Orizzonti e Confini 2008-2009. Percorsi di
Transcript
Orizzonti e Confini 2008-2009. Percorsi di
(Allegato 2) SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE ALL’ESTERO ENTE 1) Ente proponente il progetto: Caritas Italiana La Caritas Italiana è l'organismo pastorale della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) per la promozione della carità. Ha lo scopo cioè di promuovere «la testimonianza della carità nella comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell'uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica» (art.1 dello Statuto). È nata nel 1971, per volere di Paolo VI, nello spirito del rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano II. Ha prevalente funzione pedagogica, cioè tende a far crescere nelle persone, nelle famiglie, nelle comunità, il senso cristiano di solidarietà. Caritas diocesana di Roma La Caritas Diocesana di Roma, costituita il 10 ottobre 1979 come ufficio pastorale della Diocesi di Roma da S.E. Cardinale Vicario Ugo Poletti, che ne affida la direzione a don Luigi di Liegro, è “l’organismo pastorale istituito dal Vescovo al fine di promuovere la testimonianza della carità delle comunità diocesane e delle comunità intermedie, specie parrocchiali” ovunque esista uno spazio di azione per promuovere la solidarietà nello spirito della solidarietà cristiana, intervenendo “in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica” (Art. 1 dello Statuto) Negli oltre 25 anni della sua storia la Caritas romana si è impegnata nelle istanze di valore statutarie, perché l’educare alla carità si potesse tradurre in comportamenti concreti, in modi di sentire e in stili di pensiero. A riguardo valga il monito dell’Apostolo Giovanni “non si può amare a parole, ma nelle opere”. Sullo sfondo di questo fondamentale impegno è stato dato vita a: li Centro di Ascolto per Stranieri; la Mensa di Colle Oppio; l’Ostello alla Stazione Termini; l’ambulatorio medico per emarginati esclusi dal sistema sanitario; la casa famiglia per malati di AIDS; altri servizi, per dare risposta alle emergenze e anche per fronteggiare situazioni di disagio, affiancando l’azione dei Settori Pastorali per il Volontariato, per il Territorio e per l’Educazione alla Pace ed alla Mondialità. 2) Codice di accreditamento: 3) Albo e classe di iscrizione: NZ01752 NAZIONALE 1° 1 CARATTERISTICHE PROGETTO 4) Titolo del progetto: Orizzonti e Confini 2008/2009. Percorsi di solidarietà internazionale. - Roma 5) Settore e area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3): Settore: Servizio Civile all’Estero Area di intervento: Assistenza Codice: F08 6) Descrizione del contesto socio politico ed economico del paese dove si realizza il progetto: Mozambico Nome ufficiale: Republica Popular de Mocambique. Divisione amministrativa: 11 province. Capitale: Maputo, 1.221.000 ab. (2003). Altre città: Matola, 467.200 ab.; Beira 437.100 ab.; Nampula 333.700 (2000). Governo: Armando Guebuza, presidente dal febbraio 2005. Luisa Diogo, primo ministro dal febbraio del 2004. II potere legislativo spetta all'Assemblea della Repubblica. Festa nazionale: 25 giugno, Indipendenza (1975). Forze armate: 50.000 effettivi (1993). Popolazione: è composta da numerose etnie, originatesi dal ceppo bantu: makua (47,3%), tsonga (23,3%), malawi (12%), shona (11,3%), Swahili (9,8%), yao (3,8%), makonde (0,6%). Religione: Non c'e una religione ufficiale. Nelle regioni rurali si praticano i culti tradizionali. La popolazione urbana a in maggior parte cristiana o musulmana; l’Islam predomina nel nord. Lingua: Il portoghese, la lingua ufficiale, è parlato nelle grandi città, ma non nelle zone rurali. Le numerose lingue africane del Mozambico appartengono tutte alla famiglia bantu e si dividono in tre gruppi: makua-lomwe, parlata diffusa soprattutto al Nord; sena-nyanja nella zona centrale e vicino al lago Niassa; tsonga al Sud. Si stima che il numero di lingue indipendenti parlate nel paese siano almeno nove. Partiti politici (principali): II Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMO) fu fondato nel 1962 da Eduardo Mondlane, attraverso la fusione di tre gruppi nazionalisti. La Resistenza Nazionale Mozambicana (RENAMO) intraprese la lotta armata contro il governo fin dalla proclamazione dell'indipendenza del paese. Nel marzo del 1991 fu istituito il Partito Liberale e Democratico del Mozambico (PALMO). L'Unione Nazionale del Mozambico (UNAMO) sorse da una scissione della RENAMO. Secondo la graduatoria dei paesi del mondo basata sull’indice di sviluppo umano, il Mozambico si colloca al 171° posto su 177 paesi. Il tasso alfabetizzazione adulta (sopra i 15 anni) è del 46,5% (per le donne 31,4%, per gli uomini 62,3%). La percentuale di studenti coinvolti nei vari livelli scolastici è del 41%. La speranza di vita alla nascita è di 38.5 anni (in Italia è di 78,7 anni), per le donne 40 anni, per gli uomini 36,9 anni. La probabilità di non sopravvivere alla nascita è del 56%. Il 43% della popolazione non ha accesso a fonti d’ acqua. Il 26% dei bambini al di sotto dei 5 anni è sottopeso. Il Pil procapite è di 1.050 dollari Usa (in Italia è 26,430 dollari Usa). L’Indice di sviluppo umano (calcolato sulla media di tre fattori: la durata della vita, la scolarizzazione e lo standard di vita) è 0,354 (In Italia è 0,920). Il tasso di povertà è 49,8%. Il 37,9% della popolazione vive con meno di un dollaro Usa al giorno. La popolazione che vive sotto la soglia di povertà è il 69,4% . La percentuale di malati di HIV tra la popolazione dai 15 ai 49 anni è il 12,2%. Ci sono 5 linee telefoniche e 14 contratti per telefoni cellulari ogni 1000 abitanti. Gli utenti internet ogni 1000 abitanti sono 2,7 ( UNDP, 2004). Nel 1950, la popolazione Mozambicana era di circa 6.5 milioni di abitanti. Da allora è cresciuta ad un’andatura accelerata raggiungendo i 7,6 milioni nel 1960, 12,1 milioni nel 1980 e 14,2 milioni nel 1991 ( UNDP, 1998), si è più che raddoppiata in quaranta anni toccando dei tassi di crescita che non erano conosciuti in quest’area nella prima metà del XX secolo ( INE , 1997). 2 Il Mozambico è attualmente la terza nazione più popolosa dell’Africa Australe; la prima è il Sudafrica con 40,6 milioni di abitanti, seguita dalla Tanzania con 29,2 milioni ( INE, 1997) . Verso la fine del 1997 la popolazione mozambicana è stata stimata intorno ai 19 milioni di persone (INE, 1997). L’ultimo censimento nazionale del 1997, però, ne contava 15,7 milioni. Se si considera però che il tasso di omissione del censimento è del 5,1%, l’aggiustamento della popolazione nel 1996, 1997 e 1998 è rispettivamente di 16,2 , 16,5 e 16,9 milioni ( INE, 1998). La densità di abitanti per chilometro quadrato è 20, ma la densità varia moltissimo tra la capitale Maputo, con più di 3000 persone per km2, e la provincia del Niassa, con solo 6 abitanti per km2 ( INE, 1995). Il Paese è teatro di puntuali calamità naturali su ampia scala nazionale: si alternano alluvioni (2000 e 2001) e siccità (2002 e 2003), con effetti gravissi Il Paese ha celebrato nell'ottobre 2002 i festeggiamenti del primo decennio di pace, periodo caratterizzato da una graduale ripresa economica della popolazione. Dal ’94, quando si sono svolte le prime elezioni democratiche, il paese è governato dalla Frelimo. La vita politica è ancorata al granitico bipartitismo, che vede contrapporsi al partito di governo la storica Renamo (i due fronti sono stati i protagonisti della guerra civile nei precedenti 17 anni di storia del Paese). Dal punto di vista politico-istituzionale, il Mozambico è una repubblica presidenziale a democrazia multipartitica sancita dalla carta costitutiva del 1990. Il Presidente è eletto direttamente con mandato di cinque anni in cui ricopre anche la carica di Capo del Governo. Il parlamento unicamerale, l’Assembleia da República, è l’organo legislativo più alto eletto per suffragio universale diretto e segreto, anch’esso con mandato di cinque anni. Appare ancora lungo il percorso che il Mozambico dovrà fare per raggiungere la maturità democratica, sia nelle dinamiche politiche istituzionali, sia a livello di responsabilità civile. Molte ombre, infatti, costellano questo decennio di pace, a partire dalle ultime elezioni sospette di brogli, la corruzione della classe politica, il verificarsi di episodi di repressione violenta di manifestazioni politiche di piazza, l’omicidio di esponenti del mondo del giornalismo e della finanza coinvolti nelle indagini su connessioni tra banche e interessi personali di politici illustri. Attualmente la Repubblica è guidata dal presidente Armando Guebuza, del FRELIMO. Le ultime elezioni del dicembre 2004 hanno confermato ancora una volta la posizione dominante di questo partito, che ha ottenuto 64% dei voti popolari, e dispone oggi di 160 dei 250 seggi dell’Assemblea Nazionale. Il nuovo governo, insediatosi ad inizio febbraio 2005, ha presentato nel marzo dello stesso anno la sua proposta di programma quinquennale. Obiettivi della stessa sono la lotta alla povertà assoluta, lo sviluppo economico e sociale, il consolidamento dell’unità nazionale, della pace, della giustizia e della democrazia, la promozione della cultura del lavoro, la lotta alla corruzione e il rafforzamento della sovranità e della cooperazione internazionale. Ambiente La vasta pianura costiera, più estesa al sud, dà luogo ad altopiani poco elevati nell'interno. II paese è situato sul Tropico del Capricorno e il suo clima è caldo e relativamente secco. Due grandi fiumi lo attraversano: lo Zambesi nella parte centrale e il Limpopo al sud. Grazie alla collocazione geografica del Mozambico, i suoi porti costituiscono lo sbocco naturale sull'oceano per il Malawi, per lo Zimbabwe e per parte del Sudafrica. Negli ultimi due decenni, tuttavia, il commercio ha subito le conseguenze delle guerre. Le risorse minerarie sono importanti, ma ancora poco sfruttate. La Guerra ha devastato l’intero sistema produttivo del paese, in particolare nel settore agricolo. L'uso delle foreste di mangrovia - per ottenere legna da ardere - ha condotto a processi di deforestazione. Le siccità ricorrenti nell'entroterra hanno alimentato le migrazioni verso le zone urbane delle aree costiere con conseguenze ambientali negative per le città, che sono sovraffollate. Un altro problema negli ultimi anni è stata la caccia illegale agli elefanti per il mercato nero dell'avorio. Diritti delle donne Le donne hanno ottenuto il diritto di votare e candidarsi nel 1975. Nel 2000 avevano conquistato il 25% dei seggi parlamentari, ma non erano rappresentate a livello ministeriale (o in posizioni equivalenti). In quell'anno, le donne rappresentavano il 48% della forza lavoro. Nel 1997, il 71,4% delle donne riceveva cure prenatali, ma durante lo stesso anno, 3 solo il 44% delle nascite avveniva con l’ausilio di personale medico qualificato. Il nuovo governo Guebuza vanta un primo ministro donna ed ad altre 8 donne sono stati affidati altrettanti ministeri, tra cui quelli della Giustizia, della Salute e del Lavoro. Anche se non ci sono statistiche ufficiali, secondo le autorità pubbliche sanitarie e le organizzazioni di difesa dei diritti delle donne, le violenze domestiche sulle donne - in particolare stupri e percosse sono molto diffuse. Molte donne credono che il loro marito abbia il diritto di picchiarle, e le pressioni culturali le scoraggiano dall'intraprendere azioni legali contro i mariti. Oltre a questo, non ci sono leggi che definiscano la violenza domestica come un crimine, sebbene possa essere punita se avviene fuori casa. Nel 2000, le Ong che lavorano nel campo delle violenze domestiche hanno ricevuto 700 richieste di assistenza. Solo 10 sono finite davanti ad un tribunale. Situazione dei minori Nel 2002, più della metà della popolazione del paese era composta da ragazzi con meno di 18 anni. II settanta per cento della popolazione viveva in assoluta povertà, nonostante i progressi realizzati dopo il 1992, quando il conflitto armato che ha devastato il paese è terminato. Le difficoltà sono state aggravate da un'intensa stagione delle piogge nelle aree costiere e dall'alta percentuale di popolazione infettata dal virus dell'HIV/AIDS. Nel maggio del 2003, quasi 660.000 persone hanno avuto seri problemi nell'accesso agli alimenti base, ed altre 255.000 persone erano a rischio nell'accesso al cibo. II 14% dei bambini è sottopeso alla nascita. Dal 1970, la speranza di vita non ha mai superato i 40 anni. Nel 2002, è stata registrata una piccola diminuzione del suo valore: 38 anni. Nel 2001, c'erano 418.000 orfani che avevano perso entrambi i genitori a causa dell'AIDS. La percentuale dei minori di un anno vaccinati contro le malattie infantili raggiunge a stento il 55% nel caso della poliomielite, ed il 58% per il morbillo. Popoli indigeni/minoranze etniche In Mozambico vi sono 16 differenti gruppi etnici o tribù principali. Tra questi sono compresi i Makua, il gruppo più numeroso del paese, che vivono soprattutto nelle province di Cabo Delgado, Niassa e Nampula, i Makonde, nella provincia di Cabo Delgado, I Sena di Sofala, Manica e Tete, i Ronga e gli Shangana, situati soprattutto a Gaza e Maputo. Altri gruppi di minoranza includono portoghesi ( 1%), alcuni indiani ed euroasiatici. Per quanto riguarda la religione, il 39% della popolazione è cristiana e il 13% musulmana, mentre la maggioranza pratica religioni tradizionali africane. La lingua ufficiale a i l portoghese, che viene usata nell'amministrazione statale, nella scuola e nel commercio. La popolazione parla diverse lingue africane. Pena di morte Abolita nel 1990. L'ultima esecuzione è a vvenuta nel 1986. Repubblica Democratica del Congo Nome ufficiale: Republique Démocratique du Congo. Divisione amminIstrativa: 10 province e una capitale. Capitale: Kinshasa, 5.277.000 ab. (2003). Altre città: Lubumbashi, 1.044.200 ab.; Mbuyi-Mayi, 1.018.100; Kisangani, 792.400; Kananga, 521.900(2000). Governo: Joseph Kabila, è presidente della Repubblica dopo le elezioni del novembre 2006 Festa nazionale: 30 giugno, Indipendenza (1960). Forze armate: Le truppe di Kablla costituiscono le nuove Forze Armate del Paese, sono tra le 20.000 e le 40.000 unità. Gendarmeria: 21.000 unità; Guardia Civile 19.000. Popolazione: Deriva da alcuni dei principali gruppi etnici africani: l’africano-occidentale a nord-ovest, il nilo-camitico nel nord-est, mentre una minoranza pigmea vive nella regione centro-orientale. Ci sono più di 200 gruppi etnici, tra i quali: luba, 18%; mongo, 13.5%; azande, 6,1%; bangi e ngale 5,8%; rundi, 3,8%; teke, 2,7%; boa, 2,3%; chokwe, 1,8%; lugbara, 1,6%; banda, 1,4%; altri 16,6%. Religione: È difficile classificare le religioni praticate a causa del forte sincretismo religioso. C’è un’ampia fetta di popolazione cristiana, in maggioranza cattolica (fra il 41 ed il 50%); una minoranza mussulmana (fra 11,2% e il 10%), e molte pratiche religiose tradizionali; i protestanti sono circa il 32%. Lingua: Francese (ufficiale). Le lingue locali maggiormente diffuse sono lo swahilì, shiluba, 4 kikongo e lingala (la lingua ufficiale dell’esercito). Storia La Repubblica Democratica del Congo (RDC) si trova nel centro dell’Africa. È un paese vasto, ricco di oro, ferro, rame, manganese, cobalto, diamanti. uranio e petrolio; un paese situato lungo il ricco filone africano di risorse minerarie che corre da nord a sud, dalla Nigeria all’Angola. La molteplicità degli interessi in gioco rispecchia il numero dei paesi e delle società straniere che sì battono per quella che considerano la loro parte. I vari conflitti della regione dei Grandi Laghi sono esacerbati dalle carestie, dalla malaria e dal colera, come anche dalla TBC e dall’AIDS. Di conseguenza vi sono centinaia di migliaia di rifugiati che rappresentano un altra fronte su cui si impegnano organizzazioni per i diritti umani come Medici Senza Frontiere e alcune agenzie dell’ONU. Nel tentativo di mitigare le malattie, le agenzie per gli aiuti — di cui alcune sono state fondate dalla Banca Mondiale — hanno involontariamente aperto un’ulteriore fonte di conflitto, perché i campi profughi sono stati spesso trasferiti dalle autorità congolesi che se ne servivano come scudi umani contro gli attacchi dei ribelli o contro i nemici del momento Inoltre, la regione ha avuto milioni di morti e feriti nel corso di decenni di guerre civili. Basti pensare ai massacri in Ruanda nei 1994. Alcuni campi di battaglia sono cosparsi di miriadi dl mine antipersona, che scoppiano appena qualcuno le calpesta. La guerra civile nel Congo Belga (così allora si chiamava la RDC) iniziò nel 1960 quando il paese ottenne l’indipendenza. Le origini di questo conflitto - come degli altri nella regione — risalgono all’eredità coloniale. Nel 1884, alla Conferenza di Berlino, le potenze europee si spartirono l’Africa, disegnando sulla carta 48 nuovi stati. I loro eserciti fecero piazza pulita degli imperi, dei regni e delle antiche civiltà che si trovavano a cavallo dei nuovi confini nazionali. Le differenze e le tensioni fra etnie furono spesso sfruttate dai colonizzatori per raggiungere i propri finì, prima di tutto il controllo delle risorse. Quando il processo di decolonizzazione iniziò sul serio, intorno alla metà del XX secolo, le nazioni africane furono costrette ad adottare forme di governo estranee alle loro tradizioni. L’Occidente fece pressioni su questi paesi affinché si modernizzassero prendendo a modello le democrazie occidentali. Dopo l’indipendenza, gli aiuti alla regione impoverita vennero inizialmente dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, anche in base agli interessi degli USA durante la Guerra Fredda. In seguito furono introdotti piani di aggiustamento strutturale per assicurare che i paesi continuassero a fornire risorse e derrate e aprissero i loro mercati. Nel 1965 il comandante di corpo d’armata Mobutu prese il potere con un colpo di stato. Ribattezzò il paese Zaire e iniziò a stringere alleanze per rafforzare la sua posizione. Per la Francia, il Belgio e gli Stati Uniti, il dittatore Mobutu costituiva la migliore difesa contro l’avanzata delle forze ‘comuniste” come il FLC di Laurent Kabila. Ben rifornito di armi e addestramento militare, Mobutu poté respingere gli attacchi dei ribelli per molti anni, coltivando nello stesso tempo amicizie (e inimicizie). Ma quando l’avanzata dei ribelli divenne irresistibile, gli aiuti internazionali iniziarono a diminuire o a cambiare forma. Mobutu svolse un ruolo da protagonista in questo complesso tessuto dì alleanze. Chiese aiuto all’Uganda e al Ruanda, che combattevano entrambi in territorio zairese contro i loro rifugiati hutu e tutsi. Mobutu permise a questi soldati e profughi di sfruttare le miniere d’oro vicine ai loro confini. Gli eserciti stranieri occuparono porzioni sempre più vaste di territorio e vi si stabilirono. Il conflitto in Zaire divenne internazionale, e il paese ne fu depotenziato. Nel frattempo anche il FLC stringeva alleanze. Negli anni ‘60 e ‘70 Kabìla visse in esilio, elaborando i suoi piani, a Dar es Salaam (Tanzania), da dove dirigeva le truppe. Il suo esercito era armato e addestrato da Cuba, che nel 1965 aveva inviato il famoso guerrigliero Ernesto Che Guevara a dare manforte. Dall’esilio, Kabila strinse una salda amicizia con Agostinho Neto, leader del Movimento Popolare per l’indipendenza dell’Angola (MPI.A) e in seguito presidente del suo paese. Per contrasto, Mobutu sostenne, insieme all’Uganda, ionas Savimbi e la sua Unione Nazionale per l’indipendenza Totale dell’Angola (UNITÀ). Vi fu quindi una stretta correlazione tra le guerre civili del Congo e dell’Angola. Gli uomini di Kabila — spalleggiati da Cuba e dal MPLA — contribuirono a scacciare l’esercito sudafricano dall’Angola. li punto di svolta per i sudafricani, dunque anche per l’Angola e per I suoi alleati, fu la battaglia di Cuito Cuanavale. Fino ad allora non erano mai morti dei bianchi negli scontri. Nel dicembre 1988 il Sudafrica firmò il ritiro delle sue truppe dall’Angola e dalla Namibia. Così la vittoria del MPLA, sostenuto da Kabila e da Cuba, fu importante nella lotta per porre fine all’apartheid in Sudafrica e per ottenere l’indipendenza della Namibia. 5 Nel 1997 Kabila conquistò con le armi la capitale Kinshasa e si autoproclamò presidente. Con la salita al potere di Kabila e del suo Fronte di Liberazione Congolese (FLC) si concluse un trentennio di guerra civile contro l’ex dittatore Mobutu Sese Seko, che alcuni giorni dopo morì in esilio in Marocco. Ma la pace era troppo fragile per durare. Gruppi di ribelli appoggiati finanziariamente e militarmente dall’Uganda e dal Ruanda cercarono di deporre Kabila. Le truppe governative furono invece aiutate da Angola. Namibia e Zimbabwe. In seguito furono raggiunte dalle forze di pace delle Nazioni Unite (MONIJC), a quel tempo consistenti in 5.500 soldati provenienti da circa 20 paesi. Alcuni dei caschi blu africani provenivano dalla Tanzania e dal Kenya, paesi implicitamente coinvolti nella precedente guerra civile per aver sostenuto la resistenza di Kabila contro Mobutu. Laurent Kabila è stato assassinato neI 2001 e gli è succeduto il figlio, Joseph Kabila. L’accordo di pace e l’istituzione di un governo di transizione nel 2003 sembrano indicare la conclusione di una guerra durata cinque anni e costata, secondo alcune stime, tre milioni di morti. Ma le risorse poste in gioco sono troppo ricche. In seguito ai nuovi combattimenti nell’Ituri, nel nord-est, si riducono le speranze in una pace duratura. Situazione politica attuale Il Congo sta vivendo una fase di transizione, dopo sette anni di guerra, in una situazione di instabilità permanente, che rischia di far riesplodere conflitti e tensioni, oltre a creare un clima di diffusa insicurezza tra la popolazione civile. Nel 1997, infatti, l'Alleanza delle Forze Democratiche per la Liberazione (ADFL) guidata da Kabila ha conquistato Kinshasa e rovesciato la trentennale dittatura di Mobutu. Ma nel 1998, ribelli Tutsi, organizzati in gruppi armati come il Raggruppamento Congolese per la Democrazia (RCD), fiancheggiato dai soldati ruandesi, e il Movimento di Liberazione del Congo (MLC), appoggiato invece dalle forze armate ugandesi, hanno iniziato una dura lotta contro le fazioni fedeli al presidente Kabila, spalleggiato a sua volta dagli eserciti di Angola, Namibia e Zimbabwe. Una "Guerra Mondiale Africana", come è stata definita, che ha visto combattersi sul territorio congolese gli eserciti regolari di ben sei Paesi per una ragione molto semplice: il controllo dei ricchi giacimenti di diamanti, oro e coltan del Congo orientale Il Congo si è così ritrovato diviso in una parte orientale controllata dai ribelli e una occidentale ancora in mano alle truppe di Kabila. Le vittime dirette di questo conflitto sono stimate in circa 350 mila, cifra che arriva ai 3 milioni e mezzo contando anche i morti per carestie e malattie causate dal conflitto. A combattersi sono stati, da una parte, una mutevole schiera di gruppi ribelli appoggiati dagli eserciti di Ruanda e Uganda (MLC e RCD), e dall'altra le milizie tribali che prima combattevano in appoggio alle truppe governative congolesi, guerrieri come i Mai Mai, i Donos e i Kamajors (federati nelle FDD: Forze per la Difesa della Democrazia) e i miliziani hutu Interahamwe ruandesi, rifugiatisi nelle foreste del Congo orientale nel 1994 dopo aver compiuto il tremendo genocidio di oltre mezzo milione (forse 800mila) di tutsi ruandesi.. Cambiamenti di fronte e di alleanze sono stati una costante: star dietro al continuo nascere e morire di nuove sigle di gruppi combattenti è davvero un'impresa, soprattutto dalla parte dei ribelli tutsi filo-ruandesi/ugandesi, che in certe fasi si sono combattuti anche tra di loro. Strettamente collegato alla ribellione congolese è il conflitto etnico tra gli Hema e i Lendu, che si combattono (con migliaia di vittime) dal giugno del 1999 nella regione dell'Ituri (SudKivu), nel nord-est del Paese, territorio affidato al controllo dell'esercito ugandese. Il Congo accusa quest'ultimo di fomentare tali scontri etnici al fine di giustificare la propria permanenza nella regione e di continuare a sfruttare l'economia locale acquistando concessioni per l'estrazione dell'oro e per la raccolta del legno pregiato. Il processo di pace è stato avviato nel luglio del 1999 con la firma dell'accordo internazionale di Lusaka, ma sul campo i combattimenti non sono mai cessati, nemmeno dopo che le nazioni coinvolte nel conflitto hanno iniziato a ritirare i propri eserciti regolari (febbraio 2001) e i caschi blu del contingente MONUC (Missione ONU in Congo) sono arrivati per sorvegliare la tregua. Quando la comunità internazionale si è finalmente impegnata nell’esigere dai Paesi coinvolti nel conflitto il rispetto del diritto internazionale, si sono potute porre le premesse per l’avvio del dialogo intercongolese che ha portato, nel giugno del 2003, alla costituzione di un governo di unità nazionale. Lo scorso 30 luglio (2006) si è avviato, con la prima tornata delle elezioni presidenziali e le elezioni legislative,il lungo processo elettorale con cui la Repubblica Democratica del Congo cerca di chiudere il lungo periodo di dittature e guerre – soprattutto quella del 19982003 - del dopo-indipendenza. Il 29 ottobre 2006 si è quindi svolto il ballottaggio, che ha visto confermare alla presidenza della Repubblica Joseph Kabila. 6 Le speranze di cambiamento derivanti dallo svolgimento delle elezioni hanno presto lasciato il posto al riacutizzarsi della tensione tra le diverse fazioni presenti nel paese A partire dalla fine di agosto 2007 la regione del Nord Kivu è teatro di combattimenti tra l’esercito regolare (Fardc) e insorti del generale Laurent Nkunda. Alla fine di settembre, attraverso un negoziato della Missione ONU (Monuc), è stato raggiunto un "cessate il fuoco" tra i ribelli di Laurent Nkunda e l’esercito congolese (Fardc), ma la popolazione continua a fuggire a causa della recente tornata di scontri tra forze governative, ribelli e milizie che hanno rifiutato l’integrazione nell’esercito regolare Le principali organizzazioni umanitarie al lavoro nell’area hanno prestato i primi soccorsi ai quasi 20mila sfollati ammassati alle porte di Goma. Secondo l'Unhcr, l'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati, dall’inizio dell’anno più di 170mila persone hanno dovuto abbandonare le proprie case e villaggi a causa dell'intensificarsi degli scontri. Sullo sfondo delle tensioni etniche vi sono gli interesse legati alle enormi ricchezza congolesi, dal legno ai diamanti, dall’oro al coltan, fino al petrolio, scoperto di recente sotto il lago Alberta al confine tra Congo e Uganda. “Senza negare l’esistenza di tensioni etniche, bisogna tuttavia riconoscere che, a livello popolare, la questione etnica non è così grave come certi gruppi sociali e politici vogliono far credere e che essa è fomentata proprio dai vertici di quei gruppi e partiti che la denunciano e, contemporaneamente, la strumentalizzano per interessi specifici propri” - dicono fonti riportate dall’agenzia Fides che presenta un dettagliato rapporto sulla situazione nell’area. Ambiente Situata nel cuore del continente africano, la R.D. del Congo occupa buona parte del bacino del fiume Congo, ed ha un piccolo sbocco sull’Oceano Atlantico. Le regioni centrali e settentrionali sono coperte da foreste pluviali e scarsamente abitate, In questa zona vengono effettuate colture di sussistenza. Nel sud-est si eleva un altipiano che a Shaba raggiunge i 1.000 mdi altitudine. Qui si trova la grande ricchezza mineraria del paese: rame, zinco, stagno, oro, cobalto, uranio, Intorno alle miniere si concentra l’industria locale. Nel sud, coperto da savane, vive la maggior parte della popolazione. Si producono cotone, arachidi, caffè e canna da zucchero, oltre al caucciù e alla palma da olio. Nella piccola regione orientale dell’Ituri, sono presenti le maggiori miniere d’oro del mondo, il Kilo Motu, che è anche un luogo di grande rilevanza per l’esportazione di petrolio. In questa Zona inoltre, sono presenti più della metà delle riserve mondiali di coltan, un minerale usato per i microchip dei telefoni cellulari e dei computer, oche talvolta costa, all’oncia, più dell’oro. Problemi ambientali L’inquinamento dell’acqua — specialmente dai rifiuti non trattati e scaricati nei fiumi — è la principale fonte di malattie. Alcune specie di fauna corrono il rischio di estinguersi, a causa della caccia di frodo: tra queste, elefanti e rinoceronti, i cui corni sono venduti come afrodisiaci. Le aree boschive hanno problemi di deforestazione, Diritti delle donne Le donne hanno ottenuto il diritto di voto nel 1961. La loro speranza di vita è di 42,8 anni, nove anni meno del dato registrato nel 1980, L’analfabetismo tra le donne sopra i IS anni è diminuito tra il 1980 e il 2000, dal 79,2 al 50% (per gli uomini era del 27% nel 2000).* In quell’anno, le donne rappresentavano il 43% della forza lavoro, Situazione dei minori In meno di cinque anni di guerra civile — uno dei più sanguinosi conflitti dopo la seconda guerra mondiale — circa 3,3 milioni di persone erano state uccise, e si trattava per Io più di civili. I bambini sono i più vulnerabili: centinaia muoiono per la malnutrizione e altre malattie prevenibili. Migliaia di bambini sono stati reclutati nell’esercito, un terzo dì loro a forza: molti avevano appena 10 anni. Nella provincia di Icubi, centinaia di donne e bambine sono state violentate, mutilate e uccise nel 2002 e nel 2003. Il 12% dei bambini è sottopeso alla nascita. Alla fine del 2001, si stimava che circa 170.000 bambini tra 0 e 14 anni fossero sieropositivi, e circa 930.000 sono stati resi orfani dall’HIV/AIDS. Popoli indigeni/minoranze etniche ci sono più di 200 gruppi etnici, e parlano soprattutto bantu; i quattro gruppi maggiori mongo, luba, kongo e mangbetu-azande - costituiscono il 45% della popolazione. I twa, un popolo di cacciatori e raccoglitori delle foreste tropicali, si trovano davanti a un triste futuro. Privati dei loro diritti ed esposti alla discriminazione di altri settori della società, i 7 twa soffrono di un’allarmante crescita della malnutrizione e delle malattie. Insieme ai twa, gli hutu e i tutsi costituivano una sola nazionalità, chiamata banyarwanda. Questa è collassata a seguito del genocidio in Ruanda nel 1994. Dopo il genocidio, più di un milione di rifugiati hutu è fuggito nella Repubblica Democratica del Congo, per paura di rappresaglie dei tutsi, che guidano l’attuale governo ruandese e hanno attaccato sporadicamente questi rifugiati. La minoranza tutsi (2% della popolazione) è dominante politicamente e militarmente. Gli hutu vivono nella provincia orientale del Kivu, densamente popolata e di difficile accesso a causa del terreno montagnoso. Anche se gli hutu sono duramente colpiti da alcune decisioni economiche, godono di libertà politica. migranti/rifugiati La guerra civile, l’intervento di eserciti stranieri, la violenza etnica, l’anarchia politica e il disastro economico hanno devastato il paese e il suo popolo. Più di 2,4 milioni di persone erano dei profughi di guerra nel 2002, inclusi 2.000.000 di sfollati e quasi 410,000 rifugiati e richiedenti asilo. Circa 140.000 persone dalla Repubblica Democratica del Congo sì sono rifugiate in Tanzania, 80.000 nella Repubblica del Congo, e decine di migliaia in altri paesi africani. Quasi 15.000 richieste di asilo sono state presentate nei paesi industrializzati. Ne! frattempo. 