OALP-2011-2 - A.N.A Brescia

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OALP-2011-2 - A.N.A Brescia
ANNO 51 - N. 2
LUGLIO 2011
PERIODICO QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE A.N.A. DI BRESCIA
Fondato nel 1961 - Copie stampate 14.000 • In omaggio ai Soci •
Poste Italiane spa - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/2/2004 n° 46) art.1, comma 2, DCB Brescia
Nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia gli alpini bresciani
hanno dato vita ad una magnifica adunata sezionale
1
SEGRETERIA
Prossimi appuntamenti sezionali
Quando i Gruppi organizzano eventi culturali e/o
sportivi, è facile che gli sponsor versino loro somme in
contanti o per bonifico bancario.
Non essendo attività commerciali e non avendo
partita IVA, i Gruppi non possono emettere una fattura o
una ricevuta fiscale, finendo per dover rinunciare alla
sponsorizzazione e all’eventuale progetto.
La Tesoreria dell’A.N.A. Nazionale, interpellata ci
ha risposto quanto segue:
Se a fronte della donazione non viene chiesto nulla
in cambio (es. un servizio), potrà essere rilasciata una semplice ricevuta a favore del donante che servirà però esclusivamente a giustificare l’uscita della somma dalla sua
cassa.
Per gli sponsor dedurre queste somme è abbastanza complicato, perché la legge pone dei limiti ben precisi e molto
stretti, sia riguardo alla cifra che alla sua destinazione. In
ogni caso questo è un problema che interessa esclusivamente lo sponsor.
Se invece la sponsorizzazione prevede da parte del
Gruppo una contropartita, che può essere anche la affissione di cartellone pubblicitario, occorre la Partita IVA e
devono essere fatti tutti gli adempimenti autorizzativi e
tributari, tra i quali, il pagamento delle relative tasse.
Le stesse regole valgono se fa da tramite la Sezione. Una volta espletati e rispettati tutti gli adempimenti
previsti, questa potrà consegnare al Gruppo parte del contributo o l’intera somma. Quest’ultima non può, però, essere assolutamente superiore ai 5.000 euro, limite previsto dalle norme antiriciclaggio in vigore.
Il suggerimento che vi diamo è questo: rivolgetevi
prima ad un commercialista locale; se è anche alpino (non
dovrebbe essere difficile trovarne uno con questo requisito), potrete farlo anche a costi contenuti.
In Segreteria è disponibile un promemoria che a suo tempo (2 marzo 2010) era stato predisposto dalla sede nazionale e successivamente aggiornato.
Fausto Cazzanelli
SETTEMBRE:
4, Mazzano:
8, sede sezionale:
11, Monte Guglielmo:
12, Coccaglio:
18, Clusane:
24, Coccaglio:
25, Molinetto:
85° di Fondazione
Consiglio direttivo
Alpinata in Gölem
Inizio Trofeo Cocchetti, gara
sezionale di bocce
50° di Fondazione
finali Trofeo Cocchetti
75° di Fondazione
OTTOBRE
2, Timoline:
inaugurazione nova sede
9, Vill. Sereno:
inaugurazione nova sede
13, sede sezionale:
Consiglio direttivo
15-16, PALAZZOLO S. OGLIO:
RADUNO DEL II RAGGRUPPAMENTO
NOVEMBRE
10, sede sezionale:
19
Consiglio direttivo
Serata finale attività sportiva
DICEMBRE
4
8, Ospitaletto:
8, Sarezzo:
20, Sede sezionale:
Pranzo auguri Prot. Civ.
Memorial Marilena
80° di Fondazione
serata degli auguri di Natale
Prossimi appuntamenti nazionali
SETTEMBRE
4:
Pellegrinaggio solenne al Monte Pasubio
4:
Pellegrinaggio al Monte Bernadia (UD)
18: Campionato Nazionale di tiro a segno a Vittorio
Veneto
OTTOBRE
2:
Pellegrinaggio al Sacrario dei Caduti d’oltremare a
Bari
2:
Campionato nazionale di corsa a staffetta a
Pederobba (TV)
9:
Madonna del Don a Mestre (VE)
23: Riunione dei Presidenti delle Sezioni italiane a
Milano
ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI
Sezione di Brescia
e-mail: [email protected]
Direttore Editoriale: Davide Forlani
Direttore Responsabile: Massimo Cortesi
Comitato di Redazione:
Domenico Castelnovo, Franco Richiedei, Giuseppe Lamberti,
Gianpaolo Cazzago, Andrea Poisa
NOVEMBRE
26: Colletta alimentare
Autorizzazione provvisoria (Autorizzazione precedente)
Tribunale di Brescia n. 25/1969 dell’1/10/69
Stampa: Centro Stampa Quotidiani
Via dell’Industria 52 - 25030 Erbusco (BS)
Tel. 0307725511
DICEMBRE
11: S. Messa solenne di Natale in Duomo a Milano
Abbonamento: 10,00 euro all’anno - contattare
la segreteria sezionale allo 030 2003976
2
Una splendida adunata... made in Val Trompia
Solitamente una auto made in germany è sinonimo
di affidabilità e robustezza; un orologio made in suisse è
sicuro che sia preciso; una macchina fotografica deve essere made in japan; da quest’anno possiamo dire che una
adunata di alpini dovrebbe essere made in Val Trompia.
Si perché gli alpini di Pezzaze si sono superati nell’organizzare questa adunata (che dovrebbe essere la n. 75 stando ai bollettini ufficiali e ai verbali del Consiglio).
Cascinelle, antica malga d’alpeggio rimasta per molto tempo diroccata e ristrutturata dalle penne nere pezzazesi, fino
alle mostre negli uffici della miniera, a ricordare che la
gente della Val Trompia ha saputo trarre sostentamento
dalla montagna, sia sulla superficie che nelle sue profondità, ovunque con sacrificio, lavoro e un forte senso del
dovere.
La domenica che ha concluso la maratona alpina
iniziata giovedì 2 giugno ha visto all’ammassamento più
di 2.500 alpini, 150 gagliardetti della nostra Sezione, 16
provenienti da altre sezioni, 11 vessilli sezionali (oltre al
nostro erano presenti quelli di Bergamo, Valle Camonica,
Monte Suello, Verona, Vicenza, Milano, Monza, Modena, Parma, Luino e Como).
Un successo sotto tutti i punti di vista, dagli splendidi passaggi attraverso le frazioni medioevali di Pezzaze,
sotto la torre di Mondaro, attraverso le gole fresche e umide
sotto Stravignino, costeggiando il torrente Morina, fino
alla maestosa Chiesa Parrochiale di S. Apollonio dove il
parroco don Giancarlo Pasotti ha celebrato la S. Messa
con una omelia che ha richiamato le gesta e i sacrifici
degli alpini lungo tutta la loro storia.
Questo grandioso avvenimento è iniziato alcuni
giorni prima, con la S. Messa in suffragio degli alpini del
Gruppo andati avanti, poi la camminata al rifugio
Il sabato pomeriggio si è tenuta in paese l’inaugurazione del monumento (ovviamente in ferro!) rappresentante un gruppo di alpini che cantano, “l’eterno canto” il
titolo della composizione, a ricordare che la musicalità è
una dimensione fondante dell’alpinità come il ricordo di
chi è andato avanti, di chi è Caduto sui fronti di guerra, il
forte senso di appartenenza alla Patria tramite la simbiosi
con le Truppe Alpine, degnamente rappresentate durante
tutto il corso dell’adunata. Nel tardo pomeriggio si è svolto
il consueto incontro in comune con le autorità cittadine.
Al termine dei saluti Angiolino Salvalai ha fatto dono alla
municipalità di una antica stadera, la bilancia a braccio,
accolto con gioia se pensiamo che sul gonfalone del comune di Pezzaze ne è rappresentata una; forse anche il
nome Pezzaze ricorda il termine “Pesate” riferita proba-
3
bilmente alla pesatura del minerale di ferro estratto dalla
miniera, atavica presenza in questa comunità.
autorità intervenute dal col. Garatti del Centro Documentale di Brescia, al cappellano capo delle Truppe Alpine
don Lorenzo Cottali, al Col. Bernardelli, alpino pezzazese
doc.
Nemmeno la pioggia pomeridiana (che la mattina
aveva risparmiato la sfilata, svoltasi sotto un bel sole) ha
rovinato la bella manifestazione che gli alpini pezzazesi
hanno preparato con cura, prestando attenzione ad ogni
particolare, compreso l’efficientissimo servizio bus navetta che dalla strada provinciale ha portato le centinaia
di alpini fino in paese e che alla fine della giornata sotto
un torrenziale diluvio hanno riaccompagnato agli abbondanti e ben disposti parcheggi.
Tutto bene dunque, questa adunata viene
definitivamente consegnata alla storia (quella alpina, naturalmente); complimenti a tutti gli alpini di Pezzaze,
capeggiati dal nostro Marziano Bregoli per questa memorabile adunata. Una vera adunata made in Val Trompia!
L’augurio è che il successo di questa adunata possa
essere ripetuto anche l’anno prossimo a Mairano, ai cui
alpini va l’augurio di buon lavoro.
La sfilata della domenica si è conclusa nella chiesa
parrocchiale, dove al termine della celebrazione eucaristica
il Presidente Davide Forlani ha fatto notare con malcelata
soddisfazione come gli alpini siano sempre presenti numerosi a tutte le manifestazioni, anche quando si renda
necessario attraversare laghi, recarsi in città caotiche o
inerpicarsi sui monti.
Dopo brevi indirizzi di saluto resi dal parroco, dai
rappresentanti del Comune e della Provincia, l’adunata è
proseguita sotto la gigantesca tensostruttura che ha ospitato oltre 1200 persone convenute per il rancio a base di
spiedo e di altre gustosissime specialità locali; tante le
Franco Richiedei
4
La cornice culturale dell’adunata di Pezzaze:
le mostre storiche e fotografiche
Sabato 4 giugno sono state inaugurate le due mostre che hanno fatto da cornicie e da supporto culturale
all’evento dell’adunata. Nei locali degli uffici della Miniera (purtroppo chiusa durante i giorni dell’adunata a
causa di problemi legati alla gestione del parco minerario) hanno trovato degna collocazione i reperti e i cimeli
prestati al Gruppo dal Museo storico della Sezione di Brescia, arricchita con alcuni gioielli messi gentilmente a disposizione dal Maggiore Guido Fulvio Aviani, vero
appasionato e intenditore della Campagna di Grecia e Albania, alla quale la mostra era dedicata.
Il prof. Aviani (in effetti non è un professore, come
ha precisato lui stesso, ma la sua preparazione e la passione con la quale partecipa a questi eventi lo rendono professore di fatto, anche se non di nome) ha prestato al gruppo un manichino con una uniforme di un fante greco, pezzo unico al mondo, che aveva suscitato persino l’interesse del museo storico di Atene.
Al primo piano la mostra dedicata all’indimenticato
Vittorio Piotti con l’esposizione di numerose sculture in
ferro, diverse fotografie a lui dedicate e scattate mentra
era intento a lavorare il metallo che ha reso famosa la Val
Trompia in tutto il mondo.
Al ferro è dedicata anche la mostra permanente nei
locali attigui; è infatti possibile vedere gli attrezzi che sono
stati utilizzati per l’estrazione dei minerali di ferro, alcune rocce e minerali, e una interessantissima serie di pannelli che raccontano la storia di Pezzaze e della sua miniera, intrecciandosi con la storia della gente, delle famiglie che al ferro hanno dedicato le loro vite per intere generazioni.
Nel fabbricato di fronte a quello degli uffici è stata
invece allestita una mostra fotografica dedicata alla Protezione civile; un centinaio di pannelli che mostrano le
fasi degli interventi del nostro nucleo di intervento durante gli eventi calamitosi che purtroppo nel corso degli anni
si sono verificati: dal Friuli, all’alluvione in Piemonte,
dal terremoto in Irpinia a quello in Abruzzo, passando per
gli intervento di bonifica, di pulizia degli alvei fluviali e
alle esercitazioni e interventi di ancincendio boschivo.
Quando la pioggia dà una tregua:
la sfilata e l’ammainabandiera
La Val Trompia, si sa, è soprannominata il “vasino” degli
angeli (per la verità il termine esatto è un altro, ma siamo
un giornale serio, quindi ci limitiamo a far
passare il concetto), per via delle
abbondanti piogge, che per tutto
l’anno quasi
quotidianamente
annaffiano le sue
montagne e i
suoi borghi; probabilmente gli
angeli sono incontinenti, ma
certamente hanno assistito all’adunata,
perchè hanno
fatto piovere pra-
ticamente per tutto il sabato, e buona parte della domenica, ma hanno concesso un bel sole durante la sfilata e
durante la “mesta” cerimonia dell’ammainabandiera. Finiti questi momenti le cateratte del cielo si sono riaperte
con buona pace degli alpini che dovevano raggiungere le
auto a valle, bagnandosi “leggermente” il cappello.
L’ammainabandiera si è svolto sotto un cielo color
piombo, ma i famosi “angeli” erano forse intenti ad altro,
la pioggia è cessata per qualche attimo permettendo di
chiudere in
bellezza
questa memorabile
adunata e di
passare le
consegne
agli alpini di
Mairano.
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TORINO 2011
A margine dell’adunata nazionale di Torino
L’adunata di Torino, che molti alpini hanno vissuto tra
chiari e scuri, con alcune scelte quanto meno discutibili
che tuttavia sono da valuatre in altra sede (e speriamo che
gli addetti se ne occupino) ha provocato in molti torinesi
sensi di ammirazione e di affetto nei confronti degli alpini, nati dall’aver ospitato alcuni nostri gruppi durante le
giornate torinesi. Sono pervenute nei giorni seguenti l’adunata alcune lettere che riassumono bene lo spirito nato
duante quelle giornate; ne pubblichiamo alcune che rappresentano tutte le altre che non hanno trovato posto sui
giornali, ma solo nel cuore e nella mente di chi la ha scritte e di chi le ha ricevute.
GRAZIE perchè avete smentito i pregiudizi di coloro
che temono sempre di accogliere esterni, avete lasciato tutto
ordinato e pulito... e avete donato anche una buona offerta che
servirà a finanziare la partecipazione dei giovani dell’Oratorio
alla Giornata Mondiale della Gioventu’ quest’Estate a Madrid
con il Papa.
Ancora GRAZIE e ancora scusa per qualche disagio che
c’è stato. Mi auguro che abbiate fatto tutti un buon viaggio di
ritorno e mantenete, diffondete sempre più questi valori positivi di cui avete dato testimonianza in questi giorni.
Buona giornata a tutti.
A nome di tutto l’oratorio Valdocco
don Gianni Moriondo
ALPINI, siete tutti ladri: ci avete rubato il cuore!
Carissimi ALPINI, innanzitutto GRAZIE.
il nostro carissimo San Giovanni Bosco era andato un
giorno a trovare i ragazzi del collegio salesiano di Lanzo Torinese. Gli avevano organizzato una festa così bella che al ritorno prende carta e penna e scrive una bellissima lettera con queste parole: “Carissimi ragazzi siete tutti ladri...sì,lo ripeto, siete
tutti ladri perchè a questo povero prete restava una cosa sola,il
suo cuore, e voi con la vostra allegria contagiosa gli avete rubato il cuore!” Mi viene da ripetere a voi le stesse
Buongiorno,
questa mia e-mail ha oltre allo scopo di ringraziarvi per la gioia
che avete portato nella mia città anche per avere un informazione per me molto importante.
Ho tre figli, una di queste Daniela, capelli rossi, 15 anni,
frequenta la seconda superiore all’istituto A. AALto Sella di
Torino in Via Montecuccoli. Nella sua scuola è stato ospitato
per tre giorni il gruppo di alpini di Chiesanuova.
Daniela, come tutte le adolescenti, ama le discoteche
(ma le permetto di andare pochissimo), la musica l’allegria e la
presenza di questo gruppo di alpini nel cortile della sua scuola
è stato veramente utile ed importante. Sin dal primo giorno si è
affezionata a queste persone. Il venerdì mattino mi ha mandato
questo sms: “mamma sono arrivata a scuola alle 8.00 e sai
c’era già un bel profumino, sono arrivati gli alpini, stavano
mangiando e suonavano. Che bello!!” cosi sabato pomeriggio
ha deciso di andare a fare un giro nel centro di Torino ma è
passata prima dalla sua scuola per vedere se i suoi alpini erano
ancora lì, ed allora altro sms: “mami sono passata a vedere i
miei alpini, mi hanno chiesto se volevo una fetta di salame, io
ho detto di no ma mi ha fatto piacere. Erano tutti allegri”
La sera di sabato, come non accadeva da mesi, con tutta
la mia famiglia (oltre a Daniela ho altri due figli 12 e 18 anni)
siamo usciti insieme, I miei figli e credo tanti giovani hanno
imparato da voi che divertirsi non vuol dire impasticciarsi ma
vi è una sana allegria, una gioia di vivere, di condividere con
gli altri i momenti di festa e di questo vi ringrazio di cuore.
Ieri mattina ultimo sms di Daniela riguardante gli alpini: “sono arrivata di corsa a scuola, erano andati via tutti,
forse c’erano solo più i capi che ho visto andar via su delle
auto militari. Mamma che tristezza!”
Avevo piacere di dirvi GRAZIE, perché la vostra presenza ha sicuramente lasciato il segno non solo nel cuore di
tutti i torinesi ma anche e soprattutto in quello dei nostri figli
che ci auguriamo possano crescere con sani valori e sentimenti
di amore, amicizia. solidarietà e spirito di sacrificio.
Aspetto una vostra risposta per capire se è possibile rintracciare questo gruppo anche solo per avere un loro piccolo ricordo
magari una foto che Daniela non ha osato scattare.
Grazie
Una mamma
parole:”Alpini, siete tutti ladri, perchè con la vostra allegria,
con i vostri canti, con le vostre musiche,con i vostri
bicchierini..soprattutto con la vostra simpatia avete contagiato
tutti, ci avete rubato il cuore
Il giorno dopo l’adunata nazionale degli Alpini a Torino
sento proprio il dovere di dire un grande e riconoscente grazie
a tutti gli Alpini...ma soprattutto a quei gruppi che il 1° Oratorio don Bosco di Valdocco ha ospitato, cioè i gruppi di
Medeuzza, di Cividate Camuno, di Buttrio,
di Villanova (UD), di Percoto, di Trivignano, di BresciaBottonaga, di San Vito al Tagliamento, di Savorgnano, di
Treviso.
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TORINO 2011
La risposta del Gruppo di Chiesanuova
storici di Torino rinsalda il legame
che questa città ha sempre avuto con
le gesta dei propri militari.
E così domenica, mentre risuonerà il rombo di un
milione di piedi calzati nelle nostre strade, ci saranno idealmente anche loro, gli eroi caduti. Con le bandiere dei
reggimenti coperti di medaglie, al suono delle fanfare e
dei tamburi, tra i canti che rievocano antichi sacrifici. La
città li abbraccia insieme a tutto il Paese. L’Italia è qui,
davvero unita, in questi volti giovani e vecchi con tante
storie dietro i loro occhi e un orgoglio immutato. A loro
va il nostro saluto e la nostra riconoscenza. Viva gli alpini. E grazie di cuore.
Don Benito Rugolino, parroco della Chiesa del SS. Nome
di Maria - Torino-
Cara Daniela,
ci ha fatto molto piacere aver ricevuto l’e mail di tua madre,
nella quale si evidenziano le tue emozioni ed i tuoi sentimenti
verso noi alpini. Infatti l’alpino è proprio come lo hai descritto: allegro, bonario, amante della musica, dei canti e della
buona compagnia ed ha un grande cuore!
La caratteristica propria dell’alpino è il suo cuore che
soffre se il prossimo soffre, è felice se il prossimo è felice, è
sempre a disposizione per aiutare chi ha bisogno, come ci hanno nsegnato i nostri Padri e seguendo l’insegnamento di un
grandissimo Alpino, il Beato Don Carlo Gnocchi, che ha sacrificato la sua vita, (prima, durante e dopo la guerra) per
aiutare più bisognosi, i sofferenti, i più sfortunati.
Nonostante la tua giovane età, dimostri una buona maturità e siamo certi che nella tua vita saprai mettere in pratica
anche tu questi buoni insegnamenti seguendo il nostro esempio, aiutando sempre i deboli, solo così potrai essere fiera ed
appagata e sentirti ALPINA. Chissà che nel tuo futuro non ci
possa essere un’esperienza (seppur temporanea), nel corpo
degli alpini, siamo sicuri che sarebbe come coronare un sogno!
Per esserti più vicini, ti inviamo alcune foto del nostro
gruppo scattate a Torino, affinché possano servirti ad alleviare la tristezza ed il vuoto che abbiamo lasciato quando siamo
tornati alle nostre attività.
Se un giorno verrai o passerai da Brescia, saremo onorati di ospitarti nella nostra sede per passare qualche ora in
nostra compagnia e magari gustare anche quella fetta di salame, da noi offerta e da te non accettata per pudore o perché ti
vergognavi!
Auguriamo a te e famiglia tanta serenità e ti inviamo un
caloroso e forte abbraccio alpino.
Gruppo Alpini Chiesanuova
Sezione di Brescia
Ciao a tutti i miei adorati Alpini di Brescia.
dopo parecchi giorni dalla festa di Torino finalmente invio alcune foto di quei meravigliosi giorni passati insieme.
Andrea, i miei genitori ed io Vi ringraziamo per
l’affetto che ci avete regalato, per la simpatia che ci avete
dimostrato e per tutte le prelibatezze che ci avete offerto!!
!!!! La nostra pancia ringrazia tanto!!!!
Non ricordo i nomi di tutti, potrei citare Pacio, Paolo, Beppe, Lambro, Jonathan con il suo simpaticissimo
papà, ma malgrado io non ricordi il nome di tutti vi posso
assicurare che porto tutti nel cuore!!!!
Un caro abbraccio,
Paola
Basterebbero loro, i cinquecentomila che stanno arrivando a Torino, per farci sentire l’orgoglio di essere italiani. Al di là degli anniversari, delle celebrazioni, delle
notti tricolori, delle bandiere che dai balconi e dalle finestre sventolano impavide nel cielo di Torino. Gli alpini
sono la storia d’Italia. I protagonisti silenziosi e umili di
tante battaglie e di tante tragedie. Loro ci sono sempre
stati. E ci saranno sempre. Per difenderci e per aiutarci.
Lo dicono i libri di storia che ne hanno celebrato le gesta
e l’eroismo, lo sa la gente comune che se li è trovati a
fianco nei momenti di dolore e di tragedia, con le mani
sporche di fango, a scavare tra le macerie, ad arginare i
fiumi, a cercare vite sepolte. Il barlume della vita nella
desolazione della morte. Gli alpini sono l’incarnazione di
questo paese di cui andiamo fieri.
Ebbene, gli alpini li abbiamo qui. Sono già qui. E li
riconosci anche senza il cappello con la penna, per quel
modo di essere che l’arma, la consuetudine, l’educazione
e il rispetto hanno impresso nei loro cuori. La carica dei
cinquecentomila unisce meglio di ogni parola la nostra
patria, dalle montagne del nord, all’Appennino, fin giù al
fondo dello stivale. E la sfilata che tocca tutti i luoghi
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TORINO 2011
... a proposito dell’adunata nazionale...
carraio dalle parti di piazza Sabotino, ed erano le quattro del pomeriggio, ed era sabato e la via non era esattamente un deserto. Ho visto drappelli di questo popolo del
rave girare su mezzi motorizzati privi di targa e dimentichi delle più elementari norme di sicurezza. Ho visto il
popolo del rave accampato in ogni parco, in ogni aiuola,
là dove c’erano schiere di wc chimici all’uopo predisposti e anche là dove non c’era proprio nulla.
Ho visto un rave… Come dite? Non era un rave? Come
dite? Mi chiedete se non ho notato che tutti i partecipanti, sobri o ubriachi che fossero, portavano un cappello
con una lunga penna nera che a loro serve da bandiera,
su pei monti, su pei monti a guerreggiar? Come dite? Non
era un rave ma l’adunata degli Alpini? Oh signore che
svarione! Ma come ho fatto a confondermi? D’altro canto, avrei dovuto capirlo in fretta: se fosse stato un rave i
politici avrebbero fatto interventi e interpellanze per bloccare, scongiurare, punire, avrebbero gridato allo scandalo, alla degenerazione, avrebbero detto che «i giovani
d’oggi…».
PERISSINOTTO che fa rima con……….
Alessandro Perissinotto è del ’64 e, se l’ha fatto, il
militare l’ha fatto a Torino. Più probabilmente ancora s’è
guardato bene dal farlo, sostituendolo, magari con fugaci
toccate e fughe in qualche biblioteca comunale, non certo
a cambiare pannoloni in una RSA.
E a noi? – chiedete voi, legittimamente. Vi spiego:
questo signore, che è un semiologo – absit iniuria verbo ha preso carta e penna ed ha cercato di interpretare, a modo
suo, quello che ha creduto di intravvedere, quello che ha
E che non era un rave si è capito dopo, perché, contrariamente al popolo della techno all’aria aperta, «gli Alpini
puliscono tutto». Basta questo? Diciamo che è già qualcosa, diciamo che le damigiane di vino sono meglio dei
banchetti con ecstasy, ketamina, Lsd, crack, che una sbornia non ti brucia il cervello come le pasticche (anche se
alla lunga…). Però, la prossima volta che stigmatizziamo
i giovani, ricordiamoci che se avessero la penna nera in
testa li guarderemmo con occhi diversi.”
Così, a botta calda, m’è andato il sangue a cervello,
e non solo a me, ma poi, il tempo di rileggere e trovare
due notizie sull’illustre sconosciuto e mi sono detto…..
vabbé, questo bel tomo deve avere problemi alla vista,
nell’ipotesi per lui più felice, o al cervello, in quella più
infausta. Se di tutto quello che è accaduto a Torino è riuscito a vedere solo gente che urinava e che beveva, sarà
meglio che vada o da un oculista oppure da uno psichiatra, ma di quelli bravi, però.
Questo mi fa anche pensare che possa essere un
consumatore accanito di un collirio particolare che si chiama “ideologia”, quindi archiviamolo per quello che è: un
pirlotto che cerca di fare una bella tirata d’acqua al mulino dei suoi amici sballati e impasticcati con la scusa che “
gli alpini fanno ben’altro!”. La malattia si chiama “
Benaltrismo”.
A lui chiedo solo, dopo aver letto l’ultima frase:
“Caro il mio Perissinotto e perché mai ti spingerebbero a
guardarli con occhi diversi, i ragazzi, se avessero la penna nera in testa?” Temo che non risponderebbe e allora lo
lascio al suo destino.
creduto di sentire quello, che ha creduto di vedere, durante l’adunata nella sua città.
Riporto le sue parole, perché, a tratti, risultano strutturate
solo a lui:
Ho visto un re. - Sa l’ha vist cus’è? - Ha visto un re? - Ah,
beh; sì, beh». Ma no, non ho visto un re, ho visto un rave.
