favole di natale - MOVIMENTO D`AMORE SAN JUAN DIEGO

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favole di natale - MOVIMENTO D`AMORE SAN JUAN DIEGO
Conchiglia
MOVIMENTO D'AMORE SAN JUAN DIEGO
Movimento Mondiale fondato da Conchiglia per volere di Dio il 24 ottobre 2001
dedicato a Maria Santissima Nostra Signora di Guadalupe - Messico
La Donna vestita di Sole dell'Apocalisse
Vero Volto di Gesù
Vero Volto di Maria
FAVOLE DI NATALE
I REGALI NELLO SGABUZZINO
Il postino suonò due volte. Mancavano cinque giorni a Natale. Aveva fra le braccia un grosso pacco
avvolto in carta preziosamente disegnata e legato con nastri dorati.
«Avanti», disse una voce dall'interno.
Il postino entrò. Era una casa malandata: si trovò in una stanza piena d'ombre e di polvere. Seduto in una
poltrona c'era un vecchio.
«Guardi che stupendo paccone di Natale!» disse allegramente il postino.
«Grazie. Lo metta pure per terra», disse il vecchio con la voce più triste che mai.
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Il postino rimase imbambolato con il grosso pacco in mano. Intuiva benissimo che il pacco era pieno di
cose buone e quel vecchio non aveva certo l'aria di spassarsela bene. Allora, perché era così triste?
«Ma, signore, non dovrebbe fare un po' di festa a questo magnifico regalo?».
«Non posso... Non posso proprio», disse il vecchio con le lacrime agli occhi. E raccontò al postino la
storia della figlia che si era sposata nella città vicina ed era diventata ricca. Tutti gli anni gli mandava un
pacco, per Natale, con un bigliettino: «Da tua figlia Luisa e marito». Mai un augurio personale, una
visita, un invito: «Vieni a passare il Natale con noi».
«Venga a vedere», aggiunse il vecchio e si alzò stancamente.
Il postino lo seguì fino ad uno sgabuzzino. Il vecchio aprì la porta.
«Ma...» fece il postino.
Lo sgabuzzino traboccava di regali natalizi. Erano tutti quelli dei Natali precedenti. Intatti, con la loro
preziosa carta e i nastri luccicanti.
«Ma non li ha neanche aperti!» esclamò il postino allibito.
«No», disse mestamente il vecchio. «Non c'è amore dentro».
LA PECORA NERA
ALLA GROTTA DI BETLEMME
C'era una volta una pecora diversa da tutte le altre. Le pecore, si sa, sono bianche; lei invece era nera,
nera come la pece. Quando passava per i campi tutti la deridevano, perché in un gregge tutto bianco
spiccava come una macchia di inchiostro su un lenzuolo bianco: «Guarda una pecora nera! Che animale
originale; chi crede mai di essere? ».
Anche le compagne pecore le gridavano dietro: «Pecora sbagliata, non sai che le pecore devono essere
tutte uguali, tutte avvolte di bianca lana?».
La pecora nera non ne poteva più, quelle parole erano come pietre e non riusciva a digerirle.
E così decise di uscire dal gregge e andarsene sui monti, da sola: almeno là avrebbe potuto brucare in
pace e riposarsi all'ombra dei pini.
Ma nemmeno in montagna trovò pace. «Che vivere è questo? Sempre da sola!», si diceva dopo che il
sole tramontava e la notte arrivava. Una sera, con la faccia tutta piena di lacrime, vide lontano una grotta
illuminata da una debole luce. «Dormirò là dentro » e si mise a correre. Correva come se qualcuno la
attirasse.
«Chi sei?», le domandò una voce appena fu entrata.
«Sono una pecora che nessuno vuole: una pecora nera! Mi hanno buttata fuori dei gregge».
«La stessa cosa è capitata a noi! Anche per noi non c'era posto con gli altri nell'albergo. Abbiamo
dovuto ripararci qui, io Giuseppe e mia moglie Maria. Proprio qui ci è nato un bel bambino. Eccolo!».
La pecora nera era piena di gioia. Prima di tutte le altre poteva vedere il piccolo Gesù.
«Avrà freddo; lasciate che mi metta vicino per riscaldarlo!».
