Vieste: peripezie di un toponimo - Biblioteca Provinciale di Foggia

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Vieste: peripezie di un toponimo - Biblioteca Provinciale di Foggia
Matteo Siena
Vieste: peripezie di un toponimo
di Matteo Siena
Le origini di Vieste si perdono nella notte dei tempi. Fin dal Paleolitico l’uomo è presente su tutto il suo territorio garganico, perché qui vi trova l’habitat ideale, clima mite, sorgenti di acqua potabile, terreno ferace con abbondanza di frutta e
con ricchezza di selvaggina stanziale e migratoria e, lungo la costa, le innumerevoli
insenature con ricca varietà di pesci.
Le zone di maggiore frequentazione del territorio di Vieste sono quelle
di Vallecoppe, Campi, Costella, Puntalunga, Macchione, Passo dell’Arciprete,
Sfinalicchio e tantissime altre ancora. L’uomo alleva gli animali più docili e soprattutto lavora la selce, che è cosparsa su tutto il territorio per costruirvi gli
strumenti di lavoro, di caccia e di difesa. Della selce è stata scoperta pochi anni or
sono a circa quattro chilometri dal centro abitato, una miniera in contrada della
Defensola con un impianto addirittura su base industriale e definita una delle più
grandi d’Europa1.
Nei pressi del Castello e sulla Punta di S. Francesco sono ancora visibili resti
di tombe dell’Età del Ferro, mentre il dolmen che era in contrada Molinella, è andato irrimediabilmente distrutto, più di trent’anni fa.
Per la sua posizione molto avanzata nel mare questo territorio è anche testimone del flusso verificatosi durante il periodo eneolitico con popolazioni pelasgiche.
Del periodo preistorico bisogna ipotizzare che sull’attuale sito di Vieste vi
insiste, pur se di piccola entità, un agglomerato umano, senza un nome specifico,
mentre in età storica si ha contezza di vari complessi abitativi, come Uria (o Yria),
Porto Agasus, Apeneste e Merino, riportati da molti storici.
Il convegno internazionale di Storia antica su Uria Garganica (Vieste 17/18
Ott. 1987), sancisce definitivamente che l’area occupata da Uria è coincidente con
quello di Vieste e che a determinarne questa asserzione contribuiscono l’ode n. 36
di Catullo, la scoperta del tempio della dea Venere Sosandra nell’ipogeo scavato
sull’isolotto del Faro e le innumerevoli scritte inneggianti alla dea, in greco e in
1
Attilio GALIBERTI, La miniera della Defensola, in «Archeologia Viva» an. X, n. 22, nuova serie, sett. 1991,
p.11, A. GALIBERTI (a cura), Una miniera di selce di 7000 anni fa, Protocon Editori, Siena 2005.
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latino, databili tra il III sec. a.C. e la tarda età romana, incise sulle pareti2.
Uria marittima3, a partire dal VI sec, era già nota durante il periodo della Magna Grecia come centro abitato di rilevanza della fascia costiera garganica,
strutturata in un efficiente tessuto urbanistico e con una buona organizzazione
socio-politica, con civiltà propria e con relazioni culturali e commerciali con i popoli dell’entroterra e con quelli dell’altra sponda adriatica4.
Non sempre gli storici antichi, però, sono univoci nel delimitare il territorio della Puglia e in particolare quello della Daunia, tutti, però, concordano
sull’indicazione del Promontorium Garganum o
Garganus Mons, oggi Testa
del Gargano (o Punta del
Promontorio o della Testa),
quale limite di divisione
fra il golfo Adriano (sinus
Adriae o adrianus) e il mar
Ionio (pelagus Ionium). In
realtà questa sporgenza della costa, che è in linea con la
barriera della Pelagosa e con
l’isola di Lagosta, rappresenta da sempre lo spartiacque dell’Adriatico, fra nord
e sud, con un doppio flusso
ascensionale ed antiorario
della corrente marittima in
esso persistente.
Infatti questa proviene dalla costa montenegrina,
raggiunge l’isola di Lagosta,
2
Angelo RUSSI, La grotta con iscrizioni sull’isolotto del Faro di Vieste (Foggia). Note Preliminari, in «Miscellanea greca e romana XIV», Ist. Ital. Per la Storia Antica, Roma 1989, fasc. XLV, 299-309.
