vacanze fai da te?
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vacanze fai da te?
p artire per 12a puntata - www.partireper.it Vacanze fai da te? Una “vacanza” di due settimane in Vietnam, organizzata con un solo mese di anticipo e senza mezzo di trasporto a seguito, può trasformarsi in una vero e proprio Viaggio Avventura! Per giunta in moto.... Di Gionata Nencini O inmoto rmai sono disabituato a viaggiare su qualcosa che non sia la mia moto. Dietro il finestrino del treno, soffro la mancanza della tattilità che la mia moto mi ha sempre concesso. Lo scenario scorre senza esitazioni e tutto quello che vedo sembra un’altra porzione fredda di tv o una ruvida pagina di libro che non mi concedono alcuna interazione con il presente. Partiamo da A ed arriviamo a B senza aver potuto nemmeno passare 10 minuti a rincorrere i bambini che ho visto giocare nei campi o ad accarezzare qualche mucca che pascolava pigra sul bordo della strada. La compagnia tuttavia é l’elemento chiave, specialmente quando Sam mi confida che Josh é orfano e viaggia perché non ha una famiglia o una cosa a cui far ritorno. Il mio visto é ormai allo scadere e così é tempo di imboccare la lunga via che porta a Sud Est, dove la Cina confina con il Vietnam. In realtà ho anche bisogno di viaggiare per conto mio, lontano dalla pianificazione dell’itinerario cui mi sono fatto coinvolgere viaggiando con i miei nuovi amici. Il bus per il confine di Stato si fa strada lungo gli ennesimi paesaggi mozzafiato che avrei sognato attraversare sulla mia moto. Ma la moto é ancora in Cina, sotto le cure del signor Fu e per averla dovrò prima arrivare a Bangkok (v. In Moto 2/09). La notte sta per sopraggiungere e domani avrò bisogno 188 di tempo per imparare una nuova lingua e farmi strada verso la capitale del Vietnam: Ha Noi. Prima di chiudere gli occhi, vinto dal ricordo, ripenso alla storia di Josh. Così oggi questo articolo lo dedico a lui, per avermi insegnato quanto sono fortunato. Per avermi mostrato che si vive meglio lottando in silenzio contro la propria voglia di arrendersi che non condividendo con il mondo la sfortuna che tragicamente può accadere ad ognuno di noi. È il 27 Maggio 2006. Per la prima volta da quando sono partito, entro in un nuovo Paese a piedi, sprovvisto della mia Honda Transalp. È un po’ come volare dall’altra parte del mondo, uscire dall’aereoporto con uno zaino in spalla e domandarsi:e adesso? La risposta è semplice. Il Viaggiatore ed il Viaggio, prescindono dal mezzo con cui ci si sposta. La prima cosa da fare é raggiungere la capitale, Ha Noi, a 250 km a sud. Per ottimizzare i costi e mischiarmi fra i locali, scelgo il treno regionale, più economico. Ha Noi mi appare dopo 8 ore, di notte, silenziosa e calma. Il tassista che mi preleva alla stazione, conosce un Backpacker dove potrò sistemarmi. La mattina mi avventuro a piedi nella giungla metropolitana e rimango esterrefatto dalla sua magnifica caoticità. Corteggio bellissime mercanti da cui compro pietanze locali e celebro la giornata assaporando i sorrisi dei vietnamiti e la loro forza d’animo. Su HorizonsUnlimited.com ho letto di altri viaggiatori che hanno parlato del Minsk Club. Il proprietario vende e affitta vecchie moto russe 125 cm3. Semplici, rumorose, leggere, affidabili! Per 7 dollari al giorno, firmo un contratto di noleggio per una Misnk blu ed un casco del dopoguerra, promettendo di restituire la moto a Saigon, 1900 Km a sud. La moto, per 50 dollari, se la riportano ad Ha Noi loro, via treno. Niente di più semplice e, se vogliamo, di più economico. Considerando che il Minsk Club ha anche