The Wall - giornalino Liceo Linguistico Sophie M. Scholl|thewall

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The Wall - giornalino Liceo Linguistico Sophie M. Scholl|thewall
The Wall - giornalino Liceo Linguistico Sophie M. Scholl|[email protected]
The Wall - secondo numero
secondo numero - maggio 2014|prezzo 0,50 euro
Che scuola frequenti?
Inchiesta sull’effettiva
“popolarità” del nostro liceo.
(pagina 3)
La Primavera ucraina:
riflessioni e opinioni.
(pagina 4)
Con la cultura non si mangia?
Thumb up or thumb
Cronaca di crolli e negligenze down? La classifica della
nel Paese con più siti protetti
scuola. (pagina 17)
dall’Unesco. (pagina 7)
maggio 2014 - 1
The Wall - secondo numero
Indice
Ciao ragazze e ragazzi!
Ci avreste mai creduto? Ebbene sì:
siamo tornati, più carichi che mai!
Innanzitutto ti ringraziamo per aver
comprato il giornalino scolastico,
investendo, a nostro avviso, i tuoi
spiccioli in un’ottima maniera (ma
forse siamo un po’ di parte...).
Completare questo numero è stata
una bella fatica: dovevamo
assolutamente sfatare il mito del
“primo episodio migliore del sequel”.
Speriamo di esserci riusciti: se il
primo numero di dicembre si poteva
considerare una prova, con questo
numero vogliamo consolidare una
tradizione giornalistica anche nella
nostra scuola, sperando che non si
estingua negli anni a venire. E così
eccoci ancora una volta, dopo ben sei
mesi. Ma la lunga attesa è (in parte)
giustificata: in questo numero, infatti,
troverete molte novità e un
approfondimento maggiore nei
contenuti, con più attualità,
informazione e svago.
Ringraziamo tutti coloro che hanno
partecipato al progetto durante
l’anno, scrivendoci e supportandoci,
e auguriamo a tutti una spensierata e
pazza estate (ovviamente un pensiero
va anche alle quinte, in bocca al
lupo!). Ma prima tenete duro per
questo ultimo mesetto e per l’ultimo
centinaio di verifiche che vi aspetta...
Ma non dilunghiamoci troppo e
lasciamo tirare le somme alle classi
prime, che a fine maggio si
troveranno immancabilmente di
fronte ad un tema di italiano con
traccia: “Il tuo primo anno alle
superiori si è ormai concluso, cosa ti
è piaciuto di questa esperienza, cosa
no...”. Noi, invece, vi salutiamo,
augurandovi buona lettura!
Indice
Scuola
Che scuola frequenti? Inchiesta sull’effettiva “popolarità” del
nostro liceo, pagina 3
Informazione
La primavera ucraina, riflessioni e opinioni pagina 4
Memoriale del genocidio in Ruanda pagina 6
Con la cultura non si mangia?
Cronaca di crolli e negligenze nel Paese con più siti protetti
dall’Unesco, pagina 7
Da Vinci Show: unione, creatività, espressione, pagina 8
Ricordo di un grande artista: Fabrizio De Andrè, pagina 9
Notizie dall’estero
Santiago del Cile pagina 10
San Pietroburgo pagina 11
Rubriche
“La mia vita a Garden State” e
“Venuto al mondo” pagina 12
Libri: “La Strada” di Cormac MCCarthy pagina 13
Videogiochi: “Uncharted: Drake’s fortune” pagina 14
Riciclo: “Da cartone del latte a portamonete” pagina 15
Film:
Svago
Speciale foto: “Old
times: guess who’s...?” e
“Foto da studenti in crisi” pagina 16
Thumb up or thumb down? pagina 17
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Un saluto da tutta la redazione: Alessia Santoni, Alessia Foresti, Agnese Garbari, Costanza Tenaglia, Davide Comai, Davide
D’onorio De Meo, Furio Dalla Palma, Gaetano Sciarotta, Irene Tasin, Marcello Detassis, Marika Ferrari, Michele Moser,
Miriam Zenobio, Sonia Curzel, Valentina Sessa.
Si ringrazia il professor Finessi, referente del progetto, per il prezioso aiuto, il preside Turri per la collaborazione.
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2 - maggio 2014
The Wall - secondo numero
Scuola
Che scuola frequenti?
Inchiesta sull’effettiva “popolarità” del nostro liceo
Quante volte ci è capitato di dover spiegare ai passan- Su 22 persone, alla domanda di elencare i licei di Trento,
ti, amici, conoscenti, nonni e zii l’esistenza della nostra solo 3 hanno nominato il Liceo Linguistico, dei quali
scuola?
solamente uno conosceva il nome.
Forse troppe.
Dati piuttosto desolanti, ma con le lingue va un po’
Ecco perché noi poveri ragazzi del terzo piano, nonché meglio: secondo gli intervistati, le lingue che studiamo
parte della redazione del giornalino, abbiamo provato, sono l’inglese, il tedesco, lo spagnolo, il francese, il russo
stanchi di dover rispondere alla solita domanda, a dare e il cinese, con corsi di arabo il pomeriggio. Sei persone
una (microscopica, minimale, minuscosu 22 erano a conoscenza dello studio
la) svolta alla nostra triste sorte, al fine
del cinese, 9 del russo, mentre le altre
“Che scuola frequenti?”
di farci conoscere e spiegare che esistia“Il Sophie Scholl”
lingue sono state nominate più di fre“Cosa??”
mo raccontando di Sophie Scholl, la noquente.
“Il Linguistico!”
stra bandiera, e, a nostra volta, racconLe persone intervistate che conoscono
“Ah,
ma
Rosmini
o
Da
Vinci?”
tandoci.
una lingua straniera sono ben 19:
Un sabato mattina dopo scuola (sì, noi
prevedibilmente, la maggior parte parla
dell’ex Da Vinci facciamo il sabato) abbiamo avuto la inglese (più un simpatico signore che afferma di saper
bizzarra idea di imbatterci nella popolazione trentina bestemmiare in tedesco).
attraverso un’inchiesta incentrata non solo sulla cono- Sempre nell’ambito delle lingue straniere, tutte le perscenza dei licei di Trento, ma soprattutto sul nostro li- sone intervistate convengono sull’importanza dell'apceo e sulle nostre materie di indirizzo.
prendimento delle lingue, sottolineando quanto l'espeSparsi per la città, colloquiando con l’anziana signora rienza all’estero sia necessaria ma senza dimenticare
che ci saluta con un nobilissimo “C’mon baby” o il po- che prima di mettere in pratica le proprie conoscenze
liglotta che oltre a definire il Galilei come “liceo più fico è importante lo studio a scuola, con un professore predella città” è pure certo che una lingua studiata nel parato e capace.
nostro liceo sia l’indiano, abbiamo potuto appurare una Purtroppo, invece, solamente 5 persone sulle 22 internotevole mancata informazione e conoscenza della vistate conoscono Sophie Scholl.
nostra scuola, non solo del nome, ma in generale di Noi un passo lo abbiamo fatto e, pur non essendo statutte le opportunità che offre.
to un successo, sono sicura che, anche se solamente
Delusi ma sorridenti ne abbiamo raccontato la storia, per una piccola percentuale della popolazione, ci siaseppur breve, e a molti (troppi) abbiamo presentato la mo fatti conoscere, e adesso sei o speriamo sette perfigura di Sophie Scholl, illustrandone l’importanza.
sone in più sanno chi siamo.
