22 settembre. - Sergio Lepri

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22 settembre. - Sergio Lepri
22 settembre.
La principessa Mafalda di Savoia, secondogenita del re Vittorio Emanuele
e moglie di Filippo d’Assia, sospettato di avere complottato contro
Hitler, è arrestata a Roma dalle “SS” e deportata a Buchenwald, dove
morirà
Sono le 11 e una distinta signora sui quarant’anni, vestita di nero,
entra nell’ambasciata di Germania. E’ Mafalda di Savoia, principessa, la
secondogenita del re Vittorio Emanuele (1). L’ha invitata il colonnello
delle “SS” Herbet Kappler, che dopo l’8 settembre è il capo dei servizi
di polizia nella capitale occupata; le ha fatto sapere che il marito, il
principe Filippo d’Assia, le ha fissato per questa mattina un
appuntamento telefonico da Berlino.
La principessa Mafalda, sola, a piedi,
entra nel portone. Non è preoccupata. Non sa
che il marito è rinchiuso nel campo di
concentramento
di
Flossenburg,
perché
sospettato di aver partecipato a un complotto
di alti ufficiali contro Hitler (2); e non
immagina
che,
appena
entrata,
due
“SS”
l’afferreranno per le braccia, la faranno
salire
su
un’auto
e
poi
su
un
aereo
all’aeroporto
di
Ciampino,
destinazione
Bolzano; poi a Monaco, poi a Berlino, poi nel
campo di sterminio di Buchenwald, in Turingia,
Germania orientale; baracca numero 15.
Il dramma di Mafalda (3) è cominciato un
mese fa. Mafalda
è a Roma, nella sua
abitazione di villa Polissena, vicina a Villa
Savoia. Ha con sé i figli Otto di sei anni ed
Elisabetta di tre, mentre Enrico, un ragazzo
di sedici anni che ha subìto un intervento
chirurgico, è ospite dei nonni a villa Savoia.
Il primogenito, Maurizio, è invece a Kassel,
in Germania, arruolato a diciassette anni
nella Flak, la difesa contraerea della Wehrmacht. Il marito, principe
Filippo d’Assia (Philipp von Hesse), che ha sposato a Racconigi il 23
settembre del 1925, è in Germania, e non dà notizie da tempo.
Mafalda si illude di potersi riunire a lui, con i bambini, come
accennato nella sua ultima lettera, scritta prima degli ultimi drammatici
avvenimenti. Lei è figlia del Re d’Italia, e legatissima alla sua
famiglia di origine, ma è anche cittadina tedesca, principessa tedesca,
moglie di un ufficiale tedesco che ha aderito al nazionalsocialismo e che,
pur non avendo responsabilità politiche, è stato spesso latore di
messaggi confidenziali del Fuhrer a Mussolini.
Il 28 agosto arriva la notizia che re Boris III di Bulgaria, marito di
Giovanna, la sorella minore di Mafalda, è in punto di morte. Non si sa
nulla di più. Le due sorelle sono unite da grande affetto. Mafalda parte
subito per Sofia per essere accanto alla sorella ed ai due piccoli nipoti,
Simeone di sei anni e Maria Luisa di tre. Non si pone neppure il problema
delle complicazioni che possono nascere da un viaggio del genere in
quella particolare situazione internazionale e militare. Mafalda è figlia
del re d’Italia, è cittadina tedesca in seguito al matrimonio e,
2
nonostante il momento burrascoso, pensa evidentemente di potersi muovere
con una certa disinvoltura.
Durante il viaggio viene informata che Boris è morto, forse per
avvelenamento, lo stesso giorno 28 dopo un drammatico colloquio con
Hitler (4). Mafalda giunge a Sofia il 31 agosto: la Bulgaria è allo
sbando, la regina Giovanna e i due piccoli figli Simeone (5) e Maria
Luisa corrono gravi pericoli. Il 5 settembre si svolgono i funerali ed il
7 Mafalda riprende il treno per tornare in Italia. Alle tre del mattino
del 9 settembre, mentre il convoglio attraversa la Romania, una fermata
fuori programma la sveglia alla stazione di Sinaja. Sale sul treno le
regina madre di Romania, zia di Filippo d’Assia, che la informa che in
Italia è stato firmato l’armistizio. Che fare? A Budapest la principessa
scende dal treno e va all’ambasciata italiana chiedendo di fare arrivare
un aereo per raggiungere al più presto l’Italia. Nonostante l’impegno dei
diplomatici italiani, l’aereo è disponibile solo l’11 settembre, con
carburante appena sufficiente per raggiungere Roma. L’aereo parte diretto
a Bari, ma è costretto ad atterrare a Pescara per mancanza di carburante.
Il comandante dell’aeroporto, colonnello Raffaele Martinetti Bianchi,
informa Mafalda che il re e il governo sono a Brindisi, che i suoi tre
figli sono a Roma e che un aereo (l’ultimo, prima della temuta
occupazione tedesca) sta per decollare per la città pugliese e che su
quell’aereo vi è un posto disponibile.
