Chiara Gatti su Repubblica

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Chiara Gatti su Repubblica
la Repubblica
Data
07-08-2016
Pagina
1
Foglio
1
L'ABBE
I FOTOGRAFIA
I minatori del Gottardo
nel Quarto Stato di Vela
CHIARA GATTI A PAGINA XIII
Un libro sulla storia del
monumento di Vincenzo
Vela dedicato alle vittime
del primo traforo (1882)
REALISTI
Lo scultore
ticinese
anticipò
il quadro
di Pellizza
EOTH
II bassorihevo di Vincenzo Vela
e una foto d'epoca dei minatori
II "Quarto Stato" dei minatori
che fecero l'impresa del Gottardo
CHIARA GATTI
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L'EQUIVALENTE svizzero del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo.
t Che, però, precede di vent'anni
la famosa marcia dei lavoratori
simbolo del Museo del Novecento. Le vittime del lavoro, il bassorilievo scolpito da
Vincenzo Vela (1820-1891 ) nel 1882 in ricordo dei minatori morti negli antri pesti
del traforo del San Gottardo, è uno dei primi monumenti europei dedicati alla classe
operaia e uno dei manifesti di quella denuncia sociale che, all'alba del mondo moderno, risuonava ovunque come un boato destinato a scuotere le coscienze.
Duecento operai morti nel cuore della
montagna, 400 infortunati, 8 ore di lavoro
a 30 gradi sottoterra. Gli artisti non potevano ignorare una tale tragedia. E Vela, lo
scultore ticinese che aveva sposato da ragazzo la causa risorgimentale, partecipando ai moti di Milano e scalpellando il suo
Spartaco, il gladiatore icona della lotta degli oppressi contro gli oppressori, guidò co-
Ritaglio stampa
MISEO 77 VELA (svizzera)
si la cordata di un realismo militante, fatto
di scene rubate per le strade, soggetti tratti dalle cronache. Contemporaneamente
all'inaugurazione del nuovo collegamento
transalpino (Alptransit), il Museo Vela di
Ligornetto, l'antica casa-atelier del maestro, ristrutturata in tempi recenti dall'architetto Mario Botta, dedica oggi un volume agile, della collana «Casa d'artisti. Quaderni del Museo Vincenzo Vela», a questa
opera («Le vittime del lavoro di Vincenzo
Vela, 1882. Genesi e fortuna critica di un capolavoro»). Che Vela abbozzò nel gesso, in
una lastra di dimensioni impressionanti
(3,3x2.2 metri) «senza avere avuto commissioni - confessava nella lettera a un
amico - ma con la speranza di vedere eternato nel bronzo il pensiero di una umanità
sofferente».
Il successo fu travolgente. All'Esposizione nazionale svizzera di Zurigo del 1883
raccolse lodi da tutti ; gli artisti coevi cominciarono a replicarlo: Retro Chiesa ne diede
una sua interpretazione dipinta, Cost antin
Meunier siglò altre scene ambientate nelle
cavità delle Alpi. Col tempo divenne un em-
ad
uso esclusivo
del
blema. Negli anni Trenta, una fusione postuma fu issata sul tracciato della galleria
ferroviaria del Gottardo, all'altezza della
stazione di Airolo; mentre il primo maggio
del 2008,l'allora presidente Napolitano ha
inaugurato una copia ali 'ingresso degli uffici centrali dell'Inaii di Roma. Il libro, in cento pagine illustrate di storia e retroscena,
curati dal direttore del museo Gianna Mina, racconta per tappe le vicende dell'opera e gli antecedenti che l'hanno ispirata: gli
"spaccapietre" miserabili di Courbet o, addirittura, i "pleurant", i piagnoni sulla tomba di Filippo l'Ardito a Ettgione.
Curiosità, indizi e anche documenti sul
tracciato del tunnel che bucò il massiccio a
colpi di pale e crolli improvvisi. Nel! 'opera
che il museo Vela esibisce nella sala principale, la vittima portata via in barella sotto
gli occhi dei compagni atterriti, richiama
l'immagine antica del Trasporto del Cristo
morto di Raffaello. Attualizzata per «stracciare i veli che celano le piaghe sociali», come disse Benedetto Croce parlando del Verismo del Verga. Non a caso, proprio nel
1881, uscì il primo romanzo del Ciclo dei
Vinti, I Malavoglia.
destinatario, non riproducibile.