Modulo 4

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Modulo 4
Costruire e risanare in
modo sostenibile nelle
Alpi
Modulo 4:
Sobrietà e pianificazione del territorio
climalp, una campagna informativa
della CIPRA
Indice
1
Introduzione
2
4
LA SOBRIETÀ: PENSARE AL PATRIMONIO EDIFICATO IN
MODO RESPONSABILE4
PIANIFICARE IL TERRITORIO PER CONSUMARE MENO
RISORSE7
Progettazione compatta di insediamenti
7
La natura e gli uomini al centro degli insediamenti
urbani organizzati
8
Il caso delle seconde case e di quelle turistiche 10
La pianificazione solidale del territorio
11
CONCLUSIONI12
5
Note13
6
Fonti e link 3
3.1
3.2
3.3
3.4
Impressum
Editore: CIPRA International,
Im Bretscha 22, 9494 Schaan,
Liechtenstein
T +423 237 53 53, F +423 237 53 54
www.cipra.org
Autori: Carole Piton, Claire Simon
Traduzione: Claudio Tugnoli, ALPS-LaRete
Lettorato: Francesco Pastorelli,
Nicoletta Piersantelli
Design: IDconnect AG
Layout: Carole Piton
Fotografia: Alexandre Mignotte, Heinz
Heiss, Franz Schultze, Zeitenspiegel,
CIPRA, Nasa Goddard
Aprile 2014
3
14
climalp in sintesi
climalp è una campagna d’informazione della CIPRA, che ha l’intento di promuovere, nell’arco
alpino, un’edilizia ad alta efficienza energetica e l’utilizzo del legno regionale per le nuove costruzioni e le ristrutturazioni. Il progetto climalp è stato sostenuto dal Principato del Liechtenstein, dalla Fondation Assistence e dalla Fondazione Karl Mayer.
Costruire e risanare in modo sostenibile nelle Alpi
Il rapporto di base «Costruire e risanare in modo sostenibile nelle Alpi» è articolato in cinque
moduli :
·
·
·
·
·
Modulo 1: Perché costruire in modo sostenibile?
Modulo 2: L’energia e gli edifici
Modulo 3: I materiali ecologici
Modulo 4: Sobrietà e pianificazione del territorio
Modulo 5: Situazione nei paesi alpini
Tutti i moduli sono scaricabili in formato pdf su: www.cipra.org/it/climalp
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1
Introduzione
Il settore edilizio utilizza una notevole quantità di risorse, sotto forma di suolo, materie prime per la produzione dei materiali da costruzione, energia per la
realizzazione delle opere, l’utilizzo e il riciclo degli edifici. Nell’arco alpino, però,
queste risorse sono limitate e, in ogni caso, è comunque possibile procedere a
costruzioni e a ristrutturazioni, seguendo delle modalità più responsabili e consapevoli: ad esempio, tenere in considerazione le sfide economiche e sociali
prevedendo l’impiego di materiali ecologici e rinnovabili, migliorare l’efficienza
energetica per fare a meno del sistema di riscaldamento oppure avvalersi di
energie rinnovabili.
Sono dieci anni che la CIPRA, attraverso il progetto climalp, sta conducendo
una campagna informativa sulla costruzione sostenibile, una costruzione che sia
efficiente da un punto di vista energetico e che utilizzi materiali ecologici e locali.
Nel corso del 2014, la stessa CIPRA ha provveduto ad aggiornare il suo rapporto di base «Costruire e risanare in modo sostenibile nelle Alpi», articolato in una
serie di moduli. Le tematiche affrontate, corredate da esempi rilevati nell’arco
alpino, vertono sulla sobrietà, l’efficienza energetica, i materiali eco-compatibili
e la pianificazione territoriale. La finalità perseguita dalla CIPRA è quella di informare sia l’opinione pubblica sia gli attori coinvolti nel settore delle costruzioni
(committenza, finanziatori, esperti, studenti, ecc.) su come questo settore sia in
grado di seguire un percorso in armonia con i principi dello sviluppo sostenibile.
