere di Castegnato al torneo sezionale di calcio (che pure hanno organizzato direttamente nel 2008), “ma – ricorda il Capo gruppo – voglio che tutti giochino, non mi importa il risultato”. Da sempre, poi, l’8 dicembre si tiene (con l’immancabile spiedo) la Festa del tesseramento. Se avrete pazienza sino al 2021, infine, potrete ammirare un’altra delle manifestazioni a cui gli alpini di Castegnato tengono di più, ovvero la processione con la salma di San Vitale (gelosamente custodita dalla chiesa del paese): le penne nere hanno infatti l’onore di portare il prezioso sarcofago ligneo. L’evento, che si verifica solo ogni 25 anni, è molto sentito da tutta la popolazione e c’è un grande concorso di fedeli anche dalle valli. L’unica piccola “disdetta” è che coincide sempre con la seconda domenica di maggio, come l’Adunata nazionale: ma, in fin dei conti, ogni 25 anni, un Santo val bene un’Adunata. CASTEGNATO – Qui fa un po’ meno freschino, anche perché nel frattempo è iniziata l’estate e dai campi sale l’umidità della sera che tende ad appiccicarti i vestiti addosso. Ma Castegnato offre ai nostri occhi una realtà alpina di prima categoria, un Gruppo di quelli che incidono profondamente nella realtà in cui vivono. Innanzi tutto siamo di fronte ad uno di quelli proprio “veci”, fondato nel 1923 e con un bel numero di iscritti, ad oggi 132. Il Gruppo ha una sua sede fissa già dal 1988, in via Pace, in un’ex casa colonica (sino ad allora le riunioni si tenevano in un circolo all’interno di un bar di proprietà di un alpino). Alla guida del sodalizio, dal 2001, c’è Silvio Girolamo Bertoglio; il vice è Giuseppe Inverardi, il segretario Livio Bonzio, l’alfiere Lorenzo Magatelli. Il “patrimonio” alpino di Castegnato non si ferma qui: ai margini del paese, infatti, verso Ovest, c’è il Parco degli Alpini, con una coreografica cappella realizzata nel 2003 per l’80° del sodalizio: nella cappella i quadri che raffigurano padre Marcolini e don Gnocchi. A lato, tra il verde, la bella statua in bronzo a grandezza quasi naturale della Madonna realizzata dallo scultore Nazareno Panzeri. In centro al paese c’è invece il monumento all’Alpino, realizzato nel 1973, per il Cinquantesimo, composto da menhir in granito rosa fronteggiati da una grande penna nera in ferro battuto. All’estremità Est dell’abitato, invece, c’è la Trecentesca Cappella della Madonnina del Buon Viaggio, restaurata tra l’88 ed il ’96 e nella quale un pregevole dipinto di Dino Decca ha rimpiazzato l’antico dipinto dell’800 che era stato rubato. Ma i progetti delle penne nere di Castegnato non si fermano qui: c’è molta carne al fuoco; il tempo, la fortuna e l’impegno diranno dove si potrà arrivare: le idee, comunque, sono di prima qualità e l’entusiasmo non manca. La sede è sempre aperta il sabato sera (tranne che in agosto), ma l’attività del Gruppo non si ferma mai (un po’ come la parlantina del suo capo): difficile mettere assieme tutto quanto frulla nella testa di Bertoglio e dei suoi. Adesso, per esempio, si sta pensando ad una tre giorni di festa in settembre per raccogliere fondi per realizzare una Casa per lo studente in Kenya, dove operano le Suore del Sacro Cuore di Gesù (con casa madre a Puebla, in Messico) di cui fa parte la sorella di Bertoglio. “Sono ragazzi – racconta Silvio – che ogni giorno devono fare Prossime visite: Bornato e Capriano del Colle 17 Operazione riconsegna cappello alpino Singolare avventura degli alpini del Gruppo del Villaggio Prealpino Siamo a Torino in piena 84ª Adunata nazionale. E’ sabato sette maggio. Sto uscendo con mia moglie, un amico e sua moglie dopo aver visitato Palazzo Reale. Gli altri sono fuori ad aspettarci. Un alpino del mio gruppo mi fa osservare che su una panchina, da circa un ora, c’è un cappello alpino abbandonato. Volevamo lasciarlo li, ma poi, visto che parecchi l’avevano già puntato, l’ho raccolto e preso in consegna come capogruppo. Dopo una breve ricognizione nei dintorni chiedendo ad alta voce se a qualcuno mancasse il cappello, la cosa è finita lì. Il lunedì seguente, una volta a casa, ho messo l’annuncio sul sito dell’ANA: non si sa mai! Nel caso poi che le ricerche si fossero rivelate infruttuose, l’avremmo tenuto noi del Gruppo. Invece, dopo due giorni, ricevo una telefonata da un alpino che sosteneva di aver riconosciuto il cappello dalla descrizione che avevo fatto: la descrizione esatta delle caratteristiche del cappello mi ha convinto che ne avevo trovato il proprietario. Non vi dico la sua felicità ma anche la mia, perché mi sembrava quasi impossibile che, tra le centinaia di migliaia di persone che erano a Torino, saltasse fuori il proprietario del cappello, e, per di più, il tutto via internet. Il problema ora era di farglielo avere. L’alpino Mario Carbogno abita a Padola Comelico Superiore, in alto Cadore in provincia di Belluno. Veloce consultazione della cartina ...ci sono la bellezza di 337 km da Brescia: “Beh, glielo spedisco e buonanotte”, mi son detto. Ne parlo con Claudio, l’altro alpino presente al ritrovamento, e ci balena un’idea: “Portiamoglielo noi, e ci facciamo anche una gita!” Detto, fatto! Il Mario di Padola era talmente entusiasta dell’idea che voleva ci trattenessimo due giorni, ospiti da lui, ma purtroppo, per problemi famigliari, questo non era possibile. Sabato 11 giugno alle ore 6,00 partenza per l’operazione “consegna cappello”. Io, Claudio Martini, sua moglie Marisa, e Valentino Bellini, colui che aveva “raccolto” il cappello orfano del suo proprietario, siamo partiti per Padola. Vien giù acqua, ma l’animo è felice lo stesso, abbiamo deciso di fare una visita anche a Longarone e alla diga del Vajont, visto che ci si passava proprio sui piedi: ancora oggi dopo 48 anni la vista del disastro è impressionante: la diga è lì ancora, intatta, ma circa 2300 persone non ci sono più. Proseguiamo per Padola rinfrancati da un buon caffè preso a Erto, uno dei paesi fantasma dopo la tragedia. Che dire dell’accoglienza: baci abbracci e... il cappello? Acc.. l’abbiamo dimenticato a Brescia!!! Mario Carbogno di Padola è sbiancato... ma era solo uno scherzo!! Un pochino di pegno doveva pur pagalo: non si dimentica un cappello alpino! Il Mario è resuscitato istantaneamente... La moglie Albina, ha fatto comparire sul tavolo polenta, luganega, fagioli, formaggio e vino a volontà. Era presente anche un ospite illustre, un loro nipote che è Vice Presidente della Provincia di Belluno, così, tramite lui ed un giornalista, la cosa è finita sul giornale “Il Corriere delle Alpi” di Belluno, con uno splendido articolo, pubblicato domenica 12 giugno, dal titolo eloquente quanto veritiero: “Aveva perso il cappello, è nata un’amicizia”. Il pomeriggio via a vedere posti stupendi: la chiesetta costruita dagli alpini di Padola e dedicata ai Caduti di Cima Vallona, poi il Rifugio Lunelli (Dolomiti Popera) e, come buon finale, la locale sede degli alpini dove ci siamo scambiati i Gagliardetti con il Capogruppo Marco Rosi, il quale ci ha anche fatto dono di libri e gadget del posto. Una bella merenda a base di ottimo speck e del buon vino ha preceduto di qualche ora un’ottima cena, preparata dalla signora Albina e poi via per il ritorno a casa. Il ritorno, per la verità, ci è parso più corto dell’andata, ma forse perché avevamo ancora negli occhi, nella mente, (e in pancia) ancora il ricordo di una splendida giornata vissuta in un posto stupendo dopo aver trovato dei nuovi splendidi amici. 674 Km in un giorno per consegnare un cappello alpino, non sono male, direi! Ma noi alpini siamo fatti cosi: solo al vedere Mario felice con il suo cappello era già valsa la pena anzi, per noi era stato un onore. E se dovesse, per un gioco del destino, capitare un’altra volta, si riparte. Noi alpini siamo fatti così. Luigi Angelo Lorenzini 18 Pane di guerra Pa dè guèra L’ éra la fi dè Avril, ai vintisèt. A bunùra, del Castèl partia strése dè mitràglia e per le strade j-éra dré a ambiàs le òlteme aziù d’öna gran batàglia. Era la fine di Aprile, il ventisette. A buonora, dal Castello partivano strisce di mitraglia e per le strade stavano per incominciare le ultime azioni d’una gran battaglia. Regòrde chè deànti al purtù dè la Cazèrma a ‘n-aèreo chè ‘l vignìa zò ‘n pichiàda èl ghé sparàa còn dèl mitra ön mìlit èn divìza culùr dè la nòt e töta trazandàda. Ricordo che davanti al portone della Caserma a un aereo che veniva giù in picchiata sparava col mitra un milite in divisa color della notte e tutta trasandata. Cón Aldo, mé fradèl, salte fò dè ca e sa còr a la Cazèrma èn mata baraónda: töcc i vuza, i pucia, i ròba: töt vé sbatit zó pèr la strada cón gran ràbia e dè ónda. Con Aldo, mio fratello, salto fuori di casa e si corre alla Caserma in pazza baraonda: tutti gridano, spingono, rubano: tutto viene buttato giù per la strada con gran rabbia e di onda. Lü ‘l cór dè sura e ‘l salva la Bandéra; ‘I la mèt a la fenèstra: la sömèa cóme fiurìda e la faciàda la deènta sübet bèla ........ Suna le campàne, la guèra l’è finìda ! Lui corre di sopra e salva la Bandiera; la mette alla finestra: sembra come fiorita e la facciata diventa subito bella............ Suonano le campane, la guerra è finita La mama la tira fò ‘l disnà: la sòlita pagnòta chè la spaca i dèncc, staladésa e scüra - l’è fiöla dè la tèsera anonària sformàda e düra, fada dè segadüra. el d olo g n eta a ’ L po Ma ‘n chèl dé là, dòpo sic agn dè guèra, chèl segnàcol d’öna ita dè pasiù e dè la nòsa fam enfinida ‘I-è adès deentàt chèl dè la liberasiù ! Enzo Franzoni La mamma tira fuori il pranzo: la solita pagnotta che spacca i denti, rafferma e scura - è figlia della tessera annonaria – sformata e dura, fatta di segatura. Ma in quel giorno là, dopo cinque anni di guerra, quel simbolo di una vita di passione e della nostra fame infinita è or diventato quello della liberazione Enzo Franzoni 17 marzo 2011 La data rimembra anche ai più smemorati l’eroiche gesta dei nostri antenati, soldati e civili che han dato la vita per il grande motto: “ …che l’Italia sia Unita!”. Diversi dialetti noi tutti parliamo una lingua ci unisce ed è l’italiano, teniamola viva ed è abbastanza palese che a scuola sia prima e dopo l’inglese. Da Trieste a Palermo passando per Roma, sui balconi echeggia: “…le porga la chioma” e garrisce orgogliosa la nostra bandiera che tutti ci unisce o…almeno si spera. Centocinquanta, son gli anni passati fra guerre, fatiche e periodi sbiaditi. La vita di oggi non sempre ci onora, ma è pur sempre migliore di quella di allora. Qualcun, contestando, la vuol di un colore, ma il popolo italico la vuol tricolore, “l’union fa la forza” è il grande messaggio, seguiamolo tutti con forza e coraggio. Or siam attorniati da nuovi fratelli arrivan da noi con barche e battelli, il colore e la lingua non sono però uguali trattiamoli bene, non sono animali. All’Inno che scrisse il Mameli ventenne Novaro ne rese il suono solenne, con voce tonante e in ogni occasione Italia mia Patria e mio grande valore soltanto se unita puoi farti onore, allontana con sdegno chi ti vuol spezzettare e sostegni con forza chi ti vuol rispettare. cantiamolo fieri alla nostra Nazione. Viva l’Italia!!! Rosso è il colore del sangue versato, Bianco il colore del monte innevato, Verde speranza dei bei prati in fiore, si uniscono insieme nel bel Tricolore. Giancarlo Marino 19 Il pellegrinaggio della Commissione Giovani a Cortina d’Ampezzo e al Falzarego Ripresa la salita siamo giunti a Passo Falzarego dove, a causa del maltempo imperversante, non è stato possibile visitare le posizioni di prima linea realizzate dai soldati italiani ed austriaci sul Lagazuoi e le gallerie costruite lassù durante il Primo Conflitto Mondiale, sia per il ricovero degli uomini che per portare avanti la difficilissima guerra di mine tipica del settore che ha addirittura cambiato l’aspetto della montagna. Si è perciò deciso di visitare il forte austriaco “Tre Sassi” in Valparola, costruito tra il 1897 ed il 1901 quale baluardo contro un’eventuale avanzata dell’esercito italiano proveniente da Cortina o dalla Val Cordevole verso le valli Badia e Pusteria. Il 5 luglio 1915, tuttavia, l’artiglieria italiana dislocata alle 5 Torri colpì ripetutamente il forte, causandone diversi cedimenti e l’abbandono, un abbandono protrattosi fino alle soglie del 2000. Oggi, infatti, all’interno del forte si trova il museo della Grande Guerra, aperto al pubblico dal 2003, che raccoglie in gran numero non solo armi ed equipaggiamenti utilizzati dai soldati, ma anche alcuni oggetti di uso comune sul fronte dolomitico. Infine, prima di prendere la strada del ritorno, una piccola visita a Brunico, dove alcuni degli Alpini presenti avevano svolto il servizio militare, ed al suo tanto bistrattato Monumento all’Alpino, realizzato nel 1938 per onorare gli alpini della 5ª Divisione Alpina Pusteria caduti in Africa Orientale ed abbattuto dopo l’armistizio dell’8 Cortina, il Sacrario del Pocol e Passo Falzarego: sono state queste le tappe del pellegrinaggio organizzato dalla Commissione Giovani della Sezione per domenica 12 giugno. Continua così il cammino intrapreso lo scorso anno sull’Ortigara dedicato alla riscoperta dei luoghi simbolo dell’epopea alpina nella Grande Guerra ed al ricordo di tutti i Caduti. All’alba di domenica, quindi, i partecipanti si sono ritrovati al casello di Brescia Centro diretti verso Cortina, cittadina austriaca dal 1511 al 1915, che si è avuto modo di visitare nonostante l’insistente pioggerellina ed i grossi nuvoloni che impedivano di scorgere le montagne circostanti. Montagne sorvegliate dal Monumento al Generale Antonio Cantore che, dal 1921, scruta le montagne teatro delle gesta dei suoi alpini. Si è poi raggiunto il Sacrario del Pocol, realizzato nel 1935, che raccoglie i resti di quasi 10.000 Caduti (più di metà ignoti) provenienti dai cimiteri di guerra del Cadore e dell’Ampezzano. La struttura è caratterizzata da una torre quadrata alta 48 metri con un basamento a due piani che costituisce il vero e proprio sacrario nella cui Cripta, in un monumento di marmo bianco raffigurante il Fante Morto, sono sistemate le tombe del Generale Cantore, caduto sulle Tofane nel 1915, e del Capitano Francesco Barbieri, ucciso presso Costabella, entrambi decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare. Ad accoglierci all’ingresso dell’area sacra è stata la chiesetta costruita dagli alpini del 5° Gruppo nel 1916 come cappella del cimitero di guerra realizzato durante il conflitto: vicino ad essa abbiamo spiegato il Vessillo sezionale ed i gagliardetti e, dopo una piccola sfilata lungo la scala scavata nella roccia che porta al Sacrario, abbiamo deposto sulla tomba del Generale una corona a ricordo di tutti i Caduti della Grande Guerra. 20 settembre 1943. Ricostruito nel 1951, una carica di tritolo lo distrusse nuovamente il 2 dicembre 1966, nuovamente venne ripristinato a cura della Sezione ANA di Bolzano ed ancora una volta fu fatto saltare in aria con un attentato nel 1979. Del monumento si salvò alla fine solo una parte del busto dell’ Alpino, ora posta su un basamento di elementi di porfido. Giunti in serata a Brescia, si è subito cominciato a pensare alla prossima tappa del nostro viaggio, una tappa che ci vedrà ancora percorrere trincee e camminamenti sulle orme dei Padri e nel ricordo dei Caduti della Grande Guerra. Giuseppe Lamberti OSSIGENO OFFERTE PER LA SCUOLA NIKOLAJEWKA (pervenute da 01/03/11 fino al 31/05/2011) OFFERTE PER ATTIVITA’ DELLA SEZIONE (pervenute da01/03/11 fino al 31/05/2011) ricevute direttamente alla scuola ricevute in Sede sezionale gruppi alpini ISORELLA PASSIRANO CORTINE DI NAVE raccolta ulivi MOMPIANO ulivi SALO’ ALPINO N.N. 2.875 165 25.000 privati CREMINI RENATO FACCHETTI L. FACCHI FAM. N.1 LIBRO VISTU’ 120 50 100 12 350 100 500 Nella Domenica delle Palme i volontari dei Gruppi alpini di Brescia Centro , Clusane, Mompiano, Cortine di Nave, Sulzano, S.Polo, S. Zeno, Flero hanno distribuito gli ulivi all'ingresso di alcune chiese cittadine e all'Ospedale Civile, raccogliendo offerte a favore della Scuola Nikolajewka per un ammontare complesiivo di circa euro 10.600. gruppi alpini AZZANO MELLA BORGONATO BRIONE CASTENEDOLO CHIARI COCCAGLIO COGOZZO FLERO MONTIRONE MONTISOLA PADENGHE PASSIRANO PONTEVICO REMEDELLO S.PAOLO TAVERNOLE-CIMMO TRENZANO VISANO 100 200 120 1.300 500 500 120 1.500 600 200 300 1.000 340 1.000 250 815 200 500 PER ATTIVITA’ DIVERSE FLERO 500 COGOZZO 100 COCCAGLIO 500 PROVAGLIO D’ISEO 150 TRENZANO 200 SIG.RA MATIOTTI 25 PER CASA DI IRMA RONCADELLE RODENGO SAIANO 6.500 250 PER PROTEZIONE CIVILE FLERO 500 COGOZZO 100 TRENZANO 200 COM.BRESCIA 1.000 PROV. BRESCIA 30.000 Le offerte ci vengono comunicate direttamente dalla segreteria della scuola o dalla segreteria della sezione Storie di “guerra” Questa è una storia tremenda, ma di grande conforto per il cuore, quando si guarda questa foto di John Gebhardt scattata in Afghanistan dove è inviato in missione di pace. La moglie di John Gebhardt, Mindy, racconta che l'intera famiglia di questa bimba è stata sterminata. I ribelli volevano uccidere pure lei, sparandole alla testa...ma fortunatamente hanno sbagliato la mira è la bimba si è salvata. E' stata curata nell'ospedale di John, è in via di guarigione, ma continua a piangere e a lamentarsi. Le infermiere raccontano che John è l'unico che riesce a calmarla; egli ha qiondi trascorso le ultime 4 notti tenendola in braccio e hanno entrambi dormito su questa sedia. La piccola recupera piano piano. John è un vero eroe di guerra. Purtroppo non vedremo mai una notizia del genere nei notiziari ufficiali alle televisioni o riferite dalle radio, perchè si fa più bella figura a parlare solo di morte e distruzione. 