27 MAGGIO il prezzo della gioia 4 maggio.qxp

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27 MAGGIO il prezzo della gioia 4 maggio.qxp
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MARIA ANTONELLA CAGNI
IL PREZZO
DELLA GIOIA
Tra domande e mistero
Bonfirraro Editore
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Vi sono quelli che credono alla preziosita della
vita e al suo significato trascendente
e quelli che assolutamente ne dubitano;
tra essi esiste la categoria di coloro che
vorrebbero avere fede ma non ci riescono.
A questi ultimi è dedicato il libro come umile
sentiero nella ricerca, mai conclusa,
del senso della vita.
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PRESENTAZIONE
La carissima autrice di questo volume “Il prezzo della gioia”
mi onora, da tempo, della sua preziosa amicizia nata in un ambito, quale quello della fede cattolica, che ci ha consentito un
approccio olistico al sentire l’uomo con le sue meravigliose profondità divine e le sue drammatiche vie di ricerca. Maria
Antonella Cagni ha messo in questo scritto, a mio avviso, non
solo l’estro della sua intelligenza filosofante ma, molto di più,
l’intuito ordinario e straordinario del suo approccio al mistero
dell’uomo e di Dio che si dipana nella storia concreta e in uno
spazio determinato quale quello della sua personalità senziente
ed orante.
Entrando nelle pagine di questo scritto, in punta di piedi e
completamente privi di un’attesa di sistematicità scolastica, si è
accolti, avviluppati da una molteplice quantità di idee che a
volte si sovrappongono senza risolversi e lasciano nell’aria una
nota altissima, una nota divina che indica al lettore lo spazio
della sua personale penetrazione di un mistero comunque insondabile fino in fondo. Tale spazio, tuttavia, è ancora lo spazio
della narrazione personale, certo in un linguaggio cifrato, dell’esperienza intima di chi scrive, ma in una forma intellegibile
da tutti, una forma fatta oggettivamente dono per tutti nella specificità della singolarità.
Non soffermandomi sui singoli temi trattati, già presentati dall’autrice, come foglie di un unico albero, tuttavia vorrei dire una
parola sul titolo: “Il prezzo della gioia”. Fa riflettere sul fatto che
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la gioia sia frutto, comunque, di un prezzo da pagare. Ci si
domanda se la gioia non sia invece l’innocente e gratuito sorriso di un bimbo inconsapevole, un tuffarsi nell'emozione di uno
sguardo ammirato della natura, un farsi sopraffare da emozioni
profonde quale l’amare e l’essere amati, o semplicemente l’ammirazione per un’opera d’arte sublime.
Certo la gioia è tutto questo ma anche ben altro; sembra che la
gioia di cui voglia parlarci Maria Antonella, sia quella del fiume
carsico che dopo aver attraversato profondità abissali nel ventre
della terra buia e muta sorge poi, in maniera inattesa, allo splendore dei prati smaltati di verde smeraldo al bagliore del sole che
carezza amorevolmente chi per tanto tempo è rimasto nella
nescienza di sé e del mondo. Una gioia a caro prezzo che fa eco
al termine salvezza, redenzione, croce. Ogni esperienza di dolore diventa, nella fede, una prova che, una volta superata, fa
risorgere nella dimensione cristica e pneumatica. Il padre
Abramo, padre nella fede, cosa dovette provare quando il figlio
del dono e dell’offerta gli fu ridato da Dio? Gioia. Gioia, tuttavia, a caro prezzo e nello stesso tempo gratuita. Qual è dunque
il prezzo della gioia? La gioia è dono che viene dall’alto, e nello
stesso tempo conquista di sangue sulla neve dell’innocenza. Mi
auguro che, chi si appressa a leggere, sappia avvicinarsi alla bellezza e all’incanto del proprio mistero e del mistero di Dio
cosciente del dono e consapevole della necessità di mettere in
gioco tutta la propria vita.
Prof. Don Pasquale Bellanti
Preside ISSR “Mario Sturzo”
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AL LETTORE
Il variegato tessuto della vita, composto da esperienze, convinzioni, decisioni, educazione e scelte diverse, ci accomuna e,
nello stesso tempo ci distingue, ci porta o a subire la vita come
bene che non abbiamo chiesto oppure a viverla coscientemente come valore prezioso, a scoprire in essa significati, vocazioni, ideali che la trascendono e conducono a superarne i limiti,
i condizionamenti naturali secondo una spinta interiore che mostra la duplice essenza umana.
Non so chi tu sia, quale sia il tuo percorso di vita, quali le tue
verità, le tue aspettative, le tue realizzazioni. Paradossalmente,
però è come se ti conoscessi da sempre.
