QC SP R_20110603 - Comune di Castel San Giovanni

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QC SP R_20110603 - Comune di Castel San Giovanni
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INDICE
1. Pianificazione Sovraordinata
1.1 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
1.2 Piano di Assetto Idrogeologico
1.3 Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti
1.4 Piano di Localizzazione delle Emittenze
Radio Televisive
1.5 Piano Infraregionale delle Attività Estrattive
1.6 Piano Faunistico Venatorio
1.7 Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio
1.8 Analisi SWOT
pag.
pag.
pag.
pag.
03
03
13
14
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
16
18
22
23
28
2. Il Piano Regolatore Generale
pag. 29
2
1.
PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA
1.1
Il piano territoriale di coordinamento provinciale
Con deliberazione n. 1303 del 25 luglio 2000 la Giunta Provinciale
ha approvato il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
che costituisce, nel proprio ambito territoriale, specificazione,
approfondimento e attuazione delle previsioni contenute nel PTR,
così come integrato dal P.T.P.R.
Il Consiglio Provinciale con atto n. 69 del 2 luglio 2010 ha
approvato la variante generale del PTCP.
Il territorio comunale è stato esaminato alla luce del PTCP 2007 e
sono stati rappresentati sullo stesso gli aspetti di tutela, i
vincoli e le emergenze sotto il profilo ambientale, paesaggistico
e storico.
Facendo sempre riferimento al PTCP 2007 sono state analizzate le
parti di territorio in funzione delle vocazioni territoriali
presenti nel piano sovra comunale e sono stati rappresentati gli
scenari di progetto indicati dalla provincia.
Con riferimento agli atti di pianificazione e programmazione
sovraordinati, il PTCP: costituisce approfondimento e attuazione
del Piano territoriale regionale; da attuazione alle prescrizioni
del
Piano
Territoriale
Paesistico
Regionale;
coordina
le
disposizioni del Piano per l’assetto idrogeologico dell’Autorità
di Bacino del fiume Po; coordina le disposizioni del Piano per la
tutela delle acque; coordina i contenuti del Piano regionale
integrato dei trasporti.
Il territorio comunale di Castel san
“Tutela ambientale, paesaggistica e
P.T.C.P..
Giovanni
storico
in base alla
culturale” del
3
Legenda:
4
L’elaborato
A1
Tutela
ambientale,
paesistica
e
storico
culturale, del PTCP
, (intepretato nella carta QC-SP 02 del
Quadro Conoscitivo) descrive l’area oggetto di studio in base alle
prescrizione
della
Pianificazione
Regionale
e
agli
studi
effettuati dall’amministrazione Provinciale.
5
Il territorio comunale di Castel san Giovanni
“Collegamenti e mobilità territoriale” del P.T.C.P.
in
base
ai
Stralcio Carta I1 del P.T.C.P.
Secondo l’art. A5 della L.R. 20/2000, il PTCP “definisce la
dotazione
di
infrastrutture
per
la
mobilità
di
carattere
sovracomunale, ed individua i corridoi destinati al potenziamento
e alla razionalizzazione dei sistemi per la mobilità esistenti e
quelli da destinare alle nuove infrastrutture.”
La Regione attraverso il Piano Regionale Integrato dei Trasporti
(PRIT), approvato nel 1999, ha provveduto a definire il quadro
6
degli obiettivi e degli interventi di livello regionale ai quali
le scelte compiute dal Piano Territoriale devono raccordarsi. A
partire dal quadro di riferimento regionale2, il nuovo PTCP
prevede pertanto un significativo aggiornamento del Piano vigente,
sulla scorta delle analisi contenute nel Quadro Conoscitivo (a
partire dalle criticità rilevate in particolare per quanto
riguarda la viabilità stradale), degli interventi nel frattempo
realizzati, delle nuove proposte delineate dalle amministrazioni
comunali, dei progetti presentati nell’ambito del Piano strategico
piacentino, nonché di una più attenta considerazione delle nuove
modalità di trasporto.
Nelle
tavole
contrassegnate
cartografate le fondamentali
relazioni territoriali, quali:
dalle
lettere
I1
e
I2
sono
infrastrutture a supporto delle
a.
grande
rete
viabilistica
quale
parte
del
sistema
di
collegamento regionale/nazionale avente funzioni di servizio di
livello superiore con entrambi i recapiti all’ esterno del
territorio provinciale;
b. rete di base viabilistica, organizzata in rete principale e
locale, avente funzione di rete di accessibilità, idonea a
garantire un efficace collegamento sia ai poli produttivi sia alle
aree urbane;
c. rete ferroviaria e relative stazioni di primo e secondo livello
avente
funzione
di
collegamento
esterno,
distribuzione
ed
accessibilità territoriale all’interno del servizio regionale
passeggeri e merci;
d.
rete
ciclabile
e
percorsi
provinciale ed extraprovinciale;
e. rete di
scarico;
navigazione
fluviale
escursionistici
e
punti
di
di
imbarco,
rilievo
carico
e
f. assi forti e nodi di interscambio sui principali corridoi del
TPL suburbano ed extraurbano;
g. classificazione delle strade in base al regolamento del codice
della strada
Le scelte compiute e rappresentate graficamente nella Tavola I1
discendono logicamente dalla traduzione dei criteri e obiettivi
generali di piano nei seguenti obiettivi particolari riferiti alla
viabilità stradale:
A) Rafforzare le connessioni con la grande rete di collegamento
nazionale/regionale;
B) Potenziare
Provinciale;
le
connessioni
trasversali
interne
al
territorio
C) Incrementare la capacità di servizio delle connessioni radiali
con il capoluogo;
7
D)
Decongestionare
gli
principali centri urbani;
assi
viari
E) Eliminare le criticità relative
percorribilità della rete stradale.
di
alla
attraversamento
sicurezza
e
dei
alla
Come possibile vedere nell’immagine sotto stante, o meglio nella
carta QC-SP 01, la strategia infrastrutturale di tipo viabilistico
ha subito una metamorfosi completa rispetto a quanto contenuto nel
PTCP di 10 anni prima, di fatto al posto di un semianello nordo in
grado di drenare il traffico cittadino, si ripensa invece il
sistema a favore di un semianello sud per garantire
l’accessibilità alla parte residenziale e un semianello a nord per
favorire dalla parte ovest l’accesso al polo produttivo di Campo
d’Oro, e dalla parte est l’accesso e quindi lo smistamento dei
veicoli destinati al polo logistico.
