INDY n°5 - Levante International Film Festival

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INDY n°5 - Levante International Film Festival
“Finché c’è guerra c’è speranza” di e con Alberto Sordi
L’anima cinematografica
del commercio italiano:
commedia tutta da ridere
“Senti, paisà ma questo è davvero un buon
business?”, recitava con un improbabile e ridicolo
accento italo-americano il grande caratterista Ugo
D’Alessio. Eravamo davanti alla Fontana di Trevi, la
bellezza di circa cinquant’anni fa e il film era
“Tototruffa ’62” di Camillo Mastrocinque. La gag
esilarante coinvolgeva Totò e Nino Taranto,
scatenatissimi, nella parte dei due improvvisati
proprietari del celebre monumento che volevano
“disfarsene” perché era sì redditizio raccogliere tutti
quei soldi dalla fontana, però che fatica… È strano
che venga in mente questo film riallacciandosi al
tema “Il commercio ha un anima”, penultima sezione
del LIFF 2012 dal 19 al 21 novembre alla Camera di
Commercio di Bari. La commedia nel cinema
italiano ha spesso gettato in burla l’argomento,
richiamando l’attenzione su furfantelli
simpaticissimi, guitti di mezza tacca motivati
dall’italica arte di arrangiarsi. E di sopravvivere. Il
tema ritornerà ovviamente con tutto l’esilarante
campionario di commerci improvvisati, raggiri e
imbrogli in un film micidiale di Bruno Corbucci del
1972, protagonisti Alighiero Noschese ed Enrico
Montesano, dal titolo che è un segno profetico. “Il
furto è l’anima del commercio”. Due ore piene di
risate a getto continuo con la celebre coppia comica
che strizza l’occhio a “Il mattatore” di Gassman
diretto da Risi nel 1960. Le cose si fanno più serie e
amarognole in un film scritto, diretto e interpretato da
Alberto Sordi, “Finchè c’è guerra c’è speranza”.
1974 e l’Albertone nazionale fa buon viso a cattivo
gioco nel ruolo che ha voluto dargli la famiglia per
mantenersi in sperperi e vizi tipici di una borghesia
condizionata dalla voglia di apparire e di non esserci.
Nei panni di un bieco trafficante d’armi ci mette
l’anima per ingraziarsi favori diplomatici nei paesi
con equilibri politici traballanti. Come in tutti i film
del Sordi regista, imbastiti dall’abile e profonda
penna di Rodolfo Sonego, si ride e si riflette con
uguale intensità. In un finale sconvolgente saranno
proprio gli esigenti familiari del protagonista a
incentivare il triste e mortifero commercio. Torna
quella cupezza e quel candore contaminato dalla
falsità che aveva ispirato Ennio Flaiano, Tullio
Pinelli e Federico Fellini per “Il bidone” dove il
commercio/raggiro finiva per il disintegrare il
naturale rapporto di complicità virile fra disonesti e
spietati colleghi di mestiere. E ancora ne “I magliari”
di Francesco Rosi (1959) dove le dure regole dei
commercianti italiani all’estero, rispondono alle
imposizioni di un capoclan che la butta in faida,
scatenando ritorsioni. Tema già apprezzato nel primo
bellissimo film di Rosi, “La sfida” (1957) dove
invece la voglia di emergere mettendosi in proprio da
parte di un mercante ortofrutticolo si scontra con i
principi di un potente camorrista. Altri tempi, altro
cinema... Quello che se ne ricava, attraverso questa
breve panoramica, è la logica legata all’anima nera
con cui il cinema italiano ha spesso ritratto
impietosamente questo mondo. Furbi, cinici,
motivati da logiche di sopraffazione e da interessi
personali, gli italiani nei panni di commercianti che
sacrificano i sentimenti sono stati gli unici a ridere
dei loro difetti. E in Francia, in Germania e negli altri
paesi d’Europa ancora continuano a chiedersi come
questo assurdo miracolo sia potuto accadere.
Lorenzo Procacci Leone
“Totòtruffa ‘62”di Camillo Mastrocinque
Anno VI Numero 5 - Giovedì 15 novembre 2012
“È difficile far capire qualcosa a un uomo il cui stipendio dipende dal
fatto che non la capisca”.
(Upton Sinclair)
Cultura italiana: un’eccellenza che
non può più aspettare
La cultura come punto di ripartenza della crescita
economica e sociale del Bel Paese. In un momento
cruciale della storia d’Italia, la promozione dello
sviluppo della cultura, sancita dall’art. 9 della
Costituzione, è argomento quanto mai attuale.
Fino a questo momento, uno degli strumenti
privilegiati per quest’azione sinergica tra il pubblico
e il privato, è stato il tax credit o credito d’imposta, il
quale prevede la possibilità di compensare debiti
fiscali (Ires, Irap, Irpef, Iva, contributi previdenziali e
assicurativi) con il credito maturato a seguito di un
investimento nel settore cinematografico.