un sito internet, non é difficile prenotare dall’Italia, prima di partire... Già non sto nella pelle. La Minsk é accesa e sul sedile posteriore ho fissato il mio zaino con le poche cose che porto con me. Ovviamente ho una tenda e un sacco a pe- vietnam garden Nella pagina a fianco, in alto, Josh, Luke, Gionata e Sam alle cave di Mogao a Dun huang in Cina; più in basso, il “solito” turista italiano... Qui a sinistra, dopo aver campeggiato nei pressi della loro casa, una famiglia vietnamita offre a Gionata doccia, colazione e un tiro dalla pipa nella foto lo ed ovviamente non ho una mappa. Mai stato più felice... La città rugge ed il traffico mi avvolge per qualche chilometro, mentre le case ai lati vanno pian piano diradandosi. Si vedono le prime fattorie e le strade si stringono. Inizia la campagna. Supero un dosso e l’impatto visivo della maestosa e rigogliosa vegetazione vietnamita mi scuote con una forza che mi fa gridare. Animali di ogni sorta corrono via al mio passaggio ed i bambini nudi nei campi, si incontrano sui davanzali di casa per venirmi a salutare. Le mie mani sono spesso per aria, a sbracciare enormi saluti ai contadini che lavorano nei campi di riso, mentre la Minsk “oscilla stabile” sul manto sconnesso delle strade di periferia. Con una media di 80 Km/h, l’asfalto, la strada, il Vietnam sono lì a pochi centimetri dal mio piede, posso sempre decidere quando fermarmi e toccarli. Le notti sono calde e umide. Ad ogni sosta-benzina si paga in Dong o dollari americani, e la moto richiede una miscelazione d’olio del 4% della quale mi é sempre d’obbligo contrattare il prezzo. Rimango spesso fermo, al lato di una strada, dove termina una cascata od in cima ad un valle dove si vede tutto fino alla linea dell’orizzonte. Quando ho caldo raggiungo un fiume con la Minsk e mi ci fiondo dentro. Se sono di buon umore lavo pure la biancheria sporca. Il casco mi impedisce di carpire i dettagli più spettacolari e così lo indosso solo nelle grandi città. Quando mi fermo per una foto, se aspetto abbastanza, gli abitanti delle case di campagna escono in gruppo e vengono a posare con me. Mi invitano per pranzi e bevande, per fumare pipe ricavate dal bambù (che rifiuto per intolleranza al fumo) e per bere liquori all’interno delle bottiglie dei quali fluttuano animali mai visti. Più vado a sud , più fa caldo. Tolgo la maglietta e mi ritrovo con un’insolazione che mi terrà sveglio per due notti. La terza sarà una foratura alle ore 23 a darmi problemi. Per fortuna la Minsk é fornita di ricambi ed accessori, quali il kit per il cambio camera d’aria. Sono quindi sveglio fin dalle 6, in lenta discesa verso sud. Attraverso le grandi città di Dien Chau, Dong Hoi, Hue, Da Nang. A pochi chilometri da Da Nang inizia la Ho Chi Minh Trail. Non ho preconcetti storici o politici che motivano la mia scelta, ma penso che quella strada abbia un significato e che le persone che ci vivono abbiano storie da raccontare. Svolto così ad ovest e mi ritrovo a percorrere gli ultimi chilometri a sud, fra le montagne, lungo le tracce dei vietnamiti in guerra. Quando arrivo a Saigon, giorni dopo, ho un’insolazione su tutta la schiena, ho la fotocamera digitale rotta (mi é caduta in mare), non ho un posto preciso in cui stare per la notte, ma sono una persona felice. Lungo i 1900 Km di strada ho regalato sorrisi ed ho visto un mondo nuovo, forse arretrato e in crisi, ma autentico e bello. E per quelle due settimane, durante le notti di pioggia monsonica e i vari tentativi della polizia di irrompere nella mia tenda per un controllo documenti, io ho viaggiato di nuovo. inmoto 189