QC SP R_20110603 - Comune di Castel San Giovanni
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QC SP R_20110603 - Comune di Castel San Giovanni
1 INDICE 1. Pianificazione Sovraordinata 1.1 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 1.2 Piano di Assetto Idrogeologico 1.3 Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti 1.4 Piano di Localizzazione delle Emittenze Radio Televisive 1.5 Piano Infraregionale delle Attività Estrattive 1.6 Piano Faunistico Venatorio 1.7 Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio 1.8 Analisi SWOT pag. pag. pag. pag. 03 03 13 14 pag. pag. pag. pag. pag. 16 18 22 23 28 2. Il Piano Regolatore Generale pag. 29 2 1. PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA 1.1 Il piano territoriale di coordinamento provinciale Con deliberazione n. 1303 del 25 luglio 2000 la Giunta Provinciale ha approvato il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale che costituisce, nel proprio ambito territoriale, specificazione, approfondimento e attuazione delle previsioni contenute nel PTR, così come integrato dal P.T.P.R. Il Consiglio Provinciale con atto n. 69 del 2 luglio 2010 ha approvato la variante generale del PTCP. Il territorio comunale è stato esaminato alla luce del PTCP 2007 e sono stati rappresentati sullo stesso gli aspetti di tutela, i vincoli e le emergenze sotto il profilo ambientale, paesaggistico e storico. Facendo sempre riferimento al PTCP 2007 sono state analizzate le parti di territorio in funzione delle vocazioni territoriali presenti nel piano sovra comunale e sono stati rappresentati gli scenari di progetto indicati dalla provincia. Con riferimento agli atti di pianificazione e programmazione sovraordinati, il PTCP: costituisce approfondimento e attuazione del Piano territoriale regionale; da attuazione alle prescrizioni del Piano Territoriale Paesistico Regionale; coordina le disposizioni del Piano per l’assetto idrogeologico dell’Autorità di Bacino del fiume Po; coordina le disposizioni del Piano per la tutela delle acque; coordina i contenuti del Piano regionale integrato dei trasporti. Il territorio comunale di Castel san “Tutela ambientale, paesaggistica e P.T.C.P.. Giovanni storico in base alla culturale” del 3 Legenda: 4 L’elaborato A1 Tutela ambientale, paesistica e storico culturale, del PTCP , (intepretato nella carta QC-SP 02 del Quadro Conoscitivo) descrive l’area oggetto di studio in base alle prescrizione della Pianificazione Regionale e agli studi effettuati dall’amministrazione Provinciale. 5 Il territorio comunale di Castel san Giovanni “Collegamenti e mobilità territoriale” del P.T.C.P. in base ai Stralcio Carta I1 del P.T.C.P. Secondo l’art. A5 della L.R. 20/2000, il PTCP “definisce la dotazione di infrastrutture per la mobilità di carattere sovracomunale, ed individua i corridoi destinati al potenziamento e alla razionalizzazione dei sistemi per la mobilità esistenti e quelli da destinare alle nuove infrastrutture.” La Regione attraverso il Piano Regionale Integrato dei Trasporti (PRIT), approvato nel 1999, ha provveduto a definire il quadro 6 degli obiettivi e degli interventi di livello regionale ai quali le scelte compiute dal Piano Territoriale devono raccordarsi. A partire dal quadro di riferimento regionale2, il nuovo PTCP prevede pertanto un significativo aggiornamento del Piano vigente, sulla scorta delle analisi contenute nel Quadro Conoscitivo (a partire dalle criticità rilevate in particolare per quanto riguarda la viabilità stradale), degli interventi nel frattempo realizzati, delle nuove proposte delineate dalle amministrazioni comunali, dei progetti presentati nell’ambito del Piano strategico piacentino, nonché di una più attenta considerazione delle nuove modalità di trasporto. Nelle tavole contrassegnate cartografate le fondamentali relazioni territoriali, quali: dalle lettere I1 e I2 sono infrastrutture a supporto delle a. grande rete viabilistica quale parte del sistema di collegamento regionale/nazionale avente funzioni di servizio di livello superiore con entrambi i recapiti all’ esterno del territorio provinciale; b. rete di base viabilistica, organizzata in rete principale e locale, avente funzione di rete di accessibilità, idonea a garantire un efficace collegamento sia ai poli produttivi sia alle aree urbane; c. rete ferroviaria e relative stazioni di primo e secondo livello avente funzione di collegamento esterno, distribuzione ed accessibilità territoriale all’interno del servizio regionale passeggeri e merci; d. rete ciclabile e percorsi provinciale ed extraprovinciale; e. rete di scarico; navigazione fluviale escursionistici e punti di di imbarco, rilievo carico e f. assi forti e nodi di interscambio sui principali corridoi del TPL suburbano ed extraurbano; g. classificazione delle strade in base al regolamento del codice della strada Le scelte compiute e rappresentate graficamente nella Tavola I1 discendono logicamente dalla traduzione dei criteri e obiettivi generali di piano nei seguenti obiettivi particolari riferiti alla viabilità stradale: A) Rafforzare le connessioni con la grande rete di collegamento nazionale/regionale; B) Potenziare Provinciale; le connessioni trasversali interne al territorio C) Incrementare la capacità di servizio delle