3
Da non confondere con Uria Sallentina, attuale Oria..
4
Giuseppe DEL VISCIO, Uria, Bari 1921, p. 137 e ss.; Michele PETRONE, Note di storia antica garganica
e viestana, Centro di Cultura ‘N. Cimaglia’ Vieste 1984, p.26; Adolfo CHIEFFO, Preistoria e storia della
Daunia, Foggia 1953, p. 66 e ss.; Eugenio CIPRIANI, Uria garganica, in «Atti del III Congr. St. Pugl. e del
Conv. Intern. Studi Garg.», Bari 1955, p.290; Enzo LIPPOLIS, Gli scavi del 1953 nel Piano di Carpino. La documentazione archeologica di età romana. Nota preliminare, in «Atti della VI Espos. Archeol.», Rodi 1982;
Enzo LIPPOLIS, Testimonianze di età romana nel territorio garganico, in La ricerca archeologica nel territorio
garganico, quaderno. n.6 del CSPCR di Foggia, Foggia 1984, p. 176; Matteo SIENA, Uria è Vieste?, in «Profili
della Daunia Antica», Quad.n.11 del CSPCR di Foggia, pp.297/303; Matteo SIENA, Uria,l’Araba Fenice del
Gargano, in Crom n.1/2 - apr/lug 1990; Matteo SIENA, Nota di toponomastica garganica: Uria, in PUGLIA
DAUNIA, ediz. Del Golfo, Manfredonia, an. II (1994), n. 2, pagg 40-50.
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svolta sulla sinistra e va a rasentare la Punta del Promontorio per ridiscendere verso S. Maria di Leuca e indi ripiegare sulla costa albanese.
Superando la barriera Vieste-Lagosta, la corrente sempre ascensionale sfiora
l’isola di Curzola e si dirige a nord lungo il litorale slavo; indi svolta nel golfo di
Venezia, scende lungo la costa orientale d’Italia sino alla Testa del Gargano e di
qua, sorpassata la barriera della Pelagosa, riprende il suo giro verso il Nord.
Gli antichi naviganti sfruttano questo gioco delle correnti marine per compiere più agevolmente e con maggior celerità il collegamento con le sponde illiriche
e viceversa5.
Una prima indicazione di Uria si trova nella Perieghèsis (=Guida geografica), opera a carattere letterario e scientifico insieme, di Dionigi di Carace, che da
questa sua opera viene chiamato il Periegeta. Egli delimita l’ampio territorio della
Japigia fino a Yrion marittima e indica il Promontorium Garganum come punto di
inizio del Sinus Adrianus, le cui acque si stendono fino ad Aquilea6.
Dionisio Libico, invece, con molta enfasi, scrivendo sullo stesso argomento,
mette in evidenza che ‘il litorale della Japigia arriva fino all’estrema Yria, dove il
sole Adriaco è più cocente’, intendendo con questo la parte più meridionale del
golfo Adriaco7.
Strabone, attingendo alle fonti greche, da Omero ad Anassimando, ad Ecateo, Democrito, Eratostene, Polibio, Posidonio e soprattutto alle indicazioni del
geografo Artemidoro di Efeso, annota che appena viene doppiato il capo del Promontorium si incontra la piccola città di Uria8. Plinio nella sua Naturalis Historia,
nel descrivere invece la Puglia Daunia, si limita soltanto a riportare l’Ofanto, quale
confine sud del territorio, le città di Salapia, Siponto e Uria, il fiume Cervaro, il
porto Agaso, quale confine nord della Daunia e il promontorio del Monte Gargano, come punto strategico per la navigazione (Hinc Apulia Dauniorum, in qua
oppidum Salapia Hannibalis meretricio amore inclitum: Sipontum, Uria, amnis
Cerbalus, Dauniorum finis portus Agasus, promontorium Montis Gargani - lib. III,
c. II, 103).
Pomponio Mela, descrivendo invece un suo viaggio proveniente dall’alto
Adriatico, riferisce che i Dauni posseggono un territorio che va dal Tiferno al
Monte Gargano e poi specifica che dopo il litorale settentrionale di questo promontorio, continuo e rettilineo, si incontra una baia chiusa, di modica ampiezza
5
Massimo PENNACCHIONI, Correnti marine nei rapporti transadriatici, in «Il Gargano nell’Età del Ferro»,
V Espos. Arch., Gruppo Archeologico Garganico, Lucera 1981, p. 19.
