Due anni di lavoro a Nahr el Bared
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Due anni di lavoro a Nahr el Bared
[DOSSIER - ACCESSO UMANITARIO E CRISI SIRIANA] www.unponteper.it DOSSIER ACCESSO UMANITARIO e CRISI SIRIANA Policy Paper Accesso Umanitario Siria www.unponteper.it [DOSSIER - ACCESSO UMANITARIO E CRISI SIRIANA] INTRODUZIONE Con circa 6,5 milioni di sfollati, quasi 3 milioni di rifugiati e 150.000 vittime registrate a maggio 20141, il conflitto siriano ha prodotto una delle crisi umanitarie più gravi e complesse degli ultimi vent’anni. Eppure, la gravità dell’emergenza non sembra aver portato a una risposta umanitaria all’altezza dei bisogni dei milioni di siriani che vivono intrappolati nel conflitto. Il rischio che la crisi siriana si trasformi in una crisi del settore umanitario, “assediato”2 e incapace di portare avanti la propria missione sembra sempre più concreto. La crisi umanitaria siriana sta già manifestando i propri effetti destabilizzanti sull’insieme della regione. La soluzione politica del conflitto rimane l’unica strada per garantire una pace duratura e il coinvolgimento della società siriana nel processo di transizione. Tuttavia, di fronte allo stallo dei negoziati, l’assistenza alle vittime non è solo eticamente doverosa, ma costituisce un mezzo fondamentale per evitare un’ulteriore degenerazione del conflitto sia a livello interno che a livello regionale. Se da una parte le operazioni umanitarie continuano ad essere ostacolate all’interno del paese, la comunità internazionale ha il dovere di sostenere ogni operazione che possa alleviare la sofferenza della popolazione siriana e promuovere l’applicazione dei principi umanitari garantiti dal diritto internazionale. 1. Una guerra contro i civili Durante i 36 mesi di conflitto, i civili sono stati direttamente e indiscriminatamente colpiti. Con il moltiplicarsi delle forze in campo e l'utilizzo di armamenti sempre più distruttivi il numero delle vittime ha raggiunto a fine marzo quota 150.000, secondo le stime dell'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. Secondo la stessa organizzazione, almeno un terzo delle vittime sarebbe composto da civili. Sia le forze governative che i diversi gruppi di opposizione sono stati accusati di crimini contro l’umanità, crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani. Diverse organizzazioni per i diritti umani e più recentemente la Commissione Internazionale Indipendente di Inchiesta sulla Repubblica Araba Siriana hanno raccolto testimonianze e prove delle violazioni sistematiche che avvengono quotidianamente nel paese. La detenzione arbitraria di adulti e bambini, l’uso della tortura e della violenza sessuale nei confronti di uomini e donne sono spesso utilizzati come strumenti di ritorsione. Diversi gruppi armati hanno reclutato e continuano a reclutare minori nelle loro fila. La sparizione forzata è ampiamente documentata 3 così come le esecuzioni arbitrarie e i massacri di civili considerati ostili, spesso anche in base all’appartenenza etnica o religiosa4. Nel corso dei combattimenti si continuano ad utilizzare armi non convenzionali che colpiscono indiscriminatamente i civili. I bombardamenti con barili esplosivi di vaste aree densamente popolate (ad esempio la parte orientale di Aleppo) hanno causato un alto numero di vittime tra cui molti bambini, producendo inoltre spostamenti di massa5. Diverse zone residenziali hanno subito attacchi con armi chimiche. Durante l’assedio di città e quartieri, i cecchini hanno deliberatamente sparato sui civili che si avventuravano nelle strade in cerca di viveri. Il personale sanitario continua a subire attacchi durante le operazioni di soccorso, così come i feriti, soprattutto se uomini. Diversi gruppi hanno anche fatto ricorso a veri e propri atti di terrore come l’utilizzo di autobombe e di attacchi suicidi contro obiettivi civili. In queste condizioni milioni di Siriani hanno abbandonato le proprie case spostandosi verso altre zone del paese o dirigendosi verso i paesi circostanti. Attualmente 6,5 milioni di siriani hanno lasciato le loro case e vivono da sfollati all'interno del paese. Alcuni campi sono stati predisposti in varie zone del paese per accogliere gli sfollati. A inizio maggio, quasi 3 milioni di siriani erano stati registrati come rifugiati da UNHCR in Giordania, Libano, Turchia, Iraq ed Egitto6. 2. Gli ostacoli all’aiuto umanitario in Siria Nonostante il precipitare della situazione, l’accesso alle popolazioni colpite all’interno del paese resta estremamente limitato. 