Il Piano territoriale di coordinamento risulta incentrato sulla
strutturalità delle scelte, sulla tutela e salvaguardia delle
realtà
ambientali
e
sul
potenziamento
produttivo
e
infrastrutturale dei poli di rango superiore. Di seguito si
elencano gli obiettivi di Piano.
Qualità urbana e territoriale
Nella visione di lungo termine la qualità del territorio e dei
sistemi urbani rappresenta una risorsa strategica per sostenere la
competitività di lungo periodo del sistema locale. Perseguirla
significa operare scelte che muovano nelle seguenti direzioni:
I. contenere il consumo di suolo e dei modelli di sviluppo urbani
diffusivi,
privilegiando
forme
urbane
compatte
anche
attraverso l’adeguato e prioritario utilizzo delle aree da
riqualificare
e
recuperare,
ottimizzando
l’utilizzo
del
capitale sociale esistente (infrastrutture, reti, servizi) e
limitando il consumo di capitale naturale (territorio,
paesaggio, aria, acqua);
II. salvaguardare gli ambiti periurbani, anche nel quadro della
definizione di un progetto di rete ecologica provinciale e più
in generale un adeguato tenore di ruralità del territorio in
coerenza con le linee di indirizzo e sviluppo individuate dal
P.R.I.P.;
III. promuovere la qualità urbanistica, ambientale ed edilizia
degli insediamenti residenziali e produttivi, intesa come
fattore di rilievo per la qualità della vita dei residenti, ma
anche come fattore competitivo;
IV. contrastare
la
formazione
di
tessuti
urbani
e
centri
monofunzionali,
tendendo
ad
affermare
una
distribuzione
integrata
ed
equilibrata
delle
funzioni
(residenziale,
produttiva, di servizio) tra le diverse parti dei sistemi
urbanizzati e del territorio;
8
V. concentrare i processi di sviluppo produttivi più rilevanti
nelle aree sovracomunale individuate.
Competitività Territoriale
Altrettanto importante è l’obiettivo della competitività del
sistema territoriale piacentino. Si tratta di un obiettivo che va
inteso, in sintonia con il livello di sviluppo raggiunto dalla
nostra realtà, ed anche in coerenza con l’impostazione del nuovo
Piano
Strategico
per
Piacenza
“Piacenza
2020”,
non
come
competitività di prezzo, cioè come disponibilità ad offrire al
processo economico la possibilità di consumare agevolmente
territorio e risorse ambientali. Esso va interpretato invece come
sviluppo di fattori distintivi di tipo qualitativo, basati sulla
qualificazione del capitale umano, sulla capacità di innovare,
sulla qualità del settore residenziale, sull’offerta di ambienti
naturali ed artificiali di qualità, sulla capacità e l’efficienza
degli attori locali pubblici e privati.
Andranno nello specifico perseguiti:
I. la disponibilità di un sistema di ambiti specializzati per le
attività produttivi e di poli funzionali “di eccellenza” per
dotazione di reti, infrastrutture e servizi e per collocamento
rispetto al sistema della grande viabilità, particolarmente
vocati all’attrazione di nuove imprese da perseguire anche
mediante iniziative di marketing territoriale;
II. la disponibilità di ambiti specializzati per le attività
produttive adeguati, per dimensione, collocazione, dotazione
infrastrutturale, costi, alle esigenze di sviluppo e di
riqualificazione/rilocalizzazione delle imprese esistenti;
III. il coordinamento della programmazione delle aree produttive e
dei poli funzionali, privilegiando la riqualificazione delle
aree esistenti secondo il modello delle Aree Ecologicamente
Attrezzate, al quale dovranno riferirsi necessariamente le
nuove arre di rilievo sovracomunale;
IV. l’integrazione tra programmazione delle aree produttive
sistema infrastrutturale esistente e di progetto;
V. l’integrazione della montagna con la pianura e
pedemontana per ridurre gli squilibri territoriali
la
e
realtà
Equità, coesione territoriale e inclusione sociale
Il PTCP intende promuovere l’equità tra territori:
I. favorendo la parità di accesso ai servizi e alle opportunità
fra i residenti delle diverse parti del nostro territorio;
II. contrastando la segmentazione funzionale dei luoghi;
III. utilizzando gli strumenti della perequazione
come pratica diretta a bilanciare la
territoriale,
9
IV. distribuzione territoriale delle esternalità, positive e
negative, connesse ai processi di sviluppo, in modo tale da
favorire il prevalere di logiche cooperative fra i diversi
comuni rispetto alle logiche competitive.
Nello stesso tempo il PTCP, persegue, relativamente ai propri
ambiti di competenza, l’equità tra persone, utilizzando criteri di
pianificazione urbanistica e di distribuzione degli spazi e dei
servizi pubblici che favoriscano l’integrazione tra gruppi sociali
e razziali diversi. Sarà altresì promosso il reperimento delle
risorse necessarie a sostenere la disponibilità di alloggi
economicamente accessibili agli strati sociali più disagiati,
anche promuovendo forme di collaborazione e di integrazione tra
risorse pubbliche e private. In tal senso è da considerare
definitivamente superata l’illusione che un aumento quantitativo
dello stock edilizio possa garantire una soluzione al problema
casa: è impossibile affidare al mercato la realizzazione di un
“diritto di cittadinanza” perché il mercato è per sua natura
discriminante: mentre il PTCP riconosce che questo problema deve
essere compreso in modo organico tra gli obiettivi esplicitamente
assunti dalle politiche urbanistiche.