6
Meluta MARIN, Il problema dell’ubicazione di Uria Garganica, in «Gli scavi del 1953 nel piano di Carpino», a cura di C. D’Angela, Taranto 1988, p. 16; Dionigi Periegeta Gentes Japigum extentae sunt usque ah
Hyrium maritimum, vv. 378-380
7
Continuo Calabrae telluris rura sequuntur / Usque Hyrii summam se extendit Japygis ora, / Quo solis
adriaci trahitur vastissimus aestus (Lib. VIII).
8
STRABONE, Geografia. L’Italia, a cura di A.M. Biraschi, lib. VI, 3, 9, Bibl. Univ. Rizzoli, Milano 1988, pp.
314-315.
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e dall’accesso difficile che ha nome di sinus Urias9. Questo non può essere che
l’attuale zona interrata del Pantanello, il cui porto, detto di Aviane10 (senz’altro per
assonanza, una corruzione di Uriano o Yriano), era ancora attivo nel 1158 e che
presenta difficoltà nell’accedervi in presenza dei venti Greco e Maestro.
Qui è il caso di aggiungere che nel 2007, all’imbocco del Pantanello, durante
i lavori di sbancamento per le condutture di acqua e gas dirette al nascente rione di
S. Andrea, sono affiorate le spesse mura di un molo e che anni addietro, sulla stessa
direttrice verso est, con le fondazioni delle abitazioni di piazza Rossini, sono anche
apparse altre mura portuali.
Molto precise invece sono le indicazioni di Tolomeo, che qui si riportano in
testo originale, con la relativa traduzione:
Le città dei Dauni Appuli nel mar Ionio sono così situate:
Salapia
Siponto
Apeneste
Promontorio Gargano
Presso11 il golfo Adriano
vi è Yrion (Uria)
Longitudine
42°50’
42°50’
42°50’
42°20’
Latitudine
40°20’
40°20’
40°45’
41°00’
42°30’
41°15’12
9
M. SIENA, Note di toponomastica garganica…:cit. Anno III (1995), n. 1, pp. 23-26..
Armando PETRUCCI, Codice Diplomatico del Monastero Benedettino di S. Maria di Tremiti (1005-1237),
Ist. St. per il Medio Evo Roma 1960, parte III, atto 110, p. 306. Il nome Aviane potrebbe essere una corruzione di Uriano.
10
11
Il parà (παρα) è stato tradotto con presso, ma sta anche a significare rasente, luogo da cui inizia un confine, un territorio.
12
Meluta MARIN, Il problema dell’ubicazione di Uria … cit.., p. 15.
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Egli, a differenza degli altri
scrittori, indica la posizione delle
località presenti sulla fascia costiera
della Daunia con latitudine e longitudine13 e che di seguito si riportano in grafica, rapportandole con
le attuali coordinate geografiche.
Si tenga presente che le linee tratteggiate stanno ad indicare le coordinate tolomeiche e che la longitudine, anziché da Greenwich, ha
come meridiano principale quello
passante per Rodi Egeo, mentre la
latitudine, come avviene tuttora,
prende inizio dall’equatore.
Ancora oggi, durante gli scavi per nuove costruzioni affiorano
sempre copiosi testimonianze sia
all’interno di Vieste che nelle immediate vicinanze, risalenti, quasi
sempre, al periodo preromano,
romano ed altomedievale. Sono
tracce di abitazioni, di terme, di insediamenti commerciali, pozzi, tombe, stele,
monete, oltre a frammenti di ceramiche e di manufatti vari. Inoltre l’eccezionale
tomba del IV-III sec., scoperta recentemente nell’atrio del municipio, ricco di corredi funerari, non fa altro che attestare un ampio abitato di una certa importanza,
e che già l’eminente professore Lippolis ebbe a definire, come già riferito innanzi,
‘il centro principale del Gargano’, ‘l’unico’ e ‘vero’14 insediamento umano, che ‘nel
sito dell’attuale Vieste, si concretizza il fenomeno urbano più vistoso dell’area garganica, pur se manifesta forme molto poche sviluppate rispetta ad altra città come
Canosa e Lucera15. Nel momento in cui il Promontorio entrò nella sfera di influenza romana, a quanto risulta, nessun insediamento, eccetto Vieste avrebbe potuto
trasformarsi in una comunità politica organizzata ed urbanizzata... ed imperniata
sulla città-stato’16.