Non c’è che una occasione per costruire bene o per risanare bene un edificio! Le
decisioni assunte all’inizio di un progetto devono essere improntate a una maggiore responsabilità e consapevolezza, allo scopo di limitare il nostro impatto
sull’ambiente e di garantire in questo modo il benessere dei residenti.
Questo modulo riguarda le tematiche della pianificazione del territorio e della
sobrietà. La sostenibilità costruttiva non si ferma di certo ai muri dell’edificio,
ma abbraccia aspetti di natura sociale, economica ed ecologica. Quali sono, ad
esempio, i costi ambientali, energetici, economici ed ecologici, nonché quelli
sociali nella costruzione di nuovi edifici o nel rinnovamento dei vecchi? In fin
dei conti, la costruzione più ecologica sarà sempre quella che non è mai stata
realizzata!
Nelle Alpi, in particolare, la superficie disponibile a fini costruttivi è scarsa, oltremodo
limitata dalla topografia e dai rischi naturali presenti sul territorio. Cio’ nondimeno,
occupiamo una sempre maggiore superficie a favore di un singolo abitante e attrezziamo nuove aree edificabili, senza però garantire allo stesso tempo un buon livello
di trasporto pubblico e una buona qualità di altri servizi pubblici (rete idrica, fognaria,
etc.). Questo fatto genera conflitti di interesse per l’uso di terreni che siano in piano
e/o accessibili (insediamenti abitativi, industriali, attività turistiche e ricreative, aree
naturali e pozzi di carbonio), per risolvere i quali l’efficienza energetica o la transizione verso fonti rinnovabili non sono sufficienti. Anzi, comportano effetti di rimbalzo:
aumento dei consumi o insorgenza di nuovi conflitti. I risparmi energetici, quelli di
spazio e di risorse naturali passano attraverso una pianificazione territoriale coerente
e attraverso la sobrietà: dobbiamo consumare meno e meglio. Se da un lato esistono da tanto tempo soluzioni tecniche e strategiche, dall’altro la sfida principale della
sobrietà dipende non soltanto da una nuova visione politica dell’assetto territoriale e
della società, ma anche da un cambiamento dei comportamenti individuali.
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2
LA SOBRIETÀ: PENSARE AL
PATRIMONIO EDIFICATO IN
MODO RESPONSABILE
Il nostro modo di costruire e di abitare rientra pienamente all’interno della società
del comfort, frutto di un sistema economico e politico mondiale, che fa della
crescita e, di conseguenza, dei consumi la priorità assoluta. Nel quadro di una
simile impostazione, la circostanza di avere a disposizione risorse naturali fragili
e non infinite riveste un peso marginale.
Non vi è dubbio che le risorse, e non solo nelle Alpi ma un po’ dovunque, diventano sempre più rare. L’energia, lo spazio, l’acqua…, ogni metro quadrato costruito e abitato rappresenta un costo economico e ambientale; bisogna
quindi consumare meno suolo, limitare i costi di costruzione e di viabilità, ridurre
l’energia per il riscaldamento e il raffrescamento, l’illuminazione,…
Foto 1
Cantiere: ogni m2 costruito e demolito ha un costo sia a livello ambientale sia climatico.
© Carmen de Jong
In questi anni, l’efficienza energetica negli edifici è chiaramente migliorata. Non
possiamo però sottacere un suo effetto di rimbalzo: il consumo energetico per
metro quadrato si riduce grazie alla normativa di settore e al rinnovamento del
patrimonio edificato esistente, ma gli europei vivono in abitazioni sempre più
grandi. Le ragioni di questo fenomeno sono di natura demografica (persone anziane che vivono da sole in grandi case, famiglie monoparentali, persone single)
e di natura sociale (reddito dei residenti, ricerca di spazio per acquisire comfort,
necessità di spazio per sistemare sempre più beni mobili, seconde case). Se, nel
1984, ogni francese poteva contare su uno spazio medio di 31 m2, oggi può fruire di 41 m2 (INSEE, 2013). In Germania, la superficie totale per l’urbanizzazione
e i trasporti è passata da 498 m2 per residente nel 1990 a 569 m2 nel 2007, con
un aumento del 14,3 %. La percentuale di case individuali e villette a schiera in
rapporto al totale delle nuove costruzioni è passata dal 39,6 % (1995) al 66 %
(2007)! (Helmut Hiess, compact CIPRA «Pianificazione Territoriale nel Cambiamento Climatico» (2010). In Svizzera, la superficie abitativa, nel periodo 19792009, è aumentata del 45 %, mentre l’incremento demografico si è attestato al
18 %. La superficie delle zone industriali e artigianali è cresciuta del 32 %, mentre
l’incremento dei posti di lavoro si è fermato al 10 % (ARE, 2013).
