Siamo Tutti Travestiti?

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Siamo Tutti Travestiti?
Siamo Tutti Travestiti?
IL DOPPIO CHE ALBERGA IN NOI
E IL FASCINO DELL’INDECIFRABILE.
«La vita morale dell'uomo è il materiale dell'artista, ma la moralità
dell'arte consiste nell'uso perfetto di uno strumento imperfetto.»
Oscar Wilde, dalla Prefazione de "Il ritratto di Dorian Gray"
DI GAIA SERENA SIMIONATI
Il tema del doppio è vastissimo e tocca svariate aree. Dalla
bilocazione di padre Pio alle esperienze di NTD Near to death, in
cui lo stesso Carl Gustav Jung aveva sperimentato, dopo un trauma
cranico, la sua capacità di vedersi in coma come sdoppiato. Il tema,
raccolto anche negli studi di Sigmund Freud e del suo allievo Otto
Rank che, nel 1914 scrisse "Il Doppio", mettendolo in connessione
con la morte, ha fatto sì che tale consapevolezza sia arrivata fino ad
oggi negli studi accademici, tra le ricerche di psichiatri e sessuologi,
oltre ad aver trovato spazio sia nella storia del pensiero che nel
campo della religione.
Per la prima volta l'orientalista inglese Thomas Hyde lo affronta
nella sua "Historia religionis veterum persarum" (1700) dove, nella
religione di Zoroastro e M!n", si identifica l'eterna lotta tra due
divinità, la Luce e le Tenebre, ossia il Bene e il Male. I due principi
sono coevi, indipendenti e contrapposti e dal loro esito dipende ogni
aspetto dell'esistenza e della condotta umana.
Se a livello letterario già nel "Menecmi" di Plauto i germi anche
comici dello sdoppiamento di personalità fiorivano, furono diversi
gli scrittori che lo esplorarono con enorme successo, anche in modo
serio. Dall’Ottocento in poi, esattamente nel 1886, fu l’anno in
cui col caso letterario di Robert Louis Stevenson, legittimando le
personalità multiple nel fantastico personaggio di Dr. Jeckyll e Mister
Hyde si corresse la coscienza collettiva.
E poi ancora con "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde, in
cui il personaggio e l’arte, ovvero il suo ritratto, collimavano in un
abbraccio e in una scissione fatale. "Il sosia" di Fëdor Michajlovi#
Dostoevskij o "Il Visconte Dimezzato" di Italo Calvino sono solo altri
esempi illustri.
EDWARD HOPPER, GIRLIE SHOW (LO SPOGLIARELLO), 1941, COLLEZIONE FAYEZ SAROFIM
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Il doppio (dal latino d$plus), inteso come raddoppiarsi di una
realtà, è un concetto ripreso non solo nel campo del paranormale
e della parapsicologia, ma è presente, con varie accezioni, nel
pensiero filosofico, religioso, psicologico e psicoanalitico. Ora, anche
in seguito ai recenti esempi di cronaca (come il caso Marrazzo)
che hanno riportato all’attenzione la radice più profonda di uno
smembramento di persona, ovvero il travestitismo, inteso anche
come il gioco di apporre maschere, di nascondere la vera essenza
o di crearne una nuova per insoddisfazione, vedremo come anche
nell’arte il tema sia di attualità e interesse.
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EL ANATSUI, ALTRO ARTISTA AFRICANO DEL GHANA, TRAVESTE IL MONDO DI BELLEZZA E LO RICOPRE CON
ESSA. EGLI CREA UNA DOPPIA VISIONE CON LE SUE ECLATANTI GENIALI OPERE: ENORMI ARAZZI FATTI DI
SCARTI E RIFIUTI DI LATTINE RACCOLTI OVUNQUE DA DECENNI, TALI DA APPARIRE CANGIANTI LUMINOSI PEZZI
DI TESSUTO, FINO ALLO SCOPRIRNE UNA SOLIDITÀ TUTTA MATERICA, UNA IMPENETRABILITÀ DI ALLUMINIO.
DOPPIAMENTE INTELLIGENTE, EGLI FA LAVORARE BAMBINI AFRICANI SVILUPPANDO COSÌ NON SOLO UN
SENSO DEL SOCIALE, DELL’AIUTO E SOLIDARIETÀ CHE L’AFRICA, POLMONE DEL MONDO, OLTRE CHE OMBELICO,
RICHIEDE, MA ANCHE RAFFORZANDO LE TEMATICHE ECOLOGISTE CHE SOLO OGGI STANNO AVENDO UN PESO
COSÌ FORTE PER LA SALVAGUARDIA E IL BENESSERE DEL MONDO.