Efficienza del sistema di relazione e connessione alle reti
La domanda di relazioni e di movimento è una delle caratteristiche
della civiltà moderna ed è in continua espansione.
Occorre quindi migliorare la qualità del sistema relazionale, che
rappresenta una leva di grande rilevanza per la competitività del
nostro territorio, in una duplice accezione: interno ed esterno.
All’interno occorre adeguare e potenziare, in un’ottica di
sostenibilità, la mobilità delle persone e delle merci, e nello
stesso tempo favorire l’accesso alle informazioni e la loro
circolazione.
Per quanto riguarda in particolare il tema della mobilità delle
persone tuttavia va innanzitutto esplicitata una importante
premessa: la pianificazione del territorio nel suo insieme incide
sulle caratteristiche della domanda di movimento, sulla sua
intensità e sulla sua distribuzione modale. Il modello insediativo
disperso
genera
inevitabilmente
incremento
della
mobilità
pendolare
e
dell’uso
del
mezzo
privato
e
minore
efficienza/efficacia del trasporto collettivo.
Nello stesso tempo il mancato raccordo tra pianificazione degli
usi del suolo e programmazione delle infrastrutture di trasporto
determina per queste ultime maggiori costi di investimento e
minore efficienza. Va quindi innanzitutto ricercato un assetto del
sistema insediativo coerente con l’obiettivo di una mobilità
sostenibile, e quindi teso a contenere le necessità di spostamento
con l’auto e fortemente raccordato col sistema infrastrutturale
esistente e di progetto. Ciò premesso saranno perseguiti :
I. il potenziamento e l’incremento dell’efficienza della
infrastrutturale (ferrovie, strade, trasporto fluviale);
rete
10
II. lo sviluppo della mobilità su ferro delle merci e delle
persone, per queste ultime anche promuovendo l’attivazione di
nuovi servizi di tipo metropolitano ;
III. l’integrazione
delle
l’intermodalità;
IV. l’incremento
ciclabile;
del
mobilità
trasporto
di
trasporto
collettivo
e
attraverso
della
mobilità
V. il potenziamento delle reti informatiche, telematiche e
wireless con l’obiettivo diffondere la disponibilità della
connessione in banda larga a tutto il territorio provinciale
ed in particolare alle aree dell’Appennino più svantaggiate.
All’esterno
occorre
perseguire
la
connessione
del
sistema
Piacentino con i più ampi sistemi territoriali e con le reti
transnazionali, pena la collocazione di Piacenza in una situazione
di perifericità rispetto alle dinamiche più rilevanti che si
profilano nei circuiti sovralocali, nazionali ed internazionali.
Ciò significa in particolare sviluppare sistemi di relazione, di
cooperazione e di alleanza, con i territori limitrofi e con i
sistemi territoriali con i quali è possibile condividere strategie
territoriali e progetti di sviluppo, connettersi alle reti di
cooperazione europee, anche nel quadro dei programmi e dei
progetti dell’Unione, riordinare e governare i poli della
logistica e il loro sviluppo in un’ottica di sistema al fine di
meglio posizionare l’offerta piacentina di servizi logistici in
una logica globale.
Rafforzamento
partecipazione
della
governance
locale
e
sviluppo
della
La
legge
regionale
20/2000
pone
al
proprio
centro
la
consapevolezza
che
la
realizzazione
di
un
sistema
di
programmazione e pianificazione territoriale efficace e efficiente
richiede la cooperazione tra enti locali e a tori locali nella
individuazione e nella formulazione delle scelte pianificatorie, e
individua nella Conferenza di Pianificazione lo strumento per la
realizzazione della condivisione delle scelte compiute. In questi
ultimi anni a Piacenza è cresciuta una nuova capacità di
Istituzioni Locali e attori sociali ed economici di dialogare ed
interrelarsi, aprendosi anche all’ascolto della società civile.
L’esperienza della pianificazione strategica, i programma speciali
d’area, i processi di Agenda 21, hanno rappresentato i momenti
significativi di un percorso di crescita del territorio da questo
punto di vista. Il PTCP vuole rappresentare un momento di
ulteriore sviluppo sia della concertazione fra attori sia della
partecipazione dal basso alle scelte di governo del territorio.
Pertanto, accanto alla Conferenza di Pianificazione saranno
ulteriormente promossi incontri territoriali e di settore per
approfondire
le
diverse
tematiche
secondo
un
percorso
partecipativo profondo e strutturato. Nello stesso tempo sarà
promossa la prosecuzione della partecipazione dei Sindaci anche
alla fase attuativa del Piano, oltre la fase di formazione,
11
rendendo permanente la Conferenza di Pianificazione in modo che lo
sviluppo
delle
politiche
del
territorio,
che
trova
nella
formazione dei piani strutturali uno snodo fondamentale, segua una
logica di confronto e collaborazione.
12
1.2
Piano di assetto idrogeologico
Il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico dell’Autorità di Bacino
del fiume Po, approvato con il D.P.C.M. 24 maggio 2001 persegue
l’obiettivo di garantire al territorio un livello di sicurezza
adeguato rispetto ai fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico,
attraverso il ripristino degli equilibri idrogeologici e ambientali,
il recupero degli ambiti fluviali e del sistema delle acque, la
programmazione degli usi del suolo ai fini della difesa, della
stabilizzazione e del consolidamento dei terreni, il recupero delle
aree fluviali, con particolare attenzione a quelle degradate, anche
attraverso usi ricreativi.