270.000 rifugiati dai paesi confinanti restavano nella Repubblica Democratica del Congo alla fine del 2002, e provenivano da Angola. Sudan, Uganda, Burundi, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo e Ruanda Pena di morte Ancora applicata, anche per reati ordì nari. Libano Nome ufficiale: Al-Jumhuriya al-Lubnaniya Divisione amministrativa: 6 governatorati. Capitale: Beirut, 1.192.000 ab. (2003) Governo: Emile Lahhoud, presidente. Fouad Saniora, primo ministro. II potere legislativo spetta all'Assemblea dei deputati. Festa nazionale: 21 novembre, Indipendenza (1943). Forze armate: 45000 effettivi Popolazione Il Libano ospita, secondo una stima del 2003, una popolazione di 3.652.000 abitanti divisi in diverse etnie: Arabi 84.5%, Armeni 6,8%, Curdi 6,1%, Altri 2,6%. Il termine “arabo” viene comunemente utilizzato per indicare una persona proveniente dal Medio Oriente o dall’Africa del Nord che ha come lingua madre la lingua araba. Tuttavia esistono molti gruppi etnici che rifiutano questa definizione pur avendo l’arabo come lingua madre - nel caso del Libano ad esempio i cristiani maroniti - preferendone una basata su caratteristiche più ristrette come la religione o la storia comune e condivisa. Per quanto riguarda gli Armeni, sembra che essi si siano costituiti come popolo nel VI secolo a.C. intorno al monta Ararat, nelle catene del Caucaso. Dopo la conversione (III secolo), la religione cristiana insieme alla lingua armena divennero la componente più dinamica dell’anima nazionale. In seguito alla persecuzione da parte dei turchi iniziata nel 1908 e trasformatasi in genocidio durante la prima guerra mondiale, molti Armeni abbandonarono la loro terra d’origine e si stabilirono per lo più in Libano e in Siria dove, a poco a poco, ricostituirono le proprie istituzioni comunitarie. I Curdi sono un gruppo etnico medio orientale di ceppo iranico. Stimati tra i 25 e i 30 milioni, costituiscono uno dei più grandi gruppi etnici privi di uno stato nazionale proprio. I Curdi sono in maggioranza di religione islamica sunnita, ma parlano la lingua curda che appartiene al ceppo delle lingue indoeuropee. Religione Tutte le religioni sono riconosciute ufficiali dallo stato. La popolazione libanese comprende diversi gruppi religiosi: musulmani (sciiti, sunniti, alawiti), cristiani maroniti e di altre confessioni ortodosse arabe e armene, Drusi e altri ancora. Dal 1932 non si sono più avuti censimenti ufficiali a causa della grande sensibilità dei Libanesi nei confronti dei rapporti numerici fra le varie confessioni religiose. Secondo le stime del governo statunitense, attualmente i musulmani sono il 60% della popolazione residente; il resto è composto da cristiani: in prevalenza maroniti, poi greco-ortodossi, greco-cattolici, armeni (ortodossi e cattolici) e protestanti. Un tempo esisteva anche una piccola minoranza ebraica, che ha però abbandonato il paese. Lingua Arabo (ufficiale); la maggioranza della popolazione parla lingua francese, l’inglese ha una discreta diffusione. Ricordiamo poi le lingue delle minoranze curda e armena. Partiti politici (principali): La maggioranza sono partiti religiosi. Almustakbal (il futuro), 8 Hizb Allah (partito di Dio), Amal (la speranza) attaiar al watani alhurr (partito libanese liberale) al kwat al lubnania (forze libanese) Alkataeib (falangiste). Storia Dopo la fine dell'Impero Ottomano con la Prima, guerra mondiale, la Società delle Nazioni affidò le cinque province che oggi costituiscono il Libano al controllo della Francia. La Conferenza di Sanremo definì limiti e compiti di tale protettorato nel 1920, tali decisioni furono ratificate dalla Società delle Nazioni nel 1921 ed entrarono in vigore nel 1922. Il Libano ottenne l'indipendenza nel 1943, ma solo nel 1946 le truppe francesi abbandonarono il paese. La storia libanese successiva all'indipendenza è stata caratterizzata dall'alternanza di periodi di stabilità politica e di disordini, ai quali si è sovrapposta la prosperità economica, determinata dall'importanza che Beirut riveste nel Medioriente quale centro finanziario e commerciale. Dopo il conflitto arabo-israeliano del 1948, in Libano giunsero più di 100.000 profughi palestinesi in fuga dopo l'autoproclamazione dello Stato di Israele. Altri profughi si aggiunsero dopo la guerra del 1967 fra arabi e israeliani e dopo il Settembre nero. Nel 1975 i palestinesi in Libano ammontavano a circa 300.000. Oggi sono circa 400.000, la maggior parte dei quali vive in 12 campi profughi. Fu anche a causa della presenza di un numero così ingente di profughi che la guerra civile scoppiò nell'aprile del 1975, lasciando il paese senza un effettivo governo centrale. A fronteggiarsi furono da un lato le milizie composte soprattutto da cristiani maroniti (non sempre amichevoli nei confronti dei loro correligionari libanesi, come il sanguinoso assedio al campo-profughi beirutino di Tell el-Za'tar aveva dimostrato), delle quali la principale era quella legata al partito falangista guidata da Beshir Gemayel, figlio del suo storico fondatore; dall'altro una coalizione di palestinesi, sunniti e Drusi. Nel 1976 la guerra stava volgendo a sfavore dei cristiani maroniti e dei loro alleati (le milizie di Sulayman Franjiyye e di Camille Sham’un, già presidenti della Repubblica libanese) e questo indusse la Lega Araba, dopo lo storico accordo di Riyad, ad autorizzare l'intervento di una Forza Araba di Dissuasione (FAD) - nominalmente composta da vari Stati arabi ma di fatto presto egemonizzata dalla Siria - che riuscì a riportare con la forza la pace nel Libano, colpendo senza troppe esitazioni i combattenti musulmani palestinesi e i loro alleati. Nel 1978, molti maroniti si convinsero del fatto che, in realtà, i siriani avevano intenzione di occupare e controllare il paese, realizzando il loro antico sogno della "Grande Siria" e la loro occupazione di fatto si espresse in modo esplicito (ma sanzionato dagli Stati arabi) a partire dal settembre di quell'anno. Le forze siriane sono rimaste in Libano, condizionandone pesantemente la vita politica, fino all'aprile del 2005, quando si sono ritirate in seguito alle manifestazioni di piazza seguite all'assassinio del Primo Ministro libanese al-Hariri avvenuto il 14 febbraio dello stesso anno. Il 12 Luglio 2006 in seguito al rapimento di due soldati delle IDF da parte del gruppo radicale sciita Hezbollah, Israele ha iniziato un'offensiva militare contro il Libano. Benché l'offensiva miri ufficialmente a neutralizzare il dispositivo armato di Hezbollah e le sue possibilità offensive, i bombardamenti israeliani colpiscono pesantemente anche infrastrutture civili, come l'aeroporto di Beirut, i porti e le principali vie di collegamento terrestre con la Siria, i quartieri della periferia meridionale di Beirut e diversi villaggi nel Libano meridionale, provocando migliaia di vittime civili. Hezbollah risponde all'offensiva israeliana con lanci di ordigni contro obiettivi militari e civili nel nord di Israele, provocando decine di vittime. L’11 Agosto 2006 dopo settimane di stallo in cui la diplomazia non riesce a giungere ad una tregua tra le parti che consenta l'apertura di corridoi umanitari in soccorso della popolazione civile libanese, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite vota all'unanimità la Risoluzione 1701 (2006). Il testo della risoluzione chiede l'immediata cessazione delle ostilità tra Israele e Hezbollah e prevede la creazione di una zona cuscinetto "libera da ogni personale armato che non sia quello delle Nazioni Unite e delle forze armate regolari libanesi" per dodici miglia tra la frontiera israelo-libanese e il fiume Litani. Il 14 Agosto 2006 subito dopo l'annuncio del cessate-il-fuoco e la fine delle azioni militari, il governo libanese avvia il dispiegamento delle proprie forze armate lungo il confine meridionale. Centinaia di migliaia di civili fanno ritorno nei propri villaggi, in molti casi gravemente danneggiati dal conflitto. Il 25 Agosto 2006 il vertice europeo di Bruxelles ha stabilito l'invio di circa settemila militari europei che si accingono a costituire il nucleo centrale della forza multinazionale di interposizione nel Libano meridionale (UNIFIL). Le truppe multinazionali (guidate dalla Francia, a cui subentrerà l’Italia nel Febbraio 2007) non hanno il compito di procedere al disarmo delle milizie di Hezbollah né di sorvegliare i valichi di confine con la Siria. La guerra dell’estate 2006 destabilizza ulteriormente la vita politica libanese. A dicembre l’opposizione (Hezbollah, Amal e Corrente Patriottica Libera) inizia un sit-in (ancora in corso 9 a settembre 2007) che blocca il centro di Beirut, chiedendo le dimissioni dell’attuale premier Fuad Seniora e nuove elezioni legislative. Le elezioni presidenziali sono previste tra la fine settembre 2007, data prevista per la riapertura del Parlamento, e il 25 novembre, data della fine del mandato dell’attuale Presidente Emile Lahoud. La tensione rimane costantemente alta anche a causa dei molteplici attentati in cui rimangono uccisi importanti esponenti politici. L’ultimo, in ordine di tempo, avviene il 20 settembre 2007: viene ucciso il deputato falangista Antoine Ghanem, 64 anni. Politica Il Libano è una repubblica. L'elemento più importante del sistema politico libanese è il confessionalismo, ossia un assetto istituzionale in cui l'appartenenza religiosa di ogni singolo cittadino diventa il principio ordinatore della rappresentanza politica e il cardine del sistema giuridico. Anche gli incarichi amministrativi sono suddivisi tra le differenti confessioni religiose secondo un meccanismo predeterminato di quote riservate, che sono attribuite a ciascun gruppo in funzione del suo peso demografico e sociale. In base a una convenzione costituzionale mai scritta risalente al "Patto Nazionale" (al-mithaq al-watani del 1943, le più alte cariche dello stato sono assegnate ai tre gruppi principali: il Presidente della repubblica è maronita, il Primo ministro è sunnita, mentre il Presidente del Parlamento è sciita. Gli accordi di Ta’iif del 1989 non hanno modificato questo sistema, ma si sono limitati a riequilibrare i rapporti di forza tra le confessioni maggiori, facendo in modo che il numero di deputati musulmani fosse pari al numero di deputati cristiani, e aumentando i poteri e le prerogative del Primo ministro a scapito del Presidente della repubblica. Dal punto di vista costituzionale, il Libano può essere definito una repubblica semipresidenziale perché il Presidente della repubblica, per quanto non eletto direttamente dal corpo elettorale, condivide il potere esecutivo con il Primo ministro, partecipando alle sedute del Consiglio dei ministri, nominando e revocando il Primo ministro. Il Presidente della repubblica è eletto ogni sei anni da parte dei deputati. Il mandato dell'attuale presidente Émile Lahoud, scaduto nell'ottobre 2004, è stato prorogato di altri tre anni sotto pressione siriana. Il potere legislativo è affidato all'Assemblea dei Deputati (Majlis al-Nuwwab), composta da 128 deputati eletti ogni cinque anni (in precedenza, ogni quattro) mediante suffragio universale diretto. Il diritto di voto si esercita a partire dall'età di ventuno anni. I seggi in palio sono attribuiti in base sia ad un criterio geografico sia ad un criterio confessionale, attraverso una minuziosa ripartizione che cerca di riflettere gli equilibri demografici esistenti tanto a livello nazionale quanto a livello locale. Economia Il Libano ha una lunga tradizione di politiche economiche basate sulla concorrenza e il libero scambio, che prevedono una rigorosa applicazione del segreto bancario (anche se recentemente è stata approvato un testo di legge contro il riciclaggio di denaro) e l'assenza di restrizioni riguardanti i movimenti di capitale e gli investimenti diretti dall'estero. La guerra civile (1975-1990) ha danneggiato seriamente le infrastrutture del paese, ma non ne ha intaccato il ruolo e la reputazione di hub regionale dei servizi bancari, finanziari e assicurativi. Nella prima metà degli anni Novanta, la ripresa economica, per quanto eccessivamente focalizzata sulla ricostruzione della capitale e sulle grandi opere, è stata favorita da un settore bancario finanziariamente solido e da un sistema di piccole e medie imprese dotate di grandi capacità di recupero, oltre che dalle rimesse provenienti dai libanesi residenti all'estero. Tra il 2000 e il 2005 la crescita si è attestata su tassi prossimi allo zero (0,5% nel 2005), mentre il debito pubblico, cresciuto a dismisura negli anni del conflitto, è giunto nel 2005 al 200,7% del PIL. L'indice dei prezzi al consumo è ora sotto controllo, con un livello del 2,4% nel 2005, mentre il tasso di disoccupazione viene stimato intorno al 18% della forza lavoro. Il governo libanese ha annunciato l'intenzione di procedere nel lungo periodo alla privatizzazione, mediante la vendita di una cospicua parte del proprio pacchetto azionario, della compagnia aerea di bandiera MEA-Middle East Airlines, della compagnia elettrica Électricité du Liban, della compagnia di telefonia fissa Liban Telecom e del Porto di Beirut. Nelle intenzioni del governo, i ricavi risultanti dalla vendita sul mercato e i risparmi sugli stipendi del personale delle compagnie privatizzate dovranno essere utilizzati per il risanamento dei conti pubblici e per l'appianamento del deficit di bilancio. Il governo libanese intende inoltre varare un piano di razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica, mentre il programma di riforma del sistema tributario ha mosso i suoi primi passi nel febbraio del 2002 con l'aumento della tassa sugli idrocarburi e l'approvazione dell'imposta sul valore aggiunto. Gli osservatori più scettici sottolineano che non è chiaro quanto questi obiettivi possano essere realizzati in un quadro di instabilità politica e di grande frammentazione sociale, aggravata da un crescente divario tra ricchi e poveri. 10 L'Italia è il primo partner commerciale del Libano e contribuisce all'11,2% delle importazioni complessive del Paese. La guerra mossa contro il Libano da Israele nell’estate 2006 ha prodotto gravi danni economici, aggravando numeri e condizioni della popolazione in stato di povertà. Cultura Il Libano è stato per millenni un punto di incontro tra civiltà differenti ed è abitato da diciassette confessioni religiose, ciascuna dotata di identità distinte, ed offre, di conseguenza, un panorama culturale straordinariamente ricco e stratificato. L'UNESCO ha riconosciuto cinque siti libanesi come patrimonio mondiale dell'umanità: si tratta di Anjar, Baalbek, Byblos, Tiro e la valle di Qadisha. Il Libano ospita numerose università, che seguono perlopiù il sistema accademico americano e offrono titoli di studio riconosciuti dagli atenei degli Stati Uniti. La letteratura e la poesia hanno sempre avuto un ruolo importante nella cultura libanese. Una forma molto popolare di poesia è lo “zajal”, nel quale un gruppo di poeti si inserisce in un arguto dialogo cantato improvvisando versi. Il più importante rappresentante della letteratura libanese è Khalil Gibran, un poeta, scrittore e artista del XIX secolo che ha esplorato il misticismo cristiano. Tra gli scrittori libanesi si ricordano Hoda Barakat, Elias Khuri, Rashid Daif, Samir Kassir (assassinato), Amin Maalouf, Emily Nasrallah e Hanan AlShaykh. Provengono dal Libano numerosi interpreti della musica araba contemporanea. Oltre a grandi stelle come Fairouz, celebre per la sua estensione vocale, lo spirito patriottico e le sue canzoni d'amore, e Marcel Khalife, noto per il suo impegno politico e come interprete di oud (uno strumento tradizionale simile al liuto), la nuova generazione dei cantanti di musica pop comprende nomi assai famosi in tutto il mondo arabo, come Nancy Ajram, Haifa Wehbe, Nawal Al Zoghbi, Elissa e Ragheb Alama. Ambiente Il Libano si trova sulla costa orientale del Mar Mediterraneo e confina a nord e a est con la Siria e a sud con Israele. Pur essendo uno dei paesi più piccoli al mondo - misura 180 km da nord a sud e 50 km da est a ovest - ha una quantità di ambienti naturali completamente differenti gli uni dagli altri. All’interno la catena del Libano sale a ripide terrazze in un sensazionale insieme di cime e giogaie: la più alta, Qornet as-Sawda, supera i 3000 mt. Ancora più all’interno la catena scende vertiginosamente verso la Valle della Bekaa, lunga 150 km, che è situata parallelamente alla costa a un’altezza di 1000 mt. La Bekaa è la zona principale della produzione di vino e, fino a poco tempo fa, anche di canapa indiana, conosciuta al tempo dei Romani come "Il paniere di Roma". La catena dell’Antilibano si innalza in un arido massiccio a picco a est della Valle della Bekaa, formando un confine naturale con la Siria. Il cedro, il più famoso rappresentante della flora libanese, oggi si trova solo in poche zone sulle pendici delle montagne e principalmente a Bcharrè e vicino a Barouk, nelle montagne Chouf. Questi boschetti solitari sono tutto ciò che rimane delle grandi foreste di cedri del Libano che, in tempi biblici, ricoprivano buona parte del paese. Tuttavia il Libano è ancora il paese più densamente alberato di tutto il Medio Oriente: sulle montagne crescono molte varietà di pino e buona parte della pianura costiera è coltivata ad alberi da frutto. Il governo ha previsto l’istituzione di parchi e riserve naturali; attualmente, l’unico Parco nazionale del paese è il Mashgara, istituito nel 1988. Esiste anche un’area protetta privata, la Riserva naturale Khallet Khazem. Il Libano ha ratificato accordi internazionali sull’ambiente in materia di biodiversità, desertificazione, abolizione dei test nucleari, tutela delle zone umide e protezione dell’ozonosfera. Il paese ha firmato anche trattati riguardanti la conservazione della vita marina e la modificazione dell’ambiente. Le maggiori città del Libano sono città portuali: Beirut (Capitale), Tripoli, Sidone, Jounieh e Tiro. All'interno le città più importanti sono Zahle e Baalbeck. Diritti delle donne Le donne hanno il diritto di votare e di candidarsi. 5 donne sono deputati e una sola è ministro. Si lotta per una quota per le donne.. Un grave problema circa la condizione femminile in Libano riguarda la discriminazione e le violenze domestiche. Pratiche discriminatorie sono infatti permesse in base a leggi sullo status personale, sulla nazionalità e leggi contenute nel codice penale concernenti la violenza all’interno della famiglia. Il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione contro le donne ha raccomandato che il Libano ritiri le sue riserve agli artt. 9 e 16 della Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne concernenti nazionalità e diritti del matrimonio e che affronti le disuguaglianze che concedono ai bambini di ottenere la cittadinanza libanese solo attraverso il padre e che permettono solo agli uomini di divorziare 11 dalle loro spose. Situazione dei minori 35.000 minori (di cui 10.000 handicappati) sono orfani o casi sociali difficili e vivono negli istituti. Molti altri vivono nelle loro case in condizioni di povertà. Gli analfabeti in Libano, secondo le dichiarazioni del ministero degli affari sociali in una conferenza stampa dell’8 settembre 1999, giornata mondiale per l’alfabetismo, sono il 13,6%. Il 33% della popolazione ha un livello di istruzione minimo. Nell’anno scolastico 1999 – 2000 si stimavano 6.000 bambini non scolarizzati e dopo la guerra del 2006 si ritiene che siano più di 20.000. Brasile Nome ufficiale: Repùblica Federativa do Brasil. Divisione amministrativa: 26 stati e un distretto federale. Capitale: Brasilia, 3.099.000 ab. (2003). Altre città: Sào Paulo, 17.800.000 ab.; Rio de Janeiro, 10.600.000 ab.; Belo Horizonte, 4.310,000 ab.; Porto Alegre, 3.576.000 ab.; Recife, 3.377.600 ab. Governo: Luis Inacio (Lula) da Silva, Presidente della repubblica dal 2003. Organi legislativo bicamerale: il Congresso nazionale è suddiviso in Camera dei deputati di 513 membri e il Senato federale di 81 membri. Festa nazionale: 7settembre, Indipendenza (1822). Forze armate: 295.000 effettivi (1996); Forze di Sicurezza Pubblica: 243.000 effettivi. Popolazione: I brasiliani provengono dall’integrazione etnica e culturale tra indigeni (fondamentalmente guarani) schiavi africani, e europei (in maggioranza portoghesi); nell’asse Rio - Sào Paulo, sono presenti arabi e giapponesi; ci sono anche molte minoranze indios. Contrariamente a quanto di solito si ammette, esiste la discriminazione razziale, nonostante la costituzione del 1988 sancisca il razzismo come reato. Religione: In maggioranza cattolica, spesso mescolata con culti di origine africana, in forme religiose sincretiste (macumba, candomblè e umbanda). Lingua: Portoghese, ufficiale e predominante. Sono parlate molte lingue indios (bariwa e guajajàra). Partiti polìtìci (principali): Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB), guidato da Luis Enrique da Silveira; Partito del Fronte Liberale (PFL), guidato da Jorge Bornhausen; Partito Social Democratico Brasiliano (PSDB), di Fernando Henrique Cardoso; Partito dei Lavoratori (PT), guidato da Rui Falcao; Partito Laburista Brasiliano (PTB); Partito Comunìsta Brasiliano. Organizzazioni sociali: La maggioranza dei lavoratori aderisce alla Centrale Unita dei Lavoratori (CUT) e alla Confederazione Generale dei Lavoratori (CGT). Vi è anche il Foro Sindacale. Molti sindacati agiscono autonomamente. Movimento dei Senza Terra (MST), associazione di lavoratori senza terra che reclama una riforma agraria nelle campagne e, nelle città, terre per la costruzione di abitazioni. Unione Nazionale Indigena (UNII, associazione delle diverse popolazioni indigene del Brasile. Commissione della Pastorale della Terra (CPT) e Consiglio Indigenista Missionario (dM1), gruppi pastorali della Chiesa cattolica che svolgono attività sociali nelle campagne. Rete di Difesa della Specie Umana (REDEI-O, organizzazione ecofemminista. “Tortura Nunca Màs”, gruppi statali di difesa dei diritti umani. Ambiente Comprende cinque regioni. Nel Nord, il bacino del Rio delle Amazzoni è formato da terre pianeggianti coperte da foreste equatoriali e attraversato da grandi fiumi. Sui monti dei Carajàs c’è una delle più consistenti formazioni minerali del mondo (ferro, manganese, rame, nichel e bauxite). L’economia è principalmente estrattiva. Nel Nordest, il sertao è formato da altipiani rocciosi, con un clima semiarido e poca vegetazione; vi predomina l’allevamento del bestiame. La fascia costiera più umida (zona della Mata) è coltivata a canna da zucchero e cacao. Il Sudeste si caratterizza per il grande sviluppo economico. L’altopiano è formato da estesi rilievi che terminano al sud con la Sierra do Mar. I principali prodotti agricoli della regione sono: caffè, cotone, granturco, canna da zucchero. Il Sud è formato dall’Altopiano Meridionale, ha clima subtropicale ed è la principale area agricola; produce caffè, sola, granturco e grano. Nell’estremo sud, nella campagna «gaucha» c’è un’importante attività di allevamento di bovini. Infine, la regione centro-occidentale è formata da estese pianure, dove predomina l’allevamento degli ovini. La regione amazzonica è devastata a causa della deforestazione che ha distrutto gli habitat naturali di 12 molte specie animali vegetali. Problemi ambientali La regione amazzonica è stata devastata dal taglio incontrollato di alberi, che ha distrutto l’habitat di molte piante e specie animali, così come quello dei popoli indigeni. Ci sono seri problemi d’inquinamento nelle grandi città - come Rio de Janeiro e Sào Paulo. Diritti delle donne Nel 2003 quando il presente governo ha preso il potere, le donne rappresentavano 18,2% degli eletti nella Camera dei Deputati e il 5,9% nel Senato Federale (40% rispetto alla precedente amministrazione). Inoltre, 4 ministri erano donne (una di loro era di origine africana). Nel 2000 (secondo gli ultimi dati disponibili in The State of the World ‘s Children e nel database di Childinfo, UNICEF, 2004) il 180% delle donne sopra i 15 anni sapeva leggere e scrivere (5% in meno degli uomini adulti). La mortalità materna continua ad essere un problema, sebbene 188% delle nascite avvenga in ospedale. Le cure prenatali sono spesso di bassa qualità, e vi sono differenze nel suo accesso tra i differenti segmenti della società oppure tra le regioni del paese Situazione dei minori Nel 2001, 54 milioni di brasiliani vivevano sotto il livello della povertà. li tasso di mortalità infantile è diminuito nell’ultimo decennio, a livello di 30 su 1.000 nati vivi, ma resta sproporzionato rispetto alla capacità produttiva nazionale e alla tecnologia disponibile. Il Brasile è, con il Messico, il paese americano con più bambini di strada. Molte giovani provenienti specialmente dal nordest povero - sono emigrate nelle grandi città del sud per lavorare come domestiche, ma in moltissimi casi hanno finito per prostituirsi o lavorare nel mercato della pornografia Secondo il Segretario nazionale per i diritti umani, tra il maggio e l’ottobre 2003, la linea diretta per i casi di abusi, sfruttamento sessuale e maltrattamento dei bambini, ha registrato più di 3.300 chiamate. Queste denunce vengono soprattutto dallo stato del Rio Grande do Sul, da Rio de Janeiro e Sào Paulo Popoli indigeni/minoranze etniche I 200 gruppi indigeni comprendono tra le 350.000 e le 500.000 persone (0,2-0,3% della popolazione del paese). Si trovano soprattutto in Amazzonia e nelle regioni centrali (piccole comunità, missioni, parchi nazionali Scene sono quattro - e riserve istituite dal governo). Alcuni sono agricoltori, altri cacciatori e raccoglitori o ancora semi’nomadi. I gruppi indigeni amazzonici hanno stretti legami dì dipendenza con la terra e i fiumi, e sono minacciati dall’estrazione dell’oro, dall’agricoltura e dalle industrie del legno e del petrolio. Lo sfruttamento di queste ricchezze naturali ha causato il loro declino, in parte per lo scontro con le popolazioni non indigene - alcuni li considerano ‘meno di un popolo vero e proprio’ e anche perché sono state introdotte nuove malattie nel loro habitat. Durante l’amministrazione Cardoso, la privatizzazione di una parte delle loro terre è stata incoraggiata, mettendo in pericolo il loro sistema di vita. L’organizzazione dei vari gruppi è soprattutto a livello locale, a causa delle distanze che li dividono. La Fondazione Nazionale Indiana (FuNAI) è la sola organizzazione su base statale dedicata allo studio delle popolazioni indigene. Si stima che i gruppi più numerosi nel paese siano i guarani, gli yanomami, i kaingang, i terena e i kaiwa. Migranti/rifugiati Alla fine del 2000, 1.887.893 brasiliani vivevano in paesi stranieri, tra cui Germania, Svizzera e Italia. Sebbene il Brasile sia una delle maggiori economie al mondo, la distribuzione del reddito è lungi dall’essere equa, per cui molte persone sono andate in cerca di migliori opportunità in altri paesi. La politica dei rifugiati in Brasile è cambiata frequentemente, ma dagli anni Novanta il paese ha una sua legislazione sul tema, Pena di morte L’ultima esecuzione è avvenuta nel 1855; nel 1979 è stata abolita per i reati comuni. Distribuzione della popolazione in ragione della ricchezza: In Brasile il 10% della popolazione possiede il 50 % delle ricchezze GRAFICO 1. - La distribuzione della ricchezza in Brasile 13 TABELLA 1. Indicatori sociali relativi all’indice di sviluppo umano, all’incremento naturale, alla speranza di vita, alla demografia Paese I.S.U. (Posizione nella graduatoria mondiale) Incr. Nat. Sp. Vita M F Brasile 79 13,6 63 70 20,3 Italia 19 -0,9 75 81 9 Demografia N. M. M.I. 6,7 9,9 40,1 5,5 LEGENDA I.S.U.= Indice di Sviluppo Umano G.=Posizione nella graduatoria mondiale V.= Valore espresso in millesimi Incr.Nat.=Valore dell’incremento naturale in % Sp. Vita= Speranza di vita in anni M=Maschi F=Femmine Demografia: N..= tasso di natalità in % M.=tasso di mortalità in % M.I.= tasso di mortalità infantile in % TABELLA 2. Indicatori sociali relativi al tasso di analfabetismo, alla spesa dello Stato in materia di difesa, sanità, istruzione Paese Analfabetismo Spese dello Stato % PL % Difesa Sanità Istruzione Brasile 14,7 1,7 1,9 5,2 Italia 1,7 1,5 5,1 4,7 LEGENDA Calorie ab./g.