Da Se va via il Re di L. Levi - Libro più web

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Da Se va via il Re di L. Levi
In queste pagine autobiografiche, la scrittrice Lia Levi rievoca il clima delle votazioni del
2 giugno 1946. Leggi il brano ed esegui gli esercizi.
Tutti noi, quelli che finora l’avevano subita, finalmente potevano entrare dentro la Storia. C’era da prendere quella decisione se tenersi o non tenersi il Re. Bene, a dire “sì” o “no” al Re
era chiamata ogni persona, purché dell’età giusta, che vivesse
in qualsiasi città e sperduto villaggio della nazione.
Le novità non finivano qui, ormai era una vera corsa alle sorprese. Tanti anni fa, quando non c’era ancora nessun fascio littorio, né balilla, né piccole italiane, allora in quel tempo lontano
già succedeva che fossero le persone a decidere per la politica.
Ma le donne mai. Adesso era diverso. Ci avevano pensato su e
avevano capito che era questa la strada del progresso.
Niente problemi quindi? Eh! Si fa presto a dire “niente problemi”. Il problema c’era, eccome! E non si parlava d’altro. Il
rossetto! Sì, il rossetto.
Una delle cose che ci avevano spiegato era che il voto doveva
restare segreto, altrimenti non funzionava più. Quindi per una
vera segretezza nessun segno, anche minimo, doveva far riconoscere la scheda e cioè il foglietto che
ognuno avrebbe fatto inghiottire alla scatola del voto.
Ma se le donne arrivando a votare tutte ben messe e con il rossetto, per chiudere la scheda l’avessero
leccata come si fa con le lettere, ecco, il segno del rossetto sarebbe rimasto lì per sempre come un
misterioso segnale e addio voto segreto.
“Attente al rossetto!” non si leggeva e non si sentiva dire altro.
“E la cipria?” La mamma aveva sempre voglia di scherzare “E se poi mi venisse la tentazione di passarmi
la scheda sulla faccia?”.
Beh, questo eccitato parlare del come e del quando era il gioco. Però bisognava anche pensare alla sostanza, a quel “sì” e quel “no” che si doveva decidere. Bene, io pensavo che tutta la nazione si sarebbe
alzata in piedi di scatto e già era come se me lo sentissi un grande e modulato “noooo!”, perché tutti
quanti avevano appena finito di soffrire e mi sembrava normale che chi ne ha patite tante non ci pensi
nemmeno a voler tornare indietro. E invece… Dovunque mi voltassi e da parti e persone le più insospettate spuntava fuori qualcuno a confessare che almeno il re lui preferiva
tenerselo.
E venne il giorno della votazione. Arrivò
così di colpo che quasi non ce lo aspettavamo. Sotto sotto avevamo finito col
credere che “il giorno del referendum”
non sarebbe arrivato mai. Succede così
quando si parla troppo di qualcosa.
Io enunciai ad alta voce la mia intenzione di “veder votare”, ma mamma
e papà erano incerti perché dire di sì
a me significava dare via libera anche
alle mie sorelle e certo andare a votare con tutto il codazzo dietro sarebbe
© 2010 Mondadori Education - A. Albonetti e A. M. Dal Lauro Vivere la cittadinanza
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sembrato un po’ ridicolo. Io però ero sicura di spuntarla. Papà era orgoglioso del mio “impegno politico”
e così mi disse di sì.
E così andammo a votare con tutta la famiglia a drappello, come fanno i cristiani quando vanno alla
messa. Papà per la strada ci spiegò che noi figlie dovevamo restare fuori e poi cominciò a raccomandarci:
“Attente, non dite nemmeno una parola su repubblica e monarchia, niente discorsi politici, vicino ai seggi
è PROIBITO!”.
Papà era così infervorato con questa votazione! Gli mancava solo una bandierina a tre colori in mano
come quelle che davano a noi alle feste all’asilo.
Per strada guardavamo con meraviglia procedere nella stessa direzione tutte facce conosciute. C’erano
il fornaio, il farmacista, la donna del mercato che grida sempre. E anche loro avevano vestiti buoni come
quello che aveva cercato mia madre, e camminavano sottobraccio anche quelle mogli e mariti che di
solito erano assai sgarbati fra loro.
Mentre procedevamo per il seggio papà guardò ancora una volta mia madre per vedere se si era cancellata bene il rossetto con la carta velina e tornò a raccomandarle come votare. La supplicò di non
sbagliarsi con le schede, dato che dovevano anche scegliere i partiti per la Costituente.
Mia madre si stizzì un bel po’ e fece una faccia tipo “A me lo dici?”. Però papà bisognava anche capirlo,
parlava e parlava per nascondere il suo nervosismo, o forse aveva paura di sbagliarsi lui. Infatti quando
fummo davanti alla scuola dove erano i famosi seggi elettorali, papà si arrestò d’improvviso. Aveva gli
occhi lucidi e con mamma si guardarono appena un attimo.
Però subito dopo mia madre gli disse piano ma decisa: “Non tenermi il braccio, sennò penseranno che
mi hai detto tu come votare!”.
C’era una fila per votare! Tutti si erano alzati, si erano vestiti per bene, avevano radunato la famiglia e
calmi calmi se n’erano andati ai seggi. Tutti alla stessa ora. Certo, quando si vota più o meno per la prima
volta, mica si sta a perder tempo a casa come se niente fosse, aspettando magari il pomeriggio, dopo il tè.
I risultati li venimmo a conoscere tre giorni dopo. Aveva vinto “repubblica”, ma di poco, davvero di poco.
Se fosse stato per il sud avrebbero vinto i monarchici.
A metà giugno il giovane Umberto se n’è andato, le abbiamo viste tutti le foto e la scena al cinema.
Ormai era fatta. Agli scout per la cerimonia della mattina dovevamo issare un’altra bandiera: il bianco in
mezzo era solo bianco. Lo stemma a ghirigori e corona se ne era volato via insieme al giovane re.
(da L. Levi, Se va via il re, Roma, Edizioni e/o, 1996)
Esercizi
• Dividi il brano in sequenze e sintetizza ogni sequenza con un titolo appropriato.
• L’autrice non parla direttamente della dittatura fascista e della sua durata: attraverso quali espressioni vi fa riferimento?
• Evidenzia in modo diverso i punti in cui viene sottolineata l’importanza del suffragio universale e
dell’estensione del diritto di voto alle donne.
• Il 2 giugno 1946 gli elettori furono chiamati ad esprimere il loro voto per due scopi: individua e
trascrivi le frasi relative a ognuno di essi.
• L’affluenza alle urne fu scarsa o notevole?
• Quali particolari della narrazione trasmettono al lettore le emozioni e il grado di consapevolezza
degli elettori del giugno 1946?
• La vittoria della repubblica non fu schiacciante: in quali righe Lia Levi anticipa il risultato?
• Per la ragazzina che è la voce narrante da che cosa è simboleggiata la fine della monarchia?
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