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Questo processo ha fatto sì che il consumo di energia domestica e di altre risorse naturali (acqua, suolo, …) per abitante/anno non sia per nulla diminuito,
ma sia rimasto stabile, e anzi, forse in alcuni casi, sia addirittura aumentato. A
questo, vanno poi aggiunti gli oneri legati alle opere di costruzione e all’energia
grigia dei materiali e dei beni di consumo.
Foto 2
II Rinka Center, situato proprio
nel cuore del paesino sloveno di
Solčava, ospita sotto il suo tetto
l’ente del turismo, un ristorante,
© Damjan Švarc
L’efficienza energetica e le energie rinnovabili rappresentano un passo avanti
verso un’economia maggiormente rispettosa delle risorse naturali; c’è però bisogno di accelerare questo tendenza. La sobrietà richiede un approccio diverso
dall’attuale, che deve comunque tenere in considerazione le nostre necessità e i
nostri livelli di comfort. In altri termini, un’impostazione più complessa, perché si
basa più su comportamenti che su misure tecniche e politiche, ma questa è la
realtà cui tendere; e, per fare ciò, dobbiamo cambiare ritmo, accelerarlo.
degli uffici per giovani imprenditori,
sale pubbliche e appartamenti.
La costruzione e il consumo di beni devono essere ripensati all’insegna della
sobrietà e questo non richiede solo misure di pianificazione territoriale (vd. capitolo successivo), ma anche un cambiamento a livello politico e individuale per
acquisire una migliore modalità di vita e di consumo. La sfida è quindi quella di
considerare la nozione di sobrietà nella sua accezione positiva, affinché sia spontanea e voluta, e non imposta e subita. È la strada seguita dal movimento italiano
per la decrescita felice: il concetto della qualità di vita deve essere riconsiderato,
introducendo altri valori rispetto a quelli attualmente dominanti. Si tratta di un
approccio ancora ben poco presente nel dibattito politico, anche se possiamo
comunque individuare alcuni esempi in determinati settori di attività: il ritorno e la
promozione dell’uso della bicicletta, l’elogio di un turismo slow, il «car-pooling», il
«chilometro zero», o movimenti quali Slow Food e Cittaslow.
In materia di pianificazione e progettazione sobria e responsabile, emergono
numerose soluzioni possibili in grado di ridurre le risorse consumate:
· calcolare e standardizzare i consumi energetici degli edifici, non solo in termini
di kWh/m2, ma anche di kWh/residente
· utilizzare gli appartamenti e gli edifici non occupati, in una logica di rifacimento
del vecchio prima della costruzione del nuovo
· limitare la superficie delle abitazioni, attraverso l’adeguamento delle normative
comunali in materia urbanistica. La città di Zurigo, ad esempio, persegue l’obiettivo di ridurre la superficie abitativa per abitante, passando da 40 a 30 m2
(SIA, 2013)
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· adattare le abitazioni alle nuove strutture familiari, incentivando le iniziative multi-generazionali
· limitare la superficie degli edifici pubblici, degli istituti per l’educazione e degli
uffici
· favorire la flessibilità, l’evoluzione e la multifunzionalità degli edifici per nuove
destinazioni d’uso, allo scopo di aumentarne una longevità di utilizzo
· pensare a una organizzazione interna dell’edificio prima di avviare lavori di ampliamento
· condividere i locali e favorire un uso condiviso degli uffici
· impiegare materiali facilmente riciclabili durante la costruzione e riciclare i materiali durante la demolizione dell’edificio
· sensibilizzare la popolazione al risparmio energetico e a quello idrico
La sobrietà: arte dell’essere e del benessere
Le riflessioni sulla sobrietà (o «sufficienza») non devono limitarsi al patrimonio edificato, ma riguardare anche tutte le sfaccettature della vita. In materia di beni di consumo, ad esempio, bisogna
puntare su sistemi semplici e a basso consumo, riparabili e con un ciclo di vita lungo. Lo stesso
dicasi per i circuiti a chilometro zero, che risparmiano il trasporto e favoriscono l’economia locale,
nonché per il consolidamento dei legami fra consumatori e produttori. Diminuire il consumo di risorse naturali (acqua, energia, suolo) deve essere una priorità, forse anche da regolamentare, ma
sicuramente da monitorare, avvalendosi delle moderne tecnologie (persino usando le applicazioni
degli Smartphones).