connessioni radiali con il capoluogo; 7 D) Decongestionare gli principali centri urbani; assi viari E) Eliminare le criticità relative percorribilità della rete stradale. di alla attraversamento sicurezza e dei alla Come possibile vedere nell’immagine sotto stante, o meglio nella carta QC-SP 01, la strategia infrastrutturale di tipo viabilistico ha subito una metamorfosi completa rispetto a quanto contenuto nel PTCP di 10 anni prima, di fatto al posto di un semianello nordo in grado di drenare il traffico cittadino, si ripensa invece il sistema a favore di un semianello sud per garantire l’accessibilità alla parte residenziale e un semianello a nord per favorire dalla parte ovest l’accesso al polo produttivo di Campo d’Oro, e dalla parte est l’accesso e quindi lo smistamento dei veicoli destinati al polo logistico. Il Piano territoriale di coordinamento risulta incentrato sulla strutturalità delle scelte, sulla tutela e salvaguardia delle realtà ambientali e sul potenziamento produttivo e infrastrutturale dei poli di rango superiore. Di seguito si elencano gli obiettivi di Piano. Qualità urbana e territoriale Nella visione di lungo termine la qualità del territorio e dei sistemi urbani rappresenta una risorsa strategica per sostenere la competitività di lungo periodo del sistema locale. Perseguirla significa operare scelte che muovano nelle seguenti direzioni: I. contenere il consumo di suolo e dei modelli di sviluppo urbani diffusivi, privilegiando forme urbane compatte anche attraverso l’adeguato e prioritario utilizzo delle aree da riqualificare e recuperare, ottimizzando l’utilizzo del capitale sociale esistente (infrastrutture, reti, servizi) e limitando il consumo di capitale naturale (territorio, paesaggio, aria, acqua); II. salvaguardare gli ambiti periurbani, anche nel quadro della definizione di un progetto di rete ecologica provinciale e più in generale un adeguato tenore di ruralità del territorio in coerenza con le linee di indirizzo e sviluppo individuate dal P.R.I.P.; III. promuovere la qualità urbanistica, ambientale ed edilizia degli insediamenti residenziali e produttivi, intesa come fattore di rilievo per la qualità della vita dei residenti, ma anche come fattore competitivo; IV. contrastare la formazione di tessuti urbani e centri monofunzionali, tendendo ad affermare una distribuzione integrata ed equilibrata delle funzioni (residenziale, produttiva, di servizio) tra le diverse parti dei sistemi urbanizzati e del territorio; 8 V. concentrare i processi di sviluppo produttivi più rilevanti nelle aree sovracomunale individuate. Competitività Territoriale Altrettanto importante è l’obiettivo della competitività del sistema territoriale piacentino. Si tratta di un obiettivo che va inteso, in sintonia con il livello di sviluppo raggiunto dalla nostra realtà, ed anche in coerenza con l’impostazione del nuovo Piano Strategico per Piacenza “Piacenza 2020”, non come competitività di prezzo, cioè come disponibilità ad offrire al processo economico la possibilità di consumare agevolmente territorio e risorse ambientali. Esso va interpretato invece come sviluppo di fattori distintivi di tipo qualitativo, basati sulla qualificazione del capitale umano, sulla capacità di innovare, sulla qualità del settore residenziale, sull’offerta di ambienti naturali ed artificiali di qualità, sulla capacità e l’efficienza degli attori locali pubblici e privati. Andranno nello specifico perseguiti: I. la disponibilità di un sistema di ambiti specializzati per le attività produttivi e di poli funzionali “di eccellenza” per dotazione di reti, infrastrutture e servizi e per collocamento rispetto al sistema della grande viabilità, particolarmente vocati all’attrazione di nuove imprese da perseguire anche mediante iniziative di marketing territoriale; II. la disponibilità di ambiti specializzati per le attività produttive adeguati, per dimensione, collocazione, dotazione infrastrutturale, costi, alle esigenze di sviluppo e di riqualificazione/rilocalizzazione delle imprese esistenti; III. il coordinamento della programmazione delle aree produttive e dei poli funzionali, privilegiando la riqualificazione delle aree esistenti secondo il modello delle Aree Ecologicamente Attrezzate, al quale dovranno riferirsi necessariamente le nuove arre di rilievo sovracomunale; IV. l’integrazione tra programmazione delle aree produttive sistema infrastrutturale esistente e di progetto; V. l’integrazione della montagna con la pianura e pedemontana per ridurre gli squilibri territoriali la e realtà Equità, coesione territoriale e inclusione sociale Il PTCP intende promuovere l’equità tra territori: I. favorendo la parità di accesso ai servizi e alle opportunità fra i residenti delle diverse parti del nostro territorio; II. contrastando la segmentazione funzionale dei luoghi; III. utilizzando gli strumenti della perequazione come pratica diretta a bilanciare la territoriale, 9 IV. distribuzione territoriale delle esternalità, positive e negative, connesse ai processi di sviluppo, in modo tale da favorire il prevalere di logiche cooperative fra i diversi comuni rispetto alle logiche competitive. Nello stesso tempo il PTCP, persegue, relativamente ai propri ambiti di competenza, l’equità tra persone, utilizzando