Renzi convoca il partito: la ditta attacca mc invece cli parlare male
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Renzi convoca il partito: la ditta attacca mc invece cli parlare male
Renzi convoca il partito: la ditta attacca mc invece cli parlare male chi Berlusconi e Grillo di Maria Teresa Meli ROMA La polemica della minoranza sulla legge di Stabilità la dava per scontata: «Vedrete che adesso partirà un nuovo tormentone», aveva avvertito i suoi. Ma tutto ciò non fa mutare idea a Renzi: la manovra rappresenta un «lavoro straordinario» e sotto il profilo dell'abbassamento delle tasse è quasi «una rivoluzione». Questo non significa che il governo non sia disposto a modificarne alcuni punti, però il premier tiene le carte coperte e assicura ai collaboratori che, almeno al momento, non è prevista la modifica dell'abolizione dell'Imu perle prime case di lusso: «Loro stanno facendo una battaglia ideologica, mentre il pun- Battaglia -i II premier convinto che la sinistra stia facendo una battaglia di natura ideologica to importante è che riducendo le tasse si consente al Paese di ripartire». Renzi, comunque, ha chiesto a landa e Rosato di indire un'assemblea dei gruppi proprio per discutere in prima persona con tutti della legge. Il premier è anche convinto che se la Stabilità «verrà spiegata bene» non vi saranno problemi con l'elettorato. E i sondaggi finora sembrano dargli ragione. Ma Renzi è anche amareggiato perché Bersani e altri esponenti della minoranza lo accusano di tradire la Costituzione: «Non parlano mai male di Berlusconi o di Grillo, ma attaccano me. L'intento è quello di logorarmi, ma io tengo duro», si sfoga con i fedelissimi. Già, il premier è convinto che se non avesse tolto le tasse sulle prime case di lusso o se non avesse alzato a 3.000 euro la soglia del contante, i suoi oppositori avrebbero trovato comunque qualcosa a cui appigliarsi per polemizzare con lui. Ed è sicuro, che, quando si chiuderà la partita della manovra, la minoranza partirà lancia in resta per ingaggiare una nuova battaglia. L'ennesima. Ma adesso lo scontro è sulla legge di Stabilità e il presidente del Consiglio non è preoccupato, anzi intende contrastare la minoranza inchiodandola al ruolo di partito delle tasse. Ma qualche renziano, a dire il vero, un timore ce l'ha: che alzando in questo modo il livello dello scontro, gli oppositori possano arrivare a un punto di non ritorno. 11 premier, in cuor suo, invece non crede che sia in atto una scissione e che persone come Bersani, Speranza e Cuperlo stiano puntando proprio a questo obiettivo. Piuttosto, è convinto che le motivazioni che spingono i suoi oppositori siano sempre le stesse: la «ditta» non sopporta il fatto di non avere più il controllo del partito, che considera come «cosa sua». E perciò sceglie come terreno di battaglia, un terreno che le sembra il più adatto a intercettare certi umori del popolo di sinistra. «Ma - è il succo del suo ragionamento - è profondamente ingiusto bollare questa come una legge di destra, perché non lo è, è una legge che va incontro alle esigenze dei cittadini». Così il premier, ma secondo Speranza la manovra «è fatta per cercare di attrarre i voti dell'elettorato di Berlusconi». Lo stesso ex capogruppo, comunque, non intende compie- re strappi non più ricucibili. Ma gli altri, che cosa faranno? Voteranno tutti questa legge, se, alla fine, il governo dovesse mettere la fiducia? A Palazzo Chigi si ragiona anche su questa ipotesi. E non si esclude che più d'uno, sebbene non tantissimi, decida di non votare la fiducia. Ma quale sarà la reazione dei vertici del Partito democratico nei confronti di coloro che spingeranno il loro dissenso fino in fondo ? Niente provvedimenti disciplinari o espulsioni, è la parola d'ordine. Ma gli elettori del Pd dovranno sapere «chi è che cerca di rimettere in piedi il Paese e chi pensa solo ad affossare il proprio governo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Nel 2013 Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi durante la campagna elettorale perle Politiche 2013: il primoera segretario del Pd e candidato premier della coalizione "Italia Bene Comune,,, il secondo era sindaco di Firenze Le critiche Nel Pd, la minoranza interna - da Bersani a Speranza, da D'Attorre a Cuperlo contesta la legge di Stabilità, chiede un confronto con Renzi e, in vista dell'avvio dell'esame della manovra in Parlamento, prepara un documento con i punti critici su cui aprire un dibattito Uno dei motivi di scontro riguarda l'abolizione dell'Imu sulla prima casa. Intervistato sabato dal Corriere, il deputato bersaniano D'Attorre ha detto che non voterà la legge di Stabilità, «anche se Renzi imporrà la fiducia. Non sarò il solo». D'Attorre si è detto pronto ad accettare le conseguenze politiche del suo voto (ovvero lasciare il Pd)