L`Arbul (L`Albero)
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L`Arbul (L`Albero)
L'ARBUL (L'ALBERO) Ernesto Ravetto Enri Se le cose stavano così, lui, “l'arbul" l'avrebbe tagliato! Più ci pensava, più il vecchio "Steu" sentiva crescere la rabbia dentro di sé. Il Comune aveva deciso di espropriare il suo terreno per farci un'area verde attrezzata, ma finché era ancora di sua proprietà, il vecchio castagno che troneggiava al centro dell'appezzamento, lui era ben deciso a tagliarlo. Quell'albero rappresentava un vero e proprio monumento per la piccola comunità. Tutti avevano un ricordo legato ad esso: dalle scorribande infantili, alle storie raccontate dagli anziani nel caldo della stalla che parlavano di streghe e demoni danzanti nelle notti di luna sotto le fronde dell' "arbul". E c'era chi giurava che al mattino, andando al pascolo vedeva ancora la traccia dei falò attorno ai quali si erano svolte le danze sabbatiche. Chi poi non ricordava il primo bacio, scambiato furtivamente sotto l'albero, nascosti dalle sue folte fronde! Senza dire neanche una parola, il vecchio uscì dalla cucina, indossò la pesante palandrana e si avviò verso l’unico bar del paese dove avrebbe trovato i suoi amici Toni e Augusto. Con loro avrebbe concordato il da farsi. La Pina, moglie di Steu, aveva però sentito chiaramente le intenzioni del marito e pensò che doveva subito avvertire Maurizio. L'architetto Maurizio Cataldi, era il sindaco del piccolo paesino. Nonostante gli impegni della sua professione,aveva voluto mantenere il legame col suo luogo di nascita, e così faceva il pendolare tra lo studio in città ed il paese.La Pina raccontò in modo un po’ concitato della ferma intenzione di Steu di abbattere "l'arbul". Maurizio sapeva bene che se il vecchio Steu si metteva in testa una cosa era impossibile fargli cambiare idea. D’altronde, lui come sindaco aveva tentato in ogni modo di convincere il vecchio contadino a cedere l'appezzamento al Comune per la realizzazione di un’area attrezzata che avrebbe certamente portato dei benefici alla comunità ed incrementato l'attrattiva turistica del piccolo borgo.La cocciutaggine di Steu era stata però assoluta : lui non avrebbe mai dato quel pezzo di terreno al Comune. A quel punto a Maurizio non era rimasta che la strada dell’esproprio per motivi di pubblica utilità. Terminata la sua accorata relazione, la Pina disse con tono perentorio: "Qui bisogna sentire Laura e devi farlo tu!” Laura Bretti era la figlia di Steu,coetanea di Maurizio, laureata in Agraria. Al contrario dell’architetto Castaldi, aveva deciso di lasciare il paese per trasferirsi a Torino ed intraprendere la carriera universitaria. Laura e Maurizio erano stati fidanzati per oltre tre anni quando erano adolescenti. Anche loro come tanti giovani del paese si erano scambiati il loro primo bacio e giurato eterno amore sotto "l'arbul". La vita li aveva poi portati su strade diverse ed ora si intravedevano di sfuggita quelle rare volte che Laura veniva al paese a trovare i genitori. Dopo quel loro travolgente amore giovanile, non avevano più avuto relazioni serie e così oggi erano due quarantenni single. Dopo qualche titubanza, Maurizio acconsentì. Il mattino seguente chiamò il centralino della Facoltà di Agraria e chiese della dottoressa Bretti. Gli venne risposto che la dottoressa era fuori sede per un convegno e non sapevano quando sarebbe tornata. La cosa turbò Maurizio. Ormai era la fine di marzo e stava per scadere il tempo concesso per il taglio del bosco. Si ripromise quindi di richiamare nei giorni immediatamente successivi. Steu intanto aveva definito i dettagli del suo piano. Avrebbe aspettato l'ultimo giorno utile per andare a tagliare "l'arbul": sabato 31 marzo. All'alba del fatidico giorno, Steu,Toni e l’Augusto