In linea generale, possiamo anche rivedere il modo di «possedere»: è possibile condividere lo
spazio e i beni, così come avviene nelle varie forme della shared-economy come utilizzo condiviso di un auto (car sharing o car pooling), la proprietà condivisa di alcuni spazi abitativi (co-housing) e orti urbani comunitari, intesi come forma di utilizzo condiviso del suolo.
La sobrietà può anche modificare le nostre abitudini lavorative introducendo forme di maggiore
flessibilità nelle imprese; ad esempio, il telelavoro (per limitare i viaggi casa-lavoro), la condivisione
degli uffici (co-working) e di altri locali, ecc. Anche a livello individuale, il ruolo e il peso del lavoro
nella vita possono essere rivisti: è forse proprio necessario lavorare così tanto per conquistare e
mantenere il «buon» vivere?
Affrontare il funzionamento delle nostre società utilizzando la lente della sobrietà significa riconsiderare numerosi aspetti della nostra esistenza, e potenzialmente aprirsi a nuove opportunità.
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3
PIANIFICARE IL TERRITORIO
PER CONSUMARE MENO
RISORSE
Se consideriamo la costruzione sostenibile sotto un profilo spaziale più ampio
(un quartiere, un comune, una regione), la pianificazione territoriale offre anche la
possibilità di ridurre il consumo delle risorse naturali nelle Alpi.
La costruzione ecologica è spesso associata all’immagine di una casa bio-climatica o passiva nella natura. Invero, una famiglia che abita in una casa individuale, con buone prestazioni energetiche, ma che si muove poi in macchina,
consuma più energia di una famiglia che vive invece in una casa normale e che
non dispone di un’autovettura.
D’altronde, lo spazio edificabile nell’arco alpino è comunque limitato a causa dei
rischi naturali, della morfologia del territorio, e delle altre funzioni attribuite ai terreni (naturali, agricoli, ricreativi,…). Nel Tirolo, ad esempio, le aree abitabili sono
solo l’8 % del territorio.
© Zeitenspiegel Frank Schultze
Foto 3
Oltre al consumo di spazio, l’espansione urbana incontrollata provoca
un aumento del traffico e dei gas a
effetto serra, nocivi per l’ambiente.
3.1
Progettazione compatta di insediamenti
Gli effetti avversi degli insediamenti diffusi, negativi sia per le politiche di tutela del
clima e del paesaggio (occupazione diffusa dello spazio e uso estensivo delle risorse per la costruzione di edifici e di collegamenti, aumento della mobilità individuale, sversamenti in natura di acque reflue provenienti da costruzioni isolate) sia
Figure 1
Transporti
Riscaldamento
Acqua calda
Consumo annuo di energia delle famiglie.
(Fonte: VCÖ (2005): Fokus Energieeffizienz
Elettrodomestici
Illuminazione
im Verkehr. Wien)
85,7
Abitazione normale con automobile
53,6
85,7
Abitazione a basso consumo energetico
con automobile
13,0
Abitazione normale senza automobile
13,0
Abitazione a basso consumo energetico
senza automobile
0
53,6
24,8
4,3 17,3
30
24,8
11,5
17,3
4,3 17,3
11,5 17,3
3,6
3,6
3,6
3,6
60
90
120
150
Consumo di energia in gigajoule
7
per le politiche macroeconomiche, sono aggravati da strutture di insediamento
disordinate, come le case monofamiliari, i centri commerciali raggiungibili solo in
automobile e i nuovi centri direzionali isolati in aree verdi.