DANIELE TAMAGNI, LALHANDE IN FRONT OF A PHOTO STUDIO,
2007, COURTESY OF MICHAEL HOPPEN CONTEMPORARY
La società si confronta quotidianamente con la diversità. E così fa
l’arte visiva, termometro societario par excellence. I grandi artisti,
animali con antenne lunghe chilometri, sensibilità esacerbate,
visioni e premonizioni anche di anni sui fenomeni, i drammi, le
gioie, le paure o gli avvenimenti futuri, vedono prima e oltre ciò che
accadrà e mettono letteralmente a nudo la realtà.
Uno di questi è stato indubbiamente Edward Hopper, che nella
solitudine dei suoi personaggi spesso collocava un uomo travestito
da pagliaccio o una donna completamente a suo agio, pur essendo
essa totalmente nuda e avendo un viso costruito come una maschera
perenne e sempre immutabile nonostante il passare degli anni.
NELL’INDAGINE ACUTA DELL’ASSUNZIONE E
DELLA CADUTA DELLE MASCHERE INDOSSATE
DALLA GENTE COMUNE, DA TUTTI NOI,
HOPPER È UN GRANDE.
Avvolti dal silenzio, dal mistero, dall’oblio del travestimento
immorale, i suoi personaggi sono soli con se stessi, affrontano
piccole storie di deliri quotidiani. Siano i drammi della ballerina
spogliarellista, in "Girls show" del 1941, coperta solo da un
perizoma, nuda e fasulla, per niente sensuale, quasi fuori ruolo sul
palcoscenico. O la figura della tela ispirata a Parigi, "Soir bleu" del
1914, in cui il pagliaccio convive con i borghesi altezzosi e ignari
della vita d’artista che si cela dietro ad una maschera, di sicuro meno
borghese di quella che caratterizza i loro volti reali. L’allusione alla
falsità, non di colui che la esercita per lavoro, è fin troppo chiara.
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EL ANATSUI, UNTITLED, 2009, COURTESY OF GALLERY JACK SHAINMANN (NEW YORK)
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FATHI HASSAN, NOI, 2007,
COURTESY OF FATHI HASSAN
DUANE HANSON, FLEA MARKET LADY, 1990, COURTESY
OF GALERIE EMMANUEL PERROTIN (MIAMI/PARIS)
Altro artista che controlla tale tematica del doppio è il nubiano Fathi Hassan, artista della diaspora
africana che da anni vive in Italia. Pittore, fotografo, scultore, disegnatore, performer, Hassan sorprende
per l’eclettismo, la qualità del suo lavoro e la capacità di far entrare il fruitore dentro ad un magma
composto da diverse anime sedimentate. Performer, si traveste da femmina, dando luogo, spessore e
ascolto alla bellissima e sensibile personalità femminile che lo caratterizza.
IN RELAZIONE PERENNE CON LA NATURA, CON LA VITA CHE SGORGA
DA ESSA, HASSAN NON DIMENTICA I VINCOLI PRIMORDIALI: QUELLI
CHE LO LEGANO ALL’AFRICA, AL CONTINENTE NERO, OMBELICO DEL
MONDO. LA TERRA!
Con una doppia riflessione e identità. E se già il termine Ka indicava nell'antico Egitto proprio tale idea
del doppio, essendo simbolizzato nei geroglifici egiziani con due braccia che stavano ad indicare sia
l'abbraccio che la protezione, Hassan trasla tale cultura e la fa propria anche nelle tele. Rappresentando
contenitori, simboli di memoria e sogni legati ad uno splendido passato, i lavori di Fathi si dipanano tutti
sul doppio, su un’identità sia femminile che maschile, e conseguono una ricerca spirituale che va ben
oltre l’estetica. In un viaggio di spessore ed esperimento anche verso le profondità, gli abissi dell’Africa e
le sue sofferenze, Hassan conduce il fruitore prima di tutto dentro se stesso. Ad affrontarsi. A ricercare.
Strati geologici antichi, uniti ad atmosfere simboliche, a gesti primordiali arcaici, i lavori conducono alla
deità personale. Quella forse dell’unità, che è, ahimè, prerogativa solo divina.
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