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A Guido Nolitta, che mi ha condotto per mano negli infiniti
mondi della fantasia e dell’avventura, insegnandomi a viverle.
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35° Giorno
Le alte porte di metallo nero si richiusero alle spalle di Wild con
un suono dall’amaro sapore di una sentenza. Il piccolo ometto deglutì
nervosamente ed avanzò con cautela lungo una soffice passerella nera,
nell’immensa sala, avvolta nella penombra. I suoi occhi guizzarono a
destra e sinistra, cercando di perforare quelle tenebre che parevano liquide. Ogni volta che entrava nella sala del trono si sentiva soffocare
dal panico,come se invisibili mani adunche percorressero la sua spina
dorsale alla ricerca di un varco per raggiungere il suo cuore e ghermirlo.
Mentre procedeva verso la sua destinazione seguì con lo sguardo le im-
mani colonne ai lati del corridoio centrale, che si perdevano nell’oscurità che avvolgeva il soffitto, la mente che gli proponeva immagini di
orribili creature in attesa di piombare giù per afferrarlo.
Nella sua miserabile vita da spia, aveva affrontato grossi pericoli,
l’adrenalina che gli aveva pompato impetuosamente nel sangue, aiu-
tandolo a superare i momenti più difficili, ma quando tornava a riferire
a Kral, il solo pensiero di attraversare quella sinistra sala lo riduceva
ad un ammasso di tremolante gelatina.
Arrivò all’ultimo tratto della nera passerella, lo sguardo ora ri-
volta in basso, verso il primo gradino che portava al gran trono di
ebano nero e rimase in attesa.
- Wild – mormorò una voce baritonale destando echi multipli che
si rincorsero nelle alte volte – La mia viscida spia preferita...-
- Mio signore... – si limitò a rispondere flebilmente l’ometto, le
mani che si contorcevano nervosamente sotto il lacero mantello.
- L’hai trovata ? – la domanda era stata pronunciata con tono
dolce, ma Wild percepì un sottofondo di minaccia che gli gelò il sangue.
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Si dondolò nervosamente sui piedi e si schiarì la voce alzando
lentamente lo sguardo per inquadrare l’imponente figura seduta
sul trono.
Kral era un uomo massiccio e gigantesco, con i lineamenti
stranamente delicati; benché non superasse di molto i trent’anni
di età, aveva lunghi capelli bianchi lisci che incorniciavano quel
volto scultoreo. Gli avambracci muscolosi erano percorsi da lievi
tremiti, indice di tensione repressa. Ai due lati del trono, sedute
sull’ultimo gradino, c’erano due concubine dai capelli color della
notte, vestite esclusivamente con un perizoma trasparente che fa-
ceva risaltare sensualmente il loro monte di venere. Una delle due
accarezzava la possente coscia nuda di Kral mentre l’altra aveva
la mano sinistra infilata sotto il corto gonnellino in pelle dell’uomo
e la muoveva con ritmo lento e cadenzato. Entrambe le donne
erano bellissime ma i denti canini appuntiti e l’espressione di lasciva follia che traspariva dalle loro facce impedì a Wild qualunque
tipo di eccitazione.
- Non ne ho ancora la certezza, mio signore, ma… - esordì esi-
tante, cercando di infondersi coraggio.
- Ma… ? – la voce di Kral risuonò di un’ottava più bassa mentre
con la mano destra, l’albino scendeva fino a ghermire un seno marmo-
reo della donna di destra.
Wild si fece ancora più piccolo vincendo a stento l’impulso di in-
dietreggiare.
- Ma – riprese con un tono di voce ferma che lo sorprese – ho ra-
gione di credere che ella viva a Vendor. Ho avuto notizie ragionevol-
mente sicure ed attendibili da alcuni miei informatori che vivono nella
capitale.
Una figura oscura e sottile emerse lentamente da dietro il trono
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nero. Era ricoperta da un lungo mantello nero da cui la luce sembrava
quasi rifuggire; un cappuccio rosso fuoco ricopriva il capo dell’essere
e del viso si riusciva ad intravedere solo due occhi di verde smeraldo,
occhi che risplendevano sinistramente circondati dal nulla.