Il
Piano
individua,
all’interno
dell’ambito
territoriale
di
riferimento, le aree interessate da fenomeni di dissesto idraulico e
idrogeologico secondo le seguenti tipologie di fenomeni prevalenti
frane esondazione e dissesti morfologici di carattere torrentizio
lungo le aste dei corsi d’acqua (erosioni di sponda, sovraincisioni
del thalweg, trasporto di massa)
trasporto di massa sui conoidi
valanghe.
Più specificatamente nell’ambito del Comune di Castel San Giovanni
vengono definite le fasce lungo il corso del fiume Po tracciate sulla
base del grado di pericolosità derivante dal verificarsi della piena
di riferimento; in particolare esso definisce:
• Fascia A di deflusso della piena: in essa il piano persegue
l’obiettivo di garantire le condizioni di sicurezza assicurando
il deflusso della piena di riferimento (200 anni), il
mantenimento e/o il recupero delle condizioni di equilibrio
dinamico dell’alveo, e quindi favorire, ovunque possibile,
l’evoluzione naturale del fiume in rapporto alle esigenze di
stabilità delle difese e delle fondazioni delle opere d’arte,
nonché a quelle di mantenimento in quota dei livelli idrici di
magra;
• Fascia B di esondazione della piena di riferimento (200 anni): in
essa il piano persegue l’obiettivo di mantenere e migliorare le
condizioni
di
funzionalità
idraulica
ai
fini
principali
dell’invaso e della laminazione delle piene, unitamente alla
conservazione e al miglioramento delle caratteristiche naturali e
ambientali;
• Fascia C di inondazione per piena catastrofica, più gravosa di
quella di riferimento (500 anni o la massima piena registrata),
in essa il PAI persegue l’obiettivo di integrare il livello di
sicurezza
alle
popolazioni
mediante
la
predisposizione
prioritaria da parte degli Enti competenti di programmi di
previsione e prevenzione.
13
1.3
Il Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti
Il territorio comunale di Castel san Giovanni in base alla “Tav.
vR1.1. Aree non idonee per ogni tipo di impianto di gestione dei
rifiuti” del P.T.C.P. .
Il territorio comunale di Castel san Giovanni in base alla “Tav.
vR2.1 Aree non idonee per tipologia di impianto
di gestione dei
rifiuti” del P.T.C.P. .
14
a
Indicatori
b
TIPOLOGIA DI IMPIANTO
c
d
e
f
Discarica e altri
Impianti di
Discarica e altri
Impianti di
impianti di
Compostaggio trattamento e
impianti di Discariche per
trattamento e
smaltimento per
stoccaggio
rifiuti
rifiuti
smaltimento per rifiuti inerti
stoccaggio
rifiuti non
urbani/specialinon pericolosi e
rifiuti pericolosi
rifiuti inerti
pericolosi
pericolosi
Aree non idonee per ogni tipo
di impianto determinate da *
Zone interessate da bonifiche
storiche di pianura
Zone di tutela della struttura
centuriata
Zone di Protezione
Speciale (ZPS)
Aree di alimentazione delle
sorgenti ad uso potabile
Settori di tipo A e D
di ricarica degli acquiferi
sotterranei in pianura
Sistema dei crinali e
sistema collinare
V
Aree soggette a
vincolo idrogeologico
Settore di tipo B
di ricarica degli acquiferi
sotterranei in pianura
V Verifica presenza cave da PIAE
Aree non idonee per ogni tipo di impianto determinate da:
!
Sistema forestale e boschivo: assetto vegetazionale
Zone ed elementi di interesse storico-archeologico
Zona di tutela naturalistica
Aree Naturali protette istituite
Zone calanchive di valenza naturalistico-paesaggistica
Fascia A – fascia di deflusso - invasi ed alvei di laghi, bacini e corsi d’acqua
Fascia B – fascia di esondazione – zone di tutela dei caratteri ambientali di laghi, bacini e corsi d’acqua
Aree a ridosso delle prese di acque superficiali ad uso potabile
Vulnerabilità intrinseca degli acquiferi superficiali – classe estremamente elevata/elevata
Aree interessate da dissesti attivi e quiescenti
Aree a rischio idrogeologico molto elevato (L.267/98)
Zone umide di pregio (risorgive e biotopi umidi)
15
1.4 Piano di Localizzazione delle Emittenze Radio Televisive
La localizzazione degli impianti di emittenza radio e televisiva
sul territorio riguarda direttamente la tutela della salute umana
e dell'ambiente dall'inquinamento elettromagnetico. Questa materia
ha visto il proprio inquadramento normativo nel DMA 381/1998 sulla
determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la
salute umana. Oltre a determinare i limiti di esposizione, le
misure di cautela e gli obiettivi di qualità, il DMA prevede che
le Regioni disciplinino l'installazione e la modifica degli
impianti di radiocomunicazione al fine di garantire il rispetto
dei limiti e il raggiungimento degli obiettivi di qualità. La
competenza delle Regioni in materia di individuazione dei siti di
trasmissione e delle modalità di rilascio delle autorizzazioni
all'installazione degli impianti è stata ulteriormente confermata
dalla
L.
36/2001,
la
Legge
Quadro
sulla
protezione
dall'esposizione
ai
campi
elettrici,
magnetici
ed
elettromagnetici.