21 Sulle orme della Div. Julia in Grecia e Albania Nel mese di marzo, a cavallo della S. Pasqua, un gruppo di alpini provenienti da varie sezioni italiane si sono recati in Albania e Grecia per percorrere un pellerinaggio “sulle orme della Julia” Vi hanno partecipato anche alpini delle sezioni di Brescia,Vicenza,Treviso,Trieste, tutti accomunati dall’unico interesse di poter in qualche modo rendere omaggio alle vite spezzate di quei soldati. unitamente ai generali Silvio Mazzaroli e Bruno Petti, comandanti noti, amati e stimati dagli alpini: Stefano Pellarin, Pierangelo Bortolussi (Sez. Pordenone), Davide Mazzoldi, Sergio Contenti, Amerigo Zani, Mario Zanetti (tutti della sezione di Brescia) Grotto Manuel (Sez.Vicenza) Gentili Ivano (Sez. di Treviso) E cosi, particolarmente convinti e motivati, dopo tre ore di salita raggiungiamo i luoghi che ben descrive padre Generoso nei suoi diari: il versante nord-est del massiccio del Golico che si affaccia su Vojussa, Dragoti, Scindeli, Trebescine. Lasciato un grande prato verde ci inerpichiamo per un crinale che ci conduce all’interno di una zona boschiva. E qui, accade l’imprevisto quanto mai pietoso ritrovamento di ossa umane appartenenti con molta probabilità a soldati italiani. La compagnia è presa da angoscia e stupore: colta nei sentimenti più intimi e profondi procede ad una più ampia ricognizione e al recupero di altri resti affioranti e disseminati per il bosco. Poveri giovani, povere ossa sparpagliate sbiancate da settant’anni di sole cocente! Settant’anni sono trascorsi da quel 23 marzo in cui sono cessate le ostilità, settant’anni senza un fiore, senza una preghiera! Raccolte e sepolte in una piccola cengia possono ora riposare in pace: un cumulo di pietre ben disposte ed una croce le proteggono. Più avanti un elmo italiano appena affiorante dalla terra scura e quanto con esso rinvenuto ci conferma la presenza di spoglie di soldati meritevoli quanto meno di una sepoltura dignitosa e onorevole, se non in patria, lì dove sori caduti. Quante madri, padri, spose, figli non hanno avuto modo di versare una lacrima né deporre un fiore sulla tomba del loro congiunto! Sulla sommità del Golico un altro casuale ritrovamento: la piastrina di riconoscimento del soldato Romando Del Ros, da Pontebba, classe 1914. Questo permetterà l’accertamento della data del decesso e il dono di un ricordo per i suoi parenti. Un cucchiaio lasciato sul campo di battaglia riporta invece le iniziali C.E. un dato che sebbene esiguo non impedirà agli alpini la ricerca di chi lo ha usato. Si aggiunge una ulteriore sopresa nel ricevere dalle mani di alcuni locali due gavettini che riportano i nomi di Visconti M.D. e Zollet Angelo. Davanti a queste amare realtà non è scaturito alcun sentimento di rabbia o di rimprevero verso l’inadempienza delle istituzioni ma una profonda pietà e il desiderio di riunirci in preghiera a rendere gli onori a questi giovani, unito alla volontà di non lasciare intentata alcuna azione che renda possibile il riposo in patria a fianco dei loro compagni. 22 LA ZONA L/M HA FATTO…… 13 Ancora una volta gli Alpini della Zona L/M (Gruppi di Bedizzole, Botticino Mattina, Botticino Sera, Caionvico, Calcinatello, Calcinato, Ciliverghe, Lonato, Mazzano, Molinetto, Nuvolento, Nuvolera, Padenghe, Paitone, Rezzato, Serle e Virle Treponti) sono stati insostituibili collaboratori nella 13° edizione dell’IWAS - Wheelchair Fencing World Cup (prova paraolimpica di coppa del mondo di scherma in carrozzella), svoltasi a Lonato del Garda il 20,21 e 22 maggio 2011. re agli schermidori di gareggiare con la dovuta sicurezza e regolarità. Ha scritto testualmente la presidente della World Cup “ sono a ringraziare tutti gli Alpini che con il loro solito impegno sono riusciti a far concludere in bellezza anche la 13ª edizione…”. Questo ringraziamento, insieme a quelli arrivati dalle varie autorità e delegazioni intervenute, deve essere esteso a tutti gli alpini intervenuti, in particolare al Capogruppo di Lonato Giuseppe Gallina. Sono certo che nei circa 80 alpini che hanno prestato, a turno, la loro opera, una volta dimenticata la fatica, è rimasta la soddisfazione di aver donato gratuitamente un po’del loro tempo a persone fisicamente meno fortunate, offrendo loro una concreta opportunità di pratica- Questa manifestazione, forse non adeguatamente compresa, oltre ad avere un intrinseco elevato valore sportivo ed agonistico, rappresenta, prescindendo da un’ottica di mera solidarietà, un’autentica opportunità di vera e sincera integrazione per tanti atleti diversamente abili provenienti da varie nazioni. Questa edizione, in particolare, è stata definita con grande soddisfazione dagli organizzatori “strabiliante”: sono stati battuti, infatti, tutti i record precedenti, sia per numero di partecipanti che per nazioni presenti. 138 gli atleti in gara, oltre a circa 130 addetti, tra staff ed accompagnatori, in rappresentanza di 19 nazioni: Austria, Bielorussia, Canada, Cina, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Hong Kong, India, Iraq, Italia, Libano, Polonia, Russia, Spagna, Ucraina, Ungheria e Stati Uniti. Appagati, ovviamente, e soddisfatti in pieno gli organizzatori; un po’ meno gli Alpini, chiamati ad un maggior impegno - in parte imprevisto - nel non facile lavoro di assistenza alle pedane di gara. Ma anche stavolta, rimboccatisi ancor più le maniche, gli Alpini hanno portato a termine, e nel migliore dei modi, il loro impegno.. Nel pomeriggio del 19 è stato predisposto il campo di gara. Nei giorni di venerdì, sabato e domenica, dalle ore 8,30 ininterrottamente fino alle 18,00, sono stati sempre presenti e pronti ad accompagnare gli atleti (uomini e donne) alle postazioni di gara, al posizionamento, fissaggio, legatura delle carrozzelle sulle pedane per permette- re, con tanta passione e grande spirito agonistico, il loro sport preferito. Diversi episodi simpatici ci hanno coinvolto, due su tutti: il capo delegazione della squadra dell’Iraq ha insistito per farsi fotografare con gli Alpini: forse il nostro cappello gli ricordava qualcosa, ... o qualcuno? Ci siamo prestati volentieri come segno di caldo augurio di pace che è stato molto gradito. Una cosa, però, mi ha particolarmente colpito ed inorgoglito: all’inizio del torneo ci chiamavano “assistenti”, ma, col passare dei giorni, prima qualcuno, poi sempre di più e, alla fine, tutti ci chiamavano con il nostro vero nome “Alpini”. Con i ringraziamenti è stata richiesta ancora una volta la nostra “insostituibile e preziosa collaborazione”. Sapremo, più numerosi ed entusiasti, fare anche …14 da veri Alpini? Valter Lorandi 23 15° Convegno Itinerante della Stampa Alpina Casale Monferrato, 2-3 aprile “Nel 150° dell’unità d’Italia riflettiamo sui valori della solidarietà e della linea associativa”: questi sono stati i temi attorno a cui si è discusso durante il 15° Convegno Itinerante della Stampa Alpina, svoltosi il 2 e 3 aprile scorsi a Casale Monferrato, nei locali dell’hotel Candiani, con la presenza di oltre centocinquanta partecipanti in rappresentanza di 59 testate di Sezione ed 11 di Gruppo. A dare il via ai lavori il Presidente Nazionale Corrado Perona, che ha sottolineato il grande sviluppo registrato dai giornali sezionali e di Gruppo, diventati organi di informazione importanti per gli Alpini. “L’ANA – ha continuato Perona – deve proseguire lungo la strada tracciata dai Padri: per questo noi non improvvisiamo una festa per il 150° dell’unità d’Italia, perché l’Associazione porta sempre ben in vista il Tricolore e non altre bandiere”. Subito dopo ha preso la parola Dino Bridda, direttore del periodico “In Marcia” della Sezione di Belluno, che ha tenuto la relazione introduttiva del Convegno. “La parola valori – ha esordito – è una delle più usate ed abusate al giorno d’oggi. Nel 1919 l’Italia, uscita dalla Grande Guerra, si è trovata senza principi e valori ed oggi siamo nella stessa situazione: così, se allora i valori hanno caratterizzato l’azione di Andreoletti, quegli stessi valori devono caratterizzare la nostra azione oggi”. Vittorio Brunello, direttore de L’Alpino, ha proseguito sulla stessa linea ricordando che il valore deve avere un significato alpino. “Bisogna far emergere sui nostri giornali – ha spiegato – la solidarietà mettendone in risalto la gratuità, quella gratuità che ci contraddistingue come alpini e ci conferma di camminare nel solco della tradizione. Il valore primo è l’uomo che sta sotto il cappello, e solo allora anche il cappello ha valore”. Il dibattito è poi proseguito con l’intervento del Generale di Divisione Gianfranco Rossi, vicecomandante delle Truppe Alpine, che ha sottolineato come l’ANA sia uno dei cardini della società, come l’esercito. “Le Truppe Alpine – ha detto – godono oggi di un’alta considerazione sia in Italia che all’estero, considerazione che si riscontra anche nel costante interesse dimostrato dalla stam- pa alpina verso i reparti in armi”. Rossi ha poi ricordato con riconoscenza l’impegno dell’ANA per il sostegno alle famiglie dei Caduti e dei feriti, anche dove non vi sono reparti alpini. Alla fine della prima giornata di lavori i convegnisti hanno scortato Vessilli sezionali e gagliardetti fino ai giardini comunali, dove si è svolta la cerimonia della deposizione delle corone ai monumenti all’Alpino ed ai Caduti della Grande Guerra, seguita dall’ammainabandiera. Dopo la Messa e l’alzabandiera nel cortile dell’hotel Candiani domenica mattina i lavori sono ripresi con l’intervento di Cesare Lavizzari, coordinatore della Commissione Servizi Informatici e Comunicazione. “Valori come lealtà, semplicità, umanità ed amicizia – ha spiegato - devono essere sottolineati come i più importanti, perché su questi si basa il nostro rapporto associativo. La disciplina associativa non è dirigismo stretto, ma le Sezioni devono allinearsi alle decisioni della Sede Nazionale, perché se si fa qualcosa tutti insieme ha un peso, se manca qualcuno ne ha un altro”. Proseguendo nel dibattito la parola è poi passata al Generale di Corpo d’Armata Alberto Primicerj, coman- 24 dante delle Truppe Alpine, che ha rimarcato come la visibilità degli Alpini in armi sia cresciuta enormemente nella stampa negli ultimi anni, ma l’attenzione di quella alpina sia sempre positiva mentre quella nazionale metta in evidenza il più delle volte pochi fatti negativi tralasciando i molti positivi. “Gli Alpini in armi – ha proseguito – sono stati attaccati, anche da alcuni prelati, ma l’ANA ci ha sempre difeso. Con il rientro dei reparti alpini dall’Afghanistan l’attenzione dei media calerà sicuramente, ciò non deve però accadere sulla nostra stampa”. A chiudere i lavori l’intervento del Presidente Perona che ha ribadito come gli Alpini non siano isolati dalla società, ma ne siano parte attiva, criticandola quando necessario. “E’ l’uomo alpino – ha sottolineato – che dovrà condurre il futuro associativo: ma non tutti possono entrare nell’ANA, perciò dobbiamo preparare coloro che cammineranno con noi e difendere la nostra identità. Difendiamo le stellette, che ci appartengono soprattutto moralmente: Truppe Alpine ed ANA vanno sullo stesso binario perché i valori sono gli stessi. Si dovrà sempre collaborare con le Truppe Alpine e per i nuovi Alpini, che sono all’altezza dei veci grazie anche a veri comandanti alpini legati alle tradizioni del Corpo, è giunto il tempo di iscriversi all’Associazione, dato che si è visto che preferiscono iscriversi non nelle loro Sezioni ma in quelle dove prestano il servizio militare e dove sono a più diretto contatto con gli Alpini in congedo”. Giuseppe Lamberti 15° Convegno Itinerante della Stampa Alpina (CISA) Riunione dei referenti sezionali del Centro Studi ANA Sabato 2 aprile, in concomitanza con Il 15° Convegno Itinerante della Stampa Alpina (CISA) svoltosi a Casale Monferrato, si è tenuta la riunione annuale dei referenti sezionali del Centro Studi ANA ( nella sala Gonzaga dell’hotel Candiani) . Al tavolo dei lavori la Commissione presieduta da Giuliano Luigi Chiofalo con il Vicepresidente nazionale Ornello Capannolo e i consiglieri nazionali Luigi Bertino e Adriano Crugnola. Presenti il presidente nazionale Corrado Perona, il vicario Marco Valditara e il vice comandante delle Truppe alpine, gen. Gianfranco Rossi. Erano 48 le sezioni partecipanti. La nostra sezione era ben rappresenta con ben 6 alpini della commissione Culturale: Daniele Barbieri: vice presidente Filippo Martinazzi: responsabile comm. Culturale Ferrata : referente Centro studi ANA Raffaele Stramacchia: Responsabile Museo. Dobbiamo nostro malgrado ricordare che questo avvenimento è stato l’ultimo a cui ha potuto partecipare Raffaele Stramacchia prima del suo ricovero per la malattia che lo portato alla prematura dipartita. Giuseppe Vezzoli: responsabile Biblioteca Flaviano Codignola: responsabile della nostra bancarella del libro. Luigi Bertino ha presentato i dati del Libro Verde, giunto quest’anno alla decima edizione. Mauro Depetroni, componente esterno della Commissione e referente per le realtà museali, è intervenuto presentando “Guida ai musei dell’ANA” realizzata dal Centro Studi, che raccoglie tredici piccole e grandi realtà museali in tutt’Italia (compreseo il museo della Sezione di Brescia), gestite dalle Sezioni e Gruppi della nostra Associazione. L’opera è stata curata e presentata da Mauro Depetroni con la collaborazione dei referenti che hanno fornito informazioni e materiale fotografico. Di agile consultazione (per ora è pubblicata solo la versione elettronica, in formato PDF), potrà essere utile durante la visita ai musei, ma soprattutto per poterli meglio conoscere in modo da stimolare l’interesse per la nostra storia patria. Infine Gianluca Marchesi, responsabile del progetto scuole e componente esterno della Commissione, ha intrattenuto la platea sull’importanza del ruolo che può avere l’ANA all’interno degli istituti scolastici. Ha pre- Adriano Crugnola ha aperto i lavori e ha focalizzato l’attenzione sull’importanza di una rete che consenta al Centro Studi di diventare una struttura che promuova sì iniziative, ma anche che raccolga le più meritevoli e le metta a disposizione di sezioni e gruppi. Chiofalo ha sottolineato il ruolo fondamentale della comunicazione e dell’indispensabile interazione tra Centro Studi e sezioni; 25 sentato, inoltre, un dvd rivolto alle scuole elementari sugli alpini e sull’Associazione: un dvd che ha riscosso, da subito, un grande interesse. per la vita interna dell’associazione sia per la comunicazione con l’esterno, attraverso il contributo delle sezioni. Sono stati sollecitati dai presenti maggiori contatti, anche con incontri di Raggruppamento, se necessario, tra commissione e referenti. Per questo riteniamo che le riunioni di raggruppamento, potrebbero risultare meno dispersive di quelle del CISA, ma soprattutto necessarie per cercare di far cresce nelle sezioni una maggiore consapevolezza del ruolo della nostra associazione in ambito culturale (e della figura del referente) , per la continuazione delle nostre tradizioni, dei nostri valori e la conservazione del patrimonio storico, attraverso attività che non si debbono ritenere slegate fra di loro. Il riferimento è alle attività dei musei, delle biblioteche che nella attività divulgativa ( nelle scuole ed ai gruppi in particolare) rappresentano essi stessi gli strumenti ed i supporti necessari per svolgere questa attività. A chiusura dei lavori del mattino è intervenuto il Presidente Nazionale che si è detto molto compiaciuto dalla qualità degli interventi, dalla presenza numerosa di referenti qualificati sia per esperienza associativa sia per esperienze professionali. “Il Centro Studi - ha affermato Corrado Perona - rappresenta certamente una parte importante del futuro dell’Associazione, è per questo che occorre investire nella sua crescita”. Nel pomeriggio si sono svolte due riunioni presiedute da Gianluca Marchesi e da Mauro Depetroni, l’una sul “Progetto scuole” e l’altra sulle “Realtà museali” nelle quali, in due commissioni distinte, musei e scuole, le sezioni a nostro avviso sono risultate impreparate ad af- Per il Libro Verde della solidarietà la nostra sezione, va ricordato, è fra quelle che arrivano sempre in affanno od in ritardo (il Lavizzari ha evitato di fare nomi delle sezioni ritardatarie od inadempienti). Dagli interventi dei rappresentanti delle varie sezioni, si è potuto dedurre che la figura del referente del Centro Studi nelle sezioni non è ancora definita, ma soprattutto compresa e sostenuta dai presidenti di sezione. In sostanza in talune sezione non è ancora operativa, perché non si è capito l’importanza di questa figura, per questo le sezioni non rispondono con tempestività o non rispondono affatto. La scelta del referente è intesa come un ulteriore aggravio per le sezioni che si trovano ad attribuire in modo forzato questa incombenza. Nel suo intervento, il Vicepresidente Barbieri, ha voluto sottolineare come la figura del referente debba essere intesa come l’espressione dell’impegno della sezione in ambito culturale. I valori che la nostra associazione deve e vuole trasmettere sono l’essenza del nostro spirito associativo, se si comprende questo si comprende anche il significato della figura del referente che è, e deve essere il naturale connubio fra la Sezione ed il centro studi ANA, per la conservazione del nostro patrimonio culturale (con i musei le biblioteche) e dei nostri valori. Ruolo che, sia in ambito sezionale (con la commissione cultura sezionale), che in ambito nazionale (con il centro studi), con il venir meno dei Reduci (essendo essi stessi in prima persona i testimoni di valori) è destinato a diventare sempre più rilevate, dovendo raccogliere il loro “testimone” e continuarne la memoria, le tradizioni ed i valori che ci hanno indicato. C’è bisogno in sostanza, di un salto di qualità affinché il Centro Studi diventi, oltre che l’archivio dell’Associazione, anche il catalizzatore del pensiero alpino, sia frontare i molteplici impegni proposti in commissioni diversificate e soprattutto concomitanti, se si considera che spesso il referente è uno solo e non è accompagnato dai responsabili delle varie attività. Solo la nostra sezione era presente con tre alpini per ogni commissione. Va comunque rimarcato che la suddivisione in commissioni è importante per meglio focalizzare le problematiche per ogni settore e per potersi meglio scambiare le esperienze. Daniele Barbieri 26 Raffaele Stramacchia è andato avanti di quei valori e di quegli ideali di cui noi alpini andiamo fieri. GRAZIE per quell’impegno di volontariato donato alla nostra scuola Nikolajewka a favore di quei “Gnari” cui madre natura è stata avara. Anche tu hai fatto parte di quella schiera di “ANGELI CUSTODI CON LA PENNA NERA” come quei gnari hanno voluto simpaticamente definirci. GRAZIE per quell’impegno in Sezione come membro della Commissione Culturale. Con competenza e passione hai fatto conoscere agli alunni delle scuole e alla nostra gente la lunga storia degli alpini in tempo di guerra e ora in tempo di pace. GRAZIE per aver vissuto assieme in Abruzzo. Fra quelle tende abbiamo condiviso la sofferenza di quella gente. Laggiù si sono create anche amicizie: sono rimasti ammutoliti i nostri amici Annamaria e Carlo quando ho dato loro la triste notizia. Ora caro Raffaele che ci guardi da lassù in quel Paradiso di Cantore dove riposano le penne nere, proteggi i tuoi cari, quanti ti hanno amato e voluto bene e i tuoi amati Alpini. Giancarlo Buizza Caro Raffaele, non avrei mai immaginato di doverti porgere quest’oggi l’ultimo saluto oltre che personale anche a nome del nostro gruppo anzi del TUO gruppo cui eri tanto legato e di tanti amici. E’ un compito che mi riesce difficile capire per quale imperscrutabile motivo qualcuno ha voluto che tu ci lasciassi così presto. Tanti anni vissuti assieme orgogliosi di aver portato il nostro gruppo ad essere una bella realtà stimata ed apprezzata non solo nella nostra comunità ma anche nella nostra sezione. Quando un amico ci lascia riesce difficile esternare con le parole i sentimenti che sgorgano dal profondo del cuore. GRAZIE caro Raffaele, per quanto hai fatto per tutti noi,grazie per quell’amicizia che mi hai saputo dare,amicizia nata sotto l’insegna di quella penna nera che hai portato con tanto orgoglio. GRAZIE perché su di te ho sempre potuto contare,non posso dimenticare quanto mi sei stato vicino in questi anni. Con semplicità ed altrettanta umiltà hai saputo dare concreta testimonianza Il ricordo della Commissione Cultura Troppo in fretta, troppo presto. Troppo in fretta, troppo presto hai allungato il passo. Ti sei allontanato da noi, con il tuo fardello di sofferenza sulle spalle. In silenzio, con il tuo amabile sorriso gioviale, in punta di piedi sei andato avanti … Così come hai sempre vissuto, discretamente senza apparire, te ne sei andato. Non abbiamo avuto il tempo di renderci conto del tuo distacco, ci hai lasciato attoniti e sconcertati. Avevamo ancora bisogno della tua amicizia e della tua fattibile opera di alpino, ti aspettavamo. “Salutatemi tutti quelli che mi conoscono! Non vi site dimenticati di me?” Cosi dicevi quando venivamo a trovarti. Hai lasciato un segno indelebile come uomo e come alpino. Il nostro museo, le mostre che hai seguito e curato nel nostro 90°, parlano ancora di te, come il nostro libro del 90°, dove ti si vede ritratto, attorno al tavolo, con gli amici della commissione cultura della nostra Sezione. Non ti abbiamo dimenticato, sarai sempre con noi, nelle nostre riunioni, tutti uniti attorno al tavolo nella nostra biblioteca. Ciao Raffaele Daniele Barbieri La redazione di “Ocio a la pena” ricorda commossa Raffaele, la sua simpatia, il suo fare impetuoso, pronto, mai invadente; lo ricorderemo sempre quando entrava sornione nel nostro ufficio e ci pizzicava la pelle del collo, con un “ciao giornalai!!”, e quando ci accompagnava durante le visite per la rubrica “Visti da vicino”, insieme a Massimo Cortesi ed a Giancarlo Buizza. Quando anche noi saremo nel Paradiso di Cantore, sarai sicuramente una delle prime persone che vorremo salutare e riabbracciare. Ciao Raffaele. Giuseppe Lamberti Domenico Castelnovo Franco Richiedei 27 In ricordo di chi ci ha lasciato Giacomo Pedrali Le penne nere di Palazzolo sull’Oglio si sono strette idealmente attorno alla bara di Giacomo Pedrali, Artigliere Alpino, classe 1921, reduce di Russia nella cerimonia dei suoi funerali che si sono svolti nella chiesa parrocchiale di Palazzolo il 30 aprile u.s. A porgere l’ultimo saluto ad una delle più note figure dei reduci alpini palazzolesi, c’erano oltre 20 gagliardetti di molti gruppi alpini bresciani e bergamaschi. I suoi racconti delle vicende belliche che l’hanno visto protagonista prima alla frontiera con la Francia, poi in Russia e infine in prigionia in Germania, hanno dell’incredibile: sono citati da scrittori celebri come Panazza e Bedeschi, ed erano talmente ricchi di particolari che sono stati oggetto di pubblicazione sia in un bel libro del Gruppo ANA di Rivoli dove sono ricordati gli Alpini della Tridentina in partenza da Venaria Reale (To) per la Russia: “Il 5° Alpini è ancora tra noi” che nel recente libro di Luciano Demasi “Alpini di Palazzolo”; unitamente ad alcuni altri, il racconto dell’Artigliere Giacomo Pedrali assume un particolarmente rilievo. I momenti di cui si sentiva più fiero sono stati il soccorso del suo tenente Carlo Tossi che gli ha consentito di tornare a “baita” vivo, e il suo salvataggio avvenuto a opera di Gianni Piantoni e poi il ricordo di tutti i suoi compagni morti, la prigionia in Germania,l’incontro casuale con la madonna di Mariazell, cui riconosceva la grazia del suo ritorno e, finalmente, l’arrivo a Palazzolo. Anche negli ultimi anni, quando rievocava le sue vicende di guerra, non riusciva a trattenere le lacrime e trasmetteva anche a chi lo ascoltava una intensa commozione. E’ stato membro attivo del Gruppo di Palazzolo fin dagli anni del dopoguerra e ha vissuto in prima persona le vicende legate alla realizzazione del monumento all’Alpino, inaugurato nel marzo 1955 alla presenza di don Carlo Gnocchi e non è più mancato, almeno fino a quando la salute glielo ha permesso, alle ricorrenze di Nikolajewka che si sono annualmente celebrate a Brescia. Gli alpini palazzolesi, riconoscenti per la sua testimonianza di alpino e di cittadino esemplare lo ricordano con affetto e si sentano particolarmente vicini alla famiglia del defunto. Ferruccio Tosoni Ferruccio “non si è fatto mancare nulla”: nel giugno del 1940 fu inviato a combattere sul Monte Bianco e in Val d’Isere contro la Francia; tra l’ottobre del 1940 e l’aprile del 1941, fu la volta della guerra contro la Grecia, poi nel 1942, la partenza improvvisa per la campagna di Russia ed infine persino l’orrore del campo di concentramento. Dicevamo sopra delle 5 medaglie: di un paio abbiamo trovato la motivazione sui bollettini del periodo. La prima: <<Comandante di Plotone in critica situazione, con pochi superstiti, coraggiosamente e tenacemente affrontava e conteneva alcuni contr’assalti nemici, esponendosi dove maggiore era il pericolo per animare i suoi alpini e per meglio dirigere l’azione delle armi>>-Monte Kog Kimit (Albania), 21 novembre 1940. E la Seconda: <<Sebbene ammalato, restava al suo posto e guidava il proprio reparto all’assalto di una munita posizione nemica concorrendo con la propria azione alla brillante risoluzione del combattimento>>-Monte Pupatit (Albania), 22 dicembre 1940. Questi sono i nostri Reduci, questo è il nostro Reduce, cui noi alpini siamo particolarmente grati. Ciao Ferruccio, a nome di tutta la tua famiglia alpina ma anche a nome dei tuoi dieci amici Reduci dell’Associazione Combattenti e Reduci di Marone. Caro Ferruccio, in occasione del tuo ultimo compleanno, il tuo 94° compleanno, lo scorso ottobre, ci eravamo promessi di portarti a Marone il prossimo 19 giugno per l’inaugurazione del nostro Monumento dedicato soprattutto a VOI Reduci che tanto avete dato per la nostra Patria. … purtroppo non ce l’hai fatta ma siamo sicuri che tu, con tutti i nostri Alpini “andati avanti”, sarai/sarete idealmente in mezzo a noi in quella particolare occasione. Nel tuo caso poi, a maggior ragione, l’occasione sarebbe stata speciale perché quel Gruppo Alpini che al termine del secondo conflitto mondiale hai tenacemente contribuito a ricostituire e nel cui Consiglio, con ruoli diversi, hai militato per quasi 50 anni, festeggerà gli 80anni di vita! Ferruccio Tosoni, classe 1916, Sergente Maggiore della 54° Compagnia Fucilieri del Battaglione Vestone, 6° alpini (lo stesso dello scrittore Mario Rigoni Stern), reduce della terribile battaglia di Nikolajewka, cinque medaglie, tre al merito e due al valore, per gli atti di eroismo compiuti durante il secondo conflitto mondiale. … questo scrive il suo foglio matricolare! Secondo conflitto mondiale in cui 28 In ricordo di chi ci ha lasciato Giuseppe Nulli ragazzi della colonia di Irma, mentre Beppe era al “controllo” del Monte Ario, dove passavano le squadre della gara di marcia intitolata ai Caduti Alpini. Ma era lassu’ anche quando si tratto’ di progettare, di costruire e di inaugurare il bivacco intitolato ad un altro grande amico della Sezione: Ceco Baroni. Cosi’ lassu’ era con Giuliano d’Ercole, insieme con i ragazzi della Cooperativa Nikolajewka. In montagna amava essere un solitario. Era, comunque, un Alpino vero. Corretto, non parlava mai a sproposito e, se manifestava il suo dissenso, lo faceva con decisione, certo, ma con estrema prudenza. E’ stato un prezioso collaboratore della Sezione ed, ora, ha raggiunto tanti amici che lo hanno accolto, tesi ad intraprendere una nuova avventura per una “penna” sempre viva. Per noi del Consiglio, per i suoi amici, era Beppe. Per gli alpini, per gli addetti allo sport, era Beppe Nulli. Per Carlino (Arnaboldi), per Franco (Pezzi), per l’ing. Mario (Rizzi), era la persona di fiducia per eccellenza. A lui ci si poteva rivolgere per chiedergli qualsiasi servizio, il piu’ semplice, il piu’ impegnativo, quello che richiedeva maggior sacrificio. Sembrava scontroso, ma era di animo buono, sempre disponibile. La luce che brillava nel suo sguardo azzurro, lo aveva abbandonato solo quando perse il figlio Alessandro e la moglie Enrica. Gli si era attenuato negli ultimi tempi. Quando lo andavamo a trovare a Iseo, avvertivamo che il suo pensiero era lassu’: con i A. Rossi Narciso Elesponti Narciso Elesponti, nato il 17 settembre del 1922, Lonatese D.O.C. di cui il gruppo Alpini di Lonato del Garda, è stato Onorato di avere come Socio, ma soprattutto come Amico. Difficile per lui cancellare i ricordi che l’hanno segnato durante il periodo della guerra, forti e radicati a tal punto, che raramente si vedeva con indosso il suo cappello, perché in lui faceva riaffiorare il dolore e la sofferenza della sua gioventù, ma comunque orgoglioso di essere un Alpino. Il coraggio, la forza, e la grinta, sono qualità che gli sono servite per affrontare ogni giorno, il periodo della guerra. Onorato per esser stato nei ranghi della divisione alpina tridentina durante la campagna di Russia ( luglio 1942 – marzo 1943 ). Passato dalla Russia alla Germania che gli costò l’internamento in un campo di concentramento per due lunghissimi anni ai lavori forzati, riconosciuto per questo con una croce al merito di guerra. All’età di 88 anni, il 12 novembre del 2010 “ è andato avanti “, raggiungendo così i suoi fedeli compagni Alpini che lo aspettavano da qualche tempo. Forte è la mancanza che sentiamo, ricompensata solo dai bei ricordi che rivivono in noi quando ti pensiamo. Viva gli Alpini ! 29 Il pellegrinaggio in Russia del nostro Presidente Devo ammettere che quando mia moglie ed i miei figli mi hanno messo davanti al fatto compiuto, ho provato un momento di smarrimento, dando loro degli incoscienti, anche se è ovvio la cosa mi ha commosso. destino dei resti della Julia, della Cuneense, della Vicenza, accerchiati , fatti prigionieri ed avviati nell’interno con le tragiche marce del davaj o sulle mortali tradotte. Ad Arnautowo mi si presentano alla memoria Ferruccio Panazza gravemente ferito, Luigi Grossi che nel suo “Avanti il Valchiese” ha descritto dettagliatamente quell’interminabile notte di feroci combattimenti. Poi la strada che sale e raggiunge un vasto pianoro: è qui che la mattina del 26 gennaio l’interminabile colonna si è ammassata, facile bersaglio per i due caccia che l’hanno mitragliata più volte, in attesa della fine dei combattimenti; poi all’improvviso il piano si interrompe ed inizia la discesa: è un tuffo al cuore, eccola è lei, è Nikolajewka, la chiesa, il terrapieno, la ferrovia, finalmente vedo quei luoghi letti centinaia di volte sui libri, divorati spesso di notte! Ma improvvisamente deviamo sulla sinistra per raggiungere il nuovo impianto di produzione di mangimi costruito da una società a capitale tedesco-olandese, che dà lavoro ad un centinaio di abitanti di Livenka; perché è ormai arcinoto essere l’esatto nome di questo borgo di circa 5000 anime, disseminate nelle varie frazioni tra cui appunto Nikolajewka . Qui abbiamo il primo saggio della straordinario senso di ospitalità della gente russa; dopo aver visitato l’impianto il direttore ci porta sul tetto per avere una panoramica a 360° gradi della cittadina e dei suoi dintorni: la discesa è la davanti, mi sembra interminabile, immagino lo sforzo di chi l’ha percorsa sotto il tiro dei cannoni e delle mitragliatrici. Scendiamo per raggiungere la sala pranzo dove il direttore ci offre l’opportunità di gustare alcuni piatti tipici della zona e dove avviene il primo scambio di omaggi. Prima di entrare in Livenka i miei ospiti, a cui nel frattempo si sono aggiunti alcuni notabili del paese, mi Un viaggio in Russia, in particolare nella zona di operazioni del Corpo d’Armata Alpino, era fino ad allora rimasto il classico sogno nel cassetto: ora per festeggiare il giro di boa dei 50 anni, grazie all’intraprendenza di mia moglie e alla complicità dei figli e di alcuni amici mi veniva offerta l’opportunità di realizzarlo. Tralasciando i particolari dei preparativi, abbastanza pesanti dal punto di vista burocratico, man mano che passavano i giorni cresceva in me l’attesa per questa esperienza piena di aspettative. Aspettative che al termine del viaggio posso dire con tranquillità che non sono andate deluse. E’ stata davvero un’esperienza entusiasmante, indimenticabile, a tratti commovente: dove i sentimenti provati sono andati dalla meraviglia di fronte alle caratteristiche di quell’immenso paese, alla forte emozione nel vedere i luoghi tante volte letti sui libri, al fatto di aver ritrovato una persona straordinaria come Vladimir Medvekov, che nonostante la lontananza è rimasto un amico con la A maiuscola. Mosca è davvero una metropoli straordinaria, dai forti contrasti, dall’immensità che stravolge il nostro senso di misura. Ricca di monumenti, musei, chiese, scorci che meriterebbero ben più dei 3 / 4 giorni che sono riuscito a dedicarle. Ma il cuore mi chiamava sul Don e già il mattino che sono sceso dal treno a Valuikj è iniziata la lunga serie dei groppi in gola di quei giorni: qui si era consumato il 30 sulle orme dell’ARMIR dal Don a Nikolajewka La visita alla balka dei morti è un altro momento profondamente toccante: lo sentono anche gli amici russi che insieme a me rendono onore al cippo posto pochi anni or sono sul luogo, deponendo un mazzo di rose. La giornata termina a Biruch, il capoluogo della provincia, dove si ripetono le cerimonie di benvenuto e di visita ai luoghi significativi della cittadina. La mattina successiva partenza di buon mattino per Rossosch, ma visto che il nostro tragitto correrà parallelo e ovviamente in senso a quello della ritirata a una ventina di Km a nord, io chiedo di fare una deviazione per tornare ad Arnautowo: il nostro autista (come tanti visti in quei giorni armato di una smagliante dentiera d’oro),dapprima è titubante, visto l’inevitabile ritardo nella tabella di marcia, poi acconsente e anzi tramite le traduzioni di Vladimir, racconta i fatti successi in quei luoghi settant’anni or sono ovviamente a sua volta appresi dai vecchi: insiste parecchio sul diverso comportamento degli italiani rispetto agli alleati tedeschi ed ungheresi (anzi afferma che questi ultimi a volte siano stati più crudeli dei primi): a testimonianza di ciò ci porta a vedere i ruderi di una chiesa in legno dove afferma essere stata rinchiusa la popolazione di Arnautowo (ovviamente composta da donne vecchi e bambini) e che i tedeschi hanno tentato di incendiare, fortunatamente senza riuscirvi. portano a vedere il famoso sottopassaggio, il cui aspetto è però cambiato rispetto alle descrizioni dei reduci. Alle mie osservazioni in merito, dove qualcuno dei nostri metteva in dubbio essere quello l’originale, un testimone oculare, a quel tempo bambino, mi smentisce e mi assicura essere quello l’originale. Infatti addentrandoci in mezzo al fango, vediamo comparire il volto a sesto acuto di mattoni, a cui è stato “appoggiato” il manufatto in cemento al tempo dell’ampliamento della linea ferroviaria. Allora è proprio qui che si sono ammucchiati i morti falciati dal tiro incrociato delle mitragliatrici durante gli assalti del mattino, ed è da qui che è transitata buona parte della colonna al momento dell’entrata nel tardo pomeriggio. Nell’avviarci al municipio, rendiamo onore al monumento che ricorda l’impressionante numero di cittadini di Livenka Caduti sui vari fronti e ad una croce che mi dicono essere stata posta sul luogo dove esisteva la famosa chiesa in cui sono stati raccolti i nostri feriti, andata poi distrutta. Terminata la cerimonia di benvenuto in un municipio dall’aria dimessa, visitiamo il piccolo museo locale, dove troviamo con non poca sorpresa una copia dell’edizione del giornale di Brescia del 1993 che parla del 50° di Nikolajewka e il relativo manifesto in cirillico opera dell’indimenticato Giuliano Prati. 