In difesa di Babbo Natale

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In difesa di Babbo Natale
In difesa di Babbo Natale
Ho letto su un giornale che apprezzo (La Nuova Bussola Quotidiana del 15/12/2013) un invito a
riproporre alle nuove generazioni di cattolici la figura di Gesù Bambino come portatore di regali, e mi
sono sentito in dovere di ribattere.
Sono un padre credente, dunque cerco spesso di capire cosa avvicinerà di più i miei bambini (2 e 4 anni) a
Gesù, salvatore del mondo, e pure loro. Io ho scelto Babbo Natale, non per arrendermi al marketing, ma
perché mi sembra il personaggio più indicato ad entrare dal camino che non ho. Mi spiego.
Innanzi tutto Babbo Natale è più attrezzato. C’è una ricca tradizione di risposte da dare ai bambini quando
dubitano, c’è addirittura una applicazione per mostrare agli scettici un video in cui il vecchietto posa i
doni proprio sotto al nostro albero di casa. Gesù bambino non ha niente del genere perché, come tutti
sanno, è molto povero e non può certo permettersi un programmatore. Figuriamoci una culla supersonica
capiente abbastanza per tutti i regali che il mondo si aspetta. Scherzo fino a un certo punto, dico questo
perché mi sembra importante mettere ognuno al proprio posto, quando si ha a che fare con bambini veri.
Ho scelto Babbo Natale perché me lo immagino con più facilità a fare le code all’Auchan, a controllare i
codici dei Lego sulle letterine, a lottare per avere l’ultimo Gormito in vetrina. E poi come la mettiamo
con gli elicotteri da guerra, le navi pirata coi cannoni, le armi letali delle Tartarughe Ninja? Per me Gesù
Bambino non li regala. E non mi si venga a dire che dovrei far giocare i miei figli in giardino, disegnando
la campana col gessetto, perché, ripeto, io parlo di bambini veri. E poi è inverno.
L’unico punto di contatto che io noto tra Babbo Natale e Gesù Bambino è la gioia che i regali
rappresentano. Per il resto, vite separate. In questo modo andremo a messa, metteremo il bambinello nel
presepe, diremo la preghierina ricordando che ora stiamo facendo le cose essenziali. Se mescoliamo gli
ingredienti (Gesù con i pacchetti), ho paura di perdere qualche sapore.
Nella fantasia dei più piccoli vivono un sacco di creature e persone che non esistono affatto, ma non sono
nocive, anzi sono importanti. Scompariranno, c’è tempo, adesso è presto per catalogare la realtà in cose
vere e cose finte. Allora dovrei sacrificare pure Hansel e Gretel, Peppa Pig, Mike Wazowski; o la strega
cattiva e tutti i crudeli delle favole, spiegando che se vogliamo un malvagio vero dovremo usare sempre
la figura del demonio, di cui è certificata l’esistenza? Dio non mi chiede di comprimere la libreria dei
bambini, e di esporre solo le Sacre Scritture, perché Lui adesso ha bisogno di mostrare loro la realtà tutta
intera, con migliaia di parole differenti. La Bibbia sta nel ripiano superiore, quello delle istruzioni.
Lo so, arriverà il giorno doloroso nel quale i crudeli compagni di scuola sveleranno ai miei innocenti
piccolini che, in verità, sono i genitori a mettere i pacchetti sotto all’albero. Io soffrirò, ma avrà ancora
più problemi chi tifava Gesù Bambino, perché non potrà certo dire che non era vero. Avrà scomodato Dio
in fasce rendendolo complice di una delusione? Non mi piace.
Nel mio caso, Babbo Natale esploderà come una bolla di shampoo, ci diremo che siamo diventati un po’
più grandi, che i regali non sono più così essenziali, che non esiste affatto un personaggio che incentra la
sua vita ritirata solo sulla costruzione di oggetti materiali desiderati dai più piccoli. Il panzone rosso
resterà un piacevole ricordo, e toccherà ai bambini, crescendo, riordinare la realtà incasellando verità e
finzione nel progetto di Dio, che metteranno a fuoco sempre meglio.
Dei due binari paralleli (Babbo Natale/regali concreti/soddisfazione dei piaceri materiali - Gesù/senso
vero del Natale/salvezza spirituale) ne sopravviverà solo uno, quello vero, l’unico che merita di convivere
con i miei intelligentissimi bambini, da grandi.
Emanuele Fant
http://costanzamiriano.com/2014/01/22/in-difesa-di-babbo-natale/#comments