Con la LR 30/2000, successivamente modificata e integrata a più
riprese, la Regione E.R. ha recepito la prescrizione del DMA
delegando alle Province il compito di formulare i propri Piani
Provinciali di Localizzazione dell'Emittenza Radio e Televisiva
(PLERT); il PLERT deve individuare la collocazione degli impianti
esistenti e stabilire se questa è coerente con gli obiettivi di
tutela
della
salute
e
dell'ambiente
dall'inquinamento
elettromagnetico previsti dalla normativa nazionale e i vincoli
previsti dalla LR 30/2000 e dalla pianificazione territoriale e
sovraordinata, individuare le aree del territorio provinciale dove
è ammesso o vietato l'insediamento di nuovi impianti, nonché
individuare le procedure per il risanamento o la delocalizzazione
degli impianti che si trovano in condizioni di violazione della
legge.
Il PLERT individua nell’abitato di Castel San Giovanni un sito
potenziale per l’inserimento di un’emittenza radio televisivo:
16
Stralcio della Carta Tav. 4 Nord. Scenario localizzativo di Piano del PLERT
Approvato con Atto C.P. n° 72 del 21/07/2008
Di seguito si riportano le considerazioni contenute sulla stessa
tavola :
Codice sito: 47 – Zona Castel san Giovanni
Destinazione del sito per tipologia di intervento: emittenti radio
televisive
Grado di accessibilità al sito: Buona
Impatto visivo nell’installazione del sito: media
Impatto tecnologico dovuto al livello di protezione e
manutenzione dell’insieme delle installazione del sito: Buona
di
Livello di mitigazione previsto: solo misure marginali
Classificazione compatibilità del sito: Compatibile
17
1.5
Piano infraregionale delle attività estrattive
La prima regolamentazione legislativa della materia mineraria è
del 1927 con la promulgazione del R.D. 29/7/1927 n° 1443 che
all’art. 2 distingue le sostanze minerali in I e II categoria. La
legge attribuisce il termine MINIERA al complesso di attività
poste in essere per l’estrazione (su scala industriale e
commerciale) delle sostanze elencate alla I categoria e il termine
CAVA alle altre sostanze. Con il D.P.R. 14/01/1972 n° 2 art. 1 e
successivo D.P.R. 24/7/1977 n° 616, art. 62, lo Stato ha
trasferito alle Regioni la competenza per la gestione tecnicoamministrativa delle “CAVE”, con D. Lgs. 31/3/1998 n° 112, sono
state delegate alle Regioni le funzioni degli Uffici centrali e
periferici dello Stato relativo ai permessi di ricerca e
coltivazione dei minerali solidi e delle risorse geotermiche sulla
terraferma.
Attualmente,
in
virtù
della
modifica
all’art.
117
della
Costituzione operata dalla Legge Costituzionale 18/10/2001 n° 3, i
poteri regionali sono stati accentuati con il trasferimento della
potestà legislativa della materia alle Regioni nell’ambito dei
principi fondamentali dello Stato.
La prima Legge Regionale in materia di estrazioni è la L.R. 2
maggio 1978 n° 13 che affida ai
Comuni il compito della pianificazione delle attività estrattive
dei materiali di 2° categoria (materiali da costruzione in genere,
argille per laterizi ed espanse, torbe, sabbie silicee pietre
molari e pietre coti ed ogni altro materiale industrialmente
utilizzabile non appartenente alla prima categoria).
Il compito della pianificazione estrattiva di cava è affidato alla
Provincia con L.R. 18/7/1991 n° 17 (disciplina delle attività
estrattive), che all’art. 6 stabilisce che “Il PIAE (PIANO
INFRAREGIONALE DELLE ATTIVITA’ ESTRATTIVE) costituisce parte del
Piano Territoriale Infraregionale previsto dall’art. 12 della L.R.
5 settembre 1988 n° 36 e ne rappresenta la specificazione per il
settore delle attività estrattive”…”è elaborato dalla PROVINCIA”.
Successivamente la pianificazione generale ha assunto il termine
PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) mentre il
PIAE ha mantenuto l’originaria denominazione.
Indirizzi per la pianificazione comunale
Grande attenzione è stata posta all’apparato normativo, con
l’assegnazione di specifici compiti alla pianificazione comunale e
ai
vari
livelli
di
progettazione
per
ottenere
interventi
compatibili con l’ambiente ed il territorio.
Ulteriore elemento costitutivo del nuovo PIAE è anche un’analisi
approfondita
delle
possibilità
di
recupero
di
materiali
alternativi agli inerti, in grado di diminuire il fabbisogno di
risorse naturali.
Infine
l’aspetto
qualificante
l’azione
della
pubblica
Amministrazione è il controllo dell’attività estrattiva e delle
18
attività di sistemazione finale
finalizzato in modo sistematico.
che
è
stato
implementato
e
Definizione di misure di mitigazione per gli impianti di
lavorazione degli inerti, con delocalizzazione di quelli valutati
non compatibili.
Con riferimento all’art. 16 bis del PTCP il PIAE ha individuato,
all’interno delle fasce A, B, C di tutela fluviale gli impianti
per la trasformazione di inerti esistenti e le relative pertinenze
e ne ha verificato il grado di compatibilità, in relazione alle
caratteristiche paesistico-ambientali ed idrauliche dell’area in
cui sono siti nonché in relazione allo stato di efficienza dei
medesimi.
L’obiettivo era quello di individuare gli impianti non compatibili
e
mettere
in
campo
le
azioni
per
prevederne
la
loro
delocalizzazione, ma anche quello di dettare prescrizioni per la
minimizzazione
degli
impatti
indotti
da
quelli
ritenuti
potenzialmente compatibili.
Il Titolo X delle NTA del PIAE detta norme alle quali i Comuni per
la predisposizione del PAE, e gli operatori, debbono attenersi per
la delocalizzazione parziale o totale e l’adeguamento dei cantieri
alle misure di mitigazione ambientale per le 5 tipologie di
classificazione effettuata: Pienamente compatibili, Mediamente
compatibili,
Scarsamente
compatibili,
Incompatibili,
Non
ammissibili.