13
TOLOMEO, Theatrum Geograficum, lib. III1, ed. C.F.A. Nobbe, ristampa, Hildesheim, 1966, pp. 16-17.
E. LIPPOLIS, Testimonianze di età romana.., cit., p. 176/177.
15
E. LIPPOLIS-M. MAZZEI, L’area garganica dal VI al I secolo a. C.: documenti archeologici e tracce di
ricerca, in “L’Adriatico e il Gargano”, atti del V convegno storico, Centro rodiano di cultura, Vico 1988,
pag. 16.
16
E. LIPPOLIS E., Testimonianze di età romana .., cit., p. 176/177. Cfr E. LIPPOLIS in Uria Graganica e la
Grotta di Venere sull’isolotto del Faro di Vieste , cit., p. 183/201.
14
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Ed aggiunge, come lo ha argomentato ampliamento nel convegno di studi su
‘La ricerca archeologica nel territorio garganico’ (Vieste 22-23 mag. 1982), ‘Vieste
è l’unica a sviluppare un’organizzazione urbana completa, come documenta l’esistenza e una cinta muraria in blocchi isodomici e a mostrare un sensibile sviluppo a partire dal
IV secolo a.C..’. In tutto il Gargano
solo il porto viestano sembra essere
stato discretamente aperto a traffici
commerciali, in quanto si possono
riconoscere tracce di importazioni
greche sin da età arcaica...’17
E, inoltre, unitamente a Marina Mazzei, sottolinea che: ‘con la
fase tardorepubblicana si possono
attestare i primi documenti urbani
più significativi, come i resti di una
edilizia privata ben sviluppata: in
particolare possiamo ricordare lo
splendido mosaico e l’impianto termale di via XXIV Maggio’18.
E, infine, ancora Lippolis ribadisce che Vieste non può che coincidere con ‘l’unico centro urbano noto sul
Gargano [che] è quello di Uria, ubicato da Strabone subito dopo il capo del promontorio e prima dell’ampio golfo a settentrione abitato dagli Apuli’19.
Quando e come sia avvenuto il cambiamento del nome di Uria in Vieste non
è dato saperlo e cercare di individuare l’esatto etimo è opera improba. C’è chi lo fa
derivare dalla presenza di un santuario dedicato alla dea Vesta, Enrico Bacco, invece, parla della latinizzazione di Uria20 ; alcuni etimologi la dicono terra del fuoco,
ricorrendo alla radice ur, che sia in ebraico che in greco, significa fuoco21. Fanno
forse derivare questa ipotesi dalla ricchezza delle pietre focaie sparse su tutto il
territorio viestano?
Giovanni Alessi ipotizza che il primitivo nome fosse Vibesti, di origine
17
E. LIPPOLIS., p. 176; cfr M. PETRONE, Note di storia antiche… cit., pp.74-75.
M. MAZZEI, Vieste (Foggia), Viale XXIV Maggio, in «Taras», an. VII, n. 1-2, 1987, pp. 61-62. LIPPOLIS
19
E. LIPPOLIS E., Testimonianze di età romana...cit. p.177.
20
Enrico BACCO, IL regno di Napoli diviso in dodici provincie, Stamp. Di Lazzaro Scoriggio, Napoli 1618,
pp. 147-148. La sua ipotesi sulla latinizzazione potrebbe essere l’indicazione più accettabile.
21
Teodoro MASANOTTI, Sull’origine e progresso dei primi abitatori del Monte Gargano ed adiacente Puglia
Daunia, S. Severo 1891, p.18 2 segg.
18
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preindoeuropea, e che in seguito si sia corrotto in Viveste, Veste, Viesti e Vieste22.
