ODISSEA GALILEIANA, un articolo degli studenti

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ODISSEA GALILEIANA, un articolo degli studenti
VIAGGIO IN GRECIA 2016
19/04/2016
Pronti, partenza, via!
Tra uno sbadiglio e l’altro ci siamo ritrovati al binario 16 pronti (si fa per dire) a
lanciarci in questa impresa. Data l’ora, le 4:30, non siamo in grado di ricordarci i
dettagli della partenza ma magicamente siamo arrivati a Bergamo. Il professor
Carlucci non sembrava particolarmente sveglio e soltanto più tardi abbiamo scoperto
il perché: aveva pensato bene di stare sveglio tutta la notte.. chissà, forse l’ansia per
la partenza?!
Dopo un volo piuttosto traumatico, che non ci ha permesso di chiudere occhio,
siamo arrivati finalmente a destinazione. Qui abbiamo subito conosciuto le due
guide: Maria, una tipa piuttosto stravagante e Antonio dalla personalità eccentrica
(caratteristica tipica greca a quanto pare..).
La prima tappa è stata la visita al museo archeologico nazionale di Atene, uno dei
dieci musei più importanti del mondo. Custodisce al suo interno una vasta raccolta di
oggetti preistorici, sculture, vasellame e bronzi che tracciano la storia del paese. La
collezione è divisa in tre sezioni: la sezione preistorica, la sezione delle sculture e
quella delle ceramiche.
Appena entrati ci siamo subito imbattuti nel fiore all’occhiello del museo: la
cosiddetta maschera funeraria di Agamennone; si tratta in realtà di una maschera
d’oro di un re sconosciuto che si colloca intorno al XVI secolo a.C. e quindi di un
periodo ben precedente la presunta età di Agamennone.
Procedendo per le sale del museo, l’enorme statua di bronzo di Poseidone ha
attirato la nostra attenzione. L’opera è stata realizzata intorno al 450 a.C. e ritrovata
nelle acque dell’isola Eubea. È stata definita anche come “Zeus” poiché la mano
destra impugnava qualcosa che non è stato ritrovato: non si sa quindi se fosse un
tridente oppure una saetta.
Sicuramente i tesori della civiltà ellenica custoditi nel museo avrebbero meritato una
intera giornata ma il tempo a nostra disposizione era limitato. Così ci siamo
ripromessi di tornarci il prima possibile per approfondire la visita.
Verso le 8 di sera, stanchi e affamati, abbiamo raggiunto l’albergo “ Xenophon”
dove, dopo una difficoltosa distribuzione delle camere, ci siamo velocemente
preparati e siamo scesi per la cena, fiduciosi di assaggiare le prelibatezze della
rinomata cucina greca. Davanti al buffet ci siamo però resi conto che la nostra fiducia
era mal riposta e siamo rimasti praticamente a stomaco vuoto. Nemmeno questo ci
ha fermati! Volevamo uscire a tutti i costi ma i professori, dall’alto, sembravano
avere accusato la stanchezza più di noi e sarebbero volentiri andati a dormire. Dopo
un po’ di insistenze hanno però ceduto concedendoci una emozionante passeggiata
lungo un buio viale periferico!
Tornati in albergo per noi ragazzi la stanchezza era ormai svanita del tutto lasciando
il posto alla carica necessaria per festeggiare degnamente la prima notte in Grecia.
Onde evitare brutte sorprese nel voto di condotta glisseremo elegantemente
riguardo agli sviluppi notturni.
20/04/2016
La sera leoni, la mattina un po’ meno!
La sveglia è suonata presto, troppo presto; una rapida colazione e di nuovo sul
pullman: direzione Micene. Non ci aspettavamo tutto quel caldo: 35 gradi all’ombra.
Armati di acqua, cappelli e crema solare abbiamo iniziato la giornata.
Dopo un’ora di viaggio ci siamo fermati per un piccola sosta durante la quale
abbiamo avuto l’opportunità di assaporare il caffè espresso greco (no comment),
ammirare il famoso canale artificiale di Corinto che fa incontrare il mar Egeo e il mar
Ionio e fare qualche selfie (quelli non sono mai mancati).
