Curso de: “OPERADOR DEL SISTEMA PRODUCTIVO

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Curso de: “OPERADOR DEL SISTEMA PRODUCTIVO
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Progetto Formativo per Italiani residenti all’Estero
CORSO PER OPERATORE DEI SISTEMI PRODUTTIVI AGROALIMENTARI CON METODO BIOLOGICO
(Decreto Legislativo n. 112 del 31.03.1998 art. 142 lett. h / D.D. N° 129/V/2002 del 15.07.2002)
Circoscrizione Consolare di Cordoba – Argentina.
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Curso de:
“OPERADOR DEL SISTEMA PRODUCTIVO
AGROALIMENTARIO
CON MÉTODO BIOLÓGICO”
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MÓDULO 3:
TÉCNICAS DE GESTIÓN AGRARIA ECOCOMPATIBLE
HORTICULTURA
Circoscrizione Consolare di Cordoba
– Argentina –
ANNO 2003
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Se agradece por la colaboración:
CÓRDOBA : COM. IT. ES. VILLA MARÍA : Obispado – Municipalidad - Club Argentino de Servicios - CAS –
RÍO IV: Obispado - Soc. Italiana de Socorro Mutuo “Porta Pia”– Granja SIQUEM –
SAN FRANCISCO: Municipalidad -- Asos. Italo-Argentina Mutualista XX de Septiembre –
- Restaurante Terra Nostra -COLONIA CAROYA: Centro Friulano -ARROYO CABRAL: Coop. Agrícola Ganadera Arroyo Cabral –
- Instituto Secundario Priv. Orientación Agro-Alimentar “San José”
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AGROS ARGENTINA ENTE DE CONTROL Y CERTIFICACION DE PRODUCTOS ORGANICOS S.R.L.
Av. Corrientes 1250 – 3B – Ciudad Autónoma de Buenos Aires – Argentina
Tel. / Fax + 11 49413949 – E-mail : [email protected]
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Progetto Formativo per Italiani residenti all’Estero
CORSO PER OPERATORE DEI SISTEMI PRODUTTIVI AGROALIMENTARI CON METODO BIOLOGICO
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-File: lucidi gestione infestanti orticole bio orizzontali
L’azione diretta delle lavorazioni si esplica sulla vegetazione infestante mediante:
•
•
•
estirpamento
interramento
esposizione al sole
Il successo competitivo della specie coltivata è direttamente correlato con
• il ritardo nell’emergenza delle infestanti
• la limitazione nella crescita della vegetazione spontanea rispetto alla coltura.
Occorre operare con le seguenti tecniche:
•
•
•
valutare il momento più idoneo per la semina o il trapianto della coltura desiderata
lavorazioni ripetute
falsa semina associata a lavorazioni superficiali o al pirodiserbo
Altri metodi che utilizzano lo stesso principio del pirodiserbo sono:
• raggi termici,
• vapore acqueo (che di solito si utilizza nella geosterilizzazione delle serre),
• microonde ,
• scariche elettriche.
Vantaggi della pacciamatura:
• diminuzione delle perdite d’acqua per evaporazione,
• effetti benefici sulla microflora e sulla struttura del terreno,
• pulizia del prodotto,
• anticipazione della raccolta.
Gestione della tempistica degli interventi
Saranno:
• le infestanti presenti,
• le condizioni del terreno
• le condizioni delle colture,
• le attrezzature disponibili,
• la redditività delle colture
• le condizioni climatiche
a consigliare la più opportuna combinazione dei mezzi da impiegare.
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POSSIBILE STRATEGIA PER IL CONTENIMENTO DELLE INFESTANTI IN ORTAGGI SU
TERRENO ARGILLOSO IN PIANURA ROMAGNOLA:
INTERVENTO
Lavorazioni invernali
Prima lavorazione
SCOPO
ridurre il numero delle possibili
infestanti
fare nascere le infestanti
Seconda lavorazione
distruggere le infestanti
Irrigazione
Pirodiserbo
favorire la nascita delle infestanti
distruggere le infestanti fino a 2
foglie vere
Distruggere le infestanti fino alle
prime due foglie cotiledonari
Seconda strigliatura
leggera
MODALITA’
ripetuti passaggi su terreni gelati con erpice a
molle
strigliatura medio/pesante, con denti da 7/8 mm, o
semplice erpicatura; profondità 4/8 cm
strigliatura leggera, con denti da 6/7 mm;
profondità 1/4 cm
solo su alcune colture di alto pregio
alternativa al pirodiserbo
FAGIOLO E FAGIOLINO
La sperimentazione in campo allargato ha fornito buoni risultati con il seguente schema di intervento:
• una accurata preparazione del letto di semina;
• una successiva irrigazione di 15-20 mm;
• una strigliatura a pieno campo sulle infestanti nate e scarsamente sviluppate (massimo 1-2 cotiledonari);
• una semina tempestiva;
• 1-2 sarchiature successive.
Se si sostituisce l’intervento di strigliatura con 1 pirodiserbo quest’ultimo dovrà essere leggermente posticipato.
CIPOLLA, AGLIO E PORRO
In assenza di irrigazione e di pioggie in presemina è vantaggioso utilizzare una “falsa semina” .
A questo punto sperimentalmente sono state individuate 2 linee di intervento ancora in fase di verifica
• si striglia ripetutamente in presemina per distruggere le malerbe in fase di emergenza (alle cotiledonari) e
poi si semina;
• si semina e poi e si applica il pirodiserbo in preemergenza prestando attenzione all’evoluzione delle
condizioni meteo.
In post emergenza si presentano nuovamente 2 possibilità:
• intervenire con 2-3 strigliature leggere con piantine dagli 8-10 cm in poi e successivamente 2-3 sarchiature
negli intrafilari;
• in alternativa 1-2 applicazioni di pirodiserbo, localizzato a lato fila, con cipolle di 12-15 cm di altezza e 4-5
foglie vere.