Qui di seguito avrete modo di divertirvi, deprimervi e Ora però sta anche a voi, se veramente vi interessa,
soprattutto aprire gli occhi su questa triste eppur di- farvi avanti e promuovere la nostra scuola per costruirci,
vertente realtà leggendo le risposte. Buona lettura!
passo dopo passo, una storia e soprattutto una vera
identità. Siamo noi i primi figli del nostro liceo e noi,
più di tutti i ragazzi a venire possiamo realizzarci davvero. Riflettiamoci e diamoci da fare!
maggio 2014 - 3
The Wall - secondo numero
Informazione
La Primavera ucraina, riflessioni e opinioni
Kiev, 21 novembre 2013 – Viktor
Janukovic, l’allora presidente
dell’Ucraina, dopo un vociferato incontro segreto con Vladimir Putin, annuncia che la Rada (il Parlamento) ha bocciato tutte e sei le proposte di legge per
liberare l’ex premier in carcere Yulia
Tymoshenko. Cadono così i presupposti per l’accordo di associazione con
l’Unione Europea e le piazze della capitale si popolano di migliaia di manifestanti. Nel giro di pochi giorni negli
scontri tra polizia antisommossa e protestanti sono morte un centinaio di
persone, altre novecento sono state
ferite più o meno gravemente. Le proteste si sono protratte per mesi fino a
febbraio, quando, il 22 del mese
Janukovic fa perdere le sue tracce e il
giorno successivo Oleksandr Turcinov
viene eletto presidente ad interim.
L’obiettivo delle folle scese in piazza
sembra raggiunto: il presidente corrotto e filorusso è destituito, la costituzione è restaurata, la rivoluzione sembra
aver vinto, ma a nessuno è ben chiaro
chi e cosa abbia vinto.
La gente scesa in strada è molto eterogenea e l’hashtag #euromaidan, che
marchia la rivoluzione sul social
network ormai simbolo delle rivolte del
secolo digitalizzato, dice troppo poco
del motivo che ha spinto il popolo
ucraino a impugnare le redini del suo
futuro. A Kiev coloro che si sono mobilitati sono radicali e moderati,
europeisti e nazionalisti, simpatizzanti
e oppositori di Tymoshenko, ma, prima
Manifestanti filoeuropei a Kiev
4 - maggio 2014
di tutto, sono cittadini con una grossa
– ormai insostenibile – sfiducia nelle
istituzioni politiche. Ci si guardi bene dal
convincersi che Kiev voglia entrare nella
costellazione europea per un astratto
sentimento di appartenenza astrale al
Vecchio Continente (che neppure noi
effettivamente abbiamo), come si affanna a ripetere la casta intellettuale,
fautrice di un romanticismo lontano
dalla realtà effettiva delle cose: le persone osannano l’Unione perché nell’Unione non vedono l’Europa, bensì la
democrazia, la libertà e lo stato di diritto. Volgere il proprio sguardo a Mosca significa per loro ricadere in un passato che ha deluso e le cui ferite fresche dolgono ancora. La “piazza europea” (traduzione letterale di
Euromaidan) ha visto combattere
l’Ucraina contro un regime di corruzione, per un futuro di fiducia nell’avvenire. Ma la protesta non ha vestito solo
le stelle dorate su campo blu. Come è
ormai a tutti noto in Crimea l’Unione
Europea non suscitava analoghi sentimenti patriottici, inesistenti anche nei
confronti dell’Ucraina, misconosciuta
come patria. Anche qui non bisogna
fare di tutta l’erba un fascio, ma per non
confonderci le idee tra filorussi e
filoeuropeisti, facciamo un passo indietro.
La Crimea è quella penisola ch’è più
un’isola che altro, appendice
dell’Ucraina, abbracciata dal mar Nero
e dal mar d’Azov. Più della metà dei due
milioni di abitanti: il 60%, ovvero 1,45
milioni di persone secondo Limes) è
russofona, mezzo milione sembra essere ucraino (24%) mentre 245 mila
sono tatari (un buon 10%). Per ultimi,
ma non per importanza, vengono le
etnie bielorussa, armena e ebraica. Chi
sono i tatari? Un’etnia che parla idiomi
di origine turca e che vive in questa regione da ormai più di tre secoli. Altra
loro caratteristica importante per continuare a seguire la fitta trama della
questione Ucraina è la loro religione:
musulmana sunnita, il che aggiunge
un’altra nazione dietro al telaio, la Turchia.
Prima del crollo dell’Unione Sovietica
la Crimea non lamentava un’economia
in declino, tutt'altro: possedeva un certo numero di industrie attive (soprattutto per la marina militare nel porto
di Sebastopoli), ottimi risultati nel settore primario, in fatto di viticoltura e
frutticultura, oltre a vantare il migliore
servizio di case di riposo dell’intera
Unione. Dopo il 1991 l’intero impianto
economico è andato scemando, per
l’incuria di Kiev, la sua tendenza a convertire la zona in turistica e il suo
decennale impegno a ridurne il peso
politico. Ad oggi in Crimea il lavoro si
trova solo stagionalmente, quando la
maggiore città, Sebastopoli, s’affolla di
turisti e sono in molti a scegliere di dormire in giardino – segnala Aleksandr
Konopljanikov, giornalista nato in
Crimea – pur di affittare qualche stanza in quel periodo.
Essendo questa la situazione a grosse
linee, non sorprende che la maggior
parte della Crimea nel referendum di
marzo abbia votato favorevolmente
all’annessione alla Russia. Si è trattato
di un controverso Euromaidan al contrario e anche qui è facile ingannarsi. Il
23 febbraio venticinquemila persone
sono scese in piazza a Sebastopoli con
mire di natura non troppo distante da
quella delle masse di Kiev. Si tratta di
persone – europeisti o filorussi che siano – che hanno alzato la voce cercando maggior potere decisionale e migliori prospettive di vita. Ma come non la
totalità dei protestanti a Kiev era uni-
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Informazione
forme nella sua opinione e posizione,
allo stesso modo a Sebastopoli e in
Crimea non sono tutti russofoni o non
tutti volevano l’annessione russa. Tra
quelli che hanno votato contro o si sono
esentati dal voto, troviamo in maggioranza i tatari, coloro che in misura maggiore ancora aspettano un risarcimento per la deportazione staliniana del ’44
che uccise (secondo alcune stime di
attivisti tatari) più di 100.000 persone
e quindi guardano in cagnesco anche
alle vaghe promesse di Putin che parla
loro di “più diritti”. Sono stati loro a sfilare con un proponimento filoucraino,
ma a poco è servito.
A poco è servito tutto, tutto quanto. E’
amaro ammetterlo, ma Clemens von
Metternich ispirò il Congresso di Vienna
accompagnandosi con una frase che mi
ha sempre colpito «Gli abusi del potere generano le rivoluzioni; le rivoluzioni sono peggio di qualsiasi abuso. La
prima frase va detta ai sovrani, la seconda ai popoli.» Io non sono d’accordo con questa affermazione, ma può
dare l’idea di ciò che, ancora una volta,
sta accadendo. Poco è importato che
la gente abbia sacrificato o rischiato la
vita, poco importa che ci sia stata una
coraggiosa maturazione di consapevolezza sociale e collettiva nei confronti
di un regime, l’unione delle forze nel
perseguimento dell’ideale del bene comune, l’agognata ricerca della democrazia, dello stato di diritto, del riconoscimento delle proprie necessità e dei
propri diritti. La partita si è giocata lontano dalle piazze di Kiev o dal porto di
Sebastopoli, la partita si è giocata nei
salotti dei governi internazionali. La
Federazione Russa, gli Stati Uniti d’America e l’Unione Europea, sono stati i
principali giocatori di una partita in cui
ciascuno ha seguito le proprie regole.