Che fare? Se prendesse l’aereo, Mafalda si salverebbe. Ma ha il marito,
che aspetta tutti in Germania, ed i figli a Roma. Perché temere? E’
italiana, ma è anche tedesca. Rispetterà i suoi doveri verso la Germania,
ed è sicura che i tedeschi la rispetteranno. Per otto giorni resta in
Abruzzo, a Chieti, in attesa di un mezzo per Roma. Il 20 alla stazione di
Chieti riesce a salire sul treno per Roma e, dopo molte ore di viaggio,
interrotto più volte dagli allarmi aerei, riesce a raggiungere la
capitale, ormai in mano tedesca. Il giorno dopo, 21 settembre, avverte
l’ambasciata tedesca del suo ritorno e si reca in Vaticano a trovare i
figli, che i nonni, prima di lasciare Roma per Brindisi, hanno affidato a
monsignor Giovanni Battista Montini, il futuro Papa Paolo VI, il quale ha
addirittura ceduto la sua stanza da letto al giovane Enrico. Mafalda
rimane qualche ora con loro e la sera ritorna alla villa Polissena con la
promessa di tornare l’indomani. Non li vedrà mai più. Stamani, 22, la
chiama al telefono l’Ambasciata tedesca.
Nel campo di concentramento di Buchenwald, dove non è principessa ma
soltanto frau von Weber, col divieto di rivelare la sua identità, l’unica
attenzione che le viene riservata è quella di occupare, insieme ad un exministro socialdemocratico tedesco, una baracca ai margini del campo; di
avere lo stesso rancio delle “SS”, più abbondante e migliore rispetto a
quello degli internati.
Il 24 agosto 1944 durante un bombardamento degli alleati ad un
complesso industriale confinante con il campo di Buchenwald, la baracca
occupata dalla principessa verrà colpita. I soccorsi non saranno
solleciti e quando Mafalda viene estratta dalle macerie ha ustioni sulla
guancia e sul braccio sinistro, che è paralizzato da una ischemia. La
prima medicazione è una semplice fasciatura. Dopo quattro giorni Mafalda
è grave e i medici delle “SS” decidono di operarla. Il chirurgo esegue
una minuziosa operazione in anestesia generale, ma Mafalda è troppo
debole per sostenere l’intervento e una perdita di sangue così forte.
L'opinione del dottor Fausto Pecorari, radiologo internato a
Buchenwald, è che Mafalda sia stata intenzionalmente operata in ritardo e
con procedura, in sé impeccabile, ma assolutamente ingiustificabile, per
provocarne la morte. Il metodo delle operazioni esageratamente lunghe era
2
3
già stato applicato a Buchenwald ed eseguito sempre dalle “SS” su
personalità di cui si desiderava sbarazzarsi.
Mafalda muore alle 16 dopo poche ore dall'intervento. Il suo corpo non
sarà cremato come era la prassi ma sepolto in una fossa comune con la
scritta “n. 262 eine unbekannte frau” (donna sconosciuta).
Nell’aprile 1945 a Buchenwald arrivano le truppe americane e si ha
notizia della morte di Mafalda. Il corpo viene trovato, grazie a cinque
marinai italiani sopravvissuti al lager e che avevano riconosciuto la
principessa. Ora è inumato nel cimitero di Konberg in Taunus (Francoforte
sul Meno).
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------(1)
Vittorio Emanuele III ha sposato il 24 ottobre 1896 Elena, figlia di Nicola
Petrovic-Niegos, “gospodar” del Montenegro, di cui si proclamerà re nel 1910. Avrà cinque
figli: Jolanda nel 1901, Mafalda nel 1902, Umberto nel 1904, Giovanna nel 1907, Maria
Francesca nel 1914.
(2) Dopo la battaglia di Stalingrado (31 gennaio 1943) che vide la disfatta dell’esercito
tedesco, un gruppo di ufficiali e nobili tedeschi complottò per uccidere Hitler. Un primo
attentato fu messo a segno il 13 marzo a Monaco, ma il dittatore ne uscì indenne. Hitler
sospettò che fra i congiurati ci fosse anche il principe Filippo d’Assia, marito di
Mafalda di Savoia e nipote del Kaiser Guglielmo II; la madre di Filippo, principessa
Margarethe di Prussia, era la sorella minore dell’imperatore. Guglielmo, morto due anni
prima, aveva disposto che ai suoi funerali, svoltisi quando Hitler era al massimo della
sua popolarità, non fossero presenti simboli nazisti. Si ritiene quindi che l’arresto di
Filippo (che sarà rinchiuso nel campo di concentramento di Flossenburg ed in seguito
trasferito in quello di Dachau) e di Mafalda di Savoia aveva la scopo di colpire le due
monarchie: la tedesca perché vista come alternativa al nazismo e l’italiana perchè aveva
tradito firmando l’armistizio e fuggendo a Brindisi.
(3) Le notizie sono tratte dal discorso commemorativo tenuto a Como, il 20 aprile 2002,
dall'avvocato Franco Malnati, in occasione dell’inaugurazione del monumento eretto in
onore della principessa Mafalda di Savoia; il testo è stato pubblicato dalla Gazzetta di
Sondrio il 28 ottobre 2002.
(4) Allo scoppio della seconda guerra mondiale re Boris aveva concluso con la Germania un
accordo in base al quale la Bulgaria diveniva una base militare tedesca per le operazioni
contro la Jugoslavia e la Grecia. Nel colloquio avuto con Hitler sembra che re Boris
avesse chiesto di sganciarsi dalla Germania. Fatto avvelenare dunque da Hitler o forse da
Stalin, memore della dura reazione contro il terrorismo comunista che colpì la Bulgaria
dal 1923 al 1925? Non lo si è chiarito fino ad oggi.
(5) Simeone, che ha sei anni, è nominato re sotto la tutela di un consiglio di reggenza.
Nel 1946, quando il referendum istituzionale dichiarò decaduta la monarchia, lasciò la
Bulgaria e si trasferì in Egitto con la madre e la sorella.
----------------------------------------------------------------------------------------Con la collaborazione di Franco Arbitrio
3

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