Sa l’ha vist cus’è? Ho visto un rave, che si scrive «rave»
come le rape, ma che se vuoi fare il figo (e se hai visto un
rave non puoi che fare il figo) lo pronunci all’inglese
«reiv». Ho visto un rave, una di quelle feste organizzate
in un posto all’aperto, dove convergono migliaia e migliaia di persone e poi cantano, ballano, bevono, si ubriacano. Ho visto un rave, a Torino, con decine di persone
già ubriache il mattino presto. Ho visto un rave, a Torino,
che è durato giorni e giorni. Ho visto due dei partecipanti a quel rave bloccare il traffico in corso Vittorio
zigzagando con la Vespa, senza casco. Ho sentito i partecipanti a quel rave apostrofare le ragazze in strada e fare
commenti che credevo dimenticati. Ho visto i partecipanti a quel rave (non tutti per fortuna, ché altrimenti ci sarebbe stata un’inondazione) orinare in fila in un passo
8
dell’area che “il giornalaio” in questione, chiamerebbe con
sussiego “alternativa” o “ antagonista”, si scambiavano
commenti entusiastici e appuntamenti per l’anno seguente, alla “festa degli Alpini”. Quest’anno, un tale ha giurato che al suo paese alcuni ragazzi hanno organizzato
addirittura un pullman per Torino; piccolo particolare:
nessuno di loro è alpino ma, in compenso avevano programmato un anno prima la baldoria [chiamiamola così, per misericordia] col salvacondotto
della festa alpina nella quale la polizia non mette il naso.
A Milano questo lo sanno e non da ieri, e
potrebbe essere una spiegazione ottima al fatto
che, a chi si azzarda a dire: “non può fermarli la
polizia?” dalla stessa si sente immancabilmente
rispondere: “ E’ un problema vostro, e dovete
risolverlo voi; se interveniamo noi sono guai!
Non fate più adunate.”
Questa è la strada sulla quale siamo avviati.
Questo non ci esime però di fare una riflessione
pacata:
Chi di noi se la sentirebbe di giurare che non c’erano ubriachi in cerca di un modo per concludere la giornata o la
nottata beverina? Credo nessuno. Di gente che scaricava
la vescica traboccante ne ho vista tanta anch’io; sono ri-
I rimedi ci sarebbero: dal microchip sparato
nel padiglione auricolare di tutti gli iscritti ad
una grande X sulla schiena con tinta
fosforescente, un po’ come si fa con le pecore,
le mucche, i cavalli, le capre.
Bando alla mia fervida fantasia malata! Bisogna fare
qualcosa:
Nel mio piccolo posso suggerirvi alcuni comportamenti, per così dire virtuosi. A volte sono difficili da mettere in atto ma la posta in gioco è molto alta.
suscitati anche i carrettini, dopo un periodo felice, durato
troppo poco, purtroppo.
Ma vivaddio, gli alpini sono soprattutto altro, e ho
detto gli alpini, anzi, meglio ancora, gli iscritti all’ANA.
Perché, da qualche tempo a questa parte, chi non conosce
la realtà della nostra Associazione, potrebbe sentirsi autorizzato anche a dircelo sul muso che forse il tipo il cui
cognome finisce per … otto, tutti i torti non li ha.
Qualche tempo fa – un paio d’anni, credo, - mi sono
preso la briga di andare a curiosare nel web su cosa ne
pensasse la gente delle nostre adunate. Sorpresa delle sorprese! Ho trovato gente, soprattutto giovani e soprattutto
Quando si parte da casa, almeno noi, evitiamo di
portarci al seguito i giovanotti che “indulgono” all’etilico;
sarà un po’ più dura imporsi a quelli che tra loro sono
iscritti , ma se insieme a questi portiamo tutta la compagnia non alpina….
Quando incontriamo qualcuno che è già abbondantemente oltre le righe, facciamoglielo
presente dicendoglielo sul muso, facendogli presente che sta sbagliando e facendogli almeno
percepire di essere “ isolato”.
L’alternativa che si prospetta e che è di facilissima attuazione, è quella alla quale presto saremo costretti a ricorrere: l’adunata sopra i 2500
metri, così vi si recheranno solo coloro per i
quali il gioco vale la candela. Infatti: quanti
ubriachi avete visto, se non di stanchezza, ai Pellegrinaggi in Adamello?
Ragazzi…. Abbiamo fatto cose cento volte
più grandi di noi e non siamo capaci di
emarginare le teste calde? Suvvìa!!!
9
TORINO 2011
...da Brescia a Torino, passando per Parigi
e attraversando la Normandia
Per gli Alpini bresciani raggiungere Torino per l’84ª
Adunata Nazionale era troppo semplice, la strada troppo
“lineare”, il viaggio troppo breve: così alcuni hanno deciso di fare una “piccola” deviazione fino in Francia, per
visitare Parigi, i luoghi dello sbarco in Normandia e le
coste della Manica.
Dopo aver caricato i bagagli sul pullman presso la
sede del Gruppo Alpini di Poncarale, alle 22 del 30 aprile
il viaggio è cominciato ed il pomeriggio di domenica 1°
maggio abbiamo raggiunto Parigi, iniziando il tour della
città dalla Tour Eiffel (dove gli Alpini bresciani sono stati
per qualche minuto uno spettacolo nello spettacolo per i
molti turisti presenti) inaugurata nel 1889 per l’Esposizione Universale, per passare poi all’Ecole Militaire (fondata nel 1750 da Luigi
XV come accademia per
la formazione di ufficiali
dell’esercito provenienti
dai ceti meno abbienti ed
aperta nel 1760), a Les
Invalides (luogo di assistenza per i soldati invalidi ed anziani costruito
tra il 1671 ed il 1677, dal
15 dicembre 1840 la
Chiesa ospita la tomba di
Napoleone, che non si è
potuta ammirare causa
chiusura dovuta alla festività), Place del la Con-
10
corde, Champs Elysees (voluti da Maria de’ Medici nel
1616), Arco di Trionfo (innalzato da Napoleone nel 1806,
dal 1920 accoglie le spoglie del Milite Ignoto) e giungere
infine al Bois de Boulogne (grandioso parco di 846 ettari
al limite occidentale della città), dove abbiamo cenato e
pernottato all’hotel “Multistelle” (e ce n’erano davvero
tante!).
Lunedì la visita è proseguita al Louvre, poi alla
Cattedrale di Notre Dame (la cui costruzione è iniziata
nel 1163 ed è continuata con successivi ampliamenti fino
alla realizzazione della guglia nella seconda metà dell’Ottocento, stile gotico
con grandi vetrate colorate) ed in giro per
la città fino alla partenza per Mont Saint
Michel, oggetto di un
primo approccio con
visita alle mura realizzate durante la Guerra dei Cent’anni, alla
Grande Rue che sale
al santuario girando
intorno alla roccia ed
al villaggio sorto ai
piedi dell’abbazia per
dare accoglienza ai
pellegrini. Abbiamo
poi aspettato la marea che, con la sua eccezionale ampiezza (circa 14 metri di dislivello), rappresenta
anch’essa un attrazione. In serata, dopo aver trovato un
camping per passare la notte, abbiamo cenato al ristoran-
TORINO 2011
mandia, dove abbiamo visitato il cimitero tedesco di La
Cambe, che custodisce le salme di 21.000 Caduti, la zona
dello sbarco del 2° Battaglione Ranger
a Point du Hoc (sito fortificato con batterie d’artiglieria pesante posto in cima
ad una scogliera che ancor oggi porta
i segni del tremendo bombardamento
aereo e navale cui fu sottoposta durante
lo sbarco) ed il cimitero americano di
Colleville (quello del film “Salvate il
soldato Ryan” per intenderci) con i
suoi oltre 9.000 Caduti. Quindi di nuovo in marcia verso Etretat, già villaggio di pescatori ed ora cittadina turistica sulla Manica famosa per le sue
spiagge ghiaiose e le falesie naturali
di gesso a strapiombo sul mare che
formano anche un famoso arco naturale: qui, dopo aver assistito ad un infuocato tramonto, ci siamo sistemati
per la notte all’hotel P.T.U.C.D.Stelle
(* vedere nota a fondo pagina).
Mercoledì mattina visita al museo dello sbarco di
Bayeux ed al contiguo cimitero inglese, dove sono sepolti oltre 4.500 soldati di Sua Maestà Britannica, e poi par-
te alpino “Vista su Mont Saint Michel”, allestendo la cucina in un parcheggio con un’ottima vista del monte.
La mattina successiva l’abbiamo passata visitando
l’interno dell’abbazia benedettina, fondata nel 966 su due
preesistenti oratori, diventata nel 1791, durante la Rivoluzione francese, una prigione attiva fino al 1863. L’abbazia, edificata a partire dal X secolo, si compone di diverse parti sovrapposte le une alle altre con una mescolanza di stili che vanno dal carolingio al romanico fino al
gotico fiammeggiante. Al ‘200 risalgono la costruzione
della Sala degli Ospiti, del
Refettorio,
della Sala dei
Cavalieri e del
Chiostro che,
insieme, costituiscono il
complesso
detto
la
Merveille (la
Meraviglia).
Nel 1896 sopra la chiesa
venne costruita una guglia
di 170 metri
d’altezza sul
livello del
mare. Subito
dopo partenza
verso la Nor-
tenza per l’Italia con altra sosta notturna al P.T.C.U.D.Stelle
(* come sopra).
Il nostro girovagare si è concluso nella mattinata di
giovedì con l’arrivo a Torino per l’84ª Adunata Nazionale.
* Per Tetto un Cielo di Stelle
Giuseppe Lamberti
11
Nuovi arrivi in biblioteca
COMMISSIONE
CULTURA
Vittorio Trentini
“L’allucinante avanzata degli alpini
verso ovest nel gelo e nel fuoco”
“Il Vecio Alpino racconta”
curato dal Gruppo Alpini
di Caslino d’Erba
Edito da Walmar, Editrice bresciana specializzata
in pubblicazioni di storia alpina, è apparso recentemente
un volumetto dal titolo “Il Vecio Alpino racconta” curato
dal Gruppo Alpini di Caslino d’Erba cui va il merito d’aver
raccolto i ricordi riferiti alla Prima guerra mondiale del
loro Socio Fondatore: Sergente
maggiore Francesco Porro, classe
1891, 5° Reggimento Alpini,
Battaglione Val
d’Intelvi, decorato con Croce di
Guerra e Distintivo della campagna Italo – austriaca con tre
stellette, Cavaliere di Vittorio
Veneto.
Il Gruppo,
fondato nel 1922,
ha raccolto e pubblicato in questo
libro le testimonianze del loro Fondatore riguardanti gli eventi vissuti in
prima persona nel corso della Guerra Bianca
sull’Adamello. I fatti che si leggono assomigliano a molti
altri perché raccontano le sofferenze umane, le tragedie
dei singoli e di molti, piuttosto che atti bellici veri e propri.
Lo scenario è quello dell’Adamello in cui gli Alpini combatterono le loro battaglie soprattutto contro l’ambiente naturale, il freddo atroce, il pericolo delle valanghe, l’isolamento totale su posizioni difficili da raggiungere e mantenere, la costante minaccia del congelamento
o dell’assideramento.
Il libro di 135 pag., con numerose e belle fotografie, arricchisce ancor più il vasto repertorio della diaristica
sulla Guerra bianca in Adamello; pubblicato in numero
limitato è disponibile in Sezione.
Flaviano Codignola
Editore Lombar Key
Pagg. 37 + 15 fotografie dell’autore
Vittorio Trentini, presidente nazionale dell’ANA dal
1981 al 1984, Ha festeggiato i suoi 99 anni pubblicando,
nei mesi scorsi, la sua eccezionale testimonianza riferita
alle tragiche vicende della Campagna di Russia.
Ufficiale della Divisione Alpina Julia,
sottocomandante della 36°^batteria del Gruppo “Val
Piave”, con sorprendente memoria descrive i drammatici
avvenimenti vissuti nel corso della ritirata di Russia: E’
un racconto breve e penetrante che, senza nulla concedere alla retorica guerresca, esalta l’indomito valore degli
alpini nella immane lotta nella ghiacciata steppa russa.
L’autore, al termine dell’intenso racconto, pone il
giusto rilievo al grande senso di umanità della popolazione ucraina in possesso delle stesse doti e virtù dei nostri
alpini.
Il volumetto è reperibile presso la Fureria della
Sezione.
Flaviano Codignola
12
Aspettando il raduno del II Rgpt.
a Palazzolo s. Oglio
Esercitazione a
Toscolano Maderno
Aspettando il Raduno del 2° Raggruppamento che si terrà
nei giorni 15 e 16 ottobre, una sessantina di volontari sono
stati impegnati, sabato 18 giugno, in una esercitazione,
proprio nella città nella quale si terrà il prossimo: Palazzolo
sull’Oglio.
Tutto si è svolto nel migliore dei modi e senza particolari
intoppi anche se, purtroppo, nonostante la buona volontà
dei “ragazzi”, non è stato possibile terminare il lavoro
assegnato: lo hanno portato a termine i volontari di
Palazzolo sabato 25 giugno.
Come sappiamo bene tutti, i componenti la nostra Unità
di Protezione Civile lavorano senza mai nulla chiedere
ma, se qualcuno si ricorda ogni tanto di loro, sono molto
contenti. E’ accaduto proprio quel sabato sera, quando a
Palazzolo si è esibito il Coro ANA di Milano. Il Sindaco
Sala, nell’intervallo, ha fatto i complimenti alla nostra
Unità e li ha ripetuti anche la domenica mattina a
Castrezzato.
A noi, come detto, non può fare che piacere: è questa la
nostra busta paga.
LA PROTEZIONE CIVILE
Sabato 28 maggio una trentina di volontari della nostra
Sezione, in compagnia di quelli di Salò, responsabili dell’evento, hanno partecipato all’esercitazione provinciale
a Toscolano Maderno 2011 e, come sovente accade, il
nostro compito è stato quello di operare la prevenzione
sul territorio, quindi abbiamo tagliato piante e abbiamo
fatto pulizia nell’alveo del torrente, estirpando arbusti e
rovi.
Di solito “chi si loda s’imbroda”, ma abbiamo lavorato
tanto e bene. Unica nota dolente: si è avuta l’impressione
che gli Alpini a Toscolano Maderno fossero totalmente
assenti all’esercitazione.
Il Coordinatore del nucleo P.C.
Battista Ravelli
La protezione Civile A.N.A della Sezione, cerca
Volontari per le seguenti mansioni:
ANTINCENDIO BOSCHIVO
ERGOTECNICI
SANITARI
SUBACQUEI
Operazione “fiumi puliti”
Come abbiamo avuto modo di vedere, anche le province, hanno capito il senso delle esercitazioni; ecco allora che anche loro hanno cominciato a fare esercitazioni
come le nostre.
Sabato 16 aprile, 68 Volontari erano presenti all’esercitazione denominata Fiumi Puliti 2011, sul fiume
Mella tra Ponte Crotte e quello di Via Risorgimento. Anche qui si è fatto un buon lavoro ed anche in questa esercitazione qualcuno ci ha tenuto una mano sulla testa: nessuno ha avuto bisogno dell’infermeria.
Da queste righe un grazie a tutti.
Battista Ravelli
Se sei Alpino iscritto all’A.N.A contattaci allo
030 2003976.
PROTEZIONE CIVILE A.N.A
L’UNICA PROTEZIONE CIVILE CON IL
CAPPELLO ALPINO
13
TROFEO " PIOTTI VITTORIO "
GARA SEZIONALE DI TIRO AL PIATTELLO
CAMPO "BETTOLINO " DI TRENZANO 2011
1
2
3
4
5
6
7
8
9
MARELLI FABRIZIO
FERRARI MARIO
VALOTTI NARCISO
TREBESCHI GIULIO
FRANCHI MARCO
ABENI MAURO
CONTENTI SERGIO
ZUBANI COSIMO
ANTONINI ANDREA
1
2
3
4
5
FERRARI GIUSEPPE
ROSA FEDERICO
TIMPINI GIULIO
GUALTIERI RENATO
AMADINI MASSIMO
CLASSIFICA SQUADRE
CLASSIFICA GRUPPI
CLASSIFICA LIBERI
COLLEB.
BORGOSAT.
RODENGO S.
RODENGO S.
GUSSAGO
PROVEZZE
LUMEZZ. P.
BORGOSAT.
MOMPIANO
17
16
16
15
15
14
14
14
13
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
GUSSAGO
BOTTICINO M.
BORGOSAT.
CHIESANUOVA
RODENGO S.
SAN COLOMB.
MARCHENO
PROVEZZE
PEZZAZE
OME
1
2
3
4
5
6
7
95
74
59
56
48
44
37
33
25
24
BORGOSATOLLO A
GUSSAGO B
RODENGO S. A
MARCHENO A
GUSSAGO A
CHIESANUOVA B
LUMEZZANE P. A
49
40
40
37
29
28
22
CLASSIFICA MASTER
GARA SEZIONALE DI MOUNTAIN BIKE
PROVEZZE
BOVEZZO
GARDONE V.T.
MARCHENO
MARCHENO
MOLINETTO, 2 GIUGNO 2011
TROFEO " FERRUCCIO PANAZZA "
GARA SEZIONALE DI CORSA IN MONTAGNA
MARONE, 18 GIUGNO 2011
Classifica individuale
Classifica gruppi
Fracassi Dario
Cottali Ivan
Morandini Riccardo
Bottarelli Giorgio
Rambaldini Insen
Scuri Stefano
Uberti Simone
Pezzola Michele
Arrighini Marco
Botti Mauro
1 San Colombano
2 Sarezzo
3 Botticino Mattina
4 Marcheno
5 Sulzano
6 Collio
7 Marone
8 Concesio
9 Borgosatollo
10 Rezzato
Collio V.T.
Concesio
Botticino Sera
Sarezzo
San Colombano
Marcheno
Sulzano
Mompiano
Bovezzo
Marcheno
Classifica categoria 1
Fracassi Dario Collio V.T.
Cotali Ivan
Concesio
Morandini Riccardo Botticino Sera
Rambaldini Insen
San Colombano
Scuri Stefano
Marcheno
Uberti Simone
Sulzano
Pezzola Michele
Mompiano
Arrighini Marco
Bovezzo
Botti Mauro
Marcheno
Tavelli Michele
San Colombano
Classifica categoria 2
Bottarelli Giorgio
Biava Giancarlo
Sedaboni Giorgio
Zanardelli Carlo
Aguscio Angelo
Ferrari Mario
Tonghini Sergio
Peveroni GianPaolo
Sarezzo
Marone
Tavernole Cimmo
Rezzato
Borgosatollo
Borgosatollo
Botticino Mattina
Mazzano
Classifica categoria 3
Bettoni Pierangelo
Vezzoli Guido
Alessandrini G.franco
Serra Pietro
Benetti Antonio
Sulzano
Adro
Roncadelle
Ghedi
Botticino M.
NOME
GRUPPO
TEMPO
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
Ivan Maiolini
Silvio Ghidini
Giuseppe Peli
Roberto Elli
Paolo Zanetti
Niki Mazzoldi
Stefano Bresciano
Claudio Savoldi
Andrea Marchina
Alessandro Belleri
Daniele Mattei
Claudio Manenti
Alberto Piva
Roberto Borghetti
Graziano Galeazzi
Ome
Lumezzane Pieve
Ome
Pedrocca
Mazzano
Gombio
Rezzato
Gottolengo
Marone
Sarezzo
Nuvolento
Concesio
Rodengo Saiano
Rovato
Chiesanuova
36' 58'’
37' 41'’
37' 41'’
37' 43'’
37' 51'’
38' 59'’
38' 59'’
39' 16'’
39' 54'’
39' 56'’
40' 19'’
40' 21'’
40' 22'
40' 24'’
40' 43'’
16
Stefano Zanoni
Verolanuova
40' 44'’
TROFEO "FEDERICO LANTIERI"
GARA SEZIONALE DI TIRO A SEGNO
GARDONE V.T, 25 GIUGNO 2011
Classifica individuale
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
Apostoli Paolo
Zacchi Giulio
Alghisi Giovanni
Zubani Cosimo
Bozza Mauro
Galbiati Mauro
Ghibelli Danilo
Cremini Renato
Vezzola Cesare
Ferrari Mario
Spranzi Narciso
Quecchia Andrea
Balduchelli Giuseppe
Gadaldi Mario
Bertulli Massimo
Marchetti Roberto
Marelli Fabrizio
Zanetti Mario
Manessi Giorgio
Zuliani Albino
14
Classifica a squadre
Botticino M.
Botticino S.
Chiesanuova
Borgosatollo
Ome
Bottonaga
Gardone V.T.
Marcheno
Padenghe
Borgosatollo
Borgosatollo
Botticino M.
Pezzaze
Ghedi
Botticino M.
Botticino M.
Collebeato
Lumezzane P.
Ome
Padenghe
1
2
3
4
5
6
7
8
9
sq.
b
a
a
a
a
a
a
a
c
gruppo
Borgosatollo
Ome
Borgosatollo
Chiesanuova
Mazzano
Gussago
Padenghe
Marcheno
Chiesanuova
punti
254
249
247
241
228
225
223
222
219
Classifica Gruppi
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Botticino Mattina
Padenghe
Chiesanuova
Gussago
Borgosatollo
Pezzaze
Ome
Mazzano
Gardone VT
Rodengo Saiano
1357
956
910
831
646
504
497
472
333
286
Sport: la nota dolente dei certificati medici
Siamo arrivati esattamente a meta’ strada di questo
2011 un po’ sotto tono (sportivamente parlando) e, anche
se mancano ancora due manifestazioni importanti come il
trofeo Gentilini (marcia
e biathlon) e il trofeo
Cocchetti (bocce), possiamo gia’ fare un primo bilancio dell’attivita’ del nostro settore.
E’ innegabile che
allo sforzo organizzativo messo in campo
per l’allestimento delle
gare disputate fino ad
oggi, non ha corrisposto
un risultato soddisfacente in termini numerici di concorrenti.
Sapevamo gia’
dall’inizio che, con
l’imposizione dei certificati medici di idoneita’
fisica, il numero dei partecipanti si sarebbe
drasticamente ridimensionato.
E’ stata comunque una scelta obbligata, in ottemperanza al D.
M. Sanita 18/02/1982
che per tanto tempo abbiamo sottovalutato ,
ma che oggi, con la attribuzione di responsabilita’ in ogni campo,
non possiamo piu’ ignorare.
La decisione, discussa piu’ volte in assemblea dai dirigenti sportivi dei Gruppi e preannunciata da tempo, ha
provocato la reazione di molti concorrenti e Capigruppo
(probabilmente poco o per nulla informati dai loro responsabili sportivi) che non hanno saputo cogliere questa disposizione come un’opportunita’ per monitorare (a prezzi
assai contenuti) il proprio fisico, gli uni, o come tutela
delle proprie responsabilita’, gli altri.
E, se e’ comprensibile una contenuta e civile disapprovazione, non e’ assolutamente accettabile la forma di
boicottaggio messa in atto da alcuni Gruppi.
Anche perche’, a fronte di critiche poco ponderate
e a nostre richieste di suggerimenti e/o soluzioni alternative, non e’ arrivata alcuna proposta concreta, nemmeno
dagli organi superiori ai quali ci siamo rivolti per avere
disposizioni in materia che ci potessero supportare.
Ora ci giunge voce che ci sia un interessamento da parte
della Commissione
Sportiva Nazionale,
a livello di Ministero della Sanita’ e di
Federazione Medici
Sportivi, per trovare
una strada che ci
consenta, almeno in
parte, di superare
l’obbligatorieta’ del
certificato medico
agonistico per tutte
le nostre discipline
sportive.
In attesa di ulteriori sviluppi, facciamo appello alla
sportivita’, ma soprattutto all’alpinita’
dei Capigruppo
affinche’, con la loro
proverbiale pazienza
e il loro riconosciuto “savoir-fair”, si
impegnino a riportare il numero dei concorrenti vicino ai livelli raggiunti negli
anni precedenti.
Un confronto tra i
dati del 2010 e quelli dell’anno in corso
rende bene il senso
della nostra motivata delusione:
2010
Fondo
Slalom
Tiro a volo
Tiro a segno
Mountain – bike
Corsa in montagna
Calcio
2011
42 (15)
24 (11)
272 (26)
94 (25)
573 (59)
130 (30)
692 (57)
136 (28)
76 (34)
50 (30)
75 (28)
54 (24)
(36)
(32)
( ) Tra parentesi i gruppi
Gianbattista Turrini
15
NO
ICI
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RTE
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C
T
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MO
SSI
A
M
DI
Dal fresco e dai monti della Val Trompia
con gli alpini di Brozzo...
Questa volta giungiamo nelle sedi degli amici alpini a
cavallo della seconda metà di giugno, tra acquazzoni che rinfrescano l’aria e tramonti resi limpidi dagli acquazzoni stessi.
Con noi l’amico di sempre, Giancarlo Buizza, accolto ovunque
con grandi manifestazioni di affetto e simpatia e l’infaticabile
Franco Richiedei, assemblatore instancabile di questo giornale
il cui entusiasmo è paragonabile all’amore per la buona tavola.
Il “pellegrinaggio” ormai ventennale ci ha portato questa volta in alta Val Trompia, a Brozzo di Marcheno,
e nei “ciossi” a pochi km dalla città, a Castegnato.
cose sono davvero messe bene, perché la sede dispone anche
di servizi, cambusa, cucina al coperto ed all’aperto, griglia e
deposito legna.
Il bel parco giochi è manutenuto dalle penne nere (come
il Cimitero ed il campo sportivo) e rende ancora più piacevole
la vista dalle finestre; uno stand sempre montato all’inizio del
parco offre poi anche riparo da improvvisi acquazzoni. La po-
BROZZO – C’è davvero un bel freschino, qui, in riva al
Mella (che da queste parti ha delle acque ancora
guardabili). Anche se alle spalle ci sono gli insediamenti
artigianali, il verde che circonda la casetta in legno della
sede del Gruppo di Brozzo è una piccola delizia, a cui si
affianca un piccolo ma attrezzato parco giochi.
Siamo in via Canossi, antica zona agricola del
paese, che dal 1999 ospita la sede degli alpini: il terreno,
comunale, è stato sapientemente utilizzato per realizzare
l’edificio ricavato da un prefabbricato di quelli utilizzati
per il terremoto del Friuli. “Era depositato smontato al
Forcellino di Pezzoro in un magazzino della Pintinox –
racconta il Capogruppo, Maurizio Sanzogni - molte parti
erano ovviamente un po’ deteriorate, ma grazie a due
falegnami bravissimi (mio suocero e mio zio) siamo riusciti a
utilizzare le parti migliori e ad assemblare la sede”.
Sanzogni è probabilmente il Capogruppo più di lungo
corso della Sezione (e mi sa anche tra i primi in Italia): è infatti
in carica da 31 anni e, anche perché, comunque, è ancora piuttosto in gamba (ha solo 54 anni), i suoi alpini non hanno alcuna
intenzione di sostituirlo presto. La costruzione della sede ha
risolto una situazione oggettivamente non proprio comoda per
sizione lontana dalle abitazioni, poi, permette anche di cantare
in allegria anche sino a tarda ora.