Quali siano state queste regole, quali
siano stati gli obiettivi e gli scopi delle
potenze, è stato l’oggetto del lavoro di
tanti, tantissimi analisti e politologi negli ultimi mesi. Le versioni tante e tutte
ugualmente valide.
La Russia ha agito per le insormontabili
mire imperialiste ed egemoniche del
suo presidente Putin – per alcuni – le
stesse che l’avrebbero visto tanto preso dalle Olimpiadi Invernali e che gli
permettono, con fare di un vero e proprio zar, di tenere e muovere a proprio
piacimento le fila della politica interna
ed estera russa. Il motivo specifico che
abbia spinto Vladimir a “riprendersi” la
Crimea, spacciandolo per un antico diritto di proprietà, potrebbe essere – a
seconda delle opinioni – un ennesimo
astuto deterrente putiniano, destinato
a distogliere, ancora una volta al pari
delle Olimpiadi di Soci, l’attenzione della popolazione russa dalla situazione in
cui versa il Paese. A chi crede che la
Crimea non valga la candela è stato risposto semplicemente che quella russa è una presa di posizione letta male
dall’Occidente. La Russia ormai da tempo non vedrebbe più nell’Europa e negli Stati Uniti un nemico o un rivale di
vecchia data, non lo teme minimamente, anzi, e agirebbe solo e unicamente
nel proprio interesse – di potere, prestigio o economico ch’esso sia. Ma è
chiaro che la Russia non è corsa in soccorso dei suoi connazionali in Crimea
perché li ha visti in difficoltà e non ha
potuto tollerarlo: non un soldato russo si è affacciato in Turkmenistan per il
venti percento di russofoni sotto regime.
Gli Stati Uniti, invece, sono i soliti
bambinoni capitalisti e viziati che si
ciucciano il pollice verde, ma “verde
dollari”. Quando ho sentito Obama affermare che la Russia aveva violato il
diritto internazionale ho cominciato a
ridere, e poi a piangere, e poi a rotolarmi sul pavimento e tuttora, mentre ci
penso, non trattengo i singulti. La Russia ha violato il diritto internazionale,
eh? Mi esento dal dire alcunché, oltre
a ricordare che la storia ha tolto agli
USA la maschera di paladina della giustizia umana ormai da tempo. Obama
e Kerry, in particolar modo, non possono dimenticare l’invasione in Iraq e
quella in Afghanistan, per citare due recenti esempi.
L’Unione Europea? Ha perso l’ennesima sua occasione di prendere anche
solo una posizione. In balia delle onde,
si è lasciata trascinare, come sempre,
dalle correnti internazionali e non ha
saputo dire “A”. Non per questo è esentata dal mio giudizio: ha dimostrato
ancora una volta che le manca anche
solo una parvenza di unità politica. Ma
che dico! La politica è obsoleta in un
mondo dove il capitalismo finanziario
impera e ci conduce verso la deriva etico-morale. In un sistema mondiale di
questo tipo non ha senso – mio malgrado – scendere in piazza. Non si tratta più del capitalismo che genera lavoro e che nel lavoro si rigenera, ma del
capitalismo che non mira a nulla se non
al capitale e che in esso trova il suo inesorabile collasso. Non diritti, non democrazia, non lavoro, mira alle finanze
dei pochi, agli interessi dei grandi. Le
battaglie della gente poco varranno se
continueremo a sostenere un sistema
irresponsabile che decide dei destini
dei popoli a tavolino in nome di “libertà”, “tolleranza” e “democrazia”.
Miriam Zenobio, 4LB
maggio 2014 - 5
The Wall - secondo numero
Informazione
Memoriale del genocidio in Ruanda
Il genocidio del Ruanda è stato uno degli eventi più pretesto per il genocidio più rapido della storia. Foncruenti e sanguinosi nella storia del XX secolo. Di que- damentale fu l'uso della radio locale, che venne utilizsto massacro tuttavia si tende a non parlare e pochi zata per incitare azioni violente. Il Fronte Patriottico
giovani oggigiorno sono consapevoli di cosa sia real- Ruandese riuscì a mettere fine a quest'orribile stermimente successo. Questo eccidio durò solo un centina- nio solo in luglio, quando salì al potere. Ufficialmente il
io di giorni ma sterminò circa un milione di vittime, per genocidio viene considerato concluso a seguito di una
missione umanitaria voluta e intrapresa dai francesi,
lo più appartenenti alla tribù dei Tutsi.
Inizialmente il Ruanda, stato dell'Africa orientale, era sotto autorizzazione ONU. Vennero uccisi circa un milione di Tutsi, ciò significa che quell'anno
popolato da tre etnie che convivevano
senza particolari problemi: gli Hutu, i Tutsi “Questo eccidio durò solo morirono 10.000 innocenti al giorno, 400
ed i Twa. Il popolo degli Hutu era il più un centinaio di giorni ma ogni ora e 7 ogni minuto. Oggi i sopravvissuti di quest'etnia sono circa 300.000,
numeroso (84%), in seguito per ordine di
sterminò circa un milione di
di questi la gran parte sono donne e bamgrandezza vi erano i Tutsi (15%) ed i Twa
(1%), una piccolissima minoranza. Questi vittime, per lo più apparte- bini. Questa minoranza ne soffre
tre gruppi etnici non erano inizialmente nenti alla tribù dei Tutsi.” ancor'oggi, molte di quelle donne sono vedove, molte di loro sono state stuprate durigidi ed era possibile passare da un gruppo razziale all'altro senza particolari problematiche. rante quei fatidici tre mesi ed ora alcune sono
Unica differenza tra loro era il livello di benessere, i Tutsi sieropositive, tantissimi tra i bambini sono orfani.
infatti godevano di una ricchezza maggiore rispetto alle È a loro che penso in occasione della ventesima comaltre due etnie. Esasperati dallo sfruttamento colonia- memorazione di questo genocidio, e trovo importante
le belga, i Tutsi iniziarono a chiedere l'indipendenza, sensibilizzare in minima parte tutti noi studenti dell'isticosì a partire dagli anni '50 i Belgi appoggiarono gli Hutu tuto Sophie Scholl. Nel novembre 1994 venne istituito
anziché i Tutsi. Nel 1933 il governo del Ruanda istituì dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il Tribuun censimento in cui tutti i Ruandesi dovevano dichia- nale penale internazionale per il Rwanda, con sede in
rare a quale tribù appartenessero. Il 6 aprile 1994 ebbe Tanzania, ma quest'ultimo ha saputo condannare solaluogo un attentato contro l'aereo del presidente mente una ventina di responsabili. È una triste concluHabyarimana da parte di alcuni estremisti del suo stes- sione per un massacro che non può rendere giustizia a
so partito. Egli morì e questa tragedia venne usata come tutte le vittime di questo genocidio, per questo motivo
è ancora più importante da parte nostra ricordarle.