Sono come se fossero miei i tuoi limiti, le tue ribellioni, le tue
gioie, il tuo pianto, le tue ricerche, le tue domande: “Perchè viviamo”? Qual è il nostro destino? Da dove deriva la legge inesorabile della morte? Chi o cosa ci spinge, ci costringe alla sfida, al confronto al superamento? Siamo stati programmati per
la gioia o per l’infelicità?
Sono queste le domande che, a livello profondo, coinvolgono la nostra umanità. Le risposte possono cambiare la nostra
vita, darle una direzione, un senso, contribuire in modo determinante al nostro essere nel mondo ed al nostro destino.
Nell’intenzione dell’autrice c’è la preoccupazione di rivolgersi non solo alla mente del lettore ma di parlare al suo cuore, dove si formano le immagini, le rappresentazioni, i sentimenti, dove l’uomo si rivela nella sua specificità di uomo, nella sua capacità di manifestarsi come mirabile sintesi di razionalità ed istintività, volta alla ricerca di quel benessere esteriore ed interiore
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fatto di ordine, equilibrio ed armonia a cui noi diamo il nome
di felicità.
La ricerca della felicità, considerando che quest’ultima ha tante sfaccettature e può avere tante definizioni, è lo scopo della
vita di tutti. Ma come trovarla?
Il libro “Il prezzo della gioia” si pone come sfida contro una
mentalità che è diventata cultura e che vede la felicità come qualcosa di esterno all’uomo, come successo, soldi, sesso, come individualismo ed egocentrismo sfrenato ed esasperato basato su
una libertaria pretesa di imporsi sugli altri e quindi sulla distruzione e sull’azzeramento di regole, valori, strutture.
Questo libro si propone, al contrario, il difficile compito di
spostare l’attenzione dall’esterno, dal di fuori, all’interno dell’uomo, al suo inconscio dove esiste ancora il caos degli istinti, delle pulsioni, dove lottano le forze distruttrici che segnano
i suoi limiti e gli impediscono il volo verso la felicità.
Nella ricerca della felicità ci accorgiamo allora di dovere rivedere le nostre posizioni, i nostri credi, i nostri ideali; mettere
in discussione noi stessi, i nostri valori e cercare la felicità nel
luogo dove veramente si può trovare: non fuori di noi ma in noi,
nella nostra fatica, nella scoperta della nostra vera identità, nel
superamento dei nostri limiti, nel circoscrivere l’obiettivo ultimo delle nostre scelte, nell’interpretare il nostro destino di uomini in cammino e di accettarlo e viverlo consapevolmente.
Cominciamo a percepire che la felicità è una difficile conquista fatta di armonia con sé e gli altri, è un itinerario accidentato che può sfociare nella meravigliosa realtà di una fede vissuta frutto anche di una concreta educazione della mente e del
cuore. Attraverso l’educazione che vede sinergicamente impegnate le due realtà del sentimento e della ragione, nasce l’uomo sociale e si forma l’uomo religioso, il quale anche al di là
di avvenimenti drammatici e distruttivi, scorge una logica di
amore e di bene a cui attribuisce il nome di Dio.
La ricerca di Dio inteso come Bellezza, Verità e Sapienza,
bandolo per trovare il senso della vita, coincide allora con la
ricerca della verità individuale della coscienza che, a sua volta, orienta verso l’unità delle realtà frazionate della vita interiore e conduce alla realizzazione di stati d’animo stabili che,
a livello spirituale, riescono a dare serenità, equilibrio e gioia,
quella gioia che è come luce improvvisa che si accende per illuminare una stanza senza sole.
Il libro, partendo dall’uomo così come è oggi esistenzialmente e culturalmente, vuole proporre di disegnare un uomo diverso, che invece di essere dominato dalla vita la domina, invece
di essere prigioniero dei suoi limiti, può, nel superamento dì
essi, realizzarsi realizzando la sua vera ed autentica felicità.
L’uomo nuovo sa sfidare se stesso ed il suo destino, sa piangere in silenzio ed incomincia a guardare lontano negli spazi infiniti. Per dare un senso alla sua sofferenza vuole imparare umilmente: imparare a regalarsi agli altri, a donare loro la forza e
la speranza che ha conquistato e soprattutto la pietà per chi non
sa lottare e sta per soccombere. È proprio nella compassione
che si sentirà parte di un immenso tutto e negli altri vedrà il se
stesso che è e che vuole diventare.
Ogni pagina del libro offre una riflessione, una tematica, considerata da varie angolature, fa una proposta di lettura, affinché nella meravigliosa alchimia dell’essere, le esperienze acquistino il ruolo fondamentale di produrre energia di bene,
d’amore, di coraggio, di speranza e di gioia intesa questa come realizzazione di unità interiore e fuoco benefico che riscalda il cuore nel freddo della condizione umana.