criteri di pianificazione urbanistica e di distribuzione degli spazi e dei servizi pubblici che favoriscano l’integrazione tra gruppi sociali e razziali diversi. Sarà altresì promosso il reperimento delle risorse necessarie a sostenere la disponibilità di alloggi economicamente accessibili agli strati sociali più disagiati, anche promuovendo forme di collaborazione e di integrazione tra risorse pubbliche e private. In tal senso è da considerare definitivamente superata l’illusione che un aumento quantitativo dello stock edilizio possa garantire una soluzione al problema casa: è impossibile affidare al mercato la realizzazione di un “diritto di cittadinanza” perché il mercato è per sua natura discriminante: mentre il PTCP riconosce che questo problema deve essere compreso in modo organico tra gli obiettivi esplicitamente assunti dalle politiche urbanistiche. Efficienza del sistema di relazione e connessione alle reti La domanda di relazioni e di movimento è una delle caratteristiche della civiltà moderna ed è in continua espansione. Occorre quindi migliorare la qualità del sistema relazionale, che rappresenta una leva di grande rilevanza per la competitività del nostro territorio, in una duplice accezione: interno ed esterno. All’interno occorre adeguare e potenziare, in un’ottica di sostenibilità, la mobilità delle persone e delle merci, e nello stesso tempo favorire l’accesso alle informazioni e la loro circolazione. Per quanto riguarda in particolare il tema della mobilità delle persone tuttavia va innanzitutto esplicitata una importante premessa: la pianificazione del territorio nel suo insieme incide sulle caratteristiche della domanda di movimento, sulla sua intensità e sulla sua distribuzione modale. Il modello insediativo disperso genera inevitabilmente incremento della mobilità pendolare e dell’uso del mezzo privato e minore efficienza/efficacia del trasporto collettivo. Nello stesso tempo il mancato raccordo tra pianificazione degli usi del suolo e programmazione delle infrastrutture di trasporto determina per queste ultime maggiori costi di investimento e minore efficienza. Va quindi innanzitutto ricercato un assetto del sistema insediativo coerente con l’obiettivo di una mobilità sostenibile, e quindi teso a contenere le necessità di spostamento con l’auto e fortemente raccordato col sistema infrastrutturale esistente e di progetto. Ciò premesso saranno perseguiti : I. il potenziamento e l’incremento dell’efficienza della infrastrutturale (ferrovie, strade, trasporto fluviale); rete 10 II. lo sviluppo della mobilità su ferro delle merci e delle persone, per queste ultime anche promuovendo l’attivazione di nuovi servizi di tipo metropolitano ; III. l’integrazione delle l’intermodalità; IV. l’incremento ciclabile; del mobilità trasporto di trasporto collettivo e attraverso della mobilità V. il potenziamento delle reti informatiche, telematiche e wireless con l’obiettivo diffondere la disponibilità della connessione in banda larga a tutto il territorio provinciale ed in particolare alle aree dell’Appennino più svantaggiate. All’esterno occorre perseguire la connessione del sistema Piacentino con i più ampi sistemi territoriali e con le reti transnazionali, pena la collocazione di Piacenza in una situazione di perifericità rispetto alle dinamiche più rilevanti che si profilano nei circuiti sovralocali, nazionali ed internazionali. Ciò significa in particolare sviluppare sistemi di relazione, di cooperazione e di alleanza, con i territori limitrofi e con i sistemi territoriali con i quali è possibile condividere strategie territoriali e progetti di sviluppo, connettersi alle reti di cooperazione europee, anche nel quadro dei programmi e dei progetti dell’Unione, riordinare e governare i poli della logistica e il loro sviluppo in un’ottica di sistema al fine di meglio posizionare l’offerta piacentina di servizi logistici in una logica globale. Rafforzamento partecipazione della governance locale e sviluppo della La legge regionale 20/2000 pone al proprio centro la consapevolezza che la realizzazione di un sistema di programmazione e pianificazione territoriale efficace e efficiente richiede la cooperazione tra enti locali e a tori locali nella individuazione e nella formulazione delle scelte pianificatorie, e individua nella Conferenza di Pianificazione lo strumento per la realizzazione della condivisione delle scelte compiute. In questi ultimi anni a Piacenza è cresciuta una nuova capacità di Istituzioni Locali e attori sociali ed economici di dialogare ed interrelarsi, aprendosi anche all’ascolto della società civile. L’esperienza della pianificazione strategica, i programma speciali d’area, i processi di Agenda 21, hanno rappresentato i momenti significativi di un percorso di crescita del territorio da questo punto di vista. Il PTCP vuole rappresentare un momento di ulteriore sviluppo sia della concertazione fra attori sia della partecipazione dal basso alle scelte di governo del territorio. Pertanto, accanto alla Conferenza di Pianificazione saranno ulteriormente promossi incontri territoriali e di settore per approfondire le diverse tematiche secondo un percorso partecipativo profondo e strutturato. Nello stesso tempo sarà promossa la prosecuzione della partecipazione dei Sindaci anche alla fase attuativa del Piano, oltre la fase di formazione, 11 rendendo permanente la Conferenza di Pianificazione in modo che lo sviluppo delle politiche del territorio, che trova nella formazione dei piani strutturali uno snodo fondamentale, segua una logica di confronto e collaborazione. 