si ritrovarono che era ancora buio sulla piazza del paese. Steu fece montare i due amici armati di grosse motoseghe sul rimorchio del suo trattorino e partirono sobbalzando alla volta della radura sopra al paese Quando uscirono dall'ultima curva dell'impervia strada interpoderale e si trovarono di fronte all'"arbul" cominciava ad albeggiare e lo spettacolo che si trovarono di fronte li lasciò senza fiato… Sotto l’enorme albero era radunata una piccola folla di abitanti del paese: c’erano donne, anziani, bambini con gli occhi ancora gravidi di sonno; qua e là erano ancora sparsi i resti dei falò tenuti accesi per riscaldarsi durante la fredda notte di fine inverno. Maurizio e Laura furono i primi ad alzarsi e a muoversi in direzione dei tre boscaioli. Steu nel frattempo era sceso dal trattore e si stava dirigendo con atteggiamento inferocito verso la folla. Quando fu a pochi passi dai due giovani con tutta la rabbia che aveva in corpo disse: “Se non sgombrate subito, chiamo i Carabinieri e vi faccio portare via con la forza! Fino a prova contraria per adesso qui è ancora casa mia!” Maurizio capì che toccava a lui rispondere e con tutta la calma possibile si rivolse all’uomo: “Capisco la tua rabbia Steu; è tua facoltà chiamare i Carabinieri, ma sappi che se abbatterai quest’albero, con lui taglierai anche un pezzo delle vite di tutte queste persone. Questo castagno fa parte della vita di tutti noi, anche della tua se ci pensi bene”. Steu ribolliva di rabbia; sentiva di essere stato tradito: vedere sua figlia insieme a quella folla che lo osteggiava lo adirava ancora di più. Si volse con sguardo interrogativo verso i suoi due aiutanti: erano rimasti immobili sul rimorchio, con gli occhi bassi, si contorcevano le mani con nervosismo,:Avrebbero pagato pur di non essere li in quel momento. Steu capì che la partita era persa. Rimontò sul trattore e senza una parola ripartì verso il paese con i due sul rimorchio. Arrivato a casa entrò come un ciclone nella camera da letto e aggredì la Pina che era ancora sotto le coperte se pur ormai sveglia: “Sei stata tu vero? Hai spifferato tu tutto a Laura e così hanno messo in piedi quella messinscena. Ma non finisce qui! Cascasse il mondo quel maledetto albero lo butto giù!“ “Non so nemmeno di cosa parli, vecchio balordo – rispose la povera donna . Ma voglio dirti una cosa: tu odi tanto quell’albero perché ti ricorda un passato che non riesci a dimenticare. Sai bene quante volte ci siamo incontrati anche noi, di nascosto dai nostri genitori sotto quell’albero e quante ore d’amore abbiamo passato là. E sai bene che abbiamo anche deciso di avere un figlio proprio in una di quelle fughe, per poterci sposare il più presto possibile. Tutto sembrava andare bene; i nostri genitori, se pur di malavoglia, avevano acconsentito alle nozze, ma poi il nostro bambino non ce la fece e nacque morto:.Da allora tu quell’albero l’hai sempre odiato, quasi fosse colpa sua se il bambino era nato morto. Ma anche se lo abbatti, lo bruci, lo distruggi, non farai tornare indietro il tempo e non potrai cancellare la felicità e la gioia che ha donato a noi e a tanti altri in tutti questi anni”. Finito di parlare, la Pina si girò nel letto e si copri la testa con le coperte. Calde lacrime cominciarono a scendere lentamente sulle sue guance rugose. Steu non ebbe la forza di ribattere; la dura verità delle parole della moglie lo aveva profondamente toccato. La pratica per la costruzione dell’area verde proseguì speditamente e nella primavera successiva la si potè finalmente inaugurare. Qualche giorno prima della cerimonia, Maurizio si recò a casa di Steu. Fu proprio il vecchio boscaiolo ad aprirgli. Dalla mattina del sit-in non si erano più visti; “Volevo invitarti all’inaugurazione dell’area attrezzata, Domenica” disse