Maria e Giuseppe risposero con un sorriso. La pecora si avvicinò stretta stretta al bambino e lo
accarezzò con la sua lana. Gesù si svegliò e le bisbigliò nell'orecchio: «Proprio per questo sono venuto:
per le pecore smarrite!».
La pecora si mise a belare di felicità. Dal cielo gli angeli intonarono il «Gloria».
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LE STELLE D'ORO
di J. e W. Grimm
Era rimasta sola al mondo. L'avevano messa sopra una strada dicendole: - Raccomandati al cielo, povera
bimba!
E lei, la piccola orfana, s'era raccomandata al cielo! Aveva giunte le manine, volto gli occhi su, su in
alto, e piangendo aveva esclamato: - Stelle d'oro, aiutatemi voi!
E girava il mondo così, stendendo la manina alla pietà di quelli che erano meno infelici di lei.
L'aiutavano tutti, è vero, ma era una povera vita, la sua: una vita randagia, senza affetti e senza conforti.
Un giorno incontrò un povero vecchio cadente; l'orfanella mangiava avidamente un pezzo di pane che
una brava donna le aveva appena dato.
- Ho fame - sospirò il vecchio fissando con desiderio infinito il pezzo di pane nelle mani della bimba; ho tanta fame!
- Eccovi, nonno, il mio pane, mangiate.
- Ma, e tu?
- Ne cercherò dell'altro.
Il vecchio allora la benedisse: - Oh, se le stelle piovessero su te che hai un cuore così generoso!
Un altro giorno la poverina se ne andava dalla città ala campagna vicina. trovò per via una fanciulla che
batteva i denti dal freddo; non aveva da ricoprirsi che la pura camicia.
- Hai freddo? - le domandò l'orfanella.
- Sì, - rispose l'altra - ma non ho neppure un vestito.
- Eccoti il mio: io non lo soffro il freddo, e se anche lo sento, mi rende un po' meno pigra.
- Tu sei una stella caduta da lassù; oh se potessi, vorrei... vorrei che tutte le altre stelle ti cadessero in
grembo come pioggia d'oro.
E si divisero. L'orfanella abbandonata continuò la strada che la conduceva in campagna, presso una
capanna dove pensava di riposare la notte, e l'altra corse via felice dell'abitino che la riparava così bene.
La notte cadeva adagio adagio e le stelle del firmamento si accendevano una dopo l'altra come punti
d'oro luminosi. L'orfanella le guardava e sorrideva al ricordo dell'augurio del vecchio e di quello uguale
della bimba cui aveva regalato generosamente il suo vestito. Aveva freddo anche lei, ora; ma si
consolava perché la cascina a cui era diretta non era lontana; già ne aveva riconosciuti i contorni.
- Ah sì! - pensava: - se le stelle piovessero oro su di me ne raccoglierei tanto tanto e farei poi tante case
grandi grandi per ospitare i bambini abbandonati. Se le stelle di lassù piovessero oro, vorrei consolare
tutti quelli che soffrono; sfamerei gli affamati, vestirei i nudi... Mi vestirei - disse guardandosi con un
sorriso; - io mi vestirei perché, davvero, ho freddo. Si sentì nell'aria un canto di voci angeliche, poi il
tintinnio armonioso di oro smosso. La bimba guardò in alto: subito cadde in ginocchio e tese la
camicina. Le stelle si staccavano dal cielo, e , cambiate in monete d'oro, cadevano a migliaia attorno a
quell'angioletto che, sorridendo, le raccoglieva felice:
- Sì, sì! Farò fare, sì, farò fare uno, no... tanti bei palazzi grandi per gli abbandonati e sarò il conforto di
tutti quelli che soffrono!
Dal cielo, il soave canto di voci di paradiso ripeteva: - Benedetta! Benedetta!
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UNO SCIOPERO STRAORDINARIO
di Dino Ticli
Il fatto è accaduto tanti anni fa quando ancora gli scioperi non erano molto conosciuti. Possiamo
perciò considerarlo come il primo vero sciopero della storia. Una storia un po' strana, però; infatti a
protestare furono tutti i Babbo Natale della Terra. Ecco perché.