12 1.2 Piano di assetto idrogeologico Il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico dell’Autorità di Bacino del fiume Po, approvato con il D.P.C.M. 24 maggio 2001 persegue l’obiettivo di garantire al territorio un livello di sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico, attraverso il ripristino degli equilibri idrogeologici e ambientali, il recupero degli ambiti fluviali e del sistema delle acque, la programmazione degli usi del suolo ai fini della difesa, della stabilizzazione e del consolidamento dei terreni, il recupero delle aree fluviali, con particolare attenzione a quelle degradate, anche attraverso usi ricreativi. Il Piano individua, all’interno dell’ambito territoriale di riferimento, le aree interessate da fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico secondo le seguenti tipologie di fenomeni prevalenti frane esondazione e dissesti morfologici di carattere torrentizio lungo le aste dei corsi d’acqua (erosioni di sponda, sovraincisioni del thalweg, trasporto di massa) trasporto di massa sui conoidi valanghe. Più specificatamente nell’ambito del Comune di Castel San Giovanni vengono definite le fasce lungo il corso del fiume Po tracciate sulla base del grado di pericolosità derivante dal verificarsi della piena di riferimento; in particolare esso definisce: • Fascia A di deflusso della piena: in essa il piano persegue l’obiettivo di garantire le condizioni di sicurezza assicurando il deflusso della piena di riferimento (200 anni), il mantenimento e/o il recupero delle condizioni di equilibrio dinamico dell’alveo, e quindi favorire, ovunque possibile, l’evoluzione naturale del fiume in rapporto alle esigenze di stabilità delle difese e delle fondazioni delle opere d’arte, nonché a quelle di mantenimento in quota dei livelli idrici di magra; • Fascia B di esondazione della piena di riferimento (200 anni): in essa il piano persegue l’obiettivo di mantenere e migliorare le condizioni di funzionalità idraulica ai fini principali dell’invaso e della laminazione delle piene, unitamente alla conservazione e al miglioramento delle caratteristiche naturali e ambientali; • Fascia C di inondazione per piena catastrofica, più gravosa di quella di riferimento (500 anni o la massima piena registrata), in essa il PAI persegue l’obiettivo di integrare il livello di sicurezza alle popolazioni mediante la predisposizione prioritaria da parte degli Enti competenti di programmi di previsione e prevenzione. 13 1.3 Il Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti Il territorio comunale di Castel san Giovanni in base alla “Tav. vR1.1. Aree non idonee per ogni tipo di impianto di gestione dei rifiuti” del P.T.C.P. . Il territorio comunale di Castel san Giovanni in base alla “Tav. vR2.1 Aree non idonee per tipologia di impianto di gestione dei rifiuti” del P.T.C.P. . 14 a Indicatori b TIPOLOGIA DI IMPIANTO c d e f Discarica e altri Impianti di Discarica e altri Impianti di impianti di Compostaggio trattamento e impianti di Discariche per trattamento e smaltimento per stoccaggio rifiuti rifiuti smaltimento per rifiuti inerti stoccaggio rifiuti non urbani/specialinon pericolosi e rifiuti pericolosi rifiuti inerti pericolosi pericolosi Aree non idonee per ogni tipo di impianto determinate da * Zone interessate da bonifiche storiche di pianura Zone di tutela della struttura centuriata Zone di Protezione Speciale (ZPS) Aree di alimentazione delle sorgenti ad uso potabile Settori di tipo A e D di ricarica degli acquiferi sotterranei in pianura Sistema dei crinali e sistema collinare V Aree soggette a vincolo idrogeologico Settore di tipo B di ricarica degli acquiferi sotterranei in pianura V Verifica presenza cave da PIAE Aree non idonee per ogni tipo di impianto determinate da: ! Sistema forestale e boschivo: assetto vegetazionale Zone ed elementi di interesse storico-archeologico Zona di tutela naturalistica Aree Naturali protette istituite Zone calanchive di valenza naturalistico-paesaggistica Fascia A – fascia di deflusso - invasi ed alvei di laghi, bacini e corsi d’acqua Fascia B – fascia di esondazione – zone di tutela dei caratteri ambientali di laghi, bacini e corsi d’acqua Aree a ridosso delle prese di acque superficiali ad uso potabile Vulnerabilità intrinseca degli acquiferi superficiali – classe estremamente elevata/elevata Aree interessate da dissesti attivi e quiescenti Aree a rischio idrogeologico molto elevato (L.267/98) Zone umide di pregio (risorgive e biotopi umidi) 15 1.4 Piano di Localizzazione delle Emittenze Radio Televisive La localizzazione degli impianti di emittenza radio e televisiva sul territorio riguarda direttamente la tutela della salute umana e dell'ambiente dall'inquinamento elettromagnetico. Questa materia ha visto il proprio inquadramento normativo nel DMA 381/1998 sulla determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana. Oltre a determinare i limiti di esposizione, le misure di cautela e gli