Carlotta Libardi, 5C
La mappa illustra la posizione geografica del Ruanda,
Stato di piccole dimensioni nel cuore dell’Africa.
6 - maggio 2014
“Wall of Names”, memoriale alle vittime del genocidio
situato a Kigali, capitale del Ruanda.
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Con la cultura non si mangia?
Cronaca di crolli e negligenze nel Paese con più siti protetti dall’Unesco
Che l’Italia sia un Paese con un Innanzitutto, è sorprendente
patrimonio culturale e artistico pensare che la maggior parte di
vasto, variegato e di inestimabile questi crolli di muri (a volte
valore è di certo un fatto risaputo addirittura di interi edifici) è causata
ed è, per noi italiani, motivo di vanto dalle piogge e da altri fenomeni
da sempre.
climatici, ai quali
Il problema sorge
si potrebbe far
“Fattori determinanti di
quando questo tesoro questa nostra identità italia- fronte
con
non viene tutelato e na sono la lingua e la cultura, basilari lavori di
valorizzato come ogni il patrimonio storico-artistico manutenzione
istituzione orgogliosa e e storico-naturale: bisognereb- preventiva
e
be
non
dimenticarsene
mai”.
ragionevole farebbe,
u n ’e f f i c i e n t e
Giorgio Napolitano,
ma viene addirittura
installazione di
Presidente della Repubblica
abbandonato
al
canali di scolo.
proprio destino, non
Soluzioni che
solo senza essere sfruttato, ma sembrano banali, ma che
addirittura lasciato crollare e evidentemente fino ad ora sono
degradare. È lampante, ad esempio, state adottate solo in parte o non
il riferimento agli scavi archeologici sono state adottate affatto. Eppure
di Pompei, dei cui crolli si sente i soldi non mancano: la
spesso parlare.
commissione UE ha approvato lo
Ricordo che Pompei fu una ricca stanziamento di 105 milioni di euro
città commerciale fondata dagli Osci (una combinazione di contributi UE
intorno al VII secolo a.C., diventata e nazionali) da utilizzare entro il
celebre per l’eruzione del Vesuvio 2015 per i lavori di restauro, ma fino
del 79 d.C. che inghiottì l’intera città ad ora solo un terzo dei fondi sono
sotto uno spesso strato di cenere e stati utilizzati.
lapilli. Fu così che rimase Il problema, quindi, è ancora una
addormentata sotto terra fino ai volta la burocrazia, la sua lentezza
primi scavi archeologici, avviati nel tipicamente italiana e l’inefficacia
diciottesimo secolo. Sono evidenti delle gare d’appalto: le ditte che
le difficoltà riscontrare una volta perdono fanno ricorso, rallentando
dissotterrata la città dopo quasi ulteriormente l’inizio dei lavori, e
1700 anni di oscurità e per questo, quelle vincenti spesso si
ragionevolmente, alla fine del aggiudicano i lavori per il prezzo
secolo scorso si preferì focalizzarsi stracciato che presentano, a
sulla ristrutturazione degli edifici già discapito della qualità e del numero
scavati, piuttosto che continuare di interventi che vengono realizzati
incessantemente a far venire alla effettivamente. E così rischiamo di
luce nuovi reperti. Ma allora, perché perdere i fondi stanziati dalla
negli ultimi anni abbiamo sentito comunità europea e con essi la
parlare così spesso di crolli di possibilità di fare tornare Pompei al
considerevole portata, a partire da suo splendore originale, o
quello della Casa dei Gladiatori del quantomeno di non perdere lo
2010 fino ai più recenti, scavo archeologico, di questo passo
numerosissimi e avvenuti tutti nel destinato a scomparire. Ma si tratta
marzo di quest’anno?
anche di riscattare l’immagine dello
Stato Italiano tramite la
valorizzazione del territorio e della
cultura, di far fiorire l’economia
grazie al turismo.
Per quanto importante, Pompei non
è tuttavia l’unico esempio di
negligenza nella manutenzione e
nella salvaguardia di beni pubblici.
Possiamo spostarci poco più a nord,
infatti, per poterne avere un altro
amaro assaggio: la Reggia di
Caserta, capolavoro barocco
dell’architetto Vanvitelli.
La reggia, in stato di degrado da
anni, è ora tornata sotto i riflettori
(almeno per un breve periodo) in
seguito alla particolare installazione
voluta dal sindaco Pio Del Gaudio:
per qualche settimana davanti al
monumentale
ingresso
ha
campeggiato un altrettanto
monumentale corno rosso, ovvero
la scultura d’arte moderna "Good
Luck, Caserta" dell'artista Lello
Esposito. Subito sono partite le
critiche e le perplessità, più che
legittime viste le dimensioni e il
costo dell’opera (70.000 euro), alle
quali il sindaco ha fatto fronte
affermando: “Era una provocazione
e ha funzionato, tutti si sono accorti
che la Reggia è un 'grande malato'.”
In effetti, il sindaco di Caserta non
ha tutti i torti; è da anni ormai che
la reggia soffre: sale e aree del parco
inaccessibili
per
l’assente
manutenzione, crolli, erbacce e
misteriose automobili parcheggiate
all’interno dell’edificio. La Reggia di
Caserta attira ancora migliaia di
turisti, ma il numero è destinato a
calare inesorabilmente per i
problemi strutturali e gestionali del
complesso architettonico. Eppure
nel 2012 ha avuto incassi pari a 1,8
milioni di euro, a riprova del fatto
che tutelare la bellezza artistica di
maggio 2014 - 7
The Wall - secondo numero
Informazione
uno Stato non è solo un dovere
morale, ma un’ottima occasione di
guadagno e una ventata d’aria
fresca per l’economia locale.
Gli esempi che potrei elencare sono
ancora molti, sparsi in tutta Italia e
più o meno noti, e ciò dimostra che
è proprio la mentalità che sta alla
base di queste grandi negligenze il
male peggiore.
L’ex-ministro Tremonti dichiarava
quattro anni fa “Con la cultura non
si mangia” e –sorprendentementelo ripete oggi anche Obama ai
giovani del Wisconsin (ma subito
dopo si scusa per la gaffe). Ma siamo
sicuri che sia veramente così?
Certamente no. E lo dimostrano le
interminabili file davanti ai musei e
la folla di simpatici turisti giapponesi
a Venezia, ma anche tutte le
persone impiegate nel settore
dell’arte e della cultura, che offre
svariati posti di lavoro, da quelli che
richiedono meno competenze a
quelli più specializzati.
Dobbiamo entrare nell’ottica che la
cultura non è né un lusso né un
vuoto a perdere, ma una risorsa su
cui investire. Da un investimento
corretto e ragionato deriva un
ritorno garantito, perché il turismo,
internazionale o locale che sia, non
morirà mai e il patrimonio culturale
e artistico italiano deve essere
finalmente considerato una delle
possibili risposte alla crisi
economica e occupazionale.
Alessia Santoni, 4LA
8 - maggio 2014
Da
Vinci
Show
unione, creatività, espressione
Il “Da Vinci Show” è uno spettacolo ormai tradizionale, che tutti gli
anni viene proposto dagli studenti del liceo vicino al nostro, come
conclusione d’anno. All’interno di un gran pentolone formato da
concerti di band del liceo, e di sketch più o meno divertenti proposti
dai rappresentanti d’istituto, troviamo un musical. Proprio su questo
mi vorrei soffermare.