Il compito dei Comuni è quello della verifica puntuale di ogni
singolo impianto, la definitiva perimetrazione, la scelta delle
misure di mitigazione o delle compensazioni ambientali ai quali
gli operatori dovranno attenersi in fase di progettazione
esecutiva (art. 60 NTA del PIAE: Programma di sviluppo e
qualificazione ambientale); gli operatori sono tenuti a presentare
i programmi di cui
all’art. 60 in conformità ai PAE,
l’approvazione del programma è di competenza della Giunta
Municipale.
Incentivazione del recupero dei materiali inerti provenienti da
demolizioni
Al fine di ridurre il prelievo di risorse non rinnovabili il Piano
incentiva
il
recupero
di
materiali
inerti
provenienti
da
demolizioni.
Tali
materiali,
opportunamente
selezionati
e
frantumati, possono essere utilizzati per molte opere in soluzione
alle ghiaie naturali.
Il PIAE incentiva il loro recupero prevedendo che i Piani comunali
delle attività estrattive individuino opportune aree attrezzate
per la raccolta degli inerti da demolizione di tipo edilizio ove
potranno essere collocati impianti mobili o fissi di lavorazione
(art. 59, comma 7 NTA) limitando in parte la disponibilità di
materiale naturale.
19
Tale facoltà, tranne pochissimi casi, è stata sfruttata dai Comuni
in sede di adeguamento dei PAE al PIAE, i Comuni hanno individuato
almeno un centro stoccaggio e trattamento quasi tutti in
corrispondenza di cantieri esistenti (ovviamente con il consenso
degli operatori interessati).
I rifiuti da costruzione e demolizione comprendono laterizi,
intonaci, calcestruzzo, vetro, plastica, legno, conglomerati
bituminosi fresati, pali e traversine ferroviarie in cemento,
terre e rocce di scavo non costituenti materiali idonei al diretto
reimpiego ecc.
Dai dati contenuti nel PPGR, (approvato con atto C.P. n° 98 in
data 22/11/2004) la percentuale di smaltimento in discarica dei
materiali in trattazione, a livello nazionale, è del 91%, le
potenzialità di recupero sono molto elevate se non fosse per la
esiguità della volumetrie complessive.
Gli inerti da demolizione per la loro bassa capacità di rilascio
di inquinanti costituiscono una valida alternativa alla attività
estrattiva, sotto il profilo qualitativo la composizione delle
macerie è
abbastanza
omogenea
con
una
rilevante
predominanza
della
componente inerte che costituisce il 75% della massa dei rifiuti.
Sempre dal vigente PPGR della Provincia, si estrae che, a livello
nazionale, la produzione media di inerti da costruzione e
demolizione è di 350 Kg/Abitante-anno prodotto però nell’ambito di
“microdemolizioni” sia da residenziale che da edifici produttivi
mentre è più ridotta la demolizione di fabbricati interi.
L’applicazione del valore medio nazionale alla realtà piacentina
determina un flusso di rifiuti a livello provinciale di 95.000
Ton./anno pari a 75.000 m3/anno. A tali volumi devono essere
aggiunti almeno 25.000 m3 di rocce di cava non destinate al
mercato e di terre di scavo e sbancamento non recuperate pertanto
si raggiunge il valore di 100.000 m3 già indicato nel PIAE 2001.
Le ridotte volumetrie di materiali in trattazione non sono tali da
modificare
sensibilmente
l’impostazione
pianificatoria
delle
attività estrattive.
Soddisfacimento dei fabbisogni con attenzione ad una corretta
distribuzione
sul
territorio
Nella
redazione
del
PIAE
l’assegnazione dei quantitativi di inerti è stata effettuata con
attenzione a minimizzare gli impatti complessivi indotti dal
trasporto
dei
materiali,
nel
rispetto
naturalmente
della
potenzialità massima del polo estrattivo, come verificata dalla
VALSAT.
Una pianificazione attenta alla corretta distribuzione dei
quantitativi può infatti ridurre il disagio complessivo indotto
dalle movimentazioni dei materiali.
Per determinare la ripartizione dei quantitativi in grado di
garantire teoricamente il minor tragitto complessivo dei materiali
20
occorre infatti conoscere con attenzione le disponibilità dei
singoli poli, l’ubicazione dei fabbisogni e lo stato della rete di
trasporto.
Struttura flessibile dell’apparato normativo
IL PIAE 2001 ha introdotto una struttura flessibile dell’apparato
normativo, al fine di garantire la migliore attuazione del piano e
la possibilità di veloci aggiustamenti normativi.
In particolare sono stati redatti specifici allegati alle Norme
tecniche del piano, modificabili direttamente dalla Giunta
provinciale:
- Contenuti del piano delle attività estrattive (PAE)
- Contenuti della documentazione per la verifica (screening) e per
la VIA
- Contenuti del progetto definitivo ed esecutivo
- Modalità di sistemazione finale dei poli e degli ambiti
estrattivi
- Monitoraggio dell’attività estrattiva e ambientale
- Indicatori di monitoraggio del Piano
- Contenuti del Programma di qualificazione e sviluppo
- Procedure di Verifica (screening) e di VIA.
Nel Comune di Castel San Giovanni sono presenti 4 poli estrattivi.
21
1.6
Piano faunistico venatorio
Il Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Piacenza
rappresenta uno strumento di pianificazione settoriale finalizzato
alla conservazione delle effettive capacità riproduttive delle
specie carnivore, al contenimento naturale delle altre specie
animali per il conseguimento della loro densità ottimale e
conservazione
mediante
la
riqualificazione
delle
risorse
ambientali e alla regolamentazione del prelievo venatorio.