La seconda sosta è stata al teatro di Epidauro.
Mentre la maggior parte dei teatri antichi è stata parzialmente distrutta o ricostruita,
il teatro di Epidauro è rimasto praticamente intatto nei secoli perché sepolto sotto
più di sei metri di terra. Il teatro è famoso per la sua eccezionale acustica: anche i
suoni più deboli si odono chiaramente fin sulle ultime gradinate. Questo è possibile
grazie alla sua forma circolare e alla buona qualità del marmo usato, che permette al
suono di diffondersi dappertutto senza perdere in volume e chiarezza.
Per rendere ancora più suggestiva la visita, la guida ci ha consigliato di salire fino
all’ultimo gradino. Abbiamo fatto così anche un po’ di attività fisica, per la gioia del
professor Carlucci.
Poco dopo abbiamo raggiunto le rovine di Micene.
La celebre porta “dei Leoni”, o “delle leonesse” a onor del vero, ci ha accolto nella
città e ciò che fino a quel momento avevamo visto solamente tra le pagine dei libri di
scuola era ora davanti ai nostri occhi in tutto il suo splendore.
Lo stesso vale per il tesoro di Atreo, detto anche tomba di Agamennone. Si tratta di
una maestosa tomba a tholos costituita da una vasta camera di ingresso e dal locale
di sepoltura vero e proprio, più piccolo, scavato nel terreno.
Per il pranzo delle 4 del pomeriggio (forse in Grecia si usa così) abbiamo potuto
finalmente gustare la vera cucina greca: moussakà, una sorta di lasagna arricchita da
melanzane e altri condimenti non ben identificati, e souvlaki, spiedini di pollo e
agnello.
Sazi e soddisfatti eravamo ora pronti ad affrontare le 4 ore e mezzo di pullman che ci
dividevano da Olimpia.
Ci sembra ora doveroso dedicare un’ampia digressione alla descrizione dell’
“olimpian village”, albergo 5 stelle: piscina olimpionica (non poteva essere
altrimenti), campi da golf, campi da tennis, spiaggia privata, ristorante vista mare e
tutto il lusso che uno studente in gita di solito non si sogna nemmeno. Le camere
erano spaziose e ben arredate, bagno grande quanto l’intera camera della sera
precedente e la gioia di una doccia come si deve! Purtroppo non abbiamo potuto
godere di tutto quello che l’albergo poteva offrire, se non per la discoteca Apollo. Lì
abbiamo trascorso tutta la notte… si fa per dire perchè a mezzanotte e 22 i professori
ci hanno costretti a tornare nelle nostre camere.
Onde evitare brutte sorprese nel voto di condotta glisseremo di nuovo
elegantemente riguardo agli sviluppi notturni.
21/04/2016
Il grande giorno è arrivato! Mesi di attesa e il sogno del prof. Carlucci stava
diventando realtà. “Sarà una giornata molto, molto difficile” diceva la guida “non
potrete bere, mangiare, andare in bagno, parlare, respirare...però avrete la
possibilità di portare un cappello”.
Di fronte a queste parole siamo rimasti un po’ perplessi ma non ci siamo lasciati
intimorire: “accensione della fiaccola olimpica, non ti temiamo”.
All’interno dello stadio si respirava un’aria internazionale e lo spirito dei giochi
olimpici entrava gioiosamente dentro di noi.
Qualche ora dopo ci siamo però accorti di aver fatto male i conti: il sole di
mezzogiorno si stava lentamente impossessando di noi, l’acqua scarseggiava e la
calca crescente cominciava ad incrinare la nostra pazienza. Dopo una lunga
presentazione in lingua greca di cui, per ovvi motivi, non siamo riusciti a decifrare
una sola parola, è iniziata la vera e propria cerimonia. Sacerdotesse danzanti sono
apparse dall’alto della collina. Al ritmo di una musica solenne sacerdoti e
sacerdotesse hanno dato vita ad una emozionante coreografia con suggestivi
richiami agli sport olimpici. Una delle sacerdotesse ha avvicinato la torcia olimpica al
fuoco acceso dai raggi del sole concentrati in uno specchio e ha consegnato la
fiaccola al primo dei molti tedofori che la faranno arrivare a Rio De Janerio dopo aver
percorso circa 20.000 chilometri attraverso 83 città. E qui l’ultimo tedoforo la userà
per accendere il braciere olimpico durante la solenne cerimonia di apertura dei
giochi .