OMBRELLIFERE
Per la carota è specie in cui il controllo delle malerbe risulta di elevata difficoltà, è in fase di messa a punto questa
tecnica:
• accurata gestione invernale dei letti di semina,
• poi a primavera, su letti di semina particolarmente infestati e con emergenze ritardate può essere opportuno
applicare 2 interventi di pirodiserbo in pre-emergenza (nelle ultime semine ci si limiterà ad una
applicazione in pre-semina)
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•
in post emergenza si potrà intervenire con a sarchiatori a lame o, in alternativa, con frese.
PATATA
Il controllo può essere attuato attraverso
• una leggera sarchiatura,
• una rincalzatura di preemergenza, leggermente anticipata,
• un intervento di pirodiserbo di pre-emergenza ritardato il più possibile fino al limite delle primissime (1-2
%) emergenze della patata.
POMODORO
Su pomodoro trapiantato, uno schema di intervento collaudato prevede :
• una accurata preparazione del letto di semina
• trapianto e successiva irrigazione.
• una fresatura o sarchiatura localizzata
• una leggera rincalzatura su malerbe nelle prime fasi di sviluppo.
Successivamente saranno applicate diverse sarchiature a lame (2-3) nell’intrafila.
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- File: lucidi gestione infestanti orticole bio verticale
PRATICHE AGRONOMICHE CON CUI OPERARE PER CONTENERE LE INFESTANTI
“Falsa semina”
Trapianto
Solarizzazione
Pirodiserbo e simili
Sarchiatura
Pacciamatura
Durata del ciclo colturale
Strigliatura e rincalzatura
Gestione strumentale degli interventi irrigui
Gestione della tempistica degli interventi
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- File: aggiornamenti 2002 difesa biologica orticole –
DIFESA IN ORTICOLTURA BIOLOGICA (Dicembre 2001)
a cura di:Carlo Mazzocchi, Andrea Asinelli, Stefano Tellarini
STUDIO ASSOCIATO BIOLOGICO- CESENA
INDICE
Introduzione alla agricoltura biologica
Allegati II A e II B del Regolamento CEE 2092/91
Alcune indicazioni per una azienda che vuole iniziare a praticare l’agricoltura biologica
Alcuni aspetti tecnici fondamentali
Alcune note su alcuni prodotti per la difesa
NOTE SULLE STRATEGIE DI LOTTA AI PRINCIPALI GRUPPI DI AVVERSITÀ:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Erisifacee
Botriti e moniliosi
Altri funghi della parte aerea
Funghi tellurici
Virus
Batteriosi
Acari
Afidi
Lepidotteri carpofagi e nottuidi
Ditteri
Metcalfa
Animali a sangue caldo
•
•
•
•
•
Solanacee
Cucurbitacee
Composite
Brassicacee
Fragola
INTRODUZIONE ALL’ AGRICOLTURA BIOLOGICA
L’agricoltura biologica è l’agricoltura come dovrebbe essere:
• sostenibile, cioè che non consuma più energia di quanta ne produca ;
• non inquina;
• normalmente redditizia, dopo i primi anni di conversione la redditività di una azienda agricola biologica,
condotta da un agricoltore ben preparato sembra assestarsi sui livelli delle aziende leader della zona del settore
convenzionale;
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• culturalmente impegnativa, non si basa su semplici “ricette” e rapporti sintomo-medicina ma sulla
conoscenza dei meccanismi dell’agroecosistema;
• giovane, l’età media in agricoltura biologica si assesta sui 39-43 anni mentre in agricoltura convenzionale
siamo oltre i 53 anni;
• in ascesa, da circa 10 anni l’aumento medio di aziende e superfici nel settore del biologico varia tra il 25 ed il
50% ogni anno
L’ agricoltura biologica è regolata dal Reg. CEE 2092/91, ai sensi del quale le aziende che si vogliono definire
biologiche e perciò commercializzare i loro prodotti su questo specifico mercato, ed ottenere i particolari
contributi garantiti al settore dal Reg. CEE 2078/92, debbono:
1) essere sottoposte al controllo degli Organismi di Controllo del biologico autorizzati dal Ministero delle Politiche
Agricole;
2) utilizzare, per la difesa dalle malattie e per la fertilizzazione delle piante, solo i prodotti indicati dagli allegati.
Tali prodotti non consentono una resa così elevata come in agricoltura intensiva convenzionale, cioè chimica, ne
garantiscono l’efficacia della difesa da tutte le avversità: insetti, acari, nematodi, malattie fungine, malattie virali,
malattie batteriche, erbe infestanti (anche solo l’assenza di ogni prodotto erbicida e diserbante modifica
profondamente la tecnica colturale applicabile in maniera efficace): gli insetticidi sono solo per contatto e per
ingestione e gli anticrittogamici sono solo di copertura.
Inoltre l’agricoltura biologica non è solo la sostituzione di prodotti di sintesi chimica industriale con prodotti
naturali od a basso impatto ambientale ma anche e soprattutto la modificazione delle pratiche agronomiche nel
senso di massimizzare la prevenzione delle avversità.
Esaminiamo questa “conversione” alla agricoltura biologica.
Innanzitutto questa parola non ha una valenza univoca:
nel passato è stata intesa soprattutto come disintossicazione del terreno della azienda agricola che iniziava a
praticare l’ agricoltura biologica, cioè un periodo in cui i prodotti chimici usati nel passato scomparivano, si
distruggevano, si frantumavano , venivano asportati dalle acque piovane.