Vossio, invece, sostiene che è una corruzione di Hesta, abbreviazione di Apeneste,
di origine etrusco23. Silvio Ferri la fa derivare dai Bistones, cioè dai Bisti, popolazione del centro dell’alta Tracia, il cui re è Diomede, arrivati sul Gargano dopo la
guerra di Troia. Da Bisti si giunge a Visti e Vestini e da qui Vieste e Vasto24. Vincenzo Giuliani fa addirittura coincidere Vieste con Apeneste25.Quest’ultima tesi non
dovrebbe prendersi in considerazione, perché secondo le coordinate geografiche
tramandate da Tolomeo, Apeneste è ubicata sul paralleto a 40°45’ a sud della Testa
del Gargano (41°00’), mentre Uria è a 41°15’26. Apeneste, invece, è da ricercarsi
nella zona di S. Salvatore, dove si trovano sparse centinaia di tombe a cassetta e
resti di ceramica del VI-V sec. a.C..27
Non bisogna dare, comunque, alcun credito alle leggende
sulle origini di Vieste né a quelli che dicono, come Francesco
Sacro nell’Istorica Illirica, che la
fondazione di Vieste è opera di
Noè, che, dopo il Diluvio Universale, volle qui seppellirvi la
moglie Hesta 28; né immergerci
nel ginepraio di concetture sulle
etimologie. Si deve accettare soltanto l’evoluzione del nome che
a partire dai documenti dall’alto
Medio Evo riportano Vestae.
Nei portolani e nelle carte geografiche antiche si rilevano
denominazioni strane e bizzarre:
questo perché chi le ha trascritto,
fosse esso un marinaio, uno storico, un notaio o un letterato, si è
attenuto essenzialmente alla testi22
in Iapigia, XVI (1945), pp. 45 e segg.
Gerardio Juan VOSSIO, Etimologicon Linguae Latinae, alla voce ‘Arae’.
24
Silvio FERRI, Ricerche archeologiche nel Gargano dal 1961 ad oggi, in “Atti del Convegno StoricoArcheologico del Gargano, Rodi G.co 8/9/10 nov. 1970, Foggia 1971, p.174.
25
V. GIULIANI, Memorie storiche...,, cit , pp.49-66.
26
M. SIENA, Note di toponomastica garganica: Apenestae, Portus Agasus e Merinum, III (1995), n. 1. cit.
pp. 24
27
M. PETRONE, Note di storia antica... cit.. p.10.
28
E. BACCO, Il Regno di Napoli divisoc.,.,cit., p. 147.
23
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Vieste: peripezie di un toponimo
monianza di altri scrittori o le ha riportato così come ha avuto modo di ascoltarle
direttamente dai viestani o da altra gente proveniente dal Gargano.
Eccone alcuni esempi: Bestia29, Pestia30, Uestie31, Bestria32, Besti33, Bestie34
che, in epoca successiva, a iniziare
dal XVI secolo, le più diffuse sono
riportate come Vestice, Vestae, Vesti, Vestiae, Vestia, Viesti e Vieste.
Francesco Guicciardini nella
prima metà del XVI secolo la denomina addirittura Biestri e Bestrice e Paolo Sarpi Bestice35.
Il dantista Giorgio Padoan
nel chiosare il Comento di Giovanni Boccaccio, ritiene di dover
ripristinare l’espressione Terra di
Bestia, riportata nel manoscritto,
che era stata ‘incomprensibilmente emendata da tutti gli editori in
Terra di Bari’ (vedi ed. Guerri, III,
p. 225), mentre il testo originale riporta Abruzzo, Terra di Bestia, Puglia e Terra d’Otranto, e, pertanto,
29
Bestia in Wien, Österreichischen Nationalbibliothek, Cod. 594: Pietro Vesconte, Atlante nautico, 1318
(Otranto-Civita);anche in London, British Museum, Ms. Add. 27376: Marin Sanudo, Liber secretorum, c.a. 1330
(Venezia-Durazzo; Carta nautica di anonimo in Atlante Mediceo 1351 e in Portulano Magliabecchi 1420
30
Pestia in London, British Library, Ms. Egerton 73, 1489?: copia da Francesco Beccaro, tav.10, tratto
(Otranto-Larta)
31
Uestia in Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Ms. It. VI, 213 (=5982): e in Atlante Corbitis, sec.