Per investire nel futuro del nostro Paese, lo strumento
del tax credit però, non può più essere confinato al
solo ambito cinematografico: è necessario, oggi più
che mai, estendere i privilegi di natura fiscale a tutti i
settori dell’arte e della cultura.
La qual cosa porterà sicuri benefici (economici e
d’immagine) sia agli operatori culturali, che agli
investitori privati e/o alle istituzioni di carattere
privato che decideranno di contribuire alla ripresa del
Paese, partendo proprio dal suo più grande
patrimonio: quello culturale.
In occasione delle manifestazioni legate alla X
edizione del Levante International Film Festival di
Bari, ho ritenuto necessario dibatterne in una
conferenza stampa (il 19 novembre alle ore 10.30)
per presentare la proposta di legge finalizzata
all’estensione del credito d’imposta a beneficio di
ogni tipologia di attività riconosciuta di pertinenza
artistica, creativa e culturale.
Il disegno di legge è promosso dalla Sezione Cinema
Arti Spettacolo e Cultura (SCASC) della Camera di
Commercio Italo Orientale (CCIO).
Il Levante International Film Festival, confermandosi ancora una volta come fucina di nuove idee e di
iniziative in primaRainer
lineaW.per
la diffusione della
Fassbinder
cultura, avrà l’onore di ospitare l’evento, il quale
vedrà il coinvolgimento diretto di numerosi
parlamentari pugliesi di tutti gli schieramenti,
affinché si possa iniziare l’iter legislativo già nel
corso della presente legislatura.
Il futuro dell’Italia non può più aspettare: un atto
doveroso è mobilitarsi nel presente per rimettere in
moto l’eccellenza italiana.
Mimmo Mongelli, presidente LIFF 2012
Camera di Commercio di Bari
Elizabethtown, 2005, di Cameron Crowe, 134’
Lunedì 19 novembre - h17
Orlando Bloom e Kirsten Dunst.
Drew Baylor è un giovane ed affermato designer di scarpe. Purtroppo l’ultimo suo
progetto si rivela un colossale fiasco. Viene licenziato e anche la sua ragazza sembra non
interessarsi più a lui. Torna così nella natia Elizabethtown per l’improvvisa morte del
padre, ma sarà solo l’inizio di una serie di gustose novità.
Quarto potere, 1941 di Orson Welles, 119’
Lunedì 19 novembre - h 19:15
Orson Welles, Joseph Cotten, Everett Sloane.
Il magnate dell’informazione Charles Foster Kane pronuncia la parola "Rosebud"
immediatamente prima di morire. Un reporter incuriosito si mette alla ricerca
dell’enigma nel suo passato.
Il petroliere, 2007, di P. T. Anderson, 158’
Martedì 20 novembre - h 17
Daniel Day-Lewis, Paul Dano e Ciarán Hinds.
Daniel Plainview è un cercatore d’argento che, alla fine dell’800 trova il petrolio
nell’Ovest degli Stati Uniti. La sua ricchezza diventa considerevole grazie anche allo
sfruttamento della presenza dell’unico figlio che lo aiuta a convincere i contadini a
cedergli I terreni.
Il gigante, 1956, di George Stevens, 201’
Martedì 20 novembre - h 19:30
Rock Hudson, Elizabeth Taylor, James Dean
Bick Benedict, barone del bestiame del Texas, sposa Leslie Lynnton, bella e ricca
ragazza del Maryland. Jett Rink, bracciante innamorato senza speranza di Leslie, scopre
il petrolio in un terreno ereditato. Molti anni dopo, per prendersi una rivincita, Jett,
ormai ricchissimo, corteggia una giovane Benedict.
Guru, 2007, di Mani Ratnam, 150’
Mercoledì 21 novembre - h 17
Mithun Chakraborty, Abhishek Bachchan, Aishwarya Rai Bachchan.
Un giovane di un paesino indiano, Gurukant Desai, giunge a Bombay nel 1958 e lotta
per fuggire dalla strade e scalare la società: diventerà GURU, il più grande uomo
d’affari nella storia dell’India.
Seta, 2007 di François Girard, 104’
Mercoledì 21 novembre h 19:30
Michael Pitt, Keira Knightley, Kôji Yakusho.
Nel 1861 un’epidemia attacca gli allevamenti di bachi da seta prima in Europa e poi in
Oriente. Un giovane francese decide di andare sino in Giappone per procurarli di
contrabbando. Con la promessa di fare presto ritorno parte salutando la moglie ma, una
volta giunto a destinazione, rimarrà affascinato da una donna.