Ad affiancare Sanzogni nella gestione dei 35 iscritti del
Gruppo (ricordiamo che Brozzo è frazione di Marcheno, che
ha ovviamente il suo bel Gruppo) c’è il vice Pierluigi Lorenzi,
mentre l’alfiere è Italo Zappa. Segretario è Daniele Zappa e
tesoriere Mario Gianelli. Altra figura “centrale” nella vita del
Gruppo è poi Martino Ceresoli, infaticabile tuttofare e grande
cuoco, sempre in prima fila, amico di tutti e da tutti benvoluto.
Il Gruppo è naturalmente ben inserito nella vita della
comunità di Brozzo ed è presente in gran parte delle attività
che in esso si svolgono. Un appuntamento che da tempo riscuote grande successo è la Festa “Tutti insieme” che si tiene
il primo Maggio e che riunisce i gruppi di Brozzo, Cesovo e
Marcheno. Quest’anno, ad esempio, gli alpini di Brozzo hanno dato vita alla Gara di marcia in montagna, mentre, ogni
anno, non manca il loro apporto con l’immancabile brulé per
Natale ed il Giovedì grasso.
Notevole poi anche la partecipazione alle attività della
Sezione di Brescia ed, in primo luogo, con una notevole serie
di lavori alla Casa di Irma. In queste settimane, poi, i “brozzesi”
(ma si chiameranno così?) hanno anche fornito un eccellente
servizio di catering ai Campionati di tiro per disabili al Poligono di Gardone Valtrompia. Continua poi, come accennato,
la convenzione col Comune per la manutenzione di Parco giochi, Cimitero e Campo sportivo. Semmai, uno dei rimpianti è
quello che manchino rincalzi più giovani (del resto gli abitanti di Brozzo non sono poi molti): ma da queste parti gli alpini
sono piuttosto coriacei e siamo certi che “terranno duro” ancora a lungo.
il sodalizio alpino che, fondato nel 1954, sino ad allora, si
riuniva prima in una stanzetta 3x3 in una trattoria (dotata di
una ben misera lampadina), poi al bar dell’Oratorio. Adesso le
16
DI
...al calore e all’entusiasmo della Franciacorta
con quelli di Castegnato
VI
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CO NO
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ES
I
50 km a piedi per andare e tornare da scuola e là le strade sono
pericolose. Vogliamo fornire loro un alloggio per garantirgli il
diritto allo studio”. La festa prenderà il nome di Amicizia solidale alpina e siamo sicuri che la partecipazione della gente non
mancherà.
Durante tutto l’arco dell’anno (per 260 giorni!) , poi, gli
alpini provvedono, fornendo gli autisti, al servizio di trasporto
di ammalati e disabili ed alla consegna dei pasti a domicilio. E
siccome alla difesa dei nostri valori qui ci tengono alla grande,
nel 2010, con le penne nere di Breno (e usando anche un elicottero, perché il carico era di cinque quintali) hanno installato sul
M o n t e
Trabucco, a
2300 metri,
sopra
la
Bazena, una
grande croce
in legno che
era stata impiegata nella
rassegna
Crucifixus:
dopo soli
quattro giorni un fulmine l’ha colpita ma le
penne nere
l’hanno ripristinata ed isolata con caparbietà e adesso svetta là,
a sicura testimonianza della fede e delle tradizioni delle nostre
radici, culmine del “Sentiero Irene” tracciato con il Gec (Gruppo escursionisti Castegnato).
Da diciannove, poi, anni non manca la partecipazione
delle penne nere di Castegnato al torneo sezionale di calcio
(che pure hanno organizzato direttamente nel 2008), “ma – ricorda il Capo gruppo – voglio che tutti giochino, non mi importa il risultato”. Da sempre, poi, l’8 dicembre si tiene (con
l’immancabile spiedo) la Festa del tesseramento.
Se avrete pazienza sino al 2021, infine, potrete ammirare un’altra delle manifestazioni a cui gli alpini di Castegnato
tengono di più, ovvero la processione con la salma di San Vitale (gelosamente custodita dalla chiesa del paese): le penne nere
hanno infatti l’onore di portare il prezioso sarcofago ligneo.
L’evento, che si verifica solo ogni 25 anni, è molto sentito da
tutta la popolazione e c’è un grande concorso di fedeli anche
dalle valli. L’unica piccola “disdetta” è che coincide sempre
con la seconda domenica di maggio, come l’Adunata nazionale: ma, in fin dei conti, ogni 25 anni, un Santo val bene un’Adunata.
CASTEGNATO – Qui fa un po’ meno freschino, anche perché
nel frattempo è iniziata l’estate e dai campi sale l’umidità della
sera che tende ad appiccicarti i vestiti addosso. Ma Castegnato
offre ai nostri occhi una realtà alpina di prima categoria, un
Gruppo di quelli che incidono profondamente nella realtà in
cui vivono. Innanzi tutto siamo di fronte ad uno di quelli proprio “veci”, fondato nel 1923 e con un bel numero di iscritti, ad
oggi 132. Il Gruppo ha una sua sede fissa già dal 1988, in via
Pace, in un’ex casa colonica (sino ad allora le riunioni si tenevano in un circolo all’interno di un bar di proprietà di un alpino).
Alla guida del sodalizio, dal 2001, c’è Silvio Girolamo
Bertoglio; il vice è Giuseppe Inverardi, il segretario Livio
Bonzio, l’alfiere Lorenzo Magatelli.
Il “patrimonio” alpino di Castegnato non si ferma qui:
ai margini del paese, infatti, verso Ovest, c’è il Parco degli Alpini, con una coreografica cappella realizzata nel 2003 per l’80°
del sodalizio: nella cappella i quadri che raffigurano padre
Marcolini e don Gnocchi. A lato, tra il verde, la bella statua in
bronzo a grandezza quasi naturale della Madonna realizzata
dallo scultore Nazareno Panzeri. In centro al paese c’è invece
il monumento all’Alpino, realizzato nel 1973, per il Cinquantesimo, composto da menhir in granito rosa fronteggiati da una
grande penna nera in ferro battuto. All’estremità Est dell’abitato, invece, c’è la Trecentesca Cappella della Madonnina del
Buon Viaggio, restaurata tra l’88 ed il ’96 e nella quale un pregevole dipinto di Dino Decca ha rimpiazzato l’antico dipinto
dell’800 che era stato rubato.
Ma i progetti delle penne nere di Castegnato non si fermano qui: c’è molta carne al fuoco; il tempo, la fortuna e l’impegno diranno dove si potrà arrivare: le idee, comunque, sono
di prima qualità e l’entusiasmo non manca.
La sede è sempre aperta il sabato sera (tranne che in
agosto), ma l’attività del Gruppo non si ferma mai (un po’ come
la parlantina del suo capo): difficile mettere assieme tutto quanto
frulla nella testa di Bertoglio e dei suoi. Adesso, per esempio,
si sta pensando ad una tre giorni di festa in settembre per raccogliere fondi per realizzare una Casa per lo studente in Kenya,
dove operano le Suore del Sacro Cuore di Gesù (con casa madre a Puebla, in Messico) di cui fa parte la sorella di Bertoglio.
“Sono ragazzi – racconta Silvio – che ogni giorno devono fare
Prossime visite:
Bornato e Capriano del Colle
17
Operazione riconsegna cappello alpino
Singolare avventura degli alpini del Gruppo del Villaggio Prealpino
Siamo a Torino in piena 84ª Adunata nazionale. E’
sabato sette maggio. Sto uscendo con mia moglie, un amico
e sua moglie dopo aver visitato Palazzo Reale. Gli altri
sono fuori ad aspettarci. Un alpino del mio gruppo mi fa
osservare che su una panchina, da circa un ora, c’è un
cappello alpino abbandonato.
Volevamo lasciarlo li, ma poi, visto che parecchi
l’avevano già puntato, l’ho raccolto e preso in consegna
come capogruppo. Dopo una breve ricognizione nei dintorni chiedendo ad alta voce se a qualcuno mancasse il
cappello, la cosa è finita lì.
Il lunedì seguente, una volta a casa, ho messo l’annuncio sul sito dell’ANA: non si sa mai! Nel caso poi che
le ricerche si fossero rivelate infruttuose, l’avremmo tenuto noi del Gruppo.
Invece, dopo due giorni, ricevo una telefonata da
un alpino che sosteneva di aver riconosciuto il cappello
dalla descrizione che avevo fatto: la descrizione esatta delle
caratteristiche del cappello mi ha convinto che ne avevo
trovato il proprietario.
Non vi dico la sua felicità ma anche la mia, perché
mi sembrava quasi impossibile che, tra le centinaia di migliaia di persone che erano a Torino, saltasse fuori il proprietario del cappello, e, per di più, il tutto via internet.
Il problema ora era di farglielo avere. L’alpino
Mario Carbogno abita a Padola Comelico Superiore, in
alto Cadore in provincia di Belluno. Veloce consultazione della cartina ...ci sono la bellezza di 337 km da Brescia: “Beh, glielo spedisco e buonanotte”, mi son detto.
Ne parlo con Claudio, l’altro alpino presente al ritrovamento, e ci balena un’idea: “Portiamoglielo noi, e ci facciamo anche una gita!”
Detto, fatto! Il Mario di Padola era talmente entusiasta dell’idea che voleva ci trattenessimo due giorni,
ospiti da lui, ma purtroppo, per problemi famigliari, questo non era possibile.
Sabato 11 giugno alle ore 6,00 partenza per l’operazione “consegna cappello”.
Io, Claudio Martini, sua moglie Marisa, e Valentino
Bellini, colui che aveva “raccolto” il cappello orfano del
suo proprietario, siamo partiti per Padola. Vien giù acqua,
ma l’animo è felice lo stesso, abbiamo deciso di fare una
visita anche a Longarone e alla diga del Vajont, visto che
ci si passava proprio sui piedi: ancora oggi dopo 48 anni
la vista del disastro è impressionante: la diga è lì ancora,
intatta, ma circa 2300 persone non ci sono più.
Proseguiamo per Padola rinfrancati da un buon caffè
preso a Erto, uno dei paesi fantasma dopo la tragedia.
Che dire dell’accoglienza: baci abbracci e... il cappello? Acc.. l’abbiamo dimenticato a Brescia!!!
Mario Carbogno di Padola è sbiancato... ma era solo uno
scherzo!! Un pochino di pegno doveva pur pagalo: non si
dimentica un cappello alpino!
Il Mario è resuscitato istantaneamente... La moglie
Albina, ha fatto comparire sul tavolo polenta, luganega,
fagioli, formaggio e vino a volontà. Era presente anche
un ospite illustre, un loro nipote che è Vice Presidente
della Provincia di Belluno, così, tramite lui ed un giornalista, la cosa è finita sul giornale “Il Corriere delle Alpi”
di Belluno, con uno splendido articolo, pubblicato domenica 12 giugno, dal titolo eloquente quanto veritiero: “Aveva perso il cappello, è nata un’amicizia”.
Il pomeriggio via a vedere posti stupendi: la
chiesetta costruita dagli alpini di Padola e dedicata ai Caduti di Cima Vallona, poi il Rifugio Lunelli (Dolomiti Popera) e, come buon finale, la locale sede degli alpini
dove ci siamo scambiati i Gagliardetti con il Capogruppo
Marco Rosi, il quale ci ha anche fatto dono di libri e gadget
del posto. Una bella merenda a base di ottimo speck e del
buon vino ha preceduto di qualche ora un’ottima cena,
preparata dalla signora Albina e poi via per il ritorno a
casa.
Il ritorno, per la verità, ci è parso più corto dell’andata, ma forse perché avevamo ancora negli occhi, nella
mente, (e in pancia) ancora il ricordo di una splendida
giornata vissuta in un posto stupendo dopo aver trovato
dei nuovi splendidi amici. 674 Km in un giorno per consegnare un cappello alpino, non sono male, direi! Ma noi
alpini siamo fatti cosi: solo al vedere Mario felice con il
suo cappello era già valsa la pena anzi, per noi era stato
un onore.
E se dovesse, per un gioco del destino, capitare
un’altra volta, si riparte. Noi alpini siamo fatti così.
Luigi Angelo Lorenzini
18
Pane di guerra
Pa dè guèra
L’ éra la fi dè Avril, ai vintisèt.
A bunùra, del Castèl partia strése dè mitràglia
e per le strade j-éra dré a ambiàs
le òlteme aziù d’öna gran batàglia.
Era la fine di Aprile, il ventisette.
A buonora, dal Castello partivano strisce di mitraglia
e per le strade stavano per incominciare
le ultime azioni d’una gran battaglia.
Regòrde chè deànti al purtù dè la Cazèrma
a ‘n-aèreo chè ‘l vignìa zò ‘n pichiàda èl ghé sparàa còn dèl
mitra ön mìlit èn divìza
culùr dè la nòt e töta trazandàda.
Ricordo che davanti al portone della Caserma
a un aereo che veniva giù in picchiata
sparava col mitra un milite in divisa
color della notte e tutta trasandata.
Cón Aldo, mé fradèl, salte fò dè ca
e sa còr a la Cazèrma èn mata baraónda:
töcc i vuza, i pucia, i ròba: töt vé sbatit
zó pèr la strada cón gran ràbia e dè ónda.
Con Aldo, mio fratello, salto fuori di casa
e si corre alla Caserma in pazza baraonda:
tutti gridano, spingono, rubano: tutto viene buttato
giù per la strada con gran rabbia e di onda.
Lü ‘l cór dè sura e ‘l salva la Bandéra;
‘I la mèt a la fenèstra: la sömèa cóme fiurìda
e la faciàda la deènta sübet bèla ........
Suna le campàne, la guèra l’è finìda !
Lui corre di sopra e salva la Bandiera;
la mette alla finestra: sembra come fiorita
e la facciata diventa subito bella............
Suonano le campane, la guerra è finita
La mama la tira fò ‘l disnà: la sòlita pagnòta
chè la spaca i dèncc, staladésa e scüra
- l’è fiöla dè la tèsera anonària sformàda e düra, fada dè segadüra.
el
d
olo
g
n eta
a
’
L po
Ma ‘n chèl dé là, dòpo sic agn dè guèra,
chèl segnàcol d’öna ita dè pasiù
e dè la nòsa fam enfinida
‘I-è adès deentàt chèl dè la liberasiù !
Enzo Franzoni
La mamma tira fuori il pranzo: la solita pagnotta
che spacca i denti, rafferma e scura
- è figlia della tessera annonaria –
sformata e dura, fatta di segatura.
Ma in quel giorno là, dopo cinque anni di guerra,
quel simbolo di una vita di passione
e della nostra fame infinita
è or diventato quello della liberazione
Enzo Franzoni
17 marzo 2011
La data rimembra anche ai più smemorati
l’eroiche gesta dei nostri antenati,
soldati e civili che han dato la vita
per il grande motto: “ …che l’Italia sia Unita!”.
Diversi dialetti noi tutti parliamo
una lingua ci unisce ed è l’italiano,
teniamola viva ed è abbastanza palese
che a scuola sia prima e dopo l’inglese.
Da Trieste a Palermo passando per Roma,
sui balconi echeggia: “…le porga la chioma”
e garrisce orgogliosa la nostra bandiera
che tutti ci unisce o…almeno si spera.
Centocinquanta, son gli anni passati
fra guerre, fatiche e periodi sbiaditi.
La vita di oggi non sempre ci onora,
ma è pur sempre migliore di quella di allora.
Qualcun, contestando, la vuol di un colore,
ma il popolo italico la vuol tricolore,
“l’union fa la forza” è il grande messaggio,
seguiamolo tutti con forza e coraggio.
Or siam attorniati da nuovi fratelli
arrivan da noi con barche e battelli,
il colore e la lingua non sono però uguali
trattiamoli bene, non sono animali.
All’Inno che scrisse il Mameli ventenne
Novaro ne rese il suono solenne,
con voce tonante e in ogni occasione
Italia mia Patria e mio grande valore
soltanto se unita puoi farti onore,
allontana con sdegno chi ti vuol spezzettare
e sostegni con forza chi ti vuol rispettare.
cantiamolo fieri alla nostra Nazione.
Viva l’Italia!!!
Rosso è il colore del sangue versato,
Bianco il colore del monte innevato,
Verde speranza dei bei prati in fiore,
si uniscono insieme nel bel Tricolore.
Giancarlo Marino
19
Il pellegrinaggio della Commissione Giovani
a Cortina d’Ampezzo e al Falzarego
Ripresa la salita siamo giunti a Passo Falzarego
dove, a causa del maltempo imperversante, non è stato
possibile visitare le posizioni di prima linea realizzate dai
soldati italiani ed austriaci sul Lagazuoi e le gallerie costruite lassù durante il Primo Conflitto Mondiale, sia per
il ricovero degli uomini che per portare avanti la difficilissima guerra di mine tipica del settore che ha addirittura
cambiato l’aspetto della montagna. Si è perciò deciso di
visitare il forte austriaco “Tre Sassi” in Valparola, costruito tra il 1897 ed il 1901 quale baluardo contro un’eventuale avanzata dell’esercito italiano proveniente da Cortina o dalla Val Cordevole verso le valli Badia e Pusteria. Il
5 luglio 1915, tuttavia, l’artiglieria italiana dislocata alle
5 Torri colpì ripetutamente il forte, causandone diversi
cedimenti e l’abbandono, un abbandono protrattosi fino
alle soglie del 2000. Oggi, infatti, all’interno del forte si
trova il museo della Grande Guerra, aperto al pubblico
dal 2003, che raccoglie in gran numero non solo armi ed
equipaggiamenti utilizzati dai soldati, ma anche alcuni
oggetti di uso comune sul fronte dolomitico.
Infine, prima di prendere la strada del ritorno, una
piccola visita a Brunico, dove alcuni degli Alpini presenti
avevano svolto il servizio militare, ed al suo tanto
bistrattato Monumento all’Alpino, realizzato nel 1938 per
onorare gli alpini della 5ª Divisione Alpina Pusteria caduti in Africa Orientale ed abbattuto dopo l’armistizio dell’8
Cortina, il Sacrario del Pocol e Passo Falzarego:
sono state queste le tappe del pellegrinaggio organizzato
dalla Commissione Giovani della Sezione per domenica
12 giugno. Continua così il cammino intrapreso lo scorso
anno sull’Ortigara dedicato alla riscoperta dei luoghi simbolo dell’epopea alpina nella Grande Guerra ed al ricordo
di tutti i Caduti.
All’alba di domenica, quindi, i partecipanti si sono
ritrovati al casello di Brescia Centro diretti verso Cortina,
cittadina austriaca dal 1511 al 1915, che si è avuto modo
di visitare nonostante l’insistente pioggerellina ed i grossi nuvoloni che impedivano di scorgere le montagne circostanti. Montagne sorvegliate dal Monumento al Generale Antonio Cantore che, dal 1921, scruta le montagne
teatro delle gesta dei suoi alpini.
Si è poi raggiunto il Sacrario del Pocol, realizzato
nel 1935, che raccoglie i resti di quasi 10.000 Caduti (più
di metà ignoti) provenienti dai cimiteri di guerra del
Cadore e dell’Ampezzano. La struttura è caratterizzata da
una torre quadrata alta 48 metri con un basamento a due
piani che costituisce il vero e proprio sacrario nella cui
Cripta, in un monumento di marmo bianco raffigurante il
Fante Morto, sono sistemate le tombe del Generale Cantore, caduto sulle Tofane nel 1915, e del Capitano Francesco Barbieri, ucciso presso Costabella, entrambi decorati
di Medaglia d’Oro al Valor Militare. Ad accoglierci all’ingresso dell’area sacra è stata la chiesetta costruita dagli alpini del 5° Gruppo nel 1916 come cappella del cimitero di guerra realizzato durante il conflitto: vicino ad essa
abbiamo spiegato il Vessillo sezionale ed i gagliardetti e,
dopo una piccola sfilata lungo la scala scavata nella roccia che porta al Sacrario, abbiamo deposto sulla tomba
del Generale una corona a ricordo di tutti i Caduti della
Grande Guerra.
20
settembre 1943. Ricostruito nel 1951, una carica di tritolo
lo distrusse nuovamente il 2 dicembre 1966, nuovamente
venne ripristinato a cura della Sezione ANA di Bolzano
ed ancora una volta fu fatto saltare in aria con un attentato
nel 1979. Del monumento si salvò alla fine solo una parte
del busto dell’ Alpino, ora posta su un basamento di elementi di porfido.
Giunti in serata a Brescia, si è subito cominciato a
pensare alla prossima tappa del nostro viaggio, una tappa
che ci vedrà ancora percorrere trincee e camminamenti
sulle orme dei Padri e nel ricordo dei Caduti della Grande
Guerra.
Giuseppe Lamberti
OSSIGENO
OFFERTE PER LA SCUOLA
NIKOLAJEWKA
(pervenute da 01/03/11 fino al 31/05/2011)
OFFERTE PER ATTIVITA’
DELLA SEZIONE
(pervenute da01/03/11
fino al 31/05/2011)
ricevute direttamente alla scuola ricevute in Sede sezionale
gruppi alpini
ISORELLA
PASSIRANO
CORTINE DI NAVE
raccolta ulivi
MOMPIANO
ulivi
SALO’
ALPINO N.N.
2.875
165
25.000
privati
CREMINI RENATO
FACCHETTI L.
FACCHI FAM.
N.1 LIBRO VISTU’
120
50
100
12
350
100
500
Nella Domenica delle Palme i volontari dei Gruppi alpini di Brescia Centro , Clusane, Mompiano, Cortine di
Nave, Sulzano, S.Polo, S. Zeno, Flero
hanno distribuito gli ulivi all'ingresso
di alcune chiese cittadine e all'Ospedale Civile, raccogliendo offerte a favore della Scuola Nikolajewka per un
ammontare complesiivo di circa euro
10.600.
gruppi alpini
AZZANO MELLA
BORGONATO
BRIONE
CASTENEDOLO
CHIARI
COCCAGLIO
COGOZZO
FLERO
MONTIRONE
MONTISOLA
PADENGHE
PASSIRANO
PONTEVICO
REMEDELLO
S.PAOLO
TAVERNOLE-CIMMO
TRENZANO
VISANO
100
200
120
1.300
500
500
120
1.500
600
200
300
1.000
340
1.000
250
815
200
500
PER ATTIVITA’ DIVERSE
FLERO
500
COGOZZO
100
COCCAGLIO
500
PROVAGLIO D’ISEO 150
TRENZANO
200
SIG.RA MATIOTTI 25
PER CASA DI IRMA
RONCADELLE
RODENGO SAIANO
6.500
250
PER PROTEZIONE CIVILE
FLERO
500
COGOZZO
100
TRENZANO
200
COM.BRESCIA
1.000
PROV. BRESCIA 30.000
Le offerte ci vengono comunicate
direttamente dalla segreteria della scuola o
dalla segreteria della sezione
Storie di “guerra”
Questa è una storia tremenda, ma di grande conforto per il cuore, quando si guarda questa foto di John
Gebhardt scattata in Afghanistan dove è inviato in missione di pace.
La moglie di John Gebhardt, Mindy, racconta che
l'intera famiglia di questa bimba è stata sterminata. I ribelli volevano uccidere pure lei, sparandole alla testa...ma
fortunatamente hanno sbagliato la mira è la bimba si è
salvata. E' stata curata nell'ospedale di John, è in via di
guarigione, ma continua a piangere e a lamentarsi.
Le infermiere raccontano che John è l'unico che riesce a calmarla; egli ha qiondi trascorso le ultime 4 notti
tenendola in braccio e hanno entrambi dormito su questa
sedia. La piccola recupera piano piano.
John è un vero eroe di guerra.
Purtroppo non vedremo mai una notizia del
genere nei notiziari ufficiali alle televisioni o riferite dalle radio, perchè si fa più bella figura a parlare solo di morte
e distruzione.
21
Sulle orme della Div. Julia in Grecia e Albania
Nel mese di marzo, a cavallo della S. Pasqua, un
gruppo di alpini provenienti da varie sezioni italiane si
sono recati in Albania e Grecia per percorrere un
pellerinaggio “sulle orme della Julia”
Vi hanno partecipato anche alpini delle sezioni di Brescia,Vicenza,Treviso,Trieste, tutti accomunati dall’unico interesse di poter in qualche modo
rendere omaggio alle vite spezzate di quei soldati.
unitamente ai generali Silvio Mazzaroli e Bruno
Petti, comandanti noti, amati e stimati dagli alpini:
Stefano Pellarin, Pierangelo Bortolussi (Sez.
Pordenone), Davide Mazzoldi, Sergio Contenti,
Amerigo Zani, Mario Zanetti (tutti della sezione di
Brescia) Grotto Manuel (Sez.Vicenza) Gentili Ivano
(Sez. di Treviso)
E cosi, particolarmente convinti e motivati,
dopo tre ore di salita raggiungiamo i luoghi che ben
descrive padre Generoso nei suoi diari: il versante
nord-est del massiccio del Golico che si affaccia su
Vojussa, Dragoti, Scindeli, Trebescine.
Lasciato un grande prato verde ci inerpichiamo per
un crinale che ci conduce all’interno di una zona boschiva.
E qui, accade l’imprevisto quanto mai pietoso ritrovamento
di ossa umane appartenenti
con molta probabilità a soldati italiani. La compagnia è presa da angoscia e stupore: colta nei sentimenti più intimi e
profondi procede ad una più
ampia ricognizione e al
recupero di altri resti affioranti
e disseminati per il bosco. Poveri giovani, povere ossa sparpagliate sbiancate da settant’anni di sole cocente! Settant’anni sono trascorsi da
quel 23 marzo in cui
sono cessate le ostilità,
settant’anni senza un
fiore, senza una preghiera!
Raccolte e sepolte in
una piccola cengia possono ora riposare in pace: un
cumulo di pietre ben disposte ed una croce le proteggono.
Più avanti un elmo italiano appena affiorante
dalla terra scura e quanto con esso rinvenuto ci conferma la presenza di spoglie di soldati meritevoli
quanto meno di una sepoltura dignitosa e onorevole, se non in patria, lì dove sori caduti.
Quante madri, padri, spose, figli non hanno avuto
modo di versare una lacrima né deporre un fiore
sulla tomba del loro congiunto!
Sulla sommità del Golico un altro casuale ritrovamento: la piastrina di riconoscimento del soldato Romando
Del Ros, da Pontebba, classe 1914. Questo permetterà l’accertamento della data del decesso e il dono di un ricordo
per i suoi parenti.
Un cucchiaio lasciato sul campo di battaglia riporta invece le iniziali C.E. un dato che sebbene esiguo non
impedirà agli alpini la ricerca di chi lo ha usato. Si aggiunge una ulteriore sopresa nel ricevere dalle mani di
alcuni locali due gavettini che riportano i nomi di Visconti M.D. e Zollet Angelo.