31 accompagnatore fare un dettagliato inquadramento topografico: di fronte a noi “quota Cividale” le anse del fiume, la zona dove si schierò la Julia, Selenj Yar, l’ansa di Verchi Mamon con la zona dello sfondamento di metà dicembre. A nord è ben visibile l’alta sponda destra del fiume dove erano schierate la Cuneense e la Tridentina, lassù tra quelle macchie biancastre di gesso, i nostri del Vestone e del Valchiese costruirono comodi e sicuri rifugi che abbandonarono invitti solo il 17 gennaio. Il sindaco ci guida poi su una collina dove tra i ciuffi d’erba si vedono ancora i camminamenti e le postazioni della Cosseria, che qui vennero travolti dall’uragano di ferro e fuoco che si scatenò a metà dicembre ’42. Il tempo intanto scorre veloce e visto che il treno per Mosca non aspetta non riesco a toccare l’acqua del Don pur essendo arrivato a pochi metri di distanza; poco male, è un ulteriore motivo per poter tornare presto in pellegrinaggio in questi luoghi che hanno segnato per sempre la storia degli alpini. Nel correre a Rossosch, abbiamo il tempo di vedere e fotografare in corsa alcuni esemplari di isbe ancora Uno sguardo al villaggio dal singolare sviluppo molto allungato e al passo dove salì la colonna la mattina del 26 gennaio e poi via verso Rossosch dove veniamo accolti con la ormai consueta fastosità dalle autorità locali, anzi qui troviamo addirittura una troupe televisiva con tanto di giornalisti e fotografi, mettendoci in imbarazzo, ma il calore dei russi ci fa superare anche questo ostacolo inaspettato. Un gradito incontro è stato quello con il Prof. Morozov, che mi ha fatto da guida per tutta la giornata; infatti inizia subito con il farci vedere il centro, della cittadina, dove lui, giovane quattordicenne ebbe modo di conoscere a fondo questi strani occupanti, che non facevano fatica a correlarsi con i locali, e che più volte gli consentirono di sfamarsi. Ci mostra alcuni edifici che sono rimasti stranamente uguali ad allora: l’ospedale militare italiano e quello tedesco, la sede del mitico “M. Cervino” la mensa sottufficiali, la sede dell’uff. postale. Poi l’omaggio ai Caduti: Nostri al cippo sorto su alcune fosse comuni poco fuori la città e Loro ad un imponente monumento ancora ricoperto dei fiori deposti nell’ambito della cerimonia per commemorare il 70° dell’inizio della guerra patriottica, tenutosi il giorno prima. La mattinata si completa visitando l’Asilo costruito dagli alpini sui ruderi del Comando del Corpo d’armata alpino: Ho trovato una realtà di prim’ordine, una magnifica costruzione gestita impeccabilmente da personale motivato ed entusiasta del proprio lavoro; una struttura che vive, che sa esprimere gioia, serenità e ha certamente influenza nella formazione dei piccoli ospiti, la prova di tutto questo è che i genitori fanno a gara per poterveli iscrivere. Lo spettacolo è completato dal museo curato dal Prof. Morozov e che trova spazio nel piano seminterrato dell’Asilo. Tre locali dove il nostro amico ha raccolto materiale che parla della storia della sua città. Dopo il pranzo offerto con la consueta signorilità dal Sindaco, Morozov ci accompagna nella zona dei combattimenti sul Don e qui è un altro susseguirsi di emozioni. Raggiungiamo il villaggio di Nowo Kalitwa per salire insieme al Sindaco locale, a “quota Pisello” dove sorge in’altro imponente monumento ai Caduti Russi e dove compiamo il consueto rito di omaggio. Da qui si gode di una straordinaria veduta a 360° gradi sul territorio circostante, ed è facile per il nostro con il tetto di paglia, cosa ormai rara, e di farci indicare da Morozov la strada di campagna imboccata dal 2° della Cuneense all’inizio della ritirata per evitare Rossosch ormai occupata dai russi. Il tempo di salutare gli amici e di dare loro appuntamento a Brescia per il 70° di Nikolajewka e via sul treno che ci riporta a Mosca per altre 3 giornate di incomparabili bellezze da visitare. Non sono mai stato in Africa, perciò non so cosa sia il famoso male che prende chi la visita, ma deve essere successo qualcosa di simile anche in Russia, perché in effetti sotto entrambi gli aspetti, quello turistico e quello storico-alpino è un’esperienza che spero di ripetere presto. Davide Forlani 32 Ricordi dell’alpino Reduce Egidio Arrighi (classe 1919) ex capogruppo alpini villaggio Prealpino basta parlare di guerra!!! Divisione Cuneense, Divisione Tridentina, Divisione Julia, artiglieria di corpo d’armata, reparti d’armata, aviazione, marina militare. Tra questi pure i vari battaglioni e reggimenti alpini (facevo parte del 6° reggimento alpini). Partimmo nell’estate del 1941 tramite la ferrovia fino ad una stazione posta più ad est nell’Ungheria (come si dice un bel viaggetto...non di piacere).Da qui’ solo la Divisione Pasubio prosegui’ tramite camion. Gli altri in marcia a piedi,coi muli o a cavallo...alcuni con motociclette militari come i fanti e bersaglieri. Una distanza di circa 300-500 km raggiunta nell’agosto dello stesso anno poi un girovagare nella steppa dove il generale Cavallero al comando della divisione Pasubio, Divisione Celere e Raggrupp. c.c.n.n. 3 gennaio apriranno la strada ad un successo temporaneo(una vittoria di Pirro) sui russi, i quali molti vennero catturati e spediti in Germania nei lager(c’erano pure tedeschi con noi, ma molto più a nord rispetto alle nostre linee militari). Ma allo stesso i Russi mentre si ritiravano tendevano tranelli alle armate degli invasori. Ci furono aspre battaglie nella steppa fino ad arrivare al dicembre 1942. Gia’ la resistenza dei russi si era vista con la battaglia di Stalingrado...(al Volga non si arriva, resiste stalingrado). Comunque sia l’esercito italiano non aveva in mente cosa avrebbero scatenato i russi dall’inverno del 1942 (soprattutto il generale Gariboldi) inizialmente contro le divisioni Ravenna e Cosseria tra l’altro le nostre linee militari erano poco consistenti. Appunto i generali sovietici lanciarono un controffensiva che si sarebbe rivelata come un rullo compressore (scusate ma non trovo altro modo per descrivere), pronto a scatenare un inferno nella steppa a cui nessuno avrebbe potuto resistere(eppure sono qui a raccontarvelo)! 2 armate composte da 10 divisioni,125 battaglioni, appoggiati da 2500 pezzi d’artiglieria leggera e pesante (di cui cannoni, lanciarazzi, controcarro, lanciarazzi parabellum, katiusce,700 carri armati).a tutto ciò si aggiunsero 3 divisioni di fanteria per ciascuna divisione che componeva i 2 corpi d’armata. Per fare un esempio i lanciarazzi parabellum sparavano 100 colpi al minuto. Altri ancora come le katiusce quando colpivano i muli od il terreno a secondo dei casi provocavano crateri nel terreno, e c’erano pezzi di carne di animale sparsi dappertutto oltre che erano visibili come bengala nella notte! I russi inoltre disponevano di divise mimetiche chiuse ed imbottite che trattenevano il calore del corpo senza disperderlo, cosi come gli stivali di feltro...in un inverno glaciale(- 35°-40° sotto zero). Le truppe italiane disponevano del famoso moschetto 91 capace di sparare 7-8 colpi al minuto; scarponcini chiodati che disperdevano il calore; cappotti e mantelline di “lana autartica”che non proteggevano a sufficienza dal freddo polare; senza automezzi(benzina finita o bloccati dal gelo o fango nella steppa); senza munizioni;solo con muli o cavalli;con l’insonnia cronica;affamati; infreddoliti; gelati(in molti dei casi),a scappare in ritirata dalla steppa russa in direzione Ucraina-Ungheria per evitare l’accerchiamento dei sovietici! Sbattuti sul treno di ritorno in Italia (un viaggio di 3000-5000 km) in pochi sopravvissuti,coi feriti e congelati,come dopo la battaglia di Nikolajevka Sono nato esattamente 1 anno dopo la fine della prima guerra mondiale. Dopo la Marcia su Roma del’22,nel 1924 l’Italia si trovò a precipitare nel pieno della dittatura fascista per più di 20 anni! Fino alla data del 25 aprile 1945 quando l’Italia venne liberata dal nazifascismo. A ciò va aggiunto la partecipazione del duce alla seconda guerra mondiale...ed è il racconto che mi riguarda di più, perchè quando l’Italia entrò in guerra nel giugno del 1940 a fianco degli eserciti dell’asse berlino-tokio, mi trovai mio malgrado coinvolto. Avevo da poco compiuto 20 anni (21 anni nell’agosto 1940): purtroppo giunse in ritardo la cartolina di chiamata alle armi e quando mi presentai il maresciallo della caserma mi diede una lavata di capo dicendo che rischiavo non solo il carcere per diserzione,ma con il codice militare di guerra anche la fucilazione. Non so come feci ad essere così convincente mostrando il timbro postale della cartolina di chiamata alle armi in ritardo per colpa delle poste italiane del tempo. Partii per la Francia poi fui spedito in Albania-Grecia nel 1941. Ero arruolato col reggimento alpini, e avevo fatto un corso di radiotelegrafista. Oltre allo zaino personale, ne avevo uno supplementare dal peso di 30 kg con le batterie e dovevo tenere i contatti con il resto delle truppe italiane col radio telegrafo militare. In Albania non mostravo alcun tipo di atteggiamento razzista verso la popolazione locale (anche se l’Italia faceva parte degli eserciti invasori) eppure già allora gli uomini di quella popolazione erano molto scansafatiche: le donne facevano tutto; dal lavoro nei campi, all’allevare i figli ed educarli! Gli uomini erano piuttosto perditempo in un paese prettamente agricolo. Al ritorno in Italia trovai una situazione molto grave non solo a livello civile (l’autarchia del governo e la guerra pesavano fortemente sulla popolazione; poco cibo e non per tutti!!). Mussolini spinto dalle manie di grandezza di voler stare al pari del suo compare Adolf Hitler in Germania, accettò l’idea di guardare ad est dell’Europa (cosa c’era di ancora libero da conquistare visto che buona parte era in mano ai nazisti?). Così partii di nuovo,con la paura dei miei di non ritornare vivo a casa! Mussolini stava preparando l’esercito da mandare ad invadere l’URSS, insieme ai tedeschi già militarmente pronti. L’entusiasmo propagandato dai fascisti in Italia, si sarebbe poi rivelato un ecatombe sul fronte russo, nonché i miei amici commilitoni, rimpatriati in Italia più tardi con sintomi e segni di congelamento e perdita di arti, organi ecc. Ma di questo ne parlerò più avanti. Quel che è certo che riuscii’ tra i pochi a portare a casa la pelle fino al giorno del 8 settembre 1943. Altri persero la vita sul fronte russo...eravamo partiti in molti... tornammo in pochi! appunto nel 1941 la decisione di partecipare all’invasione dell’Unione Sovietica divenne operativa. Il governo fascista allestì l’esercito chiamato c.s.i.r.-a.r.m.i.r. formato da: Divisione Pasubio, Divisione Torino, Divisione Celere, Raggruppamento c.c.n.n. 3 gennaio, Raggruppamento Cavalleria (inclusi i muli), raggruppamento c.c.n.n. 23 marzo,Divisione Sforzesca, Divisione Ravenna, Divisione Vicenza, Divisione Cosseria, 33 me ed altri commilitoni prigionieri ad aderire e combattere coi repubblichini fascisti di Salo’! Rifiutai naturalmente (come molti altri) nonostante le minacce contro me e la mia famiglia in Italia (non ero sposato ma avevo fratelli e sorelle. Oltre ai genitori) avevo alle spalle le campagne di guerra in Francia, Albania, Grecia, Russia e ne avevo avuto abbastanza dei fascisti! il premio fù esemplare al rifiuto: 4 giorni al digiuno chiusi in una baracca....come antipasto! il resto fù un trattamento inumano compiuto dalle ss con: soprusi, percosse, perquisizioni persecutorie, ogni giorno! A ciò s’aggiunsero punizioni per presunte mancanze: insubordinazione, piccoli furti,e l’ordine di star zitti per non venire percossi coi manici dei mitra e fucili. dopo 3 mesi dell’arrivo in terra austriaca fui inviato con altri al lavoro coatto presso la fabbrica warta batterie, nella zona Wiener Neustadt cioè zona orientale dell’Austria. Lavoravamo 8 ore al giorno fresando a macchina elementi di piombo che andavano poi nelle batterie,utilizzando solo una mascherina. Niente salario, scortati da guardie severissime delle s.s.! Per il resto nel lager dopo la giornata lavorativa,le condizioni di vita erano miserabili: vitto pessimo e scarso e poca acqua da bere. Per combattere cimici e pidocchi in mancanza di sapone si facevano bollire le divise (una in 2 anni), rapati a zero e praticata una doccia! condotti in baracche maleodoranti non riscaldate,100 persone ciascuna stipati in tavole di legno per dormire,a castello, con pagliericci infestati da parassiti ed una coperta a testa. Il 1944 era da poco iniziato e tra marzoaprile fummo trasferiti, io ed un altro, presso la fabrich kaps radiotelefoni (ero stato radio telegrafista in passato): 8 ore alle frese per produrre condensatori variabili)! la paga pochi “marchi da campo” per acquistare lamette da barba e non per cibo o altro. in pochi mesi persi 20 kg per fame,paura, brutalita’, umiliazioni, maltrattamenti, violenze fisiche e psicologiche,annullamento della dignita’, continue minacce di morte (Buchenwald era ad un tiro di schiocco di dita da parte delle s.s.in un campo di sterminio). L’infermeria del campo era quasi del tutto sprovvista di medicinali per cui la mortalità era molto alta, anche per il freddo e pochi ricoverati ne usciranno vivi. I servizi igienici ,1 per 50 persone,consistevano in una buca fuori la baracca con 2 assi sopra da usare di giorno soltanto perche’ di notte le ss sguinzagliavano i cani! per calzature,consumati gli scarponi,ci lasciarono gli zoccoli di legno olandesi senza calze;la corrispondenza coi familiari si esauriva ad 1 lettera al mese controllata circa il contenuto dello scritto sulle condizioni di vita nel lager, spesso censurata, sequestrata e distrutta! La domenica anziche’ riposare fummo spediti a tagliare con segacci a mano fusti di alberi di un metro circa di circonferenza per formare un metro cubo di legname. Paga zero! Nel novembre 1944 con altri compagni fummo portati sul confine austroungherese a lavorare per 10-12 ore con piccone e badile per riattare i binari ferroviari bombardati. Lavoro pesante non retribuito, neppure con altra razione di cibo,sempre piu’ scarso e scadente nonostante le nostre condizioni di vita miserabili. Nel febbraio 1945 causa massicci bombardamenti degli alleati(anglo-americani)contro gli stati sotto il dominio dell’asse, sul Don...dove molti ricordano il sacrificio degli alpini italiani, anche da parte russa. Tornai in Italia tra mille peripezie...dio sa solo cosa mi sarebbe toccato dopo. Gli italiani anziche’ aiutarci quando arrivammo in stazione (non a Brescia) a causa delle divise militari logore,qualcuno con gli stracci al posto degli scarponcini chiodati o addirittura scatoloni di cartone; ci urlarono “straccioni!!!” fummo mandati nei vari ospedali militari sparsi nella penisola a fare la quarantena, a guarire da malattie varie date da malnutrizione, pidocchi, piattole, pulci,ecc,! La situazione in Italia però stava volgendo verso un finale politico allucinante(per noi e per la popolazione):dopo il 25 luglio 1943 Mussolini fu’ destituito, arrestato poi dal re e mandato sul gran sasso. Il paese era allo sbando completo. Cosi’ come i superstiti dell’esercito dato in mano al generale Badoglio che dopo 1 mese e mezzo esattamente l’8 luglio 1943 firmo’ l’armistizio...un’arma a doppio taglio. Cesso’ una guerra ne cominicio’ un’altra.!!! La popolazione era sfiduciata da 3 anni di guerre:la sparata del duce di “2 milioni di baionette” piu’ nessuno ci credeva:tradito pure dai suoi compari gerarchi e ministri(tra cui il cognato Galeazzo Ciano, processato piu’ tardi a Verona dal tribunale militare della r.s.i. e fucilato con gli altri gerarchi). Appunto con l’armistizio i tedeschi ci considerarono italiani”traditori badogliani”(farflucx).dopo essere stato all’ospedale militare fui’ spedito alla scuola di addestramento reclute per radio telegrafisti del 4° genio a Bolzano... La popolazione del posto,vicina all’Austria ed a i tedeschi si comportò come “carogne e vili “indicando ai nazisti locali presenti,militari italiani all’interno della caserma!a poche ore dalla firma dell’armistizio la caserma fu’ circondata e tutti i presenti all’interno vennero catturati tra cui io! Fui sbattuto dai tedeschi,con altri commilitoni su carri merci piombati(54 persone per carro, senza cibo, acqua,senza servizi igienici come bestie da condurre al macello)per un viaggio di 2 giorni in territorio austriaco sotto la giurisdizione germanica di Berlino (l’Austria dal 1939 era annessa al territorio tedesco), e fummo trasferiti allo stalag17a (era un campo di concentramento indicato col numero 17a, secondo la cartina mappale austriaca dell’epoca) non distante dalla capitale Vienna (ricordo bene che si trattasse di questa città e nel campo c’erano presenti anche prigionieri russi e francesi ). Lo stalag 17a era un campo di concentramento cinto da reticolati 