obiettivi di qualità, il DMA prevede che le Regioni disciplinino l'installazione e la modifica degli impianti di radiocomunicazione al fine di garantire il rispetto dei limiti e il raggiungimento degli obiettivi di qualità. La competenza delle Regioni in materia di individuazione dei siti di trasmissione e delle modalità di rilascio delle autorizzazioni all'installazione degli impianti è stata ulteriormente confermata dalla L. 36/2001, la Legge Quadro sulla protezione dall'esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. Con la LR 30/2000, successivamente modificata e integrata a più riprese, la Regione E.R. ha recepito la prescrizione del DMA delegando alle Province il compito di formulare i propri Piani Provinciali di Localizzazione dell'Emittenza Radio e Televisiva (PLERT); il PLERT deve individuare la collocazione degli impianti esistenti e stabilire se questa è coerente con gli obiettivi di tutela della salute e dell'ambiente dall'inquinamento elettromagnetico previsti dalla normativa nazionale e i vincoli previsti dalla LR 30/2000 e dalla pianificazione territoriale e sovraordinata, individuare le aree del territorio provinciale dove è ammesso o vietato l'insediamento di nuovi impianti, nonché individuare le procedure per il risanamento o la delocalizzazione degli impianti che si trovano in condizioni di violazione della legge. Il PLERT individua nell’abitato di Castel San Giovanni un sito potenziale per l’inserimento di un’emittenza radio televisivo: 16 Stralcio della Carta Tav. 4 Nord. Scenario localizzativo di Piano del PLERT Approvato con Atto C.P. n° 72 del 21/07/2008 Di seguito si riportano le considerazioni contenute sulla stessa tavola : Codice sito: 47 – Zona Castel san Giovanni Destinazione del sito per tipologia di intervento: emittenti radio televisive Grado di accessibilità al sito: Buona Impatto visivo nell’installazione del sito: media Impatto tecnologico dovuto al livello di protezione e manutenzione dell’insieme delle installazione del sito: Buona di Livello di mitigazione previsto: solo misure marginali Classificazione compatibilità del sito: Compatibile 17 1.5 Piano infraregionale delle attività estrattive La prima regolamentazione legislativa della materia mineraria è del 1927 con la promulgazione del R.D. 29/7/1927 n° 1443 che all’art. 2 distingue le sostanze minerali in I e II categoria. La legge attribuisce il termine MINIERA al complesso di attività poste in essere per l’estrazione (su scala industriale e commerciale) delle sostanze elencate alla I categoria e il termine CAVA alle altre sostanze. Con il D.P.R. 14/01/1972 n° 2 art. 1 e successivo D.P.R. 24/7/1977 n° 616, art. 62, lo Stato ha trasferito alle Regioni la competenza per la gestione tecnicoamministrativa delle “CAVE”, con D. Lgs. 31/3/1998 n° 112, sono state delegate alle Regioni le funzioni degli Uffici centrali e periferici dello Stato relativo ai permessi di ricerca e coltivazione dei minerali solidi e delle risorse geotermiche sulla terraferma. Attualmente, in virtù della modifica all’art. 117 della Costituzione operata dalla Legge Costituzionale 18/10/2001 n° 3, i poteri regionali sono stati accentuati con il trasferimento della potestà legislativa della materia alle Regioni nell’ambito dei principi fondamentali dello Stato. La prima Legge Regionale in materia di estrazioni è la L.R. 2 maggio 1978 n° 13 che affida ai Comuni il compito della pianificazione delle attività estrattive dei materiali di 2° categoria (materiali da costruzione in genere, argille per laterizi ed espanse, torbe, sabbie silicee pietre molari e pietre coti ed ogni altro materiale industrialmente utilizzabile non appartenente alla prima categoria). Il compito della pianificazione estrattiva di cava è affidato alla Provincia con L.R. 18/7/1991 n° 17 (disciplina delle attività estrattive), che all’art. 6 stabilisce che “Il PIAE (PIANO INFRAREGIONALE DELLE ATTIVITA’ ESTRATTIVE) costituisce parte del Piano Territoriale Infraregionale previsto dall’art. 12 della L.R. 5 settembre 1988 n° 36 e ne rappresenta la specificazione per il settore delle attività estrattive”…”è elaborato dalla PROVINCIA”. Successivamente la pianificazione generale ha assunto il termine PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) mentre il PIAE ha mantenuto l’originaria denominazione. Indirizzi per la pianificazione comunale Grande attenzione è stata posta all’apparato normativo, con l’assegnazione di specifici compiti alla pianificazione comunale e ai vari livelli di progettazione per ottenere interventi compatibili con l’ambiente ed il territorio. Ulteriore elemento costitutivo del nuovo PIAE è anche un’analisi approfondita delle possibilità di recupero di materiali alternativi agli inerti, in grado di diminuire il fabbisogno di risorse naturali. Infine l’aspetto qualificante l’azione della pubblica Amministrazione è il controllo dell’attività estrattiva e delle 18 attività di sistemazione finale finalizzato in modo sistematico. che è stato implementato e Definizione di misure di mitigazione per gli impianti di lavorazione degli inerti, con delocalizzazione di quelli valutati non compatibili. Con riferimento all’art. 16 bis del PTCP il PIAE ha individuato, all’interno delle fasce A, B, C di tutela fluviale gli impianti per