Davanti a queste amare realtà non è scaturito alcun
sentimento di rabbia o di rimprevero verso l’inadempienza delle istituzioni ma una profonda pietà e il desiderio di
riunirci in preghiera a rendere gli onori a questi giovani,
unito alla volontà di non lasciare intentata alcuna azione
che renda possibile il riposo in patria a fianco dei loro
compagni.
22
LA ZONA L/M HA FATTO…… 13
Ancora una volta gli Alpini della Zona L/M (Gruppi
di Bedizzole, Botticino Mattina, Botticino Sera, Caionvico,
Calcinatello, Calcinato, Ciliverghe, Lonato, Mazzano,
Molinetto, Nuvolento, Nuvolera, Padenghe, Paitone,
Rezzato, Serle e Virle Treponti) sono stati insostituibili
collaboratori nella 13° edizione dell’IWAS - Wheelchair
Fencing World Cup (prova paraolimpica di coppa del
mondo di scherma in carrozzella), svoltasi a Lonato del
Garda il 20,21 e 22 maggio 2011.
re agli schermidori di gareggiare con la dovuta sicurezza
e regolarità.
Ha scritto testualmente la presidente della World
Cup “ sono a ringraziare tutti gli Alpini che con il loro
solito impegno sono riusciti a far concludere in bellezza anche la 13ª edizione…”. Questo ringraziamento, insieme a quelli arrivati dalle varie autorità e delegazioni
intervenute, deve essere esteso a tutti gli alpini intervenuti, in particolare al Capogruppo di Lonato Giuseppe Gallina.
Sono certo che nei circa 80 alpini che hanno prestato, a turno, la loro opera, una volta dimenticata la fatica, è rimasta la soddisfazione di aver donato gratuitamente un po’del loro tempo a persone fisicamente meno fortunate, offrendo loro una concreta opportunità di pratica-
Questa manifestazione, forse non adeguatamente
compresa, oltre ad avere un intrinseco elevato valore sportivo ed agonistico, rappresenta, prescindendo da un’ottica di mera solidarietà, un’autentica opportunità di vera e
sincera integrazione per tanti atleti diversamente abili provenienti da varie nazioni.
Questa edizione, in particolare, è stata definita con
grande soddisfazione dagli organizzatori “strabiliante”:
sono stati battuti, infatti, tutti i record precedenti, sia per
numero di partecipanti che per nazioni presenti.
138 gli atleti in gara, oltre a circa 130 addetti, tra staff ed
accompagnatori, in rappresentanza di 19 nazioni: Austria,
Bielorussia, Canada, Cina, Francia, Germania, Gran
Bretagna, Grecia, Hong Kong, India, Iraq, Italia, Libano,
Polonia, Russia, Spagna, Ucraina, Ungheria e Stati Uniti.
Appagati, ovviamente, e soddisfatti in pieno gli organizzatori; un po’ meno gli Alpini, chiamati ad un maggior
impegno - in parte imprevisto - nel non facile lavoro di
assistenza alle pedane di gara. Ma anche stavolta, rimboccatisi ancor più le maniche, gli Alpini hanno portato a
termine, e nel migliore dei modi, il loro impegno..
Nel pomeriggio del 19 è stato predisposto il campo
di gara. Nei giorni di venerdì, sabato e domenica, dalle
ore 8,30 ininterrottamente fino alle 18,00, sono stati sempre presenti e pronti ad accompagnare gli atleti (uomini e
donne) alle postazioni di gara, al posizionamento, fissaggio, legatura delle carrozzelle sulle pedane per permette-
re, con tanta passione e grande spirito agonistico, il loro
sport preferito.
Diversi episodi simpatici ci hanno coinvolto, due
su tutti: il capo delegazione della squadra dell’Iraq ha insistito per farsi fotografare con gli Alpini: forse il nostro
cappello gli ricordava qualcosa, ... o qualcuno? Ci siamo
prestati volentieri come segno di caldo augurio di pace
che è stato molto gradito.
Una cosa, però, mi ha particolarmente colpito ed
inorgoglito: all’inizio del torneo ci chiamavano “assistenti”, ma, col passare dei giorni, prima qualcuno, poi sempre di più e, alla fine, tutti ci chiamavano con il nostro
vero nome “Alpini”.
Con i ringraziamenti è stata richiesta ancora una
volta la nostra “insostituibile e preziosa collaborazione”.
Sapremo, più numerosi ed entusiasti, fare anche …14 da
veri Alpini?
Valter Lorandi
23
15° Convegno Itinerante della Stampa Alpina
Casale Monferrato, 2-3 aprile
“Nel 150° dell’unità d’Italia riflettiamo sui valori della
solidarietà e della linea associativa”: questi sono stati i
temi attorno a cui si è discusso durante il 15° Convegno
Itinerante della Stampa Alpina, svoltosi il 2 e 3 aprile scorsi
a Casale Monferrato, nei locali dell’hotel Candiani, con
la presenza di oltre centocinquanta partecipanti in rappresentanza di 59 testate di Sezione ed 11 di Gruppo.
A dare il via ai lavori il Presidente Nazionale
Corrado Perona, che ha sottolineato il grande sviluppo
registrato dai giornali sezionali e di Gruppo, diventati organi di informazione importanti per gli Alpini. “L’ANA –
ha continuato Perona – deve proseguire lungo la strada
tracciata dai Padri: per questo noi non improvvisiamo una
festa per il 150° dell’unità d’Italia, perché l’Associazione
porta sempre ben in vista il Tricolore e non altre bandiere”.
Subito
dopo
ha
preso la parola Dino
Bridda, direttore del
periodico
“In Marcia”
della Sezione
di
Belluno,
che ha tenuto la relazione introduttiva del Convegno. “La parola valori – ha
esordito – è una delle più usate ed abusate al giorno d’oggi. Nel 1919 l’Italia, uscita dalla Grande Guerra, si è trovata senza principi e valori ed oggi siamo nella stessa situazione: così, se allora i valori hanno caratterizzato l’azione di Andreoletti, quegli stessi valori devono caratterizzare la nostra azione oggi”.
Vittorio Brunello, direttore de L’Alpino, ha proseguito sulla stessa linea ricordando che il valore deve avere un significato alpino. “Bisogna far emergere sui nostri
giornali – ha spiegato – la solidarietà mettendone in risalto la gratuità, quella gratuità che ci contraddistingue come
alpini e ci conferma di camminare nel solco della tradizione. Il valore primo è l’uomo che sta sotto il cappello, e
solo allora anche il cappello ha valore”.
Il dibattito è poi proseguito con l’intervento del
Generale di Divisione Gianfranco Rossi, vicecomandante
delle Truppe Alpine, che ha sottolineato come l’ANA sia
uno dei cardini della società, come l’esercito. “Le Truppe
Alpine – ha detto – godono oggi di un’alta considerazione sia in Italia che all’estero, considerazione che si riscontra anche nel costante interesse dimostrato dalla stam-
pa alpina verso i reparti in armi”. Rossi ha poi ricordato
con riconoscenza l’impegno dell’ANA per il sostegno alle
famiglie dei Caduti e dei feriti, anche dove non vi sono
reparti alpini.
Alla fine della prima giornata di lavori i convegnisti
hanno scortato Vessilli sezionali e gagliardetti fino ai giardini comunali, dove si è svolta la cerimonia della deposizione delle corone ai monumenti all’Alpino ed ai Caduti
della Grande Guerra, seguita dall’ammainabandiera.
Dopo la Messa e l’alzabandiera nel cortile dell’hotel Candiani domenica mattina i lavori sono ripresi con
l’intervento di Cesare Lavizzari, coordinatore della Commissione Servizi Informatici e Comunicazione. “Valori
come lealtà, semplicità, umanità ed amicizia – ha spiegato - devono essere sottolineati come i più importanti, perché su questi si basa il nostro rapporto associativo. La
disciplina associativa non è dirigismo stretto, ma le Sezioni devono allinearsi alle decisioni della Sede Nazionale, perché se si fa qualcosa tutti insieme ha un peso, se
manca qualcuno ne ha un altro”.
Proseguendo nel dibattito la parola è poi passata al
Generale di Corpo d’Armata Alberto Primicerj, coman-
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dante delle Truppe Alpine, che ha rimarcato come la visibilità degli Alpini in armi sia cresciuta enormemente nella stampa negli ultimi anni, ma l’attenzione di quella alpina sia sempre positiva mentre quella nazionale metta in
evidenza il più delle volte pochi fatti negativi tralasciando i molti positivi. “Gli Alpini in armi – ha proseguito –
sono stati attaccati, anche da alcuni prelati, ma l’ANA ci
ha sempre difeso. Con il rientro dei reparti alpini
dall’Afghanistan l’attenzione dei media calerà sicuramente, ciò non deve però accadere sulla nostra stampa”.
A chiudere i lavori l’intervento del Presidente
Perona che ha ribadito come gli Alpini non siano isolati
dalla società, ma ne siano parte attiva, criticandola quando necessario. “E’ l’uomo alpino – ha sottolineato – che
dovrà condurre il futuro associativo: ma non tutti possono entrare nell’ANA, perciò dobbiamo preparare coloro
che cammineranno con noi e difendere la nostra identità.
Difendiamo le stellette, che ci appartengono soprattutto
moralmente: Truppe Alpine ed ANA vanno sullo stesso
binario perché i valori sono gli stessi. Si dovrà sempre
collaborare con le Truppe Alpine e per i nuovi Alpini, che
sono all’altezza dei veci grazie anche a veri comandanti
alpini legati alle tradizioni del Corpo, è giunto il tempo di
iscriversi all’Associazione, dato che si è visto che preferiscono iscriversi non nelle loro Sezioni ma in quelle dove
prestano il servizio militare e dove sono a più diretto contatto con gli Alpini in congedo”.
Giuseppe Lamberti
15° Convegno Itinerante della Stampa Alpina (CISA)
Riunione dei referenti sezionali del Centro Studi ANA
Sabato 2 aprile, in concomitanza con Il 15° Convegno Itinerante della Stampa Alpina (CISA) svoltosi a
Casale Monferrato, si è tenuta la riunione annuale dei
referenti sezionali del Centro Studi ANA ( nella sala
Gonzaga dell’hotel Candiani) .
Al tavolo dei lavori la Commissione presieduta da
Giuliano Luigi Chiofalo con il Vicepresidente nazionale
Ornello Capannolo e i consiglieri nazionali Luigi Bertino
e Adriano Crugnola.
Presenti il presidente nazionale Corrado Perona, il
vicario Marco Valditara e il vice comandante delle Truppe alpine, gen. Gianfranco Rossi.
Erano 48 le sezioni partecipanti.
La nostra sezione era ben rappresenta con ben 6
alpini della commissione Culturale:
Daniele Barbieri: vice presidente
Filippo Martinazzi: responsabile comm. Culturale
Ferrata : referente Centro studi ANA
Raffaele Stramacchia: Responsabile Museo.
Dobbiamo nostro malgrado ricordare che questo
avvenimento è stato l’ultimo a cui ha potuto partecipare
Raffaele Stramacchia prima del suo ricovero per la malattia che lo portato alla prematura dipartita.
Giuseppe Vezzoli: responsabile Biblioteca
Flaviano Codignola: responsabile della nostra bancarella del libro.
Luigi Bertino ha presentato i dati del Libro Verde, giunto
quest’anno alla decima edizione.
Mauro Depetroni, componente esterno della Commissione e referente per le realtà museali, è intervenuto
presentando “Guida ai musei dell’ANA” realizzata dal
Centro Studi, che raccoglie tredici piccole e grandi realtà
museali in tutt’Italia (compreseo il museo della Sezione
di Brescia), gestite dalle Sezioni e Gruppi della nostra Associazione. L’opera è stata curata e presentata da Mauro
Depetroni con la collaborazione dei referenti che hanno
fornito informazioni e materiale fotografico.
Di agile consultazione (per ora è pubblicata solo la
versione elettronica, in formato PDF), potrà essere utile
durante la visita ai musei, ma soprattutto per poterli meglio conoscere in modo da stimolare l’interesse per la
nostra storia patria.
Infine Gianluca Marchesi, responsabile del progetto scuole e componente esterno della Commissione, ha
intrattenuto la platea sull’importanza del ruolo che può
avere l’ANA all’interno degli istituti scolastici. Ha pre-
Adriano Crugnola ha aperto i lavori e ha focalizzato
l’attenzione sull’importanza di una rete che consenta al
Centro Studi di diventare una struttura che promuova sì
iniziative, ma anche che raccolga le più meritevoli e le
metta a disposizione di sezioni e gruppi. Chiofalo ha sottolineato il ruolo fondamentale della comunicazione e dell’indispensabile interazione tra Centro Studi e sezioni;
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sentato, inoltre, un dvd rivolto alle scuole elementari sugli alpini e sull’Associazione: un dvd che ha
riscosso, da subito, un grande interesse.
per la vita interna dell’associazione sia per la
comunicazione con l’esterno, attraverso il contributo delle sezioni.
Sono stati sollecitati dai presenti maggiori contatti,
anche con incontri di Raggruppamento, se necessario, tra
commissione e referenti.
Per questo riteniamo che le riunioni di raggruppamento, potrebbero risultare meno dispersive di quelle del
CISA, ma soprattutto necessarie per cercare di far cresce
nelle sezioni una maggiore consapevolezza del ruolo della nostra associazione in ambito culturale (e della figura
del referente) , per la continuazione delle nostre tradizioni, dei nostri valori e la conservazione del patrimonio
storico, attraverso attività che non si debbono ritenere
slegate fra di loro. Il riferimento è alle attività dei musei,
delle biblioteche che nella attività divulgativa ( nelle scuole ed ai gruppi in particolare) rappresentano essi stessi gli
strumenti ed i supporti necessari per svolgere questa attività.
A chiusura dei lavori del mattino è intervenuto il
Presidente Nazionale che si è detto molto compiaciuto
dalla qualità degli interventi, dalla presenza numerosa di
referenti qualificati sia per esperienza associativa sia per
esperienze professionali. “Il Centro Studi - ha affermato
Corrado Perona - rappresenta certamente una parte importante del futuro dell’Associazione, è per questo che
occorre investire nella sua crescita”.
Nel pomeriggio si sono svolte due riunioni presiedute da Gianluca Marchesi e da Mauro Depetroni, l’una
sul “Progetto scuole” e l’altra sulle “Realtà museali” nelle quali, in due commissioni distinte, musei e scuole, le
sezioni a nostro avviso sono risultate impreparate ad af-
Per il Libro Verde della solidarietà la nostra sezione, va ricordato, è fra quelle che arrivano sempre in affanno od in ritardo (il Lavizzari ha evitato di fare nomi
delle sezioni ritardatarie od inadempienti).
Dagli interventi dei rappresentanti delle varie sezioni, si è potuto dedurre che la figura del referente del
Centro Studi nelle sezioni non è ancora definita, ma soprattutto compresa e sostenuta dai presidenti di sezione.
In sostanza in talune sezione non è ancora operativa, perché non si è capito l’importanza di questa figura,
per questo le sezioni non rispondono con tempestività o
non rispondono affatto. La scelta del referente è intesa
come un ulteriore aggravio per le sezioni che si trovano
ad attribuire in modo forzato questa incombenza.
Nel suo intervento, il Vicepresidente Barbieri, ha
voluto sottolineare come la figura del referente debba essere intesa come l’espressione dell’impegno della sezione in ambito culturale. I valori che la nostra associazione
deve e vuole trasmettere sono l’essenza del nostro spirito
associativo, se si comprende questo si comprende anche
il significato della figura del referente che è, e deve essere
il naturale connubio fra la Sezione ed il centro studi ANA,
per la conservazione del nostro patrimonio culturale (con
i musei le biblioteche) e dei nostri valori. Ruolo che, sia
in ambito sezionale (con la commissione cultura sezionale), che in ambito nazionale (con il centro studi), con il
venir meno dei Reduci (essendo essi stessi in prima persona i testimoni di valori) è destinato a diventare sempre
più rilevate, dovendo raccogliere il loro “testimone” e
continuarne la memoria, le tradizioni ed i valori che ci
hanno indicato.
C’è bisogno in sostanza, di un salto di qualità affinché il Centro Studi diventi, oltre che l’archivio dell’Associazione, anche il catalizzatore del pensiero alpino, sia
frontare i molteplici impegni proposti in commissioni
diversificate e soprattutto concomitanti, se si considera
che spesso il referente è uno solo e non è accompagnato
dai responsabili delle varie attività.
Solo la nostra sezione era presente con tre alpini
per ogni commissione. Va comunque rimarcato che la suddivisione in commissioni è importante per meglio focalizzare le problematiche per ogni settore e per potersi
meglio scambiare le esperienze.
Daniele Barbieri
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Raffaele Stramacchia è andato avanti
di quei valori e di quegli ideali di cui noi alpini andiamo
fieri.
GRAZIE per quell’impegno di volontariato donato alla nostra scuola Nikolajewka a favore di quei “Gnari”
cui madre natura è stata avara. Anche tu
hai fatto parte di quella schiera di “ANGELI CUSTODI CON LA PENNA
NERA” come quei gnari hanno voluto
simpaticamente definirci.
GRAZIE per quell’impegno in Sezione come membro della Commissione
Culturale. Con competenza e passione hai
fatto conoscere agli alunni delle scuole e
alla nostra gente la lunga storia degli alpini in tempo di guerra e ora in tempo di
pace.
GRAZIE per aver vissuto assieme in
Abruzzo. Fra quelle tende abbiamo condiviso la sofferenza di quella gente. Laggiù si sono create anche amicizie: sono
rimasti ammutoliti i nostri amici
Annamaria e Carlo quando ho dato loro
la triste notizia.
Ora caro Raffaele che ci guardi da lassù in quel Paradiso di Cantore dove riposano le penne
nere, proteggi i tuoi cari, quanti ti hanno amato e voluto
bene e i tuoi amati Alpini.
Giancarlo Buizza
Caro Raffaele,
non avrei mai immaginato di doverti porgere quest’oggi
l’ultimo saluto oltre che personale anche a nome del nostro gruppo anzi del TUO gruppo cui eri tanto legato e di
tanti amici. E’ un compito che mi riesce
difficile capire per quale imperscrutabile motivo qualcuno ha voluto che tu ci
lasciassi così presto.
Tanti anni vissuti assieme orgogliosi di aver portato il nostro gruppo ad
essere una bella realtà stimata ed apprezzata non solo nella nostra comunità ma
anche nella nostra sezione. Quando un
amico ci lascia riesce difficile esternare
con le parole i sentimenti che sgorgano
dal profondo del cuore.
GRAZIE caro Raffaele, per quanto hai fatto per tutti noi,grazie per quell’amicizia che mi hai saputo
dare,amicizia nata sotto l’insegna di
quella penna nera che hai portato con
tanto orgoglio.
GRAZIE perché su di te ho sempre potuto contare,non posso dimenticare
quanto mi sei stato vicino in questi anni. Con semplicità
ed altrettanta umiltà hai saputo dare concreta testimonianza
Il ricordo della Commissione Cultura
Troppo in fretta, troppo presto.
Troppo in fretta, troppo presto hai allungato il passo.
Ti sei allontanato da noi, con il tuo fardello di sofferenza
sulle spalle.
In silenzio, con il tuo amabile sorriso gioviale, in punta
di piedi sei andato avanti …
Così come hai sempre vissuto, discretamente senza apparire, te ne sei andato.
Non abbiamo avuto il tempo di renderci conto del tuo
distacco, ci hai lasciato attoniti e sconcertati.
Avevamo ancora bisogno della tua amicizia e della tua
fattibile opera di alpino, ti aspettavamo.
“Salutatemi tutti quelli che mi conoscono! Non vi site dimenticati di me?” Cosi dicevi quando venivamo a trovarti.
Hai lasciato un segno indelebile come uomo e come alpino.
Il nostro museo, le mostre che hai seguito e curato nel
nostro 90°, parlano ancora di te, come il nostro libro del
90°, dove ti si vede ritratto, attorno al tavolo, con gli amici della commissione cultura della nostra Sezione.
Non ti abbiamo dimenticato, sarai sempre con noi, nelle
nostre riunioni, tutti uniti attorno al tavolo nella nostra
biblioteca.
Ciao Raffaele
Daniele Barbieri
La redazione di “Ocio a la pena” ricorda commossa
Raffaele, la sua simpatia, il suo fare impetuoso, pronto, mai
invadente; lo ricorderemo sempre quando entrava sornione nel
nostro ufficio e ci pizzicava la pelle del collo, con un “ciao
giornalai!!”, e quando ci accompagnava durante le visite per la
rubrica “Visti da vicino”, insieme a Massimo Cortesi ed a
Giancarlo Buizza.
Quando anche noi saremo nel Paradiso di Cantore, sarai
sicuramente una delle prime persone che vorremo salutare e
riabbracciare. Ciao Raffaele.
Giuseppe Lamberti
Domenico Castelnovo
Franco Richiedei
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In ricordo di chi ci ha lasciato
Giacomo Pedrali
Le penne nere di Palazzolo sull’Oglio si sono strette
idealmente attorno alla bara di Giacomo Pedrali,
Artigliere Alpino, classe 1921, reduce di Russia
nella cerimonia dei suoi funerali che si sono svolti
nella chiesa parrocchiale di Palazzolo il 30 aprile
u.s. A porgere l’ultimo saluto ad una delle più
note figure dei reduci alpini palazzolesi, c’erano
oltre 20 gagliardetti di molti gruppi alpini
bresciani e bergamaschi.
I suoi racconti delle vicende belliche che
l’hanno visto protagonista prima alla frontiera
con la Francia, poi in Russia e infine in prigionia
in Germania, hanno dell’incredibile: sono citati
da scrittori celebri come Panazza e Bedeschi, ed
erano talmente ricchi di particolari che sono stati
oggetto di pubblicazione sia in un bel libro del
Gruppo ANA di Rivoli dove sono ricordati gli
Alpini della Tridentina in partenza da Venaria Reale (To) per la
Russia: “Il 5° Alpini è ancora tra noi” che nel recente libro di
Luciano Demasi “Alpini di Palazzolo”; unitamente ad alcuni altri,
il racconto dell’Artigliere Giacomo Pedrali assume un
particolarmente rilievo.
I momenti di cui si sentiva più fiero sono stati il soccorso
del suo tenente Carlo Tossi che gli ha consentito di tornare a
“baita” vivo, e il suo salvataggio avvenuto a opera
di Gianni Piantoni e poi il ricordo di tutti i suoi
compagni
morti,
la
prigionia
in
Germania,l’incontro casuale con la madonna di
Mariazell, cui riconosceva la grazia del suo ritorno
e, finalmente, l’arrivo a Palazzolo.
Anche negli ultimi anni, quando rievocava
le sue vicende di guerra, non riusciva a trattenere
le lacrime e trasmetteva anche a chi lo ascoltava
una intensa commozione.
E’ stato membro attivo del Gruppo di
Palazzolo fin dagli anni del dopoguerra e ha vissuto
in prima persona le vicende legate alla
realizzazione del monumento all’Alpino, inaugurato
nel marzo 1955 alla presenza di don Carlo Gnocchi
e non è più mancato, almeno fino a quando la salute
glielo ha permesso, alle ricorrenze di Nikolajewka che si sono
annualmente celebrate a Brescia.
Gli alpini palazzolesi, riconoscenti per la sua testimonianza
di alpino e di cittadino esemplare lo ricordano con affetto e si
sentano particolarmente vicini alla famiglia del defunto.
Ferruccio Tosoni
Ferruccio “non si è fatto mancare nulla”: nel giugno del 1940 fu
inviato a combattere sul Monte Bianco e in Val d’Isere contro la
Francia; tra l’ottobre del 1940 e l’aprile del 1941, fu la volta della
guerra contro la Grecia, poi nel 1942, la partenza improvvisa per
la campagna di Russia ed infine persino l’orrore del campo di
concentramento.
Dicevamo sopra delle 5 medaglie: di un paio abbiamo trovato la
motivazione sui bollettini del periodo.
La prima: <<Comandante di Plotone in
critica situazione, con pochi superstiti,
coraggiosamente e tenacemente affrontava
e conteneva alcuni contr’assalti nemici,
esponendosi dove maggiore era il pericolo
per animare i suoi alpini e per meglio
dirigere l’azione delle armi>>-Monte Kog
Kimit (Albania), 21 novembre 1940.
E la Seconda: <<Sebbene ammalato,
restava al suo posto e guidava il proprio
reparto all’assalto di una munita posizione
nemica concorrendo con la propria azione
alla
brillante
risoluzione
del
combattimento>>-Monte
Pupatit
(Albania), 22 dicembre 1940.
Questi sono i nostri Reduci, questo
è il nostro Reduce, cui noi alpini siamo
particolarmente grati.
Ciao Ferruccio, a nome di tutta la
tua famiglia alpina ma anche a nome dei
tuoi dieci amici Reduci dell’Associazione
Combattenti e Reduci di Marone.
Caro Ferruccio,
in occasione del tuo ultimo compleanno, il tuo 94° compleanno, lo
scorso ottobre, ci eravamo promessi di portarti a Marone il
prossimo 19 giugno per l’inaugurazione del nostro Monumento
dedicato soprattutto a VOI Reduci che tanto avete dato per la nostra
Patria.
… purtroppo non ce l’hai fatta ma siamo
sicuri che tu, con tutti i nostri Alpini
“andati avanti”, sarai/sarete idealmente
in mezzo a noi in quella particolare
occasione.
Nel tuo caso poi, a maggior
ragione, l’occasione sarebbe stata
speciale perché quel Gruppo Alpini che
al termine del secondo conflitto mondiale
hai tenacemente contribuito a ricostituire
e nel cui Consiglio, con ruoli diversi, hai
militato per quasi 50 anni, festeggerà gli
80anni di vita!
Ferruccio Tosoni, classe 1916,
Sergente Maggiore della 54° Compagnia
Fucilieri del Battaglione Vestone, 6°
alpini (lo stesso dello scrittore Mario
Rigoni Stern), reduce della terribile
battaglia di Nikolajewka, cinque
medaglie, tre al merito e due al valore,
per gli atti di eroismo compiuti durante
il secondo conflitto mondiale. … questo
scrive il suo foglio matricolare!
Secondo conflitto mondiale in cui
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In ricordo di chi ci ha lasciato
Giuseppe Nulli
ragazzi della colonia di Irma, mentre Beppe era
al “controllo” del Monte Ario, dove passavano
le squadre della gara di marcia intitolata ai
Caduti Alpini. Ma era lassu’ anche quando si
tratto’ di progettare, di costruire e di inaugurare
il bivacco intitolato ad un altro grande amico
della Sezione: Ceco Baroni.
Cosi’ lassu’ era con Giuliano d’Ercole, insieme
con i ragazzi della Cooperativa Nikolajewka.
In montagna amava essere un
solitario. Era, comunque, un Alpino vero.
Corretto, non parlava mai a sproposito e, se
manifestava il suo dissenso, lo faceva con
decisione, certo, ma con estrema prudenza.