Al fine dell’individuazione delle previsioni e delle disposizioni
d’interesse faunistico contenute negli strumenti regionali e
infraregionali di programmazione e pianificazione ci si riferisce
al PTCP in quanto strumento d’approfondimento ed attuazione delle
previsioni del Piano territoriale Regionale e variante di
approfondimento e attuazione dei disposti del Piano Territoriale
Paesistico Regionale.
I principali indirizzi, direttive e prescrizioni d’interesse
faunistico
sono
previste
nell’ambito
delle
norme
tecniche
d’attuazione del Piano provinciale, contenute nella parte seconda
“Tutela territoriale paesistica e geoambientale” e, in particolare
al
capo
“Corsi
d’acqua
superficiali”,
al
capo
“Ambiti
paesaggistici e geoambientali rilevanti” e al capo
“Ambiti di
valorizzazione ambientale e gestione del territorio”.
L’art.14 del PTCP individua e definisce, nell’ambito del reticolo
idrografico dei corsi d’acqua superficiali, le “fasce di tutela
fluviale” suddivise in sottozone. Per la zona A3 “alveo di piena
con valenza naturalistica” individuata nell’ambito della Fascia A
sono previste finalità di conservazione del suolo, del sottosuolo,
delle acque, della flora e della fauna, attraverso il mantenimento
e la ricostituzione di tali componenti e degli equilibri naturali
tra di essi. Nella Zona A3 non può in alcun caso essere consentita
l’introduzione, in qualsiasi forma, di specie animali selvatiche e
vegetali spontanee non autoctone (art.14 c.14).
L’art.20 individua e definisce, nel contesto degli “ambiti
paesaggistici e geoambientali rilevanti”, le “zone di tutela
naturalistica” finalizzate alla conservazione del suolo, del
sottosuolo, delle acque, della flora e della fauna, attraverso il
mantenimento e la ricostituzione di tali componenti e degli
equilibri naturali tra di essi, nonché attraverso il mantenimento
delle attività produttive primarie compatibili ed una controllata
fruizione collettiva per attività di studio, osservazione,
escursionistiche e ricreative.
Le prescrizioni del PTCP prevedono, per le zone di tutela
naturalistica, l’esercizio dell’attività venatoria entro i limiti
stabiliti da specifico piano di settore e, comunque, il divieto di
modificare in riduzione, revocare o non rinnovare le zone di
ripopolamento e cattura e le oasi di protezione della fauna
istituite ai sensi delle vigenti disposizioni regionali per la
disciplina dell’attività venatoria (art.20 c.3 lett.i). Per le
zone di tutela naturalistica è altresì previsto che non siano
consentiti o previsti l’introduzione in qualsiasi forma di specie
animali selvatiche non autoctone (art.20 c.4). Nel contesto degli
22
ambiti di valorizzazione ambientale e gestione del territorio il
PTCP individua, all’art.37, “parchi, riserve naturali e aree
naturali protette” recependo le aree naturali protette istituite
ai sensi della ai sensi della L.R. 11/88 e perimetrando altre aree
aventi le caratteristiche di parchi regionali, di aree di studio
vocate all’ampliamento di parchi regionali, di riserve naturali o
aree naturali protette.
Le aree di riequilibrio ecologico sono disciplinate dalla relativa
legge regionale di istituzione nonché da apposite direttive
regionali (D.G.R. n.2019/97) contenenti gli indirizzi per la
formulazione dei regolamenti di gestione. Detti regolamenti
dovranno prevedere e disciplinare il divieto di danneggiamento,
prelievo e disturbo della fauna e il divieto di immissione
volontaria di specie vegetali e animali estranee ai luoghi. Il
divieto di esercizio di caccia, esplicitato nel regolamento, dovrà
essere recepito negli istituti di protezione previsti dalla
legislazione in materia (quali oasi faunistiche, zone di rifugio,
zone di ripopolamento e cattura, ecc) dando priorità, nei criteri
di scelta, a quelli più confacenti e duraturi.
1.7
Codice dei beni Culturali e del Paesaggio
I Beni vincolati dal D.Lgs 42/2004 Codice dei Beni Culturali e del
paesaggio sono rappresentati nell’elaborato QC SP 04.
Come fonte è stato utilizzato l’elaborato “Tav D3.a nord - Aree e
beni soggetti a vincolo culturale e paesaggistico ai sensi del
Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 22 Gennaio 2004
n.42)” del PTCP 2007 Quadro
Conoscitivo –
Sistema della
Pianificazione.
I Beni Culturali Immobili disciplinati dal D.Lgs 42/2004 presenti
all’interno del Comune di Castel San Giovanni sono:
• Villa Paveri Fontana – loc. Caramello
• Chiesa di San Rocco – Castel San Giovanni
• Collegiata di San Giovanni Battista – Castel San Giovanni
• Chiesa Parrocchiale dei SS. Antonio e Savino – Castel San
Giovanni
• Villa Albesani Braghieri - Castel San Giovanni
• Ex convento dei serviti - Castel San Giovanni
• Teatro Verdi - Castel San Giovanni
• Villa Suzzani Serioli – San Marzano
• Oratorio di Santa Maria della Torricella - Castel San
Giovanni
23
Fonte: PTCP
I beni paesaggistici ricadenti nelle “Aree tutelate per legge”, si
riferiscono ai torrenti e corsi d’acqua e le relative sponde o
piede degli argini per una fascia di 150 mt. (lett. c del comma
primo dell’art.146 del D.Lgs. 29/10/1999, n.490).
Le tutele vanno riferite alle intere tratte dei seguenti corsi
d’acqua:
Codice
nell’elenco
delle acque
pubbliche
001
Denominazione
Denominazione
rilevata su
C.T.R.