= Calorie disponibili per abitante al giorno Spesa Stato % PNL= Spesa dello Stato in % del Prodotto Nazionale Lordo relativa a: difesa, sanità, istruzione 7) Descrizione del contesto territoriale e/o settoriale entro il quale si realizza il progetto con riferimento a situazioni definite, rappresentate mediante indicatori misurabili: Premessa Il progetto vede nell’esperienza all’estero la più rilevante delle tre fasi, corrispondenti agli obiettivi evidenziati al punto 8, in cui è articolato. La prima e la terza fase vengono invece 14 realizzate prevalentemente in Italia, a Roma, nell’ambito delle attività del Settore Educazione alla Pace ed alla Mondialità della Caritas Diocesana di Roma. Riteniamo pertanto opportuno inserire una descrizione del contesto in cui verrà realizzata la parte del progetto per quanto concerne la Diocesi di Roma. A questa segue la presentazione della specificità dei contesti in cui si realizzerà l’esperienza della fase 2 Roma, Italia L’obiettivo della Caritas, in quanto organismo pastorale con una prevalente funzione pedagogica, è quello di aiutare i membri della comunità cittadina civile ed ecclesiale ad essere operatori di pace, cittadini responsabili e solidali, capaci di affrontare i conflitti e le contraddizioni della nostra storia per risolverli con la nonviolenza. Uomini che trovano nel dialogo, nel rispetto della legalità e dell’essere umano i valori fondamentali del proprio impegno di carità e giustizia. Lo stile che caratterizza la proposta Caritas è quello della “pedagogia dei fatti”. L’esperienza concreta accanto ai poveri è lo strumento educativo che aiuta a leggere la realtà in modo nuovo e che favorisce la rielaborazione dei propri valori di riferimento al fine di un cambiamento nel proprio stile di vita. Da questo può scaturire la scelta di impegnarsi in prima persona a fianco dei fratelli che si incontrano. Il Settore Educazione alla Pace e alla Mondialità (SEPM) inizia a prendere la struttura attuale nel 1989 ed oggi promuove, coordina e sostiene le attività riguardanti l'educazione alla pace ed alla giustizia della Caritas di Roma. I destinatari delle attività sono la comunità ecclesiale e la comunità civile con una particolare attenzione ad alcune esperienze aggregative tipiche del mondo giovanile: le scuole, le associazioni, i gruppi parrocchiali, il mondo universitario. Il SEPM si propone di animare la comunità cittadina attraverso attività di formazione, informazione ed animazione: - l’organizzazione di laboratori formativi e di animazione pastorale, di incontri, convegni e manifestazioni pubbliche, percorsi di formazione per le scuole; - la pubblicazione di dossier, quaderni e di “Operatori di Pace”, foglio di collegamento mensile del Settore; - la gestione del centro documentazione e della biblioteca “don Lorenzo Milani”, con libri e riviste sui temi della pace, dei rapporti Nord-Sud, dell'obiezione di coscienza, della nonviolenza, dei diritti umani, dell'ambiente, del disarmo e dei testimoni di pace; - la gestione e coordinamento delle attività di solidarietà internazionale che si sviluppano sia attraverso progetti con i Paesi più poveri colpiti da particolari emergenze, sia con la formazione degli operatori che lavorano nell'ambito della cooperazione allo sviluppo e curano l’animazione e l’educazione alla mondialità valorizzando le varie reti territoriali. - la cura delle attività di coordinamento del servizio civile e obiezione di coscienza garantendo l’accoglienza, l’orientamento, la formazione, l’accompagnamento e l’organizzazione del lavoro dei giovani. Dal 1993 il Settore gestisce una banca dati informatica: la Rete SEPM. L’idea della rete risponde all’obiettivo del Settore di ampliare e diffondere capillarmente sul territorio le iniziative per costruire una società di Pace, possibile soprattutto attraverso un moltiplicarsi intelligente e mirato dei contatti. Ad oggi la banca dati conta circa 1.800 contatti, tra obiettori in congedo, volontari e volontarie del servizio civile, insegnanti, studenti universitari e delle scuole superiori, volontari che a vario titolo hanno già collaborato con il settore, e circa 700 contatti tra parrocchie, istituti religiosi, partecipanti al mondo dell’associazionismo, centri ed istituzioni connesse alla Caritas. Il SEPM si avvale della collaborazione di 4 operatori a tempo indeterminato e può inoltre contare sul supporto di volontari e giovani in servizio civile. Fino alla sospensione degli obblighi di leva un forte contributo alle attività del SEPM è stato apportato dagli obiettori di coscienza in servizio civile Nell’ambito del suo mandato istituzionale, il SEPM ha quindi intrapreso la costruzione di una serie di strumenti formativi volti ad accompagnare le comunità della Diocesi di Roma sulle tematiche della pace, della giustizia sociale, della mondialità e della solidarietà fraterna con le popolazioni del Sud del mondo. L’obiezione di coscienza al servizio militare è stata negli anni un prezioso mezzo per 15 concretizzare le attività istituzionali, fornendo un’esperienza formativa ai giovani obiettori in Servizio Civile da una parte, e impiegando i giovani stessi nella costruzione di una rete territoriale cittadina dall’altra. Nel corso degli anni, contestualmente ai cambiamenti in materia di obiezione di coscienza e servizio di leva, il SEPM ha intrapreso percorsi volti a inserire i volontari in Servizio Civile al fianco degli obiettori e a coinvolgere direttamente i giovani della diocesi nelle sue attività. Anche la sensibilizzazione e la gestione delle emergenze umanitarie relative a catastrofi naturali e a situazioni di conflitto rappresenta un’area di azione con cui si presta sostegno e aiuto a chi è nel bisogno e nello stesso tempo diventa un’opera di formazione per la comunità sulle tematiche citate in precedenza. In questo contesto di interazione con le comunità parrocchiali e associative si inseriscono le esperienze di solidarietà internazionale alla base del Progetto Orizzonti e Confini. Mozambico Il progetto si realizza presso la città di Maputo. In questo contesto territoriale, la Chiesa cattolica nei suoi diversi organismi (parrocchia, diocesi…) è tra i pochi soggetti istituzionali attivi nella prevenzione e lotta all'esclusione sociale, mentre si registra una pressoché totale assenza di servizi pubblici. I servizi offerti nascono dalla pluriennale esperienza di analisi sociale (grazie all’organizzazione interna di commissioni Caritas, Giustizia e Pace, oltre a quelle per la famiglia, per la gioventù, per l’educazione, …) ed affondano le proprie radici sui seguenti primari settori di bisogno che caratterizzano il territorio e di seguito elencati per "target" di soggetti: 1) Bambini e ragazzi preadolescenti ed adolescenti "abbandonati" in varia misura dalle famiglie povere e che troverebbero "nella strada" il naturale ambiente di sopravvivenza (sociale ed economica). La parrocchia Nossa Senhora Aparecida ha dato vita al "Centro Dia", centro diurno che offre ospitalità a 276 bambini e ragazzi di età compresa fra i 6 e i 24 anni. A 5 ragazzi presso lo stesso centro viene offerta anche accoglienza notturna. Tra i servizi offerti, quelli primari di vitto e alloggio (secondo i dati di cui sopra), e soprattutto quelli relativi all’animazione e al gioco, all’istruzione, all’educazione a alla crescita umana, nonché all’orientamento verso un futuro reinserimento lavorativo, grazie all’apprendimento di piccoli mestieri, per la produzione di artigianato locale (nel laboratorio di “cestaria” vengono prodotti manufatti in paglia come cestini, borse, sottopentola e altri casalinghi, …), di scarpe in cuoio (nel laboratorio di “sapataria”), di vestiti (nel laboratorio di “costura”, dotato di alcune macchine da cucire), di sapone, di batik (grazie alla collaborazione di un noto artista locale) e il taglio e cucito. 2) Donne vedove e/o abbandonate, in particolare quelle che hanno perso il marito in guerra o a seguito dell'immigrazione in Sud Africa. La parrocchia Nossa Senhora Aparecida ha avviato nel 2002 il progetto di microcredito “Progetto Lhuwuka”. Nella fase sperimentale ha già erogato circa 230 crediti a donne, in prevalenza vedove della parrocchia, ma anche non cattoliche conosciute nel quartiere. Il tasso di restituzione è stato fino ad oggi del 100% e l’interesse sui crediti ha permesso di coprire parzialmente i costi di gestione (per esempio il salario del coordinatore). 3) Rifugiati in Mozambico ed immigrati mozambicani in Sudafrica I conflitti armati, presenti in molti paesi dell’Africa, con particolare riferimento alla Regione dei Grandi Laghi, fanno del Mozambico un paese di esilio. Una delle ragioni principali della presenza di tanti rifugiati in Mozambico è la vicinanza con il Sudafrica, destinazione preferenziale per gli africani in cerca di nuove opportunità e di migliori condizioni di vita. Il Mozambico rappresenta in tal senso un corridoio naturale, e a volte obbligato. La crescente chiusura all’immigrazione dei confini sudafricani, rende naturalmente difficile il raggiungimento della meta desiderata, costringendo i rifugiati in transito ad una permanenza a tempo indeterminato nel territorio mozambicano. La popolazione dei rifugiati e richiedenti asilo diventa così stanziale richiedendo attenzione sociale, giuridica e la garanzia di condizioni di vita connaturate con la dignità dell’uomo. È per questi motivi che furono aperti circa 10 anni fa due campi per rifugiati, nei dintorni della città di Maputo: Massaca e Bobole. A causa dell’aumento dei rifugiati, i due campi diventarono insufficienti e a causa dei continui problemi di violazione della frontiera con il Sudafrica da parte dei rifugiati. Il Governo Mozambicano decise di trasferire i due campi in una provincia del nord del paese (Nampula), distante dalla capitale approssimativamente 2.500 Km, fondendoli in un solo campo, quello di Maratane. 16 Con questo trasferimento il numero di rifugiati ospitati nel campo di Maratane si avvia ad un numero di oltre 2.500 persone (si vedano in proposito le tabelle 1 e 2), senza considerare che il fenomeno immigratorio non si è esaurito. I rifugiati richiedono un adempimento a necessità alimentari, abitative, sanitarie, sociali e giuridiche. La risposta da parte delle istituzioni pubbliche è assolutamente insufficiente. Paese di provenienza Uomini Donne Totale R.D.Congo 1093 837 1930 Burundi 243 186 429 Rwanda 145 118 263 Somália 25 1 26 Ethiopia 14 0 14 Kenya 1 0 1 Libéria 2 0 2 Sierra Leone 2 0 2 Sudan 10 2 12 Uganda 3 0 3 Tchade 1 0 1 R. Centro Africana 1 0 1 Congo Brazaville 1 0 1 Angola 3 3 6 Zimbabwe 1 0 1 TOTAL 1545 1147 2692 Tab. 1 Campo dei rifugiati di Maratane a Nampula: provenienza dei rifugiati Età Numero Fino ai 13 anni 1262 Tra i 13 e i 50 anni 1369 Sopra i 50 anni 41 Tab. 2 Campo dei rifugiati di Maratane a Nampula: distribuzione per età 4) Immigrati mozambicani in Sud Africa Sono cittadini mozambicani che emigrano, in particolar modo verso il Sud Africa, in cerca di lavoro e di condizioni di vita migliori. Sono già migliaia i mozambicani che vivono nel paese confinante e, di questi, più di 70.000 lavorano nell’industria mineraria, nell’agricoltura e in altre attività. La grande maggioranza vive nelle township, spesso in condizioni di vita subumana. Caritas Italiana ha vistato già nel 2002 sia la comunità dei minatori mozambicani a Carlton Ville, sia il quartiere di Tembisa (Pretoria, Sud Africa), popolato da circa 3.000.000 di Mozambicani, dalla 1^ alla 4^ generazione, cittadini invisibili, privi di qualsiasi cittadinanza, i cui unici valori riconosciuti sono quelli della forza lavoro (sfruttata sia in termini di ore di lavoro, sia per l'esiguità della compensazione retributiva) e come clienti e fruitori di servizi di mercato, come quello scolastico, che vede gli alunni delle scuole primarie pagare le tasse scolastiche fino all'ultima classe ma infine beffati nel non poter ottenere l'attestato o diploma di frequenza semplicemente perché cittadini inesistenti. Come se questo non bastasse, la popolazione emigrante soffre la xenofobia dei cittadini sud africani e l’assenza della garanzia dei diritti umani fondamentali. Per un’elementare mancanza di coordinamento tra le autorità mozambicane e le autorità Sud Africane, i figli degli emigrati mozambicani non possono essere riconosciuti anagraficamente, con la conseguenza dell’esclusione sin dai primi anni di vita dalle garanzie sociali di base (sanità, istruzione, ecc.). Già dagli anni novanta la Chiesa Cattolica Mozambicana, attraverso la Commissione C.E.Mi.R.De. (Commissione Episcopale per i Rifugiati, i Migranti e gli Sfollati) si è posta la sfida dell’accompagnamento umano, sociale e spirituale alle comunità degli emigranti mozambicani. La pochezza dei mezzi a disposizione ha condannato questa attività ad essere limitata alla buona volontà di poco personale volontario, privo di mezzi di trasporto, di comunicazione e di lavoro in generale, costretto a sostenere in prima persona le eventuali spese. Per questo motivo nel 2003 Caritas Italiana ha finanziato la Commissione CEMIRDE per lo svolgimento di un lavoro più efficace. 5) Rimpatriati I Mozambicani che passano la frontiera, lavorano in tutto il territorio Sud Africano, con una concentrazione più alta su Joannesburgh, sulla provincia denominata Gauteng e sulla provincia del Mpumalanga. Molti di loro si trovano in condizioni di irregolarità rispetto alla 17 legge Sudafricana sull’immigrazione. La crisi socio-economica che affetta il,Sudafrica con particolare riferimento all’industria mineraria, ha portato alla riduzione dei posti di lavoro disponibili e, conseguentemente, all’accoglienza di stranieri nel territorio del paese. Le disperate situazioni economiche portano molti Mozambicani a tentare la via dell’ingresso illegale nel territorio Sudafricano, affrontando conseguenze che in molti casi rappresentano veri e propri fenomeni di grave deriva del rispetto dei più elementari diritti dell’uomo. Tra tutti spicca il caso del Centro di detenzione temporanea di Lindela da dove ogni settimana vengono rimpatriati in pullman coattivamente oltre um milgiaio di mozambicani i successivamente scaricati presso la frontiera di Ressano Garcia. Il Centro di detenzione temporanea è situato tra la città di Krugersdorp e quella di Randfontein ad ovest di Joannesburgh. E’ stato costruito ed ha iniziato ad operare nel 1996 al fine di alloggiare gli immigrati illegali in attesa di essere rimpatriati. All’interno del campo di Lindela oltre ad un comportamento severissimo della Security privata (il carcere è gestito completamente da una compagnia privata che ha ricevuto l’appalto governativo), sono stati segnalati numerosi atti di violazione dei diritti umani: somministrazione coatta di farmaci, mancanza di condizioni igieniche basilari, impossibilità di ricevere adeguate cure mediche, mancanza di un adeguato nutrimento, interruzione forzata del riposo notturno, accesso limitato alle informazioni, assalto e maltrattamento di minori. Secondo il governo Sudafricano, Lindela è un campo di transito disegnato e costruito per 4.000 persone. I Mozambicani invece affermano che solo 1.000 persone potrebbero vivere in condizioni umane all’interno del campo. Tuttavia, Lindela alloggia sistematicamente circa 7.000 persone. 6) Carcerati Le carceri di Maputo, escluso quello di massima sicurezza, sono suddivise in maschili e femminile (Cadeia Central de Machava), che ospitano rispettivamente all'incirca 2.000 detenuti e poche centinaia di detenute, per la maggior parte costretti a subire per anni l'oppressione e la violenza che ivi si consuma, nell’attesa di un processo improbabile, beffa per quanti vorrebbero per lo meno tentare di ricostruirsi una vita a partire da un verdetto di innocenza. In una condizione di prigionia versano nondimeno i rispettivi ,familiari che si occupano dell’alimentazione e della fornitura dei generi di prima necessità a quanti sono reclusi. Oltre a questi luoghi ben definiti, è doveroso ed importantissimo menzionare i cosiddetti "no luogo", cioè tutti quei luoghi di ingiustizia e dolore che non albergano in contesti territoriali fisici, ma nelle storie delle famiglie dei carcerati sottoposte, forse ancor più duramente, alle regole del sistema carcerario (per portare cibo, vestiario, medicinali, eccetera), dei bambini di strada che nemmeno sanno dell'esistenza dei "diritti universali dell'uomo e dell'infanzia", dei bambini venduti e oggetto di tratta, sfruttati o per il loro lavoro o per i loro organi (tema recentemente trattato anche dai mass media italiani, purtroppo in maniera poco chiara e documentata), delle vedove bianche lasciate dai propri uomini, partiti in cerca di fortuna in Sud Africa, e poi, o mai tornati o costretti ad una visita annuale di 2-3 settimane, con poco denaro in tasca perché lavoratori sfruttati ingiustamente ed infine derubati per ignoranza del loro risparmio faticosamente accumulato e perso infine tra ingiustificate trattenute del datore di lavoro, falsi tassi di cambio, spese di viaggio. Il luogo di queste realtà invisibili è nella voce dei racconti che queste persone confidano agli operatori delle Commissioni Giustizia e Pace, Cemirde e Caritas, nella speranza di un qualsiasi aiuto utile per resistere all'ingiustizia della vita ed andare avanti. La Chiesa Cattolica Mozambicana è coinvolta nell’impegno per la tutela dei diritti umani, in particolare attraverso la Commissione Episcopale per i migranti, i rifugiati e gli sfollati (CEMiRDe), la Commissione Arcidiocesana di Giustizia e Pace, che svolgono un ruolo attivo nella tutela di quelle fasce della popolazione che più sono minacciate nei diritti più elementari. Le due Commissioni agiscono in coordinamento con il compito di agire specificatamente nelle situazioni di emergenza umanitaria legati ai fenomeni di salvaguardia dei diritti umani. Un aspetto importante per comprendere il contesto di riferimento in cui il presente progetto si colloca riguarda la metodologia e lo stile di lavoro che caratterizzano la Parrocchia. I servizi sopraelencati derivano dal lavoro di analisi e progettazione sociale da parte di équipe parrocchiali. La finalità, secondo le linee indicate dalla stessa dottrina sociale della 18 Chiesa, è certo quella di strutturare servizi per combattere e prevenire le povertà territoriali, ma prioritariamente l’obiettivo non è quello di “offrire servizi”, ma piuttosto che la stessa comunità sia protagonista assoluta dell’analisi, della consapevolezza e delle scelte d’azione da adottare; la “partecipazione comunitaria” non è un elemento secondario, ma è il perno centrale su cui ruota l’intero processo metodologico definito a livello locale “ver – julgar – agir” (vedere, giudicare, agire). Tale metodo trova alcuni elementi di comunanza con quelli più noti come il PRA (Partecipatory Rural Appraisal), la Pedagogia dell’oppresso di Paulo Freire, il Training for transformation della Lumko e il Delta Programme. Adottando questi criteri, alcuni indicatori si discostano rispetto ai dati “reali”, ma la “realtà” che viene riconosciuta come concreto riferimento progettuale e quindi ritenuta valida per la comunità, è proprio quella percepita ed espressa, talvolta in maniera contraddittoria, dai protagonisti di queste analisi, portatori di informazioni ed interessi (stakeholders). Repubblica Democratica del Congo Caritas Goma nasce contestualmente alla Diocesi di Goma. All’inizio la Caritas aveva un ruolo puramente assistenziale, le azioni che miravano ad uno sviluppo duraturo erano poche e di scarso impatto. Negli ultimi anni si è vista una strutturazione a livello nazionale della Caritas. Con la stesura di un piano strategico a livello nazionale la Conferenza Episcopale invita la Caritas ad assumere un ruolo maggiormente orientato verso lo sviluppo; è così che nasce Caritas – Développement. Caritas Goma interpreta questo mandato con la stesura di un proprio piano strategico da sviluppare in quattro anni (2003-2007). I progetti gestiti da Caritas Goma si realizzano non solo nella città di Goma ma anche nella provincia. La regione del nord Kivu è una delle zone più instabili del pianeta, teatro di scontri continui. Questo nella popolazione determina un senso di instabilità e da continuamente origine a nuovi gruppi di sfollati in continuo movimento. Sul territorio sono presenti molte ONG internazionali, Agenzie Umanitarie, Agenzie delle Nazioni Unite. La conoscenza di Caritas Goma del territorio e la collaborazione con le istituzioni a livello locale fanno di questo organismo un partner privilegiato per il finanziamento di molti progetti. Caritas-Développement, dopo aver condotto un’analisi dei settori di bisogno insieme ai vari partners internazionali, si è organizzata in quattro dipartimenti: BDOM: Bureau Diocésain des Oeuvres Médical (Dipartimento Diocesano Interventi Sanitari) BDD: Bureau Diocésain de Développement (Dipartimento Diocesano per lo Sviluppo) J&P: Bureau de la Commission Justice et Paix (Commissione Giustizia e Pace) BUREAU EMERGENCE et DDR (Démobilisation, Désarmement, Réintégration) ENFANTS SOLDATS : Dipartimento Emergenze e DDR (Smobilitazione, Disarmo e Reinserimento) Bambini Soldato Dipartimento Diocesano Interventi Sanitari L’ufficio contribuisce al miglioramento delle condizioni sanitarie nella Diocesi di Goma. La sua azione si articola in quattro macro settori: 1 Formazione: attraverso lo stanziamento di borse di studio per infermieri professionali (borse ITM Institute Tecnique Medical). 2 Gestione e supervisione delle strutture sanitarie: in collaborazione con l’ufficio ispezione provinciale della salute, l’ufficio coordina e gestisce quattro distretti sanitari (Birambizo, Binza, Minova e Mweso) per un totale di 5 ospedali, 47 centri di salute, 3 centri nutrizionali terapeutici e 18 centri nutrizionali diurni. Donors: WFP e UNICEF. 3 Produzione e distribuzione di farmaci: produzione di farmaci nel laboratorio farmaceutico, gestione della farmacia centrale (approvvigionamento dei farmaci ad ospedali e centri di salute, vendita diretta a basso costo per persone indigenti) Donors: C.E.I., Caritas Italiana e Caritas Asti. 4 Sensibilizzazione: gestione ed implementazione di un programma di lotta alla trasmissione dell’aids, programma di microcredito per associazioni di malati di aids, 19 formazione e sensibilizzazione su nutrizione, malaria, lebbra e tubercolosi. Donors: Caritas Australia. Inoltre l’ufficio si occupa di alcune microrealizzazioni quali piccoli interventi di ristrutturazione negli ospedali e nei centri di salute e forniture di apparecchiature per uso medico. Dipartimento Diocesano per lo Sviluppo L’obiettivo di tale Dipartimento è quello di studiare i problemi riscontrati nelle fasce più basse della popolazione e trovare delle soluzioni durature per migliorare le condizioni di vita delle varie comunità. Attualmente l’ufficio suddivide le proprie attività in cinque settori: 1 Acqua: gestione di un programma di recupero e ristrutturazione delle fonti d’acqua potabile nelle parrocchie della diocesi. Dal 1994 Caritas Développement ha riabilitato più di 1.300 sorgenti e costruito e/o riabilitato molte derivazioni idriche nei villaggi. Donors: Caritas Francia 2 Agricoltura e allevamento: sostegno economico, tecnico e materiale a 15 associazioni e cooperative interetniche. Tale intervento contribuisce inoltre al rilancio della produzione agricola e alla collaborazione/dialogo interetnico. Donors: Cafod (Caritas Inghilterra). 3 Abitazioni: fabbricazione di mattoni e tegole, elettrificazione dei quartieri periferici. Ulteriori attività svolte in collaborazione con le cooperative sopracitate. 4 Strade e ponti: riabilitazione e costruzione di strade e ponti in ambiente rurale con l’obiettivo di facilitare l’afflusso dei prodotti agricoli verso la città. Donors: UNDP 5) Microfinanza: creazione dell’istituzione di microfinanza Tujenge Pamoja (“costruiamo insieme”) per combattere la povertà consentendo ai poveri economicamente attivi l’accesso a servizi finanziari (credito, risparmio) e non finanziari (formazione ed accompagnamento) per migliorare il rendimento delle loro attività generatrici di reddito. Commissione Giustizia e Pace L’obiettivo della commissione è quello di favorire la promozione dei diritti umani, il dialogo interetnico, la riconciliazione e la gestione costruttiva dei conflitti. Tali obiettivi vengono perseguiti attraverso le seguenti attività: • Visite periodiche alle carceri per valutare e cercare di migliorare gli standard delle condizioni di detenzione, denunciare i casi di detenzione arbitraria, promuovere inchieste sulla violazione dei diritti umani. • Supporto giuridico nella gestione delle cause civili. • Organizzazione di laboratori di sensibilizzazione e animazione sui temi della pace e della riconciliazione. • Organizzazione di laboratori di formazione in materia giuridica al fine di far conoscere alla popolazione i propri diritti e di poterli così rivendicare di fronte alle istituzioni. Ufficio Emergenze Nonostante gli accordi di Sun City che hanno messo fine alla guerra nella RDC, e nonostante le recenti elezioni e la costituzione di un governo democraticamente eletto, la sicurezza nelle province dell’est della RDC non è mai stata raggiunta. Le diverse fazioni e i gruppi di ribelli continuano a nascondersi nelle foreste saccheggiando periodicamente i villaggi e creando continuamente gruppi di sfollati. Al rientro nei loro villaggi i gruppi di sfollati trovano le provviste saccheggiate e gli attrezzi distrutti. L’ufficio emergenze cerca quindi di far fronte a tali esigenze attraverso distribuzioni di viveri e la fornitura di attrezzature agricole e di sementi di qualità. Nel 2002-2003 l’Ufficio si è occupato di rispondere alla grave emergenza che si è verificata dopo l’eruzione del vulcano Nyragongo che ha causato la distruzione di un terzo della città. L’ufficio gestisce inoltre un importante progetto che coinvolge i bambini soldato. Nello specifico tale programma si occupa della sensibilizzazione delle autorità politico-militari, dell’allontanamento dai gruppi armati e del reinserimento nella società civile dei minori stessi. Il progetto è finanziato da Caritas Germania. Nei quattro dipartimenti della Caritas Développement sono stati individuati, d’intesa con 20 l’equipe di Caritas Développement ed il suo direttore, cinque ambiti in cui i giovani in servizio civile svolgeranno il loro servizio: 1) “Programma di sensibilizzazione della popolazione alla lotta contro l’aids” 2) “Lotta contro la povertà attraverso il programma di Microfinanza Tujenge Pamoja” 3) “Sostegno alle associazioni/cooperative intercomunitarie per la ricostruzione socio-economica sostenibile” 4) “Coordinamento Commissione Giustizia e Pace” 5) “Smobilitazione dei bambini soldato” Nel quadro dell’Ufficio Interventi Sanitari è stato individuato un programma: 1) “Programma di sensibilizzazione della popolazione alla lotta contro l’aids” 1) “Programma di sensibilizzazione della popolazione alla lotta contro l’aids” Il progetto, avviato nel 2003 e finanziato da Caritas Australia, cerca di dare una risposta al grave problema della diffusione del HIV. Il programma di sensibilizzazione si divide in due parti. La prima consiste nella formazione di agenti pastorali, autorità amministrative, animatori sociali e insegnanti alle tecniche di sensibilizzazione e animazione sul tema HIV/AIDS. Una seconda parte del programma ha come target alunni, gruppi parrocchiali e associazioni presso cui si incoraggia la costituzione di club di lotta all’HIV/AIDS. La formazione e la sensibilizzazione dei beneficiari avviene attraverso l’organizzazione di conferenze, dibattiti, incontri nelle scuole e nelle parrocchie. Nell’ambito di competenza dell’Ufficio per lo Sviluppo si sono individuati due programmi: 2) “Lotta contro la povertà attraverso il programma di Microfinanza Tujenge Pamoja” Il programma “Tujenge Pamoja” è cominciato nel luglio 2007 grazie ad un finanziamento di Trocaire (Caritas Irlanda) ed al supporto tecnico di Caritas Italiana. Obiettivo generale del programma è lottare contro la povertà dando accesso ai servizi di credito e risparmio ai poveri economicamente attivi ed accompagnandoli nella creazione di attività generatrici di reddito. Più in dettaglio, il programma prevede di: • Aumentare le capacità dei poveri economicamente attivi, di preferenza di sesso femminile; • Arricchire lo spirito d’iniziativa e lo spirito imprenditoriale dei clienti • Educare i poveri alla cultura del risparmio, come misura di sicurezza contro gli imprevisti e come mezzo per programmare il proprio futuro • Accompagnare i poveri per permettere loro di diventare autonomi e di prendere il loro destino nelle loro mani • Iniziare i poveri alla creazione e gestione di attività generatrici di reddito durevoli • Incentivare la solidarietà tra i poveri attraverso la creazione di gruppi di credito solidale e la vita associativa. Concretamente, il programma prevede due prodotti finanziari destinati ai poveri economicamente attivi: • il credito a cauzione solidale: il credito viene erogato a dei gruppi di credito solidale, a gruppi di 15-30 persone che hanno accettato il principio della cauzione solidale, ossia che hanno deciso di essere garanti l’un per l’altro in caso di mancato rimborso. • i conti correnti di risparmio: questo prodotto serve ad educare la popolazione ai benefici del risparmio ed è quindi aperto a tutti, sia ai poveri che ai meno poveri. Il programma inoltre offre una gamma di prodotti non finanziari che vanno dalla formazione, all’accompagnamento ed alla progettazione delle attività generatrici di reddito dei poveri economicamente attivi. Per ora, il programma raggiunge solo le parrocchie della città di Goma, ma prevede sul 21 medio-lungo termine di arrivare progressivamente anche nelle campagne e nelle altre parrocchie della diocesi di Goma. Sul medio-lundo periodo, il programma diventerà una vera e propria istituzione di microfinanza autonoma ed indipendente. 3)“Sostegno alle associazioni/cooperative intercomunitarie per la ricostruzione socio-economica sostenibile” Il programma si sviluppa sia in ambito cittadino che rurale. La città di Goma ha una forte vocazione commerciale, ed è centro di scambi per tutta la regione. Dopo l’eruzione vulcanica del 2002 le infrastrutture socio economiche sono state fortemente danneggiate. I grossisti hanno perso allo stesso tempo i loro beni ed i loro capitali. I piccoli commercianti hanno perso i loro clienti, privati del loro potere d’acquisto. Nelle zone rurali i conflitti hanno reso fragile il tessuto sociale e favorito l’esodo verso la città. L’eruzione ha giocato un ruolo contrario, ovvero si è notata un’inversione di tendenza delle famiglie che avendo perso tutto in città hanno fatto ritorno alle campagne. L’avvio di questo programma da parte del BDD ha contribuito al rilancio del sistema cooperativo. I problemi comuni dei beneficiari hanno riattivato i lavori d’equipe ed interetnici. Intorno alla produzione di mattoni si è vista nascere la collaborazione fra cinque gruppi etnici che dal ’90 non avevano più nessun tipo di dialogo: Bahavu, Bahunde, Batembo, Banane e Bahutu. Si sono formate cooperative agricole interetniche per svolgere i lavori comunitari. L’installazione di un mulino nella zona di Birambizo ha favorito l’instaurarsi del dialogo tra i vari gruppi. Grazie a queste cooperative si può contribuire alla rivitalizzazione e al rilancio dell’economia a livello rurale. Varie esperienze similari a quella appena citata hanno portato alla formulazione di un progetto della durata di 5 anni finanziato da CAFOD (Caritas Inghilterra) con l’obiettivo di ridurre l’esclusione politica, sociale, economica e culturale dei gruppi volontari. Il progetto avviato nel 2003 cerca di favorire la comunicazione e la riconciliazione interetnica attraverso la promozione di progetti che rispondano a bisogni comuni e che favoriscano uno sviluppo economico. Il BDD fornisce gli strumenti finanziari e supporto tecnico per l’avvio di queste attività. 