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PREFAZIONE
L’ESSENZA DELLA VITA
Un vento freddo taglia il viso e gela il cuore.
Sono solo tristezza e paura
e lacrime ferme negli occhi.
Sono inquietudine.
Eppure fuori c’è vita
e profumi
e i colori delle stagioni che cambiano.
C’è la speranza,
l’amore, la lotta
e lo sguardo incantato del bimbo
al mare che canta alla luna
col ritmo dell’onde, da sempre...
Ci sono poi gli altri
gli stanchi viandanti del mondo
che vivono storie e destini
e i visi, gli sguardi. i sorrisi
di chi nel dolore ha imparato ad amare.
Nella sua essenza respiro la vita
ne colgo l’amara poesia,
ne gusto il sapore,
ne ascolto la voce che parla di Dio.
Sento di esistere.
Vera mi avvolge una gioia
che il buio scolpisce di luce
e libera l’anima e il sogno...
Mentre una scia di stelle si fa’ strada
mi tuffo nel blu della notte
e divento cielo.
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Le riflessioni sulla vita, sull’uomo ed il suo destino, sulla possibilità che egli possa essere felice, tendono a presentare la ricerca di se stessi su se stessi come affascinante percorso dell’anima nell’anima, come strada che invita a camminare verso
quella conoscenza di sé che inevitabilmente, incomprensibilmente, quasi miracolosamente, ci conduce a trovare un respiro
che non è solamente umano, ma è soffio vitale, Spirito, immagine del divino che si trova in ciascuno di noi, voce e guida che
ci orienta verso il bene e si costituisce come categoria spirituale. Le considerazioni che ne derivano non vogliono essere una
fredda elencazione di reazioni naturali e psicologiche alle provocazioni della vita o gratuiti moralismi ma il tentativo di trovare un senso alla fatica di vivere, la cornice che circoscrive le
esperienze, le aspirazioni, gli ideali di ciascuno nel contesto di
un divenire misterioso e che, nel tempo e in base alle scelte, ci
cambia, ci trasforma, ci rende valore dove prima eravamo solo pretesa, uomini e donne dove prima eravamo femmina o maschio. Il messaggio che se ne ricava sarà recepito non tanto in
senso esclusivamente dogmatico, ma come espressione del
mondo interiore dell’uomo che è spinto naturalmente a volgersi al divino, a Colui che ci sovrasta, a Colui che non vediamo
ma che fa sentire la sua presenza nelle scelte etiche che compiamo e che con Lui, si vestono di significato trascendente.Ci
si può rifiutare di capire, si può continuare a non impegnarsi e
ad ignorare volutamente l’evidenza ma non ci si può sottrarre
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alla responsabilità di comportarsi da uomini del proprio tempo,
che vogliono vivere da uomini, con le specificità di uomini e
che hanno il diritto di guardare in alto per cercare di spiegarsi
in modo credibile la loro origine, il loro destino, il prodigio della vita e la forza di una fede autentica.
Quando uno sguardo diventa idea e l’idea diventa parola e la
parola diventa azione e l’azione diventa vita, allora siamo di fronte al prodigio uomo che si manifesta nella sua dimensione spirituale.
Quando dall’aridità di un’anima ci si innalza alla gioiosa vittoria della fede, quando il dinamismo interiore ci porta verso
un cammino in salita che apre le porte della prigione e ci regala la dignità di essere e la libertà di scegliere, quando ci rendiamo conto che possiamo crescere nel contesto di un divenire misterioso, comprendiamo che il “problema uomo” non può essere sottovalutato o banalizzato o ridotto ad una semplice ed
ottusa idea di naturale evoluzione ma richiede una profonda ricerca, implica un’attenta analisi della specificità umana, della
poliedricità della sfera intellettuale ed emotiva che porta l’essere umano a collegare, riflettere ed elaborare i dati forniti dall’esperienza, a fare progetti, a farsi progetto diventando soggetto di storia umana che incontra la storia di Dio e ne assume
il significato.
Nell’incontro si compie il mistero che, tra domande e silenzio, tra dolore e felicità ci vede crescere spiritualmente dandoci la possibilità di elevarci e diventare migliori. Migliori nello
stile di vita, nelle aspettative; più profondi negli ideali, più impegnati, più consapevoli, più capaci di vivere un’atmosfera ed
uno stato d’animo.
Crearsi, scoprirsi, accettarsi, superarsi e in questo difficile
“farsi”, decidere quello che si è: esseri liberi, fatti per la libertà che diventa il nostro respiro, la nostra meta, la nostra sfida,
il nostro destino.