È un progetto che vede coinvolti studenti di tutte le classi del liceo
“Da Vinci”, suddivisi nei gruppi di coro, strumenti, ballo e teatro. Da
due anni, è stato allargato anche a chi del nostro liceo ne volesse far
parte. A mio avviso è un’esperienza molto costruttiva, considerando
ciò che si impara creando uno spettacolo, e tutta la gente che si può
conoscere. Nonostante io capisca che, essendo quasi a fine anno, entro
settembre ve ne sarete dimenticati, vi chiederei di prenderlo in
considerazione l’anno prossimo come opportunità per fare qualcosa
di diverso.
Dunque, vi vorrei invitare a venire a vedere il musical di quest’anno,
dal titolo “We want you”: il 5 maggio al teatro Cuminetti, il 9 maggio
al Da Vinci.
In questo spettacolo non ci si limita a prendere un testo più o meno
leggero, e a copiarlo dal punto di vista canoro e recitativo. Il musical è
interamenete costruito dagli studenti, che si sono trovati ad affrontare
un tema impegnativo come quello della guerra. Che questo non
scoraggi però, lo spettacolo è stato scritto da vostri coetanei e non è
un elenco di date e fatti. Possiamo definirla la nostra visione della
guerra e ciò che ne possiamo capire. Per una volta sono i nostri occhi
e il nostro pensiero a venire fuori, anche attraverso l’utilizzo di testi,
monologhi, canzoni e poesie.
Detto questo, vi invito caldamente a vedere lo spettacolo, di cui a
breve saranno comunicati gli orari e confermate date e location!
Sonia Curzel, 4LA
The Wall - secondo numero
Cultura
Ricordo di un grande artista
Quindici anni fa, esattamente l’11 gennaio 1999, moriva
uno dei più grandi cantautori italiani degli ultimi decenni.
Il suo nome, Fabrizio De Andrè. Malato da tempo, si è
spento all’età di 58 anni, stroncato da un tumore. Tutti
lo ricordano per le sue canzoni stupende e piene di parole
forti, ma che sicuramente sono entrate dentro nel cuore
di ognuno e credo che si debba aspettare molti anni
prima che qualcuno se ne dimentichi.
Fabrizio De Andrè
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Nato a Genova il 18 febbraio 1940,
“Si sa che la gente dà buoni consigli
Fabrizio De Andrè è figlio di genitosentendosi come Gesù nel tempio,
Fabrizio, da sempre timoroso di apri borghesi ma fin da adolescente
si sa che la gente dà buoni consigli
mostra segni di insofferenza verso se non può più dare cattivo esempio.” parire su un palco, effettua il suo pri(Bocca di Rosa, "Volume I", 1967)
mo tour, all’età di 35 anni. Nel ’77 diquell’ambiente che (pure) molto
venta padre per la seconda volta di
spesso frequentava. Dopo essersi
diplomato al liceo classico, decide di iscriversi all’uni- una bambina, avuta dalla seconda moglie, la cantante
versità senza mai trovare però la strada giusta: passa Dori Ghezzi. Nell’anno successivo pubblica “Rimini”. Il
da Medicina a Lettere e infine a Giurisprudenza, ma 28 agosto del 1979 viene sequestrato assieme alla nuonon arriva mai alla laurea. Questo perché, allo studio va compagna nella sua azienda agricola a L’Agnata, Sardei codici del diritto penale, ha sempre preferito degna. Restano prigionieri per quattro mesi; con il temanteporre altre letture, scegliendo libri classici della po poi, il cantautore trova la forza di perdonare i suoi
letteratura francese e russa, passando poi ai pensatori sequestratori, dedicando inoltre a quella drammatica
anarchici come Bakukin, Malatesta e Stirner. Fin da gio- vicenda la cruda “Hotel Sopramonte”. Nel 1984 esce, a
vane inoltre, mostra uno spiccato interesse verso la mio avviso, forse la canzone più bella da lui scritta:
musica; con la sua prima chitarra comincia a racconta- “Creuza de ma”, tra l’altro anche titolo di un album che
re le sue storie e i suoi personaggi sono tutt’altro che passerà alla storia. Le emozioni che mi trasmette sono
convenzionali. Tratta storie di emarginati, perdenti, pro- davvero intense, tanto che quasi non riesco a descristitute, drogati, ma De Andrè riesce in un certo senso a verle. E’ un po’ come viaggiare con la fantasia! In qual“nobilitarli”, mentre non risparmia del sarcasmo a sbirri, che modo mi rilassa e mi fa sognare ad occhi aperti.
politici, giudici e preti. La sua prima occasione profes- Anche se il tempo è passato, rimane ancora forte e vivo
sionale arriva con il 45 giri “Nuvole barocche”, inciso il ricordo di questo grande artista, lui che ha cambiato,
nel ’58; ma il pezzo passa inosservato. Intanto, alla gio- in parte, le vite di molti con i suoi componimenti. Vorrei
vane età di 22 anni Fabrizio sposa Enrica Rignon e a 23 ricordarlo così, in modo semplice e umile: ciao grande
diventa padre di Cristiano (reduce tra l’altro da Sanremo poeta e grazie ancora per la tua musica. Sei riuscito a
dove si è classificato al settimo posto). Il brano che gli entrare nel cuore della gente, ci hai fatto emozionare
cambia per sempre la vita è “La canzone di Marinella”, con le tue parole. Un artista che bisogna imitare,
che diventa fin da subito una delle hit del momento. soprattutto sotto il profilo umano: grazie di tutto
Insieme a questa De Andrè comincia poi a incassare un davvero, col cuore.
successo dietro l’altro; da ricordare anche le celebri
Marcello Detassis, 4LA
canzoni “La guerra di Piero”, “Il pescatore”, “Il testamento”, “La ballata dell’eroe” e “Il gorilla”. Nel 1975
maggio 2014 - 9
The Wall - secondo numero
Notizie dall’estero
Santiago
del Cile
Settembre-dicembre 2013
ACCOGLIENZA “PRECIOSA”
E “COMIDA DELICIOSA”
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
“¿Amiga, querí?”
Queste sono le parole con cui mi
hanno accolta delle compagne di
ginnastica, quando due mesi fa sono
arrivata a Santiago del Cile. Fin da
subito ho capito che non avrei
potuto rifiutare nessun cibo mi
fosse offerto, perché l’accettarlo
aiuta ad avvicinarsi alla cultura del
popolo. Grazie al cielo non sono
schizzinosa e vado matta proprio
per tutte le cose da mangiare, ma
qui sono capitata alla grande, visto
che si consumano alimenti che in
Italia sono solo di importazione.
Non potrei piú fare a meno della
“palta”, l’avocado, visto che me ne
divoro di media tre al giorno; per
non parlare delle “sopaipillas”,
deliziose pastelle di zucca che
vengono fritte; il “queque”, un dolce
di cioccolato; il “pastel de choclo”,
una lasagna di mais dolce che é
squisita; e il “mote con huesillos”,
un dessert incredibilmente “riiiico”.
LE FAMIGLIE OSPITANTI
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
“¿Vamos?”