2 metri di altezza con filo spinato (e credo anche corrente elettrica ad alta tensione), con torrette ogni 40 metri,guardie naziste pronte a sparare ad ogni minimo avvicinamento. Ogni 3 -4- ore c’era l’appello nominale da parte dei sottufficiali tedeschi e delle guardie che non perdevano l’occasione di insultarci chiamandoci “traditori badogliani”(in tedesco naturalmente) e con molti altri titoli ingiuriosi. Con la prima perquisizione fummo spogliati di tutto:rapinati di oggetti personali e di corredo;lasciata solo la divisa militare senza ricambio. Piastrina di prigioniero di guerra 141193.per cibo brodaglia con miglio e pezzi di pane nero fatto con crusca e paglia macinata.2 mesi dopo fummo interrogati dalle SS (c’erano anche gli interpreti) e dagli italiani aderenti alla neonata repubblica sociale di Salò (i repubblichini che tramite i tedeschi avevano liberato il duce sul gran sasso d’Italia, fucilato i gerarchi traditori del fascismo ed istituito un governo italiano provvisorio a Salo’ in provincia di Brescia.):cercarono in tutti i modi di convincere 34 Appunti di vita militare di Alessandro Allievi, Reduce di Nikolajewka A pochi mesi dalla sua morte pubblichiamo uno scritto autografo di Alessandro Allievi, Reduce di Nikolajewka e socio del Gruppo di Adro. Si tratta di uno scritto a mano, con calligrafia resa incerta dagli anni che Allievi ha lasciato: lo riportiamo tal quale, quale testamento spirituale suo ma anche di tutti i Reduci di tutte le guerre affinchè il loro ricordo non venga mai a smarrirsi. facevamo i camminamenti e tutti eravamo sotto terra come le formiche. Tutte le notti si sentivano gli autoparlanti Russi che ci dicevano di arrendersi a loro e cosi durò fino a Natale 1942. Non arrivava più la posta e i viveri e munisioni, cosi fino al 10 Gennaio. Al mattino presto incominciarono i bombardamenti e poi sono venuti avanti. Ma nel arrivare alle rive del Don le nostre artiglierie spararono a fuoco interrotto sul giaccio del fiume e noi dalle nostre postazioni sparavamo e cosi lattacco è fallito e per 4 lunghi giorni abbiamo resistito. Poi dal comando, arrivò lordine di ritirarsi lasiando una scuadra a tenere il fronte e tutti gli altri partimmo per Podgonoie. Cosi incomincia la sacca del fronte russo che per 11 giorni durò. Bisognava combattere con le armi, con il freddo, la fame, noi del 6° eravamo i primi, dicevamo “morire di una fucilata è meglio che morire di fame” e cosi si camminava fino alla sera, chi si levava le scarpe per il freddo era perduto perche la morte lo bloccava. Per mangiare bisognava arrangiarsi, patate, galline, farina, e tutto quello che si trovava entrando nelle isbe. La notte si dormiva in piedi uno contro laltro. Quelli che riusivano a entrare nelle isbe, e quelli che restavano fuori accendevano il fuoco perche il freddo era 40 gradi sotto zero. Alle prime luci del mattino si partiva e tutti giorni si perdeva qualche amico, perche la notte i partigiani e uniti ai paracadutisti che la notte venivano lanciati dai aerei, tutti i giorni taliavano la colonna e restavano prigionieri. Non bisognava inpresionarci a vedere i morti dove passava la colonna, un 0 di quelli feriti, un po dei morti del freddo e di fame, ma bisognava andare avanti perche chi si fermava era perduto. Cosi fino a Nicolaiesca. Al mattino presto siamo andati giù fino alla ferrovia, ma di li non si poteva andare avanti e cosi per fino il pomeriggio. Intanto il generale Reverberi su un carro armato tedesco incomincio ad avanzare e chiamava tutti a seguirlo facendo diventare una colonna immensa di soldati muli slitte, tedeschi romeni ungheresi di tutti i corpi, e venendo avanti una cosi forte colonna i Russi si sono intimorito. Allora noi siamo andati avanti allattacco e li abbiamo messi alla fuga e cosi siamo riusiti a rompere il cerchio della sacca, e cosi fu la libertà dei pochi scampati. Ma non fu la fine perche per altri giorni non si combatteva più ma la fame cera ancora, fino al giorno che incontrammo i tedeschi che andavano a tenere il fronte e cosi ci siam fermati a mangiare e dormire per qualche giorno fino a quando abbiamo preso la tradotta che ci portavano in Italia. Arrivati a Tarvisio siamo andati a Quneo per la contumacia. Eravamo tutti sporchi pieni di pidocchi e li cian messo a nuovo coi vestiti e la fame e 40 giorni di pace fino alla licensa un mese. Alessandro Allievi Partii il 15 Marzo 1940 per Trevilio e fui destinato al 6° Alpini Val Chiese. Siamo andati a Desensano del Garda dove ci an vestiti e siamo partiti per Vipiteno per fare il giuramento e tattiche per la guerra per 40 giorni. Dopo siamo andati a Paesana a raggiungere il Battaglione e il 10 Giugno siamo partiti per il campo a Pian del Re. La sera stesa è stata dichiarata guerra alla Francia e stabiliti al Colle delle Traversette al fianco del Monte Viso. In 4 giorni la guerra con la Francia fu vinta e noi ci anno mandati a fare la strada sulle alture dell’Albicocca per andare in Francia e li siamo stati per tre mesi fino che il 10 Settembre venne la neve, lo partii per Alessandria per il corso infermiere, per un mese. In quel frattempo anno siolto il VaI Chiese e ci anno mandati al 6° Vestone. Ritornato dal corso fui mandato a Desensano. Ne fra tempo il Battaglione Vestone partì per l’Albania e io restai li col tenente medico per le visite dei richiamati per andare a completare i Battaglioni i Albania. Fu cosi che partimmo col treno fino a Foggia, che con lareo, ci portarono a Tirana, e la cerano pronti i cambius che ci portarono al fronte che dopo due notti di cammino arrivammo alle trincee sulle alture a fianco del Guri Topi. Abbiamo montato le tende scavando la neve e cosi eravamo riparati dal freddo e li siamo stati fino a Pasqua del 1941. Al mattino presto inisiammo lattacco e non ci siamo più fermati fino che siamo incontrati coi Tedeschi. Dopo qualche tempo, marciando sempre a piedi tutti i giorni siamo arrivati a Durasso, che poi con la nave cian portati a Bari in contumacia. Li tutti i giorni ci preparavano per la sfilata per la visita del Duce e Itler. Partimmo poi per Casteletto Ticino per poi venire a casa in licensa per un mese. Nel rientro i Battaglioni erano stabiliti ai pressi del Sestrire e al forte Siaberton. Li restammo un po, poi tutti i giorni si faceva la marcia e siamo arrivati a Torino e ci an stansiati nei capannoni della Itala e li siam stati fino alla partenza per la Russia, era il 26.07.1942. Siamo stati caricati sulla tradotta militare a gruppi di 40 ogni vagone e cominciò il calvario per tutti. Appena arrivati tutti i giorni a piedi si camminava verso il fronte e così il primo attacco ci mandarono a rinforsare la cavalleria che aveva ripiegato e li fu i primi morti. Appena ripreso le nostre linee ci anno mandati sul Don, cosi tutta la Tridentina si univa col corpo d’armata Alpino. Tutti i giorni nevicava e di notte 35 partigiani;io invece in austrIa fui costretto ad attendere l’arrivo dei russi,nell’agosto 1945 a Vienna che mi rimpatriarono. Alla fine di agosto compii 26 anni:e avevo alle spalle 5 anni di guerra, prigionia, lavoro coatto pur di non servire militarmente repubblichini e nazisti. e pensai di aver vissuto un secolo della mia vita e non 5-6 anni, subendo angherie di ogni tipo,la morte in faccia,perso molti compagni sul campo e non solo!. Tra le altre cose mentre ero prigioniero in Austria- Germania persi mio padre (lo seppi al ritorno in italia)e mi trovai solo con mia madre, fratelli e sorelle ,ma la cosa piu’ importante ero tornato a casa vivo...e nel 1946 mi sposai! Questi sono i miei ricordi tragici e curiosi al tempo stesso, per chi c’era e per chi non ha visto o provato quello che passai io! Spero che nessuno di voi non tocchi mai provare di persona cio’ che ho subito io! Egidio Arrighi fummo mobilitati a recuperare cadaveri tra le macerie. Eravamo come i monatti nel romanzo del Manzoni. colpito l’acquedotto che serviva la citta’, L’acqua inondo’ i rifugi anti-aerei sotterranei dove i civili si nascosero e fu’ una strage: ripescammo centinaia di corpi di annegati galleggianti(uomini, donne e bambini) e costretti a caricarli di peso in cima ad automezzi(camions), tutti ammassati. L’acqua si era riversata dappertutto,oltre che le bombe d’aereo che avevano distrutto edifici e rifugi sotterranei! le ore non si contavano, cosi’ come la paga. Le nostre divise erano lacerate,con un freddo insopportabile. E non potevamo lasciare il posto durante i bombardamenti perche’ rischiavamo di restare fucilati sul posto dalle ss. In italia mentre la liberazione venne a compiersi definitivamente il 25 aprile 1945,dopo quasi 2 anni di guerra sulle montagne ad opera dei Rinnovo dei Consigli di Gruppo S. Eufemia Capogruppo: Agostino Rossi Vice Capigruppo: Angelo Beduzzi ed Angelo Braga Segretario: Domenico Bonetti Tesoriere: Mario Meneghini Revisori dei Conti: E. Bettinali, R. Groppelli e B. Venturelli Responsabili Sede: Bruno Becchetti, Bruno Feltre e Giuseppe Pozzani Attività Sportive: Angelo Beduzzi Alfiere: Maurizio Erba Ponte Zanano Capogruppo: Nicolini Daniele Vicecapogruppo: Gemma Giovanni Segretario: Panelli Renato Tesoriere: Bonomelli Massimo 1°alfiere: Peli Pierluigi Alfieri riserva: Nicolini Daniele, Gemma Giovanni Consiglieri: Guerini Gianfranco, Guerini Fabio, Brunetti Giuseppe, Allocco Alfredo Resp.Sportivo: Gemma Giovanni, Guerini Fabio, Nicolini Daniele Resp rapporti Comune: Panelli Renato Resp. rapporti parrocchia: Peli Pierluigi Resp. rapporti sede sezionale: Nicolini Daniele S. Polo Capogruppo: Emilio Lombardi Vice Capigruppo: Giuseppe Bacca e Fabio Zani Protezione Civile: Attilio Bettoni Consulente Sport: Angiolino Bettenzoli Consiglieri: Franco Ballerini, Giulio Bandera, Adriano Berardi, Simone Bramè, Enrico Buraschi, Sergio Panada, Luigi Rocco e Federico Zani Alfiere: Attilio Pasinetti Calcinato Botticino Mattina Capogruppo: Umberto Camossi Vice Capogruppo: Luigi Lecchi Segretario: Arrigo Valentini Cassiere: Gianfranco Martinelli Revisore dei Conti: Luigi Bocchio Responsabile Sport: Claudio Papa Vice Responsabile Sport: Alessandro Agosti Responsabile Sito Internet: Maurizio Goffi Aiuto Responsabile Internet: Simone Bertini Consiglieri: Ottorino Abate, Erido Cima, Severo Cima e Gianfermo Duranti Alfieri: Riccardo Oldofredi e Pierino Marenda Capogruppo: Giovanni Casali Vice Capigruppo: Fernando Quecchia e Giuseppe Tregambe Segretario-Cassiere: Battista Benetti Responsabili Sport: Antonio Benetti, Andrea Quecchia, Paolo Apostoli e Stefano Moreschi Consiglieri: Pierino Castegnati, Francesco Sanca, Mauro Tonolini, Cristian Casali, Mario Porta, Fausto Castegnati, Marco Rossi, Eugenio Albini, Giuseppe Rivetta, Luca Squassina, Paolo Liberini ed Angelo Tolotti Alfieri: Silvio Squassina, Brunone Casali ed Emidio Lonati 36 Rinnovo dei Consigli di Gruppo Badia Capogruppo: Luciano Forleo Vice Capogruppo: Alfredo Montini Tesoriere: Sandro Ferrini Revisore dei Conti: Serafino Frassi Consiglieri: Alessandro Maestrello, Alessandro Grossi, Pietro Ferrari e Luciano Candito Alfiere: Clemente Ragni Torbole Casaglia Capogruppo: Osvaldo Bianchetti Vice Capigruppo: Emilio Poli e Roberto Bonetta Segretari: Roberto Raccagni e Giuseppe Mussio Cassieri: Franco Valzelli e Giuseppe Colossi Attività Sportive: Renzo Bruni ed Alessandro Tonoli Revisore dei Conti: Elio Sola Consiglieri: Giuseppe Bruni, Pietro Ponzoni, Enrico Civini Alfieri: Vittorio Lancini e Massimo Ghidini Dello Capogruppo: Marco Coffinardi Capogruppo Onorario: Giovanni Tinti Vice Capigruppo: Valerio Ferrari e Massimiliano Baruelli Segretario: Patrizio Rocca Revisore dei Conti: Alberto Magoni Responsabile Sede: Angelo Cristini Aiutanti Responsabile Sede: Bernardo Anni e Martino Facchi Responsabile Impianti Sede: Alberto Marchioni Responsabili Lavori di Volontariato: Giuseppe Renica e Roberto Tagliani Attività Culturale: Gabriele Galeazzi Organizzazione Cucina: Giuseppe Coffinardi Consiglieri: Alessandro Marchioni e Filippo Monfardini Alfieri: Alfredo Quattrini, Secondo Cavalli, Mirko Belotti e Raffaele Maio Quinzano d’Oglio Capogruppo: Giuliano Sanzeni Presidente Onorario: Guido Soregaroli Vice Capigruppo: Massimo Torri e Fausto Perdetti Segretario: Francesco Aresi Respons. sport: Giovanni Martorana e Giuseppe Sabaini Responsabili Sede: Gianbattista Quaranta, Pietro Merigo e Cesare Baronchelli Revisori dei Conti: Domenico Delpero e Marco Scalvenzi Consiglieri: Osvaldo Ferrari, Graziano Massini, Mauro Fustinoni, Faustino Pietta, Manrico Olivari, Gianfranco Saleri, Francesco Pedretti, Renato Fappani e Sergio Brocchi Alfieri: Roberto Alloisio e Francesco Boldrini Coccaglio Capogruppo: Luigi Paletti Vice Capogruppo: Luciano Massetti Segretario: Emanuele Cazzago Vice Segretario: Mauro Libretti Cassiere: Lorenzo Facchetti Consiglieri: Domenico Canossi, Battista Bonacquisti, Natale Cazzago e Maurizio Signorini Alfieri: Luigi Bosio e Mario Trainini Collio V.T. Capogruppo: Michele Cometti Vice Capogruppo: Gianbattista Ferraglio Segretario: Fabrizio Mensi Responsabile Sportivo: Ivan Mazzoldi Revisori dei Conti: Manolo Spranzi ed Andrea Ruzzenenti Consiglieri: Fabio Lazzari, Mauro Bruni, Doriano Lazzari, Emanuele Spranzi, Marco Lazzari, Roberto Ronchini, Meschino Carossini ed Enrico Lazzari Alfieri: Pietro Lazzari ed Agostino Zanardini Sarezzo Capogruppo: Vincenzo Belleri Capogruppo Onorario: Ottorino Zanardelli Vice Capigruppo: Luca Mondini ed Ilario Pedrini Segretario: Lorenzo Belleri Responsabile Segretaria: Federico Belleri Cassiere: Giovanni Pelizzari Responsabile Sport: Silvano Marinelli Aiuti Sport: Giorgio Bottarelli e Claudio Ottelli Responsabile Sede: Giorgio Pintossi Responsabili Tende: Vincenzo Belleri, Luca Mondini e Franco Ronchi Revisore dei Conti: Pierluigi Antonini Consigliere: Bruno Ferroni Alfieri: Aristide Salvinelli, Daniel Taboni e Gianluigi Rizzinelli Villaggio Sereno Capogruppo: Antonio Manenti Vicecapogruppo: Andrea Gervasi Segretario: Fabio Congiu Cassiere; Angelo Rivera Revisore dei conti: Severino Piovanelli e Fabio Congiu Addetti all’organizzazione: Carlo Piceni, Luciano Greci, Luigi Bertassi e Cesare Alberi Addetto alle manifestazioni esterne: Michele Nicolini Responsabile sportivo: Umberto Nicolini Alfiere: Angelo Beduschi 37 quattordici, veniamo sorpresi dal consueto acquazzone del pomeriggio, abituati, lo lasciamo sfogare, aspettiamo che torni il sereno, asciughiamo tavoli e sedie e ci rimettiamo al lavoro in attesa della serata finale. Anche questa sera la gente di Collebeato e dintorni partecipa numerosa, tanto da metterci in difficoltà nel soddisfare tutti. Alla fine ce la facciamo, dopo aver ascoltato le coinvolgenti canzoni di “Sonia” festeggiamo tutti dandoci appuntamento alla prossima... Numeri da record hanno caratterizzato queste tre giornate intense e impegnative, un ringraziamento particolare va quindi a quanti ( più di 40) a vario titolo hanno collaborato e contribuito al buon esito della manifestazione. Alla fine tutto questo ci permetterà di avere più “disponibilità” per il nostro “Progetto Solidarietà 2011" in via di definizione. Collebeato I 25 anni della festa alpina Correvano gli anni ottanta, quando con felice intuizione Giuliano Bonomi Capogruppo in quei anni, ideò la “Festa Alpina”. Prima nello spiazzo antistante il vecchio ENAL, poi nel cortile dell’ospedale fino all’ormai “storico” centro civico comunale, per ben 25 anni gli Alpini di Collebeato hanno proposto tre giornate improntate allo svago, con musica, buona cucina, sport e sopratutto S. VIGILIO DI CONCESIO dopo la annuale assemblea si è festeggiato l’85° di Fondazione Con la gradita partecipazione del nostro Parroco Alpino Don Domenico Castelli si è tenuta il 9 gennaio 2011 l’Assemblea annuale dei soci. Dopo che il responsabile di zona Walter Smussi ha portato il saluto del nostro Presidente e del Consiglio Sezionale è iniziata la trattazione degli argomenti posti all’ordine del giorno tra i quali la necessità di intervenire, in accordo con il Comune, per la sistemazione urgente della Chiesetta di San Velgio non appena la Sovrintendenza alle Belle Arti ci avrà concesso il necessario nulla osta al progetto presentato. Altro argomento importante trattato è stata l’organizzazione per la celebrazione dell’85° anniversario di fondazione del gruppo in occasione della quale è stato tanta solidarietà’. Quest’anno, le previsioni meteo non sono delle più rassicuranti, siamo preoccupati, ma tra uno scroscio e l’altro riusciamo a preparare tutto come da programma. Venerdì, dopo gli ultimi ritocchi, il colpo d’occhio non è male, fotografie, locandine, striscioni vari e sventolanti tricolori, abbelliscono l’ormai vecchio Centro Civico. Anche lo stand gastronomico, asso portante di tutta la manifestazione, è pronto, alle 18 in punto, tutti i partecipanti indossano la sgargiante maglietta del 25° e si preparano per la prima serata. con il gradito spettacolo dei “Gnari de Cobiàt”, che capitanati dal nostro Roberto Frassine, coinvolgono il numeroso pubblico presente. Sabato, nel tardo pomeriggio, dopo un violento acquazzone, una delegazione di Alpini con il Gagliardetto del Gruppo partecipa al locale Santuario della Madonna della Calvarola alla Santa Messa celebrata in ricordo di tutti gli Alpini andati avanti e terminata con un improvvisato ma suggestivo “Signore delle cime”. La sera, dopo aver assistito alla spettacolare esibizione degli Zeuz chiudiamo la serata che è l’una passata. Domenica, verso le 38 stampato un opuscolo.Questo grande evento si è svolto in una cornice di grande e partecipata festa gioiosa il 2 e 3 luglio 2011. con la canta “Lunga vita” in lingua russa che è stata particolarmente apprezzata.La stampa locale, sui