E’ stato un prezioso collaboratore
della Sezione ed, ora, ha raggiunto tanti amici
che lo hanno accolto, tesi ad intraprendere una
nuova avventura per una “penna” sempre viva.
Per noi del Consiglio, per i suoi amici, era Beppe.
Per gli alpini, per gli addetti allo sport, era Beppe
Nulli.
Per Carlino (Arnaboldi), per Franco (Pezzi), per
l’ing. Mario (Rizzi), era la persona di fiducia per
eccellenza.
A lui ci si poteva rivolgere per chiedergli
qualsiasi servizio, il piu’ semplice, il piu’
impegnativo, quello che richiedeva maggior
sacrificio.
Sembrava scontroso, ma era di animo buono,
sempre disponibile.
La luce che brillava nel suo sguardo
azzurro, lo aveva abbandonato solo quando perse
il figlio Alessandro e la moglie Enrica.
Gli si era attenuato negli ultimi tempi.
Quando lo andavamo a trovare a Iseo,
avvertivamo che il suo pensiero era lassu’: con i
A. Rossi
Narciso Elesponti
Narciso Elesponti, nato il
17 settembre del 1922,
Lonatese D.O.C. di cui il
gruppo Alpini di Lonato
del Garda, è stato
Onorato di avere come
Socio, ma soprattutto
come Amico.
Difficile per lui
cancellare i ricordi che
l’hanno segnato durante
il periodo della guerra,
forti e radicati a tal punto,
che raramente si vedeva
con indosso il suo
cappello, perché in lui
faceva riaffiorare il
dolore e la sofferenza
della sua gioventù, ma
comunque orgoglioso di essere un Alpino.
Il coraggio, la forza, e la grinta, sono qualità che gli sono
servite per affrontare ogni giorno, il periodo della guerra. Onorato
per esser stato nei ranghi della divisione alpina tridentina durante
la campagna di Russia ( luglio 1942 – marzo 1943 ).
Passato dalla Russia alla Germania che gli costò
l’internamento in un campo di concentramento per due lunghissimi
anni ai lavori forzati, riconosciuto per questo con una croce al
merito di guerra. All’età di 88 anni, il 12 novembre del 2010 “ è
andato avanti “, raggiungendo così i suoi fedeli compagni Alpini
che lo aspettavano da qualche tempo.
Forte è la mancanza che sentiamo, ricompensata solo dai
bei ricordi che rivivono in noi quando ti pensiamo.
Viva gli Alpini !
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Il pellegrinaggio in Russia del nostro Presidente
Devo ammettere che quando mia moglie ed i miei
figli mi hanno messo davanti al fatto compiuto, ho provato un momento di smarrimento, dando loro degli incoscienti, anche se è ovvio la cosa mi ha commosso.
destino dei resti della Julia, della Cuneense, della Vicenza,
accerchiati , fatti prigionieri ed avviati nell’interno con le
tragiche marce del davaj o sulle mortali tradotte.
Ad Arnautowo mi si presentano alla memoria Ferruccio
Panazza gravemente ferito, Luigi Grossi che nel suo
“Avanti il Valchiese” ha descritto dettagliatamente quell’interminabile notte di feroci combattimenti.
Poi la strada che sale e raggiunge un vasto pianoro:
è qui che la mattina del 26 gennaio l’interminabile colonna si è ammassata, facile bersaglio per i due caccia che
l’hanno mitragliata più volte, in attesa della fine dei combattimenti; poi all’improvviso il piano si interrompe ed
inizia la discesa: è un tuffo al cuore, eccola è lei, è
Nikolajewka, la chiesa, il terrapieno, la ferrovia, finalmente vedo quei luoghi letti centinaia di volte sui libri,
divorati spesso di notte!
Ma improvvisamente deviamo sulla sinistra per raggiungere il nuovo impianto di produzione di mangimi costruito da una società a capitale tedesco-olandese, che dà
lavoro ad un centinaio di abitanti di Livenka; perché è
ormai arcinoto essere l’esatto nome di questo borgo di
circa 5000 anime, disseminate nelle varie frazioni tra cui
appunto Nikolajewka .
Qui abbiamo il primo saggio della straordinario
senso di ospitalità della gente russa; dopo aver visitato
l’impianto il direttore ci porta sul tetto per avere una panoramica a 360° gradi della cittadina e dei suoi dintorni:
la discesa è la davanti, mi sembra interminabile, immagino lo sforzo di chi l’ha percorsa sotto il tiro dei cannoni e
delle mitragliatrici. Scendiamo per raggiungere la sala
pranzo dove il direttore ci offre l’opportunità di gustare
alcuni piatti tipici della zona e dove avviene il primo scambio di omaggi.
Prima di entrare in Livenka i miei ospiti, a cui nel
frattempo si sono aggiunti alcuni notabili del paese, mi
Un viaggio in Russia, in particolare nella zona di
operazioni del Corpo d’Armata Alpino, era fino ad allora
rimasto il classico sogno nel cassetto: ora per festeggiare
il giro di boa dei 50 anni, grazie all’intraprendenza di mia
moglie e alla complicità dei figli e di alcuni amici mi veniva offerta l’opportunità di realizzarlo.
Tralasciando i particolari dei preparativi, abbastanza pesanti dal punto di vista burocratico, man mano che passavano i giorni cresceva in me l’attesa per questa esperienza piena di aspettative.
Aspettative che al termine del viaggio posso dire
con tranquillità che non sono andate deluse.
E’ stata davvero un’esperienza entusiasmante, indimenticabile, a tratti commovente: dove i sentimenti provati sono andati dalla meraviglia di fronte alle caratteristiche di quell’immenso paese, alla forte emozione nel
vedere i luoghi tante volte letti sui libri, al fatto di aver
ritrovato una persona straordinaria come Vladimir
Medvekov, che nonostante la lontananza è rimasto un
amico con la A maiuscola.
Mosca è davvero una metropoli straordinaria, dai
forti contrasti, dall’immensità che stravolge il nostro senso di misura. Ricca di monumenti, musei, chiese, scorci
che meriterebbero ben più dei 3 / 4 giorni che sono riuscito a dedicarle.
Ma il cuore mi chiamava sul Don e già il mattino
che sono sceso dal treno a Valuikj è iniziata la lunga serie
dei groppi in gola di quei giorni: qui si era consumato il
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sulle orme dell’ARMIR dal Don a Nikolajewka
La visita alla balka dei morti è un altro momento
profondamente toccante: lo sentono anche gli amici russi
che insieme a me rendono onore al cippo posto pochi anni
or sono sul luogo, deponendo un mazzo di rose.
La giornata termina a Biruch, il capoluogo della
provincia, dove si ripetono le cerimonie di benvenuto e di
visita ai luoghi significativi della cittadina.
La mattina successiva partenza di buon mattino per
Rossosch, ma visto che il nostro tragitto correrà parallelo
e ovviamente in senso a quello della ritirata a una ventina
di Km a nord, io chiedo di fare una deviazione per tornare
ad Arnautowo: il nostro autista (come tanti visti in quei
giorni armato di una smagliante dentiera d’oro),dapprima
è titubante, visto l’inevitabile ritardo nella tabella di marcia, poi acconsente e anzi tramite le traduzioni di Vladimir,
racconta i fatti successi in quei luoghi settant’anni or sono
ovviamente a sua volta appresi dai vecchi: insiste parecchio sul diverso comportamento degli italiani rispetto agli
alleati tedeschi ed ungheresi (anzi afferma che questi ultimi a volte siano stati più crudeli dei primi): a testimonianza di ciò ci porta a vedere i ruderi di una chiesa in
legno dove afferma essere stata rinchiusa la popolazione
di Arnautowo (ovviamente composta da donne vecchi e
bambini) e che i tedeschi hanno tentato di incendiare, fortunatamente senza riuscirvi.
portano a vedere il famoso sottopassaggio, il cui aspetto è
però cambiato rispetto alle descrizioni dei reduci.
Alle mie osservazioni in merito, dove qualcuno dei
nostri metteva in dubbio essere quello l’originale, un testimone oculare, a quel tempo bambino, mi smentisce e
mi assicura essere quello l’originale. Infatti addentrandoci in mezzo al fango, vediamo comparire il volto a sesto
acuto di mattoni, a cui è stato “appoggiato” il manufatto
in cemento al tempo dell’ampliamento della linea ferroviaria. Allora è proprio qui che si sono ammucchiati i morti
falciati dal tiro incrociato delle mitragliatrici durante gli
assalti del mattino, ed è da qui che è transitata buona parte
della colonna al momento dell’entrata nel tardo pomeriggio.
Nell’avviarci al municipio, rendiamo onore al monumento che ricorda l’impressionante numero di cittadini
di Livenka Caduti sui vari fronti e ad una croce che mi
dicono essere stata posta sul luogo dove esisteva la famosa chiesa in cui sono stati raccolti i nostri feriti, andata poi
distrutta.
Terminata la cerimonia di benvenuto in un municipio dall’aria dimessa, visitiamo il piccolo museo locale,
dove troviamo con non poca sorpresa una copia dell’edizione del giornale di Brescia del 1993 che parla del 50° di
Nikolajewka e il relativo manifesto in cirillico opera
dell’indimenticato Giuliano Prati.
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accompagnatore fare un dettagliato inquadramento
topografico: di fronte a noi “quota Cividale” le anse del
fiume, la zona dove si schierò la Julia, Selenj Yar, l’ansa
di Verchi Mamon con la zona dello sfondamento di metà
dicembre.
A nord è ben visibile l’alta sponda destra del fiume dove
erano schierate la Cuneense e la Tridentina, lassù tra quelle
macchie biancastre di gesso, i nostri del Vestone e del
Valchiese costruirono comodi e sicuri rifugi che abbandonarono invitti solo il 17 gennaio.
Il sindaco ci guida poi su una collina dove tra i ciuffi
d’erba si vedono ancora i camminamenti e le postazioni
della Cosseria, che qui vennero travolti dall’uragano di
ferro e fuoco che si scatenò a metà dicembre ’42.
Il tempo intanto scorre veloce e visto che il treno
per Mosca non aspetta non riesco a toccare l’acqua del
Don pur essendo arrivato a pochi metri di distanza; poco
male, è un ulteriore motivo per poter tornare presto in
pellegrinaggio in questi luoghi che hanno segnato per sempre la storia degli alpini.
Nel correre a Rossosch, abbiamo il tempo di vedere e fotografare in corsa alcuni esemplari di isbe ancora
Uno sguardo al villaggio dal singolare sviluppo
molto allungato e al passo dove salì la colonna la mattina
del 26 gennaio e poi via verso Rossosch dove veniamo
accolti con la ormai consueta fastosità dalle autorità locali, anzi qui troviamo addirittura una troupe televisiva con
tanto di giornalisti e fotografi, mettendoci in imbarazzo,
ma il calore dei russi ci fa superare anche questo ostacolo
inaspettato. Un gradito incontro è stato quello con il Prof.
Morozov, che mi ha fatto da guida per tutta la giornata;
infatti inizia subito con il farci vedere il centro, della cittadina, dove lui, giovane quattordicenne ebbe modo di
conoscere a fondo questi strani occupanti, che non facevano fatica a correlarsi con i locali, e che più volte gli
consentirono di sfamarsi. Ci mostra alcuni edifici che sono
rimasti stranamente uguali ad allora: l’ospedale militare
italiano e quello tedesco, la sede del mitico “M. Cervino”
la mensa sottufficiali, la sede dell’uff. postale. Poi l’omaggio ai Caduti: Nostri al cippo sorto su alcune fosse comuni poco fuori la città e Loro ad un imponente monumento
ancora ricoperto dei fiori deposti nell’ambito della cerimonia per commemorare il 70° dell’inizio della guerra
patriottica, tenutosi il giorno prima.
La mattinata si completa visitando l’Asilo costruito dagli alpini sui ruderi del Comando del Corpo d’armata alpino: Ho trovato una realtà di prim’ordine, una magnifica costruzione gestita impeccabilmente da personale
motivato ed entusiasta del proprio lavoro; una struttura
che vive, che sa esprimere gioia, serenità e ha certamente
influenza nella formazione dei piccoli ospiti, la prova di
tutto questo è che i genitori fanno a gara per poterveli
iscrivere. Lo spettacolo è completato dal museo curato
dal Prof. Morozov e che trova spazio nel piano seminterrato dell’Asilo. Tre locali dove il nostro amico ha raccolto materiale che parla della storia della sua città.
Dopo il pranzo offerto con la consueta signorilità
dal Sindaco, Morozov ci accompagna nella zona dei combattimenti sul Don e qui è un altro susseguirsi di emozioni. Raggiungiamo il villaggio di Nowo Kalitwa per salire
insieme al Sindaco locale, a “quota Pisello” dove sorge
in’altro imponente monumento ai Caduti Russi e dove
compiamo il consueto rito di omaggio.
Da qui si gode di una straordinaria veduta a 360°
gradi sul territorio circostante, ed è facile per il nostro
con il tetto di paglia, cosa ormai rara, e di farci indicare da
Morozov la strada di campagna imboccata dal 2° della
Cuneense all’inizio della ritirata per evitare Rossosch ormai occupata dai russi.
Il tempo di salutare gli amici e di dare loro appuntamento a Brescia per il 70° di Nikolajewka e via sul treno che ci riporta a Mosca per altre 3 giornate di incomparabili bellezze da visitare.
Non sono mai stato in Africa, perciò non so cosa
sia il famoso male che prende chi la visita, ma deve essere
successo qualcosa di simile anche in Russia, perché in
effetti sotto entrambi gli aspetti, quello turistico e quello
storico-alpino è un’esperienza che spero di ripetere presto.
Davide Forlani
32
Ricordi dell’alpino Reduce Egidio Arrighi (classe 1919) ex capogruppo alpini villaggio Prealpino
basta parlare di guerra!!!
Divisione Cuneense, Divisione Tridentina, Divisione Julia, artiglieria di corpo d’armata, reparti d’armata, aviazione, marina
militare. Tra questi pure i vari battaglioni e reggimenti alpini
(facevo parte del 6° reggimento alpini). Partimmo nell’estate
del 1941 tramite la ferrovia fino ad una stazione posta più ad
est nell’Ungheria (come si dice un bel viaggetto...non di
piacere).Da qui’ solo la Divisione Pasubio prosegui’ tramite
camion. Gli altri in marcia a piedi,coi muli o a cavallo...alcuni
con motociclette militari come i fanti e bersaglieri.
Una distanza di circa 300-500 km raggiunta nell’agosto dello
stesso anno poi un girovagare nella steppa dove il generale
Cavallero al comando della divisione Pasubio, Divisione Celere e Raggrupp. c.c.n.n. 3 gennaio apriranno la strada ad un
successo temporaneo(una vittoria di Pirro) sui russi, i quali molti
vennero catturati e spediti in Germania nei lager(c’erano pure
tedeschi con noi, ma molto più a nord rispetto alle nostre linee
militari). Ma allo stesso i Russi mentre si ritiravano tendevano
tranelli alle armate degli invasori. Ci furono aspre battaglie nella
steppa fino ad arrivare al dicembre 1942.
Gia’ la resistenza dei russi si era vista con la battaglia di
Stalingrado...(al Volga non si arriva, resiste stalingrado). Comunque sia l’esercito italiano non aveva in mente cosa avrebbero scatenato i russi dall’inverno del 1942 (soprattutto il generale Gariboldi) inizialmente contro le divisioni Ravenna e
Cosseria tra l’altro le nostre linee militari erano poco consistenti. Appunto i generali sovietici lanciarono un controffensiva
che si sarebbe rivelata come un rullo compressore (scusate ma
non trovo altro modo per descrivere), pronto a scatenare un
inferno nella steppa a cui nessuno avrebbe potuto
resistere(eppure sono qui a raccontarvelo)! 2 armate composte
da 10 divisioni,125 battaglioni, appoggiati da 2500 pezzi d’artiglieria leggera e pesante (di cui cannoni, lanciarazzi,
controcarro, lanciarazzi parabellum, katiusce,700 carri armati).a
tutto ciò si aggiunsero 3 divisioni di fanteria per ciascuna divisione che componeva i 2 corpi d’armata. Per fare un esempio i
lanciarazzi parabellum sparavano 100 colpi al minuto. Altri
ancora come le katiusce quando colpivano i muli od il terreno a
secondo dei casi provocavano crateri nel terreno, e c’erano pezzi
di carne di animale sparsi dappertutto oltre che erano visibili
come bengala nella notte! I russi inoltre disponevano di divise
mimetiche chiuse ed imbottite che trattenevano il calore del
corpo senza disperderlo, cosi come gli stivali di feltro...in un
inverno glaciale(- 35°-40° sotto zero).
Le truppe italiane disponevano del famoso moschetto 91 capace di sparare 7-8 colpi al minuto; scarponcini chiodati che disperdevano il calore; cappotti e mantelline di “lana autartica”che
non proteggevano a sufficienza dal freddo polare; senza
automezzi(benzina finita o bloccati dal gelo o fango nella
steppa); senza munizioni;solo con muli o cavalli;con l’insonnia cronica;affamati; infreddoliti; gelati(in molti dei casi),a scappare in ritirata dalla steppa russa in direzione Ucraina-Ungheria per evitare l’accerchiamento dei sovietici! Sbattuti sul treno di ritorno in Italia (un viaggio di 3000-5000 km) in pochi
sopravvissuti,coi feriti e congelati,come dopo la battaglia di
Nikolajevka
Sono nato esattamente 1 anno dopo la fine della prima guerra
mondiale. Dopo la Marcia su Roma del’22,nel 1924 l’Italia si
trovò a precipitare nel pieno della dittatura fascista per più di
20 anni! Fino alla data del 25 aprile 1945 quando l’Italia venne
liberata dal nazifascismo. A ciò va aggiunto la partecipazione
del duce alla seconda guerra mondiale...ed è il racconto che mi
riguarda di più, perchè quando l’Italia entrò in guerra nel giugno del 1940 a fianco degli eserciti dell’asse berlino-tokio, mi
trovai mio malgrado coinvolto.
Avevo da poco compiuto 20 anni (21 anni nell’agosto 1940):
purtroppo giunse in ritardo la cartolina di chiamata alle armi e
quando mi presentai il maresciallo della caserma mi diede una
lavata di capo
dicendo che rischiavo non solo il carcere per diserzione,ma con
il codice militare di guerra anche la fucilazione. Non so come
feci ad essere così convincente mostrando il timbro postale della
cartolina di chiamata alle armi in ritardo per colpa delle poste
italiane del tempo. Partii per la Francia poi fui spedito in Albania-Grecia nel 1941. Ero arruolato col reggimento alpini, e avevo fatto un corso di radiotelegrafista. Oltre allo zaino personale, ne avevo uno supplementare dal peso di 30 kg con le batterie e dovevo tenere i contatti con il resto delle truppe italiane
col radio telegrafo militare.
In Albania non mostravo alcun tipo di atteggiamento razzista
verso la popolazione locale (anche se l’Italia faceva parte degli
eserciti invasori) eppure già allora gli uomini di quella popolazione erano molto scansafatiche: le donne facevano tutto; dal
lavoro nei campi, all’allevare i figli ed educarli! Gli uomini
erano piuttosto perditempo in un paese prettamente agricolo.
Al ritorno in Italia trovai una situazione molto grave non solo a
livello civile (l’autarchia del governo e la guerra pesavano fortemente sulla popolazione; poco cibo e non per tutti!!).
Mussolini spinto dalle manie di grandezza di voler stare al pari
del suo compare Adolf Hitler in Germania, accettò l’idea di
guardare ad est dell’Europa (cosa c’era di ancora libero da conquistare visto che buona parte era in mano ai nazisti?). Così
partii di nuovo,con la paura dei miei di non ritornare vivo a
casa!
Mussolini stava preparando l’esercito da mandare ad invadere
l’URSS, insieme ai tedeschi già militarmente pronti. L’entusiasmo propagandato dai fascisti in Italia, si sarebbe poi rivelato
un ecatombe sul fronte russo, nonché i miei amici commilitoni,
rimpatriati in Italia più tardi con sintomi e segni di congelamento
e perdita di arti, organi ecc. Ma di questo ne parlerò più avanti.
Quel che è certo che riuscii’ tra i pochi a portare a casa la pelle
fino al giorno del 8 settembre 1943. Altri persero la vita sul
fronte russo...eravamo partiti in molti... tornammo in pochi!
appunto nel 1941 la decisione di partecipare all’invasione dell’Unione Sovietica divenne operativa. Il governo fascista allestì l’esercito chiamato c.s.i.r.-a.r.m.i.r. formato da: Divisione
Pasubio, Divisione Torino, Divisione Celere, Raggruppamento c.c.n.n. 3 gennaio, Raggruppamento Cavalleria (inclusi i
muli), raggruppamento c.c.n.n. 23 marzo,Divisione Sforzesca,
Divisione Ravenna, Divisione Vicenza, Divisione Cosseria,
33
me ed altri commilitoni prigionieri ad aderire e
combattere coi repubblichini fascisti di Salo’! Rifiutai naturalmente (come molti altri) nonostante le minacce contro me e
la mia famiglia in Italia (non ero sposato ma avevo fratelli e
sorelle. Oltre ai genitori) avevo alle spalle le campagne di guerra
in Francia, Albania, Grecia, Russia e ne avevo avuto abbastanza dei fascisti! il premio fù esemplare al rifiuto: 4 giorni al
digiuno chiusi in una baracca....come antipasto! il resto fù un
trattamento inumano compiuto dalle ss con: soprusi, percosse,
perquisizioni persecutorie, ogni giorno! A ciò s’aggiunsero
punizioni per presunte mancanze: insubordinazione, piccoli
furti,e l’ordine di star zitti per non venire percossi coi manici
dei mitra e fucili. dopo 3 mesi dell’arrivo in terra austriaca fui
inviato con altri al lavoro coatto presso la fabbrica warta batterie, nella zona Wiener Neustadt cioè zona orientale dell’Austria. Lavoravamo 8 ore al giorno fresando a macchina elementi
di piombo che andavano poi nelle batterie,utilizzando solo una
mascherina. Niente salario, scortati da guardie severissime delle
s.s.! Per il resto nel lager dopo la giornata lavorativa,le condizioni di vita erano miserabili: vitto pessimo e scarso e poca
acqua da bere. Per combattere cimici e pidocchi in mancanza
di sapone si facevano bollire le divise (una in 2 anni), rapati a
zero e praticata una doccia! condotti in baracche maleodoranti
non riscaldate,100 persone ciascuna stipati in tavole di legno
per dormire,a castello, con pagliericci infestati da parassiti ed
una coperta a testa. Il 1944 era da poco iniziato e tra marzoaprile fummo trasferiti, io ed un altro, presso la fabrich kaps
radiotelefoni (ero stato radio telegrafista in passato): 8 ore alle
frese per produrre condensatori variabili)! la paga pochi “marchi da campo” per acquistare lamette da barba e non per cibo o
altro.
in pochi mesi persi 20 kg per fame,paura, brutalita’, umiliazioni, maltrattamenti, violenze fisiche e psicologiche,annullamento
della dignita’, continue minacce di morte (Buchenwald era ad
un tiro di schiocco di dita da parte delle s.s.in un campo di
sterminio).
L’infermeria del campo era quasi del tutto sprovvista di medicinali per cui la mortalità era molto alta, anche per il freddo e
pochi ricoverati ne usciranno vivi.
I servizi igienici ,1 per 50 persone,consistevano in una buca
fuori la baracca con 2 assi sopra da usare di giorno soltanto
perche’ di notte le ss sguinzagliavano i cani! per
calzature,consumati gli scarponi,ci lasciarono gli zoccoli di legno olandesi senza calze;la corrispondenza coi familiari si esauriva ad 1 lettera al mese controllata circa il contenuto dello scritto
sulle condizioni di vita nel lager, spesso censurata, sequestrata
e distrutta!
La domenica anziche’ riposare fummo spediti a tagliare con
segacci a mano fusti di alberi di un metro circa di circonferenza
per formare un metro cubo di legname. Paga zero! Nel novembre 1944 con altri compagni fummo portati sul confine austroungherese a lavorare per 10-12 ore con piccone e badile per
riattare i binari ferroviari bombardati. Lavoro pesante non retribuito, neppure con altra razione di cibo,sempre piu’ scarso e
scadente nonostante le nostre condizioni di vita miserabili.
Nel febbraio 1945 causa massicci bombardamenti degli
alleati(anglo-americani)contro gli stati sotto il dominio dell’asse,
sul Don...dove molti ricordano il sacrificio degli
alpini italiani, anche da parte russa.
Tornai in Italia tra mille peripezie...dio sa solo cosa mi sarebbe
toccato dopo. Gli italiani anziche’ aiutarci quando arrivammo
in stazione (non a Brescia) a causa delle divise militari
logore,qualcuno con gli stracci al posto degli scarponcini
chiodati o addirittura scatoloni di cartone; ci urlarono
“straccioni!!!” fummo mandati nei vari ospedali militari sparsi
nella penisola a fare la quarantena, a guarire da malattie varie
date da malnutrizione, pidocchi, piattole, pulci,ecc,!
La situazione in Italia però stava volgendo verso un finale politico allucinante(per noi e per la popolazione):dopo il 25 luglio 1943 Mussolini fu’ destituito, arrestato poi dal re e mandato sul gran
sasso. Il paese era allo sbando completo. Cosi’ come i superstiti dell’esercito dato in mano al generale Badoglio che dopo 1
mese e mezzo esattamente l’8 luglio 1943 firmo’
l’armistizio...un’arma a doppio taglio. Cesso’ una guerra ne
cominicio’ un’altra.!!!
La popolazione era sfiduciata da 3 anni di guerre:la sparata del
duce di “2 milioni di baionette” piu’ nessuno ci credeva:tradito
pure dai suoi compari gerarchi e ministri(tra cui il cognato
Galeazzo Ciano, processato piu’ tardi a Verona dal tribunale
militare della r.s.i. e fucilato con gli altri gerarchi).
Appunto con l’armistizio i tedeschi ci considerarono
italiani”traditori badogliani”(farflucx).dopo essere stato all’ospedale militare fui’ spedito alla scuola di addestramento
reclute per radio telegrafisti del 4° genio a Bolzano...
La popolazione del posto,vicina all’Austria ed a i tedeschi si
comportò come “carogne e vili “indicando ai nazisti locali
presenti,militari italiani all’interno della caserma!a poche ore
dalla firma dell’armistizio la caserma fu’ circondata e tutti i
presenti all’interno vennero catturati tra cui io!
Fui sbattuto dai tedeschi,con altri commilitoni su carri merci
piombati(54 persone per carro, senza cibo, acqua,senza servizi
igienici come bestie da condurre al macello)per un viaggio di 2
giorni in territorio austriaco sotto la giurisdizione germanica di
Berlino (l’Austria dal 1939 era annessa al territorio tedesco), e
fummo trasferiti allo stalag17a (era un campo di concentramento indicato col numero 17a, secondo la cartina mappale
austriaca dell’epoca) non distante dalla capitale Vienna (ricordo bene che si trattasse di questa città e nel campo c’erano presenti anche prigionieri russi e francesi ).