la trasformazione di inerti esistenti e le relative pertinenze e ne ha verificato il grado di compatibilità, in relazione alle caratteristiche paesistico-ambientali ed idrauliche dell’area in cui sono siti nonché in relazione allo stato di efficienza dei medesimi. L’obiettivo era quello di individuare gli impianti non compatibili e mettere in campo le azioni per prevederne la loro delocalizzazione, ma anche quello di dettare prescrizioni per la minimizzazione degli impatti indotti da quelli ritenuti potenzialmente compatibili. Il Titolo X delle NTA del PIAE detta norme alle quali i Comuni per la predisposizione del PAE, e gli operatori, debbono attenersi per la delocalizzazione parziale o totale e l’adeguamento dei cantieri alle misure di mitigazione ambientale per le 5 tipologie di classificazione effettuata: Pienamente compatibili, Mediamente compatibili, Scarsamente compatibili, Incompatibili, Non ammissibili. Il compito dei Comuni è quello della verifica puntuale di ogni singolo impianto, la definitiva perimetrazione, la scelta delle misure di mitigazione o delle compensazioni ambientali ai quali gli operatori dovranno attenersi in fase di progettazione esecutiva (art. 60 NTA del PIAE: Programma di sviluppo e qualificazione ambientale); gli operatori sono tenuti a presentare i programmi di cui all’art. 60 in conformità ai PAE, l’approvazione del programma è di competenza della Giunta Municipale. Incentivazione del recupero dei materiali inerti provenienti da demolizioni Al fine di ridurre il prelievo di risorse non rinnovabili il Piano incentiva il recupero di materiali inerti provenienti da demolizioni. Tali materiali, opportunamente selezionati e frantumati, possono essere utilizzati per molte opere in soluzione alle ghiaie naturali. Il PIAE incentiva il loro recupero prevedendo che i Piani comunali delle attività estrattive individuino opportune aree attrezzate per la raccolta degli inerti da demolizione di tipo edilizio ove potranno essere collocati impianti mobili o fissi di lavorazione (art. 59, comma 7 NTA) limitando in parte la disponibilità di materiale naturale. 19 Tale facoltà, tranne pochissimi casi, è stata sfruttata dai Comuni in sede di adeguamento dei PAE al PIAE, i Comuni hanno individuato almeno un centro stoccaggio e trattamento quasi tutti in corrispondenza di cantieri esistenti (ovviamente con il consenso degli operatori interessati). I rifiuti da costruzione e demolizione comprendono laterizi, intonaci, calcestruzzo, vetro, plastica, legno, conglomerati bituminosi fresati, pali e traversine ferroviarie in cemento, terre e rocce di scavo non costituenti materiali idonei al diretto reimpiego ecc. Dai dati contenuti nel PPGR, (approvato con atto C.P. n° 98 in data 22/11/2004) la percentuale di smaltimento in discarica dei materiali in trattazione, a livello nazionale, è del 91%, le potenzialità di recupero sono molto elevate se non fosse per la esiguità della volumetrie complessive. Gli inerti da demolizione per la loro bassa capacità di rilascio di inquinanti costituiscono una valida alternativa alla attività estrattiva, sotto il profilo qualitativo la composizione delle macerie è abbastanza omogenea con una rilevante predominanza della componente inerte che costituisce il 75% della massa dei rifiuti. Sempre dal vigente PPGR della Provincia, si estrae che, a livello nazionale, la produzione media di inerti da costruzione e demolizione è di 350 Kg/Abitante-anno prodotto però nell’ambito di “microdemolizioni” sia da residenziale che da edifici produttivi mentre è più ridotta la demolizione di fabbricati interi. L’applicazione del valore medio nazionale alla realtà piacentina determina un flusso di rifiuti a livello provinciale di 95.000 Ton./anno pari a 75.000 m3/anno. A tali volumi devono essere aggiunti almeno 25.000 m3 di rocce di cava non destinate al mercato e di terre di scavo e sbancamento non recuperate pertanto si raggiunge il valore di 100.000 m3 già indicato nel PIAE 2001. Le ridotte volumetrie di materiali in trattazione non sono tali da modificare sensibilmente l’impostazione pianificatoria delle attività estrattive. Soddisfacimento dei fabbisogni con attenzione ad una corretta distribuzione sul territorio Nella redazione del PIAE l’assegnazione dei quantitativi di inerti è stata effettuata con attenzione a minimizzare gli impatti complessivi indotti dal trasporto dei materiali, nel rispetto naturalmente della potenzialità massima del polo estrattivo, come verificata dalla VALSAT. Una pianificazione attenta alla corretta distribuzione dei quantitativi può infatti ridurre il disagio complessivo indotto dalle movimentazioni dei materiali. Per determinare la ripartizione dei quantitativi in grado di garantire teoricamente il minor tragitto complessivo dei materiali 20 occorre infatti conoscere con attenzione le disponibilità dei singoli poli, l’ubicazione dei fabbisogni e lo stato della rete di trasporto. Struttura flessibile dell’apparato normativo IL PIAE 2001 ha introdotto una struttura flessibile dell’apparato normativo, al fine di garantire la migliore attuazione del piano e la possibilità di veloci aggiustamenti normativi. In particolare sono stati redatti specifici allegati alle Norme tecniche del piano, modificabili direttamente dalla Giunta provinciale: - Contenuti del piano delle attività estrattive (PAE) - Contenuti della documentazione per la verifica (screening) e per la VIA - Contenuti del progetto definitivo ed esecutivo - Modalità di sistemazione finale dei poli e degli ambiti estrattivi - Monitoraggio dell’attività estrattiva e ambientale - Indicatori di monitoraggio del Piano - Contenuti del Programma di qualificazione e sviluppo - Procedure di Verifica (screening) e di VIA. Nel Comune di Castel San Giovanni sono presenti 4 poli estrattivi. 