Fiume Po
Fiume Po
Comuni attraversati
Castel San Giovanni,
ArenaPo, Sarmato
334
Torrente
Torrente
Castel San Giovanni,
Bardoneggia
Bardoneggia
Rovescala, Bosnago,
ArenaPo
Rio Carogna
Rio Carogna
Castel San Giovanni
333
Rio Gambero
Rio Gambero
Castel San Giovanni
Rio Cavo
Rio Cavo
Castel San Giovanni,
Ziano Piacentino
331
Rio Lora – Rio
Rio Lora – Rio
Castel San Giovanni,
Torto
Torto
Borgonovo Val Tidone
327
Rio Carona
Rio Carona
Castel San Giovanni,
Borgonovo Val Tidone
327
Rio Boriacco
Rio Boriacco
Castel San Giovanni
324
Rio Sguazzo
Rio Sguazzo
Castel San Giovanni
324
Rio Panaro
Rio Panaro
Castel San Giovanni,
Sarmato
Fonte: elenco delle acque pubbliche della provincia di Piacenza approvato con
R.D. 13.05.37 N. 8285.
È inoltre presente sul territorio un Sito di Interesse Comunitario
SIC-ZPS Fiume Po da Rio Boriacco a Bosco Ospizio, codice
IT4010018.
Si rimanda all’elaborato “QC ST 07 - Elenco patrimonio immobiliare
pubblico a vincolo culturale ex-lege” per l’individuazione dei
beni pubblici vincolati ope legis.
24
Proprietà del COMUNE
Indirizzo
Località
Destinazione
Catasto
via Verdi
via Verdi
via Sauro
via Sauro
via Sauro
via Mazzini
via Amendola
via Gazzotti
via Gazzotti
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Castel San Giovanni
Creta
Creta
Fontana Pradosa
Fontana Pradosa
Ganaghello
Ganaghello
Pievetta
Scuole Medie "Mazzini"
Istituto "A.Casali"
Scuola Materna
Asilo Nido
Scuole Pesaro
Centro Culturale
Ex - Omni
U.S.L.
Vigili Urbani
"P.Soressi"
Piscina
Campo giochi
Campo giochi
Ex Macello
Centro anziani
Alloggio
Alloggio
Alloggio
Municipio
Scuole elementari
Ex Scuole
Campetto Ex Scuole
Ex Scuole
Campo Sportivo
Ex Scuole
Campo da calcio
Ex Scuole
FG 41
FG 41
FG 28
FG 28
FG 28
FG 41
FG 28
FG 41
FG 41
FG 29
FG 27
FG 26
FG 11
FG 11
FG 41
via Mulini
via Pellegrini
via Fratelli Bandiera
via Morelli
via Garibaldi
viale Pavese
via Puccini
via Mascagni
piazza XX Settembre
piazza XX Settembre
FG 26
FG 27
FG 41
FG 41
FG 37
FG 37
FG 30
FG 17
FG 34
FG 33
FG 4
Note
ricostruito nel 1957
ricostruito nel 1958
1983
1984
1974
ristrutturato nel 1982
ristrutturato nel 1957
ristrutturato nel 1958
Costruito nel 1969
Costruito nel 1988/1989
mq 276
mq 262
Proprietà della CURIA di Piacenza
Località
Dedicazione
Polezzera
Berlasco
Santa Maria in Costola
Mistadello
Ganaghello
dedicazione ignota
B.V. Annunziata
S.Giovanni Battista
Madonna del Mistadello
S.Caterina di Alessandria
Di seguito sono riportate le schede tratte dal PTCP 2007 Quadro
Conoscitivo – Sistema Territoriale allegato C1.3 riguardanti le
aree archeologiche censite all’interno del territorio comunale.
25
26
27
28
2. Il Piano Regolatore Generale
Nell’allegato QC ST 13 - Carta dello stato di attuazione del PRG,
si prende in analisi la situazione del Comune di Castel San
Giovanni in base al PRG vigente e si stima il bilancio attuativo
dello
stesso
attraverso
sopralluoghi
diretti
e
calcoli
tradizionali in base ai volumi assegnati.
STATO DI ATTUAZIONE DEL P.R.G. AL 30 SETTEMBRE 2008 (13.640 ABITANTI)
PREVISIONE DI PIANO VIGENTE
Residenziale
Servizi
Produttivo
TOTALE SUPERFICIE URBANIZZATA (CAPOLUOGO e FONTANA)
RESIDUI DI ATTUAZIONE
Residenziale
Servizi (esclusa l'area in corrispondenza della casella)
Produttivo
TOTALE SUPERFICI RESIDUE (CAPOLUOGO e FONTANA)
STIMA POPOLAZIONE INSEDIABILE DA RESIDUO DI PIANO
U.F. 0,5
[mq]
3.120.771
397.385
1.775.840
5.293.996
98.824
20.005
135.423
254.252
1.235
Sulla base dei calcoli sopra riportati si stima che al termine
dell’attuazione del Piano Regolatore Vigente saranno ancora
insediabili 1.235 abitanti equivalenti. Pertanto si arriverà a
toccare la quota di circa 15.000 abitanti1.
I residui di Piano sono dislocati in maniera irregolare sul
territorio, in pratica si possono localizzare determinati lotti
residui all’interno di grandi lottizzazioni per la quasi totalità
edificate.
Per quanto riguarda il produttivo sono invece circa 135.500 i
metri quadrati ancora da attuare, si riferiscono alla zona
commerciale artigianale lungo il lato ovest della SP 412 a nord di
Castel San Giovanni e alcuni completamenti a corona dell’impianto
urbano del Capoluogo.
1
Per i calcoli relativi ai servizi pro-capite nella parte II cap. 2.3 si
rimandava a questo paragrafo per la questione degli abitanti equivalenti,
ottenuti attraverso l’assunzione di calcolo che prevede 40 mq o 120 mc per
abitante equivalente insediabile.
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