Lo stalag 17a era un campo di concentramento cinto da reticolati 2 metri di altezza con filo spinato (e credo anche corrente
elettrica ad alta tensione), con torrette ogni 40 metri,guardie
naziste pronte a sparare ad ogni minimo avvicinamento.
Ogni 3 -4- ore c’era l’appello nominale da parte dei sottufficiali
tedeschi e delle guardie che non perdevano l’occasione di insultarci chiamandoci “traditori badogliani”(in tedesco naturalmente) e con molti altri titoli ingiuriosi.
Con la prima perquisizione fummo spogliati di tutto:rapinati di
oggetti personali e di corredo;lasciata solo la divisa militare
senza ricambio.
Piastrina di prigioniero di guerra 141193.per cibo brodaglia con
miglio e pezzi di pane nero fatto con crusca e paglia macinata.2
mesi dopo fummo interrogati dalle SS (c’erano anche gli interpreti) e dagli italiani aderenti alla neonata repubblica sociale di
Salò (i repubblichini che tramite i tedeschi avevano liberato il
duce sul gran sasso d’Italia, fucilato i gerarchi traditori del fascismo ed istituito un governo italiano provvisorio a Salo’ in
provincia di Brescia.):cercarono in tutti i modi di convincere
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Appunti di vita militare di Alessandro Allievi,
Reduce di Nikolajewka
A pochi mesi dalla sua morte pubblichiamo uno scritto autografo di Alessandro Allievi, Reduce di Nikolajewka e socio del Gruppo di Adro. Si tratta di uno scritto a mano, con
calligrafia resa incerta dagli anni che Allievi ha lasciato:
lo riportiamo tal quale, quale testamento spirituale suo ma
anche di tutti i Reduci di tutte le guerre affinchè il loro ricordo non venga mai a smarrirsi.
facevamo i camminamenti e tutti eravamo sotto terra come
le formiche. Tutte le notti si sentivano gli autoparlanti Russi
che ci dicevano di arrendersi a loro e cosi durò fino a Natale
1942. Non arrivava più la posta e i viveri e munisioni, cosi
fino al 10 Gennaio.
Al mattino presto incominciarono i bombardamenti e poi
sono venuti avanti. Ma nel arrivare alle rive del Don le nostre artiglierie spararono a fuoco interrotto sul giaccio del
fiume e noi dalle nostre postazioni sparavamo e cosi lattacco
è fallito e per 4 lunghi giorni abbiamo resistito. Poi dal comando, arrivò lordine di ritirarsi lasiando una scuadra a tenere il fronte e tutti gli altri partimmo per
Podgonoie. Cosi incomincia la sacca del
fronte russo che per 11 giorni durò. Bisognava combattere con le armi, con il freddo,
la fame, noi del 6° eravamo i primi, dicevamo “morire di una fucilata è meglio che
morire di fame” e cosi si camminava fino
alla sera, chi si levava le scarpe per il freddo
era perduto perche la morte lo bloccava. Per
mangiare bisognava arrangiarsi, patate, galline, farina, e tutto quello che si trovava entrando nelle isbe. La notte si dormiva in piedi uno contro laltro. Quelli che riusivano a
entrare nelle isbe, e quelli che restavano fuori
accendevano il fuoco perche il freddo era
40 gradi sotto zero. Alle prime luci del mattino si partiva e tutti giorni si perdeva qualche amico, perche la notte i partigiani e uniti ai paracadutisti che la notte venivano lanciati dai aerei,
tutti i giorni taliavano la colonna e restavano prigionieri.
Non bisognava inpresionarci a vedere i morti dove passava
la colonna, un 0 di quelli feriti, un po dei morti del freddo e
di fame, ma bisognava andare avanti perche chi si fermava
era perduto. Cosi fino a Nicolaiesca. Al mattino presto siamo andati giù fino alla ferrovia, ma di li non si poteva andare avanti e cosi per fino il pomeriggio. Intanto il generale
Reverberi su un carro armato tedesco incomincio ad avanzare e chiamava tutti a seguirlo facendo diventare una colonna immensa di soldati muli slitte, tedeschi romeni ungheresi di tutti i corpi, e venendo avanti una cosi forte colonna i Russi si sono intimorito. Allora noi siamo andati
avanti allattacco e li abbiamo messi alla fuga e cosi siamo
riusiti a rompere il cerchio della sacca, e cosi fu la libertà
dei pochi scampati.
Ma non fu la fine perche per altri giorni non si combatteva
più ma la fame cera ancora, fino al giorno che incontrammo
i tedeschi che andavano a tenere il fronte e cosi ci siam fermati a mangiare e dormire per qualche giorno fino a quando
abbiamo preso la tradotta che ci portavano in Italia. Arrivati
a Tarvisio siamo andati a Quneo per la contumacia. Eravamo tutti sporchi pieni di pidocchi e li cian messo a nuovo
coi vestiti e la fame e 40 giorni di pace fino alla licensa un
mese.
Alessandro Allievi
Partii il 15 Marzo 1940 per Trevilio e fui destinato al 6°
Alpini Val Chiese. Siamo andati a Desensano del Garda dove
ci an vestiti e siamo partiti per Vipiteno per fare il giuramento e tattiche per la guerra per 40 giorni.
Dopo siamo andati a Paesana a raggiungere
il Battaglione e il 10 Giugno siamo partiti per
il campo a Pian del Re.
La sera stesa è stata dichiarata guerra alla
Francia e stabiliti al Colle delle Traversette
al fianco del Monte Viso. In 4 giorni la guerra con la Francia fu vinta e noi ci anno mandati a fare la strada sulle alture dell’Albicocca per andare in Francia e li siamo stati per
tre mesi fino che il 10 Settembre venne la
neve, lo partii per Alessandria per il corso infermiere, per un mese. In quel frattempo anno
siolto il VaI Chiese e ci anno mandati al 6°
Vestone. Ritornato dal corso fui mandato a
Desensano. Ne fra tempo il Battaglione
Vestone partì per l’Albania e io restai li col
tenente medico per le visite dei richiamati per
andare a completare i Battaglioni i Albania. Fu cosi che partimmo col treno fino a Foggia, che con lareo, ci portarono a
Tirana, e la cerano pronti i cambius che ci portarono al fronte che dopo due notti di cammino arrivammo alle trincee
sulle alture a fianco del Guri Topi.
Abbiamo montato le tende scavando la neve e cosi eravamo
riparati dal freddo e li siamo stati fino a Pasqua del 1941. Al
mattino presto inisiammo lattacco e non ci siamo più fermati fino che siamo incontrati coi Tedeschi. Dopo qualche
tempo, marciando sempre a piedi tutti i giorni siamo arrivati a Durasso, che poi con la nave cian portati a Bari in contumacia. Li tutti i giorni ci preparavano per la sfilata per la
visita del Duce e Itler. Partimmo poi per Casteletto Ticino
per poi venire a casa in licensa per un mese. Nel rientro i
Battaglioni erano stabiliti ai pressi del Sestrire e al forte
Siaberton. Li restammo un po, poi tutti i giorni si faceva la
marcia e siamo arrivati a Torino e ci an stansiati nei capannoni della Itala e li siam stati fino alla partenza per la Russia, era il 26.07.1942.
Siamo stati caricati sulla tradotta militare a gruppi di 40 ogni
vagone e cominciò il calvario per tutti. Appena arrivati tutti
i giorni a piedi si camminava verso il fronte e così il primo
attacco ci mandarono a rinforsare la cavalleria che aveva
ripiegato e li fu i primi morti. Appena ripreso le nostre linee
ci anno mandati sul Don, cosi tutta la Tridentina si univa col
corpo d’armata Alpino. Tutti i giorni nevicava e di notte
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partigiani;io invece in austrIa fui costretto ad attendere l’arrivo dei russi,nell’agosto 1945 a Vienna
che mi rimpatriarono.
Alla fine di agosto compii 26 anni:e avevo alle spalle 5 anni di
guerra, prigionia, lavoro coatto pur di non servire militarmente
repubblichini e nazisti. e pensai di aver vissuto un secolo della
mia vita e non 5-6 anni, subendo angherie di ogni tipo,la morte
in faccia,perso molti compagni sul campo e non solo!.
Tra le altre cose mentre ero prigioniero in Austria- Germania
persi mio padre (lo seppi al ritorno in italia)e mi trovai solo con
mia madre, fratelli e sorelle ,ma la cosa piu’ importante ero
tornato a casa vivo...e nel 1946 mi sposai!
Questi sono i miei ricordi tragici e curiosi al tempo stesso, per
chi c’era e per chi non ha visto o provato quello che passai io!
Spero che nessuno di voi non tocchi mai provare di persona
cio’ che ho subito io!
Egidio Arrighi
fummo mobilitati a recuperare cadaveri tra le macerie. Eravamo come i monatti
nel romanzo del Manzoni. colpito l’acquedotto che serviva la
citta’, L’acqua inondo’ i rifugi anti-aerei sotterranei dove i civili si nascosero e fu’ una strage: ripescammo centinaia di corpi di annegati galleggianti(uomini, donne e bambini) e costretti a caricarli di peso in cima ad automezzi(camions),
tutti ammassati. L’acqua si era riversata dappertutto,oltre che
le bombe d’aereo che avevano distrutto edifici e rifugi sotterranei! le ore non si contavano, cosi’ come la paga. Le nostre
divise erano lacerate,con un freddo insopportabile. E non potevamo lasciare il posto durante i bombardamenti perche’ rischiavamo di restare fucilati sul posto dalle ss. In italia mentre
la liberazione venne a compiersi definitivamente il 25 aprile
1945,dopo quasi 2 anni di guerra sulle montagne ad opera dei
Rinnovo dei Consigli di Gruppo
S. Eufemia
Capogruppo: Agostino Rossi
Vice Capigruppo: Angelo Beduzzi ed Angelo Braga
Segretario: Domenico Bonetti
Tesoriere: Mario Meneghini
Revisori dei Conti: E. Bettinali, R. Groppelli e B. Venturelli
Responsabili Sede: Bruno Becchetti, Bruno Feltre e Giuseppe Pozzani
Attività Sportive: Angelo Beduzzi
Alfiere: Maurizio Erba
Ponte Zanano
Capogruppo: Nicolini Daniele
Vicecapogruppo: Gemma Giovanni
Segretario: Panelli Renato
Tesoriere: Bonomelli Massimo
1°alfiere: Peli Pierluigi
Alfieri riserva: Nicolini Daniele, Gemma Giovanni
Consiglieri: Guerini Gianfranco, Guerini Fabio, Brunetti
Giuseppe,
Allocco Alfredo
Resp.Sportivo: Gemma Giovanni, Guerini Fabio, Nicolini
Daniele
Resp rapporti Comune: Panelli Renato
Resp. rapporti parrocchia: Peli Pierluigi
Resp. rapporti sede sezionale: Nicolini Daniele
S. Polo
Capogruppo: Emilio Lombardi
Vice Capigruppo: Giuseppe Bacca e Fabio Zani
Protezione Civile: Attilio Bettoni
Consulente Sport: Angiolino Bettenzoli
Consiglieri: Franco Ballerini, Giulio Bandera, Adriano
Berardi, Simone Bramè, Enrico Buraschi, Sergio Panada,
Luigi Rocco e Federico Zani
Alfiere: Attilio Pasinetti
Calcinato
Botticino Mattina
Capogruppo: Umberto Camossi
Vice Capogruppo: Luigi Lecchi
Segretario: Arrigo Valentini
Cassiere: Gianfranco Martinelli
Revisore dei Conti: Luigi Bocchio
Responsabile Sport: Claudio Papa
Vice Responsabile Sport: Alessandro Agosti
Responsabile Sito Internet: Maurizio Goffi
Aiuto Responsabile Internet: Simone Bertini
Consiglieri: Ottorino Abate, Erido Cima, Severo Cima e
Gianfermo Duranti
Alfieri: Riccardo Oldofredi e Pierino Marenda
Capogruppo: Giovanni Casali
Vice Capigruppo: Fernando Quecchia e Giuseppe
Tregambe
Segretario-Cassiere: Battista Benetti
Responsabili Sport: Antonio Benetti, Andrea Quecchia,
Paolo Apostoli e Stefano Moreschi
Consiglieri: Pierino Castegnati, Francesco Sanca, Mauro
Tonolini, Cristian Casali, Mario Porta, Fausto Castegnati,
Marco Rossi, Eugenio Albini, Giuseppe Rivetta, Luca
Squassina, Paolo Liberini ed Angelo Tolotti
Alfieri: Silvio Squassina, Brunone Casali ed Emidio Lonati
36
Rinnovo dei Consigli di Gruppo
Badia
Capogruppo: Luciano Forleo
Vice Capogruppo: Alfredo Montini
Tesoriere: Sandro Ferrini
Revisore dei Conti: Serafino Frassi
Consiglieri: Alessandro Maestrello, Alessandro Grossi,
Pietro Ferrari e Luciano Candito
Alfiere: Clemente Ragni
Torbole Casaglia
Capogruppo: Osvaldo Bianchetti
Vice Capigruppo: Emilio Poli e Roberto Bonetta
Segretari: Roberto Raccagni e Giuseppe Mussio
Cassieri: Franco Valzelli e Giuseppe Colossi
Attività Sportive: Renzo Bruni ed Alessandro Tonoli
Revisore dei Conti: Elio Sola
Consiglieri: Giuseppe Bruni, Pietro Ponzoni, Enrico Civini
Alfieri: Vittorio Lancini e Massimo Ghidini
Dello
Capogruppo: Marco Coffinardi
Capogruppo Onorario: Giovanni Tinti
Vice Capigruppo: Valerio Ferrari e Massimiliano Baruelli
Segretario: Patrizio Rocca
Revisore dei Conti: Alberto Magoni
Responsabile Sede: Angelo Cristini
Aiutanti Responsabile Sede: Bernardo Anni e Martino
Facchi
Responsabile Impianti Sede: Alberto Marchioni
Responsabili Lavori di Volontariato: Giuseppe Renica e
Roberto Tagliani
Attività Culturale: Gabriele Galeazzi
Organizzazione Cucina: Giuseppe Coffinardi
Consiglieri: Alessandro Marchioni e Filippo Monfardini
Alfieri: Alfredo Quattrini, Secondo Cavalli, Mirko Belotti
e Raffaele Maio
Quinzano d’Oglio
Capogruppo: Giuliano Sanzeni
Presidente Onorario: Guido Soregaroli
Vice Capigruppo: Massimo Torri e Fausto Perdetti
Segretario: Francesco Aresi
Respons. sport: Giovanni Martorana e Giuseppe Sabaini
Responsabili Sede: Gianbattista Quaranta, Pietro Merigo
e Cesare Baronchelli
Revisori dei Conti: Domenico Delpero e Marco Scalvenzi
Consiglieri: Osvaldo Ferrari, Graziano Massini, Mauro
Fustinoni, Faustino Pietta, Manrico Olivari, Gianfranco
Saleri, Francesco Pedretti, Renato Fappani e Sergio
Brocchi
Alfieri: Roberto Alloisio e Francesco Boldrini
Coccaglio
Capogruppo: Luigi Paletti
Vice Capogruppo: Luciano Massetti
Segretario: Emanuele Cazzago
Vice Segretario: Mauro Libretti
Cassiere: Lorenzo Facchetti
Consiglieri: Domenico Canossi, Battista Bonacquisti,
Natale Cazzago e Maurizio Signorini
Alfieri: Luigi Bosio e Mario Trainini
Collio V.T.
Capogruppo: Michele Cometti
Vice Capogruppo: Gianbattista Ferraglio
Segretario: Fabrizio Mensi
Responsabile Sportivo: Ivan Mazzoldi
Revisori dei Conti: Manolo Spranzi ed Andrea Ruzzenenti
Consiglieri: Fabio Lazzari, Mauro Bruni, Doriano Lazzari,
Emanuele Spranzi, Marco Lazzari, Roberto Ronchini,
Meschino Carossini ed Enrico Lazzari
Alfieri: Pietro Lazzari ed Agostino Zanardini
Sarezzo
Capogruppo: Vincenzo Belleri
Capogruppo Onorario: Ottorino Zanardelli
Vice Capigruppo: Luca Mondini ed Ilario Pedrini
Segretario: Lorenzo Belleri
Responsabile Segretaria: Federico Belleri
Cassiere: Giovanni Pelizzari
Responsabile Sport: Silvano Marinelli
Aiuti Sport: Giorgio Bottarelli e Claudio Ottelli
Responsabile Sede: Giorgio Pintossi
Responsabili Tende: Vincenzo Belleri, Luca Mondini e
Franco Ronchi
Revisore dei Conti: Pierluigi Antonini
Consigliere: Bruno Ferroni
Alfieri: Aristide Salvinelli, Daniel Taboni e Gianluigi
Rizzinelli
Villaggio Sereno
Capogruppo: Antonio Manenti
Vicecapogruppo: Andrea Gervasi
Segretario: Fabio Congiu
Cassiere; Angelo Rivera
Revisore dei conti: Severino Piovanelli e Fabio Congiu
Addetti all’organizzazione: Carlo Piceni, Luciano Greci,
Luigi Bertassi e Cesare Alberi
Addetto alle manifestazioni esterne: Michele Nicolini
Responsabile sportivo: Umberto Nicolini
Alfiere: Angelo Beduschi
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quattordici, veniamo sorpresi dal consueto acquazzone del
pomeriggio, abituati, lo lasciamo sfogare, aspettiamo che
torni il sereno, asciughiamo tavoli e sedie e ci rimettiamo
al lavoro in attesa della serata finale.
Anche questa sera la gente di Collebeato e dintorni
partecipa numerosa, tanto da metterci in difficoltà nel soddisfare tutti. Alla fine ce la facciamo, dopo aver ascoltato
le coinvolgenti canzoni di “Sonia” festeggiamo tutti dandoci appuntamento alla prossima...
Numeri da record hanno caratterizzato queste tre giornate
intense e impegnative, un ringraziamento particolare va
quindi a quanti ( più di 40) a vario titolo hanno collaborato e contribuito al buon esito della manifestazione. Alla
fine tutto questo ci permetterà di avere più “disponibilità”
per il nostro “Progetto Solidarietà 2011" in via di definizione.
Collebeato
I 25 anni della festa alpina
Correvano gli anni ottanta, quando con felice intuizione Giuliano Bonomi Capogruppo in quei anni, ideò
la “Festa Alpina”. Prima nello spiazzo antistante il vecchio ENAL, poi nel cortile dell’ospedale fino all’ormai
“storico” centro civico comunale, per ben 25 anni gli Alpini di Collebeato hanno proposto tre giornate improntate
allo svago, con musica, buona cucina, sport e sopratutto
S. VIGILIO DI CONCESIO
dopo la annuale assemblea si è
festeggiato l’85° di Fondazione
Con la gradita partecipazione del nostro Parroco
Alpino Don Domenico Castelli si è tenuta il 9 gennaio
2011 l’Assemblea annuale dei soci.
Dopo che il responsabile di zona Walter Smussi ha
portato il saluto del nostro Presidente e del Consiglio Sezionale è iniziata la trattazione degli argomenti posti all’ordine del giorno tra i quali la necessità di intervenire,
in accordo con il Comune, per la sistemazione urgente
della Chiesetta di San Velgio non appena la Sovrintendenza alle Belle Arti ci avrà concesso il necessario nulla
osta al progetto presentato.
Altro argomento importante trattato è stata l’organizzazione per la celebrazione dell’85° anniversario di
fondazione del gruppo in occasione della quale è stato
tanta solidarietà’. Quest’anno, le previsioni meteo non
sono delle più rassicuranti, siamo preoccupati, ma tra uno
scroscio e l’altro riusciamo a preparare tutto come da programma. Venerdì, dopo gli ultimi ritocchi, il colpo d’occhio non è male, fotografie, locandine, striscioni vari e
sventolanti tricolori, abbelliscono l’ormai vecchio Centro Civico.
Anche lo stand gastronomico, asso portante di tutta la manifestazione, è pronto, alle 18 in punto,
tutti i partecipanti indossano la sgargiante maglietta del 25° e si preparano per la prima serata.
con il gradito spettacolo dei “Gnari de Cobiàt”,
che capitanati dal nostro Roberto Frassine, coinvolgono il numeroso pubblico presente.
Sabato, nel tardo pomeriggio, dopo un
violento acquazzone, una delegazione di Alpini
con il Gagliardetto del Gruppo partecipa al locale Santuario della Madonna della Calvarola
alla Santa Messa celebrata in ricordo di tutti gli
Alpini andati avanti e terminata con un improvvisato ma suggestivo “Signore delle cime”.
La sera, dopo aver assistito alla
spettacolare esibizione degli Zeuz chiudiamo la
serata che è l’una passata. Domenica, verso le
38
stampato un opuscolo.Questo grande evento si è svolto in
una cornice di grande e partecipata festa gioiosa il 2 e 3
luglio 2011.
con la canta “Lunga vita” in lingua russa che è stata particolarmente apprezzata.La stampa locale, sui giornali di
sabato 2 luglio, ha pubblicizzato l’evento. In conclusione
ci piace sottolineare che la Chiesetta di San Velgio, affidata trentacinque anni fa alle cure degli Alpini con in testa il capogruppo
Narciso Armanasco per evitarne la rovina, continua ad essere curata e custodita con sacro impegno dalle penne
nere locali.
Da queste colonne indirizziamo il nostro più vivo ringraziamento all’Amministrazione Comunale guidata dal
Sindaco dott. Stefano Retali, al M.C.
Francesco Balducci Comandante la
Stazione Carabinieri di Concesio, a
Giampietro Corti Comandante Stazione C.F.S., al Dott. Rinaldo Donati Dirigente Istituto Comprensivo di
Concesio, agli amici alpini veronesi
Paolo Ferlini e Remo Bosco, al Coro
di Preganziol con Antonio Zanato, ai
gruppi confratelli intervenuti e a tutti
quanti, a vario titolo, hanno condiviso con noi momenti
significativi di amicizia e solidarietà.
Da queste colonne indirizziamo al capogruppo di Dello
Tinti ed ai suoi alpini il nostro ringraziamento per averci
ospitato il 3.12.2010 dove abbiamo consegnato al loro
socio e nostro Parroco Don Domenico il nostro libro “90
anni con la penna” storia della Sezione.
In verità l’inizio è avvenuto, un po’ in sordina,
venerdi 1 luglio nella ex casa Carrara, ora di proprietà del
Sig. Ernesto Tanghetti dove, alla presenza di varie autorità comunali e locali con in testa il Sindaco di Concesio
dott. Stefano Retali, il V.Presidente Battista Ravelli con
alcuni consiglieri, si è tenuta una breve ma partecipata
cerimonia per degnamente ricordare il socio fondatore Ten.
Col. Giuseppe Carrara alla presenza del figlio Roberto
con la gentile Consorte.
Sabato 2 luglio presso la Chiesa di San Velgio, alla
presenza di tanta gente della nostra comunità, si è esibito
il Coro di Preganziol della Sezione ANA di Treviso diretto dal M.o Riccardo Sartorato. Gli scroscianti applausi
tributati sono la testimonianza della bontà dell’esecuzione.
La domenica è iniziata con l’ammassamento presso il campo sportivo dell’oratorio dove, dopo
l’alzabandiera, il corteo è sfilato per le vie del paese accompagnato dal Civico Corpo Bandistico di Coccaglio
diretto dal M.o Marco Paruta. Oltre al nostro Vessillo Sezionale scortato dal Presidente Davide Forlani, dai Vice
Presidenti Turrini, Ravelli, Barbieri, dal segretario Fausto Cazzanelli e da alcuni Consiglieri, hanno partecipato i
Vessilli delle Sezioni di Treviso e di Verona, i Gonfaloni
dei Comuni di Concesio e Trevenzuolo (VR), i gagliardetti
di Preganziol, Povegliano Veronese e Roncolevà e ben
settantadue gagliardetti in rappresentanza dei gruppi della Sezione. Nel corso della sfilata è stata deposta la corona di alloro al Monumento ai Caduti. La Santa Messa celebrata dal nostro Parroco-Alpino Don Domenico Castelli è stata con- decorata dal Coro di Preganziol che, su richiesta del celebrante, ha concluso la funzione liturgica
Romeo Mainardi
CASTENEDOLO
90 anni, il mito continua...
Sono trascorsi due anni dalle Celebrazioni del 90°
dell’A.N.A. a cui ha fatto seguito lo scorso anno il 90°
della nostra Sezione. Ora è stata la volta del primo Gruppo bresciano a celebrare il 90° di fondazione. Infatti, il 7
dicembre 1921 i reduci alpini della Prima Guerra Mondiale, con alla testa il Maggiore Antonio Belpietro, fondarono il Gruppo Alpini di Castenedolo.
La ricorrenza è stata festeggiata con un intenso programma che a visto gli Alpini castenedolesi impegnarsi
nell’allestimento, nella splendida cornice della Sala dei
Disciplini, di una Mostra in cui, oltre ad una numerosa
serie di pannelli illustranti la storia degli Alpini attraverso
gli eventi bellici della Prima e Seconda Guerra Mondiale,
ha trovato posto l’esposizione di svariate decine di fotografie raffiguranti gli Alpini castenedolesi, dalla nascita
del Gruppo ai tempi più recenti.
L’originalità della Mostra ha riscosso notevole interesse da parte dei visitatori, che hanno riscontrato e sco-
39
Il culmine delle celebrazioni si è avuto domenica
26 con la tradizionale sfilata per le inbandieratissime vie
del paese: i ben 90 i gagliardetti presenti che, oltre a quello del gemellato Gruppo di Civate (LC) e la folta rappresentanza di Alpini provenienti da tutta la provincia, accompagnati dalle Bande Musicali di Salò e Borgosatollo,
hanno ricevuto il caloroso abbraccio della popolazione
sempre vicina ai propri Alpini ed in particolare a questo
loro importante traguardo.
Flaviano Codignola
perto le immagini di parenti
ed amici alpini eseguite nel
corso degli ultimi novant’anni.
Le serate del 24 e 25 giugno sono state dedicate a
due eventi di sicuro successo: il primo, il Concerto del
Coro Alpino “Alte Cime” che ritornava, applauditissimo,
a Castenedolo dopo le rappresentazioni del 2006 e 2008 e
che, anche quest’anno, ha esaurito il Teatro Ideal. Nel corso
della serata sono stati premiati i due ex Capi Gruppo: Gia-
PADERNO F.C.
Celebrato l’80° di fondazione
Domenica 22 maggio il Gruppo di Paderno
Franciacorta ha inaugurato la nuova sede, il monumento
alpino costruito da un socio reduce di Russia, andato avanti
nel 2002 e festeggiato l’80esimo del gruppo.
Il gruppo di Paderno Franciacorta compie 80 anni
essendo nato il 20 Ottobre 1931 come documentato dagli
archivi della Sezione di Brescia, ma non ne abbiamo immagine sino al 1938 quando appare nella foto dei gruppi
bresciani che hanno inaugurato la Casa dell’Alpino di Irma
in Val Trompia.