1 Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, organizzazione siriana con sede a Londra che fin dall’inizio del conflitto ha cercato di tenere la conta delle vittime. Altre organizzazioni hanno proposto cifre diverse, tendenzialmente più basse. Le Nazioni Unite hanno smesso di conteggiare il numero di vittime del conflitto siriano a gennaio, a causa dell’impossibilità di verificare direttamente le informazioni ricevute a riguardo. 2 L’espressione è stata utilizzata da Ben Parker, capo del Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) da Marzo 2012 a Febbraio 2013 in un articolo apparso su Humanitarian Exchange N. 59 Novembre 2013. 3 IIICSAR, “Without a trace: enforced disappearances in Syria”, Dicembre 2014. 4 IIICSAR, Oral Update, 18 Marzo 2014. 5 http://www.hrw.org/news/2014/03/24/syria-unlawful-air-attacksterrorize-aleppo; http://www.almonitor.com/pulse/originals/2014/02/barrel-bombing-syria-alepporebels-regime-war.html consultato il 15/5/2014. 6 UNHCR, http://data.unhcr.org/syrianrefugees/regional.php, consultato il 26/5/2014. 2 www.unponteper.it [DOSSIER - ACCESSO UMANITARIO E CRISI SIRIANA] Il regime cerca di mantenere il controllo sulle azioni umanitarie nel paese limitando di fatto il numero di organizzazioni umanitarie presenti. Qualsiasi iniziativa spontanea in supporto alle vittime da parte di cittadini siriani è stata repressa, portando al costituirsi di reti di aiuto clandestine nelle aree sotto il controllo del regime7. Le organizzazioni internazionali che operano nel paese sono soggette a una serie di restrizioni che ostacolano il loro accesso al paese. Le organizzazion umanitarie autorizzate sono costrette a richiedere permessi attraverso complicate procedure per poter raggiungere determinate aeree ed i permessi vengono negati8. Alle ONG Internazionali presenti in Siria è stato anche vietato di operare in collaborazione con le ONG siriane. Il numero ridotto9 di organizzazioni umanitarie nel paese è in parte il risultato di questo insieme di limitazioni. Esse ostacolano altresì, il coordinamento tra i diversi attori umanitari, finendo per pregiudicare la riuscita delle operazioni di aiuto. Il Governo Siriano continua ad opporsi al passaggio degli aiuti umanitari attraverso i passaggi frontialieri dei paesi vicini10, in particolare attraverso il confine con la Turchia, dove gran parte dei passaggi sono in mano a gruppi dell’opposizione11. Nonostante gli appelli degli operatori umanitari e delle Nazioni Unite affinché i passaggi transfrontalieri della Siria con i paesi limitrofi vengano aperti per permettere il passaggio degli aiuti umanitari, a inizio maggio quasi tutti i passaggi in mano all’opposizione e al regime restavano chiusi12. Questa situazione ha fatto sì che secondo alcune stime, nel 2014 circa l’80% degli aiuti provenienti dalle Nazioni Unite siano confluiti nelle aree controllate dal regime13. Attualmente, i convogli delle Nazioni Unite sono costretti a partire da Damasco dovendo spesso attraversare varie Dalia Abdelwahid, “‘You got the stuff?’: humanitarian activist networks in Syria”, Humanitarian Exchange, Number 59, November 2013. 8 Il Governo Siriano riconosce una certa autorità e indipendenza solamente alla Mezzaluna Rossa Siriana (SARC), alla quale è stato attribuito un ruolo di coordinamento dell’azione umanitaria nel paese. 9 A marzo, le ONG Internazionali autorizzate in Siria erano 18 e 77 le ONG locali ma secondo le Nazioni Unite “il numero di organizzazioni approvate nei governatorati più colpiti resta limitato” (Report of the Secretary-General on the implementation of Security Council resolution 2139 (2014), 24 Marzo 2014, p.9). 10 http://www.unocha.org/top-stories/all-stories/syria-authorities-continueundermine-aid-efforts-says-ocha%E2%80%99s-john-ging 11 Il recente attacco aereo a un convoglio dell’organizzazione turca Insani Yardim Vakfi (Humanitarian Relief Foundation) da parte del regime nel nord del paese, sembra aver voluto ribadire la posizione di Damasco. Solo eccezionalmente a marzo, il Governo Siriano ha accettato un accordo con il governo turco per l’apertura del passaggio di Nusaybin ad un convoglio umanitario diretto ad Hasakeh. 12 OCHA, Syrian Arab Republic: Border crossing points, 29 Aprile 2014. 