Ciò si credeva sino a qualche anno fa ma oggi è quasi impossibile sostenerlo alla luce delle recenti ricerche in
agroecotossicologia, per cui infatti ci sono prodotti chimici che divengono irrilevabili alle attuali analisi chimiche
nel giro di poco tempo, mentre altri prodotti come i clororganici ed i metalli pesanti ad esempio hanno una
rintracciabilità nel suolo agricolo a distanza di anni;
nella legislazione CEE, il già citato Reg. CEE 2092/91, la conversione è il periodo di tempo che intercorre tra
l’entrata nel sistema di controllo ed il momento in cui un prodotto ottenuto in quella unità produttiva può essere
commercializzato a pieno titolo come prodotto da agricoltura biologica, generalmente 2 anni per le produzioni
erbacee e tre per quelle arboree;
prima dell’entrata in vigore del regolamento della CEE in questo periodo era concesso un uso limitato di alcuni
prodotti chimici, allora ritenuti di più bassa tossicità; successivamente alla sua entrata in vigore venivano ammessi
all’uso anche in questo periodo solo gli stessi principi attivi ammessi in agricoltura biologica e nient’altro;
di fatto attualmente è semplicemente un periodo di osservazione reciproca: l’agricoltore osserva la nuova
situazione di mercato, i nuovi attacchi parassitari, i nuovi problemi e cerca nuove soluzioni con nuovo
atteggiamento, mentre i clienti consumatori ed Organismo di Controllo osservano lui cercando di valutarne
l’affidabilità;
in questo periodo dopo dodici mesi dal momento dell’entrata nel sistema di Controllo ancora per un periodo da uno
a tre anni il prodotto della azienda agricola può venire commercializzato nel mercato specializzato del biologico,
sempre accompagnato dalla dicitura “agricoltura biologica - fase di conversione”;
in prospettiva secondo l’orientamento corrente dei tecnici e delle associazioni di agricoltori biologici, c’è un
accorciamento del periodo di conversione biologica ad un anno circa, con l’annullamento però della possibilità di
commercializzazione del prodotto ottenuto in questo periodo, sul mercato specializzato della agricoltura biologica.
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In questo periodo l’agricoltore si trova ad affrontare i problemi di difesa dalle malattie e di fertilizzazione del
terreno con un arsenale estremamente ridotto: senza i “cannoni” della chimica non si tratta più di fare la guerra alle
malattie ma la guerriglia e questa guerriglia si chiama prevenzione.
ALLEGATO II A (fertilizzazione)
PRODOTTI PER LA FERTILIZZAZIONE
letame
letame essiccato e deiezioni avicole disidratate
deiezioni animali compostate, incluse la pollina ed il
letame
escrementi liquidi di animali (liquame, urina, ecc.)
rifiuti domestici trasformati in compost
torba
argille
residui di fungaie
deiezioni di vermi (Vermicompost) ed insetti
guano
miscela compostata di materiali vegetali
prodotti o sottoprodotti di origine animale di seguito
citati:
- farina di sangue, polvere di zoccoli, polvere di corna,
polvere di ossa, carbone animale, farina di pesce, farina
di carne, pennone, lana, pelli e crini, prodotti lattiero
caseari;
pellami
prodotti e sottoprodotti organici di origine vegetale
(es.: farina di panelli di semi oleosi)
alghe e prodotti a base di alghe
segatura e trucioli di legno
NOTE
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
proveniente unicamente da allevamenti estensivi
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
proveniente unicamente da allevamenti estensivi
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
proveniente unicamente da allevamenti estensivi
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
proveniente unicamente da allevamenti estensivi
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
solo rifiuti vegetali ed animali provenienti da un
sistema di raccolta selezionata all’origine
con limiti di presenza di metalli pesanti
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
nessuna presenza rilevabile d cromo esavalente
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
ottenuti con metodi fisici e biologici ma non chimici
legname non trattato chimicamente dopo
l’abbattimento
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cortecce compostate
legname non trattato chimicamente dopo
l’abbattimento
legname non trattato chimicamente dopo
l’abbattimento
cenere di legno
fosfato naturale tenero
fosfato allumino - calcico
scorie di defosforazione
livelli di cadmio limitati
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
sale grezzo di potassio (es.: kainite, silvinite)
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
solfato di potassio, che può contenente sale di magnesio Prodotto otttenuto da sle grezzo di potassio mediante
un processo di estrazione fisica s che può contenere
anche sali di magnesio.
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
carbonato di calcio di origine naturale
(es.: creta, marna, calcare macinato, litotamnio, knaerl,
creta fosfatica)
carbonato di calcio e magnesio di origine naturale
(es.: creta magnesiaca, calcare magnesiaco macinato)
solfato di magnesio (es.:kieserite)
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
unicamente di origine naturale
solfato di calcio (gesso)
unicamente di origine naturale
zolfo elementare
oligoelementi
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
cloruro di sodio
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
unicamente salgemma
farina di roccia
ALLEGATO II B (difesa)
PRODOTTI PER LA DIFESA
Azadiractina estratta da Azadirachta indica
cera d’api
gelatina
proteine idrolizzate
lecitina
oli vegetali
piretrine estratte da Chrysantemum
cinerariefolium
quassia estratta da Quassia amara
NOTE
protezione potatura
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
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rotenone estratto da Derris spp. , Longocarpus
spp. , Thephrosia spp.
microrganismi (batteri, virus e funghi): es.