Rifondato dopo la guerra nel 1947, ha visto i suoi
soci impegnati, tra l’altro, in aiuto alle popolazioni terremotate del Friuli, dell’Umbria e da ultimo de L’Aquila.
como Ravelli, per ben 32 anni ala guida del Gruppo e
Giovanni Mandonico anch’esso per oltre 12 anni a capo
degli Alpini locali. Miglior riconoscente ricordo per la
loro attività non poteva essere che il libro della Sezione:
“90 anni con la penna” donato loro dall’attuale Capo Gruppo Flaviano Codignola.
Il secondo evento ha avuto luogo all’interno dell’Oratorio, gentilmente concesso
dalla Parrocchia ed
in cui si è esibito il
Corpo Musicale di
Cologne. E’ stata
una serata magica;
i numerosi spettatori sono rimasti incantati dalla bravura dei concertisti,
una cinquantina,
dai dodici anni in
su, impegnati in un
repertorio sagacemente scelto e diretto dal Maestro
Danila Bonassi.
Le cerimonie svoltesi a Paderno Franciacorta dal
14 al 22 Maggio sono state caratterizzate da una forte partecipazione della cittadinanza che, soprattutto sabato 21
maggio in occasione del Concerto del Coro Alte Cime
della Sezione di Brescia e domenica 22 Maggio nel corso
della cerimonia di inaugurazione della nuova sede del
gruppo e del monumento all’alpino (che potete vedere
nella foto accanto), hanno fatto sentire la loro vicinanza
non solo gruppo ma a tutta la famiglia alpina.
40
Alla presenza del Sindaco di Paderno
Antonio Vivenzi e del Vicepresidente Sezionale Barbieri,
il capogruppo Giuseppe Mafessoni ha inaugurato la nuova casa del gruppo e il monumento in ferro battuto che il
reduce di Russia Andrea Ussoli, andato avanti nel 2002,
ha lasciato al suo gruppo che l’ha voluto inserire nel bel
contesto del Parco comunale degli Alpini, dove Padre
Ottorino Marcolini, nel 1975, inaugurò la chiesina degli
Alpini che si trova accanto alla nuova sede.
Nel nostro piccolo paese sono intervenuti il Sindaco
Simona Bertacchini, il responsabile di zona Walter Smussi,
il segretario di zona Romeo Mainardi e il nostro
capogruppo Gianfranco Cherubini che ha fatto gli onori
di casa. Numerosi i soci intervenuti tra i quali spiccava il
più anziano Pietro Scalmazzi classe 1922. C’erano pure i
nostri “gemelli” alpini del gruppo di Cortine di Nave con
il loro gagliardetto.
Giornata bella ma fredda anche se scaldata dal nostro particolare calore alpino.
Vorrei fare una bella fotografia al gruppo, ma non
penso di poterli raggruppare tutti! Questa è la frase che il
nostro fotografo alpino Valerio Damiani ci rivolgeva di
tanto in tanto fra una canzone e l’altra.
Al termine l’abbiamo accontentato così tutti la potranno ammirare.
Arrigo De Giacomi
POMPIANO
una giornata con i volontari
dell’U.N.I.T.A.L.S.I.
CAINO
La festa del tesseramento
Il 2011 è un anno iniziato nel migliore dei modi da
parte del gruppo alpini di Pompiano. Numerose sono le
iniziative già portate a termine dalle locali penne nere.
La prima, solo dal punto di vista cronologico, è stata la
giornata trascorsa assieme a una quarantina di persone
diversamente abili accompagnate dai volontari
dell’U.N.I.T.A.L.S.I.
Una giornata molto semplice, iniziata con la celebrazione della Santa Messa alle ore 11.00
nella parrocchiale dedicata a Sant’Andrea
e successivamente terminata con il pranzo nella sede locale del gruppo Alpini, ma
capace in alcuni momenti di essere veramente commovente. Verso la fine della
celebrazione eucaristica, alcuni volontari
hanno distribuito le candele a tutti i fedeli
e dopo averle accese, accompagnati dal
canto dell’”Ave Maria di Lourdes”, si è
cercato di riproporre l’atmosfera che si
vive nel celeberrimo santuario francese.
Atmosfera magica nella chiesa rischiarata solamente dalla luce delle candele.
La seconda manifestazione, è
stata la gita presso il Monte Grappa, la
visita al locale sacrario qui collocato. La
gita molto partecipata e apprezzata, ha
avuto anche un risvolto pedagogico molto importante. I
veri fruitori della visita non sono stati, una volta tanto, le
penne nere o i parenti e i simpatizzanti, ma i ragazzi frequentanti la terza media presso la locale scuola e i loro
docenti.
Il 20 marzo 2011 sono stati chiamati a raccolta tutti
i soci del gruppo per il rinnovo delle quote associative
alla nostra bella e grande famiglia alpina.
Ogni anno, nel mese di marzo, i soci si ritrovano
tutti insieme dapprima con la celebrazione della Santa
Messa a suffragio degli alpini “andati avanti” molto par-
tecipata e quindi con il tesseramento. Tale evento è, da
sempre, l’occasione di ritrovarsi insieme per discutere,
cantare e scambiarsi l’abbraccio fraterno tra coloro che
non si vedono da tempo.
41
concessa dall’archivio della Sezione di Brescia, ha permesso di commemorare la storia degli alpini
durante le guerre. Per ricordare la battaglia di
Nikolajewka, il Corpo Musicale di Cologne ha messo in
scena “Il bianco all’orizzonte”, racconto musicale tratto
dal libro “ Ritorno” del reduce Nelson Cenci.
Il Gruppo Alpini di Provaglio d’Iseo ha accompagnato i ragazzi di terza media alla sede sezionale di Brescia per visitare il museo alpino e la Scuola Nikolajewka,
opera che rappresenta il costante impegno sociale degli
alpini bresciani.
Sotto la guida attenta e appassionata di alcune penne nere
appartenenti al gruppo di
Rossano Vicentino, i ragazzi
hanno avuto modo di imparare aneddoti importantissimi
sconosciuti ai più, riguardanti la Grande Guerra. Alla fine
della giornata i partecipanti erano stanchi ma molto soddisfatti.
L’ultima manifestazione, ma per questo non meno significativa, è stata la ristrutturazione della cappella dedicata
alla Madonna di Caravaggio, sempre nel comune
bassaiolo. Il risultato è stato veramente pregevole e di ottima fattura. Le penne nere locali, si sono avvalse delle
qualità professionali di un giovane pompianese. La cerimonia di fine lavori e conseguente inaugurazione, si è tenuta il 27 maggio, alla presenza di autorità civili, religiose, della banda S.Andrea di Pompiano e nonostante il tempo inclemente, di un nutrito numero di persone. Sicuramente il proseguo dell’anno riserverà nuove iniziative da
parte del Gruppo Alpini di Pompiano.
PROVAGLIO D’ISEO
festeggiati gli 85 anni del Gruppo
In questo marzo tricolore il gruppo Alpini di
Provaglio d’Iseo ha voluto festeggiare l’85esimo anniversario della fondazione del gruppo locale.
Il gruppo è stato quindi promotore di una serie di
manifestazioni che lo hanno portato a celebrare questo
importantissimo traguardo coinvolgendo l’intera comunità provagliese.
Queste manifestazioni hanno dato così la possibilità di tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini
condividendole non solo con gli altri Alpini, ma anche
con i bambini e con le famiglie.
Presso una cornice d’eccellenza quale il Monastero di San Pietro in Lamosa, è stata allestita una mostra
fotografica che grazie alla documentazione gentilmente
Domenica 27 marzo è stato il giorno dei grandi
festeggiamenti. Il labaro della sezione provinciale e 102
gagliardetti oltre a 700 penne nere (tra le quali la rappresentanza del gruppo ANA di Castiglione Torinese
gemellato con Provaglio d’Iseo) hanno sfilato per le vie
del paese accompagnati delle autorità locali e dal presidente ed il vicepresidente della sezione dell’ANA di Brescia.
Guidate da un grande tricolore portato dai bambini
e dagli alpini, vi erano le note della banda dei musicanti
di Provaglio d’Iseo e della fanfara di Valle Camonica ma
anche tantissimi provagliesi che hanno rappresentato il
forte legame che unisce la comunità locale al gruppo Alpini.
DELLO
in pellegrinaggio a Caporetto
Riscoprire Caporetto è stata la nostra idea per la
gita–pellegrinaggio del 9-10 Aprile 2011.
Non è nostra intenzione entrare nel merito di quei
terribili e tragici fatti della prima guerra mondiale che
hanno fatto di Caporetto un sinonimo di disfatta. Volevamo solo pregare in quel luogo santo che racchiude le ossa
di 7014 giovani soldati d’Italia.
Riteniamo sia importante visitare questi luoghi,
poiché dimenticare non è la cosa migliore da fare quando
gli avvenimenti non ci aggradano o non ci vedono vincitori. Riteniamo sia giusto di onorare il sacrificio di tanti
ragazzi strappati alle loro famiglie per servire la Patria in
armi.
42
Il museo di Caporetto ben evidenzia lo
strazio della guerra vissuta su quei colli ora ricchi di lapidi e cippi commemorativi delle 12 battaglie combattute
sull’Isonzo.
Il luogo ha ottenuto nel 1993 il riconoscimento
Europeo per il migliore ed efficace museo di guerra, esso
conserva con cura le armi utilizzate in quelle battaglie, si
MAZZANO
L’ottava edizione della “Millepiedi”
Sul monte di Mazzano il 14 maggio 2011 230 studenti
hanno dato vita all’ottava edizione de “la Millepiedi”,
marcia di regolarità in montagna a coppie dedicata agli
studenti di 4ª e 5ª elementare con un percorso di 3325
metri.
Il clima e la temperatura ottimale, insieme alla
verdeggiante vegetazione montana, hanno fatto da sfondo ad un’edizione da incorniciare.
Partendo dalla Casa degli Alpini di Mazzano i ragazzi sono
scesi nell’abitato omonimo e, attraversandolo, si sono
diretti verso l’antica via della “Lizzatura”, strada che in
passato veniva utilizzata per far scendere a valle i blocchi
di marmo estratti nelle cave situate sul monte Tartarino.
Dopo il primo controllo posto ai piedi del monte ed imboccata l’antica via, sono saliti verso cava Tartarino, bacino estrattivo dismesso che ha fornito in passato il marmo per la realizzazione dell’Altare della Patria a Roma,
risalente a 100 anni fa ed inaugurato nel giugno 1911 per
festeggiare il 50° dell’Unità d’Italia.
Passato il secondo controllo e il ristoro posto alla quota
più alta del percorso, i ragazzi sono scesi tra le “corne”,
rocce di natura calcarea che caratterizzano il paesaggio e
da trasmettere la crudeltà della guerra, raggiunta soprattutto nell’utilizzo delle micidiali bombe a gas.
Sarà nostro compito ringraziare per iscritto i responsabili sia del museo che del Sacrario per averci cordial-
mente accolti e che salutandoci dissero: dite alle persone
di venire a visitare questo sacrario, troppo spesso dimenticato, questi ragazzi erano, sono e saranno sempre i nostri eroi.
La celebrazione della Santa Messa da parte di Don
Francesco è stato il momento più toccante, vissuto da tutti noi con grande emozione.
Alpino G. Galeazzi
i sentieri, fino alla Chiesetta per poi arrivare al traguardo
ancora alla Casa degli Alpini.
Tantissimi gli alpini ed i genitori che si sono assiepati lungo
il percorso per controllare ed incitare i ragazzi. Ottimo il
lavoro dei cronometristi della FIE, impeccabili come sem-
43
Cultura della Sezione ANA di Brescia, il Preside della Scuola prof. Giovanni Quaresmini, il
Vicesindaco Silvia Manenti e l’assessore Gianmario
Fusardi in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, nonché il Gruppo Alpini con il capogruppo Carlo Zani.
Di fronte ad una platea attenta degli studenti della scuola,
il Prof. Magrinello Giuseppe ha presentato un excursus
dell’attività svolta durante l’anno: oltre alle letture e ricerche effettuate sui testi, si sono organizzate visite alle
scuole per disabili: Scuola “Nikolajewka” di Brescia e “Il
Vomere” di Travagliato, monumenti viventi attuati con la
tenacia e la volontà degli alpini al motto “ricordare i morti aiutando i vivi”.
Inoltre i nostri giovani hanno potuto conoscere la storia
delle Truppe alpine ripercorrendo alcune tappe fondamentali della prima guerra mondiale, visitando le trincee e il
museo alpino a Rovereto.
Per quanto riguarda la seconda guerra mondiale, i racconti sulla storia degli alpini approfondita negli aspetti umani e nelle semplici gesta eroiche di chi allora c’era, sono
stati rappresentati con visite alla sede del Gruppo, al Museo e Sede Sezionale di Brescia, con l’affiancamento dell’amico Giovanni Prestini.
pre, così come impeccabile è
stato il lavoro dei nostri alpini
e delle insegnanti che hanno
coordinato le varie fasi dell’evento.
C’è stata grande festa nel dopogara, con le premiazioni
precedute dai rituali saluti delle autorità, ed è stato emozionante sentire l’inno nazionale cantato, nella versione
integrale, dagli studenti per ricordare tutt’insieme il 150°
compleanno della nostra Nazione.
“E’ stato bello veder sfilare tra le vie del paese tantissimi
bambini che, con i loro cappelli gialli (donati dalla federazione ndr), hanno poi vivacizzato il verde del monte...”
ed “...è importante far conoscere il monte e il nostro territorio agli studenti”, affinché lo possano amare e rispettare è stato il commento di alcuni spettatori lungo il tracciato.
L’incontro tra gli Alpini di Molinetto, Ciliverghe e
Mazzano con la Scuola, il Comune e la Federazione Italiana Escursionismo ha reso possibile da 8 anni questa
manifestazione sportiva, prima in Italia, che si sta diffondendo anche in altre realtà dimostrando, ancora una volta, come la ricerca e la condivisione, non senza problemi,
di obiettivi comuni renda possibile ogni cosa.
E’ stata spiegata ai ragazzi l’importanza della figura dell’alpino nella storia italiana e il ruolo che attualmente svolge l’A.N.A. all’interno della nostra società.
Le svariate attività ed uscite didattiche, svoltesi durante
l’anno scolastico in corso, hanno riscontrato un notevole
interesse degli studenti e si sono riassunte nella produzione da parte degli alunni di disegni, poesie, racconti,
relazioni, che illustrino le attività di pace svolte dagli Alpini sia in servizio sia in congedo.
Sono stati premiati da un’apposita Commissione, composta da membri della Commissione Cultura e rappresentanti del Gruppo, i lavori:
·Rappresentazione grafica (logo)
ROCCHI DANIELE
3B
·Racconto:
ZOLDAN ELENA
3C
TRENZANO
La seconda edizione del progetto
“Alpino: uomo di pace e solidarietà”.
Sabato 26 febbraio 2011 alle ore 9,30, presso
l’auditorium comunale “T. Padovani” di Trenzano, gli alpini del Gruppo locale si sono ritrovati con gli studenti
della Scuola Media di Trenzano per la conclusione della
2^ edizione del progetto “Alpino: uomo di pace e solidarietà”.
Sono intervenuti alla manifestazione il Presidente Davide
Forlani, il prof. Filippo Martinazzi per la Commissione
44
Quel giorno abbiamo vissuCONGRATULAZIONI
to un’interessante e affascinante esperienza apprendendo l’odio della guerra e l’importanza della Pace.
Noi ragazzi abbiamo imparato, attraverso i reperti storici della Prima e della Seconda Guerra mondiale del Vostro Museo, quel periodo grottesco in cui l’umanità del
mondo si era trasformata in odio verso gli altri popoli,
terrore che altre nazioni possano superare la propria patria,... Abbiamo anche partecipato ad una ricca e piacevole lezione di Educazione Civica attraverso le parole del
Sig.Caporalmaggiore Trebeschi che, per la seconda volta, è venuto alla Sede per raccontarci delle missioni dell’Esercito e del Volontariato Italiano in Afghanistan e in
altri paesi che, sfortunatamente, sono ancora colpiti dall’orrore della guerra.
Ancora una volta, ringraziamo Lei e gli Alpini che hanno
fatto sì che noi ragazzi imparassimo alcuni, ma importanti, valori della Vita in un modo diverso dal solito e
divertente.
Cordiali Saluti a Lei e agli Alpini,
Gli alunni delle classi seconde
di Trenzano
·Relazione storica: CARRARA ANNA
3B
·Poesie:
VESCONI PAOLO
3C
Le letture di alcuni componimenti piu’ significativi hanno messo in risalto l’impegno, l’attenzione e la partecipazione di tutti gli studenti.
E’ inoltre emerso dai discorsi delle autorità come la cultura e i valori degli Alpini , attraverso questa iniziativa, siano stati riconosciuti come un valido supporto all’insegnamento scolastico e all’educazione dei ragazzi.
Alla fine dei lavori i ragazzi hanno compiuto il gesto simbolico “del passaggio della stecca” , in gergo alpino: le
classi terze hanno consegnato un cappello, una picozza
ed una biro per suggellare l’impegno a proseguire l’attività anche per il prossimo anno.
Un caloroso applauso è stato dedicato agli insegnanti prof.
Magrinello Giuseppe, Menni Claudia, Salesi A., Bertoli
Lorella, Bonfiglio, Martini che hanno accompagnato nello studio, nella ricerca e nella produzione degli elaborati
gli studenti.
A loro un ringraziamento per la preziosa collaborazione
anche da parte del Gruppo Alpini di Trenzano.
Nel mese di giugno di quest’anno gli alunni della
scuola secondaria di 1° grado di Trenzano hanno scritto
una lettea di ringraziamento al Presidente Davide Forlani
a seguito della visita alla Sede sezionale, al nostro museo,
accompagnati dal C.le Magg. Trebeschi. Ne riportiamo il
contenuto:
COLLIO V.T.
Visita alla sede sezionale dei bambini
della scuola elementare di Collio
intitolata agli “Alpini bresciani”
Trenzano, 15 Giugno 2011
Egregio Sig. Presidente Davide Forlani,
siamo gli alunni delle classi seconde della Scuola Secondaria di 1° grado di Trenzano e vogliamo ringraziarLa
per l’ospitalità data il giorno 25 maggio 2011 alla Sede
della Sezione Alpini di Brescia.
Il 28 marzo, di mattino, precedute dal vocio allegro caratteristico dei bambini in gita scolastica, sono giunte
alla nostra sede le classi seconde, terze, quarte e quinte
della scuola elementare di Collio intitolata “Agli Alpini
bresciani”, accompagnate da quattro insegnanti, dal Capogruppo Michele
Cometti e dall’alpino Agostino Zanardini.
Nel cortile sono state accolte dal
Vicepresidente Gianbattista Ravelli e dai
componenti la Commissione Cultura Filippo Martinazzi, Marcello Gallo e Raffaele Stramacchia (andato avanti pochi
giorni prim di chiudere il giornale, n.d.r.).
L’alzabandiera, seguita con correttezza
dagli scolari, è stato eseguito da due alunni e ha dato inizio all’attività della giornata.
Riuniti nella sala consiliare, hanno ricevuto il benvenuto dal Vicepresidente
Ravelli a nome del Presidente, che segue
con particolare attenzione queste espressioni, e di tutti gli Alpini della Sezione.
45
Nel museo l’interesse è stato suscitato da tutta la
raccolta: materiale da campo e medico, fregi, divise, fotografie, corredi per soldati e muli. Stupore, per i più
grandicelli, la Cappella e le terre portate dai luoghi di battaglia della campagna russa.
Alle 11.30, dopo lo scambio di ringraziamenti per
la bellissima mattinata trascorsa insieme e le fotografie di
rito, la Commissione Cultura ha offerto un omaggio a tutti gli alunni presenti, augurando un buon proseguimento
di anno scolastico ed un felice rientro in paese.
Il Gruppo Alpini di Collio ringrazia la scuola ed i
suoi maestri, la Commissione Cultura, i Vicepresidenti e
Innanzitutto è stata spiegata la presenza del Vessillo
fregiato di sette Medaglie
d’Oro, attribuite ad Alpini
nati nella provincia di Brescia o che hanno avuto con la nostra città un rapporto
particolare, due Medaglie al Valor Civile, una al Merito
Civile ed una della Croce Rossa.
E’ stato poi detto il dell’uso della sala: la riunione
del Consiglio della Sezione presieduto dal Presidente, l’aggiornamento degli iscritti all’Associazione, la disponibilità per interventi di manutenzione ed assistenza, la verifica dell’attività svolta e la programmazione delle
prossime attività.
Nell’attenzione generale sono state poi proiettate e commentate immagini della costituzione
e della storia degli Alpini in guerra e in pace, la
nascita della nostra Associazione e le attività, in
modo particolare, della nostra Sezione, seppure in
modo conciso, quasi elencandole, quali la Casa de
l’Alpino di Irma, la Scuola “Nikoaljewka”, la nostra sede, il bivacco in alta montagna “Ceco Baroni”, la biblioteca, il museo, il nostro giornale “Ocio
a la pena”, la Protezione Civile, la Commissione
Sport, il Coro “Alte Cime”, la Fanfara
“Tridentina”, il Nucleo Avis-Aido, la Commissione Giovani, le commemorazioni della battaglia di
Nikolajewka e le due Adunate Nazionali.
A questo punto urgeva un lungo intervallo,
prima di visitare le due sale del museo, con uno spuntino
preparato dal Capogruppo Michele Cometti e dal consigliere Agostino Zanardini con prodotti locali, quali
formaggella e salame nostrano, gustato non solo dagli alunni ma anche dai maestri e dagli Alpini.
gli Alpini presenti per l’ottima riuscita della visita, organizzata nel giro di poco tempo.
Viva la Scuola Primaria “Agli Alpini bresciani”,
viva gli alunni, viva gli Alpini e viva l’Italia!
ASSOCIAZIONE BATTAGLIONE ALPINI TIRANO
III raduno nazionale del Btg. Tirano - “...mai tardi!!!”
PROGRAMMA DEL III RADUNO
Ore 20.00
GLORENZA Esibizione del Gruppo musicale “LA BALDORIA”
Ore 20.30 Cena
Domenica 4 settembre 2011
Ore 08.30
Inizio Ammassamento lungo la Stradà per
PLANOL
Ore 10.00
Inizio sfilata
Ore 11:00
Deposizione Corona alla Madonnina del
Tirano
Ore 11.15
Santa Messa in suffragio di tutti i Caduti del
Battaglione
Ore 11.55
Discorsi delle Autorità convenute
Ore 12.10
Discorso del Pesidente. della Associazione
Ore 13.00
Pranzo
Ore 1730
Ammainabandiera nella Caserma
WACKERNELL
Chiusura del RADUNO
Sabato 3 settembre 2011,
Ore 09.00
Alzabandiera nella Caserma
WACKERNELL apertura Ufficiale del RA
DUNO
Ore 10.00
Deposizione Corona Monumento ai Caduti
di MALLES VENOSTA
Ore 11.00
Deposizione Corona Monumento ai Caduti
di GLORENZA
Ore 12.30
Pranzo riservato agli addetti
dell’organzzazione
Ore. 15.00 Benedizione Cippo ricordo Caserma Petitti
di Roreto GLORENZA
Ore 16.00
Deposizione fiori sulla Lapide del .Serg.
Magg. PERILLI - LAUDES
Ore 18.00
Presentazione del Libro “La Storia dei Battaglione Tirano” nella Sala del Centro Giovanile ( ex palestra Caserma)
46
MARONE
80° di fondazione e inaugurazione
del Monumento agli alpini
ciano De Masi) della campagna russa attraverso la
lettura di lettere dal fronte
di alpini palazzolesi, il tutto accompagnato da un sottofondo musicale ad opera del
Coro Alpino Palazzolese.
E’ stata una serata particolare anche perché prima di dare
il via alla “rievocazione storica” è salito sul palco il REDUCE del Gruppo, l’alpino Giulio Turelli, classe 1914:
per lui il giusto tributo da parte dell’intero teatro!!!
Sabato 18 giugno, come se non bastasse quanto già lasciato alle spalle e quanto in programma l’indomani, il
Gruppo di Marone ha voluto ospitare il 6° Trofeo Ferruccio
Panazza, ovvero il Campionato Sezionale ANA di corsa
in montagna: due anelli, uno di tre km ed il secondo di 8
km, tra lago, montagna e ulivi hanno visto fronteggiarsi
54 alpini bresciani (per i dettagli vedere l’articolo nelle
pagine sportive). Al termine la cerimonia di premiazione
ed il trasferimento verso il Cimitero (annullando la sfilata
causa forte maltempo) per la deposizione della Corona al
Monumento ai caduti e la Celebrazione della S.ta Messa
in memoria del Cap. Ferruccio Panazza e degli alpini <<andati avanti>>.
Siamo così giunti alla tanto attesa giornata finale, domenica 19 giugno 2011.
La giornata già dal primo mattino si presenta fantastica
dal punto di vista meteorologico giusto preludio a quanto
poi accadrà sino a sera inoltrata.
La sfilata (forse un po’ lunghetta, a detta di qualcuno, ma
quasi completamente in discesa) parte, dopo il puntuale
Alzabandiera alle ore 9.20, dalla Casa dell’Alpino e dopo
esser passata tra alcune delle frazioni del paese, ha la sua
prima sosta nei pressi del Municipio per la deposizione
della Corona alle Lapidi dei caduti delle due Grandi Guerre; la seconda sosta, come da programma, avviene al Monumento ai caduti in mare con la deposizione del serto di
fiori.
La sfilata prosegue poi verso il campo sportivo, dove è
allestita tutta la logistica ivi compreso il palco per la celebrazione della S.ta Messa fermandosi però circa 50 metri
prima per l’inaugurazione del nuovo Monumento agli Alpini di Marone.
Sono momenti, questi, molto particolari per gli alpini di
Marone (… ma non solo per loro!) in cui si intrecciano
sentimenti quali la soddisfazione per aver finalmente coronato un sogno, la riconoscenza verso coloro che nel
corso degli 80 anni di storia del Gruppo tanto hanno dato,
la memoria verso coloro che purtroppo nel corso dei due
conflitti mondiali hanno dato la loro vita per la nostra Patria
… sono momenti che sicuramente resteranno indelebili
nel nostro cuore alpino!
Cosa vuole “significare” il nostro MONUMENTO? Adesso che è ultimato (vedi fotografia) immagino appaia più
chiaro a tutti …
Da venerdì 10 a domenica 19 giugno il Gruppo Alpini di
Marone ha festeggiato l’80esimo anniversario di fondazione ed ha inaugurato il MONUMENTO ai suoi alpini.
Sono stati 10 giorni impegnativi ma ricchi di “alpinità” in
cui si è rivisto quello spirito che solo nelle nostre feste si
riesce a vedere.