giornali di sabato 2 luglio, ha pubblicizzato l’evento. In conclusione ci piace sottolineare che la Chiesetta di San Velgio, affidata trentacinque anni fa alle cure degli Alpini con in testa il capogruppo Narciso Armanasco per evitarne la rovina, continua ad essere curata e custodita con sacro impegno dalle penne nere locali. Da queste colonne indirizziamo il nostro più vivo ringraziamento all’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco dott. Stefano Retali, al M.C. Francesco Balducci Comandante la Stazione Carabinieri di Concesio, a Giampietro Corti Comandante Stazione C.F.S., al Dott. Rinaldo Donati Dirigente Istituto Comprensivo di Concesio, agli amici alpini veronesi Paolo Ferlini e Remo Bosco, al Coro di Preganziol con Antonio Zanato, ai gruppi confratelli intervenuti e a tutti quanti, a vario titolo, hanno condiviso con noi momenti significativi di amicizia e solidarietà. Da queste colonne indirizziamo al capogruppo di Dello Tinti ed ai suoi alpini il nostro ringraziamento per averci ospitato il 3.12.2010 dove abbiamo consegnato al loro socio e nostro Parroco Don Domenico il nostro libro “90 anni con la penna” storia della Sezione. In verità l’inizio è avvenuto, un po’ in sordina, venerdi 1 luglio nella ex casa Carrara, ora di proprietà del Sig. Ernesto Tanghetti dove, alla presenza di varie autorità comunali e locali con in testa il Sindaco di Concesio dott. Stefano Retali, il V.Presidente Battista Ravelli con alcuni consiglieri, si è tenuta una breve ma partecipata cerimonia per degnamente ricordare il socio fondatore Ten. Col. Giuseppe Carrara alla presenza del figlio Roberto con la gentile Consorte. Sabato 2 luglio presso la Chiesa di San Velgio, alla presenza di tanta gente della nostra comunità, si è esibito il Coro di Preganziol della Sezione ANA di Treviso diretto dal M.o Riccardo Sartorato. Gli scroscianti applausi tributati sono la testimonianza della bontà dell’esecuzione. La domenica è iniziata con l’ammassamento presso il campo sportivo dell’oratorio dove, dopo l’alzabandiera, il corteo è sfilato per le vie del paese accompagnato dal Civico Corpo Bandistico di Coccaglio diretto dal M.o Marco Paruta. Oltre al nostro Vessillo Sezionale scortato dal Presidente Davide Forlani, dai Vice Presidenti Turrini, Ravelli, Barbieri, dal segretario Fausto Cazzanelli e da alcuni Consiglieri, hanno partecipato i Vessilli delle Sezioni di Treviso e di Verona, i Gonfaloni dei Comuni di Concesio e Trevenzuolo (VR), i gagliardetti di Preganziol, Povegliano Veronese e Roncolevà e ben settantadue gagliardetti in rappresentanza dei gruppi della Sezione. Nel corso della sfilata è stata deposta la corona di alloro al Monumento ai Caduti. La Santa Messa celebrata dal nostro Parroco-Alpino Don Domenico Castelli è stata con- decorata dal Coro di Preganziol che, su richiesta del celebrante, ha concluso la funzione liturgica Romeo Mainardi CASTENEDOLO 90 anni, il mito continua... Sono trascorsi due anni dalle Celebrazioni del 90° dell’A.N.A. a cui ha fatto seguito lo scorso anno il 90° della nostra Sezione. Ora è stata la volta del primo Gruppo bresciano a celebrare il 90° di fondazione. Infatti, il 7 dicembre 1921 i reduci alpini della Prima Guerra Mondiale, con alla testa il Maggiore Antonio Belpietro, fondarono il Gruppo Alpini di Castenedolo. La ricorrenza è stata festeggiata con un intenso programma che a visto gli Alpini castenedolesi impegnarsi nell’allestimento, nella splendida cornice della Sala dei Disciplini, di una Mostra in cui, oltre ad una numerosa serie di pannelli illustranti la storia degli Alpini attraverso gli eventi bellici della Prima e Seconda Guerra Mondiale, ha trovato posto l’esposizione di svariate decine di fotografie raffiguranti gli Alpini castenedolesi, dalla nascita del Gruppo ai tempi più recenti. L’originalità della Mostra ha riscosso notevole interesse da parte dei visitatori, che hanno riscontrato e sco- 39 Il culmine delle celebrazioni si è avuto domenica 26 con la tradizionale sfilata per le inbandieratissime vie del paese: i ben 90 i gagliardetti presenti che, oltre a quello del gemellato Gruppo di Civate (LC) e la folta rappresentanza di Alpini provenienti da tutta la provincia, accompagnati dalle Bande Musicali di Salò e Borgosatollo, hanno ricevuto il caloroso abbraccio della popolazione sempre vicina ai propri Alpini ed in particolare a questo loro importante traguardo. Flaviano Codignola perto le immagini di parenti ed amici alpini eseguite nel corso degli ultimi novant’anni. Le serate del 24 e 25 giugno sono state dedicate a due eventi di sicuro successo: il primo, il Concerto del Coro Alpino “Alte Cime” che ritornava, applauditissimo, a Castenedolo dopo le rappresentazioni del 2006 e 2008 e che, anche quest’anno, ha esaurito il Teatro Ideal. Nel corso della serata sono stati premiati i due ex Capi Gruppo: Gia- PADERNO F.C. Celebrato l’80° di fondazione Domenica 22 maggio il Gruppo di Paderno Franciacorta ha inaugurato la nuova sede, il monumento alpino costruito da un socio reduce di Russia, andato avanti nel 2002 e festeggiato l’80esimo del gruppo. Il gruppo di Paderno Franciacorta compie 80 anni essendo nato il 20 Ottobre 1931 come documentato dagli archivi della Sezione di Brescia, ma non ne abbiamo immagine sino al 1938 quando appare nella foto dei gruppi bresciani che hanno inaugurato la Casa dell’Alpino di Irma in Val Trompia. Rifondato dopo la guerra nel 1947, ha visto i suoi soci impegnati, tra l’altro, in aiuto alle popolazioni terremotate del Friuli, dell’Umbria e da ultimo de L’Aquila. como Ravelli, per ben 32 anni ala guida del Gruppo e Giovanni Mandonico anch’esso per oltre 12 anni a capo degli Alpini locali. Miglior riconoscente ricordo per la loro attività non poteva essere che il libro della Sezione: “90 anni con la penna” donato loro dall’attuale Capo Gruppo Flaviano Codignola. Il secondo evento ha avuto luogo all’interno dell’Oratorio, gentilmente concesso dalla Parrocchia ed in cui si è esibito il Corpo Musicale di Cologne. E’ stata una serata magica; i numerosi spettatori sono rimasti incantati dalla bravura dei concertisti, una cinquantina, dai dodici anni in su, impegnati in un repertorio sagacemente scelto e diretto dal Maestro Danila Bonassi. Le cerimonie svoltesi a Paderno Franciacorta dal 14 al 22 Maggio sono state caratterizzate da una forte partecipazione della cittadinanza che, soprattutto sabato 21 maggio in occasione del Concerto del Coro Alte Cime della Sezione di Brescia e domenica 22 Maggio nel corso della cerimonia di inaugurazione della nuova sede del gruppo e del monumento all’alpino (che potete vedere nella foto accanto), hanno fatto sentire la loro vicinanza non solo gruppo ma a tutta la famiglia alpina. 40 Alla presenza del Sindaco di Paderno Antonio Vivenzi e del Vicepresidente Sezionale Barbieri, il capogruppo Giuseppe Mafessoni ha inaugurato la nuova casa del gruppo e il monumento in ferro battuto che il reduce di Russia Andrea Ussoli, andato avanti nel 2002, ha lasciato al suo gruppo che l’ha voluto inserire nel bel contesto del Parco comunale degli Alpini, dove Padre Ottorino Marcolini, nel 1975, inaugurò la chiesina degli Alpini che si trova accanto alla nuova sede. Nel nostro piccolo paese sono intervenuti il Sindaco Simona Bertacchini, il responsabile di zona Walter Smussi, il segretario di zona Romeo Mainardi e il nostro capogruppo Gianfranco Cherubini che ha fatto gli onori di casa. Numerosi i soci intervenuti tra i quali spiccava il più anziano Pietro Scalmazzi classe 1922. C’erano pure i nostri “gemelli” alpini del gruppo di Cortine di Nave con il loro gagliardetto. Giornata bella ma fredda anche se scaldata dal nostro particolare calore alpino. Vorrei fare una bella fotografia al gruppo, ma non penso di poterli raggruppare tutti! Questa è la frase che il nostro fotografo alpino Valerio Damiani ci rivolgeva di tanto in tanto fra una canzone e l’altra. Al termine l’abbiamo accontentato così tutti la potranno ammirare. Arrigo De Giacomi POMPIANO una giornata con i volontari dell’U.N.I.T.A.L.S.I. CAINO La festa del tesseramento Il 2011 è un anno iniziato nel migliore dei modi da parte del gruppo alpini di Pompiano. Numerose sono le iniziative già portate a termine dalle locali penne nere. La prima, solo dal punto di vista cronologico, è stata la giornata trascorsa assieme a una quarantina di persone diversamente abili accompagnate dai volontari dell’U.N.I.T.A.L.S.I. Una giornata molto semplice, iniziata con la celebrazione della Santa Messa alle ore 11.00 nella parrocchiale dedicata a Sant’Andrea e successivamente terminata con il pranzo nella sede locale del gruppo Alpini, ma capace in alcuni momenti di essere veramente commovente. Verso la fine della celebrazione eucaristica, alcuni volontari hanno distribuito le candele a tutti i fedeli e dopo averle accese, accompagnati dal canto dell’”Ave Maria di Lourdes”, si è cercato di riproporre l’atmosfera che si vive nel celeberrimo santuario francese. Atmosfera magica nella chiesa rischiarata solamente dalla luce delle candele. La seconda manifestazione, è stata la gita presso il Monte Grappa, la visita al locale sacrario qui collocato. La gita molto partecipata e apprezzata, ha avuto anche un risvolto pedagogico molto importante. I veri fruitori della visita non sono stati, una volta tanto, le penne nere o i parenti e i simpatizzanti, ma i ragazzi frequentanti la terza media presso la locale scuola e i loro docenti. Il 20 marzo 2011 sono stati chiamati a raccolta tutti i soci del gruppo per il rinnovo delle quote associative alla nostra bella e grande famiglia alpina. Ogni anno, nel mese di marzo, i soci si ritrovano tutti insieme dapprima con la celebrazione della Santa Messa a suffragio degli alpini “andati avanti” molto par- tecipata e quindi con il tesseramento. Tale evento è, da sempre, l’occasione di ritrovarsi insieme per discutere, cantare e scambiarsi l’abbraccio fraterno tra coloro che non si vedono da tempo. 41 concessa dall’archivio della Sezione di Brescia, ha permesso di commemorare la storia degli alpini durante le guerre. Per ricordare la battaglia di Nikolajewka, il Corpo Musicale di Cologne ha messo in scena “Il bianco all’orizzonte”, racconto musicale tratto dal libro “ Ritorno” del reduce Nelson Cenci. Il Gruppo Alpini di Provaglio d’Iseo ha accompagnato i ragazzi di terza media alla sede sezionale di Brescia per visitare il museo alpino e la Scuola Nikolajewka, opera che rappresenta il costante impegno sociale degli alpini bresciani. Sotto la guida attenta e appassionata di alcune penne nere appartenenti al gruppo di Rossano Vicentino, i ragazzi hanno avuto modo di imparare aneddoti importantissimi sconosciuti ai più, riguardanti la Grande Guerra. Alla fine della giornata i partecipanti erano stanchi ma molto soddisfatti. L’ultima manifestazione, ma per questo non meno significativa, è stata la ristrutturazione della cappella dedicata alla Madonna di Caravaggio, sempre nel comune bassaiolo. Il risultato è stato veramente pregevole e di ottima fattura. Le penne nere locali, si sono avvalse delle qualità professionali di un giovane pompianese. La cerimonia di fine lavori e conseguente inaugurazione, si è tenuta il 27 maggio, alla presenza di autorità civili, religiose, della banda S.Andrea di Pompiano e nonostante il tempo inclemente, di un nutrito numero di persone. Sicuramente il proseguo dell’anno riserverà nuove iniziative da parte del Gruppo Alpini di Pompiano. PROVAGLIO D’ISEO festeggiati gli 85 anni del Gruppo In questo marzo tricolore il gruppo Alpini di Provaglio d’Iseo ha voluto festeggiare l’85esimo anniversario della fondazione del gruppo locale. Il gruppo è stato quindi promotore di una serie di manifestazioni che lo hanno portato a celebrare questo importantissimo traguardo coinvolgendo l’intera comunità provagliese. Queste manifestazioni hanno dato così la possibilità di tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini condividendole non solo con gli altri Alpini, ma anche con i bambini e con le famiglie. Presso una cornice d’eccellenza quale il Monastero di San Pietro in Lamosa, è stata allestita una mostra fotografica che grazie alla documentazione gentilmente Domenica 27 marzo è stato il giorno dei grandi festeggiamenti. Il labaro della sezione provinciale e 102 gagliardetti oltre a 700 penne nere (tra le quali la rappresentanza del gruppo ANA di Castiglione Torinese gemellato con Provaglio d’Iseo) hanno sfilato per le vie del paese accompagnati delle autorità locali e dal presidente ed il vicepresidente della sezione dell’ANA di Brescia. Guidate da un grande tricolore portato dai bambini e dagli alpini, vi erano le note della banda dei musicanti di Provaglio d’Iseo e della fanfara di Valle Camonica ma anche tantissimi provagliesi che hanno rappresentato il forte legame che unisce la comunità locale al gruppo Alpini. DELLO in pellegrinaggio a Caporetto Riscoprire Caporetto è stata la nostra idea per la gita–pellegrinaggio del 9-10 Aprile 2011. Non è nostra intenzione entrare nel merito di quei terribili e tragici fatti della prima guerra mondiale che hanno fatto di Caporetto un sinonimo di disfatta. Volevamo solo pregare in quel luogo santo che racchiude le ossa di 7014 giovani soldati d’Italia. Riteniamo sia importante visitare questi luoghi, poiché dimenticare non è la cosa migliore da fare quando gli avvenimenti non ci aggradano o non ci vedono vincitori. Riteniamo sia giusto di onorare il sacrificio di tanti ragazzi strappati alle loro famiglie per servire la Patria in armi. 42 Il museo di Caporetto ben evidenzia lo strazio della guerra vissuta su quei colli ora ricchi di lapidi e cippi commemorativi delle 12 battaglie combattute sull’Isonzo. Il luogo ha ottenuto nel 1993 il riconoscimento Europeo per il migliore ed efficace museo di guerra, esso conserva con cura le armi utilizzate in quelle battaglie, si MAZZANO L’ottava edizione della “Millepiedi” Sul monte di Mazzano il 14 maggio 2011 230 studenti hanno dato vita all’ottava edizione de “la Millepiedi”, marcia di regolarità in montagna a coppie dedicata agli studenti di 4ª e 5ª elementare con un percorso di 3325 metri. Il clima e la temperatura ottimale, insieme alla verdeggiante vegetazione montana, hanno fatto da sfondo ad un’edizione da incorniciare. Partendo dalla Casa degli Alpini di Mazzano i ragazzi sono scesi nell’abitato omonimo e, attraversandolo, si sono diretti verso l’antica via della “Lizzatura”, strada che in passato veniva utilizzata per far scendere a valle i blocchi di marmo estratti nelle cave situate sul monte Tartarino. Dopo il primo controllo posto ai piedi del monte ed imboccata l’antica via, sono saliti verso cava Tartarino, bacino estrattivo dismesso che ha fornito in passato il marmo per la realizzazione dell’Altare della Patria a Roma, risalente a 100 anni fa ed inaugurato nel giugno 1911 per festeggiare il 50° dell’Unità d’Italia. Passato il secondo controllo e il ristoro posto alla quota più alta del percorso, i ragazzi sono scesi tra le “corne”, rocce di natura calcarea che caratterizzano il paesaggio e da trasmettere la crudeltà della guerra, raggiunta soprattutto nell’utilizzo delle micidiali bombe a gas. Sarà nostro compito ringraziare per iscritto i responsabili sia del museo che del Sacrario per averci cordial- mente accolti e che salutandoci dissero: dite alle persone di venire a visitare questo sacrario, troppo spesso dimenticato, questi ragazzi erano, sono e saranno sempre i nostri eroi. La celebrazione della Santa Messa da parte di Don Francesco è stato il momento più toccante, vissuto da tutti noi con grande emozione. Alpino G. Galeazzi i sentieri, fino alla Chiesetta per poi arrivare al traguardo ancora alla Casa degli Alpini. Tantissimi gli alpini ed i genitori che si sono assiepati lungo il percorso per controllare ed incitare i ragazzi. Ottimo il lavoro dei cronometristi della FIE, impeccabili come sem- 43 Cultura della Sezione ANA di Brescia, il Preside della Scuola prof. Giovanni Quaresmini, il Vicesindaco Silvia Manenti e l’assessore Gianmario Fusardi in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, nonché il Gruppo Alpini con il capogruppo Carlo Zani. Di fronte ad una platea attenta degli studenti della scuola, il Prof. Magrinello Giuseppe ha presentato un excursus dell’attività svolta durante l’anno: oltre alle letture e ricerche effettuate sui testi, si sono organizzate visite alle scuole per disabili: Scuola “Nikolajewka” di Brescia e “Il Vomere” di Travagliato, monumenti viventi attuati con la tenacia e la volontà degli alpini al motto “ricordare i morti aiutando i vivi”. Inoltre i nostri giovani hanno potuto conoscere la storia delle Truppe alpine ripercorrendo alcune tappe fondamentali della prima guerra mondiale, visitando le trincee e il museo alpino a Rovereto. Per quanto riguarda la seconda guerra mondiale, i racconti sulla storia degli alpini approfondita negli aspetti umani e nelle semplici gesta eroiche di chi allora c’era, sono stati rappresentati con visite alla sede del Gruppo, al Museo e Sede Sezionale di Brescia, con l’affiancamento dell’amico Giovanni Prestini. pre, così come impeccabile è stato il lavoro dei nostri alpini e delle insegnanti che hanno coordinato le varie fasi dell’evento. C’è stata grande festa nel dopogara, con le premiazioni precedute dai rituali saluti delle autorità, ed è stato emozionante sentire l’inno nazionale cantato, nella versione integrale, dagli studenti per ricordare tutt’insieme il 150° compleanno della nostra Nazione. “E’ stato bello veder sfilare tra le vie del paese tantissimi bambini che, con i loro cappelli gialli (donati dalla federazione ndr), hanno poi vivacizzato il verde del monte...” ed “...