21 1.6 Piano faunistico venatorio Il Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Piacenza rappresenta uno strumento di pianificazione settoriale finalizzato alla conservazione delle effettive capacità riproduttive delle specie carnivore, al contenimento naturale delle altre specie animali per il conseguimento della loro densità ottimale e conservazione mediante la riqualificazione delle risorse ambientali e alla regolamentazione del prelievo venatorio. Al fine dell’individuazione delle previsioni e delle disposizioni d’interesse faunistico contenute negli strumenti regionali e infraregionali di programmazione e pianificazione ci si riferisce al PTCP in quanto strumento d’approfondimento ed attuazione delle previsioni del Piano territoriale Regionale e variante di approfondimento e attuazione dei disposti del Piano Territoriale Paesistico Regionale. I principali indirizzi, direttive e prescrizioni d’interesse faunistico sono previste nell’ambito delle norme tecniche d’attuazione del Piano provinciale, contenute nella parte seconda “Tutela territoriale paesistica e geoambientale” e, in particolare al capo “Corsi d’acqua superficiali”, al capo “Ambiti paesaggistici e geoambientali rilevanti” e al capo “Ambiti di valorizzazione ambientale e gestione del territorio”. L’art.14 del PTCP individua e definisce, nell’ambito del reticolo idrografico dei corsi d’acqua superficiali, le “fasce di tutela fluviale” suddivise in sottozone. Per la zona A3 “alveo di piena con valenza naturalistica” individuata nell’ambito della Fascia A sono previste finalità di conservazione del suolo, del sottosuolo, delle acque, della flora e della fauna, attraverso il mantenimento e la ricostituzione di tali componenti e degli equilibri naturali tra di essi. Nella Zona A3 non può in alcun caso essere consentita l’introduzione, in qualsiasi forma, di specie animali selvatiche e vegetali spontanee non autoctone (art.14 c.14). L’art.20 individua e definisce, nel contesto degli “ambiti paesaggistici e geoambientali rilevanti”, le “zone di tutela naturalistica” finalizzate alla conservazione del suolo, del sottosuolo, delle acque, della flora e della fauna, attraverso il mantenimento e la ricostituzione di tali componenti e degli equilibri naturali tra di essi, nonché attraverso il mantenimento delle attività produttive primarie compatibili ed una controllata fruizione collettiva per attività di studio, osservazione, escursionistiche e ricreative. Le prescrizioni del PTCP prevedono, per le zone di tutela naturalistica, l’esercizio dell’attività venatoria entro i limiti stabiliti da specifico piano di settore e, comunque, il divieto di modificare in riduzione, revocare o non rinnovare le zone di ripopolamento e cattura e le oasi di protezione della fauna istituite ai sensi delle vigenti disposizioni regionali per la disciplina dell’attività venatoria (art.20 c.3 lett.i). Per le zone di tutela naturalistica è altresì previsto che non siano consentiti o previsti l’introduzione in qualsiasi forma di specie animali selvatiche non autoctone (art.20 c.4). Nel contesto degli 22 ambiti di valorizzazione ambientale e gestione del territorio il PTCP individua, all’art.37, “parchi, riserve naturali e aree naturali protette” recependo le aree naturali protette istituite ai sensi della ai sensi della L.R. 11/88 e perimetrando altre aree aventi le caratteristiche di parchi regionali, di aree di studio vocate all’ampliamento di parchi regionali, di riserve naturali o aree naturali protette. Le aree di riequilibrio ecologico sono disciplinate dalla relativa legge regionale di istituzione nonché da apposite direttive regionali (D.G.R. n.2019/97) contenenti gli indirizzi per la formulazione dei regolamenti di gestione. Detti regolamenti dovranno prevedere e disciplinare il divieto di danneggiamento, prelievo e disturbo della fauna e il divieto di immissione volontaria di specie vegetali e animali estranee ai luoghi. Il divieto di esercizio di caccia, esplicitato nel regolamento, dovrà essere recepito negli istituti di protezione previsti dalla legislazione in materia (quali oasi faunistiche, zone di rifugio, zone di ripopolamento e cattura, ecc) dando priorità, nei criteri di scelta, a quelli più confacenti e duraturi. 