4) La Commissione Giustizia e Pace diocesana ha il compito di coordinare le attività dei Comitati Parrocchiali. Si occupa inoltre della formazione degli animatori di tali comitati per ciò che riguarda la gestione costruttiva dei conflitti, l’educazione alla pace e alla coabitazione pacifica. Fornisce inoltre, assistenza giuridica gratuita ai prigionieri indigenti e sostiene le cause delle persone vittime dei diritti umani nei casi in cui i comitati parrocchiali non sono in grado di intervenire. La commissione organizza laboratori di sensibilizzazione e animazione sui temi della pace e della riconciliazione. I temi dei laboratori sono vari e riguardano l’organizzazione di: - seminari sull’evoluzione del processo di pace - seminari di formazione rivolti alle donne sulla loro responsabilità nell’educazione alla pace - conferenze e dibattiti sull’educazione civica ed elettorale - formazioni per gli animatori dei comitati parrocchiali J&P - visite dei comitati - visite nelle carceri e monitoraggio dei diritti umani - visite di scambio con le Commissioni di Giustizia e Pace di altri paesi (Rwanda e Burundi) - seminari di formazione dei mediatori nei conflitti elettorali e post-elettorali - seminari sulla presa di coscienza dei propri diritti da parte dei cittadini. I seminari, i laboratori e le attività culturali mirano a coinvolgere gran parte della società civile comprese le amministrazioni e i militari. 5) “Smobilitazione dei bambini soldato” Il progetto si sviluppa su tre livelli: prevenzione, smobilitazione e reintegrazione. a) Prevenzione La prevenzione si attua attraverso la sensibilizzazione settoriale delle varie fasce sociali coinvolte poiché il ruolo dei differenti attori è specifico. La sensibilizzazione dunque riguarderà target specifici come l’esercito, la polizia, le amministrazioni locali, la società civile, gruppi di giovani. Il progetto prevede un momento divulgativo in cui le tematiche vengono proposte 22 all’opinione pubblica attraverso degli spettacoli teatrali radiofonici. b) Smobilitazione La smobilitazione dei bambini soldato viene effettuata in più fasi. Una prima fase prevede l’identificazione, la conoscenza e la localizzazione del bambino. Una seconda fase viene attuata direttamente dai capi militari e riguarda il disarmo dei bambini. La terza fase concerne smobilitazione vera e propria dei bambini. Vengono prelevati in abiti civili dalla caserma e portati nei CTO (Centri di Transito e Orientamento tre in tutta la provincia) dove trascorrono circa due mesi. Durante questo periodo i bambini vengono preparati al reinserimento nella società civile attraverso laboratori sui diritti umani, attività ricreative e favorendo il confronto con gl’altri bambini. Al termine di questi due mesi con un ordine scritto dei capi militari il bambino riacquista la sua identità civile presso le amministrazioni locali. c) Reintegrazione La reintegrazione dipende dallo stato psicofisico del bambino, dalla sua situazione precedente l’arruolamento e dall’età. I più piccoli si cerca di reinserirli nelle loro famiglie. Agl’orfani viene pagata la scuola. Ai bambini affetti da traumi, vittime di violenze sessuali, affetti da malattie sessualmente trasmissibili vengono pagate le cure mediche e l’assistenza psicologica. Ogni bambino viene seguito passo dopo passo nel suo processo di reinserimento non solo nei suoi bisogni individuali ma anche per quanto riguarda i bisogni della famiglia e/o comunità di provenienza. Questo per evitare casi di rigetto/rifiuto Libano Il progetto si realizza presso il Foyer de l'Amitié (casa dell'amicizia), creato nella Békaa dall'azione apostolica dell'Ordine Basiliano Salvatoriano. E’ un centro sociale dalle diverse attività, che lavora in uno spirito d'apertura e di solidarietà e senza distinzione di religione, di confessione o di sesso con lo scopo di salvare le persone svantaggiate - in particolare i bambini - dalla miseria e dal vagabondaggio. È una nuova forma di azione sociale, incarnata inizialmente dall'Ordine Basiliano Salvatoriano al Convento San Salvatore e quindi in tutti i suoi centri ed istituzioni nel corso della sua storia in diversi tipi di servizi agli esseri umani. La presidenza del Focolare dell'Amicizia è stata successivamente assicurata da padre Hanna SLEIMAN (deceduto 24/1/2003), padre André HADDAD (vescovo greco melkita cattolico di Fourzol, Zahlé e della Békaa), padre Issam DARWICH (vescovo greco melkita cattolico dell'Australia), padre Abdo RAAD (presidente attuale). Oggi il Focolare prosegue la sua missione affidandosi alla provvidenza, alla devozione dei suoi responsabili ed al sostegno dei suoi partner, volontari ed amici. Il suo scopo è di soddisfare le necessità delle persone svantaggiate ed anche di quelle le cui risorse sono insufficienti. L'obiettivo è di ricostruire una società confortata dalla speranza nonostante le difficoltà e fondata sulla credenza nell'amore di Dio e nella dignità dell'uomo affinché regni una civiltà d'amore, di cooperazione e di giustizia. La attività promosse dal Foyer de l’Amitie riguardano: 1- Case di accoglienza per minori Questo programma è nato nel 1979 a Hoch el Omara, è stato trasferito in seguito a Ksara ed a Fourzol. L’accoglienza di un bambino nell'internato del Focolare è definita su criteri precisi, legati alle condizioni di vita familiare. Il programma si articola in due diverse strutture: A - Il Villaggio dell'Amicizia a Ksara. E’ stato fondato nel 1989. Comprende, attualmente, quattro case-famiglia. Ogni casa può accogliere 24 bambini da 6 a 14 anni (fratellanze, ragazzi e ragazze). Questi bambini vivono in un ambiente familiare che garantisce loro una buona crescita spirituale e fisica. 20 persone vegliano sulla loro scolarità, la loro istruzione e la loro salute. I bambini proseguono i loro studi in scuole tecniche ed accademiche (insegnamenti primario e secondario) private o pubbliche. B - La Casa dei Giovani a Fourzol. Questa casa è stata inaugurata nel 1998. Può accogliere 20 giovani e garantisce tutte le loro necessità. I giovani vivono in un ambiente fraterno sotto la direzione di un responsabile. Sono formati a diventare autonomi ed essere responsabili di essi stessi in attesa di entrare nella vita attiva. Inoltre questi giovani proseguono i loro studi in scuole tecniche ed accademiche (insegnamenti primario e secondario) private o pubbliche. Questa attività ha coinvolto, dalla sua nascita al 2004, 980 bambini. 23 2- Assistenza domiciliare Sulla base del principio che la famiglia è l'ambiente naturale del bambino, il Focolare dell'Amicizia si è assunto l’impegno, a partire dal 1987, di seguire a domicilio, dal punto di vista medico, scolastico ed educativo, numerosi bambini. Il Focolare si occupa con questo progetto di seguire tutta la famiglia. L’equipe responsabile di questo programma visita regolarmente le famiglie ed organizza riunioni, conferenze e ricerche di studi. Le famiglie più bisognose ricevono dal Foyer de l’Amitie aiuti alimentari e medicinali e l’aiuto nella ricerca di un’occupazione. Questa attività ha coinvolto, dalla sua nascita al 2004, 940 famiglie e 1.080 bambini 3- Assistenza particolare Questo programma si rivolge a casi particolari per ridurre le sofferenze e curare le ferite (neonati e bambini abbandonati, persone che hanno commesso reati, donne percosse, discordie familiari, persone in fuga, candidati all'asilo...) Questo programma si svolge in cooperazione con i servizi di polizia e di giustizia. Ha preso avvio alla Casa degli Incontri, al Villaggio dell'Amicizia a Ksara nel 2002. Questa attività ha permesso di seguire, dalla sua nascita al 2004, 27 casi. 4- Scuola primaria e secondaria I bambini del Focolare beneficiano dell'insegnamento in scuole private e pubbliche nelle loro regioni e secondo le loro possibilità. La scuola Saint-Joseph, che all'inizio era una scuola primaria gratuita, è diventata una scuola privata parificata ed uno dei programmi del lavoro sociale del Focolare. Questa attività ha coinvolto, dalla sua nascita al 2004, 5.600 allievi 5- Istituto Tecnico del Focolare dell'Amicizia L’Istituto Tecnico è stato inaugurato nel 1985 ed attualmente prevede l’attivazione dei seguenti corsi: - Corsi annuali di elettricista, meccanica, elettromeccanica, falegnameria, costruzione metallica, agricoltura, cucitura, informatica, lingue. (in cooperazione con il ministero degli affari sociali e l'istituzione nazionale dell'occupazione) - Sessioni intensive da 3 mesi a 12 mesi (in partenariato con istituzioni locali e straniere) delle materie sopraelencate - Sessioni specializzate. - Formazione tecnica: preparazione al brevetto professionale (BP), alla maturità tecnica (BT) ed al diploma di tecnico superiore (TS) in una decina di branche. Questa attività ha coinvolto, dalla sua nascita al 2004, 4.100 studenti 6- Laboratori tecnici Questi reparti di produzione sono stati inaugurati nel 1997. Propongono alla clientela servizi nei settori di falegnameria, di lavorazione metalli, di elettromeccanica, di cucito, di elettronica. Sono dotati di attrezzature moderne e diretti da insegnanti specializzati. Gli allievi dell'istituto tecnico seguono corsi pratici in questi laboratori. Questa attività ha coinvolto, dalla sua nascita al 2004, 1.100 allievi 7- Volontariato Fin dalla sua fondazione il Focolare dell'Amicizia è stato sostenuto da donatori che fanno donazioni finanziarie o sotto forma di prodotti derivati dai loro raccolti. Alcuni volontari investono il loro tempo e le loro competenze. Al momento della messa in atto delle attività estive nel corso dell'estate 1998, un gruppo di giovani volontari è nato. Attualmente ci sono 70 giovani che collaborano nei diversi seminari. Un certo numero di volontari partecipano anche ad attività organizzate da altre associazioni, private o pubbliche, in Libano o all'estero. Questa attività ha coinvolto, dalla sua nascita al 2004, 420 giovani 8- Gli ex-allievi del Focolare dell'Amicizia È un gruppo socioculturale composto da giovani che hanno partecipato ad uno dei programmi del Focolare. Lo scopo è di propagare lo spirito di solidarietà tra i suoi membri ed offrire attività ludiche ed educative ai bambini del focolare e proporre diverse conferenze. 9- Attività culturali, di formazione e di svago I periodi di festa (Natale, Pasqua, festa dei professori, festa del bambino... e soprattutto le 24 vacanze d'estate) costituiscono un momento privilegiato per l'organizzazione di attività che fanno progredire il lavoro sociale e contribuiscono alla propagazione dei Diritti dell'Uomo. Il Focolare propone pubblicazioni, conferenze, circoli di studio, organizza escursioni, colonie estive, camping, la Settimana dell'Amicizia, ed un viaggio annuale dei bambini in Francia in collaborazione con l'Associazione "Bambini del Libano". Queste attività hanno coinvolto, dalla loro nascita al 2004, rispettivamente: - Colonie di vacanze, 3.700 bambini - Camping, 360 giovani - Conferenze e Circoli di studio, 85 -Soggiorno in Francia, 365 bambini 10- Lo sviluppo (progetto di microcredito o cassa locale del credito) Il progetto è stato lanciato nel 1998 con l'aiuto di molte organizzazioni sociali. Questo progetto consiste nell’erogare prestiti a privati che desiderano creare o sviluppare un'impresa. I beneficiari sono studenti che escono dall'istituto tecnico, come pure privati provenienti da tutti gli ambienti sociali. I progetti sono differenziati: creazione di coltura sotto serra, cucitura, falegnameria, elettricità, informatica, stampa, apertura di negozi, di saloni di coiffure, di panetterie, o di caffè... Dalla nascita ad oggi, questo progetto ha permesso di attivare 150 progetti di microcredito Progetti per il futuro - Creazione di una scuola di ristorazione e di settore alberghiero. - Creazione di una casa per le giovani donne e di un camping. - Creazione di una biblioteca tecnica. - Creazione di un progetto di turismo responsabile. Brasile Il progetto si realizza presso la città di Jandira che è una cittadina di 120.000 abitanti che si trova nella cerchia della grande San Paolo ed in particolare all’interno della parrocchia di San Francesco di Assisi, che conta circa 70.000 persone, che vivono quasi tutte in situazioni di povertà. Il Gruppo Jandira ONLUS opera all’interno della Parrocchia stessa dal 1989. La città di Jandira Jandira è una città con poco più di 120.000 abitanti che costituisce assieme ad altre città limitrofe la zona Ovest della Grande San Paolo, che cresce e circonda ad anello la metropoli di San Paolo del Brasile, dove la disoccupazione e la carenza di infrastrutture creano le condizioni per cui la maggior parte della popolazione brasiliana si trova a vivere in condizioni precarie in relazione a istruzione, sanità, cultura. San Paolo è una megalopoli di 18 milioni di abitanti, popolazione che ogni anno si accresce di 600.000 mila nuovi arrivi, è il più grande agglomerato urbano del Brasile ed il terzo agglomerato urbano del mondo. Questa crescita esponenziale comporta quindi la situazione che troviamo sintetizzata nelle Tab. 1 e 2. presentate al punto 6 La città di Jandira nel quadro politico, economico e sociale del Brasile attuale Il Brasile di oggi presenta delle differenze rilevanti a livello storico e politico rispetto al Brasile del 1400-1600 in cui la storia era fatta dalle conquiste e le colonizzazioni portoghesi in questa terra. Oggi la popolazione brasiliana sta affrontando una ricostruzione storica e politica e attraversando una fase di intenso lavoro politico per assicurare ad un numero più ampio della popolazione i diritti fondamentali quali l’istruzione e l’educazione di base per tutti, l’assistenza sanitaria, la creazione di condizioni lavorative dignitose, sussistenza un cambiamento a livello socio-culturale. La vita politica, sociale, economica e culturale brasiliana sono purtroppo caratterizzate da un’impunità latente e da tanta criminalità, di ogni genere e grado. Offrire assistenza socio-sanitaria e socio-culturale ai poveri e alle vittime della prepotenza istituzionale, prestare consulenza legale alle associazioni, alle comunità e ai movimenti sociali, monitorare e denunciare violenze e soprusi, sono dunque necessità impellenti da affrontare E’ innegabile che la situazione in Brasile sia critica. La crisi economica che dura da molti anni fatica a ridursi e incrementa, appunto, quella violenza sociale che si manifesta in particolare nei confronti di chi abita le periferie delle città e delle campagne isolate. Non solo. Altra grave conseguenza è la violenza delle forze dell’ordine in particolare nei confronti di bambini e adolescenti, che troppo spesso rimane impunita. Nelle campagne questi episodi sono praticamente la norma. Polizia 25 militare e civile, gruppi di sterminio, squadroni della morte e giustizieri concorrono a compiere azioni violente, esecuzioni extragiudiziali e torture. E nella maggioranza dei casi le vittime sono talmente povere da non potersi permettere di rivendicare il proprio diritto ad avere giustizia perché spesso non sanno nemmeno a chi rivolgersi. La Parrocchia San Francesco di Assisi Il territorio della Parrocchia comprende 12 Bairros (quartieri) tutti con una popolazione mediamente povera o molto povera, dove disoccupazione, delinquenza, promiscuità sessuale e droga sono i problemi principali e più diffusi. L’edilizia di questi quartieri è di tipo spontaneo, normalmente le case sono molto piccole e costruite con mattoni o materiali riciclati; all’interno della parrocchia vi sono anche diverse favelas con baracche di lamiera e legno. Le attività lavorative della maggior parte degli abitanti della parrocchia sono lavori precari e non qualificati, molto spesso discontinui, presso le grandi zone industriali e commerciali del centro di San Paolo. Di conseguenza Jandira è praticamente una città dormitorio in cui al mattino presto un fiume di gente assale i treni per San Paolo e fa ritorno la sera tardi (tempi medi di trasferimento per andare a lavorare circa 2 ore). Quindi durante la giornata le stradine di Jandira rimangono popolate di bambini e ragazzi abbandonati a se stessi che hanno come unica alternativa alla strada poche ore di scuola al giorno su più turni. Molto alta è la dispersione scolastica e il livello della scuola pubblica è molto carente; in questo modo si perpetua la condizione di emarginazione sociale della popolazione. In questo ambiente così degradato i minori sono facili prede della delinquenza e vengono assoldati per fare i corrieri della droga. Altro segno del degrado sociale e dell’abbandono sono le gravidanze precoci (11-14 anni) molto diffuse e anche queste causa e effetto di ulteriore disagio ambientale. Attività sociali 1. Attività educative Per tentare di far fronte all’abbandono diurno dei minori, la parrocchia di San Francesco di Assisi ha dato vita nel 1988 ai primi centri di accoglienza per bambini all’interno dei locali stessi della parrocchia. Da allora il progetto si è molto espanso e oggi i servizi di asilo, doposcuola, corsi di formazione professionale per adolescenti, contano circa 600 tra bambini e ragazzi. I bambini e i ragazzi hanno un’età compresa tra i 3 e i 17 anni e un gruppo di 10 studenti universitari seguono corsi alle Università private con delle borse di studio provenienti dall’Italia. Questi giovani, in cambio della borsa di studio, devolvono una parte del loro tempo alle attività di formazione presenti nella parrocchia. Per gestire al meglio le attività educative e formative, la parrocchia ha promosso la creazione di un’associazione non lucrativa (Associaçào Caritas Sào Francisco) che, in accordo con le linee della parrocchia stessa, cura autonomamente tutte le attività dei 4 centri attivi allo scopo. Attualmente ci sono 4 asili per 300 bambini dai 2 ai 6 anni, 2 doposcuola per 200 bambini e ragazzi dai 7 ai 13 anni, un corso di computer per 50 ragazzi adolescenti, diversi corsi di avviamento professionale con 40 giovani e 10 studenti universitari con borsa di studio. Queste attività vengono sostenute da molti anni da un gemellaggio con la Parrocchia di San Roberto Bellarmino di Roma che ha dato vita al Gruppo Jandira ONLUS. 2. Casa famiglia Fin dal 1992 il parroco Giancarlo Pacchin ha iniziato un’accoglienza di giovani in particolare difficoltà nei locali della parrocchia e per diversi anni molti giovani sono passati da questo luogo dove potevano crescere gli anni particolarmente delicati dell’adolescenza in un ambiente sereno. Nel 2000, con l’arrivo a Jandira di 3 suore della congregazione di Nostra Signora delle Nevi, è partito il progetto di una vera e propria casa famiglia che ad oggi accoglie 30 minori e giovani affidati attraverso il tribunale dei minori. 3. Cooperativa artigianale Nel 2002 nasce un progetto di cooperative di artigianato per tentare di combattere la grande disoccupazione che colpisce tutte le fasce deboli della popolazione brasiliana. Si sono riuniti in una cooperativa due laboratori, uno di confezionamento di moda e l’altro di ceramica artistica. Nei due laboratori lavorano 16 persone e promuovono la creazione di altre esperienze simili. 26 4. Assistenza ai carcerati Da molti anni la pastorale carceraria, rappresentata da un gruppo di parrocchiani e il parroco, seguono nel carcere di Jandira i detenuti e le loro famiglie. I detenuti infatti vivono situazioni molto compromesse vivendo in celle sovraffollate e spesso senza essere a conoscenza della loro situazione giudiziaria. I poveri infatti non possono permettersi un avvocato che si occupi di loro e la pastorale carceraria cerca di ovviare e di intercedere presso la struttura detentiva. 5. Promozione sociale nelle favelas Come nel resto del Brasile, a Jandira da 10 anni a questa parte la situazione sociale e di povertà si è estremizzata e sono nate delle favelas (quartieri di baracche abusive). La situazione all’interno di questi agglomerati è molto precaria e la delinquenza gestisce tutta la vita della favela. Per questo la parrocchia ha sempre ritenuto importante dare una testimonianza di solidarietà come unica proposta positiva per le famiglie della zona. In questi ultimi anni molte attività sono state orientate per la favela di Villa Esperanza dove la parrocchia ha aperto un asilo e ha favorito la nascita di un comitato di quartiere per la risoluzione delle tante necessità quotidiane. Attualmente si sta lavorando per ottenere la possibilità di costruire una propria casa e circa da un anno, a causa dell’imminente sgombero dal terreno della favela, 100 famiglie si sono trasferite in un altro terreno preso in affitto dalla parrocchia stessa. E’ stato così avviato in collaborazione stretta con il Movimento dei senza terra, un progetto di “comuna” urbana dove a distanza di pochi mesi si registra un notevole miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti, della capacità di collaborazione tra famiglie e della sicurezza sociale. Il Comune di Jandira ha già comprato un terreno sul quale sorgerà la “Nova Esperanza” e un istituto pubblico brasiliano (Caixa economica) ha già predisposto un finanziamento per la costruzione delle case che verranno realizzate con l’aiuto degli stessi ex-abitanti della favela. Anche nella favela di Villa Dolores è stato aperto un asilo nell’estate del 2005 e sono in corso i lavori per creare un centro comunitario polifunzionale che verrà realizzato con i fondi di una donazione italiana e con l’aiuto degli abitanti della favela. Parallelamente si sta tentando un coinvolgimento degli abitanti della favela su un progetto di formazione professionale. 6. Corso popolare Da 5 anni è nato un corso di formazione all’esame di ammissione all’università in quanto a San Paolo l’università pubblica, molto rinomata, è a numero chiuso e quindi di conseguenza l’esame di ammissione è molto selettivo. I ragazzi di Jandira che non si sono potuti permettere la scuola privata per mancanza di risorse economiche, si trovano alla fine della carriera scolastica con molte lacune dovute alla carenza della scuola pubblica e quindi non sono in grado di superare nessun esame di ammissione all’università. Il gruppo Jandira onlus, resosi conto di questo problema, già da 10 anni segue alcuni ragazzi di Jandira offrendo loro una borsa di studio per le università private. Ormai sono 14 i ragazzi laureati, che lavorano in diversi ambiti nella città di Jandira, e altri 10 stanno ancora studiando. Quando quindi il Comune di Jandira, sensibile a questa emarginazione culturale, ha iniziato il progetto di un corso di formazione per poter far affrontare ai giovani diplomati l’esame di ammissione universitario, sia la parrocchia di San Frascisco de Assis sia il gruppo di Roma hanno sostenuto l’iniziativa e ad oggi, dopo tre corsi annuali, il cursinho popular, così si chiama, è divenuto un progetto stabile che ogni anno dà formazione a 800 ragazzi e giovani adulti. 7. Pastorale dell’infanzia Da molti anni nella parrocchia di San Francisco de Assis sono presenti dei volontari che dopo un corso di formazione di base si attivano all’interno del territorio per seguire le mamme fin dalla gravidanza e poi nei primi anni di vita del bambino per verificarne e sostenerne una crescita adeguata. Il progetto presente in tutto il Brasile, noto come Pastoral da criança, è un validissimo aiuto all’enorme problema della denutrizione infantile e crea cultura della prevenzione dando gli strumenti per riconoscere e affrontare le malattie più comuni. 8. Gemellaggio con i Sem Terra Un’altra attività sociale, che dimostra una particolare sensibilità anche alle necessità esterne alla parrocchia di Jandira, si rivolge ai gruppi di Sem terra (Senza terra), che in tutto il Brasile lottano da anni contro il latifondo con l’occupazione di terre incolte e la richiesta 27 che gli vengano assegnate per avere una possibilità di vita. Questi gruppi per anni occupano zone agricole e vivono situazioni di grande precarietà ed è per questo che la parrocchia di San Francisco de Assis li segue e li sostiene per quanto possibile nella loro avventura. Vengono infatti organizzate raccolte di cibo da inviare negli accampamenti, scambi di esperienze e campi di lavoro ai quali partecipano anche i giovani provenienti dall’Italia. 9. Altre caratteristiche della parrocchia La parrocchia è formata da comunità di base, che sono dei gruppi di persone dello stesso quartiere che fanno vita di fede in modo piuttosto autonomo, all’interno della comunità di base vengono formati dei ministri che aiutano l’unico prete a gestire la quotidianità religiosa; ci sono ministri della parola che leggono e commentano il vangelo tutte quelle volte che nella celebrazione eucaristica il prete fa la messa in un’altra comunità, ci sono i ministri del battesimo, i catechisti e i ministri dell’estreme unzioni. Ogni comunità di base si incontra insieme con le altre comunità e con i parroco periodicamente e anche i ministri hanno degli incontri comuni di formazione e di scambio. Il risultato di questa organizzazione, che da molti anni fa parte della cultura religiosa brasiliana, è una chiesa molto viva, gestita dal basso, dove le problematiche sociali, molto presenti nella vita di tutti, rientrano spesso tra gli impegni parrocchiali. Molto interessante è un gruppo di Fede e politica che da formazione ai giovani che riflettono sul legame tra la vita e la politica, l’obiettivo è coscientizzare e rendere le persone attive nella vita sociale e politica. Infine c’è un Consiglio di gestione che supervisiona le attività della parrocchia formato da un rappresentante per ogni attività sociale, dalle attività nelle favelas alla pastorale della criança, e che coordina la vita parrocchiale e mantiene i contatti con il gruppo di Roma. Nella parrocchia è molto importante l’attività che da anni si porta avanti di costruzione di locali polifunzionali, necessaria perché la parrocchia, relativamente nuova, non ha strutture per dare vita alle sempre nascenti comunità di base. Tali locali vengono costruiti nell’ottica di funzionare sia come “chiese” quindi adatti alle celebrazioni domenicali e non, sia come luoghi di formazione religiosa, spesso come luoghi di accoglienza dei bambini e ragazzi. Queste costruzioni molto spesso sono sostenute dal gemellaggio con la parrocchia di San Bellarmino di Roma, visto che come impegno economico sono del tutto fuori dalle loro possibilità; per questo sono state fatte negli anni diverse campagne di sensibilizzazione con l’obiettivo di raccolta fondi. 8) Obiettivi del progetto: PREMESSA Conformemente alla natura di organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana al fine di promuovere “la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana (…) in vista (…) della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica” (art. 1 Statuto); accogliendo l’appello del Santo Padre alla Giornata Mondiale della Gioventù dell’Anno giubilare ("… Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare ad odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri. Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete a essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario”…); Caritas Italiana offre una seppur piccola risposta all’anelito di pace e giustizia che sale dalle popolazioni vittime di guerre, conflitti armati, vessazioni continue ed oppressioni, promuovendo la sperimentazione di forme di intervento nonviolente e non armate in situazioni di crisi e disagio sociale. Una proposta educativa per i giovani e le comunità. Il Progetto è concepito e realizzato come progetto formativo, a partire dalla ovvia constatazione che è rivolto prima di tutto a giovani nella fase delle decisioni per il proprio percorso di vita, rispetto al mondo del lavoro e l’assunzione di responsabilità personali e sociali. Il progetto si propone quindi un coinvolgimento personale, ai fini di una ricaduta positiva sulle future scelte di vita. L’obiettivo non è l’invio di “professionisti della cooperazione”, ma l’accompagnamento di giovani 28 all’interno di esperienze che uniscano l’autonoma responsabilità dei soggetti a momenti di verifica e tutoraggio individuali e di gruppo, valorizzando le risorse dei contesti specifici di inserimento. Oltre ad abilitare strettamente all’attività all’estero e ad un proficuo inserimento nel progetto, la formazione è finalizzata più ampiamente ad offrire percorsi di cittadinanza attiva, di confronto con la complessità della mondializzazione ed alla comprensione del rapporto tra problematiche internazionali e quelle locali. Destinatari dell’attività formativa non sono considerati in maniera esclusiva i giovani che partecipano al progetto, ma le comunità di provenienza e di destinazione, come pure le realtà progettuali nei quali si inseriranno, favorendo e stimolando occasioni di confronto sui temi della pace, nonviolenza e obiezione di coscienza, mettendo a disposizione strumenti e competenze di base per collegarsi con iniziative all’estero in aree di povertà e disagio sociale, di crisi o conflitto e/o svolgere attività di informazione – sensibilizzazione in Italia. In particolare per questo progetto la Caritas vuole valorizzare la sua “prevalente funzione pedagogica” ponendo attenzione prioritaria alla crescita formativa della persona, accompagnando i giovani e le comunità in percorsi di responsabilità personale e di assunzione di impegni sociali. La proposta, rivolta a tutti i giovani, presuppone il coinvolgimento delle loro comunità di provenienza in un percorso che prevede: - il confronto sulla dimensione valoriale della prossimità, condivisione e riconciliazione; - la presenza attiva accanto e dentro le situazioni delle persone e delle popolazioni vittime della violenza; - l’acquisizione delle capacità di agire insieme ad altri, moltiplicando le forze nel lavoro di rete e nella metodologia della mediazione; - con la necessaria attrezzatura culturale e motivazionale alla comprensione delle problematiche internazionali e delle radici storiche, psicologiche, religiose delle situazioni di violenza strutturale e/o esplicita. Il percorso progettuale intende così privilegiare l’ottica dell’investimento e del reinvestimento, in modo da favorire un ritorno pedagogico, sia per i giovani che partecipano al progetto, che per la comunità di provenienza così che anch’essa ne esca arricchita. In questa prospettiva si considerare fondamentale l’azione di animazione e sensibilizzazione. Dentro al disagio e al conflitto insieme alla comunità. Nei limiti della sperimentazione di una nuova figura di operatore in situazione di crisi, il progetto lungi dall’esaurirsi in una sorta di “palestra di addestramento”, ha come obiettivo qualificante rispondere in maniera efficace ai bisogni delle realtà in cui si va ad operare, favorendo il positivo inserimento e l’utile apporto alle comunità ed attivando con esse iniziative di dialogo e riconciliazione. Viene favorito uno stile di presenza improntato alla prossimità ed alla condivisione, in vista di azioni orientate al cambiamento culturale ed al coinvolgimento, delle controparti, assumendo quale riferimento culturale ed esperienziale la difesa popolare nonviolenta. In questo quadro la finalità ultima del progetto è la difesa della patria in modo non armato e nonviolento attraverso e la cooperazione internazionale e la promozione della pace. FINALITA’ GENERALI DEL PROGETTO Proporre ai giovani un percorso personale e comunitario, articolato in esperienza all’estero in aree di disagio sociale, prestazione del servizio in progetti di promozione umana e formazione, in continuità con i valori dell’obiezione di coscienza al servizio militare; Favorire l’incontro in contesti internazionali di giovani in servizio civile e giovani locali, per promuovere la cultura della pace nella prospettiva del superamento delle cause strutturali della violenza e valorizzando le esperienze di base dei costruttori di pace; Inserire il servizio civile internazionale in cammini e progetti già avviati tra le chiese, favorendo lo scambio e l’interazione fra e con le comunità e le istituzioni ecclesiali e civili locali, promuovendo sinergie e integrazioni nel rispetto delle identità di ciascuno; Favorire attraverso la crescita umana e professionale dei giovani all’estero, occasioni di scambio e crescita reciproca tra comunità che inviano e comunità che accolgono, contribuendo alla sensibilizzazione delle Caritas diocesane e delle chiese locali alle problematiche internazionali della pace e della mondialità. OBIETTIVI SPECIFICI DEL PROGETTO 29 1. Formare giovani operatori di solidarietà internazionale, persone attente al mondo che ci circonda, con una specifica attenzione al disagio delle persone che vivono nei luoghi più svantaggiati della terra, vittime della violenza umana e della povertà. Fornire i contenuti, gli strumenti, le riflessioni di carattere pastorale, metodologico e politico per approfondire ed affrontare i problemi locali con una visione globale, favorendo la presa di coscienza delle cause delle situazioni di crisi e non solo delle conseguenze 2. Stare accanto. sperimentare nel quotidiano le sofferenze delle persone che vivono la povertà e l’esclusione in contesti internazionali segnati da guerre, disperazione e disagio socioeconomico. L’incontro diventa necessario e irrinunciabile così da rendere vitale verificarsi sulle proprie capacità di accogliere, di lasciarsi interrogare dalle situazioni, di inventare nuovi linguaggi e nuove chiavi di lettura di fronte a problematiche che, seppur parzialmente, si ha l’opportunità di vivere in maniera diretta. 