A qualcuno non piace Vasco (e viceversa)

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A qualcuno non piace Vasco (e viceversa)
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A qualcuno non piace Vasco (e viceversa)
Il primo e più feroce stroncatore di Vasco è stato naturalmente Nantas Salvalaggio. Dopo il suo famoso articolo del 1981 su «Oggi», ha avuto modo di punzecchiare Vasco anche in televisione durante il festival di
Sanremo del 1983, nella sua rubrica di commento alla
kermesse. Non ha mai ritrattato i pesanti giudizi del
1981, ma in seguito ha osservato che Vasco è cambiato
rispetto agli esordi da sballato.
Il rapporto coi giornalisti non è stato sempre facile.
Mario Luzzatto Fegiz, sul «Corriere», temeva l’influenza di Vasco sui ragazzi:
Se i giovani si identificano nella pratica e nelle canzoni di
Rossi è evidente che andiamo verso un mondo di disadattati che cercvano scorciatoie verso la vita e la felicità.
(Mario Luzzatto Fegiz, Vasco Rossi, un delirio, «Correre
della Sera», 15 settembre 1984).
Anni dopo, la voce più critica è quella di Gino
Castaldo di «Repubblica», che bolla come «roba da
balera» i concerti del ’91 e vede nell’album Gli spari
sopra «la crisi di un piccolo-borghese che non si ritrova più nei suoi orizzonti». (Gino Castaldo, Dov’è la
forza signor Rossi?, «Repubblica», 6 febbraio 1993)
L’enorme successo di pubblico ha gradualmente
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stemperato l’irruenza dei critici. Certo, è arrivata
ancora qualche descrizione colorita. Roberto
D’Agostino lo definisce
Sbudellato burlone emiliano, protervamente periferico,
figlioccio ritardatario di Kerouac e ritardato di
Bukowski, pettinato come un teppista di Caravaggio,
faccia da automobilista da motel. (in Edmondo Berselli,
Canzoni, Il Mulino 1999, p.133).
Secondo Edmondo Berselli,
Sulle assi del palcoscenico si muove come un tacchinone,
saltando qua e là con balzi che il peso rende magnificamente goffi, e quando si avvicina alla chitarra solista,
mimando con audacia il riff spalla a spalla con il chitarrista, sembra il ritratto dell’ex giovane che si è lasciato un
po’ troppo andare, benché abbia ancora un’ammirevole
voglia di provarci. (Edmondo Berselli, p.130)
In tempi più recenti, Andrea Scanzi sul «Fatto
Quotidiano» ha sentenziato:
Artisticamente, gli ultimi album sono oggettivamente
stanchi. Testi elementari, arrangiamenti già sentiti e un
effetto d’insieme vagamente caricaturale, le vocali allungate e la gestualità – le mani unite a mimare l’organo
femminile – da camionista boccaccesco. Vasco Rossi non
ha dichiarato di dimettersi: se n’è accorto. Con ritardo,
ma almeno c’è arrivato. (Andrea Scanzi, «Il Fatto
Quotidiano», 29 giugno 2011)
Se critiche e cattiverie non sono mancate, lo stesso
Vasco non ha mancato di lanciare qualche frecciata.
Un’intervista del 1996 al settimanale satirico Cuore, è
in effetti una raffica di invettive:
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La tv? Tutta questa gente un po’ mediocre, che non fa
niente, che non produce niente e che si mette lì a farsi la
festa in continuazione.
Rincara la dose parlando della sua vittoria ai
Telegatti: «Chi se ne frega. Quello che mi secca, semmai, è essere lì con questi qui che credono di essere
tuoi colleghi. Ma io non sono mica collega di Minghi».
Sull’immobilismo della sinistra, Vasco dichiara.
«Quando si è presentato Berlusconi, io avrei portato la
gente in piazza, bisogna prendere i fucili in mano
come nel ’48, altroché». (Vasco: meglio l’eroina in farmacia, «Corriere della Sera», 11 maggio 1996).
Con Ivano Fossati, c’è stata una micropolemica,
innescata da Canzone generale, evidente parodia di
Canzone popolare, alla quale il cantautore genovese ha
risposto seccamente: «Non ho mai ascoltato quel
brano, mi hanno detto che è una scemenza».
(Marinella Venegoni, Vasco mi sfotte? Che scemenza, «La
Stampa», 16 maggio 2001).
Fra il 2003 e il 2004 c’è una polemica con il senatore
di An Michele Bonatesta, che chiede l’intervento della
magistratura contro la t-shirt “Legalize” indossata da
Vasco durante i concerti a Milano del 2003. L’anno
dopo il senatore si compiace di un Vasco “redento”
dalla droga, e riceve come risposta un invito a lasciare
la politica per darsi all’agricoltura.