è importante far conoscere il monte e il nostro territorio agli studenti”, affinché lo possano amare e rispettare è stato il commento di alcuni spettatori lungo il tracciato. L’incontro tra gli Alpini di Molinetto, Ciliverghe e Mazzano con la Scuola, il Comune e la Federazione Italiana Escursionismo ha reso possibile da 8 anni questa manifestazione sportiva, prima in Italia, che si sta diffondendo anche in altre realtà dimostrando, ancora una volta, come la ricerca e la condivisione, non senza problemi, di obiettivi comuni renda possibile ogni cosa. E’ stata spiegata ai ragazzi l’importanza della figura dell’alpino nella storia italiana e il ruolo che attualmente svolge l’A.N.A. all’interno della nostra società. Le svariate attività ed uscite didattiche, svoltesi durante l’anno scolastico in corso, hanno riscontrato un notevole interesse degli studenti e si sono riassunte nella produzione da parte degli alunni di disegni, poesie, racconti, relazioni, che illustrino le attività di pace svolte dagli Alpini sia in servizio sia in congedo. Sono stati premiati da un’apposita Commissione, composta da membri della Commissione Cultura e rappresentanti del Gruppo, i lavori: ·Rappresentazione grafica (logo) ROCCHI DANIELE 3B ·Racconto: ZOLDAN ELENA 3C TRENZANO La seconda edizione del progetto “Alpino: uomo di pace e solidarietà”. Sabato 26 febbraio 2011 alle ore 9,30, presso l’auditorium comunale “T. Padovani” di Trenzano, gli alpini del Gruppo locale si sono ritrovati con gli studenti della Scuola Media di Trenzano per la conclusione della 2^ edizione del progetto “Alpino: uomo di pace e solidarietà”. Sono intervenuti alla manifestazione il Presidente Davide Forlani, il prof. Filippo Martinazzi per la Commissione 44 Quel giorno abbiamo vissuCONGRATULAZIONI to un’interessante e affascinante esperienza apprendendo l’odio della guerra e l’importanza della Pace. Noi ragazzi abbiamo imparato, attraverso i reperti storici della Prima e della Seconda Guerra mondiale del Vostro Museo, quel periodo grottesco in cui l’umanità del mondo si era trasformata in odio verso gli altri popoli, terrore che altre nazioni possano superare la propria patria,... Abbiamo anche partecipato ad una ricca e piacevole lezione di Educazione Civica attraverso le parole del Sig.Caporalmaggiore Trebeschi che, per la seconda volta, è venuto alla Sede per raccontarci delle missioni dell’Esercito e del Volontariato Italiano in Afghanistan e in altri paesi che, sfortunatamente, sono ancora colpiti dall’orrore della guerra. Ancora una volta, ringraziamo Lei e gli Alpini che hanno fatto sì che noi ragazzi imparassimo alcuni, ma importanti, valori della Vita in un modo diverso dal solito e divertente. Cordiali Saluti a Lei e agli Alpini, Gli alunni delle classi seconde di Trenzano ·Relazione storica: CARRARA ANNA 3B ·Poesie: VESCONI PAOLO 3C Le letture di alcuni componimenti piu’ significativi hanno messo in risalto l’impegno, l’attenzione e la partecipazione di tutti gli studenti. E’ inoltre emerso dai discorsi delle autorità come la cultura e i valori degli Alpini , attraverso questa iniziativa, siano stati riconosciuti come un valido supporto all’insegnamento scolastico e all’educazione dei ragazzi. Alla fine dei lavori i ragazzi hanno compiuto il gesto simbolico “del passaggio della stecca” , in gergo alpino: le classi terze hanno consegnato un cappello, una picozza ed una biro per suggellare l’impegno a proseguire l’attività anche per il prossimo anno. Un caloroso applauso è stato dedicato agli insegnanti prof. Magrinello Giuseppe, Menni Claudia, Salesi A., Bertoli Lorella, Bonfiglio, Martini che hanno accompagnato nello studio, nella ricerca e nella produzione degli elaborati gli studenti. A loro un ringraziamento per la preziosa collaborazione anche da parte del Gruppo Alpini di Trenzano. Nel mese di giugno di quest’anno gli alunni della scuola secondaria di 1° grado di Trenzano hanno scritto una lettea di ringraziamento al Presidente Davide Forlani a seguito della visita alla Sede sezionale, al nostro museo, accompagnati dal C.le Magg. Trebeschi. Ne riportiamo il contenuto: COLLIO V.T. Visita alla sede sezionale dei bambini della scuola elementare di Collio intitolata agli “Alpini bresciani” Trenzano, 15 Giugno 2011 Egregio Sig. Presidente Davide Forlani, siamo gli alunni delle classi seconde della Scuola Secondaria di 1° grado di Trenzano e vogliamo ringraziarLa per l’ospitalità data il giorno 25 maggio 2011 alla Sede della Sezione Alpini di Brescia. Il 28 marzo, di mattino, precedute dal vocio allegro caratteristico dei bambini in gita scolastica, sono giunte alla nostra sede le classi seconde, terze, quarte e quinte della scuola elementare di Collio intitolata “Agli Alpini bresciani”, accompagnate da quattro insegnanti, dal Capogruppo Michele Cometti e dall’alpino Agostino Zanardini. Nel cortile sono state accolte dal Vicepresidente Gianbattista Ravelli e dai componenti la Commissione Cultura Filippo Martinazzi, Marcello Gallo e Raffaele Stramacchia (andato avanti pochi giorni prim di chiudere il giornale, n.d.r.). L’alzabandiera, seguita con correttezza dagli scolari, è stato eseguito da due alunni e ha dato inizio all’attività della giornata. Riuniti nella sala consiliare, hanno ricevuto il benvenuto dal Vicepresidente Ravelli a nome del Presidente, che segue con particolare attenzione queste espressioni, e di tutti gli Alpini della Sezione. 45 Nel museo l’interesse è stato suscitato da tutta la raccolta: materiale da campo e medico, fregi, divise, fotografie, corredi per soldati e muli. Stupore, per i più grandicelli, la Cappella e le terre portate dai luoghi di battaglia della campagna russa. Alle 11.30, dopo lo scambio di ringraziamenti per la bellissima mattinata trascorsa insieme e le fotografie di rito, la Commissione Cultura ha offerto un omaggio a tutti gli alunni presenti, augurando un buon proseguimento di anno scolastico ed un felice rientro in paese. Il Gruppo Alpini di Collio ringrazia la scuola ed i suoi maestri, la Commissione Cultura, i Vicepresidenti e Innanzitutto è stata spiegata la presenza del Vessillo fregiato di sette Medaglie d’Oro, attribuite ad Alpini nati nella provincia di Brescia o che hanno avuto con la nostra città un rapporto particolare, due Medaglie al Valor Civile, una al Merito Civile ed una della Croce Rossa. E’ stato poi detto il dell’uso della sala: la riunione del Consiglio della Sezione presieduto dal Presidente, l’aggiornamento degli iscritti all’Associazione, la disponibilità per interventi di manutenzione ed assistenza, la verifica dell’attività svolta e la programmazione delle prossime attività. Nell’attenzione generale sono state poi proiettate e commentate immagini della costituzione e della storia degli Alpini in guerra e in pace, la nascita della nostra Associazione e le attività, in modo particolare, della nostra Sezione, seppure in modo conciso, quasi elencandole, quali la Casa de l’Alpino di Irma, la Scuola “Nikoaljewka”, la nostra sede, il bivacco in alta montagna “Ceco Baroni”, la biblioteca, il museo, il nostro giornale “Ocio a la pena”, la Protezione Civile, la Commissione Sport, il Coro “Alte Cime”, la Fanfara “Tridentina”, il Nucleo Avis-Aido, la Commissione Giovani, le commemorazioni della battaglia di Nikolajewka e le due Adunate Nazionali. A questo punto urgeva un lungo intervallo, prima di visitare le due sale del museo, con uno spuntino preparato dal Capogruppo Michele Cometti e dal consigliere Agostino Zanardini con prodotti locali, quali formaggella e salame nostrano, gustato non solo dagli alunni ma anche dai maestri e dagli Alpini. gli Alpini presenti per l’ottima riuscita della visita, organizzata nel giro di poco tempo. Viva la Scuola Primaria “Agli Alpini bresciani”, viva gli alunni, viva gli Alpini e viva l’Italia! ASSOCIAZIONE BATTAGLIONE ALPINI TIRANO III raduno nazionale del Btg. Tirano - “...mai tardi!!!” PROGRAMMA DEL III RADUNO Ore 20.00 GLORENZA Esibizione del Gruppo musicale “LA BALDORIA” Ore 20.30 Cena Domenica 4 settembre 2011 Ore 08.30 Inizio Ammassamento lungo la Stradà per PLANOL Ore 10.00 Inizio sfilata Ore 11:00 Deposizione Corona alla Madonnina del Tirano Ore 11.15 Santa Messa in suffragio di tutti i Caduti del Battaglione Ore 11.55 Discorsi delle Autorità convenute Ore 12.10 Discorso del Pesidente. della Associazione Ore 13.00 Pranzo Ore 1730 Ammainabandiera nella Caserma WACKERNELL Chiusura del RADUNO Sabato 3 settembre 2011, Ore 09.00 Alzabandiera nella Caserma WACKERNELL apertura Ufficiale del RA DUNO Ore 10.00 Deposizione Corona Monumento ai Caduti di MALLES VENOSTA Ore 11.00 Deposizione Corona Monumento ai Caduti di GLORENZA Ore 12.30 Pranzo riservato agli addetti dell’organzzazione Ore. 15.00 Benedizione Cippo ricordo Caserma Petitti di Roreto GLORENZA Ore 16.00 Deposizione fiori sulla Lapide del .Serg. Magg. PERILLI - LAUDES Ore 18.00 Presentazione del Libro “La Storia dei Battaglione Tirano” nella Sala del Centro Giovanile ( ex palestra Caserma) 46 MARONE 80° di fondazione e inaugurazione del Monumento agli alpini ciano De Masi) della campagna russa attraverso la lettura di lettere dal fronte di alpini palazzolesi, il tutto accompagnato da un sottofondo musicale ad opera del Coro Alpino Palazzolese. E’ stata una serata particolare anche perché prima di dare il via alla “rievocazione storica” è salito sul palco il REDUCE del Gruppo, l’alpino Giulio Turelli, classe 1914: per lui il giusto tributo da parte dell’intero teatro!!! Sabato 18 giugno, come se non bastasse quanto già lasciato alle spalle e quanto in programma l’indomani, il Gruppo di Marone ha voluto ospitare il 6° Trofeo Ferruccio Panazza, ovvero il Campionato Sezionale ANA di corsa in montagna: due anelli, uno di tre km ed il secondo di 8 km, tra lago, montagna e ulivi hanno visto fronteggiarsi 54 alpini bresciani (per i dettagli vedere l’articolo nelle pagine sportive). Al termine la cerimonia di premiazione ed il trasferimento verso il Cimitero (annullando la sfilata causa forte maltempo) per la deposizione della Corona al Monumento ai caduti e la Celebrazione della S.ta Messa in memoria del Cap. Ferruccio Panazza e degli alpini <<andati avanti>>. Siamo così giunti alla tanto attesa giornata finale, domenica 19 giugno 2011. La giornata già dal primo mattino si presenta fantastica dal punto di vista meteorologico giusto preludio a quanto poi accadrà sino a sera inoltrata. La sfilata (forse un po’ lunghetta, a detta di qualcuno, ma quasi completamente in discesa) parte, dopo il puntuale Alzabandiera alle ore 9.20, dalla Casa dell’Alpino e dopo esser passata tra alcune delle frazioni del paese, ha la sua prima sosta nei pressi del Municipio per la deposizione della Corona alle Lapidi dei caduti delle due Grandi Guerre; la seconda sosta, come da programma, avviene al Monumento ai caduti in mare con la deposizione del serto di fiori. La sfilata prosegue poi verso il campo sportivo, dove è allestita tutta la logistica ivi compreso il palco per la celebrazione della S.ta Messa fermandosi però circa 50 metri prima per l’inaugurazione del nuovo Monumento agli Alpini di Marone. Sono momenti, questi, molto particolari per gli alpini di Marone (… ma non solo per loro!) in cui si intrecciano sentimenti quali la soddisfazione per aver finalmente coronato un sogno, la riconoscenza verso coloro che nel corso degli 80 anni di storia del Gruppo tanto hanno dato, la memoria verso coloro che purtroppo nel corso dei due conflitti mondiali hanno dato la loro vita per la nostra Patria … sono momenti che sicuramente resteranno indelebili nel nostro cuore alpino! Cosa vuole “significare” il nostro MONUMENTO? Adesso che è ultimato (vedi fotografia) immagino appaia più chiaro a tutti … Da venerdì 10 a domenica 19 giugno il Gruppo Alpini di Marone ha festeggiato l’80esimo anniversario di fondazione ed ha inaugurato il MONUMENTO ai suoi alpini. Sono stati 10 giorni impegnativi ma ricchi di “alpinità” in cui si è rivisto quello spirito che solo nelle nostre feste si riesce a vedere. Il via - venerdì sera 10 giugno - all’importante ricorrenza lo ha dato il nostro coro sezionale, il Coro Alte Cime, con un concerto nel teatro della Sala della Comunità; il teatro si è man mano riempito ed i presenti han potuto vivere un escalation di emozioni raggiungendo l’apice nel momento di chiusura quando, tutti in piedi, si son cantati in ordine l’<<Inno degli Alpini>> e l’<<Inno Nazionale>>. Il sabato sera era stata organizzata una serata “particolare”: in accordo con TeleBoario si è trasmessa, sempre dal teatro della sala della Comunità, la DIRETTA de <<L’Osteria de la Cantada>>. Si sono poi succeduti tutta una serie di eventi musicali a corollario dello stand gastronomico rimasto in funzione per tutte le dieci serate. Giovedì 16 giugno è andato in scena, sempre nel teatro della Sala della Comunità, l’ Atto Unico per Voci Recitanti Coro e Immagini <<L’Ultima Notte degli Alpini>>: una rievocazione storica (tratta dal libro dell’alpino Lu- 47 Il nostro alpino Flavio Guerini che lo ha “ideato” lo ha immaginato così: <<dal basamento in marmo – con sopra riportate le scritte più significative dell’epopea alpina – emergono cinque PENNE in ferro battuto indicanti le <<Brigate Alpine>> (Taurinense, Orobica, Tridentina, Cadore e Julia); dietro, un muro curvo volutamente “in divenire” – riportante le scritte delle principali attività degli alpini in congedo cui in qualche maniera gli alpini di Marone hanno contribuito; tra le due parti una “mulattiera” ad indica- di Bergamo hanno fatto da platea - assieme ai tantissimi alpini ed alla popolazione di Marone – alla cerimonia religiosa. Al termine della cerimonia, prima della Preghiera dell’Alpino, il sacerdote ha impartito la benedizione al nuovo Gagliardetto (donato al Gruppo dal Capogruppo in carica per i 10 anni di “servizio” e per l’inaugurazione del Monumento) sorretto dalla neo-Madrina Bruna Guerini che lo ha poi consegnato al Presidente Sezionale che lo ha poi affidato al Capogruppo il quale lo ha dato a sua volta all’alfiere Francesco Gigola. Al termine tutti assieme (320 i commensali) sotto lo stand per il rancio alpino. Alle 16.30, dopo l’ennesima esibizione della “mai stanca” <<Fanfara Alpina di Vallecamonica>> l’ultima sfilata verso il Cimitero per l’Ammainabandiera che ha di fatto sancito la fine della 10 giorni alpina. Chiudo con una considerazione: ho, ma penso la cosa valga per tutti i miei 120 alpini, avuto l’ennesima dimostrazione che quando gli alpini decidono di fare qualcosa, se questo qualcosa porta dentro un suo significato, gli alpini rispondono e all’unisono perseguono l’obiettivo trascinando con loro praticamente l’intera popolazione! Quindi GRAZIE ai miei alpini, alle nostre donne senza le quali saremmo <<mezzi alpini>> e a tutti quanti ci hanno aiutato a realizzare il nostro sogno!!! Il capogruppo Alberto Giudici Comitato Monte Palosso Gruppi di Lumezzane S.S., Sarezzo, Cogozzo, San Vigilio e Villa Carcina Cinque anni sono trascorsi da quando abbiamo cominciato il recupero delle piazzole della Prima Guerra Mondiale poste sul monte Palosso a 1158 metri d’altezza, da dove si può controllare la strada per Nave, Lumezzane, Gardone Val Trompia e la città di Brescia. Erano postazioni di difesa, cosiddette di terza linea, da cui non è mai stato sparato un colpo. La cerimonia per la ricorrenza prevedeva l’Alzabandiera, seguito dalla Santa Messa celebrata da don Paolo Svanera che, per l’occasione, è arrivato da Siena in motocicletta. Dopo la Santa Messa, conclusa con la Preghiera dell’Alpino, il sindaco di Concesio Stefano Retali ed il Vicesindaco di Lumezzane Facchinetti hanno portato il saluto delle amministrazioni, elogiando il lavoro svolto dagli Alpini per tenere vivo ed in ordine questo sito. Non poteva mancare il saluto del nostro Presidente Davide Forlani, che ha ricordato come è nata l’idea di quest’opera e ha ringraziato quanti hanno lavorato in questi re il cammino non sempre facile affrontato dagli alpini dalla nascita (1872) a oggi>> Il Monumento è dedicato a tutti i nostri alpini “andati avanti”, dal primo capogruppo (Cristini Giacomo, nel 1931) sino all’ultimo alpino (Ghitti Battista) in ordine cronologico che ci ha preceduto nel <<Paradiso di Cantore>> … tra loro tutti gli alpini maronesi ivi compreso Diego Benedetti (1985) deceduto durante il servizio di Leva. Al termine della cerimonia d’inaugurazione si sono succeduti, presentati dallo “speacker Nazionale” Francesco Brighenti, i discorsi: il capogruppo Alberto Giudici, il Sindaco Emilio Tosoni ed il Presidente Sezionale Davide Forlani. Poi altri 50 metri prima di arrivare al palco allestito per la Santa Messa dove i due Vessilli Sezionali (Brescia e Bergamo), i 61 Gagliardetti dei Gruppi della Sez. di Brescia, gli 8 Gagliardetti dei Gruppi della Sez. di Vallecamonica e il Gagliardetto di Costavolpino della Sez. 48 Il venerdì sera è stato dato l’inizio alla festa con il triangolare di calcio dedicato a Aldo Casagrande grande figura alpina, fondatore e primo capogruppo, recentemente scomparso, nel quale si sono scontrate tre squadre alpine della zona: Ponte Zanano unito calcisticamente a Gombio e San Giovanni di Polaveno, Cogozzo e Zanano. Il tempo non è stato clemente, una bufera di pioggia e vento si è abbattuta sul campo da calcio che da tale si è trasformato in una risaia. Questo sicuramente non ha fermato la trentina di giovani calciatori con sangue alpino; tutto sommato i veci alpini ne hanno passate decisamente di peggio sui campi di battaglia, quindi “qualche goccia d’acqua” non ha spaventato i bocia alpini che hanno