XIV ex. (Otranto-Larta);
32
Bestria trovasi nel Compasso di Giovanni di Antonio da Uzzano, 1442 Lo monte Santo Angnolo è in mare forte
alto, e tutta l’altra terra verso Barletta è piana, e bassa da Bestria al detto monte di verso greco 5 miglia. Bestria è
porto, e sopra lo capo sonvi Isole che hanno nome3 Molinas... cfr. RUGGIERI V., Vieste nell’Alto Medioevo. Fonti
e Documenti (sec. X-XII), ), Tip. Artestampa, Modena 1991p. 97.
33
Besti in Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Ms. It. VI, 213 (=5982): Atlante Corbitis, sec. XIV ex.
(Otranto-Larta); anche Biblioteca Apostolica Vaticana, Ms. Vat. Lat. 9016: Grazioso Benincasa, Atlante nautico, 1471 (Otranto-Larta); anche Venezia, Museo Correr, Port. 5: Grazioso Benincasa, Carta nautica, 1472
(Otranto-Tremisso); e in Portulano di Gratioso Benincasa 1435.
34
Il nome Bestie è il più diffuso nelle carte nautiche a cominciare dal sec. XIV. Qui di seguito si citano
solo quelle più antiche: Milano, Biblioteca Ambrosiana, Ms. S.P. II.2: Francesco Pizzigano, Atlante nautico,
1373-1381, tav. 5, (Otranto-Larta); Venezia, Museo Correr, Port. 30: Carta nautica, ultimo quarto sec. XIV
(Otranto-Valona); Genova, Biblioteca Civica Berio: Atlante Luxoro, ante 1421 (Otranto-Larta); Venezia,
Museo Correr, Port. 13: Francesco de Cesanis, Carta nautica, 1421 (Otranto-Larta); in «Codex Marcianus
chartaceus 1445» e in «Portulano Rizo del 1490.».
35
Francesco GUICCIARDINI, Storia d’Italia, Ed. Storm e Armiens, Lugano 1836, lib. IX, cap. III, pag. 943;
Paolo SARPI, Istoria del Concilio Tridentino, libro Ottavo, pag, 415.
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precisa che ‘data la successione geografica dei nomi era anzitutto certo, che non
poteva trattarsi di Bari, ma piuttosto di una regione posta a nord della Puglia, e G.
Contini con felice intuizione, mi suggerì il nome di Vieste garganico. Un’ulteriore
indagine (per la quale mi è stato prezioso l’aiuto di B. Nardi) mi induce a concludere, definitivamente e senza incertezza, a favore dell’identificazione di Bestia
proprio con quella cittadina del Gargano’36.
L’illustre studioso, riportando anche ciò che Boccaccio ha scritto nell’ ‘Ottimo commento alla Divina Commedia’ (‘quel corno d’Ausonia [.] che dalla parte
del mare Mediterraneo ha Gaeta e dal mare Adriatico ha Bestia e S. Vito’), commenta e sottolinea che: ‘È facile tuttavia pensare che per Terra di Bestia si debba
verosimilmente intendere il promontorio del Gargano (e fors’anche il Tavoliere
o Capitanata), il quale avrebbe preso nome dall’antica città di Vieste, che nel Medioevo e fino al sec. XV fu porto attivo e di una certa importanza, legato com’era
soprattutto ai traffici con Bisanzio: proprio a Vieste anzi era fuggito Celestino V
dopo l’abdicazione, nel tentativo di raggiungere la Grecia. Bestia è infatti Vieste.
Fino a tutto il Cinquecento la denominazione di questa città varia di testo in testo,
di atlante in atlante: troviamo infatti Veste, Vestiae, Vestia, Bestia, Bestie, Besti’37.