Sul far della sera siamo arrivati a Delfi: l’ombelico del mondo secondo una corrente
di pensiero greca. Spossati dalla fatica, ustionati dal sole, debilitati sia fisicamente
che mentalmente abbiamo raggiunto, affrontando per giunta un percorso impervio,
il tanto agognato albergo.
Ma ahimè, la buona sorte che ci aveva tanto assistito la sera precedente ci aveva ora
crudelmente voltato le spalle. Dalle stelle alla stalle: non c’è espressione più calzante
per descrivere la situazione. L’albergo sembrava essere uscito direttamente da un
film di Kubrick: vespe giganti, ospiti non paganti dell’albergo e delle nostre camere,
erano lasciate libere di svolazzare per combattere altrettanto enormi ragni. Forse le
loro cruenti battaglie potevano spiegare le sospette macchie di sangue in alcuni letti.
Strane impronte di mani lasciate sui muri dai precedenti inquilini lasciavano
immaginare disperati tentativi di fuga. Impossibile inoltre fare la doccia,
rigorosamente gelata, senza allagare gran parte della stanza. Infine la nostra fame
non era sufficiente per assaggiare ciò che quella, secondo loro, doveva essere la
cena.
Questa volta omettiamo di descrivere le vicende notturne non per timore del brutto
voto di condotta ma perchè troppo angoscianti.
22/04/2016
Più lunga e faticosa è la salita più bello è il panorama.
La mattina seguente abbiamo intrapreso la scalata del santuario di Delfi, sempre
accompagnati dall’afoso clima greco. Nessuna descrizione renderebbe giustizia a
cotanta bellezza. Dall’Omphalos, al thesaurus degli ateniesi; dal Tempio di Apollo,
dove è scolpita la famosa frase “conosci te stesso”, all’antico teatro dove si
svolgevano gare di poesia e di musica. Al culmine della Via Sacra si trova lo stadio in
cui si praticavano gli antichi agoni. Le clamorose dimensioni dello stadio rendono
l’idea dell’importanza delle competizioni che vi si svolgevano. Le montagne che lo
circondano gli conferisono una rara potenza evocativa. Tutto il sito è immerso in
un’atmosfera immobile, come se il tempo si fosse fermato e la bellezza fosse rimasta
immutata.
Tornati ad Atene non poteva mancare la visita all’Acropoli, luogo in cui ci siamo
nuovamente immersi nel mondo dell’antica Grecia terra di eroi, di miti e di leggende.
Durante la salita al Partenone abbiamo avuto modo di contemplare il Santuario di
Asclepio, il teatro di Dioniso e l’Odeon di Erode Attico che si succedono in tutto il
loro splendore.
Una volta raggiunta la parte più alta della città, il nostro sguardo è stato subito
attratto dal Partenone, sovrano indiscusso di Atene.
Si stava avvicinando l’ultima sera del viaggio. Per salutare la città abbiamo deciso di
trascorrerla per le vie del centro. L’ultima immagine che ci ha offerto la capitale è
stato uno scorcio del Partenone illuminato. Per la prima volta siamo stati davvero
coinvolti nella movida greca e il ritorno in albergo era condito da un po’ di
malinconia. Per contrastare il generale avvillimento ci siamo riuniti per ricordare tutti
insieme i bei momenti che ci hanno accompagnato in questa avventura.
In vista della levataccia, però, ci siamo resi conto che forse, per quella notte, sarebbe
stato meglio riposare un po’.
23/04/2016
Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti al risveglio ricordano
qualcosa mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato.
Edgar Allan Poe