Bacillus thuringensis e Virus della Granulosi
fosfato di diammonio
metaldeide
feromoni
piretroidi (solo Deltametrina e
Lambdacialotrina)
rame, nella forma di idrossido, ossicloruro,
solfato di rame (tribasico), ossido rameoso
etilene
sale di potassio di acidi grassi (sapone molle)
allume di potassio
zolfo calcico (polisolfuro di calcio)
olio di paraffina
oli minerali
sabbia di quarzo
zolfo
Ortofosfato di ferro
controllo
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo
solo prodotti non geneticamente modificati
solo in trappole
solo in trappole contenenti un repellente per speci
animali superiori; solo fino al 31/03/2006
in trappole o distributori
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo;
solo contro mosca dell’olivo o mosca mediterranea
della frutta; solo in trappole con attrattivo specifico;
solo per necessità riconosciuta dall’organismo di
controllo*
prevenzione della maturazione delle banane
solo in frutticoltura; solo fino al 31/03/2002;
necessità riconosciuta dell’Organismo di Controllo
molluschicida
CONSIDERAZIONI SU MODIFICHE MASSIMALI RAME REG. CEE 473/2002
Nell’allegato del reg. CE succitato, viene stabilito il limite fino al 31 dicembre 2005 del limite massimo di 8
kg/ha/anno fino al 31/12/2005 e dei 6 kg/ha/anno a partire dal 1/1/2006.
E’ ipotizzabile la attivazione in varie zone europee (tra cui anche alcune regioni italiane) , in deroga al paragrafo
iniziale, dell’applicazione dei massimali in maniera pluriennale fino ai 38 kg/rame/ha dal 23/03/2002 al
31/12/2006
Dal 1/1
2003
2004
2005
2006
al 31/12
2007
2008
2009
2010
l’impiego di rame non dovrà superare i
36
34
32
30
Kg/ha
Tale deroga, come sovresposto, porterà comunque ad un calo effettivo e rilevante delle quantità di rame
attualmente utilizzate.
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ALCUNE INDICAZIONI PER UNA AZIENDA CHE VUOLE INIZIARE A PRATICARE
L’AGRICOLTURA BIOLOGICA
LA COMMERCIALIZZAZIONE
Se l’agricoltore si vuole affacciare sul mercato del prodotto biologico deve:
1. scegliere un Organismo a cui affidare il controllo delle pratiche che svolge nella propria azienda (tale scelta è
opportuno farla in base ai costi, cioè è opportuno richiedere dei preventivi agli Organismi di Controllo che sono
semplicemente aziende sul mercato;
2. decidere se vendere direttamente interamente i propri prodotti ai consumatori, cosa che richiede disponibilità,
tempo, organizzazione e predisposizione
3. nel caso di aziende che per vari motivi pensino di non potere o non volere commercializzare tutto da sole è
opportuno che esse contattino cooperative di agricoltori biologici o comunque strutture commerciali attive nella
propria zona e specializzate sul biologico per avere:
• assistenza tecnica adeguata
• garanzia di collocamento del prodotto
La garanzia di collocamento del prodotto si ottiene solo dopo avere programmato le colture da fare in quantità e
periodi , elaborando queste notizie in base alle richieste di mercato.
ALCUNI ASPETTI TECNICI FONDAMENTALI
L’AMMENDAMENTO: COMPOST E SOVESCI
I due tipi di ammendamento più frequentemente praticato in agricoltura biologica sono:
• la somministrazione di compost: per letame compostato intendiamo una mescolanza di deiezioni animali e
paglia maturato in presenza di aria per un lasso di tempo sufficiente a dare, in seguito all’attacco microbico, dei
composti a catena sufficientemente lunga da formare lo scheletro di una struttura del suolo glomerulare,
composta di microcamere in cui le radici possono reperire facilmente nutrimento ed acqua;
• il sovescio: consiste nella semina di colture, soprattutto leguminose, destinate poi ad essere interrate per
migliorare il terreno; il Reg. CEE 2092/91 dice espressamente che “..la fertilità e l’attività biologica del suolo
devono essere mantenute od aumentate, nei casi appropriati , mediante .. la coltivazione di leguminose, di
concimi verdi o di vegetali aventi un apparato radicale profondo nell’ambito di un adeguato programma di
rotazione pluriennali..”
VOCAZIONE: AD OGNI SITUAZIONE LA COLTURA APPROPRIATA E AD OGNI COLTURA LA
SITUAZIONE OPPORTUNA
Ogni vegetale predilige determinate condizioni ed ogni territorio vede determinati colture privilegiati da quelle
particolari condizioni ambientali: più viene rispettata la vocazione del territorio e delle colture che si sceglie di
coltivare e più dette colture crescono in maniera sana e vigorosa con meno problemi di carattere patologico.
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Progetto Formativo per Italiani residenti all’Estero
CORSO PER OPERATORE DEI SISTEMI PRODUTTIVI AGROALIMENTARI CON METODO BIOLOGICO
(Decreto Legislativo n. 112 del 31.03.1998 art. 142 lett. h / D.D. N° 129/V/2002 del 15.07.2002)
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CONTROLLO DELLE MALERBE
Le infestanti sono un grosso problema in agricoltura biologica e la lotta a loro assorbe la maggior parte delle
energie mentali dei tecnici e degli agricoltori biologici, dato che il Reg. CEE 2092 non prevede l’utilizzo di alcun
diserbante.
Le tecniche di contenimento su cui si può più contare, in biologico, sono le seguenti:
• meccanica: utilizzando attrezzature sarchiatrici meccaniche per lo spazio fra le varie file di ortaggi
• manuale: lungo le file degli ortaggi utilizzando sarchiatori manuali di vario tipo
• pacciamature: utilizzo di materiali di vario tipo sia degradabili (carte, cartoni, ecc.) che non (plastiche come
PE, PVC, ecc.) che stesi al suolo sotto la pianta coltivata intercettano la luce impedendo la crescita delle erbe
infestanti;
• false semine: preparazione del letto di semina e successiva eliminazione delle plantule delle infestanti emergenti
tramite lavorazioni o pirodiserbo;;
• sovesci: sovesci brevi con essenze fortemente competitive nei confronti delle infestanti (es.: senape) che
soffocano le plantule di infestanti appena nate, togliendo loro la luce;
• pirodiserbo: bruciatura od allessamento delle plantule di infestanti mediante apposite attrezzature, in pre emergenza a tutta superficie , e in post - emergenza (solo Liliacee come cipolla).