3. Raccontare. Far in modo che i giovani partecipanti al progetto diventino elementi attivi del Laboratorio di Animazione Territoriale della Caritas di Roma e che, rielaborando in termini culturali e pedagogici l’esperienza di solidarietà internazionale vissuta, sensibilizzino e animino altri giovani del territorio sui temi della solidarietà internazionale, della pace, della nonviolenza, della cooperazione fraterna, dei diritti umani e delle dinamiche tra Nord e Sud del mondo, realizzino incontri, laboratori e percorsi formativi a livello locale, ed elaborino strumenti di animazione e di divulgazione per comunicare con efficacia l’esperienza vissuta e farne patrimonio condiviso dal territorio di riferimento. 9) Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento che definisca dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo le modalità di impiego delle risorse umane con particolare riferimento al ruolo dei volontari in servizio civile: PREMESSA GENERALE SUL RUOLO E LO STILE DEI GIOVANI IN SERVIZIO CIVILE E L’ARTICOLAZIONE DELLA PROPOSTA. Le tecniche e le competenze, unitamente allo stile di presenza, definiscono l’apporto dei giovani in servizio civile alla trasmissione ed all’acquisizione di capacità da parte delle stesse popolazioni locali, così da favorire il rafforzamento delle comunità e l’auto-sviluppo sociale ed economico. Il progetto punta soprattutto sulle capacità umane e relazionali, lo spirito di servizio, la forte motivazione e l’assunzione di uno stile di presenza che pone al centro iniziative di promozione umane. I giovani portano il loro contributo al progetto attraverso la creazione, l’integrazione e/o il rafforzamento di relazioni fra comunità ‘inviante’ (in Italia) e comunità ‘accogliente’ (all’estero), sperimentando modalità innovative di analisi, progettazione o realizzazione di iniziative che favoriscono la promozione delle fasce più svantaggiate della popolazione ed un autosviluppo delle comunità locali. Il loro ruolo presuppone un consapevole inserimento nei contesti di servizio, senza nulla dare per scontato, coinvolgendo tutti (volontari, operatori professionali, collaboratori, religiosi/e, la comunità locale) nell’accogliere ogni volta queste figure. La definizione operativa del ruolo è in capo al responsabile del progetto, in collaborazione con il responsabile di servizio civile della Caritas diocesana e al/i responsabile/i dell/gli organismo/i all’estero ove si svolge il servizio. Nell’affidare funzioni e compiti al giovane in servizio civile, va prestata particolare attenzione alla differenza dagli altri operatori, prevedendo gradualità e considerando la sua peculiarità di transitare/uscire dall’organizzazione. Il progetto prevede compiti a prevalente contenuto relazionale, distinguendo fra attività ‘con’ ed attività ‘per’. Per attività ‘con’ si intendono quelle che prevedono una relazione diretta; per attività ‘per’ quelle indirette atte a rendere più efficaci le attività ‘con’. In generale le attività proposte sono riassumibile nella categoria delle attività di partenariato e cooperazione. Si tratta dello strumento principe della metodologia di azione adottata nell’ambito di Progetti di Cooperazione allo Sviluppo. Il dialogo, il confronto costante, la condivisione delle risorse, delle dinamiche e dei tempi sono gli elementi che caratterizzano ogni singola azione di rafforzamento e sostegno di gruppi svantaggiati e vulnerabili nei Paesi in Via di Sviluppo. La corresponsabilità nei 30 processi decisionali, la compartecipazione dei poteri e la reciprocità di progettazione degli interventi sono le basi metodologiche di azioni di promozione dello Sviluppo tese alla diminuzione di circostanze favorevoli al conflitto Principi, metodologici e di stile degli operatori della Caritas Italiana all’estero: La metodologia o lo stile adottato nelle attività dagli operatori della Caritas all’estero risponde ai seguenti principi: Stile di sobrietà e rispetto della cultura locale Viene proposto uno stile di presenza nel quotidiano che sia anche testimonianza di sobrietà e di rispetto della cultura delle popolazioni locali. E’ chiesto agli operatori quindi uno stile di relazione e di vita quotidiana (uso dei mezzi, vestiario, cibo, ecc.) che tenga conto degli usi, costumi, tradizioni locali e che mantenga sempre un carattere di sobrietà rispettoso anche delle situazioni di povertà che si vanno ad incontrare. Stile di presenza improntato sull'ascolto, l'osservazione ed il discernimento L’ascolto, l’osservazione e il discernimento sono metodo di relazione, condizioni indispensabili per poter conoscere i bisogni che le persone e le comunità esprimono, e poterli poi affrontare in maniera appropriata. Il metodo di lavoro non è riconducibile a luoghi e strutture, ma a una sensibilità di comunione e alla passione per i poveri, la comunità e il territorio. Un metodo costruito sull’incontro, il confronto e la relazione, che invita a osservare continuamente le persone nella loro età, mobilità, nei disagi che vivono, per evidenziare poi a tutta la comunità una situazione in cambiamento che chiede nuove scelte, nuovi percorsi e nuove azioni. La riconciliazione come metodo e approccio educativo: la relazione prima dell'azione Questo concetto parte dal presupposto che in situazione di conflittualità sociali esplicite o latenti, la riconciliazione è un processo a medio/lungo termine che può essere favorito assumendo un metodo di lavoro integrato che nelle relazioni con le comunità locali e nella progettazione di qualsivoglia tipologia di intervento di promozione e sviluppo, tiene conto delle dinamiche conflittuali presenti nel tessuto sociale. Per favorire la riconciliazione occorre allora un'attenzione particolare alla dimensione relazionale. L'approccio della Caritas in generale e del progetto di servizio civile in particolare fa leva proprio su questo aspetto, cercando di adottare stili di presenza e di partenariato che qualifichino gli interventi di solidarietà ed il rapporto quotidiano con le controparti, come interventi che incidono postivamente sul processo di trasformazione dei conflitti e di riconciliazione tra individui e comunità. In questo senso allora la ricostruzione, la riabilitazione e la riconciliazione fanno parte di un unico processo di promozione e accompagnamento delle comunità afflitte da violenze, e sono aspetti tra loro interconnessi in modo inscindibile. La rete come stile e obiettivo di lavoro: lavoro in rete e di rete Lavoro di rete: Con un “lavoro di rete” la Caritas Italiana intende attuare un’operazione di supporto alle reti già esistenti: Caritas diocesane, parrocchie, associazioni, comitati. Assistere coloro che già agiscono in collegamento tra loro e/o promuovere reti di collegamento mantenendo fermo l’obiettivo di rendere l’intervento rispondente ai bisogni della comunità. Lavoro in rete: Con un "lavoro in rete" la Caritas Italiana intende attuare un'operazione di collegamento con il network di Caritas Internationalis e inserirsi nelle reti ecclesiali, e non solo, per un adeguato coordinamento. La nonviolenza 1 La nonviolenza è intesa come stile di relazione orizzontale e come impegno volto al superamento delle violenze nelle varie forme in cui si esprime. La dimensione politica: la promozione e l'advocacy proprio nell'ottica del superamento delle violenze strutturali, l'approccio della Caritas è volto a valorizzare e responsabilizzare la comunità locale in modo da fare di quest’ultima non tanto l’oggetto di una serie di interventi assistenziali, ma un soggetto attivo nella propria realtà, capace di gestire autonomamente gli interventi, autorappresentarsi, rivendicare e tutelare i propri diritti ed in particolare dei più svantaggiati, stabilire relazioni e collegamenti con altri soggetti della società civile , negoziare con le amministrazioni locali, superare le cause delle ingiustizie. Stile di reciprocità, gradualità, accompagnamento con le controparti locali (ascolto, osservazione e discernimento anche nella relazione) 1 Nel senso di quanto esposta da Pat Patfort nella descrizione del sistema Maggiore/minore 31 L'approccio d'area E’ una metodologia è stata utilizzata dalla Caritas Italiana soprattutto a partire dagli anni novanta in occasione di crisi umanitarie molto vaste riguardanti diversi Paesi di intere aree regionali. Esempi di progetti pensati e realizzati in quest’ottica sono: il “Progetto Grandi Laghi” realizzato in Africa a seguito del conflitto in Rwanda del 1994, il “Progetto Uragano Mitch” in Centro America nel 1998 ed infine il “Progetto Balcani” nel 1999. L’ “approccio d’area” consiste in uno stile progettuale che: − nello sviluppare una progettualità sociale dal basso riguardante i bisogni specifici di singoli Paesi, tiene conto della complessità di contesto di tutta l’area di riferimento; − adotta metodologie di lavoro in rete e stili di presenza comuni; − definisce una strategia unitaria per tenere conto delle caratteristiche e necessità comuni a Stati vicini con l’obiettivo di realizzare interventi maggiormente efficaci; − fa leva su sinergie di tipo pastorale, operativo, comunicativo. Andare, stare, ritornare: raccontare, testimoniare, sensibilizzare, fare ponte tra comunità inviante e comunità accogliente Un andare e uno stare che è prima di tutto offrire vicinanza alla comunità ecclesiale nelle sue strategie di valorizzazione e recupero della storia e del vissuto dei poveri, soprattutto. Un ritornare nelle nostre comunità che si fa momento di condivisione del vissuto che questa vicinanza ha realizzato. Un ritornare che ci fa “già” pregustare la presenza sul campo in termini di ricaduta sulla comunità che ci ha inviato o ci sostiene. L’esperienza restituisce alla comunità che invia, all’organismo Caritas, un tesoro da re-investire perché sia di nuovo capitalizzato. L’articolazione della proposta Il Progetto prevede un periodo effettivo all’estero non inferiore a 10 mesi ed un impegno complessivo non inferiore a 12 mesi. Il percorso di inserimento prevede un colloquio di selezione, una fase propedeutica, un periodo di formazione di inizio servizio, un accompagnamento formativo in loco che sarà intervallato da un modulo formativo durante l'unico rientro intermedio, fino all’uscita dall’esperienza, con il rilascio di un attestato di servizio. Le origini Nel suo lavoro di accompagnamento della comunità cittadina sulla strada dell’educazione alla pace, il SEPM ha offerto a gruppi di giovani di Roma sin dal 2001 la possibilità di vivere esperienze di condivisione, di conoscenza, di lavoro, di animazione con popolazioni colpite dalla guerra e da catastrofi naturali Le esperienze proposte sono state realizzate in paesi dove si è costruita una relazione con le comunità locali, anche attraverso le Caritas, nata durante i periodi di crisi e proseguita nel seguito. In Bosnia-Herzegovina nella diocesi di Banja Luka, in particolare nella città di Kotor Varoš, e in Kossovo nella provincia di Mitrovica, la Caritas di Roma ha sostenuto diversi progetti; nel caso del Kossovo, ha anche gestito direttamente un ufficio per il sostegno alle famiglie più povere della città di Mitrovica nell’arco del periodo 1999-2004 e collabora tuttora con il personale locale che si è costituito in ONG. Il progetto “Orizzonti e Confini” è un percorso per operatori di solidarietà internazionale, un’esperienza formativa per coloro che vogliono ricercare, nella prospettiva della giustizia e della pace, un’opportunità di azione in aree di crisi internazionali. Il percorso si sviluppa su tre livelli: la formazione, l’esperienza di solidarietà internazionale, la rielaborazione dell’esperienza attraverso la sensibilizzazione e l’animazione del territorio. La struttura del progetto descritta rispecchia questa strategia articolando conseguentemente le azioni previste. A distanza di tempo dalle “emergenze” che hanno colpito, soprattutto emotivamente, l’opinione pubblica italiana e mondiale relativamente alle guerre balcaniche del periodo 1991-1999, la Caritas di Roma ha deciso di intraprendere un percorso per i giovani della diocesi interessati a conoscere con i propri occhi una realtà di conflitto post-bellico e a riportare quanto vissuto all’interno della propria realtà territoriale. Il primo campo all’estero si è svolto nella diocesi di Banja Luka nell’estate del 2001. I partecipanti hanno condiviso la vita della comunità croata della piccola città serbo-bosniaca, respirando il clima di odio e profonda diffidenza che era presente nonostante i sei anni di “pace”. Dall’esperienza sono nati i primi strumenti formativi, un video, un cd e una pubblicazione, che testimoniano quanto vissuto e che sono stati impiegati negli incontri svolti nell’anno seguente con i gruppi parrocchiali e le realtà associative della città di Roma. Nell’estate del 2002 il percorso in Bosnia è stato riproposto ad altri giovani con due edizioni. 32 Contestualmente si è sperimentato un percorso di conoscenza in Kossovo, indirizzato ad obiettori di coscienza della Caritas di Roma interessati a toccare con mano una realtà sociale e territoriale a tre anni dal termine del conflitto armato. Come per l’esperienza dell’anno precedente, la fase successiva al percorso conoscitivo nel paese straniero ha visto la nascita di strumenti formativi e di incontri con le realtà cittadine Nel 2003 si è aggiunta all’ormai consolidato percorso in Bosnia, un’esperienza di animazione in Serbia, con i bambini e i ragazzi di una comunità Rom alla periferia di Belgrado. Nel 2004 il campo di azione si è ampliato fino al Mozambico, dove Caritas Italiana supporta la Caritas Mozambicana dal 2000, per sostenere la popolazione dopo l’alluvione che ha colpito la provincia della capitale Maputo. Nel periodo 2000-2004 sono stati attivati progetti di sviluppo e animazione sociale visitati durante l’autunno del 2004 da giovani della diocesi di Roma. Nel 2005 si è deciso di concentrare l’esperienza estiva nella regione balcanica, ed in particolare in Bosnia ed in Kossovo. Nel 2006, oltre ai Balcani, si svolge nuovamente un percorso in Mozambico. Nel 2007 si realizzano due percorsi: uno nei Balcani e uno in Rwanda e nella Repubblica Democratica del Congo, in particolare nella zona di Goma. Le esperienze del 2006 e del 2007 in Africa sono anche il risultato del lavoro dei giovani in servizio civile, come previsto tra l’altro dal progetto stesso al punto 9.4 obiettivo 3 punto 3.3. Contestualmente allo sviluppo del percorso per i giovani della Diocesi di Roma, nel 2004 la Caritas Diocesana di Roma ha promosso il suo primo progetto di Servizio Civile all’estero, che ha visto impegnate 3 ragazze fino al 15 dicembre 2005. Nel 2006 il progetto di servizio civile all’estero ha visto impegnate 5 persone (3 a Maputo e 2 a Goma). Con il progetto per il 2007 2008 sono entrate in servizio 6 persone che si recheranno a Goma (RDCongo), a Maputo (Mozambico) e a Zahlè (Libano). Questo progetto di Servizio Civile pertanto nasce con l’intento di sviluppare ed implementare l’esperienza fin qui maturata attraverso i percorsi per i giovani della diocesi ed il precedente progetto di Servizio Civile, arricchendola. 9.1 PIANI DI ATTUAZIONE PREVISTI PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI Il progetto si articola dunque in tre fasi diversificate e complementari della durata complessiva di un anno, corrispondenti ognuna ad uno dei 3 obiettivi indicati al punto 8. Le tre fasi si sviluppano nel corso dell’anno in maniera ciclica e sovrapponibile, ferma restando una preponderanza dell’elemento formativo nei primi due mesi di progetto. La fase 1, corrispondente all’obiettivo 1. Formare, verrà realizzata prevalentemente: − a Roma nel primo mese di servizio, nel quale è previsto il percorso di formazione presentato al successivo punto 9.2 − a Roma nel periodo di rientro previsto nel corso del progetto, attraverso la rielaborazione delle specifiche esperienze vissute nelle 4 sedi di servizio all’estero La fase 2, corrispondente all’obiettivo 2. Stare accanto, verrà realizzata prevalentemente: − nelle specifiche sedi di servizio all’estero, a partire dal secondo mese di servizio fino al momento del primo rientro in Italia, secondo quanto definito al successivo punto 9.2 − nelle specifiche sedi di servizio all’estero, a partire dal momento del secondo rientro di servizio fino all’undicesimo mese di servizi, secondo quanto definito al successivo punto 9.2 La fase 3, corrispondente all’obiettivo 3. Raccontare verrà realizzata prevalentemente: − a Roma nel corso del rientro in Italia previsto del progetto, secondo quanto definito al successivo punto 9.2 − a Roma nel corso dell’ultimo mese di servizio, secondo quanto definito al successivo punto 9.2 Si può dunque riepilogare quanto detto nel seguente schema: (n.b. L’indicazione del periodo di rientro in Italia è orientativa e passibile di variazione) 33 12 mese x x x x 10 mese x 11 mese 9 mese x x 8 mese x 7 mese x x x 6 mese x x x 5 mese x x x x 4 mese 3 mese x x 2 mese x Obiettivo 1 Formare Obiettivo 2 Stare accanto Obiettivo 3 Raccontare x 1 mese Azioni 9.2 COMPLESSO DELLE ATTIVITÀ PREVISTE PER LA REALIZZAZIONE DEI PIANI DI ATTUAZIONE. Obiettivo 1 - Formare giovani operatori di solidarietà internazionale, persone attente al mondo che ci circonda, con una specifica attenzione al disagio delle persone che vivono nei luoghi più svantaggiati della terra, vittime della violenza umana e della povertà. Fornire i contenuti, gli strumenti, le riflessioni di carattere pastorale, metodologico e politico per approfondire ed affrontare i problemi locali con una visione globale, favorendo la presa di coscienza delle cause delle situazioni di crisi e non solo delle conseguenze. Le azioni 1.1 - corso di formazione generale sulla solidarietà internazionale, per fornire indicazioni sullo stile Caritas di impegno e presenza in contesti internazionali segnati dal conflitto e affrontare i temi inerenti alle dinamiche di gruppo, all’incontro con l’altro che è diverso, al rispetto della storia e della quotidianità di ogni persona. Il percorso offre la possibilità di affrontare e approfondire diverse aree tematiche, necessarie per favorire un approccio consapevole all’esperienza all’estero e alla successiva rielaborazione. Le aree tematiche affrontate sono: l’area motivazionale, per favorire la conoscenza del gruppo, per socializzare e condividere il percorso di avvicinamento e la proposta nella sua globalità; l’area politico culturale, per acquisire consapevolezza della complessità di un intervento in aree di crisi. Fornire elementi di conoscenza e di comprensione della realtà dell’Africa in generale e del Mozambico e del Congo in particolare; dei Balcani in generale e della Bosnia in particolare; l’area pedagogico pastorale, per una conoscenza e condivisione delle linee guida dell’azione di solidarietà internazionale della Caritas Diocesana di Roma; l’area metodologica, per verificare e condividere lo stile e la metodologia del progetto; con riferimento specifico ad uno stile di presenza vissuta come testimonianza e vicinanza a persone in aree di crisi e con particolare attenzione alla ricaduta pastorale, per vivere e sperimentare rapporti tra chiese locali, per Conoscere, Testimoniare e Comunicare; l’area organizzativa, per condividere una modalità di lavoro che valorizzi il lavoro d’equipe, sia negli aspetti organizzativi che relazionali. Il corso si articola in incontri d’aula settimanali nel corso del primo mese di realizzazione del progetto cui si aggiunge il confronto continuo sia tra i partecipanti al progetto che con gli operatori del Settore Educazione alla Pace ed alla Mondialità presso il quale si svolge il servizio nei periodi di permanenza in Italia 1.2 corso di formazione specifica sul Mozambico, sul Congo, sul Libano e sul Brasile per fornire ai singoli partecipanti informazioni più dettagliate sul contesto specifico in cui svolgerà il proprio servizio, e per offrire strumenti di lettura di situazioni di crisi complesse e definire strategie di partecipazione e di azione. Il corso, realizzato contestualmente al corso di formazione generale sulla solidarietà internazionale di cui all’azione precedente, prevede: 34 1.2.a 2 incontri d’aula per ogni singolo contesto 1.2.b la consultazione e lo studio di materiali predisposti dalla Caritas Diocesana 1.2.c la consultazione e lo studio di testi presenti presso il Centro Documentazione “don Lorenzo Milani” 1.2.d il contatto e l’incontro con altre realtà romane operanti sui territori di riferimento e/o con rappresentanti di comunità locali 1.2.e la consultazione costante dei siti internet di riferimento più significativi 1.2.f la partecipazione, qualora in calendario in quel momento sul territorio di Roma, a convegni, incontri, manifestazioni relative al paese specifico di interesse 1.3 corso di lingua portoghese (per il Mozambico ed il Brasile) e della lingua francese (per la Repubblica Democratica del Congo ed il Libano) 1.4 La formazione specifica al servizio Realizzata nei singoli contesti esteri dagli operatori locali di progetto (vedi formazione specifica) 1.5 La formazione occasionata dalla rilettura delle esperienze vissute nel corso del servizio. Questa si realizzerà attraverso: 1.5.a il confronto continuo con gli Operatori locali 1.5.b un incontro quindicinale di verifica con gli Operatori Locali di Progetto 1.5.c la comunicazione via e-mail e/o telefonica con gli operatori del Settore Educazione alla Pace ed alla Mondialità 1.5.d la scrittura di un report mensile 1.5.e incontri di confronto e verifica con gli operatori del SEPM nei periodi di rientro in Italia Obiettivo 2 - Stare accanto. sperimentare nel quotidiano le sofferenze delle persone che vivono la povertà e l’esclusione in contesti internazionali segnati da guerre, disperazione e disagio socio-economico. L’incontro diventa necessario e irrinunciabile così da rendere vitale verificarsi sulle proprie capacità di accogliere, di lasciarsi interrogare dalle situazioni, di inventare nuovi linguaggi e nuove chiavi di lettura di fronte a problematiche che, seppur parzialmente, si ha l’opportunità di vivere in maniera diretta. Le azioni Per quanto concerne l’obiettivo 2 le azioni sono differenziate a seconda del contesto nazionale in cui si realizza il progetto personale MOZAMBICO L’intervento dei giovani in servizio civile si inserisce nel “disegno progettuale” in campo sociale avviato da circa 15 anni dalla Chiesa Locale, in particolare la Parrocchia Nossa Senhora Aparecida, le Commisioni Cemirde e Giustizia e Pace, che ha visto negli ultimi anni il forte contributo della Caritas Italiana. In questa sede sono stati sviluppati progetti di Servizio Civile per Caschi Bianchi della Caritas Italiana e nel 2004-2005 e 2006/2007 è stato sviluppato un progetto di Servizio Civile all’estero con la presenza rispettivamente di 3 ragazze e di 3 tra ragazzi e ragazze della Caritas Diocesana di Roma Per comprendere il significato dell'iniziativa, ancor prima delle azioni che verranno realizzate, è utile premettere che i due soggetti istituzionali nell'avviare il rapporto di partenariato hanno maturato la consapevolezza di condividere, oltre alle rispettive vision e mission, anche e soprattutto la stessa metodologia. La Caritas Diocesana di Roma, infatti, fin dalla sua fondazione nel 1979 adotta la sopra menzionata metodologia "vedere, giudicare, agire"; ciò ha favorito la piena comprensione delle dinamiche sociali in corso, di analisi e di progettazione. Per questo motivo, le due organizzazioni hanno intuito di poter realmente rafforzare la proprie capacità istituzionali, partendo semplicemente dalla condivisione e lo scambio sinergico. Alla conoscenza sociale del territorio, all'inserimento e al progressivo livello d'integrazione e di "armonizzazione" dei volontari in servizio civile col team locale rispetto alle modalità operative, verranno dedicati in particolare i primi tre mesi di permanenza. Le attività svolte dai giovani in servizio civile saranno articolate in 3 ambiti di servizio. 35 1° ambito di servizio: Centro Dia + Commissione Giu stizia e Pace. Centro Dia: attività relative alle adolescenti (due o tre gruppi di età differente). Attività previste: preparazione e programmazione degli incontri, visite alle famiglie, partecipazione agli incontri settimanali, coordinamento con le altre attività previste nel centro (attività manuali, di studio ecc), organizzazione due sabati al mese di attività ricreative. Commissione Giustizia e Pace: ricevimento dei carcerati presso la sede, monitoraggio delle attività svolte dalla Commissione, preparazione e consegna dei vari documenti, visita settimanale in carcere. 2° ambito di servizio: Centro Dia. Centro Dia: Organizzazione, programmazione e realizzazione di tutte le attività della sezione del centro dedicata ai bambini dai 5 ai 12 anni 3° ambito di servizio: Commissione Cemirde. Cemirde: Centro d'ascolto per i rifugiati; elaborazione e aggiornamento database rifugiati; visite alle famiglie; accompagnamento nelle parrocchie per favorire e promuovere il lavoro pastorale con i rifugiati/immigrati; presenza e accompagnamento a Ressano Garcia all'arrivo dei rimpatriati mozambicani. E’ richiesta la conoscenza della lingua francese. REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO Attraverso le azioni previste nell’ambito del presente progetto di Servizio Civile, la Caritas diocesana di Roma intende contribuire all’ampliamento delle relazioni e delle potenzialità di Caritas Goma inserendosi ed affiancando l’equipe nel piano strategico sviluppato da Caritas Développement. L'obiettivo generale da raggiungere, per quanto concerne la presenza dei giovani in servizio civile a Goma, col contributo del presente progetto di Servizio Civile è il rafforzamento dell'impegno della società civile di Goma per la prevenzione e la lotta alla povertà e all'esclusione sociale di particolari gruppi e/o categorie sociali a rischio (bambini soldato, malati di AIDS, soprattutto donne sole con a carico uno o più figli) favorendo il dialogo interetnico. Nella stesura del piano strategico 2003-2008 la Caritas di Goma cerca di coinvolgere al massimo i beneficiari, la società civile, comprese le istituzioni a vario livello e i donors. Questo perché le problematiche vengano sentite da tutti e vi sia uno sforzo comune nel tentare di far fronte ai bisogni ed ai problemi della comunità. Con il presente progetto i volontari devono sentire come propria la missione di “ponte”, non solo a livello istituzionale fra la Caritas di Roma e la Caritas di Goma ma anche a livello umano e di relazione con le persone che incontreranno durante il loro servizio. I volontari della Caritas di Roma, attraverso le sottoelencate attività, dovranno perseguire i seguenti obiettivi specifici e risultati attesi lavorando a stretto contatto con l’equipe di Caritas Goma: 1) “Programma di sensibilizzazione della popolazione alla lotta contro l’aids” Obiettivo: Riduzione del tasso di propagazione della malattia, sensibilizzare la popolazione sui temi delle malattie sessualmente trasmissibili, migliorare le condizioni sanitarie e sociali dei malati. Risultati • Il 70% della popolazione sensibilizzata accetta volontariamente il test HIV gratuito • Monitoraggio della situazione socio-economica dei malati di HIV • Le attività pianificate vengono valutate durante e dopo l’esecuzione del progetto. Attività pianificazione e programmazione delle attività di sensibilizzazione nelle scuole e nelle parrocchie, selezione e formazione, monitoraggio della situazione socio economica dei malati, stesura dei rapporti 2) Programma di Microfinanza Tujenge Pamoja Obiettivo: aumentare il numero di gruppi di credito solidali, aprire due nuovi uffici del programma dislocati in luoghi strategici nella città di Goma per favorire un’assistenza più globale ai poveri, 36 svolgere uno studio di impatto sociale sul primo anno di attività del programma, aumentare il numero di clienti del programma di risparmio al fine di favorire l’autonomia finanziaria del programma, rafforzamento delle capacità imprenditoriali dei gruppi di credito solidali per migliorare la redditività delle loro attività economiche. Risultati: • Identificazione e formazione di nuovi gruppi di credito solidali. • Apertura di due nuovi uffici su Goma. • Accompagnamento e monitoring dei gruppi di credito solidali già esistenti. • Studio di impatto sociale dell’attività di microfinanza sui gruppi di credito solidale. • Aumento dei conti correnti di risparmio. • Formazione continua per il rafforzamento delle capacità imprenditoriali dei gruppi di credito solidali. Attività: • Formazione dei gruppi di credito solidali. • Visite ai membri dei gruppi di credito solidali a domicilio o sul luogo di lavoro. • Indagine per lo studio di impatto sociale del programma di microfinanza. 