Circa l’importanza che ha assunto il porto di Vieste mi permetto di aggiungere, che oltre all’approdo di Celestino V, vi attraccarono le cento navi di Pietro
Orseolo II, doge di Venezia, disceso in Puglia nel 1003 per liberare Bari dai Saraceni; qui si imbarcò Papa Alessandro III nel 1177 per firmare la pace con Federico
Barbarossa a Venezia. Nel 1240 i Veneziani, alleati dello Stato Pontificio, in una
spedizione punitiva contro Federico II, reo di aver invaso il territorio di Roma,
saccheggiarono e devastarono Vieste, Termoli, Campomarino, Rodi e ed altri piccoli centri costieri. Lo stesso Imperatore ebbe modo di visitarla nel 1234, nel 1240,
quando fece rifortificare la città, e nel 1250 poco prima di morire. Qui convennero
Manfredi e Guglielmo Villarduino, inviato dal despota d’Epiro Michele Comneno
per concordare un piano di aiuto per la riconquista dell’impero greco di Nicea
usurpato da Michele VIII Paleologo. Nel 1291 fu visitata dal re di Ungheria Carlo
Martello, figlio di Carlo II d’Angiò e nel 1375 fu teatro di una cruenta battaglia fra
le navi della Repubblica di Venezia, guidata da Vittor Pisani e 12 galee genovesi
che erano alla fonda, mentre nel 1442, Alfonso V (poi I) d’Aragona vi soggiornò per dirigere personalmente la guerra contro le navi angioine che veleggiavano
nell’Adriatico38.
A conforto della sua tesi Padoan, inoltre, riporta le citazioni del codice de
Il Portolano Vat. Lat. 4807, f. 43 (Veste), delle pitture murali delle Carte Geogra-
36
Giorgio PADOAN, Terra di Bestia, in «Lingua Nostra», XX, pp. 106.
G. PADOAN, p. 107.
38
Matteo SIENA, Il Castello di Vieste fra fasti e nefasti, in «La Capitanata», an. XLVI, n. “”, gen. 2008,
pag,177.
37
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Vieste: peripezie di un toponimo
fiche (Vestiae), fatte eseguire nelle stanze del Vaticano da papa Gregorio XIII, al
secolo Ugo Buoncompagni, già vescovo di Vieste; del Compasso del Navigare (Del
Monte Sancto Angelo e Bestij, che è en lo capo de lo dicto monte da ver greco, V
millara, Bestij è buon porto); del Mappamondo di Fra’ Mauro Bestie; della Carta
nautica pergamenacea di Albino Canepa Bestia e di altre antiche Carte Nautiche
che riportano Besti e Bestia; e sottolinea: ‘È ben noto quanto sia facile lo scambio
tra la b e v iniziali particolarmente nei dialetti meridionali, dove si ha l’alternanza
di v in posizione debole con bb in posizione forte, con rafforzamento sintattico: a
Vieste ma a Bbieste’.
Giovanni Boccaccio senza dubbio non è mai venuto a Vieste o sul Gargano:
forse ha avuto contatto con gente del nostro Promontorio, o almeno con qualche
abitante di Vico e di Ischitella. È notorio, infatti, che la bellissima Agnese di Peregord, la donna fatale che ispirò all’illustre novelliere il Decamerone, era feudataria
di Ischitella, di Lesina, di Vico e di Varano39, ereditato dal marito, il principe Giovanni d’Angiò e che, secondo Anacleto Lupo (ved. La Gazzetta del Mezzogiorno
11/5/1990), scese sul Gargano per visitare il suo feudo.
A consolidare quanto asserisce l’eminente dantista, devo mettere in risalto
che, ancora oggi, gli abitanti di Vico e Ischitella, quando nei discorsi in dialetto
fanno riferimento alla popolazione di Vieste, dicono Quelli di Bbestia e questo
stesso termine viene riportato anche con il complemento di moto a luogo, Vado a
Bbestia, mentre al contrario quella Bb pronuncita con forza, cambia con suono più
dolce anche se la e viene strascinata Vengo da Vestia.
Dai documenti esistenti nell’Archivio Comunale di Vieste, in quello della
Cattedrale e in quello Notarile di Lucera, a partire dagli inizi del 1500 si attesta
quasi sempre nei testi in italiano soltanto il nome di Vieste, e in quelli in latino
Vestae. A partire, invece, dal 1700, predomina solamente la dizione Vieste negli
atti comunali, mentre, si incontra spesso quello di Viesti sia negli atti conservati
nell’Archivio di Stato di Foggia e di Napoli, nei rogiti e negli atti, e questo fino
alla prima metà del 1900. In quest’ultima fase il nome Viesti lo si incontra solo
nelle corrispondenze e negli articoli giornalistici utilizzato da anziani e dai forbiti
scrittori locali..
39
A.S.N. Registri Angioini 335, ff. 25-25; Renato CAGGESE, Roberto d’Angiò, Bari 1922, II pp. 415-416.
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