BIODIVERSITÀ E LOTTA NATURALE
La scarsissima disponibilità di mezzi di difesa efficaci come i prodotti della moderna chimica di sintesi che sono
giustamente esclusi dall’allegato II B del Reg. CEE 2092/91, spinge alla prevenzione alla messa in atto di tutti i
“piccoli trucchi” della pratica agronomica antica e moderna, integrando solo alla fine con una difesa diretta.
Tra i vari mezzi quello più “moderno” è quello dell’incremento della “biodiversità” dell’ ambiente agricolo:
• siepi, boschetti e alberature
• zone incolte
• rive inerbite di fossi e canali
• zone soggette a lunghi sovesci.
Queste strutture agricole:
• ospitano la maggior parte delle specie più importanti di insetti ed acari predatori e parassiti (coleotteri, ditteri,
imenotteri, neurotteri, ecc.)
• permettono il mantenimento delle popolazioni di vertebrati selvatici
• devono essere composti di specie diverse indigene, adattate all’ambiente, rustiche
Tali strutture consentono di attuare la cosiddetta “lotta naturale”, cioè quella lotta agli insetti dannosi al campo
coltivato che si basa sulla ampliamento e sullo sfruttamento della pressione degli insetti utili.
ALCUNE NOTE SU ALCUNI PRODOTTI PER LA DIFESA
PRODOTTI NON AMMESSI DAL REGOLAMENTO
¾
¾
¾
¾
BENTONITE
PROPOLI,
SILICATO DI SODIO,
BICARBONATO DI SODIO,
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CORSO PER OPERATORE DEI SISTEMI PRODUTTIVI AGROALIMENTARI CON METODO BIOLOGICO
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¾ POLVERE DI PIETRA
¾ TERRA DIATOMACEA
Alcuni prodotti per la fertilizzazione, citati negli allegati, come le alghe, non trovano
corrispondenza nazionale nella L.748/84 e quindi sussiste un dubbio fondato sulla loro
utilizzabilità.
PIRETRO
La Direzione generale delle politiche agricole nazionali (il ministero) con circolare datata il 17 giugno ha fatto
presente che nelle piretrine estratte da Chrisanthemum cineariaefolium è ri-consentito l’aggiunta del
peperonilbutossido come coadiuvante.
NOTE SULLE SPECIFICHE DI UTILIZZO
Si ricorda di tenere distanziati di almeno 5/7 gg i trattamenti (soprattutto con dosaggi elevati) che contengono Olio
minerale ad alto dosaggio , polisolfuro di calcio ad alto dosaggio, poltiglia bordolese, per evitare il manifestarsi
di fitotossicità.
Olio minerale e prodotti a base di rame in realtà possono essere miscelati, ma solo per fare una poltiglia da
spennellare sulle ferite del legno che va ad incidere efficacemente in profondità su cancri e su gommosi.
Come eventuale alternativa più economica al sapone vegetale liquido, più pratico da utilizzare, c’è il Sapone di
Marsiglia in scaglie (300 gr/qle), che naturalmente verrà disciolto in acqua diverse ore prima di effettuare il
trattamento.
I preparati a base di Bacillus thuringensis vengono comunemente miscelati con vari altri preparati:
zucchero, sapone, bentonite, zolfo ma non con preparati rameici.
L’acidificazione dell’acqua migliora l’attività del prodotto.
Si consiglia l’utilizzo serale.
Il Rotenone svolge la propria azione, solo sugli animali a sangue freddo, sia per inalazione che per ingestione,
anche se la maggior tossicità si ha per inalazione.
L’attività dei preparati di Rotenone può essere compromessa dall’uso di acqua alcalina o di miscele con prodotti
alcalini (per acidificare l’acqua può essere impiegato l’aceto o l’acido citrico, ammessi negli allegati per la
trasformazione).
Si decompone rapidamente con l’esposizione alla luce ed all’aria, per cui l’attività può essere prolungata trattando
la sera.
La copertura è da un massimo di 5-7 gg ad un minimo di 2-3 gg nel periodo estivo o in giorni di forte intensità
luminosa.
Per aumentarne l’efficacia si può addizionare olio o sapone.
In sostituzione dell’ Olio bianco in certi periodi si può sperimentare l’olio estivo a dosi anche di 1 lt/qle, che
sembra avere un’azione di asfissia sulle uova di carpocapsa.
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Si preferiscono le Alghe concentrate disidratate piuttosto che quelle già in formulati liquidi per una miglior tenuta
del prodotto ed inoltre si preferisce intervenire in maniera frequente piuttosto che aumentare la concentrazione
della soluzione.
Alle alghe vengono riconosciute proprietà stimolanti della vegetazione e della radicazione e di un aumento
qualitativo dei raccolti attraverso l’aumento degli zuccheri e delle proteine.
Viene segnalata anche una miglior tenuta di conservazione dei frutti ed un’azione repellente nei confronti delle
cicaline, ragnetti rossi e afidi in quanto rende amaro il sapore della linfa. Aiuta, inoltre, la pianta a sopportare
meglio i danni da freddo, purché sia stato eseguito un trattamento almeno 48 ore prima della gelata.
Il pH ottimale della soluzione è compreso tra 5,5 e 6 e comunque non deve essere alcalino.
Il Propoli contiene un complesso di oli essenziali, ormoni, cere vitamine, oligoelementi ed aumenta il metabolismo
della pianta e migliora le capacità di autodifesa della pianta da funghi e batteri.