Ho trascorso un mese di tempo in
una famiglia ed ora sono dallo
stesso tempo nella seconda, come
previsto prima della partenza.
L’accoglienza da parte di entrambe
è stata straordinaria: nella
settimana della nazionalitá cilena, la
“semana del 18 de septiembre”, mi
hanno portata per mari e monti, nel
10 - maggio 2014
vero senso della parola. Ho toccato
l’acqua dell’Oceano Pacifico, così
come la cima del “cerro Manqueue”,
dal quale si vedeva tutta la
metropoli. Recentemente ho
visitato il Sud del Cile, ho visto i
vulcani e migliaia di fiere
dell’artigianato mapuche. A
proposito di “Mapuches”, in casa ne
abbiamo una: la “nana”, così la
chiamano.
LA NANA ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
“¡¿Mira, este se hace hervir,
después le poní lo que querai y
listo, cachai?”
Quasi tutte le famiglie che se lo
possono permettere dispongono di
una “nana”, l’impiegata di servizio
che tiene in ordine tutta la casa,
lavora dalla mattina alla sera, stira,
alle volte cucina e tiene i bambini.
La nostra è speciale: è mapuche. I
Mapuches sono gli abitanti originari
del Cile. Conosce metodi di cura
naturali e si dá moltissimo da fare.
È particolarmente divertente
perché mi insegna delle parole nella
sua lingua, mentre io le racconto
dell’Italia e dell’Europa, visto che
non ci è mai stata in prima persona
e non ha la più pallida idea di come
sia. Tutti quelli che non ci sono mai
stati, si sorprendono quando
racconto loro che in Europa il
trasporto pubblico ha degli orari
ben definiti che si possono
addirittura consultare su internet.
LA SCUOLA ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
“¿Amiga, como te llamai?”
Il secondo giorno di scuola tutto il
piano sapeva già come mi chiamo,
mentre io conoscevo appena il
nome di alcuni compagni della
stessa sezione. Qui la scuola finisce
quasi sempre alle cinque e per
questo ci sono tre ricreazioni, nelle
quali si scende in cortile, al “patio”,
e alla fine tutti si conoscono, almeno
di vista. I compagni mi aiutano con
lo spagnolo che sto apprendendo in
fretta. A molte lezioni posso già
partecipare
attivamente
e
commentare con i compagni quello
di cui si parla. Nonostante tutti i
professori della scuola Italiana di
Santiago del Cile parlino
fluentemente italiano, si impegnano
a rivolgermi sempre la parola in
spagnolo, e io faccio lo stesso,
perché è così che ci si migliora:
buttandosi.
Tessa, 3D
The Wall - secondo numero
Notizie dall’estero
San
Pietroburgo
Kinovorstellungen oder Diskos
organisiert. Aus dieser Zeit habe ich
noch viele Andenken, vor allem
Armbänder, von den Kids gemalte
Bilder und viele Photos.
Das Wetter hatte sich
An einem warmen
von seiner besten Seite
Sommermorgen
des
Nora ha affrontato
letzten Jahres befand ich un’avventura di due mesi gezeigt (ja, in Russland
mich um 5 Uhr im Sektor vivendo nell’incantevole ist es nicht immer
„Arrivals“ des Flughafen
città russa grazie a una kalt!).
Leicht verschnupft saß
von Sankt Petersburg. Ich
associazione tedesca.
war etwas aufgeregt, Da qui l’articolo in tedesco, ich dann auch am
Abschiedslagerfeuer,
doch vom Flughafen
per i più temerari!
an
dem
Kinder,
wurde ich pünklich von
Betreuer
und
Englischlehrer
Maria abgeholt. Am Anfang hatte ich
keine Probleme mit der Sprache, denn untereinander Erinnerungszettel
wir unterhielten uns wunderbar auf austauschten. Ich muß gestehen, daß
die Nase nicht nur wegen des
Englisch.
Schnupfens
schniefte... und auch der
Maria begleitete mich persönlich zur
Bushaltestelle, wo ich einen Bus bewegende Abschied an der
bestieg, der mich in einen Kindercamp Bushaltestelle am darauffolgenden Tag
brachte, in dem ich für 3 Wochen um entlockte mir ein paar Tränen, denn ich
etwa 20 Kindern kümmern musste, hatte eine sehr schöne Zeit mit den
einem kleinem Ort, etwa 100 km von Kindern une den Betreuern.
Zurück aus dem Camp, hat mich in
St. Petersburg entfernt.
Ich lernte ich meine Kollegen kennen, Sankt Petersburg erneut Maria
alle waren sehr nett und haben mir erwartet und mich meiner Gastmutter
gleich am ersten Tag erklärt wass ich vorgestellt. Sie hat mich dann zu ihrer
zu machen hatte. Meine Kids waren kleinen Wohnung in einem der typisch
vom Anfang an sehr über meine russischen Hochhäuser außerhalb St.
Ignoranz der russischen Sprache Petersburger gebracht, in der wir in den
verwundert, und versuchten mit mir nächsten 5 Wochen zu viert wohnen
English zu sprechen und mir einige sollten. Sankt Petersburg ist eine
russische Vokabeln beizubringen. Im wunderschöne Stadt, mit vielen
Laufe des Tages wurde Sport getrieben, interessanten Ecken, Parks, Kanälen,
im Pool geschwommen, Armbänder riesiegen Gebäuden, Kirchen und
Legenden. Mehre Nachmittage
geflochten und Perlenketten
verbrachte ich in Museen, um die dort
gemacht.
ausgestellten Meisterwerke zu
Am Abend wurden noch
bewundern.
Nach meinen Stadtbesichtigungen fing
das Wetter an kühl zu werden,
deutliches Zeichen dass der September
und damit der Schulanfang näher
rückten. Meine Schwester begleitete
mich am 1. September zum ersten
Schultag, jede von uns in eleganten
Kleidern und mit Blumen für die
Klassenlehrerin. Die Schule ist in
Russland ganz anders als in Italien, aber
ich habe mich schnell daran gewöhnt vor allem an die vielen Pausen. Die
Klassenkameraden, die sehr offen auf
mich zugegangen sind, haben es mir
leicht gemacht. Sie alle hatten keine
Probleme damit, mich in ihrer Klasse
aufzunehmen, wenn auch nur für eine
kurze Zeit. Wenn ich daran denke,
bewundere ich immer noch die
Freundlichkeit die die Menschen mir
gezeigt haben. Ich gebe zu, daß ich nicht
viel vom Unterricht verstanden habe,
aber nach einem halben Monat in der
Gastfamilie begann ich langsam zu
begreifen,
was
meine
Familienmitglieder mir sagen wollten.
Mein Aufenthalt in einer der schönsten
Städte
Russlands
hat
dem
Russischunterricht in meiner Schule
mehr Sinn gegeben und mich sum
Lernen motiviert. Sicher war es nicht
das letzte Mal, daß ich nach St.
Petersburg reise und das verdanke ich
der Organisation der meinen
Aufenthalt möglich gemacht hat,
meiner Gastfamilie und allen, die ich
bei meinem Aufenthalt getroffen und
die mich unterstützt haben.