Il più grande potenziale per le strategie di prevenzione e per un ottimo effetto
sinergico con altri obiettivi di sostenibilità si può ritrovare nella progettazione di
strutture insediative compatte, con elevata densità, strutture facilmente accessibili con mezzi di trasporto pubblici, caratteristiche polifunzionali e una disposizione degli edifici mirata all’ottimizzazione energetica.
La densità edilizia è un fattore decisivo per la possibilità di collegarsi al teleriscaldamento e ai sistemi di teleraffrescamento (riscaldamento in inverno e raffrescamento in estate), che contribuiscono sostanzialmente a migliorare l’efficienza
delle centrali elettriche.
© Walter Unterrainer
© r2k architectes
Foto 4 e 5
La densificazione e la concentrazione
dell’edificato costituiscono una soluzione
sia nelle grandi città sia nei paesini: l’asilo
nido «Philippeville» a Grenoble/F è stato
costruito sopra un garage sotterraneo nel
centro della città e non ha consumato ulteriore suolo. Nel paesino di Batschuns/A,
le 6 case solari a schiera lasciano spazio
sufficiente per sviluppare le
attività agricole.
Gli insediamenti alpini rappresentano una buona base per un approccio urbanistico a bassa intensità di traffico. Le valli alpine offrono le condizioni ideali per
una rete di trasporti pubblici. Le città e i paesi alpini rispondono perfettamente al
concetto di concentrazione decentrata o policentrica (numerose città di media
grandezza), caratterizzati come sono da una progettazione compatta. L’obiettivo
deve essere quello di rafforzare queste strutture e prevenire ogni costruzione
futura diffusa in aree che non possono essere raggiunte dai mezzi pubblici. Nei
paesi più isolati ogni espansione edilizia dovrà dunque essere condizionata al
requisito di una progettazione compatta.
Un uso efficiente dell’energia solare passiva, termica e fotovoltaica è strettamente correlato alla posizione, all’allineamento e all’orientamento degli edifici. Si deve
evitare che le nuove costruzioni facciano ombra agli edifici contigui, perché altrimenti questi ultimi non potranno fruire del sole e del relativo contributo in termini
di luce, calore o produzione di energia elettrica.
Una progettazione compatta delle strutture edificate è considerata positiva non
solo per quanto riguarda l’impatto sul clima, ma anche ai fini della sostenibilità
economica e sociale. I costi macroeconomici del traffico, delle strutture tecniche
e sociali sono fortemente ridotti. Le centrali di produzione di energia elettrica e i
sistemi di trasporto pubblici possono essere gestiti in maniera molto più efficiente
ed economica. I costi delle infrastrutture pubbliche sono distribuiti in maniera
socialmente più equa.
3.2
La natura e gli uomini al centro degli insediamenti urbani
organizzati
Se, da un lato, la densificazione costituisce una priorità per la pianificazione territoriale nelle Alpi, dall’altro, però, il mantenimento della natura e la qualità di vita
degli abitanti non devono passare in secondo piano. Negli insediamenti, l’ecolo-
8
gia e la concertazione sono fattori che possono essere integrati con i molteplici
aspetti legati alla pianificazione:
· Dare valore alla natura e alle aree agricole nello spazio urbanizzato,
attraverso la presenza di alberi, parchi, aree verdi, tetti verdi e pareti vegetali,
orti urbani... Tutto questo contribuisce alla messa in rete degli ecosistemi, e
permette di custodire una biodiversità animale e vegetale e di lottare contro
le isole di calore che si formano nelle città durante la stagione estiva. Queste
aree fungono altresì da zone di infiltrazione e di ritenzione delle acque piovane,
consentendo in tal modo di ridurre i rischi di alluvione.
· Gestire in modo ragionato le aree verdi urbane con spazi verdi naturali,
mediante l’uso di specie vegetali locali, la riduzione dei diserbanti e dei concimi
chimici, l’uso di animali per rasare l’erba, la gestione ecologica dei rifiuti verdi,
il compostaggio,… Già oggi, numerosi comuni hanno adottato « piani verdi » o
« zero pesticidi » per la gestione delle loro aree esterne.