3) “Sostegno alle associazioni/cooperative intercomunitarie per la ricostruzione socio-economica sostenibile” Obiettivo: aumentare il numero di associazioni e cooperative intercomunitarie, diversificare la tipologia di progetti e le attività generatrici di reddito, aumentare attraverso la formazione la capacity building di queste associazioni. Risultati • Formazione di nuove cooperative strutturate • Le cooperative già esistenti sono rinforzate e hanno raggiunto una buona produzione • Animatori e comitato di gestione delle cooperative sono eletti e operativi sul territorio • Raggiungimento dell’autosostenibilità dei progetti già avviati Attività Progettazione e monitoraggio delle attività delle associazioni, visite alle associazioni. 4) “Coordinamento Commissione Giustizia e Pace” Obiettivi: aumentare il numero di club di pace e mediazione dei conflitti nelle scuole superiori e nelle università, realizzare sessioni di sensibilizzazione, conferenze, incontri, attività ricreative sui temi della pace e della riconciliazione. Risultati • Partecipazione attiva degli studenti agli incontri e alle attività organizzate • Creazione di nuovi club di pace e riconciliazione nelle scuole • Monitoraggio delle violazioni dei diritti umani Attività Pianificazione, organizzazione di seminari, dibattiti e attività culturali nelle scuole sui temi della pace, riconciliazione, educazione civica, promozione dei diritti umani, organizzazione dei club di pace e mediazione. la formazione di “club di pace e di mediazione dei conflitti”. 5) “Smobilitazione dei bambini soldato” Obiettivi: sensibilizzare la società civile sull’importanza di allontanare i minori dalle forze armate, ottenere la liberazione dei bambini da parte dei comandati e dei capi dei vari gruppi armati, reinserire i minori nelle loro famiglie e comunità di origine, assicurare il reinserimento socioeconomico dei minori. Risultati • Il 40% dei minori sia allontanato dai gruppi armati • Il 90% dei minori smobilitati sia reinserito nella società civile • Pagamento delle spese mediche dei bambini affetti da malattie sessualmente trasmissibili e da traumi subiti nei combattimenti Attività Compilazione delle schede di individuazione, sensibilizzazione sulla smobilitazione dei bambini soldato, stesura del rapporto annuale. LIBANO Nell’ambito dei diversi settori in cui opera il Foyer de l’Amitie, verranno realizzate, anche grazie all’operato dei giovani in servizio civile, le seguenti attività. 37 1 - Case di accoglienza per minori − Attività di animazione − Supporto scolastico − Condivisione del tempo e delle attività quotidiane di vita della casa − Lavori manuali nel giardino o nella cucina della casa − Corsi di italiano − Divulgazione del progetto di adozione a distanza attraverso internet, posta elettronica e posta ordinaria. − Traduzione e pubblicazione di lettere e dossier in italiano − Sviluppo del sito internet 2 - Assistenza domiciliare − Visite domiciliari − Distribuzione di generi alimentari, di abbigliamento e medicinali − Divulgazione del progetto di adozione a distanza attraverso internet, posta elettronica e posta ordinaria. − Traduzione e pubblicazione di lettere e dossier in italiano − Sviluppo del sito internet 3 - Assistenza particolare − Visite domiciliari − Distribuzione di generi alimentari, di abbigliamento e medicinali − Traduzione e pubblicazione di lettere e dossier in italiano − Sviluppo del sito internet 4 - Scuola primaria e secondaria − Supporto scolastico 5- Istituto Tecnico del Focolare dell'Amicizia − Corsi annuali di elettricista, meccanica, elettromeccanica, falegnameria, costruzione metallica, agricoltura, cucitura, informatica, lingue. (in cooperazione con il ministero degli affari sociali e l'istituzione nazionale dell'occupazione) − Sessioni intensive da 3 mesi a 12 mesi (in partenariato con istituzioni locali e straniere) delle materie sopraelencate − Sessioni specializzate. − Formazione tecnica: preparazione al brevetto professionale (BP), alla maturità tecnica (BT) ed al diploma di tecnico superiore (TS) in una decina di branche. 6 - Laboratori tecnici − Attivazione di laboratori di falegnameria, di lavorazione metalli, di elettromeccanica, di cucito, di elettronica, di elettronica − Ricerca di borse di studio 7 - Volontariato − Organizzazione eventi − Sviluppo del sito internet 8 - Gli ex-allievi del Focolare dell'Amicizia − Organizzazione eventi − Sviluppo del sito internet 9 - Attività culturali, di formazione e di svago − Organizzazione eventi − Sviluppo del sito internet 10 - Lo sviluppo (progetto di microcredito o cassa locale del credito) − Sensibilizzazione sui bisogni della popolazione libanese e ricerca di progetti di sviluppo − ricerca di risorse internazionali al programma di microcredito BRASILE 38 Nell’ambito dei diversi ambiti di azione del Gruppo Jandira ONLUS all’interno della Parrocchia San Francisco di Assis verranno realizzate, anche grazie all’operato dei giovani in servizio civile, le seguenti attività 1. Attività educative − Servizio di asilo − Servizio di doposcuola − Attività di sostegno scolastico − Corsi di italiano 2. Casa famiglia − Gestione della quotidianità di vita della casa famiglia che ad oggi accoglie 30 minori e giovani affidati attraverso il tribunale dei minori 3. Cooperativa artigianale − Corsi di formazione professionale per adolescenti 4. Assistenza ai carcerati − Visite ai carcerati − Visite alle famiglie − Adozioni a distanza − Sostegno economico alle famiglie povere 5. Promozione sociale nelle favelas − Visita agli abitanti delle favelas − Asilo − Corsi di formazione professionale 6. Corso popolare − Corso di formazione all’esame di ammissione all’università 7. Pastorale dell’infanzia − Assistenza alla gravidanza − Assistenza alla maternità 8. Gemellaggio con i Sem terra − sostegno ai gruppi di Sem terra 9. Promozione Caritas parrocchiali − formazione degli operatori − promozione della Caritas presso il pubblico − mantenimento contatti con il gemellaggio con la sede di Roma del gruppo Jandira ONLUS Obiettivo 3 - Raccontare. Far in modo che i giovani partecipanti al progetto diventino elementi attivi del Laboratorio di Animazione Territoriale della Caritas di Roma e che, rielaborando in termini culturali e pedagogici l’esperienza di solidarietà internazionale vissuta, sensibilizzino e animino altri giovani del territorio sui temi della solidarietà internazionale, della pace, della nonviolenza, della cooperazione fraterna, dei diritti umani e delle dinamiche tra Nord e Sud del mondo, realizzino incontri, laboratori e percorsi formativi a livello locale, ed elaborino strumenti di animazione e di divulgazione per comunicare con efficacia l’esperienza vissuta e farne patrimonio condiviso dal territorio di riferimento. Le azioni Il progetto prevede 1 periodo, di almeno 30 giorni complessivi, di rientro in Italia durante il servizio per ogni partecipante al progetto, per realizzare in maniera specifica questo obiettivo, che verrà comunque sviluppato anche nelle sedi estere. Nel corso del primo mese di progetto, che si svolgerà comunque in Italia, verrà definito un calendario dei rientri in modo da prevedere quanto più possibile la presenza a Roma, a turno, di uno dei partecipanti al progetto. – Laboratorio di Animazione Territoriale (LAT) I partecipanti al progetto durante la permanenza in Italia parteciperanno alle attività del Laboratorio di Animazione Territoriale, attraverso il quale il settore propone alla comunità una serie di possibilità formative con l’obiettivo di capire davvero cos’è la pace e favorire ed iniziare percorsi personali e comunitari di educazione alla pace e al contempo offre ai volontari partecipanti al LAT di formarsi all’animazione lavorando in affiancamento all’equipe di formatori del SEPM in fase di progettazione, programmazione, conduzione e 39 verifica degli interventi. L’animazione del territorio avviene tramite la realizzazione di incontri, percorsi formativi e laboratori nelle scuole, nelle parrocchie, nei gruppi giovanili e nelle associazioni di Roma Prima di ogni incontro, gli animatori del Laboratorio di Animazione Territoriale si riuniscono con il coordinatore di progetto e/o i formatori del SEPM per la predisposizione dell’offerta didattica, l’organizzazione logistica e la preparazione del materiale occorrente. 3.1.a Gli incontri Gli incontri sono momenti formativi monotematici rivolti ai giovani e agli studenti del territorio di Roma con l’obiettivo di sviluppare in modo approfondito alcuni temi collegati all’impegno per la pace e per la giustizia. I partecipanti a questo progetto potranno portare il loro specifico contributo di testimonianza dell’esperienza che stanno vivendo 3.1.b Percorsi formativi e laboratori Le tematiche della Pace e della Mondialità attraversano i molteplici aspetti del percorso formativo di ognuno di noi, in particolar modo dei ragazzi in ambito scolastico. Il Settore, quindi, collabora anche con scuole ed insegnanti per valorizzare all’interno dei loro contesti il lavoro di approfondimento delle tematiche della Solidarietà e della Pace. Spesso gli insegnanti manifestano l’esigenza di proporre ai propri studenti un’occasione per avvicinarsi alle tematiche dell’educazione alla pace, troppo spesso dimenticate, ritenendo che solo la conoscenza sia la base per poter poi intraprendere un percorso di impegno e di azione. Il laboratorio, dunque, è visto come il primo passo di un percorso che possa poi essere sviluppato da ognuno sia singolarmente che collettivamente. Le modalità di intervento nelle scuole variano rispetto agli obiettivi didattici che il corpo docenti o i singoli insegnanti si pongono. Il Settore offre percorsi formativi e laboratori articolati su più momenti che hanno come obiettivo la crescita di una coscienza capace di comprendere le diversità e di accoglierle. Ogni percorso formativo e laboratorio è strutturato in più incontri, da concordare con i docenti, con l’obiettivo di permettere al gruppo classe di migliorare la conoscenza e le dinamiche di relazione, di approfondire le tematiche della pace e della nonviolenza, dei diritti umani, della risoluzione dei conflitti, del rapporto nord-sud del mondo e della cooperazione fraterna, favorendo la possibilità da parte dei partecipanti di intraprendere percorsi di impegno personale. I percorsi formativi e i laboratori sono proposti e richiesti anche da gruppi parrocchiali e intra-parrocchiali per attività di animazione e formazione sulla gestione dei conflitti. Il SEPM è convinto che, valorizzando la realtà parrocchiale e la sua dimensione educativa, la parrocchia può diventare il luogo-laboratorio di riconoscimento, accettazione e soluzione di conflitti per educare alla nonviolenza. Anche all’interno dei percorsi e dei laboratori i giovani in servizio civile partecipanti al progetto potranno trovare occasione di presentare la loro esperienza contestualizzandola quale elemento specifico di una azione più ampia e potranno valorizzare gli strumenti di animazione specifici elaborati (vedi il seguente punto 3.2) - Elaborazione di strumenti di animazione Facendo leva sull’acquisizione della consapevolezza che l’esperienza vissuta non deve essere considerata solo come patrimonio personale, ma come risorsa al servizio della comunità, l’animazione della comunità civile ed ecclesiale della città di Roma non può avvenire solo attraverso il racconto dell’esperienza, ma necessita anche dell’elaborazione di strumenti di animazione e di divulgazione per promuovere con efficacia l’educazione alla pace. È per questo motivo che ai partecipanti al progetto si richiede la produzione di almeno uno strumento formativo diverso in base al contesto geografico in cui è stata svolta e vissuta l’esperienza di solidarietà internazionale. Si prevede la realizzazione di un quaderno sull’esperienza in Mozambico, in Congo, in Libano ed in Brasile, stampato in 3000 copie. 40 Gli strumenti hanno lo scopo di presentare l’esperienza vissuta, informare, sensibilizzare e accrescere la consapevolezza di cosa significa vivere oggi in Brasile, in Congo, in Mozambico e in Libano, favorire la condivisione di possibili strategie di impegno. – Organizzazione dei percorsi estivi di solidarietà internazionale per i giovani della Diocesi Il presente progetto di servizio civile prende le mosse dall’esperienza che la Caritas Diocesana di Roma ha attivato fin dal 2001 promuovendo percorsi di solidarietà internazionale per i giovani della Diocesi che contemplano un’esperienza estiva di circa 15 giorni nelle realtà in cui questo progetto si sviluppa. I giovani in servizio civile partecipanti a questo progetto contribuiranno all’organizzazione dei percorsi previsti per l’estate 2009, in coordinamento con il coordinatore del progetto, sia per quanto concerne il supporto logistico e l’attivazione dei contatti con le realtà locali, sia per quanto concerne l’accompagnamento dei giovani partecipanti all’esperienza estiva durante i campi stessi. – Organizzazione di un evento pubblico Per mantenere viva la relazione tra il territorio romano e le persone incontrate durante le esperienze di solidarietà internazionale, si intende realizzare una giornata-evento a Roma nel mese di gennaio (che la Chiesa Cattolica celebra quale mese della Pace) per promuovere la solidarietà e testimoniare la vicinanza. L’evento è organizzato dagli Operatori del Settore con il contributo dei volontari del LAT. I giovani in servizio civile partecipanti a questo progetto parteciperanno direttamente all’organizzazione dell’evento; coloro i quali si troveranno in quel momento all’estero contribuiranno attraverso la realizzazione di documenti e materiali di testimonianza dell’esperienza. 9.3 RISORSE UMANE COMPLESSIVE NECESSARIE PER L’ESPLETAMENTO DELLE ATTIVITÀ PREVISTE, SPECIFICANDO SE VOLONTARI O DIPENDENTI A QUALUNQUE TITOLO DELL’ENTE. Obiettivo 1 - Formare giovani operatori di solidarietà internazionale, persone attente al mondo che ci circonda, con una specifica attenzione al disagio delle persone che vivono nei luoghi più svantaggiati della terra, vittime della violenza umana e della povertà. Fornire i contenuti, gli strumenti, le riflessioni di carattere pastorale, metodologico e politico per approfondire ed affrontare i problemi locali con una visione globale, favorendo la presa di coscienza delle cause delle situazioni di crisi e non solo delle conseguenze. Le attività previste per il raggiungimento dell’obiettivo 1 vengono realizzate presso il Settore Educazione alla Pace ed alla Mondialità (SEPM) della Caritas Diocesana di Roma Il Settore Educazione alla Pace ed alla Mondialità svolge le sue attività avvalendosi del lavoro di 4 operatori con contratto a tempo indeterminato, affiancati per quanto concerne specifiche attività di animazione del territorio da circa 50 volontari che partecipano al Laboratorio di Animazione Territoriale. Il SEPM è inoltre sede operativa di un progetto di servizio civile nazionale, che vede impiegati 4 giovani in servizio civile Obiettivo 2 - Stare accanto. sperimentare nel quotidiano le sofferenze delle persone che vivono la povertà e l’esclusione in contesti internazionali segnati da guerre, disperazione e disagio socio-economico. L’incontro diventa necessario e irrinunciabile così da rendere vitale verificarsi sulle proprie capacità di accogliere, di lasciarsi interrogare dalle situazioni, di inventare nuovi linguaggi e nuove chiavi di lettura di fronte a problematiche che, seppur parzialmente, si ha l’opportunità di vivere in maniera diretta. Le attività previste per il raggiungimento dell’obiettivo 2 vengono realizzate presso le 4 sedi estere del progetto. Per ognuna di esse viene presentato il complesso delle risorse umane coinvolte nella realizzazione del progetto oltre i giovani in servizio civile MOZAMBICO Il personale della Parrocchia conta 23 operatori remunerati, considerando tutte le attività 41 presso le scuole (esclusi gli insegnanti della tre scuole, che sono pagati dallo stato), presso il Centro Dia, i programmi di microcredito, la gestione dei progetti generatori di reddito, eccetera. Il personale delle Commissioni Cemirde e Giustizia e Pace conta invece circa dodici operatori pagati, tenendo in considerazione le due équipe di riferimento delle rispettive commissioni, tre avvocati impiegati in attività di formazione e consulenza giuridica e quattro animatori di comunità impiegati presso le comunità di emigrati delle periferie di Johannesburg. REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO La Caritas di Goma è composta dal suo Direttore e da 26 persone stipendiate divise nei vari uffici. Inoltre in ogni CTO (Centri di Transito e Orientamento) vi sono 4 animatori. I Volontari in Servizio Civile si inseriscono nell’equipe Caritas, affiancandola nelle attività di planning e organizzazione delle attività, nella realizzazione e nella verifica dei progetti. LIBANO Il Foyer de l’Amitie porta avanti le sue attività avvalendosi del lavoro di 86 operatori stipendiati. Di questi, 57 sono insegnanti e formatori alla scuola tecnica, 5 presso l’Atelier, 8 sono educatori e educatrici, 16 lavoratori generici. Vi sono inoltre 26 operatori presso la scuola accademica Durante l'estate si aggiungono 20 operatori che lavorano alla piscina. I volontari che collaborano a vario titolo sono più di 150 tra medici, avvocati, formatori, giovani. BRASILE La parrocchia è formata da comunità di base, che sono dei gruppi di persone dello stesso quartiere che fanno vita di fede in modo piuttosto autonomo, all’interno della comunità di base vengono formati dei ministri che aiutano l’unico prete a gestire la quotidianità religiosa; ci sono ministri della parola che leggono e commentano il vangelo tutte quelle volte che nella celebrazione eucaristica il prete fa la messa in un’altra comunità, ci sono i ministri del battesimo, i catechisti e i ministri dell’estreme unzioni. Ogni comunità di base si incontra insieme con le altre comunità e con i parroco periodicamente e anche i ministri hanno degli incontri comuni di formazione e di scambio. Il risultato di questa organizzazione, che da molti anni fa parte della cultura religiosa brasiliana, è una chiesa molto viva, gestita dal basso, dove le problematiche sociali, molto presenti nella vita di tutti, rientrano spesso tra gli impegni parrocchiali. Molto interessante è un gruppo di Fede e politica che da formazione ai giovani che riflettono sul legame tra la vita e la politica, l’obiettivo è coscientizzare e rendere le persone attive nella vita sociale e politica. Infine c’è un Consiglio di gestione che supervisiona le attività della parrocchia formato da un rappresentante per ogni attività sociale, dalle attività nelle favelas alla pastorale della criança, e che coordina la vita parrocchiale e mantiene i contatti con il gruppo di Roma Obiettivo 3. Le attività previste per il raggiungimento dell’obiettivo 1 vengono realizzate presso il Settore Educazione alla Pace ed alla Mondialità (SEPM) della Caritas Diocesana di Roma Il Settore Educazione alla Pace ed alla Mondialità svolge le sue attività avvalendosi del lavoro di 4 operatori con contratto a tempo indeterminato, affiancati per quanto concerne specifiche attività di animazione del territorio da circa 50 volontari che partecipano al Laboratorio di Animazione Territoriale. Il SEPM è inoltre sede operativa di un progetto di servizio civile nazionale, che vede impiegati 4 giovani in servizio civile 9.4 RUOLO ED ATTIVITÀ PREVISTE PER I VOLONTARI NELL’AMBITO DEL PROGETTO. Obiettivo 1 - Formare giovani operatori di solidarietà internazionale, persone attente al mondo che ci circonda, con una specifica attenzione al disagio delle persone che vivono nei luoghi più svantaggiati della terra, vittime della violenza umana e della povertà. Fornire i contenuti, gli strumenti, le riflessioni di carattere pastorale, metodologico e politico per approfondire ed affrontare i problemi locali con una visione globale, favorendo la presa di coscienza delle cause delle situazioni di crisi e non solo delle conseguenze. 1.1 - corso di formazione generale sulla solidarietà internazionale, − − Partecipazione agli incontri d’aula settimanali nel corso del primo mese di realizzazione del progetto Confronto continuo sia tra i partecipanti al progetto che con gli operatori del Settore Educazione alla Pace ed alla Mondialità 42 1.2 corso di formazione specifica sul Mozambico, sul Congo, sul Libano e sul Brasile − − Partecipazione agli incontri d’aula Consultazione e studio individuale di materiali predisposti dalla Caritas Diocesana − Consultazione e studio individuale di testi presenti presso il Centro Documentazione “don Lorenzo Milani” − Contatto e incontro con altre realtà romane operanti sui territori di riferimento e/o con rappresentanti di comunità locali − consultazione dei siti internet di riferimento più significativi − partecipazione, qualora in calendario in quel momento sul territorio di Roma, a convegni, incontri, manifestazioni relative al paese specifico di interesse 1.3 corso di lingua portoghese (per il Mozambico ed il Brasile) e della lingua francese (per la Repubblica Democratica del Congo ed il Libano) − studio individuale o di gruppo della lingua 1.4 La formazione specifica al servizio Realizzata nei singoli contesti esteri dagli operatori locali di progetto (vedi formazione specifica) Obiettivo 2 - Stare accanto. sperimentare nel quotidiano le sofferenze delle persone che vivono la povertà e l’esclusione in contesti internazionali segnati da guerre, disperazione e disagio socio-economico. L’incontro diventa necessario e irrinunciabile così da rendere vitale verificarsi sulle proprie capacità di accogliere, di lasciarsi interrogare dalle situazioni, di inventare nuovi linguaggi e nuove chiavi di lettura di fronte a problematiche che, seppur parzialmente, si ha l’opportunità di vivere in maniera diretta. MOZAMBICO Il servizio dei giovani partecipanti al progetto si svilupperà, attraverso l'inserimento nei team locali, secondo le modalità d'impiego ed i piani d'attività precedentemente descritte. Si fa riferimento, in particolare, al ruolo dei volontari in servizio civile, avendo già sottolineato l'appartenenza ad un consolidato team più ampio, professionale e/o volontario. Nell’ambito delle attività sopra delineate, il ruolo previsto per i giovani in servizio civile riguarderà: 1° ambito di servizio: Centro Dia + Commissione Giu stizia e Pace. Centro Dia: accompagnamento delle attività del centro relative alle adolescenti (due o tre gruppi di età differente) in affiancamento alla referente mozambicana. Attività previste: preparazione e programmazione degli incontri, visite alle famiglie, partecipazione agli incontri settimanali, coordinamento con le altre attività previste nel centro (attività manuali, di studio ecc), organizzazione due sabati al mese di attività ricreative. Commissione Giustizia e Pace: partecipazione al ricevimento dei carcerati presso la sede, monitoraggio delle attività svolte dalla Commissione, sostegno nella preparazione e consegna dei vari documenti, visita settimanale in carcere. 2° ambito di servizio: Centro Dia. Premessa: è stato comperato ed edificato un terreno accanto al Centro. Questa nuova sezione è interamente dedicata ai bambini dai 5 ai 12 anni, è strutturata in sale per attività ricreative/artistiche e uno spazio aperto dedicato al gioco. Centro Dia: collaborazione nell'organizzazione, programmazione e realizzazione di tutte le attività di questa nuova sezione del centro. 3° ambito di servizio: Commissione Cemirde. Cemirde: servizio nel centro d'ascolto per i rifugiati; elaborazione e aggiornamento database rifugiati; accompagnamento nelle visite alle famiglie; accompagnamento nelle parrocchie per favorire e promuovere il lavoro pastorale con i rifugiati/immigrati; presenza e accompagnamento a Ressano Garcia all'arrivo del treno con i rimpatriati mozambicani. E’ richiesta la conoscenza della lingua francese. 43 REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO Nell’ambito delle attività sopra delineate, il ruolo previsto per i giovani in servizio civile riguarderà: 1) “Programma di sensibilizzazione della popolazione alla lotta contro l’aids” a) Pianificazione, programmazione e realizzazione delle attività da svolgere nelle scuole e nelle parrocchie di Goma, attività concordate con l’equipe durante la riunione trimestrale, in modo da poter formare nuovi Club di sensibilizzazione alle malattie sessualmente trasmissibili. b) Implementazione di un sistema di monitoraggio sulla situazione socio-economica dei beneficiari. Questo attraverso la visita nelle case dei beneficiari e delle loro attività generatrici di reddito. c) Stesura dei rapporti descrittivi semestrali e annuali da presentare alla Caritas Développement e ai donors. 2) Programma di Microfinanza Tujenge Pamoja I Volontari affiancheranno l’equipe degli Agenti di Credito nelle attività sul territorio. In particolare, seguiranno le fasi della preparazione delle formazioni per i gruppi di credito solidale; incontreranno i membri dei gruppi sia in occasione dei loro incontri settimanali che delle visite individuali a domicilio o sul posto di lavoro; interverranno nell’elaborazione di piani di sviluppo per le attività commerciali dei membri dei gruppi di credito. Per quanto riguarda lo studio di impatto sociale del programma, i Volontari collaboreranno con lo staff del programma per concepire un questionario di inchiesta e stabilire indicatori efficaci per misurare l’impatto stesso. I volontari dovranno inoltre aiutare lo staff a redigere il rapporto del monitoraggio ed a completarlo con grafici e tabelle. 3) “Sostegno alle associazioni/cooperative intercomunitarie per la ricostruzione socio-economica sostenibile” Il lavoro dei Volontari si limita alla città di Goma per questioni di sicurezza e si concentrerà su tre associazioni: Adebuki, Adika e Cuprofav. Insieme al responsabile del progetto dovranno seguire e verificare le attività produttive già in essere. In una seconda fase, con la partecipazione delle associazioni e del responsabile del progetto, si cercherà di sviluppare nuovi progetti generatori di reddito e/o nuove strategie di commercializzazione dei prodotti. Le attività di queste cooperative sono: allevamento, orticoltura, falegnameria, rimboschimento, trasformazione di prodotti alimentari. 4) “Coordinamento Commissione Giustizia e Pace” L’attività dei Volontari si concentrerà nelle scuole, sia per un fatto di prossimità con i giovani ma anche per un motivo linguistico. Con l’equipe della commissione e in coordinamento con le scuole, il volontario dovrà stendere un programma semestrale delle attività. Dovrà inoltre, sempre con l’equipe progettare i laboratori e i seminari di formazione previsti nel programma semestrale. Contestualmente alle attività di programmazione e progettazione dovrà accompagnare gli operatori locali nelle sessioni di animazione dei giovani, nei seminari di formazione degli insegnanti e degli animatori parrocchiali in modo da comprendere la metodologia utilizzata dalla commissione e poter affiancare l’equipe nei laboratori che si svolgeranno nelle scuole. Attraverso queste attività il volontario dovrà porre un forte accento sull’importanza dell’aggregazione giovanile intorno a questi temi, favorendo così la formazione di “club di pace e di mediazione dei conflitti”. 