Nora Zaninelli 4LA
maggio 2014 - 11
The Wall - secondo numero
Rubrica film
La mia vita a
Garden State
(Zach Braff, 2004)
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Il film racconta la storia di Andrew Largeman, ragazzo
ventiseienne malato di apatia, che, in seguito alla morte
di sua madre, torna al paese natale per il funerale. Qui
rincontra i vecchi amici del liceo e fa amicizia con
Samantha (Natalie Portman), amicizia che ben presto
si tramuterà in amore. Insieme ai suoi amici,
intraprenderà un viaggio che lo porterà alla scoperta
di se stesso.
Un film fantastico per la sceneggiatura e per
l’interpretazione, che spicca per l’originalità del
soggetto che coniuga romanticismo e comicità.
Consigliato a tutti quelli che amano rilassarsi e sorridere
davanti ad un buon film.
Ivan Bonmassar
Venuto al mondo
(Sergio Castellitto, 2012)
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“Venuto al mondo” è la storia di una madre che
combatte la sua impossibilità di diventarlo. Margaret
Mazzantini nel libro, e successivamente il marito
Castellitto nel film, raccontano una storia amara,
appassionante e struggente. Ambientato quasi
interamente in Bosnia e perlopiù a Sarajevo, racconta
dall’interno un amore meraviglioso e immenso, sullo
sfondo di una atroce guerra civile. La finzione da
romanzo è implicita, ma non guasta. Un racconto
talmente denso di significati da risultare perfetto
malgrado il suo contesto difficile da immaginare e da
accettare.
Agnese Garbari, 4LA
12 - marzo 2014
The Wall - secondo numero
Rubrica libri
La Strada
Cormac McCarthy
“La strada”: uno di quei romanzi che
o si amano – o si odiano. Certo, per
poter apprezzare e perfino amare
questo libro, bisogna trasformare la
lettura in un’esperienza, immergersi
a capofitto tra le pagine per
ritornare in superficie solo una volta
arrivati all’ultima pagina. Insomma,
“La strada” è un libro che va capito
e interpretato; ma procediamo con
ordine.
La trama. Ci troviamo in un
futuro post apocalittico non meglio
definito, in cui l’umanità è stata
decimata per cause sconosciute al
lettore e in cui la sopravvivenza è
l’unica prerogativa dei pochi
superstiti. Tale è anche la
condizione dei due protagonisti
principali: padre e figlio camminano,
vagabondando di strada in strada in
un mondo distrutto, desolato, tetro.
L’ambientazione del romanzo è così
vivida da risultare opprimente per
lo stesso lettore, che presto si
ritroverà a camminare passo dopo
passo al fianco dei due protagonisti,
stanchi, malati, denutriti e senza
alcun avere, se non con la preziosa
presenza e amore reciproci. Padre
e figlio non hanno nessun altro al
mondo se non loro stessi: insieme
dovranno proseguire per mille
stenti, alla continua ricerca di cibo
e coperte per assicurarsi la assolutamente anonimi. Nei
sopravvivenza in un mondo grigio e dialoghi essi non si chiamano mai
vuoto.
per nome e l’autore vi fa riferimento
Interessante come bisogni primari con i generici – e a mio avviso
e per noi scontati, come il nutrirsi e estremamente
azzeccati
il dormire, si trasformino in questo appellativi “l’uomo” e “il bambino”.
romanzo nel filo conduttore della La cosa potrà sembrarvi strana, ma
storia, l’unica necessità dei nella narrazione non risulta affatto
personaggi.
un elemento di disturbo per il
Se cercate un libro ricco di lettore.
contenuti, di vicende e di
avvenimenti, vi sconsiglio di iniziare Impressioni. Personalmente,
questo libro: nelle duecento pagine ho trovato questi “vuoti” nella
di narrazione la trama si potrebbe trama assolutamente originali e
ridurre a qualche paragrafo, piacevoli da colmare con l’intuito e
risultando ripetitiva e ridotta l’immaginazione. Hanno reso la mia
all’essenziale. La peculiarità del libro lettura più attiva e partecipe e mi
è proprio questa: l’essenzialità dei sono subito affezionata al libro: già
contenuti, che tuttavia non hanno dalle prime pagine sentivo questo
mai risvolti banali e che risultano, racconto già un po’ mio. Ma
forse proprio per la loro atipicità, guardiamo il lato opposto della
affascinanti
medaglia:
queste
e ipnotizzanti.
“Su questa strada non c’è omissioni, che tuttavia
Quest’essenzialità è una benedetta anima non
definirei
accentuata dallo stile
“mancanze”, possono
viva. Sono scomparsi tutti
elegantemente secco e
risultare fastidiose a
tranne me e si sono
conciso di McCarthy, il
chi si aspetta di leggere
quale,
mediante
una storia senza
portati via il mondo.
intensi dialoghi, non Domanda: che differenza pretese, pronta e
manca di sorprendere
confinata
nelle
c’è fra ciò che non sarà
il lettore. Con questo,
duecento pagine del
non voglio definire mai e ciò che non è mai libro. Per il resto, “La
questo
romanzo
Strada” si legge con
stato?”
insensibile e freddo,
scorrevolezza
e,
tutt’altro: i due personaggi sebbene la trama in sé non sia nulla
principali fanno commuovere sin di eclatante, risulta un’ottima
dalle prime pagine e le omissioni lettura grazie alla scrittura
volontarie dell’autore su parti impeccabile di McCarthy, che riesce
essenziali della trama (cos’ha a rendere interessanti e affascinanti
portato i due protagonisti a vivere quelle che altrimenti risulterebbero
così? Cosa è successo di così banalità.
devastante da distruggere l’intera
umanità?) permettono al lettore Il romanzo.
una
notevole
libertà
di Cormac McCarthy, La strada,
interpretazione e di immaginazione. Einaudi, Torino 2007.
A
questo
punto,
devo
assolutamente fare riferimento alla
particolarità del libro che spicca
probabilmente di più tra tutte le
Alessia Santoni, 4LA
altre: i due protagonisti sono
maggio 2014 - 13
The Wall - secondo numero
Rubrica videogiochi
Spazio Eventi
Il Gioco. “Un indizio
vecchio di 400 anni, nella
bara di Sir Francis Drake,
spinge il moderno
cacciatore di tesori
Nathan Drake alla ricerca
del favoloso tesoro di El
Dorado. La ricerca di
Nathan, bloccato su
un’isola dimenticata in
mezzo all’Oceano Pacifico,
si
trasforma
in
un’avventura mortale.
Inseguiti dai mercenari più
numerosi e meglio armati,
Nathan ed i suoi compagni
sono
costretti
a
combattere
per
sopravvivere quando
iniziano a svelare i terribili
segrete della misteriosa
isola...”.
Questo è l’inizio di una
trilogia
fantastica,
caratterizzata da ottimi
sfondi curati in ogni
piccolo dettaglio e tutti
differenziati tra loro. La
grafica non è perfetta, ma
state tranquilli: di certo,
quando giocherete, non
avrete il tempo per
fermarvi a guardare le
texture dei fiori...
Il gioco, diviso nelle
modalità platform e di
combattimento, sfrutta al
massimo le abilità del
protagonista, come il salto
in lungo, ad ostacoli e
l’arrampicata. Tali abilità
vengono adoperate anche
nei piccoli puzzle che vi
14 - maggio 2014
verranno presentati nel
gioco.