7 13 http://www.nytimes.com/2014/05/18/world/middleeast/un-seekingmore-ways-to-distribute-aid-in-syria.html consultato il 28/5/2014 linee di conflitto e checkpoint prima di giungere a destinazione. Il 22 febbraio 2014 il Consiglio di Sicurezza ha approvato la Risoluzione 2139 nella quale ha chiesto alle parti in conflitto di porre fine agli attacchi contro la popolazione civile e di facilitare la consegna degli aiuti umanitari in tutte le zone del paese. Tuttavia, la situazione non ha conosciuto miglioramenti significativi14 in termini di accesso alle aree precedentemente bloccate. Alcune ONG internazionali e locali sono comunque riuscite negli ultimi mesi a consegnare aiuti di vario genere nel nord del paese, in particolare nei campi 15 predisposti per accogliere gli sfollati interni, ma l’assistenza fornita finora non raggiunge nemmeno lontanamente le necessità della popolazione civile siriana. La frammentarietà del conflitto in Siria ostacola la mobilità interna degli operatori umanitari, costringendoli a difficili attraversamenti delle linee di conflitto. Il coinvolgimento nel conflitto di una molteplicità di gruppi armati,ha portato alla frammentazione del territorio siriano. La stessa opposizione è divisa in una miriade di gruppi (fino a 1200 secondo una stima della Defense Intelligence Agency Americana16) che controllano diverse aree del paese senza un vero e proprio meccanismo di coordinamento nazionale. Questa situazione ha contribuito ad ostacolare l’emergere di un sistema di aiuti alternativo a quello coordinato dal regime17 e di fatto l’arrivo di assistenza ed aiuti umanitari nelle zone controllate dall’opposizione. Con l’ingresso nel paese di gruppi estremisti con una propria agenda regionale, come lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, ai combattimenti tra l'opposizione e il regime si sono aggiunti gli scontri tra i diversi gruppi armati dell'opposizione con visioni ideologiche diverse. Il conflitto si è così cristallizzato a livello locale, mentre continua allo stesso tempo a venire alimentato dagli aiuti forniti da una serie di attori statali e non, che vedono nel loro coinvolgimento nel conflitto siriano una via per perseguire i propri interessi regionali. 14 Implementation of Security Council resolution 2139 (2014), Report of the Secretary-General, 23 Aprile 2014. 15 SNAP, Relief Actors in Syria, Dicembre 2013. 16 https://www.ctc.usma.edu/posts/the-non-state-militant-landscape-insyria consultato il 13/5/2014. 17 Su iniziativa di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, nel dicembre del 2012, l’Unità di Coordinamento dell’Assistenza (Assistance Coordination Unit, ACU) è stata istituita a Gaziantep, in Turchia, dalla Coalizione Nazionale Siriana come unità di coordinamento delle operazioni umanitarie in Siria. L’ACU ha ricevuto donazioni per almeno 47 milioni di dollari. Tuttavia diversi membri del personale dell’ACU hanno accusato l’organizzazione di mancanza di trasparenza e di una gestione “caotica” degli aiuti, che avrebbe portato a sprechi e inefficienze. Cfr. http://www.bbc.com/news/world-middle-east-25639615 3 www.unponteper.it [DOSSIER - ACCESSO UMANITARIO E CRISI SIRIANA] In questo contesto gli operatori umanitari sono spesso costretti a negoziare tregue a livello locale per poter intervenire, senza tuttavia alcuna garanzia di successo 18. Inoltre, la natura urbana del conflitto che vede opporsi diversi gruppi all’interno della stessa città o quartiere, con combattimenti casa per casa e l’ampio utilizzo di cecchini, rende particolarmente rischioso il contesto nel quale gli operatori umanitari si trovano ad operare. Gli attacchi ai convogli umanitari e al personale medico e umanitario19 sono all’ordine del giorno, in particolare nelle zone sotto assedio o più difficili da raggiungere. Il numero delle vittime tra gli operatori umanitari continua a crescere e numerosi sono stati i rapimenti a scopo di estorsione anche se si è scelto un generale silenzio stampa su questi episodi. L’utilizzo degli ospedali a fini militari ostacola l’accesso dei civili alle strutture sanitarie20. I medicinali (in particolare a scopo chirurgico) continuano a venire rimossi dai convogli inviati dalle Nazioni Unite destinate alle aree in mano ai gruppi dell’opposizione 21. La risposta umanitaria è ancora sotto finanziata. A inizio maggio solo il 20% dei 2.276.149.354 $ richiesti per il Piano di Assistenza Umanitaria per la Siria (SHARP) era stato finanziato. Anche il Piano Regionale di Risposta per la Siria (RRP), volto a far fronte ai bisogni dei rifugiati siriani e delle comunità che li accolgono in Turchia, Libano, Giordania, Iraq e Egitto, era finanziato solo al 24%22 (circa 1 miliardo di dollari dei 4 miliardi richiesti). 