5) “Smobilitazione dei bambini soldato” Il Volontario avrà il compito di raccogliere i dati sui bambini che verranno smobilitati e compilare le schede di individuazione dei bambini. Con l’equipe pianificherà e progetterà sia da un punto di vista logistico che dei contenuti i seminari ed i laboratori di sensibilizzazione rivolti alle amministrazioni, ai capi militari e agli studenti. Questi seminari fanno leva sulla costituzione di transizione congolese e nello specifico all’articolo 184 che cita “Nessuno può essere reclutato nelle forze armate della Repubblica Democratica del Congo ne prendere parte ai conflitti o alle ostilità, se non possiede l’età di 18 anni al momento del reclutamento”. Collaborerà con l’equipe alla stesura del rapporto annuale LIBANO I giovani in servizio civile lavoreranno insieme all’equipe del Foyer de l’Amitie inserendosi, con un graduale accrescimento dei compiti di responsabilità acquisiti e sulla base delle proprie particolari 44 competenze, nelle diverse attività. In particolare ai giovani italiani in sevizio civile viene richiesto di dare un esempio di responsabilità e solidarietà, di dialogo, del rispetto della legalità e dell’essere umano, e dunque di farsi testimoni di pace. In particolare nell’ambito delle attività sopra delineate, il ruolo previsto per i giovani in servizio civile riguarderà: 1 - Case di accoglienza per minori − Progettazione, attivazione e verifica delle attività di animazione − Affiancamento di minori per il supporto scolastico − Condivisione del tempo e delle attività quotidiane di vita della casa − Realizzazione di lavori manuali nel giardino o nella cucina della casa − Ideazione e conduzione di corsi di italiano − Sviluppo del sito internet 2 - Assistenza domiciliare − Supporto agli operatori nelle attività di assistenza a domicilio − Supporto alla distribuzione di generi alimentari, di abbigliamento e medicinali − Sviluppo del sito internet 3 - Assistenza particolare − Supporto agli operatori nelle attività di assistenza a domicilio − Supporto alla distribuzione di generi alimentari, di abbigliamento e medicinali − Sviluppo del sito internet 4 - Scuola primaria e secondaria − Affiancamento di minori per il supporto scolastico 5 - Laboratori tecnici − Ricerca di borse di studio 6 - Volontariato − Partecipazione all’organizzazione di eventi − Sviluppo del sito internet 7 - Gli ex-allievi del Focolare dell'Amicizia − Partecipazione all’organizzazione di eventi − Sviluppo del sito internet 8 - Attività culturali, di formazione e di svago − Partecipazione all’organizzazione di eventi − Sviluppo del sito internet 10- Lo sviluppo (progetto di microcredito o cassa locale del credito) − Sensibilizzazione sui bisogni della popolazione libanese e ricerca di progetti di sviluppo − ricerca di risorse internazionali al programma di microcredito BRASILE I volontari opereranno in costante affiancamento con gli operatori della Parrocchia e della Società Caritas San Francisco, con l’obiettivo di una crescente e graduale autonomia. Particolare attenzione sarà inoltre dedicata alle fasce giovanili, i volontari saranno chiamati ad una presenza attiva presso le realtà aggregative promosse dalla chiesa locale. In particolare nell’ambito delle attività sopra delineate, il ruolo previsto per i giovani in servizio civile riguarderà: 1. Attività educative − Supporto nelle attività di animazione e di sostegno scolastico − Ideazione e conduzione di corsi di italiano 2. Casa famiglia − Partecipazione alla vita quotidiana della casa famiglia 3. Cooperativa artigianale − Supporto organizzativo e gestionale per i corsi di formazione professionale per 45 adolescenti 4. Assistenza ai carcerati − Partecipazione, insieme agli operatori locali, alle visite ai carcerati ed alle loro famiglie − Gestione della documentazione relativa alle adozioni a distanza 5. Promozione sociale nelle favelas − Partecipazione, insieme agli operatori locali, alle visite agli abitanti delle favelas − Attivazione e gestione delle attività di asilo e dei corsi di formazione professionale 6. Corso popolare − Collaborazione all’organizzazione e conduzione del corso di formazione all’esame di ammissione all’università 7. Pastorale dell’infanzia − Partecipazione, insieme agli operatori locali, alle visite alle famiglie seguite nell’ambito di questa attività 8. Gemellaggio con i Sem terra − Partecipazione alle attività di sostegno ai gruppi di Sem terra 9. Promozione Caritas parrocchiali − mantenimento contatti con il gemellaggio con la sede di Roma del gruppo Jandira ONLUS Obiettivo 3 - Raccontare. Far in modo che i giovani partecipanti al progetto diventino elementi attivi del Laboratorio di Animazione Territoriale della Caritas di Roma e che, rielaborando in termini culturali e pedagogici l’esperienza di solidarietà internazionale vissuta, sensibilizzino e animino altri giovani del territorio sui temi della solidarietà internazionale, della pace, della nonviolenza, della cooperazione fraterna, dei diritti umani e delle dinamiche tra Nord e Sud del mondo, realizzino incontri, laboratori e percorsi formativi a livello locale, ed elaborino strumenti di animazione e di divulgazione per comunicare con efficacia l’esperienza vissuta e farne patrimonio condiviso dal territorio di riferimento. 3.1 – Laboratorio di Animazione Territoriale (LAT) I partecipanti al progetto durante la permanenza in Italia parteciperanno alle attività del Laboratorio di Animazione Territoriale, 3.2 - Elaborazione di strumenti di animazione Ai partecipanti al progetto si richiede la produzione di almeno uno strumento formativo diverso in base al contesto geografico in cui è stata svolta e vissuta l’esperienza di solidarietà internazionale. 3.3 – Organizzazione dei percorsi estivi di solidarietà internazionale per i giovani della Diocesi I giovani in servizio civile partecipanti a questo progetto contribuiranno all’organizzazione dei percorsi previsti per l’estate 2009, in coordinamento con il coordinatore del progetto, sia per quanto concerne il supporto logistico e l’attivazione dei contatti con le realtà locali, sia per quanto concerne l’accompagnamento dei giovani partecipanti all’esperienza estiva durante i campi stessi. 3.4 – Organizzazione di un evento pubblico I giovani in servizio civile partecipanti a questo progetto parteciperanno direttamente all’organizzazione dell’evento; coloro che si troveranno in quel momento all’estero contribuiranno attraverso la realizzazione di documenti e materiali di testimonianza dell’esperienza. 10) Numero dei volontari da impiegare nel progetto: Paese estero MOZAMBICO Città MAPUTO Cod. ident. sede 20254 N. vol. per sede 3 46 REP. DEM. DEL CONGO LIBANO BRASILE GOMA ZAHLE SAN PAOLO 40491 64932 65608 TOTALE 3 2 2 10 11) Modalità di fruizione del vitto e alloggio: Mozambico Sistemazione in appartamento Autonomia dei volontari nell’acquisto di generi alimentari e prodotti di prima necessità e nella preparazione dei pasti, oppure autonomia nella fruizione di pasti presso i numerosi piccoli e medi ristoranti presenti nel territorio. Repubblica Democratica del Congo Sistemazione in appartamento Autonomia dei volontari nell’acquisto di generi alimentari e prodotti di prima necessità e nella preparazione dei pasti, oppure autonomia nella fruizione di pasti presso i numerosi piccoli e medi ristoranti presenti nel territorio. Libano Sistemazione in una stanza autonoma all’interno dell’abitazione del Foyer de l’Amitie. La cucina comune è a disposizione di tutti. La fruizione dei pasti, preparati di volta in volta da persone presenti nella struttura, avviene in comunità Autonomia dei volontari nell’acquisto di generi alimentari e prodotti di prima necessità. Brasile Sistemazione in appartamento Autonomia dei volontari nell’acquisto di generi alimentari e prodotti di prima necessità e nella preparazione dei pasti, oppure autonomia nella fruizione di pasti presso la Società Caritas che prepara i pasti per gli asili e i dopo scuola per 5 giorni alla settimana. 12) Numero posti senza vitto e alloggio: 13) Numero ore di servizio settimanali dei volontari, ovvero monte ore annuo: 14) Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6): 0 40 ore settimanali 6 15) Mesi di permanenza all’estero ed eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio: Il progetto prevede una permanenza all’estero non inferiore a 7 mesi. Partecipazione al percorso formativo previsto a livello diocesano e ai corsi di formazione residenziali organizzati a livello diocesano, regionale, interdiocesano (corso di inizio, metà e fine servizio) anche fuori dal comune e della provincia ove si svolge il proprio progetto, così come previsto dal percorso di formazione; ogni corso ha la durata di tre giorni complessivi. Stesura delle relazioni mensili da inviare in Italia (report), incontri settimanali dell’équipe locale di progetto, seguire le indicazione dei referenti dei progetti, comunicazione costante (mails, telefono) con la Caritas diocesana, comportamento improntato ad uno stile di vita sobrio, responsabile ed armonico rispetto al lavoro di equipe. Rispetto della cultura locale. Inoltre, flessibilità a svolgere il servizio in numerosi e differenti settori, ambiti e fasi di intervento (esecuzione operativa, studio ed analisi, progettazione, sperimentazione e verifica), possibile impiego nei giorni festivi, alternanza di lavoro individuale ed in équipe. Disponibilità per missioni di breve durata in altre zone del paese ed in altri paesi. 47 Obbligo di svolgimento delle attività di animazione e sensibilizzazione in Italia con la propria Caritas diocesana e con la Caritas diocesana capofila del progetto. Disponibilità al trasferimento temporaneo della sede in caso di: - eventi di formazione e sensibilizzazione diocesani, regionali o nazionale (es. incontro nazionale giovani in servizio civile) - campi estivi in Italia e all’estero - intervento in caso calamità naturali - missioni umanitarie 48 CARATTERISTICHE ORGANIZZATIVE 16) Particolari condizioni di rischio connesse alla realizzazione del progetto: Mozambico La violenza in città costituisce ormai un elemento caratterizzante, non solo per opera di ragazzi e bambini di strada ma anche attraverso bande organizzate. Lo straniero europeo, inoltre, disponendo generalmente di maggiori ricchezze, è più spesso soggetto a rapine, furti ed aggressioni. Ciò può accadere nelle strade principali, in macchina o a piedi, in casa e nei quartieri e nei posti di lavoro. Repubblica Democratica del Congo La città di Goma presenta gli stessi rischi di un grande centro urbano nel quale i problemi sociali sono numerosi ed acuti. Non va sottovalutato il rischio di rapine, furti ed aggressioni, soprattutto perchè un europeo viene ritenuto a priori più ricco. La presenza delle truppe delle Nazioni Unite (MONUC) garantisce una certa sicurezza, se non altro perché evita che gli scontri armati tra gruppi ribelli ed esercito nazionale si estendano alla città. Il contesto di conflitto in corso nella provincia del Nord Kivu rappresenta un problema da non sottovalutare. In città c’è una grande concentrazione di militari che spesso e volentieri attaccano la popolazione locale. È alto il numero degli omicidi, delle rapine e delle violenze sessuali sulle donne locali. Inoltre, la grande diffusione di armi automatiche rappresenta un rischio non indifferente. La situazione di incertezza che ancora perdura nella provincia del Nord Kivu, richiede di prestare la massima attenzione alla situazione politica generale. Libano I rischi sono legati principalmente alle conseguenze della guerra dell’agosto 2006. In particolare nel sud del Libano possono essere presenti oggetti esplosivi inesplosi. E’ pertanto opportuno astenersi dal recarsi soli in zone pericolose. Al pari di qualunque altro grande centro urbano non va sottovalutato il rischio di rapine, furti ed aggressioni, soprattutto perchè un europeo viene ritenuto a priori più ricco. Il livello di rischio è tuttavia contenuto e non necessita di speciali accorgimenti. Brasile La violenza nella grande metropoli di San Paolo costituisce ormai un elemento caratterizzante, e anche a Jandira è un problema reale e quotidiano. Questa violenza si manifesta non solo per opera di ragazzi e bambini di strada ma anche attraverso bande organizzate. Lo straniero europeo, inoltre, disponendo generalmente di maggiori ricchezze, è più spesso soggetto a rapine, furti ed aggressioni. Ciò può accadere nelle strade principali, in macchina o a piedi, in casa e nei quartieri e nei posti di lavoro. 17) Accorgimenti adottati per garantire i livelli minimi di sicurezza e di tutela dei volontari a fronte dei rischi evidenziati al precedente punto 16): Mozambico I volontari sono informati dei rischi e invitati alla prudenza e alla costante vigilanza. Si ritiene che la scelta di uno stile di vita sobrio, da parte dei giovani, possa diminuire la probabilità d’essere soggetti a rapine ed aggressioni. Di seguito vengono elencate alcune precauzioni e scelte adottate dall'organizzazione Caritas per aumentare la tutela degli operatori: abitazione: i giovani in servizio civile risiedono in un quartiere centrale (nella cosiddetta "città di cemento"), in un appartamento al terzo ed ultimo piano di un condominio sorvegliato giorno e notte da una guardia non armata. Tutte le finestre sono protette da inferiate e lo stessa porta d'ingresso è preceduto da un'altra porta in spranghe di ferro dotata di lucchetto. In casa non ci sono computer fissi, televisione, stereo. Il team di volontari in Servizio Civile non ha in dotazione alcuna automobile o altro veicolo, potendo utilizzare i mezzi disponibili di Caritas Mozambicana o più comunemente i mezzi pubblici. La manutenzione dell'appartamento è completamente autogestito e non prevede l'assunzione, nemmeno temporanea, di personale domestico. ufficio: una base operativa di riferimento per svolgere attività di reporting, ricerca internet, … è rappresentata dall'Ufficio della Caritas Italiana, presso un complesso della Conferenza Episcopale Mozambicana (CEM), che ospita sia gli uffici di altre Caritas (Mozambicana, 49 - - Spagnola, …), altre Commissioni della CEM, altre Organizzazione internazionali, nonché una guesthouse. Il complesso è cintato con sistemi di protezione, sorvegliato giorno e notte dal personale di una compagnia di security armata in collegamento con un'unità centrale e mobile a sistemi d'allarme che prevedono l'intervento rapido di squadre specializzate. Coordinamento: Caritas Italiana partecipa regolarmente agli incontri organizzati dalla Cooperazione Italiana e l'Ambasciata Italiana con le ONG presenti nel Paese, seguendo le norme previste e recependo l’informazione su fatti ed eventuali accorgimenti suggeriti. Una riunione settimanale tra i giovani in servizio civile e il coordinatore di Caritas Italiana in loco assicurano l'aggiornamento delle informazioni. Inoltre, tutti gli operatori di Caritas sono segnalati all'Ambasciata come cittadini italiani residenti all'estero, godendo i privilegi di sicurezza previsti (una delle pratiche burocratiche che vengono avviate prioritariamente all'arrivo è proprio quella finalizzata all'ottenimento del "DIRE", un documento di identità e di residenza temporanea all'estero). "terreno": non ci sono particolari accorgimenti personali presso le strutture di servizio (Comunità di base parrocchiali, Centro Dia, …), essendo tutti luoghi che godono di buona "sicurezza sociale" (non si registrano particolari fatti avvenuti nel passato, tipo gravi furti, minacce armate od altro). Con riferimento ai luoghi più esposti (strade, case, luoghi a rischio reale come la "lixeira", ossia la discarica, …) il volontario sarà accompagnato sin dall'inizio dagli operatori locali o quelli italiani già integrati da tempo. Il volontario lavorerà in maniera autonoma progressivamente al livello di "riconoscimento sociale" raggiunto; infatti l’inserimento positivo nelle comunità di riferimento rappresenta il principale deterrente ad una possibile aggressione da parte di estranei. Soprattutto in questi ambienti, al volontario è raccomandata vigilanza, prudenza (senza arrivare alla diffidenza) e particolare attenzione a vivere uno “stile di relazioni” innanzitutto corrette e rispettose delle norme civili locali, nonché cordiali, anche in caso di situazioni di stress di qualsiasi tipo (secondo le pratiche e le tecniche classiche di training autogeno e i principi di nonviolenza). Repubblica Democratica del Congo I volontari sono informati dei rischi e invitati alla prudenza ed alla costante vigilanza. Si ritiene che la scelta di uno stile di vita sobrio, da parte dei giovani, possa diminuire la probabilità d’essere soggetti a rapine ed aggressioni. Di seguito vengono elencate alcune precauzioni e scelte adottate dall'organizzazione Caritas per aumentare la tutela degli operatori. Abitazione: i giovani in servizio civile risiedono in una casa all’interno di un compound della diocesi di Goma nel quale si trovano anche una falegnameria, una scuola di alfabetizzazione ed una panetteria. La manutenzione dell'appartamento è completamente autogestita e non prevede l'assunzione, nemmeno temporanea, di personale domestico. I volontari in Servizio Civile hanno in dotazione un’automobile della Caritas diocesana di Goma. Ufficio: la sede di riferimento per svolgere attività di ufficio (rapporti, contabilità, ricerca internet,…) è rappresentata dall'Ufficio della Caritas diocesana e dalla sede del programma di microfinanza “Tujenge Pamoja” Attività ordinarie: i volontari si muovono preferibilmente in compagnia degli operatori della Caritas diocesana ed il lavoro viene svolto solo durante le ore diurne. L’integrazione nella “comunità” di Goma, ed in particolare nel quartiere di residenza permette un riconoscimento del ruolo e della funzione che rappresentano il principale deterrente ad una possibile aggressione da parte di estranei. Particolare attenzione va posta al vivere uno “stile di relazioni” corretto e rispettoso delle norme civili locali e di quanto la popolazione ha vissuto in questi anni di conflitto. Coordinamento: i volontari mantengono contatti costanti con il l’Ambasciata Italiana a Kinsahsa per ricevere informazioni ed indicazioni sulle norme da seguire. Scambi periodici con altre Ong ed organismi umanitari (agenzie ONU, CICR…), permettono di raccogliere informazioni ed opinioni sulla situazione nel paese e nella regione dei Grandi Laghi. Tali informazioni vengono quindi analizzate con il responsabile del Programma paese di Caritas Italiana. Libano I volontari sono informati dei rischi e invitati alla prudenza e alla costante vigilanza. Si ritiene che la scelta di uno stile di vita sobrio, da parte dei giovani, possa diminuire la probabilità d’essere soggetti a rapine ed aggressioni. Di seguito vengono elencate alcune precauzioni e scelte adottate dall'organizzazione Caritas per aumentare la tutela degli operatori: abitazione: i giovani in servizio civile risiedono all’interno della struttura del Foyer de insieme alla comunità degli operatori e dei giovani residenti Ufficio: la sede di riferimento per svolgere attività di ufficio (rapporti, contabilità, ricerca internet,…) è rappresentata dall'Ufficio dello stesso Foyer de l’Amitie Attività ordinarie: i volontari si muovono preferibilmente in compagnia degli operatori locali ed il lavoro viene svolto durante le ore diurne.. Particolare attenzione va posta al vivere uno “stile di relazioni” corretto e rispettoso delle norme civili locali e di quanto la popolazione ha vissuto in questi anni di conflitto. - "terreno": non ci sono particolari accorgimenti personali presso le strutture di servizio, essendo tutti luoghi che godono di buona "sicurezza sociale" (non si registrano particolari fatti avvenuti nel 50 passato, tipo gravi furti, minacce armate od altro). Il volontario sarà comunque accompagnato sin dall'inizio dagli operatori locali. Il volontario lavorerà in maniera autonoma progressivamente al livello di "riconoscimento sociale" raggiunto; infatti l’inserimento positivo nelle comunità di riferimento rappresenta il principale deterrente ad una possibile aggressione da parte di estranei. Soprattutto in questi ambienti, al volontario è raccomandata vigilanza, prudenza (senza arrivare alla diffidenza) e particolare attenzione a vivere uno “stile di relazioni” innanzitutto corrette e rispettose delle norme civili locali, nonché cordiali, anche in caso di situazioni di stress di qualsiasi tipo (secondo le pratiche e le tecniche classiche di training autogeno e i principi di nonviolenza). Brasile I volontari sono informati dei rischi e invitati alla prudenza e alla costante vigilanza. Si ritiene che la scelta di uno stile di vita sobrio, da parte dei giovani, possa diminuire la probabilità d’essere soggetti a rapine ed aggressioni. Di seguito vengono elencate alcune precauzioni e scelte adottate dall'organizzazione Caritas per aumentare la tutela degli operatori: abitazione: i giovani in servizio civile risiedono in una casa in quartiere centrale che è accanto alla casa del parroco e ad un asilo. Tutta la zona è recintata da un muro e ha un cancello elettrico che la protegge. Il team di volontari in Servizio Civile ha in dotazione i mezzi di trasporto disponibili della Sociedade Caritas o più comunemente i mezzi pubblici. La manutenzione dell'appartamento è completamente autogestito e non prevede l'assunzione, nemmeno temporanea, di personale domestico. ufficio: una base operativa di riferimento per svolgere attività di reporting, ricerca internet, è rappresentata dall'Ufficio della Sociedade Caritas, che si trova non lontano dalla casa di abitazione. Il complesso è cintato con sistemi di protezione, sorvegliato giorno e notte daun guardiano che vive nello stabile. - "terreno": non ci sono particolari accorgimenti personali presso le strutture di servizio (Asili, dopo scuola, …), essendo tutti luoghi che godono di buona "sicurezza sociale" (non si registrano particolari fatti avvenuti nel passato, tipo gravi furti, minacce armate od altro). Con riferimento ai luoghi più esposti (strade, case, luoghi a rischio reale come la favela) il volontario sarà accompagnato sin dall'inizio dagli operatori locali o quelli italiani già integrati da tempo. Il volontario lavorerà in maniera autonoma progressivamente al livello di "riconoscimento sociale" raggiunto; infatti l’inserimento positivo nelle comunità di riferimento rappresenta il principale deterrente ad una possibile aggressione da parte di estranei. Soprattutto in questi ambienti, al volontario è raccomandata vigilanza, prudenza (senza arrivare alla diffidenza) e particolare attenzione a vivere uno “stile di relazioni” innanzitutto corrette e rispettose delle norme civili locali, nonché cordiali, anche in caso di situazioni di stress di qualsiasi tipo (secondo le pratiche e le tecniche classiche di training autogeno e i principi di nonviolenza). 18) Particolari condizioni di disagio per i volontari connesse alla realizzazione del progetto: Mozambico Nessuna particolare condizione di disagio connessa alla realizzazione del progetto; infatti la selezione e la formazione propedeutica ed ad interim mirano a prevenire gravi forme di disagio che sarebbero legate maggiormente alla personalità del volontario e non tanto alla situazione in loco. Si ritiene, invece, che l’esperienza stessa inevitabilmente esporrà il volontario a dover affrontare difficoltà di natura ambientale, climatica, socioculturale, linguistica, facilmente affrontabili e superabili da una persona preparata e disponibile a partire per un’esperienza di questo tipo Repubblica Democratica del Congo Non vi sono particolari condizioni di disagio connesse alla realizzazione del progetto. La selezione, la formazione propedeutica e quella effettuata durante il primo rientro in Italia mirano a prevenire gravi forme di disagio che potrebbero essere legate maggiormente alla personalità del volontario e non tanto alla situazione in loco. Si ritiene, invece, che l’esperienza stessa inevitabilmente esporrà il volontario a dover affrontare difficoltà di natura ambientale, climatica, socioculturale, linguistica, facilmente affrontabili e superabili da una persona preparata e disponibile a partire per un’esperienza di questo tipo Libano Non vi sono particolari condizioni di disagio connesse alla realizzazione del progetto. La selezione, la formazione propedeutica e quella effettuata durante il primo rientro in Italia mirano a prevenire gravi forme di disagio che potrebbero essere legate maggiormente alla personalità del volontario e non tanto alla situazione in loco. Si ritiene, invece, che l’esperienza stessa inevitabilmente esporrà il volontario a dover affrontare difficoltà di 51 natura ambientale, climatica, socioculturale, linguistica, facilmente affrontabili e superabili da una persona preparata e disponibile a partire per un’esperienza di questo tipo Brasile Non ci sono particolari condizioni di disagio legate al progetto; infatti la selezione dei volontari verrà svolta nell’ottica di scegliere persone in grado di adattarsi alla situazione e anche il monitoraggio in itinere dell’esperienza volontaria a Jandira sarà un elemento importate per gestire eventuali difficoltà normali per chi vive un’esperienza così forte emotivamente. Anche la fase del rientro verrà curata con particolare attenzione dal gruppo missionario Jandira onlus di Roma perché è una fase delicata di rielaborazione che già conosciamo grazie alle molteplici esperienze già fatte. 52 19) Sede/i di attuazione del progetto di appoggio in Italia ed Operatori Locali di Progetto: L’Ente presso il quale devono essere indirizzate le domande è: CARITAS DIOCESANA DI ROMA – SETTORE EDUCAZIONE ALLA PACE ED ALLA MONDIALITA’ PIAZZA SAN GIOVANNI IN LATERANO 6/A 00184 ROMA Tel. 06.69886383 Fax 0669886250 E-mail [email protected] Persona di riferimento: Andrea L.M. Guerrizio N. 1 2 Sede di attuazione del progetto CARITAS DIOCESANA DI ROMA 1 CARITAS DIOCESANA DI ROMA 1 Comune ROMA ROMA Indirizzo PIAZZA S. GIOVANNI IN LATERANO 6/A PIAZZA S. GIOVANNI IN LATERANO 6/A Cod. ident. sede N. vol. per sede 2948 3 2948 3 Nominativi degli Operatori Locali di Progetto Cognome e nome Data di nascita C.F. 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 20) Sede/i di attuazione del progetto all’estero ed ente/i partners: 53 N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Ente che ha presentato il progetto PAROQUIA DE NOSSA SENHORA APARECIDA DE MAVALANE CARITAS GOMA Paese estero Città Cod. ident. sede N. vol. per sede MOZAMBICO MAPUTO 20254 3 CONGO GOMA 40491 3 Ente partner paese estero Personale di riferimento sede estera (cognome e nome) 54 21) Modalità di comunicazione della presenza dei volontari all’autorità consolare o diplomatica italiana presso il paese in cui si realizza il progetto: Mozambico 1) Entro 5 giorni dall’arrivo nel Paese dichiarazione presso l’Ambasciata d’Italia di permanenza temporanea in Mozambico come cittadini italiani; 2) avvio pratiche burocratiche secondo l’iter definito dall’accordo tra Ambasciata d’Italia e Ministro dell’Immigrazione del Mozambico per l’ottenimento del DIRE (documento d’identità e residenza all’estero); 3) frequenza costante agli incontri periodici promossi da Ambasciata e Unità Tecnica Locale di Cooperazione Italiana con le ONG italiane per varie questioni (tra cui quello della sicurezza), da parte del coordinatore in loco di Caritas Italiana e, conseguentemente, riunioni di aggiornamento settimanale da parte di quest’ultimo con tutti i volontari in sevizio civile. Repubblica Democratica del Congo Informazione all'Ambasciata Italiana in Congo Libano Informazione all'Ambasciata Italiana in Libano Brasile Richiesta del visto per un anno come volontario presso l’Ambasciata brasiliana a Roma. Informazione all'Ambasciata Italiana in Brasile 22) Modalità di collegamento e comunicazione con la sede italiana dell’ente proponente il progetto assicurata ai volontari: Il collegamento con la sede centrale della Caritas Diocesana di Roma viene garantito attraverso i contatti telefonici fissi (06.69.88.63.83) e mobili (348.7602641), fax (06.69.88.62.50) e della posta elettronica ([email protected]) 23) Modalità e tempi di eventuali rientri in Italia dei volontari durante il periodo di permanenza all’estero: Si prevede un unico rientro della durata orientativa di un mese, non prima del terzo mese di servizio all’estero. Tale periodo permette di effettuare una prima verifica dell’inserimento dei volontari nel progetto all’estero ed ha lo scopo di svolgere il corso di formazione di metà servizio e di porre in essere il cosiddetto “piano di animazione”, vale a dire il coinvolgimento dei volontari in una serie di attività di promozione, animazione e sensibilizzazione sulle tematiche riguardanti il servizio svolto ed i valori ad esso riconducibili (vedi voce 25) 24) Eventuale assicurazione integrativa di quella stipulata dall’Ufficio a favore dei volontari: Verrà stipulata apposita polizza integrativa. Al momento non è possibile fornirne gli estremi in quanto la realizzazione del progetto è prevista con molti mesi di differenza dal momento della stesura, e pertanto ci si riserva di attivare la polizza in prossimità dell’attivazione del progetto. 25) Eventuali attività di promozione e sensibilizzazione del servizio civile nazionale: L’azione di promozione del servizio civile volontario rientra in un’iniziativa allargata di promozione generale del servizio civile e dell’obiezione di coscienza e del servizio civile della Caritas Italiana. La campagna permanente di promozione del servizio civile si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica ai valori della solidarietà, della pace, della nonviolenza e della mondialità e in particolare alle possibilità offerte dal servizio civile e/o altre forme di impegno civile dei giovani. 