Nel 2007, un’intervista di Zucchero al mensile
«Max» fa nascere la voce che la sua Un kilo sia polemicamente rivolta a Vasco, ma lo stesso Zucchero si
affretta a smentire.
La polemica più celebre e rumorosa però è quella
con Ligabue, e arriva all’apice a primavera del 2011.
C’è aria di attesa per la stagione estiva dei concerti, che segna il ritorno negli stadi del Blasco, e vede
una nuova esibizione di Luciano Ligabue al
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Campovolo di Reggio Emilia, dopo il primo esperimento – caratterizzato da qualche problema tecnico –
del 2005: l’attenzione da parte di stampa e pubblico
per quella che sarà l’unica esibizione nel 2011 del
Liga è altissima. E i numeri vantati da promoter e
organizzatori fanno pensare a “Campovolo 2.0” – in
programma il 16 luglio sempre a Reggio Emilia –
come a una rivincita sulla cattiva sorte che macchiò
con problemi d’impianto audio la prima edizione.
Pochi giorni dopo l’annuncio dell’evento, più precisamente il 10 aprile, sulla pagina Facebook di Rossi
compare questo messaggio:
Ho inaugurato la stagione del parliamoci chiaro e del
parliamoci forte. Caro Liga, quando avrai scritto anche
tu quasi duecento canzoni e avrai pubblicato 16 album
inediti potrai essere messo sul mio stesso piano. Devi
mangiare ancora un po’ di polenta prima di poterti confrontare con me. (Vasco a Liga: mangia polenta (ma forse è
uno scherzo online), www. corriere.it, 10 aprile 2011).
Di fatto, come buttare un cerino acceso in una vasca
piena di benzina. Sui social network i fan, per bande,
iniziano una lotta senza quartiere, mentre – in ore via
via più febbrili – cominciano a muoversi gli organi
ufficiali. Tania Sachs, come logico, tenta di smorzare
sul nascere il feud:
È comparso improvvisamente un post che secondo noi
non è stato scritto da Vasco ed è quindi erroneamente
attribuito a lui. L’abbiamo cancellato dalla bacheca ma
improvviamente ce lo siamo ritrovati in una parte meno
evidente della pagina ufficiale. Riteniamo sia qualcuno
che ha voluto fare uno scherzo a tutti e due, anche se ancora non abbiamo scoperto chi è stato. (http://www.facebook.com/vascorossi/posts/10150157710724674).
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Vero o falso? Ligabue, ufficialmente, tace, lasciando
i mormorii al suo staff, per il quale l’attacco è più che
deliberato, e tutt’altro che opera di un hacker in vena
di scherzi. L’incidente diplomatico sembra risolto, con
i due impegnati nelle prove per gli spettacoli dal vivo.
A tornarci sopra, per primo, sarà il rocker di
Correggio, incalzato dai giornalisti poche ore prima di
salire sul palco di Campovolo:
È da quando ho riempito il mio primo stadio che sono
inseguito da questo confronto. Sono passati quindici
anni e ancora, puntualmente, me la ritrovo davanti. Io e
Vasco siamo due persone diverse, con due vite diverse,
pubblici, caratteri, intenzioni, carriere – e lui, su questo
fronte, ha 15 anni di vantaggio, su di me – e età diverse. In un mondo normale non verrebbero mai fatti paragoni del genere, ecco perché non capisco che si perseveri nel confrontarci. Non sono un ingenuo: lui sarà sempre il numero uno per tanta gente, io per tanta altra. Su
questa faccenda ognuno dovrebbe mettersi il cuore in
pace, fan, stampa e tutti quanti. Perché a continuare a
parlarne si finisce per crederci. E mi spiace che Vasco,
forse, ci stia iniziando a credere, perché sono convinto
che su Facebook il messaggio riservato a me l’abbia
scritto proprio lui, e non un hacker non meglio identificato. Peccato che lui la veda così, perché per me non c’è
mai stato un duello tra me e lui. L’unica gara che faccio
è sempre con me stesso, e l’unico interlocutore che
sento di avere è il pubblico. (www.rockol.it/news269012/Ligabue,-Campovolo-2.0–Basta-paragoni-conVasco-.-E-a-novembre-il-live)
La risposta del Blasco arriverà in due tempi: prima
– a inizio agosto – per mezzo di uno stralcio di un’intervista rilasciata a Red Ronnie, pubblicata dal rocker
di Zocca sempre sulla propria pagina Facebook, dove
Vasco definisce il suo rivale «un bicchiere di talento in
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