3. Ampliare l’accesso umanitario alla popolazione siriana Nonostante i continui sforzi da parte non solo delle Nazioni Unite ma anche di organizzazioni internazionali e della diaspora siriana così come di semplici cittadini, a maggio 2014 circa 3,5 milioni di siriani erano stati raggiunti solo sporadicamente dagli aiuti umanitari. Altre 241.000 persone restavano intrappolate in città e quartieri 18 Implementation of Security Council resolution 2139 (2014), Report of the Secretary-General, 23 Aprile 2014. Lo stesso rapporto evidenzia come la mancanza di terze parti che possano monitorare le tregue negoziate a livello locale, sia probabilmente uno dei fattori che rende più incerta la loro reale attuazione. 19 L’attacco agli operatori umanitari o ai beni che trasportano costituisce un crimine di guerra secondo lo Statuto di Roma , se questi operatori non fanno parte delle ostilità e l’attacco avviene in connessione con un conflitto interno o internazionale. 20 Report of the Secretary-General on the implementation of Security Council resolution 2139 (2014), 24 Marzo 2014, p.10. 21 Implementation of Security Council resolution 2139 (2014), Report of the Secretary-General, 23 Aprile 2014. sotto assedio da parte sia delle forze del regime che dell’opposizione. Raggiungere questa popolazione e garantirne l’accesso ai beni di prima necessità fa parte delle responsabilità della comunità internazionale e deve essere considerato prioritario. Le operazioni di aiuto transfrontaliere (le cosiddette cross-border) potrebbero portare a un sostanziale ampliamento dell’accesso umanitario alla popolazione siriana. La stessa Risoluzione 2139 ha richiesto a tutte le parti coinvolte di garantire l’accesso delle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite alla popolazione siriana, anche attraverso operazioni transfrontaliere23. Secondo recenti stime, tra le 500.000 e i 2,5 milioni di persone potrebbero essere raggiunte nel nord del paese grazie all’utilizzo di ciascuno dei passaggi di frontiera sul confine turco 24. Le Nazioni Unite hanno identificato almeno quatrro passaggi, due sul confine turco, uno sul confine giordano e uno sul confine iracheno25 che se utilizzati, permetterebbero di ampliare significativamente l’accesso alla popolazione colpita. Gli stati confinanti hanno in limitate occasioni permesso che convogli umanitari organizzati dalle Nazioni Unite e da ONG internazionali, transitassero dai propri territori verso la Siria26, mostrando una disponibilità in questo senso. Il Governo Siriano continua invece a vietare le operazioni umanitarie transfrontaliere, in particolare attraverso il confine turco, affermando di agire conformemente al diritto internazionale umanitario che richiede il consenso dello stato nel cui territorio le operazioni umanitarie vengono portate a termine. Tuttavia secondo il diritto internazionale umanitario il rifiuto dello stato coinvolto non può essere arbitrario e deve fondarsi su validi principi. Ogni operazione umanitaria deve rispettare la sovranità degli stati coinvolti; in caso di conflitto militare interno, le azioni umanitarie devono essere approvate dallo Stato coinvolto e di fatto, anche dai gruppi armati che ne controllano il territorio. Per operazioni umanitarie 23 Risoluzione 2139 (2014), punto 6. SNAP, Potential cross-border assistance from Turkey to Syria, April 2014. 24 25 Report of the Secretary-General on the implementation of Security Council resolution 2139 (2014), 22 Maggio 2014, , p.7. 26 A partire da novembre 2013 il Governo Siriano ha accettato l’ingresso nel paese di alcuni convogli umanitari delle Nazioni Unite ma solo tramite i passaggi sotto il controllo del regime in Giordania e Libano. Diverse organizzazioni inviano aiuti attraverso il confine turco verso il nord del paese. 4 [DOSSIER - ACCESSO UMANITARIO E CRISI SIRIANA] www.unponteper.it transfrontaliere, il consenso degli stati confinanti nei quali le operazioni sono organizzate è anche richiesto. Tuttavia lo stato ricettore (o i gruppi armati che di fatto ne controllano il territorio) non può rifiutare il consenso per ragioni arbitrarie27. Se la natura dell’operazione è puramente umanitaria e volta a raggiungere la popolazione civile, il rifiuto è da considerarsi arbitrario28. In quest’ottica, le operazioni transfrontaliere sono state appoggiate il 29 aprile 2014, da 35 esperti internazionali di diritto umanitario in una lettera alle Nazioni Unite, nella quale le invitavano a procedere alla