· Permettere l’infiltrazione dell’acqua, limitando le superfici impermeabili nelle aree pubbliche. Le aree adibite a parcheggio, ad esempio, possono essere
semi-permeabili.
· Rivedere l’obbligo di costruire parcheggi e garage sotterranei per ogni
nuovo edificio costruito. I parcheggi sottraggono spazio e i garage sotterranei generano oneri finanziari e ambientali importanti (distruzione del suolo,
impossibilità di piantumare alberi). Se l’obiettivo è quello di sviluppare una città
senza macchine (a breve o a lungo termine), allora bisogna ridurre, in prima
battuta, il numero di posti adibiti a parcheggio pubblico, e anche di quelli ricavati sotto gli edifici privati.
· Ridurre l’illuminazione pubblica e quella degli edifici vuoti, spegnere le insegne inutili durante la notte. Questi fattori, che contribuiscono all’inquinamento
luminoso, se controllati, costituiscono però un notevole potenziale di risparmio energetico per le pubbliche autorità. I lampioni presenti nei quartieri insediativi di tutti i comuni del Liechtenstein rimangono spenti nella fascia oraria 00.30 – 5.30. I sondaggi
realizzati da alcuni comuni dimostrano che l’80 % della cittadinanza è favorevole a
queste misure. In Francia, le insegne e le facciate non possono più essere illuminate
nella fascia oraria 01.00 – 06.00 a partire dal 1 luglio 2013.
· Considerare gli aspetti sociali ed ecologici delle aree pubbliche. Aree
Foto 6
Ridare un posto alla natura
nella città: copertura delle
© CIPRA
gradevoli mettono a proprio agio chi le usa, ma, in ogni caso, la natura non
va dimenticata. Il loro impatto ambientale deve essere basso. La natura può
ritagliarsi un proprio spazio, ma i materiali utilizzati (suolo, impianti, arredo,…)
devono essere locali ed ecologici. Come per qualsiasi altra costruzione responsabile, occorre tenere sotto controllo l’impatto sull’ambiente durante i lavori. D’altronde, è possibile avvalersi di certificazioni di sostenibilità delle aree
pubbliche (DGNB, LEED…). Processi di pianificazione integrati e partecipati
garantiscono che gli investimenti corrispondano alle esigenze degli abitanti.
vecchie Poste a Bolzano/I.
9
3.3
seconde case e OSPITALITA’ turisticA
Nelle zone turistiche, nelle stazioni invernali, sulle rive dei laghi, la catena alpina è
toccata in modo sensibile dalle sfide della sobrietà e della pianificazione territoriale. Le seconde case, in particolare, costituiscono una problematica ambientale,
economica e sociale di grande portata.
I letti cosiddetti «freddi», occupati cioè solo durante alcune settimane all’anno,
sono un esempio lampante di spreco di risorse per la costruzione e la manutenzione delle case e della rete di infrastrutture ad esse collegate. I proprietari delle
seconde case sono presenti solo durante alcune settimane all’anno, e in genere
tutti nello stesso momento; e questo comporta un fabbisogno infrastrutturale
che deve rispondere ai picchi annuali: rete viaria, rete idrica, depuratori…Il paesaggio viene sensibilmente degradato, anche perché questi paesini, fuori stagione, si trasformano in veri e propri luoghi fantasma. Ma c’è anche un altro aspetto
che va considerato: le seconde case fanno concorrenza alla rete alberghiera,
con la conseguente lievitazione dei prezzi degli affitti e di quelli di acquisto degli
appartamenti, a tutto svantaggio non soltanto dei residenti, ma anche dei turisti
che cercano una sistemazione, spingendo i primi ad abitare in luoghi comunque
lontani dai posti di lavoro e i secondi in luoghi meno attrattivi.
Se è vero che le seconde case rappresentano soltanto il 12 % del parco immobiliare per l’intera Svizzera, è altrettanto riscontrabile che nei cantoni alpini, a forte
densità turistica (Grigioni, Vallese, Ticino) la loro percentuale è molto maggiore e
va dal 25 % al 50 %. Nei comuni molto turistici, la percentuale supera spesso il
50 %. Nelle Alpi francesi, le statistiche del 2010 indicano che in ben 20 comuni
alpini, in particolare stazioni sciistiche, le seconde case sono oltre il 70 % (vedi
Chamrousse al 92 %, Allos-Colmars al 92 % e Saint-Martin de Belleville al 91 %).