E’ importante fare più applicazioni a dosi basse. Si applica con trattamenti fogliari su tutte le colture.
E’ possibile prepararselo da soli partendo dai blocchi di propoli grezzo.
NOTE SULLE STRATEGIE DI LOTTA AI PRINCIPALI GRUPPI DI AVVERSITA’
(CONSIDERATI COME GRUPPI)
Nota: i numeri fra parentesi sono le dosi considerate in kg/q.le di acqua per una bagnatura di 10 q.li/ha)
ERISIFACEE (OIDIO O MAL BIANCO)
Gli oidi sono:
•
•
•
•
favoriti da alte umidità ambientali
sfavoriti da bagnature prolungate
propensi ad attaccare le parti in pieno accrescimento
particolarmente attivi durante i periodi caldi
I trattamenti in acqua con zolfo sembrano avere efficacia solo quando si lavora in copertura senza avere un attacco
in corso e comunque con cadenza stretta (5-7 gg), ma sono assolutamente senza alcuna efficacia curativa su
attacchi già avviati.
L’utilizzo dello zolfo in trattenenti pulverulenti sembra più comodo per la frequenza meno stretta (8-12 gg), la
capacità di penetrare anche nelle chiome più fitte e la capacità, se ripetuto più frequentemente (5 gg) di bloccare gli
attacchi
L’utilizzo di bicarbonato di sodio (0,5-1) è ammesso e usato soprattutto in prevenzione magari a dosi più
basse con trattamenti ripetuti.
Tra le pratiche agronomiche utilizzate per la prevenzioni degli attacchi ci sono
• potature verdi
• contenimento delle concimazioni azotate
• bagnatura dell’apparato fogliare
MARCIUMI DEL FRUTTO (BOTRITI, MONILIOSI, ECC.)
Alcune patologie fungine dei frutti come botriti e monilie sono:
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•
•
•
•
•
favoriti da lunghi tempi (oltre le 5-6 ore) di bagnatura dei frutti
contenuto in acqua dei frutti
spessore ridotto delle epidermidi di alcune varietà
presenza di lesioni
caratteristiche varietali (come acidità e contenuto in sostanze polifenoliche) dei frutti
I blandi effetti degli anticrittogamici (zolfo e rame) usati in agricoltura biologica, addizionati spesso di propoli
(0,05-0,1) o bentonite (0,5-1) possono essere completamente annullati da piovosità prolungate in fase di pre raccolta.
Tra le pratiche agronomiche utilizzate per la prevenzione degli attacchi ci sono
• potature verdi
• contenimento delle concimazioni azotate a pronto effetto (soprattutto sangue)
• favorire l’asciugatura del frutto
ALTRI FUNGHI DELLA PARTE AEREA (TICCHIOLATURE, PERONOSPORE, ANTRACNOSI,
ECC.)
Favoriti come i precedenti da lunghe bagnature, tuttavia questi trovano nel rame , se ben utilizzato, un nemico
efficiente.
Tuttavia occorre tenere ben presente che il rame è un prodotto di copertura e non curativo e quindi
è importante:
• l’epoca dei primi interventi
• le cadenze di ribattuta che devono tenere ben presente l’accrescimento fogliare (in periodi di forte rischio e forte
crescita, i 6-7 giorni sono il minimo)
• i coadiuvanti come propoli (0,05), sapone (0,2)
Meno importanti sono le dosi dei trattamenti successivi al primo, tanto che molte linee di ricerca esplorano le
microdosi.
Anche altri prodotti come il polisolfuro di calcio sono interessanti come alternativa quando ne verrà ammesso
l’utilizzo fuori dal periodo invernale.
FUNGHI TELLURICI (SCLEROTINIE, VERTICILLIUM, FUSARIUM, PITHIUM, ECC.)
Occorre evitare ristagni idrici prolungati all’ altezza dell’ apparato radicale alto, soprattutto se seguiti da periodi di
stress.
Curare quindi :
• sistemazioni idriche ottimali
• microstruttura ottimale del suolo
Sembrano avere un certo credito anche le linee di prevenzione basate sulla teoria dei “suoli repressivi” utilizzando
imponenti ammendamenti organici con compost o letame.
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VIRUS
I virus sono comunque presenti in ogni essere vivente, la virus esenza è solo uno stato temporaneo dei nuovi
individui e tale presenza è contenuta ad un livello non patologico dal sistema immunitario efficiente.
Non è un caso infatti che in agricoltura biologica in presenza di corrette pratiche agronomiche i danni da virosi
siano più contenuti che in una agricoltura convenzionale agronomicamente non corretta:
• stress ambientali
• stress idrici
• stress di performance
Le varietà resistenti vedono aggirate le loro difese genetiche da nuovi ceppi in un periodo variabile ma
relativamente breve (3-4 anni) per cui i biologici le utilizzano ben consci che comunque le pratiche agronomiche
sono da salvaguardare:
• pratiche di estirpazione e quarantena
• pratiche di abbassamento degli stress
BATTERIOSI
Il frequente utilizzo del rame e le altre pratiche agronomiche (basse concimazioni azotate, potature verdi, bassi
infogliamenti, varietà rustiche, ecc.) tipiche in agricoltura biologica, rendono le batteriosi un problema meno
drammatico che in convenzionale.
ACARI
Stesso discorso di minori problemi in biologico che in convenzionale vale anche per quella grande categoria di
parassiti secondari che sono gli acari.
C’è una enorme varietà di predatori che chiedono solo di non essere uccisi e lasciati in pace a svolgere quello che è
il loro lavoro, la loro missione, la loro passione: mangiare acari.