Maurizio senza preamboli “Mi farebbe piacere che venisse anche la Pina”. Steu non diede risposta; guardò fisso il giovane negli occhi, si girò e chiuse lentamente la porta. La domenica dell’inaugurazione era una splendida giornata di sole. Alla manifestazione organizzata dal Comune era presente praticamente tutto il paese. Si respirava un’atmosfera di gioia e d’allegria. Il gigantesco castagno troneggiava come un re in mezzo alla radura nella quale erano state disposte panchine, tavoli, giochi per bimbi e persino una fontana. Dopo che la banda del paese tenne un applaudito concerto, i presenti si organizzarono per il pranzo al sacco. Fu proprio allora che qualcuno disse: “Guardate!”.Tutti si volsero verso la strada sterrata che arrivava dal paese. Tenendosi per mano la Pina e Steu stavano arrivando con la loro vecchia cesta di vimini piena di ogni ben di Dio. Furono accolti con un’ovazione e vennero fatti sedere proprio sulla panchina sotto “l’arbul”. Nel pomeriggio si fece una gran festa e quando il sole cominciò a calare la Pina prese il marito per un braccio e fece per alzarsi. Allora si avvicinò loro Matteo, il giovane falegname del paese con un pacchettino avvolto in un telo. “Speravo che veniste. A nome di tutti volevo ringraziarvi per aver salvato”l’arbul”. Questo l’ho fatto con un ramo secco, caduto quest’inverno.“ Aprì il pacchetto ed estrasse un piccolo bassorilievo intagliato: una natività con Maria, Giuseppe e il Bambino.“Grazie, grazie di cuore a tutti,” disse la Pina. “ma adesso andiamo. Io e Steu siamo vecchi ma abbiamo voluto venire a piedi come ai vecchi tempi. Dobbiamo muoverci altrimenti prima che siamo a casa sarà buio.” Strinse forte la mano a Matteo e anche Steu lo abbracciò forte. I due anziani si alzarono lentamente e presero la via di casa seguiti dagli applausi di tutti i presenti. La festa andò lentamente scemando. Maurizio rimase fino alla fine a verificare che tutto fosse rimesso in ordine. Ormai anche lui stava per andarsene, quando sentì squillare il telefono. Sullo schermo comparve la scritta “Sconosciuto”. Lì per lì non avrebbe voluto rispondere per non turbare la splendida atmosfera di quella giornata: certamente si trattava di qualche seccatore che lo tormentava anche di domenica. Ma poi qualcosa gli disse di rispondere: “Ciao, sono Laura!” A quelle parole Maurizio si sentì gelare il sangue nelle vene. Nonostante i tanti anni passati, gli era rimasta ancora profondamente nel cuore. “Volevo solo ringraziarti per tutto quello che hai fatto. So che anche i miei sono venuti oggi. Io purtroppo sto partendo per Monaco per conto dell’Università; è un progetto molto ambizioso che durerà un paio d’anni. Se ti fa piacere però la prima volta che torno possiamo sentirci!” “Certo che mi fa piacere” rispose Maurizio-“sarò molto felice di rivederti. Ti faccio tanti auguri per il tuo lavoro. A presto allora.” “A presto“ concluse Laura e riagganciò, ma solo dopo qualche istante. In quei pochi secondi un tumulto di sentimenti attraversò il cuore di Maurizio. Avrebbe voluto dire qualcosa di meno banale, avrebbe voluto stare ancora un po’ a parlare con lei.:Troppo tardi! Anche Laura restò immobile ancora qualche istante col telefono spento in mano.La sua mente era piena di pensieri e di ricordi. Poi vide la valigia sul letto e pensò che doveva affrettarsi: il treno per Monaco partiva meno di due ore dopo. Maurizio salì sulla macchina, ma prima di chiudere la portiera volse ancora lo sguardo all’”arbul”. Il maestoso castagno sembrava gioire anche lui per la meravigliosa giornata e le sue fresche fronde ondeggiavano al vento del crepuscolo di primavera. Quell’albero era stato protagonista e spettatore di tante magie. “Chissà” pensò l’uomo ”forse oggi ne ha messa in atto un’altra meravigliosa”.