Cinema Puglia: un motore
economico appena avviato
Dico un’ovvietà: il cinema è una grande motore di
produzione economica. Ma si è portati a pensare che
lo sia solo per registi, produttori, attori, tecnici e tutti i
protagonisti, noti e meno noti, di quel grande “circo”
che sono i set dei film. Eppure anche un set, di per sé,
produce economia. E’ realtà il fatto che i film, oltre a
fare botteghino, siano nel medio-lungo periodo
ottimi spot pubblicitari per i luoghi in cui sono stati
girati. Nel breve periodo ne hanno vantaggi le
comparse e le maestranze che possono essere
reclutate in loco, gli albergatori che ospitano le
troupe, i ristoratori che le nutrono.
Tutto questo per tanti anni in Puglia si è mosso
nell’assoluta estemporaneità e ovviamente a seconda
delle storie da girare, che potevano richiedere alcune
ambientazioni piuttosto che altre. Ma da qualche
tempo, grazie al lavoro dell’Apulia Film
Commission, il discorso si è fatto più interessante e
strutturato, in termini di marketing territoriale.
Perché c’è qualcuno impegnato a orientare questo
grande “circo” in un luogo piuttosto che in un altro.
L’indotto poi è notevole, a cominciare dalla agenzie
di casting.
Lo sbarco di Bollywood in Puglia è stato solo uno dei
casi più eclatanti. La Puglia è d’altronde dal punto di
vista naturale, ambientale, storico e architettonico,
un set estremamente ricco e versatile. Quante regioni
in Italia hanno un’offerta così vasta? Un’offerta che
può durare tutto l’anno?
Il cinema è un’industria come un’altra, anche meglio
di altre, soprattutto se raccordata con le politiche per
il turismo e a sua volta il turismo con quelle per
l’agroalimentare e l’artigianato, come sta di fatto
accadendo. L’accordo firmato di recente fra l’agenzia
regionale del turismo, Pugliapromozione, e le
associazioni di categoria, per rilanciare il settore in
Italia e all’estero, è prova di una politica vincente.
Insieme a quelle che da anni, attraverso i festival, e il
Levante International Film Fest non da meno,
portano avanti con tante difficoltà e a cui il nostro
ente non ha fatto mancare il proprio supporto. Nella
convinzione che la cultura sia un eccellente modo di
fare impresa.
Alessandro Ambrosi
Presiedente Camera di Commercio di Bari
La cultura come motore
di ricchezze e di occupazione
Il dettato dell’articolo 9 della Costituzione ha ispirato
nel nostro Paese la realizzazione di un grande
progetto culturale e istituzionale orientato alla tutela
pubblica del patrimonio paesaggistico, artistico e
culturale che si è concretizzato in una presenza
capillare di monumenti e di attività culturali sul
territorio intesi come strumento di costruzione di
identità e di cittadinanza.
Negli ultimi quindici anni, questo progetto si è
confrontato con sfide diverse, legate alla crescita del
patrimonio, della domanda di cultura e alla sua
internazionalizzazione, all’aspettativa che il
patrimonio rappresenti una risorsa in grado di
generare ricchezza economica per i territori nei quali
si inserisce e alla conseguente crescente attenzione
alla valorizzazione e alla fruizione, alle pressioni
generalizzate ad una riduzione dell’intervento dello
Stato nella società, ad una riduzione significativa
delle risorse pubbliche destinate al patrimonio.
Il risultato è che pare difficile oggi immaginare che lo
Stato e gli enti pubblici siano in condizioni di gestire
direttamente e in via esclusiva la complessa e
articolata varietà di attività necessarie per garantire
con successo il rispetto del patrimonio e una sua
conservazione collettiva da un lato e una
valorizzazione sostenibile dall’altro. Al tempo
stesso, i dibattiti che scaturiscono attorno all’idea di
privatizzare il patrimonio a fini di una più intensa
valorizzazione turistica appaiono spesso velleitari e
poco credibili. Ridurre il dibattito sul futuro del
patrimonio ad una riflessione su come aumentare
l’efficienza nella valorizzazione di un asset
patrimoniale a fini turistici significa concentrarsi su
una strategia di breve periodo spesso ricca di
esternalità negative. Appare invece fondamentale
una strategia che metta il patrimonio al centro
dell’azione collettiva e che ruoti attorno ad una
genuina collaborazione fra operatori pubblici e
privati finalizzata a valorizzare la conoscenza che il
patrimonio genera.
Paola Dubini, Università Bocconi di Milano
Anno VI - Numero 5 - Giovedì 15 novembre 2012
Editore: Domenico Mongelli
Direttore responsabile: Alessandra Nenna
Progetto grafico: Giuseppe Teofilo
Hanno collaborato: Alessandro Ambrosi, Paola Dubini,
Lorenzo Procacci Leone, Mariangela Pollonio
Redazione: Via Dalmazia 127 - Bari
Stampa: Pubblicità & Stampa - Bari
Iscritto al registro della stampa del Tribunale di Bari n. 51
del 21 settembre 2006