Rimane il fatto che talvolta (ma molto raramente: 1 anno su 10, 1 azienda su 10) in seguito a particolarità
ambientali, climatiche, stagionali oppure ad errori nella strategia di difesa o nelle pratiche agronomiche (spesso un
eccesso di concimazioni azotate od un errore nelle gestione di temperatura ed umidità in serra) facciano scattare
l’attacco i acari.
Estremamente importante a questo punto è la tempestività della diagnosi dato che la visibilità della manifestazione
è tardiva e spesso indica un danno già avvenuto.
A quel punto si interviene secondo la teoria della “lotta naturale” :
• rallentamento dell’attacco dei fitofagi attraverso trattamenti con oli estivi (0,5-1) o invernali (0,1-0,3)
• implementazione degli insetti utili mediante lanci diretti (soprattutto contro Tetranichidi in serra) o tecniche di
“volano biologico” mobile (cioè spostamenti di parti di pianta contenenti insetti utili già in azione su attacco di
acari.
In coltura protetta, la gestione di temperature,umidità e bagnature possono ostacolare efficacemente gli attacchi.
AFIDI
In biologico il problema degli afidi prevede soluzioni complesse.
La prima cosa a cui pensare in una azienda biologica che può avere problemi di afidi, è la costituzione di un
“volano biologico”:
- fasce inerbite, siepi;
- sovesci con crucifere e leguminose (es. favino);
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- nidi per coccinelle, per uccelli insettivori, per forficule, per imenotteri;
Il tutto per anticipare l’entrata in azione del maggior numero possibile di ausiliari, in modo che agiscano già
efficacemente su colonie non troppo diffuse e sviluppate.
Si fanno trattamenti diretti con prodotti come il rotenone (0,2), o il piretro (0,1) che vanno indirizzati alle
primissime infestazioni di fondatrici e quando gli ausiliari sono presenti in numero limitato.
Parola d’ordine: intervenire molto precocemente e salvare gli utili
Nel caso in cui vi sia in atto un’infestazione afidica e vi sia la presenza anche ridotta di insetti utili in azione (fra
l’altro è importante cominciare a riconoscerli) occorre agire con trattamenti di disturbo.
In questo modo si frena la diffusione dell’infestazione e si dà una mano agli utili ad avvantaggiarsi ed ad eliminarli.
Ricordatevi che solo gli utili possono far piazza pulita degli afidi quando c’è un’infestazione grave e le foglie sono
accartocciate.
Prodotti da utilizzare per trattamenti di disturbo e da ripetere frequentemente, anche ogni 3 gg, fino a quando
l’infestazione si frena: sapone con elevati volumi di acqua, acqua fredda, silicato di sodio, bentonite, farina di
roccia.
E’ dimostrato che un eccessivo vigore vegetativo favorisce l’esplosione delle colonie afidiche. e quindi è
importante riequilibrare le piante con:
• abbassamento delle concimazioni azotate,
• regolazione potature invernali,
• adeguate potature verdi.
LEPIDOTTERI (CARPOFAGI, NOTTUIDI, ECC.)
L’utilizzo di preparati a base di Bacillus thuringensis è di solito sufficiente a contenere il problema se ben mirato ai
picchi di popolazione, grazie ad un monitoraggio (sia da osservazione diretta che basato su trappolaggio spesso con
feromoni).
Questo se la etologia della larva del lepidottero lo consente, cioè se rimane a nutrirsi all’esterno di foglie e frutti per
un lasso di tempo sufficiente prima di riparasi (dentro al frutto o tra le foglie o nel terreno).
Secondo questa ipotesi segnaliamo scarsa efficacia su carpocapsa delle pomacee e funebrana delle susine, e sui
nottuidi su Crucifere, ed anche dubbi sul livello di efficacia rimangono su attacchi di piralide su frutta.
DITTERI (MOSCA MEDITERRANEA, MOSCA DELL’ULIVO, MOSCA DEL CILIEGIO, ECC)
I ditteri non si nutrono allo stadio larvale sulla superficie della vegetazione spesso sono presenti sulla coltura per
un brevissimo lasso di tempo per ovideporre e spesso basta un livello di danno molto basso per compromettere il
valore economico della intera produzione, vista l’impossibilità di selezionare.
Sicuramente un buon monitoraggio della situazione è importante prima di decidere di mettere in conversione un
impianto o decidere di piantare una varietà particolarmente tardiva in zona molto calda.
Il regolamento consiglia l’uso di trappole ma le esperienze nazionali ci sembrano ancora insoddisfacenti nel
complesso su colture a rischio elevato.
MACROVERTEBRATI
Istrici
Si ha notizia che in alcune aziende ha avuto efficacia:
- predisporre delle strisce rosse – bianche (tipo stradale)
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-
predisporre carta luccicante (tipo carta da uovo di Pasqua)
Capriolo, cinghiale, lepre
Occorre provare dei prodotti con odore repellente tipo: Quassio, Sangue secco, aglio, zolfo
Meglio se si riesce ad aggiungere dei prodotti adesivanti quali la bentonite, il silicato di sodio, il sapone per fare dei
pastoni da spennellare o una soluzione da spruzzare.
Le recinzioni per essere veramente efficaci devono essere molto ben preparate e mantenute:
• alte almeno 2,50 mt per i caprioli,
• interrate almeno 0,50 mt per i cinghiali
• singole , alte almeno 0,50 mt per le lepri.
Storni, gazze, corvi, passeri
- utilizzo di gridi di allarme specifici
- utilizzo all’ultimo momento di strisce luccicanti o di spaventapasseri che si muovono e scricchiolano con un
po’ di vento
- utilizzo di gabbie a cattura.
Topi, arvicole
- esche di gesso in polvere e formaggio pecorino da disporre in ambienti coperti
- lavorazioni di disturbo delle gallerie con motocoltivatore
- trappole a caduta da costruire con semplici bottiglie in PET tagliate al collo e parzialmente interrate.