Viviamo in una società che, al contrario, è all’insegna del più
trito e deteriore consumismo in quanto propone messaggi che,
deificando il denaro e l’apprenza, sclerotizzano, plagiano le
mentalità, trascurano le priorità, annebbiano le finalità dell’esistere, spigono ad un facile e comodo comportamento “usa e
getta” che contrasta con la pressante esigenza interiore di cercare veri significati ed autentica conoscenza.
L’esigenza spirituale si manifesta con il desiderio di trovare
una ragione d’essere, sottintende una ricerca laboriosa, incerta, carica di errori, disagi e riprese, animata da una tensione vitale e da un impegno che distinguono, forniscono una identità,
e regalano una libertà vera. Vera libertà per l’uomo è uscire dalla prigione che egli stesso si è costruito, sconfiggere i suoi nemici interiori che sono le forze disruttive naturali, educare gli
istinti che schiavizzano e vanificano la capacità di giudizio e la
volontà, impedendo una sana stima di se stessi.
Vera libertà è percepirla come norma morale, capace di esprimere le esigenze della natura umana e di dare significato alle
indicazioni della coscienza.
Tale libertà considerata come capacità di scelta, mette in moto quel dinamismo interiore che porta oltre, alla scoperta di valori che incarniamo con le nostre azioni, allo svelamento dell’uomo e della vita come valore e, alla fine, ci orientano ad una
ascesi verso il valore massimo, verso Colui che è l’autore ed il
creatore, il regista potente ed invisibile della nostra esistenza.
Anche lui, anche Dio, in questa prospettiva diventa problema
che si configura nel rapporto tra due valori, tra due libertà.
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Questo rapporto può porsi in modo duplice: o con una specie
di sfida e di ribellione verso Dio oppure con una accettazione
che porta ad un inchinare la testa, ad un inginocchiarsi del cuore, ad un amen di tutto l’essere per la lungimirante miserricordia divina.
Pascal parla di ragioni del cuore.
Se le ragioni del cuore portano ad accettare Dio come bene e
portatore di bene riuscendo a convincer la parte istintuale che
è in noi, allora la fede e la vita si fondono in un armonioso tutto che rappresenta il traguardo vincente, lo shalom ebraico, la
realizzazione, la pienezza, la gioia di vivere.
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METTERSI IN GIOCO
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V
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ivere non è lo stesso che esistere. Esiste il fiore che
sboccia, l’animale che si accoppia, l’aquila che va
verso il sole, il moscerino che può morire poco dopo
essere nato, l’elefante che barrisce nella jungla lussureggiante.
Vivere è un’altra cosa.
Vivere è sentirsi miracolo nel miracolo della natura, è scoprire in sé quella parte spirituale che è patrimonio dell’essere umano.
Vivere è risvegliare il sacro che ognuno porta nella coscienza.
È dare un senso religioso alla vita.
Vivere è trovare l’essenza delle cose, gustarne la poesia, imparare a vedere e non solo a guardare, scoprirsi valore.
Vivere è tirarsi fuori dal fiume della soggettività e rendere la
propria esperienza patrimonio di tutti, immergersi nella musica strana e misteriosa di cui ciascuno è una piccola nota.
Vivere è mettersi alla ricerca del meraviglioso che è in noi e
fuori di noi, di tutto ciò che non vediamo e che pure fa sentire la
sua presenza negli effetti: del vento che soffia e non si sa da dove viene nè dove va, dell’aria che permette la vita, del calore del
sole che fa maturare i frutti e rende verde l’erba dei prati.
Vivere è sentirsi immensamente piccoli di fronte alla volta
stellata del cielo, ma nello steso tempo, immensamente grandi
perché ci è dato di farla penetrare attraverso lo sguardo nel nostro mondo, lasciando che essa ci dia il senso delle proporzioni e ci insegni la speranza.
l desiderio di realizzarci, di superare l’inquietudine, il non
senso, il trovare il nostro equilibrio ci conduce ad esercitare un difficile discernimento sul vero significato del
vivere e sul nostro ruolo relativamente ai rapporti con il se stesso biologico, psicologico e spirituale.
Si fa esigenza, dopo avere ripercorso il passato, proiettarci in
avanti con nuove attese, nuove speranze e meno timore per quelle situazioni inedite che la vita presenta.
Si tratta di intraprendere un itinerario di lungo respiro in cui
esiste un terreno di coltura del senso del bene e che è, per la
persona, contesto di formazione.
Si tratta di inoltrarsi in un percorso di vita profondamente inusuale, ricco di inaspettate libertà che svela una più alta e raffinata qualità di vita e, attraverso il quale, le stesse realizzazioni acquistano pienezza di senso.
Si tratta di alzare lo sguardo e, nell’immensità dell’universo,
scoprire una logica in grado di garantire continuità a quella realtà straordinaria che va oltre il concreto svolgersi e manifestarsi e che crea addensamenti di valori facendo crescere come
valore.
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