1.7 Codice dei beni Culturali e del Paesaggio I Beni vincolati dal D.Lgs 42/2004 Codice dei Beni Culturali e del paesaggio sono rappresentati nell’elaborato QC SP 04. Come fonte è stato utilizzato l’elaborato “Tav D3.a nord - Aree e beni soggetti a vincolo culturale e paesaggistico ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 22 Gennaio 2004 n.42)” del PTCP 2007 Quadro Conoscitivo – Sistema della Pianificazione. I Beni Culturali Immobili disciplinati dal D.Lgs 42/2004 presenti all’interno del Comune di Castel San Giovanni sono: • Villa Paveri Fontana – loc. Caramello • Chiesa di San Rocco – Castel San Giovanni • Collegiata di San Giovanni Battista – Castel San Giovanni • Chiesa Parrocchiale dei SS. Antonio e Savino – Castel San Giovanni • Villa Albesani Braghieri - Castel San Giovanni • Ex convento dei serviti - Castel San Giovanni • Teatro Verdi - Castel San Giovanni • Villa Suzzani Serioli – San Marzano • Oratorio di Santa Maria della Torricella - Castel San Giovanni 23 Fonte: PTCP I beni paesaggistici ricadenti nelle “Aree tutelate per legge”, si riferiscono ai torrenti e corsi d’acqua e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 mt. (lett. c del comma primo dell’art.146 del D.Lgs. 29/10/1999, n.490). Le tutele vanno riferite alle intere tratte dei seguenti corsi d’acqua: Codice nell’elenco delle acque pubbliche 001 Denominazione Denominazione rilevata su C.T.R. Fiume Po Fiume Po Comuni attraversati Castel San Giovanni, ArenaPo, Sarmato 334 Torrente Torrente Castel San Giovanni, Bardoneggia Bardoneggia Rovescala, Bosnago, ArenaPo Rio Carogna Rio Carogna Castel San Giovanni 333 Rio Gambero Rio Gambero Castel San Giovanni Rio Cavo Rio Cavo Castel San Giovanni, Ziano Piacentino 331 Rio Lora – Rio Rio Lora – Rio Castel San Giovanni, Torto Torto Borgonovo Val Tidone 327 Rio Carona Rio Carona Castel San Giovanni, Borgonovo Val Tidone 327 Rio Boriacco Rio Boriacco Castel San Giovanni 324 Rio Sguazzo Rio Sguazzo Castel San Giovanni 324 Rio Panaro Rio Panaro Castel San Giovanni, Sarmato Fonte: elenco delle acque pubbliche della provincia di Piacenza approvato con R.D. 13.05.37 N. 8285. È inoltre presente sul territorio un Sito di Interesse Comunitario SIC-ZPS Fiume Po da Rio Boriacco a Bosco Ospizio, codice IT4010018. Si rimanda all’elaborato “QC ST 07 - Elenco patrimonio immobiliare pubblico a vincolo culturale ex-lege” per l’individuazione dei beni pubblici vincolati ope legis. 24 Proprietà del COMUNE Indirizzo Località Destinazione Catasto via Verdi via Verdi via Sauro via Sauro via Sauro via Mazzini via Amendola via Gazzotti via Gazzotti Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Castel San Giovanni Creta Creta Fontana Pradosa Fontana Pradosa Ganaghello Ganaghello Pievetta Scuole Medie "Mazzini" Istituto "A.Casali" Scuola Materna Asilo Nido Scuole Pesaro Centro Culturale Ex - Omni U.S.L. Vigili Urbani "P.Soressi" Piscina Campo giochi Campo giochi Ex Macello Centro anziani Alloggio Alloggio Alloggio Municipio Scuole elementari Ex Scuole Campetto Ex Scuole Ex Scuole Campo Sportivo Ex Scuole Campo da calcio Ex Scuole FG 41 FG 41 FG 28 FG 28 FG 28 FG 41 FG 28 FG 41 FG 41 FG 29 FG 27 FG 26 FG 11 FG 11 FG 41 via Mulini via Pellegrini via Fratelli Bandiera via Morelli via Garibaldi viale Pavese via Puccini via Mascagni piazza XX Settembre piazza XX Settembre FG 26 FG 27 FG 41 FG 41 FG 37 FG 37 FG 30 FG 17 FG 34 FG 33 FG 4 Note ricostruito nel 1957 ricostruito nel 1958 1983 1984 1974 ristrutturato nel 1982 ristrutturato nel 1957 ristrutturato nel 1958 Costruito nel 1969 Costruito nel 1988/1989 mq 276 mq 262 Proprietà della CURIA di Piacenza Località Dedicazione Polezzera Berlasco Santa Maria in Costola Mistadello Ganaghello dedicazione ignota B.V. Annunziata S.Giovanni Battista Madonna del Mistadello S.Caterina di Alessandria Di seguito sono riportate le schede tratte dal PTCP 2007 Quadro Conoscitivo – Sistema Territoriale allegato C1.3 riguardanti le aree archeologiche censite all’interno del territorio comunale. 25 26 27 28 2. Il Piano Regolatore Generale Nell’allegato QC ST 13 - Carta dello stato di attuazione del PRG, si prende in analisi la situazione del Comune di Castel San Giovanni in base al PRG vigente e si stima il bilancio attuativo dello stesso attraverso sopralluoghi diretti e calcoli tradizionali in base ai volumi assegnati. STATO DI ATTUAZIONE DEL P.R.G. AL 30 SETTEMBRE 2008 (13.640 ABITANTI) PREVISIONE DI PIANO VIGENTE Residenziale Servizi Produttivo TOTALE SUPERFICIE URBANIZZATA (CAPOLUOGO e FONTANA) RESIDUI DI ATTUAZIONE Residenziale Servizi (esclusa l'area in corrispondenza della casella) Produttivo TOTALE SUPERFICI RESIDUE (CAPOLUOGO e FONTANA) STIMA POPOLAZIONE INSEDIABILE DA RESIDUO DI PIANO U.F. 0,5 [mq] 3.120.771 397.385 1.775.840 5.293.996 98.824 20.005 135.423 254.252 1.235 Sulla base dei calcoli sopra riportati si stima che al termine dell’attuazione del Piano Regolatore Vigente saranno ancora insediabili 1.235 abitanti equivalenti. Pertanto si arriverà a toccare la quota di circa 15.000 abitanti1. I residui di Piano sono dislocati in maniera irregolare sul territorio, in pratica si possono localizzare determinati lotti residui all’interno di grandi lottizzazioni per la quasi totalità edificate. Per quanto riguarda il produttivo sono invece circa 135.500 i metri quadrati ancora da attuare, si riferiscono alla zona commerciale artigianale lungo il lato ovest della SP 412 a nord di Castel San Giovanni e alcuni completamenti a corona dell’impianto urbano del Capoluogo. 1 Per i calcoli relativi ai servizi pro-capite nella parte II cap. 2.3 si rimandava a questo paragrafo per la questione degli abitanti equivalenti, ottenuti attraverso l’assunzione di calcolo che prevede 40 mq o 120 mc per abitante equivalente insediabile. 29