consegna degli aiuti umanitari attraverso i passaggi frontalieri anche senza l’autorizzazione del regime in quanto tale iniziativa non avrebbe violato il diritto internazionale 29. Nel suo ultimo rapporto sull’applicazione della Risoluzione 2139, il Segretario Generale ha sottolineato come il rifiuto del governo Siriano di permettere operazioni umanitarie transfrontaliere costituisca una violazione della risoluzione stessa. In alcuni casi, il diniego di accesso umanitario può costituire una vera e propria violazione del diritto internazionale. L’art. 14 del secondo Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 1949 prevede che “è vietato, come metodo di guerra, far soffrire la fame alle persone civili”. Negare l’accesso a popolazioni che se non raggiunte potrebbero soffrire la fame rappresenta una violazione di questa norma. In questo caso, il diniego di accesso degli aiuti umanitari può essere considerato un crimine di guerra. Secondo l’art.7 dello Statuto il “sottoporre intenzionalmente le persone a condizioni di vita dirette a cagionare la distruzione di parte della popolazione, quali impedire l’accesso al vitto ed alle medicine” si configurerebbe come come un crimine di “sterminio” che è da considerarsi come un crimine contro l’umanità se commesso “nell’ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili, e con la consapevolezza dell’attacco”. Cfr. Swiss Federal Department of Foreign Affairs, “Humanitarian Access in situations of armed conflict – Handbook on the Normative Framework”, 2012. 28 Cfr. Swiss Federal Department of Foreign Affairs, “Humanitarian Access in situations of armed conflict – Handbook on the Normative Framework”, 2012. 29 http://www.theguardian.com/world/2014/apr/28/no-legal-barrier-uncross-border-syria consultato il 13/05/2014. 27 5 [DOSSIER - ACCESSO UMANITARIO E CRISI SIRIANA] www.unponteper.it Raccomandazioni 30 L’azione umanitaria deve essere accompagnata dalla consapevolezza che la soluzione alla crisi siriana deve essere politica. La comunità internazionale deve fare pressione affinché le parti facilitino l’accesso umanitario alle popolazioni colpite in ogni area del paese. Delle tregue umanitarie devono essere imposte per assicurare la consegna continua degli aiuti umanitari. Tutti i gruppi della società civile attivi in Siria che lavorano per la costruzione di tregue, dialogo e pace dal basso devono essere sostenuti nei loro sforzi (il Sirf30 propone che almeno il 30% dei fondi provenienti dai vari donatori per la crisi siriana vengano destinati al sostegno diretto delle ONG e dei gruppi della società civile) Gli Stati e/o i privati che finanziano gli aiuti devono assicurarsi che questi non vengano utilizzati per scopi militari o in maniera strumentale al mantenimento di posizioni di forza nel conflitto a discapito della popolazione. Il Governo Siriano deve ampliare l’accesso delle organizzazioni umanitarie internazionali nel paese. L’aiuto umanitario transfrontaliero è fondamentale per poter raggiungere la popolazione ed evitare l’aggravarsi della situazione umanitaria. Gli stati dovrebbero prendere posizione sostenendo un’interpretazione progressista del diritto umanitario che consideri le necessità e i diritti della popolazione civile come priorità assolute. La comunità internazionale deve moltiplicare i suoi sforzi per raccogliere i fondi necessari a finanziare le operazioni umanitarie in Siria garantendo anche una certa flessibilità dei meccanismi di supporto finanziario. Le sanzioni economiche alla Siria devono essere rivalutate considerando il loro impatto sulla popolazione civile. I confini dei paesi limitrofi devono rimanere aperti per permettere l’ingresso di coloro che cercano rifugio. L’UE deve creare un sistema di resettlement sul modello degli Stati Uniti in modo da organizzare l’accoglienza dei richiedenti asilo direttamente nei paesi limitrofi. Il semestre italiano può essere un’occasione utile per lanciare una simile iniziativa a partire dalla proposta elaborata dall’On. Manconi a riguardo. Syria INGO Regional Forum (SIRF) è il forum che raccoglie le principali Ong internazionali attive nella crisi siriana. Un ponte per… è membro fondatore e parte dell’advocacy group. [DOSSIER - ACCESSO UMANITARIO E CRISI SIRIANA] Autore: Paola Beltrami Con la collaborazione di Alice Massari e Domenico Chirico. Associazione Un ponte per… Piazza Vittorio Emanuele II 132 00185 Roma Tel 0644702906 Fax 0644703172 [email protected] www.unponteper.it c.f. 96232290583 www.unponteper.it