Le seconde case rappresentano quindi una grande parte dell’offerta turistica,
ma il tasso di utilizzo oscilla dal 10 al 27 % (Segnali Alpini, 4, 2013). In Francia, in
base ai dati forniti dal Guide Résidence Secondaire l’occupazione media è di 44
pernottamenti/anno.
La problematica legata alle seconde case, nelle Alpi, è una tematica sicuramente
molto sentita. Se da un lato, in certe regioni (Tirolo/A, Baviera/D, Sud-Tirolo/I), la
legislazione limita la presenza di seconde case sul totale delle abitazioni, i comuni
delle altre regioni propendono raramente per una limitazione della progettazione
di nuove seconde case. E questo perché se è vero che gli occupanti di queste
seconde case apportano ben poco al valore aggiunto locale, è altrettanto vero
che gli enti locali sfruttano le ricadute economiche delle opere di costruzione.
Foto 7
Paesaggi minacciati, pressione
fondiaria, consumo di risorse,
paesi fantasma: il tema delle seconde case costituisce, nell’arco
alpino, una sfida di primo piano
dal punto di vista ambientale,
economico e sociale.
© Frank Schultze / ZEITENSPIEGEL
All’inizio del 2012, il voto svizzero «Per farla finita con la costruzione invasiva
delle seconde case» ha visto il consenso della maggioranza della popolazione
svizzera. Tuttavia, la maggioranza della popolazione dei cantoni di montagna si è
espressa contro. Il disegno di legge sta adesso seguendo il suo iter e dovrebbe
10
essere approvato presto. La «Lex Weber» ha l’obiettivo di limitare al 20 % la quota di seconde case nei comuni svizzeri.
La priorità è quella di valorizzare il patrimonio edificato esistente, al fine di limitare
la costruzione di nuovi edifici e di far rivivere i paesini. Riscaldare i cosiddetti letti
«freddi» è possibile; vediamo come:
· v erificare l’uso efficiente degli edifici e proporre alternative ai proprietari di case
poco o affatto occupate
· incentivare, o addirittura obbligare ad affittare e/o a condividere e a riconvertire
le strutture esistenti alla locazione o all’alberghiero (ispirandosi agli esempi di
Ferienpark, Albergo diffuso…)
· s ostenere il rinnovamento del patrimonio esistente al fine di ridurre il dispendio
energetico e migliorare il livello di confort delle case
· u tilizzare le case per le presenze stagionali e i residenti locali
· f avorire l’occupazione non soltanto in alta stagione, arricchendo l’offerta
· d iversificare l’economia delle aree di montagna, puntando su altre attività allo
scopo di creare ricadute economiche locali alternative a quelle legate alla progettazione costruttiva e alla speculazione immobiliare.
3.4
La pianificazione INTEGRATA del territorio
La pianificazione sobria e sostenibile del territorio non può prescindere da una
forte volontà politica, dal coinvolgimento fattivo della cittadinanza e dalla cooperazione fra i comuni e i vari livelli politici. A dire il vero, i comuni alpini spesso
lavorano in modo isolato, perseguendo i propri obiettivi e interessi, senza alcun
coordinamento con le realtà vicine, sia in materia urbanistica sia di gestione dei
pubblici servizi.
È indubbio che gli ambiti di competenze devono essere trasferiti dal livello comunale, per le realtà più piccole, a un livello superiore, senza peraltro togliere
completamente a questi comuni il loro potere decisionale. Le realtà geograficamente vicine devono programmare insieme il proprio sviluppo territoriale e avere
responsabilità condivise. I potenziali conflitti potrebbero essere risolti da arbitrati
svolti da enti di mediazione di livello superiore. Le strategie territoriali come le
Agende 21, i piani per il clima o i piani per lo sviluppo sostenibile sono altrettanti
strumenti a disposizione degli enti territoriali per sviluppare delle iniziative a scala
comunale, circoscrizionale e regionale. Allo stesso tempo, il capitale sociale di
queste aree deve essere rafforzato per garantire il buon funzionamento delle istituzioni locali che possono creare la base di uno sviluppo sostenibile autonomo.