Il via - venerdì sera 10 giugno - all’importante ricorrenza
lo ha dato il nostro coro sezionale, il Coro Alte Cime, con
un concerto nel teatro della Sala della Comunità; il teatro
si è man mano riempito ed i presenti han potuto vivere un
escalation di emozioni raggiungendo l’apice nel momento di chiusura quando, tutti in piedi, si son cantati in ordine l’<<Inno degli Alpini>> e l’<<Inno Nazionale>>.
Il sabato sera era stata organizzata una serata “particolare”: in accordo con TeleBoario si è trasmessa, sempre dal
teatro della sala della Comunità, la DIRETTA de
<<L’Osteria de la Cantada>>.
Si sono poi succeduti tutta una serie di eventi musicali a
corollario dello stand gastronomico rimasto in funzione
per tutte le dieci serate.
Giovedì 16 giugno è andato in scena, sempre nel teatro
della Sala della Comunità, l’ Atto Unico per Voci Recitanti Coro e Immagini <<L’Ultima Notte degli Alpini>>:
una rievocazione storica (tratta dal libro dell’alpino Lu-
47
Il nostro alpino Flavio Guerini che lo ha “ideato” lo ha immaginato così:
<<dal basamento in marmo – con sopra riportate le scritte
più significative dell’epopea alpina – emergono cinque
PENNE in ferro battuto indicanti le <<Brigate Alpine>>
(Taurinense, Orobica, Tridentina, Cadore e Julia); dietro, un muro curvo volutamente “in divenire” – riportante le scritte delle principali attività degli alpini in congedo cui in qualche maniera gli alpini di Marone hanno
contribuito; tra le due parti una “mulattiera” ad indica-
di Bergamo hanno fatto da platea - assieme ai tantissimi
alpini ed alla popolazione di Marone – alla cerimonia religiosa.
Al termine della cerimonia, prima della Preghiera dell’Alpino, il sacerdote ha impartito la benedizione al nuovo
Gagliardetto (donato al Gruppo dal Capogruppo in carica per i 10 anni di “servizio” e per l’inaugurazione del
Monumento) sorretto dalla neo-Madrina Bruna Guerini
che lo ha poi consegnato al Presidente Sezionale che lo
ha poi affidato al Capogruppo il quale lo ha dato a sua
volta all’alfiere Francesco Gigola.
Al termine tutti assieme (320 i commensali) sotto lo stand
per il rancio alpino.
Alle 16.30, dopo l’ennesima esibizione della “mai stanca” <<Fanfara Alpina di Vallecamonica>> l’ultima sfilata verso il Cimitero per l’Ammainabandiera che ha di fatto sancito la fine della 10 giorni alpina.
Chiudo con una considerazione: ho, ma penso la cosa valga
per tutti i miei 120 alpini, avuto l’ennesima dimostrazione che quando gli alpini decidono di fare qualcosa, se
questo qualcosa porta dentro un suo significato, gli alpini
rispondono e all’unisono perseguono l’obiettivo trascinando con loro praticamente l’intera popolazione!
Quindi GRAZIE ai miei alpini, alle nostre donne senza le
quali saremmo <<mezzi alpini>> e a tutti quanti ci hanno
aiutato a realizzare il nostro sogno!!!
Il capogruppo
Alberto Giudici
Comitato Monte Palosso
Gruppi di Lumezzane S.S., Sarezzo,
Cogozzo, San Vigilio e Villa Carcina
Cinque anni sono trascorsi da quando abbiamo cominciato il recupero delle piazzole della Prima Guerra
Mondiale poste sul monte Palosso a 1158 metri d’altezza,
da dove si può controllare la strada per Nave, Lumezzane,
Gardone Val Trompia e la città di Brescia.
Erano postazioni di difesa, cosiddette di terza linea, da cui non è mai stato sparato un colpo.
La cerimonia per la ricorrenza prevedeva
l’Alzabandiera, seguito dalla Santa Messa celebrata da don
Paolo Svanera che, per l’occasione, è arrivato da Siena in
motocicletta.
Dopo la Santa Messa, conclusa con la Preghiera
dell’Alpino, il sindaco di Concesio Stefano Retali ed il
Vicesindaco di Lumezzane Facchinetti hanno portato il
saluto delle amministrazioni, elogiando il lavoro svolto
dagli Alpini per tenere vivo ed in ordine questo sito.
Non poteva mancare il saluto del nostro Presidente
Davide Forlani, che ha ricordato come è nata l’idea di
quest’opera e ha ringraziato quanti hanno lavorato in questi
re il cammino non sempre facile affrontato dagli alpini
dalla nascita (1872) a oggi>>
Il Monumento è dedicato a tutti i nostri alpini “andati avanti”, dal primo capogruppo (Cristini Giacomo, nel 1931)
sino all’ultimo alpino (Ghitti Battista) in ordine cronologico che ci ha preceduto nel <<Paradiso di Cantore>>
… tra loro tutti gli alpini maronesi ivi compreso Diego
Benedetti (1985) deceduto durante il servizio di Leva.
Al termine della cerimonia d’inaugurazione si sono
succeduti, presentati dallo “speacker Nazionale” Francesco Brighenti, i discorsi: il capogruppo Alberto Giudici, il
Sindaco Emilio Tosoni ed il Presidente Sezionale Davide
Forlani.
Poi altri 50 metri prima di arrivare al palco allestito per la
Santa Messa dove i due Vessilli Sezionali (Brescia e
Bergamo), i 61 Gagliardetti dei Gruppi della Sez. di Brescia, gli 8 Gagliardetti dei Gruppi della Sez. di
Vallecamonica e il Gagliardetto di Costavolpino della Sez.
48
Il venerdì sera è stato dato l’inizio alla festa con il triangolare di calcio dedicato a Aldo Casagrande grande figura alpina, fondatore e primo capogruppo, recentemente
scomparso, nel quale si sono scontrate tre squadre alpine
della zona: Ponte Zanano unito calcisticamente a Gombio
e San Giovanni di Polaveno, Cogozzo e Zanano. Il tempo
non è stato clemente, una bufera di pioggia e vento si è
abbattuta sul campo da calcio che da tale si è trasformato
in una risaia.
Questo sicuramente non ha fermato la trentina di
giovani calciatori con sangue alpino; tutto sommato i veci
alpini ne hanno passate decisamente di peggio sui campi
di battaglia, quindi “qualche goccia d’acqua” non ha spaventato i bocia alpini che hanno continuato a giocare, con
un briciolo di competizione ma soprattutto per la voglia
di stare insieme.
Nemmeno il folto pubblico si è fatto intimorire dal
tempo e non ha abbandonato i suoi cari alpini. Forse perché con la testa sotto un tetto, il mangiare caldo e il bere
non mancava, quindi…..
Alla fine la serata si è conclusa con le premiazioni,
ad aggiudicarsi il primo posto il Gruppo di Zanano che ha
avuto la meglio sulle altre squadre.
Sabato sera è stato il turno del “Coro della montagna di
Inzino” che è stato accolto presso il santuario Santa Madre del Redentore di Ponte Zanano.
I cantori, noti nella nostra valle ma anche al di fuori di essa per la loro bravura, con le loro doti canore hanno attirato una folta schiera di appassionati e di curiosi
che il santuario non è riuscito ad accogliere interamente.
Tuttavia, i ricordi alpini, resi sapienti melodie da grandi
autori, hanno incantato e commosso tutti gli spettatori,
chi seduti, chi in piedi e chi sul sagrato del santuario. Testimoni dell’evento anche il vice presidente vicario della
Sezione Gianbattista Turrini e il parroco di Ponte Zanano
Don Giuseppe Belussi i quali hanno espresso il loro compiacimento per la bella serata e per l’impegno del gruppo.
anni per mettere a disposizione un posto così interessante
per la memoria storica. Un luogo che difficilmente si può
trovare altrove e che è citato anche nel libro dei siti storici
della Grande Guerra edito dal Centro Studi ANA di Milano.
Un ringraziamento è andato anche al comandante
della Forestale di San Vigilio, Corti, che per primo ha svolto ricerche sui fatti storici del Palosso.
Era presente anche la vedova Franzoni, che ci ha
donato il crocifisso messo ai piedi del pennone della bandiera.
Il Comitato
Monte Palosso,
coordinato da
Rino Torcoli e
formato
dai
Gruppi
di
Lumezzane S.S.,
S a r e z z o ,
Cogozzo, San
Vigilio e Villa
Carcina, ringrazia tutti coloro
che in un modo o
nell’altro si sono
adoperati per la
realizzazione
dell’opera.
PONTE ZANANO
festeggiato il 20° di fondazione
19 maggio 1991, una data che gli alpini di
Ponte Zanano portano nel cuore.
Tutto è iniziato 20 anni orsono quando il sogno di creare un gruppo degli alpini a Ponte Zanano
è divenuto realtà.
Una realtà fatta di piccole cose, ma guarnite
con una buona dose di impegno e perseveranza. Si
è giunti in questo modo a festeggiare, quest’anno, il
ventesimo di fondazione, grazie a persone che con
pazienza e impegno hanno portato avanti questo
“giovane gruppo” che non vanta radici storiche ben
piazzate come altri gruppi fratelli ma che, comunque, riesce, quando serve, ad attivarsi per chi ha
bisogno, per stare insieme, organizzarsi e ottenere
buoni risultati.
La festa preparata per il ventesimo di fondazione
ne è un esempio palese. Tre giorni organizzati all’insegna della semplicità, con attività funzionali ad
unire alpini e non: calcio, musica, “maià e béèr”.
49
Si è arrivati alla Domenica, punto centrale della festa. Alle
ore 10.00 per l’alzabandiera erano presenti tanti gruppi
amici che si sono gentilmente unti al gruppo di Ponte
Zanano per festeggiarne il “compleanno”; con loro il nostro presidente Davide Forlani, i vice presidenti e una folta rappresentanza del consiglio sezionale, rappresentanti
di diverse associazioni d’arma, civili e sportive della zona
e simpatizzanti alpini. Il nutrito gruppo di penne nere ha
sfilato per le vie del paese, tra tricolori sventolanti, per
poi depositare ai piedi del monumento ai Caduti una corona d’alloro. La sfilata si è poi conclusa nella chiesa parrocchiale di Ponte Zanano dove si è tenuto il discorso del-
ZONA FRANCA
le autorità, il Presidente Forlani, fra tutti, ha esortato i
giovani del gruppo ha rimanere sulla buona strada, di andare avanti con orgoglio non dimenticando i sani principi
alpini che i predecessori hanno insegnato. È stata poi celebrata la Santa Messa, allietata dal coro di Ponte Zanano.
Finita la messa, si è scesi all’oratorio per consumare il “rancio” ben gradito da tutte le 200 persone che si
sono unite per l’occasione, sapientemente servite dai giovani del paese. A chiudere questi tre giorni di festa
l’ammainabandiera, al calar del sole.
Il Capogruppo
Daniele Nicolini
Quale futuro per l’ANA?
ZONA FRANCA
sicuramente all’altezza delle varie situazioni che possono
crearsi. Vale a dire che i capogruppo sono scelti con lungimiranza ed oculatezza perché gli Alpini sono restii alle
brutte figure.
Mi rendo conto benissimo che quanto scritto è una violazione delle regole perché è una dimostrazione di contrasto, che dovrebbe essere chiarito, ma credo che in Democrazia ognuno possa esprimere ciò che pensa. Anche all’interno della Associazione Nazionale Alpini.
Molto si è detto e molto si è parlato del futuro della nostra
Associazione ma credo che a tutt’oggi non sia ancora chiara la strada che vorremmo intraprendere. E’ risaputo che
primo o poi gli Alpini sono destinati a scomparire, del
resto tutto ciò sta nella natura delle cose, e quando non ci
saranno più Alpini cosa potrà succedere? E’ pensabile una
continuità dell’ANA senza Alpini? Oppure è pensabile
delegare ad altri quella continuità di Valori ed Ideali in
cui noi crediamo e di cui siamo promotori? Dare una risposta è sicuramente difficile ma cercherò di fare una breve
analisi obiettiva e, spero, imparziale.
L’ANA è sicuramente un patrimonio di Ideali, di Valori,
di Tradizioni, di Memoria Storica che non deve essere
disperso quando gli Alpini cesseranno di esserci. Un patrimonio che deve avere continuità nel tempo, ma credo
che questa continuità non possa essere delegata a chi Alpino non è. E’ impensabile pensare ad un’ ANA senza
Alpini. E credo che la miglior soluzione sia la costituzione di una Fondazione che sappia dare appunto quella continuità di tutto ciò che noi oggi siamo e rappresentiamo.
Questo non significa che noi dobbiamo lasciarci prematuramente morire per cui è sicuramente normale cercare
di sopravvivere il più lungo possibile come Associazione,
anche se ritengo sia sbagliato cercare di farlo in modo
forzato ed artificioso. E quando non ci saremo più, probabilmente qualcuno dirà “Ah!! C’erano una volta gli Alpini……”. Sicuramente con tanta invidia e nostalgia.
Ho letto la circolare del CDN del 23/10/2010; quasi totalmente condivisibile tranne in alcuni punti che personalmente trovo poco chiari se non ambigui e che andrò enunciando:
Punto 1) Incarichi di responsabilità agli Amici degli Alpini meritevoli:
- cosa vuol dire? Che possono diventare consiglieri e
magari capogruppo all’interno dei nostri direttivi di Gruppo o di Sezione? Ho sempre sostenuto che molti Amici
sono di molto migliori di tanti Alpini, sotto tutti i punti di
vista, per cui grande riconoscenza, meriti ed onori a livello associativo e pubblico, ma da qui ad investirli di incarichi di responsabilità credo significhi voler porre le basi
per un futuro Associativo privo di Alpini. Auspico che
questo punto venga chiarito in modo trasparente, senza
ambiguità.
Punto 2) Cappello Alpino a chi ha fatto la mini-naja:
- Già l’abbiamo visto all’Adunata Nazionale. Personalmente non ho nulla in contrario anche se penso che possa
essere una offesa nei confronti di coloro che all’insegna
di quel cappello Alpino hanno perso la Vita oppure sofferto in guerra ed in pace durante l’esercizio del proprio
Dovere. Tre settimane od un mese per essere Alpini mi
sembrano francamente pochi.
Punto 3) ) Attenzione alle regole ed alle politiche associative e formazione per incarichi di responsabilità associativa:
- Finora gli Alpini hanno sempre dato il meglio di se
stessi in assenza di regole o politiche associative che oggi
tanto sanno di imposizione. Basta guardare quanto fatto
nelle calamità naturali e nel volontariato locale in assenza
di regole scritte; l’unica regola scritta era lo Statuto Associativo. Ed in merito alla formazione per incarichi associativi, sta a dimostrare che evidentemente il CDN non
conosce gli Alpini, i Consiglieri ed i Capogruppo, perché
i ruoli di responsabilità sono sempre delegati a persone
Cazzago Gian Paolo
50
CORO
Coro sezionale “Alte cime”:
esibizione dalle Suore di clausura
È una consuetudine!
Da ormai sette anni il Coro, prima di
“chiudere per ferie”, si reca a Costalunga presso il Convento delle Suore di Clausura della Visitazione, per offrire loro un concerto.
Le “Sorelle” attendono con ansia e gioia questo avvenimento per trascorrere insieme a noi alpini un piacevole
momento canoro.
Quest’anno abbiamo voluto festeggiare insieme a loro il
150° dell’Unità d’Italia e, per coinvolgerle maggiormente, abbiamo proposto loro di concludere la serata cantando insieme l’Inno di Mameli. Sorprendentemente hanno
accettato la nostra proposta: noi del Coro sull’attenti e
E
FANFARA
loro in piedi, oltre la grata, abbiamo intonato “Fratelli d’Italia”.
Veramente un bel momento inatteso: ha sorpreso un po’
tutti!
Ma non è finita.
Al termine abbiamo donato loro la Bandiera Tricolore,
che hanno gradito e che ci hanno garantito esporranno in
refettorio fino alla fine dell’anno.
Mai avremmo pensato di far cantare l’Inno Nazionale a
delle Suore di Clausura e mai avremmo pensato di donare
loro il “Tricolore” con
l’impegno di esporlo!
Grazie “Sorelle”!
Giancarlo Marino
La Fanfara Tridentina della nostra Sezione durante la
manifestazione del sababto a Torino
51
CHI È ANDATO AVANTI
Angelo Tira
cl. 1939
S. Francesco di Paola
ex Capogruppo
Giovanni Valenti
cl. 1941
Palazzolo s.O.
Felice Ronchi
cl. 1936
Caino
Marco Guarnieri
cl. 1971
Brandico
Cesare
Franceschini
cl. 1939
Vill. Sereno
Fulvio Prevedoni
cl. 1918
Brescia Centro
Reduce di Grecia e
Albania
Lorenzo Rezzola
cl. 1919
Brescia Centro
Reduce di Grecia e
Albania
Giacomo Chinotti
cl. 1935
Adro
Alberto Lazzari
cl. 1955
Collio V.T.
Stefano Torcoli
cl. 1939 Calino
Consigliere
del Gruppo
Ermes Brevi
cl. 1940 Calino
Consigliere del
Gruppo
Emilio Zola
cl. 1929
Castenedolo
Giovanni Bonusi
cl. 1929
Lodrino
Samuele Pollonini
cl. 1936
Paderno F.C.
Renato Rivetti
cl. 1946
Paderno F.C.
Luciano
Camanini
cl. 1932
S. Eufemia
Luigi Tanfoglio
cl. 1939
Gardone V. T.
Giancarlo
Pelucchi
cl. 1937
Castenedolo
Aldo Fra Mario
cl. 1947
S. Polo
Domenico Sisti
cl. 1938
Lograto-Maclodio
Vincenzo Festa
cl. 1927
Lograto-Maclodio
Gabriele Masneri
cl. 1954
Caionvico
Giuseppe Chiesa
cl. 1918
Nuvolento
Reduce di Russia
Pietro Archetti, c l. 1920 - Bornato, Reduce
Giovanni Bracchi
cl. 1919
Bornato
Reduce di Russia
Già lo vedevamo sfilare in testa al Gruppo, sulla camionetta per
celebrare l’80° di fondazione e invece quando tutto era ormai
pronto il nostro “vecio” pietro Archetti ha fatto zaino a terra.
Pietro ea il nostro ultimo Reduce.
Ti ricorderemo sempre
Ciao, Pietro
52
CHI È ANDATO AVANTI
Santo Navoni, cl. 1951 - Flero
Caro Santo,
ti scriviamo come se
fossi ancora tra noi,
perché sappiamo che
ove la Provvidenza ti ha
posto, Tu ci osservi, ci
segui e ci ascolti ...
Sapessi quante volte,
mentre si gioca a carte
ci appare la tua
immagine, quante volte
durante le riunioni e le
serate in compagnia si
ricordano le tue avventure culinarie che per anni ci
hai fatto apprezzare. Parlare degnamente di un amico
scomparso non è facile, perché le parole non sono
mai all’altezza, né riescono a esprimere pienamente
il sentimento e la commozione interiore.
Valerio Albrici
cl. 1943
Cologne
Luciano Galeazzi
cl. 1951
Torbole Casaglia
Eri davvero un uomo pieno di dignità e
umiltà: mai hai parlato male di qualcuno,
mai sono uscite dalla tua bocca parole di
astio nei confronti di chicchessia, anche di
chi ti aveva fatto del male.
Ma tutti noi sappiamo che per sollevarci
dalle nostre miserie dobbiamo imparare da
chi più di noi ha sofferto e più di noi ha
donato; dobbiamo cercare di conservare nei
nostri cuori il ricordo di persone come te
con tutta la dedizione al dovere e di impegno
civile che tu hai dimostrato di avere.
Grazie della compagnia che ci hai fatto nei
più svariati momenti della vita del Gruppo
e non solo; hai fatto in modo di non dare
mai a vedere la tua sofferenza, portando la
tua croce più che hai potuto da solo, per
non dar troppo pensiero alla famiglia, che
Raffaele Metelli
cl. 1945
Zanano
Francesco Vitali
cl. 1927
Travagliato
ricordiamo anche:
Martino Ceresoli
cl. 1944
Brozzo
Antonio Quatti
cl. 1913
Marmentino
Reduce
Giuseppe Ghedi
cl. 1909
Cogozzo
Fausto Pitozzi
cl. 1951
Travagliato
CAZZAGO SAN MARTINO
Grandiglia Archetti, mamma del socio
Luciano Castellini
Angela Orizio, sorella del socio Carlo
Cecilia Gatti, nonna del socio Navoni
Andrea
Pietro Bonetti, fratello del socio Mario
Pietro Lancini, papà del socio Stefano
ti è stata vicina fino all’ultimo con
dedizione e amore.
Hai dedicato la tua vita alla famiglia e te
ne sei andando nella massima
riservatezza, creando solo quel poco di
“disturbo” inevitabile.
Riposa, Santo, assieme a tutti i tuoi cari
scomparsi.
Per noi non siete morti, ma andati avanti;
indelebilmente presenti nella nostra
memoria e nei nostri cuori Purtroppo
dovremmo sempre ricordarci che gli
uomini possono perdonare, ma la vita no,
non guarda in faccia nessuno, ci gira le
spalle e se ne va. Di ciascuno rimane
l’esempio che ha dato. Il tuo è davvero
grande.
Riposa in pace.
Il Gruppo Alpini Fiero
Luigi Rosola
cl. 1936
Travagliato
Roberto Orlandi
cl. 1963
Travagliato
MAZZANO
Margherita Amidami, mamma del socio
Attilio Rumi, Consigliere del Gruppo
MONTE ISOLA
Giovanni Battista Colosio, papà del socio
Sergio e suocero di Daniele Peli, socio del
Gruppo di Polaveno e Coordinatore
Nazionale dello sport
MONTICELLI BRUSATI
Il socio Pierino Franchi, cl. 1938
CARPENEDOLO
Agostino Chiari, cl. 1929, Consigliere del
MONTICHIARI
Gruppo
Erminia Letizia Volpi, mamma del socio
Gian Franco Chiarini
COLLIO V.T.
Martina Pasini, mamma del socio Renato
OSPITALETTO
Olli, e suocera del Consigliere del Gruppo
Il socio Daniele Cordioli, cl. 1936
Roberto Ronchini
PEDROCCA
FORNACI
Domenico Nodari, papà del socio Gianluca
Angela Facchetti, mamma del socio
Maria Bona, moglie del socio Italo Corsini
Giuseppe Bertoni
Maria Baresi, mamma del socio Federico
QUINZANO D’OGLIO
Botticini
Maria Sora, sorella del socio Cesare e
Madrina del Gruppo
MARCHENO
Luigi Scuri, papà del Vicecapogruppo
RODENGO SAIANO
Stefano
Angelo Schiopetti, papà del socio Mauro
53
Il socio Luigi Orlandi del Gruppo
di Travagliato ha festeggiato i 38
anni di matrimonio con la signora
Pierina; auguri dalle figlie
Rossella (che ha sposato l’alpino
Mario Dallera, socio del Gruppo
di Polaveno), Elena e Francesca
Per il 30° anniversario di matrimonio di
Napoleone Papa, del Gruppo di Concesio, con
la sig.ra Virginia la figlia Francesca manda
questa dedica: “fino a qui il Signore vi ha
condotto; che continui a benedire la vostra
unione. Buon anniversario ... vi voglio sempre
bene, la vostra Francy!”
Fiocco azzurro al Gruppo di Provezze: è
nato Federico Faustini, figlio del socio
Sergio e nipote di nonno Gino (nella foto)
Dal gruppo di Lumezzane Pieve: da sinistra
lo zio Luigi, padrino di Andrea Contrini in
braccio allo zio Marco; nonno Arcangelo,
Francesco con il figlio Enrico Verzelletti ed
Nel Gruppo di Trenzano è
Enrico con il figlio Francesco Contrini
nato Giancarlo Novara, nella
foto in braccio al nonno Aldo
Togni
Gli alpini di Dello festeggiano il matrimonio del
consigliere Patrizio Rocca con la sig.na Giulia
Fiocco azzurro al Gruppo di Cortine di
Il piccolo Alberto Cargnoni in Nave: è nato Tommaso Minelli, figlio del
braccio al nonno Fiorenzo, socio Fausto e nipote del Capo Gruppo
socio del gruppo di Ciliverghe Franco
Guerini Carlo, socio del
Gruppo di Travagliato con il
nipote Mattia
A Ciliverghe è nato Andrea Sangaletti, figlio del
socio Cristian e di mamma Elena; il piccolo
Andrea è anche nipote del socio Giuseppe
L’alpino Lucio Prandini del
Gruppo di Caino il 28 maggio si
è sposato con Maria Guerra.
Nella foto gli sposi con il
Consiglio del Gruppo e la nonna
della sposa, sig.ra Gina, sorella
di un alpino dato per disperso in
Russia, che poco tempo fa invece
è stato dichiarato uffcialmete
Caduto sul Fronte Russo.
54
L’alpino Mauro Bertasi del
Gruppo di Gardone V.T. ha
partecipato alla 35^ edizione
“Marathon de Paris”, tenutasi,
appunto, a Parigi il 10 aprile
2011
Michele Zanardelli, socio del Gruppo di Rodengo Saiano,
si è sposato con la sig.na Francesca Franzoni; nella foto
gli sposi con il papà Gigi e il fratello Massimo
Matrimonio alpino a Monticelli
Brusati: la figlia di Angiolino
Maranta, Claudia, si è sposata con
Giancarlo Martinelli.
CHI E’ NATO
COLLIO V.T.
Viola Calzoni, figlia del saocio Massimo e di mamma Chiara Barbieri; la
piccola Viola è anche nipote del socio
Stefano Calzoni
SAREZZO
Greta Fontana, figlia del socio Roberto Fontana e di mamma Monica
Mussinelli
CALINO
Francesco Lauri, figlio del socio Maurizio e di mamma Maria Ferrari;
francesco è anche nipote di Silvano e
Maurizio Ferrari
CLUSANE
Ambra Archetti, figlia del socio Adriano e di mamma Alessandra Marzi
Lorenzo Martinelli, figlio del socio
Luca e di mamma Sara Finazzi
MOLINETTO
Melissa Giacomelli, pronipote del socio Mario Moreni
CHI SI E’ SPOSATO
Pietro Bresciani, socio del Gruppo di Sulzano, si è unito in
matrimonio con la sig.na Elisa Faita; nella foto gli sposi
contorniati dal papà Giuseppe, e da tanti bocia del gruppo.
ANNIVERSARI
71 ANNI
CALCINATELLO
Fedele Gaibotti con la sig.ra Rosa Maffi,
genitori del socio Gianpietro e nonni del
socio Cristian Gaibotti
45 ANNI
GUSSAGO
Il Consigliere
del gruppo
Guido Battaglia con la
sig.ra Francesca Bertini
(nella foto)
PEDROCCA
Il socio Gabriele Buffoli con la sig,na
Angela Boni
55
35 ANNI
MOLINETTO
Giuliano Tellaroli con la sig.ra
Emanuela Bonassi
Arrivederci a Mairano!!!
Questo numero ha chiuso il
28 giugno; il prossimo
chiude il 30 novembre 2011
56