- Che tipo di notizie ? – la voce di Zord, lo stregone nero, primo
sacerdote del cerchio nero di Axoth. La sua voce ricordava il sonaglio
dei crotalo e un’altra ondata di terrore s’impadronì di Wild che si sentì
svuotare l’anima di colpo. Tutte le conquiste di Kral erano state favorite
dalla magia nera di Zord; le inutili resistenze opposti dai grandi maghi
bianchi venuti da Vendor erano apparsi inutili giochetti di prestigio
d’innanzi alle sue arti nere. Correvano voci che narravano di terribili
urla e ringhi bestiali provenienti dalle stanze di Zord, mentre lo stregone preparava i suoi incantesimi; parecchie fanciulle erano state portate nelle sue stanze ma non risultava che alcuna ne fosse ritornata.
Wild era paralizzato dall’orrore che quell’essere gli incuteva; la
sua lingua era paralizzata, il cuore gli batteva tumultuosamente nel petto.
I pulsanti occhi verdi di Zord si fissarono su di lui e l’ometto si
sentì trapassare il cuore da una fitta gelida e mortale. Radunò le poche
forze che gli rimanevano con la forza della disperazione.
- Possente Zord – rispose con tono incerto – ella possiede il dono
della guarigione e della preveggenza. Inoltre sembra che porti il segno.
Esistono numerose testimonianze al proposito.
Lo stregone emise una piccola risata che bloccò quel disperato
flusso di parole. All’ometto parve la risata del demonio.
- Dunque – sibilò Zord fluttuando a qualche centimetro da
terra – La lunga ricerca forse è conclusa. Tra trentacinque giorni in
cielo si formerà il grande trigono tra Sole, Marte e Plutone e se la be-
stia avrà il suo pasto il rito di Grond sarà compiuto e il possente Kral
sarà il padrone dell’assoluto.
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Kral annuì compiaciuto mentre incitava le due donne-vampiro
ad accelerare le loro lascive carezze.
Puntò un dito massiccio sulla piccola spia ai piedi della scalinata.
- Recati al porto e sali a bordo della Piccola Serpe, che ti porterà
a Vendor. Voglio quella donna qui entro un mese.
Wild annuì ripetutamente e iniziò ad indietreggiare, felice di es-
serla cavata ancora una volta. Mentre si girava per uscire lo raggiunse
la voce di Zord, sibilante e gelida.
Se dovessi fallire ti aspetterò nelle mie stanze, piccolo verme…
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25° Giorno
Mia Signora, ti ricordo che tra poco Mastro Threx arriverà alla
bottega.
Il tono gentile della frase non riuscì a nascondere una venatura
di impazienza e rimprovero.
Thalia sorrise brevemente, continuando a passare in rasse-
gna i colorati scialli di seta Thoriana della bancarella.
Il mercato settimanale di Vendor era il più rinomato delle terre
emerse e lei non perdeva l’occasione di esaminare a lungo i lunghi banconi di legno che invadevano la grande piazza centrale della città; i
suoni dei suonatori di sitar, i richiami dei mercanti, il profumo della
frutta fresca generosamente esposta le riempivano di gioia il cuore.
- Suvvia Nigel – ridacchiò facendo scorrere l’indice lungo una
tela simile all’arcobaleno – Mastro Threx non ne avrà a male se tarderò
di qualche minuto.
Nigel, l’elfo, represse a stento la rispostaccia che gli stava risa-
lendo in gola; quella ragazza lo avrebbe fatto ammattire prima del
tempo.
- Ti ricordo che Mastro Thrax è il sommo sacerdote delle Tuniche
Lucenti e che non bisogna mancargli di rispetto. E’ merito suo che le
nere arti di Zord non sono riuscite a soggiogare il regno di Vendor. – si
limitò a rispondere cercando di trasmettere a Thalia la propria impa-
zienza.
La ragazza scoppiò a ridere, la fulgida cascata di capelli
biondi che oscillava nella calda brezza del primo meriggio. Aveva
lineamenti fini e delicati, un viso d’alabastro in cui riluceva un bellezza dolce e antica.
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