55 ATTIVITA’ PERMANENTI DI PROMOZIONE E SENSIBILIZZAZIONE A LIVELLO NAZIONALE Sito Caritas Italiana www.caritasitaliana.it Foglio informativo quindicinale on line InformaCaritas di Caritas Italiana Mensile della Caritas Italiana Italia Caritas Sito del tavolo ecclesiale www.esseciblog.it Almeno 4 incontri l’anno di coordinamento e promozione con il Tavolo ecclesiale per il servizio civile, composto dalla Caritas Italiana, alcuni Uffici della Conferenza Episcopale Italiana e l’Azione Cattolica Italiana. Il Tavolo ecclesiale ha l’obiettivo di promuovere il servizio civile presso le articolazioni territoriali (a livello diocesano) dei membri del Tavolo. Stand sul servizio civile a Civitas e Terra Futura in collaborazione con il Tavolo ecclesiale per il servizio civile.. In collaborazione con la Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile (CNESC), di cui la Caritas Italiana è socia, presentazione pubblica del rapporto annuale degli enti membri della CNESC Stampa di pieghevoli, poster e segnalibro sul servizio civile. Incontro nazionale dei giovani in servizio civile in occasione di San Massimiliano martire (12 marzo). ATTIVITA’ DI PROMOZIONE E SENSIBILIZZAZIONE A LIVELLO LOCALE SVOLTE PRIMA DELL’AVVIO DEL PROGETTO a. Pubblicizzazione sul sito internet www.caritasroma.it b. Pubblicizzazione sui siti delle sedi legate da accordo di partenariato www.consultorioquadraro.it e www.ilcarro.org c. Pubblicizzazione sul Foglio di collegamento del SEPM “Operatori di pace”, distribuito telematicamente a oltre 1100 contatti d. Mailing list della Caritas Diocesana di Roma e. Progetto Informapace f. Realizzazione di depliant informativi distribuiti a tutte le 336 parrocchie romane g. Realizzazione di manifesti pubblicitari distribuiti ed affissi nelle 336 parrocchie romane, le Facoltà delle diverse Università pubbliche e private presenti sul territorio di Roma h. Comunicati stampa i. Promozione ed organizzazione di incontri di sensibilizzazione / approfondimento con gruppi parrocchiali, associazioni e scuole per diffondere capillarmente la cultura del Servizio Civile, con la partecipazione di Giovani in Servizio Civile in qualità di testimoni privilegiati. j. Comunicazione alle Caritas parrocchiali Totale ore dedicate prima dell’avvio del progetto:20 ATTIVITA’ DI PROMOZIONE E SENSIBILIZZAZIONE A LIVELLO LOCALE SVOLTE DURANTE LO SVOLGIMENTO DEL PROGETTO a. Testimonianze e resoconti sul servizio civile sul Foglio di collegamento del SEPM “Operatori di pace”, distribuito telematicamente a oltre 1500 contatti b. Comunicazioni attraverso la Mailing list della Caritas Diocesana di Roma c. Progetto Informapace d. Promozione ed organizzazione di incontri di sensibilizzazione / approfondimento con gruppi parrocchiali, associazioni e scuole per diffondere capillarmente la cultura del Servizio Civile, con la partecipazione di Giovani in Servizio Civile in qualità di testimoni privilegiati. Totale ore dedicate durante il servizio civile:30 Totale complessivo ore di promozione e sensibilizzazione:50 56 26) Eventuali autonomi criteri e modalità di selezione dei volontari: Fermo restando i criteri della determinazione del Direttore Generale dell’UNSC del 30 maggio 2002, si rinvia alle modalità del sistema di selezione verificato in sede di accreditamento 27) Ricorso a sistemi di selezione verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio): SI 28) Piano di monitoraggio interno per la valutazione dei risultati del progetto: Si rinvia al sistema di monitoraggio verificato dall’UNSC in sede di accreditamento 29) Ricorso a sistemi di monitoraggio verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio): SI 30) Eventuali requisiti richiesti ai canditati per la partecipazione al progetto oltre quelli richiesti dalla legge 6 marzo 2001, n. 64: 31) Eventuali risorse finanziarie aggiuntive destinate in modo specifico alla realizzazione del progetto: 32) Eventuali copromotori e partners del progetto con la specifica del ruolo concreto rivestito dagli stessi all’interno del progetto: Conferenza Nazionale Enti peri l Servizio Civile (CNESC), codice fiscale: 97104610585 − collaborazione nell’attività di monitoraggio attraverso la realizzazione del rapporto annuale del servizio civile degli enti membri della Cnesc, attraverso l’Istituto per la Ricerca Sociale; − collaborazione nelle attività di promozione del servizio civile attraverso la pubblicazione e la presentazione attraverso conferenza stampa del rapporto annuale della CNESC (vedi anche voce 25). CGM - Consorzio Nazionale della Cooperazione di Solidarietà Sociale “Gino matterelli”. Codice fiscale: 01845670403 − Collaborazione nella promozione del progetto attraverso il riconoscimento e la certificazione delle competenze ai giovani che svolgono il servizio civile nel progetto 33) Risorse tecniche e strumentali necessarie per l’attuazione del progetto: CARATTERISTICHE DELLE CONOSCENZE ACQUISIBILI 34) Eventuali crediti formativi riconosciuti: Riconosciuti sino a 10 crediti formativi dalla Facoltà di Sociologia dell’ Università Cattolica di Milano come da convenzione allegata. 57 Riconosciuti sino a 18 crediti formativi dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi ROMA TRE, come da convenzione allegata 35) Eventuali tirocini riconosciuti: Riconosciuti per tutti i corsi di laurea della Facoltà di Sociologia dell’ Università Cattolica di Milano che prevedono attività di tirocinio, come da convenzione allegata. Nelle attività di tirocinio riconosciute sono compresi anche i tirocini utili per l’iscrizione agli albi professionali previsti nei corsi di laurea della Facoltà di Sociologia. 36) Competenze e professionalità acquisibili dai volontari durante l’espletamento del servizio, certificabili e validi ai fini del curriculum vitae: Per tutti coloro che concludono il Servizio Civile è previsto il rilascio di un attestato da parte di Caritas Italiana in cui vengono riportate la tipologia del servizio svolto e le competenze che vengono conseguite durante il servizio (modello consegnato all’UNSC da Caritas Italiana). La singola Caritas diocesana rilascia –su richiesta dell’interessato e per gli usi consentiti dalla legge- ulteriore documentazione più dettagliata e particolareggiata. Tutti i progetti presentati dalla Caritas Italiana competenze consentono l'acquisizione delle seguenti COMPETENZE TRASVERSALI - Costruire messaggi chiari, al fine di fornire informazioni corrette ai giovani interessati alle attività organizzate dall’associazione. - Adottare stili di comportamento propositivi, improntati alla cordialità e alla cortesia - Collaborare con i professionisti coinvolti nel progetti, in relazione ai propri compiti e ai risultati da raggiungere - Integrarsi con altre figure/ruoli professionali e non - Adeguarsi al contesto: linguaggio e atteggiamenti, rispetto delle regole e orari - Gestire la propria attività con la dovuta riservatezza ed eticità - Controllare la propria emotività rispetto alla sofferenza - Lavorare in team per produrre risultati collettivi - Assumere le necessarie decisioni gestionali in sufficiente autonomia, seppur nell’ambito di sistemi e procedure già calibrati e condivisi - Collaborare con il Personale dell’Ente e con i colleghi. Le stesse competenze trasversali e le seguenti competenze specifiche del progetto sono riconosciute e certificate mediate rilascio di un attestato da parte dell’Ente terzo CGM - Consorzio Nazionale della Cooperazione di Solidarietà Sociale “Gino matterelli” come da convenzione allegata. Competenze specifiche riconosciute e certificate da CGM: - Tecniche di gestione dei conflitti in modo nonviolento - Conoscere i principi di base per l’educazione alla pace e alla nonviolenza. - Elementi teorici e pratici di base sulla relazione d’aiuto - Fronteggiare situazioni di emergenza/imprevisti - Conoscere lei metodologie di ascolto e autoascolto - Capacità di instaurare relazioni empatiche - Capacità di documentazione sia attraverso l'uso di materiale predefinito (schede questionari,ecc. cartelle) sia con modalità maggiormente libere (verbali - report relazioni- videoregistrazioni). - Essere in grado di realizzare prodotti divulgativi (depliant - video - articolo di giornale foto- gadget ecc). - Sapere promuovere attività socio-culturali per la sensibilizzazione del territorio - Applicare tecniche di animazione, socializzazione e di gioco per favorire l’integrazione dei singoli e dei gruppi. - Collaborare alla progettazione, organizzazione e conduzione di attività di socializzazione, di ricostruzione della rete relazionale. 58 - - Orientare verso percorsi di crescita etici e morali Saper lavorare in rete e in équipe Promuovere il coordinamento di attività tra enti diversi operanti nei campi giustizia, pace e solidarietà Avere capacità di presentazione, ad un pubblico vasto e articolato, di strumenti che incidendo sugli stili di vita quotidiani permettano un consumo ed un investimento rispettosi dei diritti umani e dell’ambiente Conoscere gli elementi teorici e pratici di base nel campo della progettazione sociale in ambito internazionale (metodo Project cycle management e SWOT) Conoscere gli elementi teorici e pratici di base nel campo della cooperazione internazionale e solidale. Conoscere gli elementi teorico pratici nel campo della relazione interculturale Conoscere gli elementi teorico pratici nel campo della tutela dei diritti umani Avere la capacità di adeguarsi al contesto: linguaggio ed atteggiamenti Avere la capacità di assumere le necessarie decisioni gestionali in sufficiente autonomia Conoscere e saper convivere con situazioni climatiche e culturali differenti; Saper realizzare attività educative con mezzi poveri. Saper convivere con persone con cultura e fedi religiose differenti. Aver Acquisito stili di comportamento propositivi, improntati alla cordialità e alla cortesia; Conoscere la lingua del paese di destinazione Conoscere elementi teorico-pratici del quadro istituzionale nell'ambito dei progetti di cooperazione. Aver sviluppato capacità di problem solving; Formazione generale dei volontari 37) Sede di realizzazione: Gli incontri di formazione generale verranno realizzati c/o il Seminario Romano Maggiore Piazza San Giovanni in Laterano 4 Roma e, per la formazione residenziale, Santa Maria dell’Acero a Velletri, oppure Convento dei Padri Cappuccini di Fiuggi , oppure S,Maria del Giglio a Magliano Sabina 38) Modalità di attuazione: La formazione è effettuata in proprio, presso l’Ente, con formatori dell’Ente. 39) Ricorso a sistemi di formazione verificati in sede di accreditamento ed eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio: SI 40) Tecniche e metodologie di realizzazione previste: A partire dai contenuti previsti per la formazione generale nella circolare “Linee guida per la formazione generale dei volontari”, ed il sistema di formazione verificato dall’UNSC in sede di accreditamento, il percorso di formazione generale si attua con le seguenti tecniche e metodologie. 3.1 Nella fase di accesso al servizio civile: Il progetto prevede un percorso di ingresso per la conoscenza della proposta, allo scopo di creare le condizioni ottimali di inserimento. Metodologia - lezioni frontali; - gruppi di approfondimento; - confronto sulle motivazioni; 59 - riflessioni personali. Numero ore di formazione previste Il corso ha una durata massima di 12 ore di formazione. 3.2 Durante il servizio civile: 3.2.a formazione generale Metodologia Per ogni obiettivo formativo viene considerato: - la coscientizzazione: essere/divenire consapevoli di sé, dell’altro, del mondo - dalla conoscenza della realtà al saper comunicare la realtà - dal sapere di essere nella realtà al saper stare nella realtà - dal saper fare al saper fare delle scelte - dallo stare insieme al cooperare ed in relazione a questi livelli la dimensione: - individuale della persona - la famiglia, il gruppo, la comunità di appartenenza - la società, il mondo attraverso: - lezioni frontali (almeno il 50% del monte ore complessivo) - elaborazione dei vissuti personali e di gruppo, simulazioni, lavori in gruppo e riflessioni personali (almeno il 20% del monte ore complessivo) - testimonianze e/o visite ad esperienze significative Numero ore di formazione previste; totale durante l’anno di 72 ore. La proposta è articolata in un percorso di formazione caratterizzato da 3 momenti residenziali: - corso di inizio servizio (1-3 giornate) nel primo mese di servizio - corso di metà servizio (1-3 giornate), dopo circa 6 mesi dall’avvio al servizio - corso di fine servizio (1-3 giornate) nell’ultimo mese di servizio e da incontri di formazione permanente settimanale/quindicinale di 2-4 ore. Numero verifiche previste e relativi strumenti utilizzati anche per la misurazione dei livelli di apprendimento raggiunti; Nella fase di accesso al servizio: verifica attraverso scheda conforme a livello nazionale per la valutazione del tirocinio osservativo e del successivo tirocinio pratico . Durante il servizio civile: valutazione attraverso scheda di verifica a conclusione dei singoli moduli formativi. Successive condivisioni e confronti in gruppo. 41) Contenuti della formazione: A partire dai contenuti previsti per la formazione generale nella circolare “Linee guida per la formazione generale dei volontari”, ed il sistema di formazione verificato dall’UNSC in sede di accreditamento, si propone una formazione generale che preveda due fasi (istituzionale e permanente). Una prima fase di 30 ore (da realizzare nei primi 4 mesi) che tiene conto delle indicazioni delle “Linee guida per la formazione generale dei volontari”in cui presentare ad un primo livello i singoli argomenti che saranno poi, dove necessario, approfonditi a partire dalle esigenze del gruppo. Verranno unificate alcune tematiche all’interno dei momenti istituzionali previsti e verrà dedicato il primo periodo all’aspetto formativo istituzionale (una giornata settimanale). La tempistica verrà modulata secondo la tabella sottostante: 60 Moduli formativi UNSC 1) L’identità del gruppo in formazione Si tratta di un modulo/laboratorio nel quale il formatore, utilizzando tecniche formative appropriate, lavorerà alla definizione di un’identità di gruppo dei volontari in servizio civile che esprimeranno le loro idee sul servizio civile, le proprie aspettative, le motivazioni e gli obiettivi individuali. Il formatore, partendo dai concetti di “patria”, “difesa senza armi”, “difesa nonviolenta”, ecc., avrà come obiettivo non la condivisione e/o accettazione del significato che le istituzioni attribuiscono a tali parole, bensì quello di creare nel volontario la consapevolezza che questo è il contesto che legittima lo Stato a sviluppare l’esperienza di servizio civile. Questo modulo, dato il suo contenuto, dovrebbe essere propedeutico a tutti gli altri moduli. 2) Dall’obiezione di coscienza al servizio civile nazionale: evoluzione storica, affinità e differenze tra le due realtà Partendo dalla presentazione della legge n. 64/01, si evidenzieranno i fondamenti istituzionali e culturali del servizio civile nazionale, sottolineando gli elementi di continuità e di discontinuità fra il “vecchio” servizio civile degli obiettori di coscienza e il “nuovo” servizio civile volontario, con ampi riferimenti alla storia del fenomeno dell’obiezione di coscienza in Italia e ai contenuti della legge n. 230/98. 3) Il dovere di difesa della Patria A partire dal dettato costituzionale, se ne approfondirà la sua attualizzazione anche alla luce della recente normativa e della giurisprudenza costituzionale. In particolare, si illustreranno i contenuti delle sentenze della Corte Costituzionale nn.164/85, 228/04, 229/04 e 431/05, in cui si dà contenuto al concetto di difesa civile o difesa non armata. Possono inoltre essere qui inserite tematiche concernenti la pace e diritti umani alla luce della Costituzione italiana, della Carta Europea e degli ordinamenti delle Nazioni Unite. 4) La difesa civile non armata e nonviolenta Questo modulo, nei contenuti, è Moduli formativi Caritas Roma Tempistica e modalità Corso di Orientamento al Servizio Civile ½ h. 100% I Corso di Inizio Servizio 1 h. 50% F 50% I Verifiche trimestrali del servizio 1 ½ h. 60 % F 40% I Laboratori residenziali 1 ½ h. 100% I Laboratori tematici 3 h. 100% I Corso di Orientamento al Servizio Civile 2 h. 85 % F 15 %I Verifiche trimestrali del servizio 2 h. 50% F 50 % I Corso Orientamento al Servizio Civile 2 h. 100% F Corso Inizio Servizio ½ h. 50% F 50% I Laboratorio tematico Diritti Umani 2 h. 50 % F 50 %I Laboratorio tematico Nonviolenza 6 h. 50% F 50% I 61 Questo modulo, nei contenuti, è Laboratorio residenziale “la strettamente collegato ai moduli di gestione del conflitto a cui ai punti 2) e 3). Muovendo da livello interpersonale” alcuni cenni storici di difesa Laboratorio residenziale “I popolare nonviolenta, si conflitti nei nostri territori: presenteranno le forme attuali di costruire reti di Pace realizzazione della difesa alternativa partendo dai poveri” sul piano istituzionale, di movimento e della società civile. Nell’ambito di riferimenti al diritto internazionale si possono inoltre approfondire le tematiche relative alla “gestione e Laboratorio residenziale “I conflitti dopo le guerre: trasformazione nonviolenta dei abitare la complessità alla conflitti”, alla ”prevenzione della ricerca della speranza.” guerra” e alle “operazioni di polizia internazionale”, nonché ai concetti di “peacekeeping”, “peaceenforcing” e “peacebuilding”. 5) La protezione civile In questo modulo verranno forniti elementi di protezione civile intesa come collegamento tra difesa della Patria e difesa dell’ambiente, del Corso di Inizio Servizio territorio e delle popolazioni. Si evidenzieranno le problematiche legate alla previsione e alla prevenzione dei rischi, nonché quelle relative agli interventi di soccorso. 6) La solidarietà e le forme di cittadinanza Laboratorio tematico Nord – In questo modulo si partirà dal Sud principio costituzionale di solidarietà 8 h. 50% F 50% I 8 h. 50% F 50% I 8 h. 50% F 50% I 1 h. 50% F 50% I 5 h. 50% F 50% I 62 povertà economiche e all’esclusione sociale, al problema della povertà e del sottosviluppo a livello mondiale, alla lotta alla povertà nelle scelte politiche italiane e negli orientamenti dell’Unione Europea, al contributo degli Organismi non Governativi. Verrà inoltre presentato il concetto di cittadinanza e di promozione sociale, come modo di strutturare, codificando diritti e doveri, l’appartenenza ad una collettività che abita e interagisce su un determinato territorio; si insisterà sul concetto di cittadinanza attiva, per dare ai volontari il senso del servizio civile come anno di impegno, di condivisione e di solidarietà. Si evidenzierà il ruolo dello Stato e della società nell’ambito della promozione umana e della difesa dei diritti delle persone ed il rapporto tra le istituzioni e le organizzazioni della società civile. Inoltre, partendo dal principio di sussidarietà, si potranno inserite tematiche concernenti le competenze dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni nei vari ambiti in cui opera il servizio civile, con riferimenti al Terzo Settore nell’ambito del welfare.Sarà infine importante assicurare una visione ampia di queste tematiche, nel senso di evidenziare sempre le dinamiche internazionali legate alla globalizzazione che investono anche le questioni nazionali e territoriali e di offrire un approccio multiculturale nell’affrontarle. 7) Servizio civile nazionale, associazionismo e volontariato In questo modulo verranno evidenziate le affinità e le differenze tra le varie figure che operano sul territorio. Sarà chiarito il significato di “servizio” e di “civile”. 8) La normativa vigente e la Carta di impegno etico Verranno illustrate le norme previste dal legislatore, nonché quelle di applicazione che regolano il sistema del servizio civile nazionale. 9) Diritti e doveri del volontario del servizio civile In tale modulo, strettamente collegato al precedente, occorrerà mettere in evidenza il ruolo e la funzione del volontario e illustrare la circolare sulla gestione, concernente la disciplina dei rapporti tra enti e volontari del Laboratorio tematico Diritti Umani 5 h. Corso di Orientamento al Servizio Civile 1 h. Corso di Inizio Servizio 1 h. Corso di Formazione al Servizio 2 h. 75% F 25 % I Corso Orientamento al Servizio Civile 2 h. 75% F 25 % I Corso di inizio servizio 1 ½ h. 75% F 25 % I Corso di inizio servizio 1 h. 100% F 50% F 50% I 75% F 25 % I 75% F 25 % I 63 servizio civile nazionale. 10) Presentazione dell’Ente In questo modulo, per fornire ai volontari gli elementi di conoscenza del contesto in cui si troveranno a prestare l’anno di servizio civile, verranno presentate la storia, le caratteristiche specifiche e le modalità organizzative ed operative dell’Ente accreditato. 11) Il lavoro per progetti Questo modulo, collegato al precedente, illustrerà il metodo della progettazione nelle sue articolazioni compresa la fase della valutazione di esito, di efficacia ed efficienza del progetto e la valutazione della crescita umana dei volontari in servizio civile. Corso di Orientamento al Servizio Civile 2 h. 50% F 50% I Corso di Inizio Servizio ½ h. 50% F 50% I Corso di Formazione al Servizio 3 ½ h. 70%F 30%I (1) F: lezione frontale; I:dinamiche non formali Fermo restando le ore complessive di formazione ed i temi, l’articolazione della proposta sarà adattata in base al gruppo dei volontari in formazione. Al termine della prima fase verranno proposti alcuni strumenti per verificare il gradimento e l’interesse dei giovani rispetto a tutte le tematiche presentate, in modo da programmare il restante percorso formativo. Una seconda fase (42 ore), definita come formazione permanente, dove sarà possibile dedicare più attenzione e tempo ad alcune tematiche rispetto ad altre partendo dalle esigenze e dalle risorse dei giovani e delle realtà locali. Si approfondiranno gli stessi contenuti affrontati nelle prime 30 ore,attraverso la realizzazione dei laboratori di formazione del progetto “Sapere Non Basta” del SEPM. Laboratori tematici di Educazione alla Pace I laboratori tematici, che il SEPM propone a partire del 2000, sviluppano in maniera sistematica i tre temi principali caratterizzanti l’operato del Settore: diritti umani, nonviolenza, nord-sud. L’obiettivo è quello di offrire una panoramica di conoscenza dell’argomento e degli strumenti di approfondimento dello stesso, secondo il metodo del “vedere - giudicare - agire”. La conclusione del percorso ha portato, talvolta, all’individuazione di un progetto di animazione sviluppato e seguito dalle persone interessate. Sono articolati in 3 moduli trimestrali di cinque incontri ciascuno; tutti i moduli sono condotti da un operatore del SEPM ed prevedono per alcuni incontri anche l’intervento di esperti esterni. Questo il programma dei 3 laboratori tematici: MODULO NORD/SUD Nord/Sud, la linea ricchezza/povertà Globalizzazione e potere economico Globalizzazione e potere politico-militare Cooperazione e solidarietà internazionale Sviluppo sostenibile, Commercio equo e solidale, finanza etica….. MODULO DIRITTI UMANI La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo 64 Il diritto alla vita: le minoranze Il diritto d’asilo: le persecuzioni razziali e politiche, l’immigrazione I diritti dei minori: il lavoro minorile e i bambini soldato Il diritto al futuro: ambiente e diritti umani MODULO NONVIOLENZA Le radici della nonviolenza La nonviolenza nella storia La personalità nonviolenta Il conflitto e la trasformazione nonviolenta del conflitto L’Azione Diretta Nonviolenta Ogni incontro sarà strutturato in 3 momenti: 1) introduzione al problema; 2) approfondimento e dibattito; 3) strumenti e fonti per approfondire il tema. Laboratori residenziali di Educazione alla Pace Con i Laboratori Residenziali il SEPM intende valorizzare la dimensione della condivisione come strumento educativo. Nel corso dell'anno pastorale vengono proposti 3 Laboratori nei quali viene affrontato il tema del conflitto nelle diverse dimensioni: - la dimensione interpersonale nel laboratorio " La gestione del conflitto"; - la dimensione sociale nel laboratorio "la costruzione di reti di pace", - la dimensione globale nel laboratorio "i conflitti dopo le guerre" . La scelta della residenzialità offre l'opportunità di valorizzare le dimensioni di condivisione e confronto, nella convinzione che educarci alla pace significa in primo luogo educarci ad un positiva relazione con l'altro": Lo stile di essenzialità e di cooperazione alla gestione dei tempi e dei luoghi del laboratorio è dimensione fondante del laboratorio stesso. In occasione dei laboratori residenziali il SEPM produce specifici dossier di approfondimento Laboratorio Base della Scuola di Educazione alla Pace Il Laboratorio Base della Scuola di Educazione alla Pace è un’occasione per entrare in contatto con il territorio. Pertanto la scelta fatta sin dall’inizio è stata quella di individuare per ogni edizione del corso una diversa parrocchia nella quale svolgere gli incontri. Per cercare di raggiungere realtà diverse, le parrocchie sono state scelte ogni volta in un Settore diverso della Diocesi di Roma. Il laboratorio viene inoltre proposto agli Obiettori ed ai volontari interessati a svolgere servizio civile presso le nostre strutture, ed è parte costitutiva del Corso di Orientamento al Servizio Civile. L’idea di attivare un “corso base” nasce dall’esigenza di proporre alle nostre comunità un’occasione di approcciare, appunto “dalle basi”, le tematiche dell’educazione alla pace, troppo spesso dimenticate. Alla base di questa proposta c’è l’idea che solo la conoscenza sia la base per poter poi intraprendere un percorso di impegno e di azione. Il Corso dunque è visto come il primo passo di un percorso che possa poi essere sviluppato da ognuno sia singolarmente che collettivamente. Il Corso si svolge 2 volte l’anno, ogni volta in una parrocchia romana diversa ed è costituito da 5 incontri a cadenza settimanale secondo il seguente programma: - Informazione e pace: le guerre dimenticate - Informazione e pace: squilibri economici e ingiustizia globale - Un approccio cristiano: Magistero della Chiesa e Pace - Il servizio agli altri come scelta di relazioni di pace La pace tutti i giorni: stili di vita, rispetto delle risorse e cittadinanza responsabile per costruire una società nonviolenta 42) Durata: Il progetto prevede un percorso formativo generale di 72 ore totali. 65 Formazione specifica (relativa al singolo progetto) dei volontari 43) Sede di realizzazione: Nel periodo di permanenza in Italia la formazione specifica si svolgerà presso: Caritas Diocesana di Roma – Settore Educazione alla Pace ed alla Mondialità Piazza San Giovanni in Laterano 6a 00184 Roma Nel periodo di permanenza all’estero, nelle singole sedi di attuazione 44) Modalità di attuazione: La formazione specifica è effettuata In proprio, presso l’ente con formatori dell’ente. 45) Nominativo/i e dati anagrafici del/i formatore/i: 46) Competenze specifiche del/i formatore/i: 47) Tecniche e metodologie di realizzazione previste: Come indicato ai punti 8 e 9 del presente progetto, la formazione è elemento specifico e costitutivo del progetto stesso ed è articolata in diverse fasi 1.1 - corso di formazione generale sulla solidarietà internazionale, articolato in incontri d’aula settimanali nel corso del primo mese di realizzazione del progetto cui si aggiunge il confronto continuo tra i partecipanti al progetto e con gli operatori del Settore Educazione alla Pace ed alla Mondialità presso il quale si svolge il servizio nei periodi di permanenza in Italia 1.2 corso di formazione specifica sul Brasile, corso di formazione specifica sul Mozambico, corso di formazione specifica sul Congo e corso di formazione specifica sul Libano, realizzato contestualmente al corso di formazione generale sulla solidarietà internazionale di cui all’azione precedente, che prevede: 1.2.a 2 incontri d’aula per ogni singolo contesto 1.2.b la consultazione e lo studio di materiali predisposti dalla Caritas Diocesana 1.2.c la consultazione e lo studio di testi presenti presso il Centro Documentazione “don Lorenzo Milani” 1.2.d il contatto e l’incontro con altre realtà romane operanti sui territori di riferimento e/o con rappresentanti di comunità locali 1.2.e la consultazione costante dei siti internet di riferimento più significativi 1.2.f la partecipazione, qualora in calendario in quel momento sul territorio di Roma, a convegni, incontri, manifestazioni relative al paese specifico di interesse 1.3 corso di lingua portoghese (per il Mozambico e il Brasile ) e della lingua francese (per la Repubblica Democratica del Congo e il Libano) 1.4 La formazione specifica al servizio Nei singoli contesti verranno attivati percorsi formativi specifici relativi alle mansioni di servizio dei singoli partecipanti al progetto. Questi percorsi si realizzeranno attraverso: 1.4.a l’affiancamento agli operatori locali, in particolar modo nel periodo iniziale del progetto 1.4.b il confronto continuo con gli Operatori locali 1.4.c un incontro quindicinale di verifica con gli Operatori Locali di Progetto 1.5 La formazione occasionata dalla rilettura delle esperienze vissute nel corso del servizio. Questa si realizzerà attraverso: 1.5.a il confronto continuo con gli Operatori locali 1.5.b un incontro quindicinale di verifica con gli Operatori Locali di Progetto 1.5.c la comunicazione via e-mail e/o telefonica con gli operatori del Settore Educazione alla Pace ed alla Mondialità 1.5.d la scrittura di un report mensile 1.5.e incontri di confronto e verifica con gli operatori del SEPM nei periodi di rientro in Italia Ai volontari verrà proposto un percorso formativo complessivo comprendente: - incontro di accoglienza iniziale: presentazione della sede di realizzazione del progetto, delle attività svolte, del ruolo e delle responsabilità richieste al volontario; - incontri di verifica e programmazione insieme agli operatori della sede di realizzazione del progetto al fine di confrontarsi sui casi, confrontarsi sulle difficoltà incontrate e per trasmettere i contenuti formativi affinché il volontario possa raggiungere gli obiettivi previsti; - incontri specifici di approfondimento tematico su argomenti relativi al progetto; - possibile partecipazione a eventi formativi rivolti agli operatori dei centri; 66 incontro di bilancio finale per effettuare una valutazione condivisa dell’esperienza del volontario; presentazione da parte dei volontari di una relazione di “fine servizio” per una “restituzione” dell’esperienza. che andrà ad integrare la formazione al servizio attuata quotidianamente attraverso - accompagnamento ed affiancamento personale stabile - training by doing - 48) Contenuti della formazione: La solidarietà internazionale e lo stile Caritas per fornire indicazioni di impegno e presenza in contesti internazionali segnati dal conflitto e affrontare i temi inerenti alle dinamiche di gruppo, all’incontro con l’altro che è diverso, al rispetto della storia e della quotidianità di ogni persona. Le aree tematiche affrontate sono: l’area motivazionale, per favorire la conoscenza del gruppo per socializzare e condividere il percorso di avvicinamento e la proposta nella sua globalità; l’area politico culturale, per acquisire consapevolezza della complessità di un intervento in aree di crisi. Fornire elementi di conoscenza e di comprensione della realtà dell’Africa in generale e del Mozambico e del Congo in particolare; dei Balcani in generale e della Bosnia in particolare; l’area pedagogico pastorale, per una conoscenza e condivisione delle linee guida dell’azione di solidarietà internazionale della Caritas Diocesana di Roma; l’area metodologica, per verificare e condividere lo stile e la metodologia del progetto; con riferimento specifico ad uno stile di presenza vissuta come testimonianza e vicinanza a persone in aree di crisi e con particolare attenzione alla ricaduta pastorale per vivere e sperimentare rapporti tra chiese locali per Conoscere, Testimoniare e Comunicare; l’area organizzativa, per condividere una modalità di lavoro che valorizzi il lavoro d’equipe, sia negli aspetti organizzativi che relazionali. I contesti di servizio per fornire ai singoli partecipanti informazioni più dettagliate sul contesto specifico in cui svolgerà il proprio servizio, sul significato di emergenza e sullo stile di presenza e offrire strumenti di lettura di situazioni di crisi complesse e definire strategie di partecipazione e di azione. La lingua locale portoghese (per il Mozambico e il Brasile), della lingua francese (per la Repubblica Democratica del Congo e il Libano) La formazione specifica al servizio La formazione occasionata dalla rilettura delle esperienze vissute nel corso del servizio 49) Durata: 75 ore Altri elementi della formazione 50) Modalità di monitoraggio del percorso di formazione (generale e specifica) predisposto: Si rinvia al sistema di monitoraggio verificato dall’UNSC in sede di accreditamento 67