Nel corso dell’avventura si
guadagneranno dei punti
che
serviranno
a
sbloccare bonus e
ricompense di vario tipo,
come ricominciare la
partita con armi a piacere
e munizioni infinite o
cambiare il filtro alle
immagini (bianco e nero,
seppia ecc...).
Durante la nostra
esplorazione dovremmo
anche trovare, in modo
facoltativo, 60 trofei tutti
diversi tra loro e con
descrizione propria.
Spero di avervi incuriosito
su questo ottimo gioco
(esclusiva ps3) che, tra
l’altro, è reperibile a un
ottimo prezzo.
Voto:
8 e 1/2 per
l’ottima telecamera che
permette spostamenti
tranquilli in qualsiasi
ambiente e posizione, per
la varietà di ambienti,
nemici e armi. Tuttavia, il
gameplay è di quelli “visti
e rivisti” e i puzzle sono
troppo facili (questi, di
certo, sono punti a
sfavore del gioco).
Comunque, questo è un
titolo
da
avere
assolutamente nella
propria collezione!
Davide D’onorio De Meo
Cosa? Meltin Rock, la festa dei licei!
E da quest’anno, la festa si rinnova: oltre al
tradizionale torneo di calcio, sono stati aggiunti
molti stand di associazioni e organizzazioni a scopo
benefico come Emergency e ACAV (solo per citarne
alcune) che saranno presenti tutti il pomeriggio per
informare gli interessati sul loro operato e per
trasformare Meltin Rock in un vero e proprio festival.
Quando? 31 maggio 2014
Dove? Parco di Melta
Chi? I licei Scholl, Da Vinci, Galilei, Rosmini, Prati.
Ma questo è solo un assaggio di ciò che troverete il
31 maggio al parco di Melta: per maggiori
informazioni, basta cliccare “mi piace” sulla pagina
facebook.
E naturalmente, non mancate!
The Wall - secondo numero
Rubrica riciclo
Da cartone del latte a portamonete
Perché buttare via un oggetto che può essere invece riciclato per creare
qualcosa di nuovo? Spazio alla fantasia e alla manualità! Tirate fuori l’anima ecologica che c’è in voi e cominciate a guardare con occhi differenti ciò
che spesso finisce nel bidone troppo in fretta!
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Occorrente: cartone del latte pulito,
forbici, colla, spillatrice, matita,
righello.
Tagliate il fondo del cartone del
latte.
Ritagliate il lato del cartone come
nella foto, in modo che la parte
tagliata sia delle stesse dimensioni
di quella superiore.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Tagliate anche gli altri due lati del
cartone tenendo presenti le
dimensioni precedentemente
misurate.
Sollevate le due alette laterali e
aiutandovi con la forbice eliminate
l’interno del tappo in plastica.
Ripiegate verso l’interno il lato corto
e fissatelo con la colla e qualche
punto di spillatrice.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Arrivati a questo punto piegate
anche gli altri due lati in modo da
richiudere il portafoglio su se stesso.
Per chiudere il portafoglio piegate
il lato lungo e praticate un foro della
grandezza del tappo, in modo da
poterlo inserire nella sua base.
Infine tagliate ciò che avanza e
richiudete con il tappo il vostro portafoglio!
Irene Tasin, 4LA
maggio 2014 - 15
The Wall - secondo numero
Speciale foto
Old times: guess who’s...?
Recentemente, abbiamo deciso di intraprendere una “gita” nello scantinato della scuola, armati di torce e coraggio. I tesori che abbiamo scoperto sono di inestimabile valore, tra i quali queste fotografie d’epoca che ritraggono come erano qualche anno fa persone note all’interno della scuola... dei veri e propri reperti! Riuscite a indovinare chi sono, a riconoscere qualche vostro professore o bidello? Le soluzioni le trovate in fondo alla pagina
successiva, buon divertimento!
Ringraziamo i gentili professori e bidelli che hanno contribuito con le proprie fotografie.
Foto da studenti in crisi!
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Se bevi ettolitri di caffè al giorno per
rimanere sveglio, hai libri sparsi in
tutta la stanza e sulla scrivania
nemmeno uno spazio libero... beh,
sei un classico studente in crisi! Ma
non disperare, non sei solo... abbiamo, infatti, lanciato un concorso
per studenti disperati: la foto più
originale che ci è arrivata (direttamente dall’Arizona) è certamente
quella di Valentina Fiore, che ci ricorda che, nonostante le apparenze, non è estate (la foto ci è stata
inviata a febbraio). Per quanto possa essere in crisi con lo studio, noi
le invidiamo il bel tempo e auguriamo a tutti i maturandi di resistere fino alla fine, in bocca al lupo!
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
16 - maggio 2014
The Wall - secondo numero
Svago
Thumb up or thumb down?
Anche in questo numero vi proponiamo la nostra classifica “pollice su” e “pollice giù”, per sottolineare ironicamente i punti forti e deboli della nostra scuola. Naturalmente non intendiamo offendere nessuno, solo fare
un po’ di sano umorismo (che speriamo apprezziate) su alcuni episodi o fatti particolari che abbiamo notato
noi della redazione. Se non siete d’accordo o volete dire la vostra opinione, scriveteci sulla nostra pagina
facebook!
Alla prova antincendio di qualche mese fa: i fumogeni
hanno reso la scena molto più drammatica, anche
se hanno creato un po’ di confusione (“È scoppiato
un incendio durante la prova d’evacuazione? Figata!
Ma sarà vero?”).
Ai messaggi sul cellulare da parte di “info scuola”,
che arrivano durante l’orario scolastico (ma non
dovremmo avere i telefonini spenti?) e quasi in
contemporanea alle circolari cartacee (quindi, nella
maggior parte dei casi, troppo tardi...).
Al giornalino comune con gli altri licei di Trento! Eh
sì, per chi non lo sapesse, stiamo collaborando con
Prati, Galilei e Da Vinci (ma stiamo cercando di
reclutare anche altre scuole) per raccogliere
tematiche di interesse scolastico e di noi giovani e
costruire un unico giornalino: “Voci dal corridoio”!
All’inaugurazione della nostra scuola: finalmente
dopo due anni abbiamo l’occasione di far conoscere
il nostro istituto e di sentirlo, probabilmente per la
prima volta, veramente nostro!
All’aumento dei prezzi delle macchinette: le
“Croccantelle” a 50 cent. sono inaccettabili!
Alle classi che, durante l’assemblea d’istituto di febbraio (sì, è un assemblea vecchissima ma dovevamo
sottolinearlo comunque), non sono riuscite a collaborare e a produrre insieme qualcosa di bello per l’assemblea del giorno dopo, rischiando di far saltare tutto all’aria.
Ai professori che, uscendo dalla loro classe, attentano alla nostra vita aprendo la porta di scatto e colpendoci in pieno. Tempismo perfetto!
Alle verifiche messe all’ultimo giorno di scuola prima
delle vacanze (che siano di Natale, Pasqua o estive)
mettendo a dura prova i nostri nervi e la nostra buona volontà.
Assolutamente, alla mancanza di alcuni bidoni della
raccolta differenziata in alcune classi: inutile spiegare
che, togliendo anche solamente il bidone degli imballaggi leggeri, tutta la raccolta differenziata va in fumo!
Nelle foto sono presenti (da sinistra):
prof. Miori (religione), bidello Stefano (3 piano), prof. Lona (spagnolo), prof. Ghane (storia dell’arte)
maggio 2014 - 17