Il diritto all’autodeterminazione dei comuni in materie relative ala pianificazione
territoriale deve essere vincolato a un forte sistema di incentivi e disincentivi.
Foto 8
L’opera di sensibilizzazione e
il coinvolgimento dell’opinione
pubblica nei processi di pianificazione sono spesso condizione
indispensabile per la riuscita dei
progetti.
© Frank Schultze / ZEITENSPIEGEL
L’assistenza finanziaria, i permessi concessi dai livelli amministrativi più alti devono essere condizionati a disposizioni che garantiscano uno sviluppo edilizio a
basso consumo di risorse (suolo, energia, acqua,…).
11
4
CONCLUSIONI
Anche gli edifici contraddistinti dalla maggiore responsabilità ecologica,
con buone prestazioni energetiche, consumano acqua, energia, materiali, suolo. Queste risorse sono oltremodo limitate nell’arco alpino, e
quindi oggetto di conflitti di interesse. I paesaggi di montagna colpiti
dalla piaga delle seconde case ne sono un esempio.
Occorre rivisitare il settore delle costruzioni e quello immobiliare, seguendo l’approccio della sobrietà e della sostenibilità. Emerge l’assoluta necessità di una pianificazione territoriale coerente che punti sulla
sobrietà, la densità, l’ecologia e la concertazione.
Se l’insieme degli attori della società è chiamato a ripensare il modo di
abitare, costruire e rinnovare, alle autorità locali spetta invece il compito
di svolgere un ruolo di primo piano nei vari interventi necessari (pianificazione di un quartiere, definizione e attuazione dei piani urbanistici,
concessione dei permessi, sostegno a favore degli abitanti e delle varie
iniziative (sovvenzioni, sensibilizzazione,…).
Lo spazio alpino, proprio perché è una regione particolarmente colpita
dal cambiamento climatico e dalla pressione del patrimonio edificato
sui paesaggi e sull’ambiente, dovrebbe ergersi a precursore in materia
di costruzioni ispirate al principio della sobrietà, in termini di risorse e di
pianificazione sostenibile e solidale.
12
5
Note
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6
FONTI E Link
Fonti:
· Compact «Pianificazione territoriale nel cambiamento climatico », 2010, http://www.cipra.org/fr/
projets-climatique/cc.alps/compacts/
· CIPRA Info Nr. 87 «Seconde case. Spreco di spazio per case vuote», 2008, http://www.cipra.
org/de/alpmedia/publications/3334/
· SIA, Tagung über Suffizienz, Juni 2013, http://www.sia.ch/de/themen/energie/tagung-suffizienz/
· Signaux alpins 4 «Tourisme durable dans les Alpes», 2013, http://www.alpconv.org/fr//alpine/
default.html
· Guideline alpstar «Toward carbon neutral alps – make best practice minimum standard» http://
www.alpstar-project.eu
· «La gestion foncière au cœur du devenir des territoires alpins», Revue de Géographie alpine
98-2, 2010, http://rga.revues.org/1180
· ARE, 2013, http://www.are.admin.ch/
· INSEE, 2013, http://www.insee.fr/fr
· Piano d’azione sul cambiamento climatico della Convenzione delle Alpi, 2009, http://www.
alpconv.org/it/ClimatePortal/actionplan/default.html
· Movimento per la decrescita felice http://decrescitafelice.it/
Ricerche svolte dai rappresentanti nazionali della CIPRA:
· CIPRA Francia: Floriane Le Borgne, Jean-Loup Bertez
· CIPRA Italia: Francesco Pastorelli, Giovanni Santachiara
· CIPRA Svizzera: Christian Lüthi, Elmar Grosse-Ruse
· CIPRA Germania: Stefan Witty
· CIPRA Slovenia: Anamarija Jere, Tomislav Tkalec, Matevž Granda
Altri link utili:
www.cipra.org/it/climalp
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