Allora come oggi, durante l'intero anno, nel loro rifugio al Polo Nord, i Babbo Natale preparavano
con cura i regali, ed esaminavano ogni lettera ricevuta per essere pronti a distribuire i doni ad ogni
dicembre.
È un lavoro che hanno sempre saputo svolgere con precisione. Possiedono infatti numerosi mezzi di
trasporto adatti per andare in ogni luogo della Terra. Il Babbo Natale che compie il suo giro in Africa
viaggia su un calesse trainato da quattro magnifici struzzi. Quello che va in Asia sta comodamente
seduto in un baldacchino sulla groppa di un elefante. Una bella slitta trainata da renne, abituate al
freddo, è usata dal Babbo Natale che viene da noi in Europa. Naturalmente un magnifico canguro,
che oltretutto possiede una borsa capiente sulla pancia, trasporta il Babbo Natale australiano.
Numerosi altri sono i mezzi che usano, ma li lascio immaginare a voi.
Purtroppo in quel lontano periodo stava accadendo qualcosa di molto preoccupante che mise presto
in subbuglio l'intero Polo Nord.
- È proprio una brutta situazione - disse il Babbo Natale addetto a distribuire doni in Cina, con i suoi
panda da traino al suo fianco. - Lo sapete che anche oggi l'orso postino ha portato pochissime
lettere?
- Purtroppo sì... e pensare che lo scorso anno ne ricevevamo centinaia ogni giorno - disse il Babbo
africano strigliando il dorso delle sue zebre.
- Per non dire di alcuni anni fa, quando eravamo sommersi dalle richieste dei bambini - aggiunse
quello americano.
- Sono veramente troppo poche queste lettere - intervenne quello giapponese sollevando una
manciata di fogli, - e oltretutto bisogna considerare che almeno la metà le ha scritte il nostro buon
orso postino che non sopporta di vederci così giù di morale.
- Davvero? - domandò sorridendo quello europeo.
- Ma certo! Senti questa cosa dice: "Caro Babo Nattale, sonno un banbinno di sete anni e desiddero
richevere ha Nattale una bela e sugossa bisteca di balena che non lo mai sagiata".
- Hai ragione - esclamo sorridendo a quelle parole, - nessun'altro avrebbe saputo scrivere una simile
lettera. - Ma che cosa sta succedendo?
- Ve lo dico io: i bambini non credono più che Babbo Natale esista e perciò hanno smesso di
scriverci.
- Ma come mai? Chi li ha convinti di questo?
- Cosa vuoi, i genitori non hanno più la pazienza di raccontare ai bambini la storia di Babbo Natale.
E poi in quest'era moderna, dove le carrozze sfrecciano a destra e a sinistra, dove centinaia di velieri
solcano i mari, la gente corre indaffarata, i castelli e i palazzi sorgono come funghi, chi vuoi che
abbia voglia e tempo di credere a noi?
- Ma se nessun bambino ci scrive più, come faremo a portare loro i regali che desiderano?
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E infatti, anche quest’anno, solo pochi riceveranno i doni, quelli che ci hanno scritto e i bambini più
ricchi, perché ai loro genitori non interessa Babbo Natale.
- Che brutta cosa!
- Terribile, dico io!
- Bisogna porvi rimedio!
- Già, e come?
- Protestiamo!
- Protestiamo?
- Certo! Con uno sciopero: quest'anno non porteremo i doni a nessuno.
- Hai ragione!
- Davvero! Inoltre stamperemo tanti volantini che distribuiremo con i nostri mezzi di trasporto, in
tutta la Terra. Scriveremo così: "Babbo Natale quest'anno sciopera, perché nessuno vuole più credere
in lui".
E lo fecero davvero.
Quell'anno i bambini di tutto il mondo ci rimasero molto male per non aver ricevuto neanche un
dono; ma alla fine piccoli e grandi capirono i loro errori e furono davvero felici di avere riscoperto
Babbo Natale, con il quale si scusarono di cuore, inviando fiumi di lettere.
E i Babbo Natale, commossi, l'anno successivo portarono il doppio di regali.
Da allora tutto è tornato normale, anche se girano brutte voci che dicono che l'orso postino da un po'
di tempo a questa parte ha ricominciato a scrivere lettere a Babbo Natale.
http://digilander.libero.it/semprenatale/testi_e_storie_di_natale.htm
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