continuato a giocare, con un briciolo di competizione ma soprattutto per la voglia di stare insieme. Nemmeno il folto pubblico si è fatto intimorire dal tempo e non ha abbandonato i suoi cari alpini. Forse perché con la testa sotto un tetto, il mangiare caldo e il bere non mancava, quindi….. Alla fine la serata si è conclusa con le premiazioni, ad aggiudicarsi il primo posto il Gruppo di Zanano che ha avuto la meglio sulle altre squadre. Sabato sera è stato il turno del “Coro della montagna di Inzino” che è stato accolto presso il santuario Santa Madre del Redentore di Ponte Zanano. I cantori, noti nella nostra valle ma anche al di fuori di essa per la loro bravura, con le loro doti canore hanno attirato una folta schiera di appassionati e di curiosi che il santuario non è riuscito ad accogliere interamente. Tuttavia, i ricordi alpini, resi sapienti melodie da grandi autori, hanno incantato e commosso tutti gli spettatori, chi seduti, chi in piedi e chi sul sagrato del santuario. Testimoni dell’evento anche il vice presidente vicario della Sezione Gianbattista Turrini e il parroco di Ponte Zanano Don Giuseppe Belussi i quali hanno espresso il loro compiacimento per la bella serata e per l’impegno del gruppo. anni per mettere a disposizione un posto così interessante per la memoria storica. Un luogo che difficilmente si può trovare altrove e che è citato anche nel libro dei siti storici della Grande Guerra edito dal Centro Studi ANA di Milano. Un ringraziamento è andato anche al comandante della Forestale di San Vigilio, Corti, che per primo ha svolto ricerche sui fatti storici del Palosso. Era presente anche la vedova Franzoni, che ci ha donato il crocifisso messo ai piedi del pennone della bandiera. Il Comitato Monte Palosso, coordinato da Rino Torcoli e formato dai Gruppi di Lumezzane S.S., S a r e z z o , Cogozzo, San Vigilio e Villa Carcina, ringrazia tutti coloro che in un modo o nell’altro si sono adoperati per la realizzazione dell’opera. PONTE ZANANO festeggiato il 20° di fondazione 19 maggio 1991, una data che gli alpini di Ponte Zanano portano nel cuore. Tutto è iniziato 20 anni orsono quando il sogno di creare un gruppo degli alpini a Ponte Zanano è divenuto realtà. Una realtà fatta di piccole cose, ma guarnite con una buona dose di impegno e perseveranza. Si è giunti in questo modo a festeggiare, quest’anno, il ventesimo di fondazione, grazie a persone che con pazienza e impegno hanno portato avanti questo “giovane gruppo” che non vanta radici storiche ben piazzate come altri gruppi fratelli ma che, comunque, riesce, quando serve, ad attivarsi per chi ha bisogno, per stare insieme, organizzarsi e ottenere buoni risultati. La festa preparata per il ventesimo di fondazione ne è un esempio palese. Tre giorni organizzati all’insegna della semplicità, con attività funzionali ad unire alpini e non: calcio, musica, “maià e béèr”. 49 Si è arrivati alla Domenica, punto centrale della festa. Alle ore 10.00 per l’alzabandiera erano presenti tanti gruppi amici che si sono gentilmente unti al gruppo di Ponte Zanano per festeggiarne il “compleanno”; con loro il nostro presidente Davide Forlani, i vice presidenti e una folta rappresentanza del consiglio sezionale, rappresentanti di diverse associazioni d’arma, civili e sportive della zona e simpatizzanti alpini. Il nutrito gruppo di penne nere ha sfilato per le vie del paese, tra tricolori sventolanti, per poi depositare ai piedi del monumento ai Caduti una corona d’alloro. La sfilata si è poi conclusa nella chiesa parrocchiale di Ponte Zanano dove si è tenuto il discorso del- ZONA FRANCA le autorità, il Presidente Forlani, fra tutti, ha esortato i giovani del gruppo ha rimanere sulla buona strada, di andare avanti con orgoglio non dimenticando i sani principi alpini che i predecessori hanno insegnato. È stata poi celebrata la Santa Messa, allietata dal coro di Ponte Zanano. Finita la messa, si è scesi all’oratorio per consumare il “rancio” ben gradito da tutte le 200 persone che si sono unite per l’occasione, sapientemente servite dai giovani del paese. A chiudere questi tre giorni di festa l’ammainabandiera, al calar del sole. Il Capogruppo Daniele Nicolini Quale futuro per l’ANA? ZONA FRANCA sicuramente all’altezza delle varie situazioni che possono crearsi. Vale a dire che i capogruppo sono scelti con lungimiranza ed oculatezza perché gli Alpini sono restii alle brutte figure. Mi rendo conto benissimo che quanto scritto è una violazione delle regole perché è una dimostrazione di contrasto, che dovrebbe essere chiarito, ma credo che in Democrazia ognuno possa esprimere ciò che pensa. Anche all’interno della Associazione Nazionale Alpini. Molto si è detto e molto si è parlato del futuro della nostra Associazione ma credo che a tutt’oggi non sia ancora chiara la strada che vorremmo intraprendere. E’ risaputo che primo o poi gli Alpini sono destinati a scomparire, del resto tutto ciò sta nella natura delle cose, e quando non ci saranno più Alpini cosa potrà succedere? E’ pensabile una continuità dell’ANA senza Alpini? Oppure è pensabile delegare ad altri quella continuità di Valori ed Ideali in cui noi crediamo e di cui siamo promotori? Dare una risposta è sicuramente difficile ma cercherò di fare una breve analisi obiettiva e, spero, imparziale. L’ANA è sicuramente un patrimonio di Ideali, di Valori, di Tradizioni, di Memoria Storica che non deve essere disperso quando gli Alpini cesseranno di esserci. Un patrimonio che deve avere continuità nel tempo, ma credo che questa continuità non possa essere delegata a chi Alpino non è. E’ impensabile pensare ad un’ ANA senza Alpini. E credo che la miglior soluzione sia la costituzione di una Fondazione che sappia dare appunto quella continuità di tutto ciò che noi oggi siamo e rappresentiamo. Questo non significa che noi dobbiamo lasciarci prematuramente morire per cui è sicuramente normale cercare di sopravvivere il più lungo possibile come Associazione, anche se ritengo sia sbagliato cercare di farlo in modo forzato ed artificioso. E quando non ci saremo più, probabilmente qualcuno dirà “Ah!! C’erano una volta gli Alpini……”. Sicuramente con tanta invidia e nostalgia. Ho letto la circolare del CDN del 23/10/2010; quasi totalmente condivisibile tranne in alcuni punti che personalmente trovo poco chiari se non ambigui e che andrò enunciando: Punto 1) Incarichi di responsabilità agli Amici degli Alpini meritevoli: - cosa vuol dire? Che possono diventare consiglieri e magari capogruppo all’interno dei nostri direttivi di Gruppo o di Sezione? Ho sempre sostenuto che molti Amici sono di molto migliori di tanti Alpini, sotto tutti i punti di vista, per cui grande riconoscenza, meriti ed onori a livello associativo e pubblico, ma da qui ad investirli di incarichi di responsabilità credo significhi voler porre le basi per un futuro Associativo privo di Alpini. Auspico che questo punto venga chiarito in modo trasparente, senza ambiguità. Punto 2) Cappello Alpino a chi ha fatto la mini-naja: - Già l’abbiamo visto all’Adunata Nazionale. Personalmente non ho nulla in contrario anche se penso che possa essere una offesa nei confronti di coloro che all’insegna di quel cappello Alpino hanno perso la Vita oppure sofferto in guerra ed in pace durante l’esercizio del proprio Dovere. Tre settimane od un mese per essere Alpini mi sembrano francamente pochi. Punto 3) ) Attenzione alle regole ed alle politiche associative e formazione per incarichi di responsabilità associativa: - Finora gli Alpini hanno sempre dato il meglio di se stessi in assenza di regole o politiche associative che oggi tanto sanno di imposizione. Basta guardare quanto fatto nelle calamità naturali e nel volontariato locale in assenza di regole scritte; l’unica regola scritta era lo Statuto Associativo. Ed in merito alla formazione per incarichi associativi, sta a dimostrare che evidentemente il CDN non conosce gli Alpini, i Consiglieri ed i Capogruppo, perché i ruoli di responsabilità sono sempre delegati a persone Cazzago Gian Paolo 50 CORO Coro sezionale “Alte cime”: esibizione dalle Suore di clausura È una consuetudine! Da ormai sette anni il Coro, prima di “chiudere per ferie”, si reca a Costalunga presso il Convento delle Suore di Clausura della Visitazione, per offrire loro un concerto. Le “Sorelle” attendono con ansia e gioia questo avvenimento per trascorrere insieme a noi alpini un piacevole momento canoro. Quest’anno abbiamo voluto festeggiare insieme a loro il 150° dell’Unità d’Italia e, per coinvolgerle maggiormente, abbiamo proposto loro di concludere la serata cantando insieme l’Inno di Mameli. Sorprendentemente hanno accettato la nostra proposta: noi del Coro sull’attenti e E FANFARA loro in piedi, oltre la grata, abbiamo intonato “Fratelli d’Italia”. Veramente un bel momento inatteso: ha sorpreso un po’ tutti! Ma non è finita. Al termine abbiamo donato loro la Bandiera Tricolore, che hanno gradito e che ci hanno garantito esporranno in refettorio fino alla fine dell’anno. Mai avremmo pensato di far cantare l’Inno Nazionale a delle Suore di Clausura e mai avremmo pensato di donare loro il “Tricolore” con l’impegno di esporlo! Grazie “Sorelle”! Giancarlo Marino La Fanfara Tridentina della nostra Sezione durante la manifestazione del sababto a Torino 51 CHI È ANDATO AVANTI Angelo Tira cl. 1939 S. Francesco di Paola ex Capogruppo Giovanni Valenti cl. 1941 Palazzolo s.O. Felice Ronchi cl. 1936 Caino Marco Guarnieri cl. 1971 Brandico Cesare Franceschini cl. 1939 Vill. Sereno Fulvio Prevedoni cl. 1918 Brescia Centro Reduce di Grecia e Albania Lorenzo Rezzola cl. 1919 Brescia Centro Reduce di Grecia e Albania Giacomo Chinotti cl. 1935 Adro Alberto Lazzari cl. 1955 Collio V.T. Stefano Torcoli cl. 1939 Calino Consigliere del Gruppo Ermes Brevi cl. 1940 Calino Consigliere del Gruppo Emilio Zola cl. 1929 Castenedolo Giovanni Bonusi cl. 1929 Lodrino Samuele Pollonini cl. 1936 Paderno F.C. Renato Rivetti cl. 1946 Paderno F.C. Luciano Camanini cl. 1932 S. Eufemia Luigi Tanfoglio cl. 1939 Gardone V. T. Giancarlo Pelucchi cl. 1937 Castenedolo Aldo Fra Mario cl. 1947 S. Polo Domenico Sisti cl. 1938 Lograto-Maclodio Vincenzo Festa cl. 1927 Lograto-Maclodio Gabriele Masneri cl. 1954 Caionvico Giuseppe Chiesa cl. 1918 Nuvolento Reduce di Russia Pietro Archetti, c l. 1920 - Bornato, Reduce Giovanni Bracchi cl. 1919 Bornato Reduce di Russia Già lo vedevamo sfilare in testa al Gruppo, sulla camionetta per celebrare l’80° di fondazione e invece quando tutto era ormai pronto il nostro “vecio” pietro Archetti ha fatto zaino a terra. Pietro ea il nostro ultimo Reduce. Ti ricorderemo sempre Ciao, Pietro 52 CHI È ANDATO AVANTI Santo Navoni, cl. 1951 - Flero Caro Santo, ti scriviamo come se fossi ancora tra noi, perché sappiamo che ove la Provvidenza ti ha posto, Tu ci osservi, ci segui e ci ascolti ... Sapessi quante volte, mentre si gioca a carte ci appare la tua immagine, quante volte durante le riunioni e le serate in compagnia si ricordano le tue avventure culinarie che per anni ci hai fatto apprezzare. Parlare degnamente di un amico scomparso non è facile, perché le parole non sono mai all’altezza, né riescono a esprimere pienamente il sentimento e la commozione interiore. Valerio Albrici cl. 1943 Cologne Luciano Galeazzi cl. 1951 Torbole Casaglia Eri davvero un uomo pieno di dignità e umiltà: mai hai parlato male di qualcuno, mai sono uscite dalla tua bocca parole di astio nei confronti di chicchessia, anche di chi ti aveva fatto del male. Ma tutti noi sappiamo che per sollevarci dalle nostre miserie dobbiamo imparare da chi più di noi ha sofferto e più di noi ha donato; dobbiamo cercare di conservare nei nostri cuori il ricordo di persone come te con tutta la dedizione al dovere e di impegno civile che tu hai dimostrato di avere. Grazie della compagnia che ci hai fatto nei più svariati momenti della vita del Gruppo e non solo; hai fatto in modo di non dare mai a vedere la tua sofferenza, portando la tua croce più che hai potuto da solo, per non dar troppo pensiero alla famiglia, che Raffaele Metelli cl. 1945 Zanano Francesco Vitali cl. 1927 Travagliato ricordiamo anche: Martino Ceresoli cl. 1944 Brozzo Antonio Quatti cl. 1913 Marmentino Reduce Giuseppe Ghedi cl. 1909 Cogozzo Fausto Pitozzi cl. 1951 Travagliato CAZZAGO SAN MARTINO Grandiglia Archetti, mamma del socio Luciano Castellini Angela Orizio, sorella del socio Carlo Cecilia Gatti, nonna del socio Navoni Andrea Pietro Bonetti, fratello del socio Mario Pietro Lancini, papà del socio Stefano ti è stata vicina fino all’ultimo con dedizione e amore. Hai dedicato la tua vita alla famiglia e te ne sei andando nella massima riservatezza, creando solo quel poco di “disturbo” inevitabile. Riposa, Santo, assieme a tutti i tuoi cari scomparsi. Per noi non siete morti, ma andati avanti; indelebilmente presenti nella nostra memoria e nei nostri cuori Purtroppo dovremmo sempre ricordarci che gli uomini possono perdonare, ma la vita no, non guarda in faccia nessuno, ci gira le spalle e se ne va. Di ciascuno rimane l’esempio che ha dato. Il tuo è davvero grande. Riposa in pace. Il Gruppo Alpini Fiero Luigi Rosola cl. 1936 Travagliato Roberto Orlandi cl. 1963 Travagliato MAZZANO Margherita Amidami, mamma del socio Attilio Rumi, Consigliere del Gruppo MONTE ISOLA Giovanni Battista Colosio, papà del socio Sergio e suocero di Daniele Peli, socio del Gruppo di Polaveno e Coordinatore Nazionale dello sport MONTICELLI BRUSATI Il socio Pierino Franchi, cl. 1938 CARPENEDOLO Agostino Chiari, cl. 1929, Consigliere del MONTICHIARI Gruppo Erminia Letizia Volpi, mamma del socio Gian Franco Chiarini COLLIO V.T. Martina Pasini, mamma del socio Renato OSPITALETTO Olli, e suocera del Consigliere del Gruppo Il socio Daniele Cordioli, cl. 1936 Roberto Ronchini PEDROCCA FORNACI Domenico Nodari, papà del socio Gianluca Angela Facchetti, mamma del socio Maria Bona, moglie del socio Italo Corsini Giuseppe Bertoni Maria Baresi, mamma del socio Federico QUINZANO D’OGLIO Botticini Maria Sora, sorella del socio Cesare e Madrina del Gruppo MARCHENO Luigi Scuri, papà del Vicecapogruppo RODENGO SAIANO Stefano Angelo Schiopetti, papà del socio Mauro 53 Il socio Luigi Orlandi del Gruppo di Travagliato ha festeggiato i 38 anni di matrimonio con la signora Pierina; auguri dalle figlie Rossella (che ha sposato l’alpino Mario Dallera, socio del Gruppo di Polaveno), Elena e Francesca Per il 30° anniversario di matrimonio di Napoleone Papa, del Gruppo di Concesio, con la sig.ra Virginia la figlia Francesca manda questa dedica: “fino a qui il Signore vi ha condotto; che continui a benedire la vostra unione. Buon anniversario ... vi voglio sempre bene, la vostra Francy!” Fiocco azzurro al Gruppo di Provezze: è nato Federico Faustini, figlio del socio Sergio e nipote di nonno Gino (nella foto) Dal gruppo di Lumezzane Pieve: da sinistra lo zio Luigi, padrino di Andrea Contrini in braccio allo zio Marco; nonno Arcangelo, Francesco con il figlio Enrico Verzelletti ed Nel Gruppo di Trenzano è Enrico con il figlio Francesco Contrini nato Giancarlo Novara, nella foto in braccio al nonno Aldo Togni Gli alpini di Dello festeggiano il matrimonio del consigliere Patrizio Rocca con la sig.na Giulia Fiocco azzurro al Gruppo di Cortine di Il piccolo Alberto Cargnoni in Nave: è nato Tommaso Minelli, figlio del braccio al nonno Fiorenzo, socio Fausto e nipote del Capo Gruppo socio del gruppo di Ciliverghe Franco Guerini Carlo, socio del Gruppo di Travagliato con il nipote Mattia A Ciliverghe è nato Andrea Sangaletti, figlio del socio Cristian e di mamma Elena; il piccolo Andrea è anche nipote del socio Giuseppe L’alpino Lucio Prandini del Gruppo di Caino il 28 maggio si è sposato con Maria Guerra. Nella foto gli sposi con il Consiglio del Gruppo e la nonna della sposa, sig.ra Gina, sorella di un alpino dato per disperso in Russia, che poco tempo fa invece è stato dichiarato uffcialmete Caduto sul Fronte Russo. 54 L’alpino Mauro Bertasi del Gruppo di Gardone V.T. ha partecipato alla 35^ edizione “Marathon de Paris”, tenutasi, appunto, a Parigi il 10 aprile 2011 Michele Zanardelli, socio del Gruppo di Rodengo Saiano, si è sposato con la sig.na Francesca Franzoni; nella foto gli sposi con il papà Gigi e il fratello Massimo Matrimonio alpino a Monticelli Brusati: la figlia di Angiolino Maranta, Claudia, si è sposata con Giancarlo Martinelli. CHI E’ NATO COLLIO V.T. Viola Calzoni, figlia del saocio Massimo e di mamma Chiara Barbieri; la piccola Viola è anche nipote del socio Stefano Calzoni SAREZZO Greta Fontana, figlia del socio Roberto Fontana e di mamma Monica Mussinelli CALINO Francesco Lauri, figlio del socio Maurizio e di mamma Maria Ferrari; francesco è anche nipote di Silvano e Maurizio Ferrari CLUSANE Ambra Archetti, figlia del socio Adriano e di mamma Alessandra Marzi Lorenzo Martinelli, figlio del socio Luca e di mamma Sara Finazzi MOLINETTO Melissa Giacomelli, pronipote del socio Mario Moreni CHI SI E’ SPOSATO Pietro Bresciani, socio del Gruppo di Sulzano, si è unito in matrimonio con la sig.na Elisa Faita; nella foto gli sposi contorniati dal papà Giuseppe, e da tanti bocia del gruppo. ANNIVERSARI 71 ANNI CALCINATELLO Fedele Gaibotti con la sig.ra Rosa Maffi, genitori del socio Gianpietro e nonni del socio Cristian Gaibotti 45 ANNI GUSSAGO Il Consigliere del gruppo Guido Battaglia con la sig.ra Francesca Bertini (nella foto) PEDROCCA Il socio Gabriele Buffoli con la sig,na Angela Boni 55 35 ANNI MOLINETTO Giuliano Tellaroli con la sig.ra Emanuela Bonassi Arrivederci a Mairano!!! Questo numero ha chiuso il 28 giugno; il prossimo chiude il 30 novembre 2011 56