LINEE GUIDA PER COLTURA
Si ricorda che tra parentesi sono indicate le dosi in kg per quintale di acqua, per una media di 10 q.li/ha di acqua, le
dosi si possono intendere come 1/10 delle dosi in kg/ha.
Date, periodi e soglie di intervento fanno riferimento alla situazione della pianura padana.
PRINCIPALI GRUPPI DI COLTURE ORTICOLE
SOLANACEE
Patata
Verticillium dahaliae
La rotazione delle colture è sicuramente la miglior prevenzione su questo tipo di fungo tellurico.
La sanità e soprattutto integrità del materiale di propagazione riducono i danni che questo patogeno può provocare
alla patata.
L’umidità e soprattutto terreni poco drenanti favoriscono l’insorgere della malattia.
Buone speranze sembra dare l’utilizzo di letame o compost in quantità elevate, circa 1.000 ql/ha, secondo la teoria
dei “Suppresive soil - terreni repressivi” che è alla base delle sperimentazioni recenti per i funghi del suolo della
fragola.
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Esistono in commercio miscele di microrganismi antagonisti dei funghi patogeni tellurici (Gliocladium virens,
Trichoderma hamatum, Streptomyces sp, Pseudomonas putrida) in grado di fornire risultati incoraggianti, tali
prodotti non sono autorizzati all’impiego in Italia.
Phytophthora infestans
La prevenzione imperniata sull’utilizzo di materiale di propagazione sano ed il successivo impianto su terreni che
non sono stati coltivati negli anni precedenti con altre solanacee, è buona pratica agronomica.
L’infestazione primaria, poco appariscente prende avvio dagli elementi di conservazione del fungo presenti sia nei
tuberi-seme sia sui residui della vegetazione precedente.
Ovviamente piante troppo vigorose, molte volte a causa delle concimazioni troppo ricche di azoto, predispongono
la coltura all’attacco di questo patogeno.
Questa patologia è sensibile per quanto riguarda i prodotti dell’allegato 2-B soprattutto al rame, e pertanto risulta
essere il prodotto più utilizzato in agricoltura biologica, inoltre possono essere utilizzati più come coformulanti che
come antiparassitari veri e propri: la propoli, la bentonite ed i sali di potassio. Data la difformità e la non
titolazione dei prodotti commerciali è impossibile fornire dosaggi precisi. Alcune indicazioni potrebbero essere le
seguenti (per 100 litri di acqua):
- prodotti a base di propoli 50-100 ml. di sol. idro-alcoolica al 20%;
- bentonite 200-400 gr.;
- sali di potassio (sapone) 200-400 gr..
L’azione del rame, qualsiasi formulato commerciale e alle dosi in etichetta, è preventiva. Dopo ogni pioggia o
rugiada o elevata umidità è necessario intervenire con un trattamento, tanto che nelle zone particolarmente umide o
piovose si eseguono trattamenti a calendario a distanza di 7-10 giorni l’uno dall’altro. I prodotti a base di rame
hanno dimostrato maggiore efficacia utilizzati prima dell’evento piovoso piuttosto che dopo, purché non venga
superata la soglia di 35-40 ml. di pioggia.
Afidi in genere Myzus persicae (Sulzer), Macrosiphum euphorbiae (Thomas), Aphis nasturtii (Kalt).,Aulacorthum
solani (Kalt.), Aphis fabae Scop.
L’afide è raramente un problema per la coltivazione della patata, infatti lo sviluppo di questi insetti avviene quando
sono presenti nell’ambiente coccinellidi o altri predatori o parassiti in grado di controllarli.
In caso forte attacco ed in assenza di insetti utili, si può ricorrere a trattamenti con piretro alla dose di 0,1 kg per un
prodotto al 2% di p.a. con eventualmente aggiunta di olio minerale estivo: da 0,5 a 1 kg, sono preferibili i
trattamenti nelle ore successive al tramonto.
Se l’infestazione non è molto alta od estesa, lavaggi con sali di potassio, saponi alle dosi consigliate dall’etichetta,
possono contenere la popolazione. Tali lavaggi, che rispettano maggiormente l’entomofauna utile, è consigliabile
effettuarli la mattina presto; eventualmente ripetuti dopo pochi giorni.
Elateridi Agriotes lineatus L., A. Litigiosus Rossi, A. Obscurus L., A. Sputator L.
Non fare seguire la patata ad un prato o ad una coltura poliennale o ad altra coltura che abbia subito evidenti danni
da elateridi.
Evitare terreni in cui l’umidità sia permanente anche in estate, ovviamente i terreni mal irrigati sono maggiormente
predisposti all’attacco di questo insetto; sono da evitare forti e ristagnati bagnature. In caso di attacco precoce
ridurre le irrigazioni può spingere l’insetto verso zone più profonde ed umide.
Gli attacchi nei terreni non irrigati si verificano prevalentemente in primavera od in autunno in quanto questi insetti
nelle altre stagioni, migrano negli strati più profondi del terreno per ripararsi dal freddo e dalla siccità.
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Per ridurre eventuali danni è consigliata, in primavera, la raccolta anticipata per quelle patate di tipo “novelle o
primaticce”.
Non esistono mezzi tecnici efficaci di alcun tipo per contenere gli attacchi di questo parassita.
Dorifora Leptinotarsa decemlineata (Say)
Aspirazione mediante macchina trainata o portata che aspira gli insetti dalla coltura senza danneggiarla.
Litotamnio o altra polvere che può disturbare la masticazione della dorifora
Alla raccolta un danno sulla pianta del 25% di apparato fogliare mancante a causa della dorifora non riduce la
produzione, per cui non è necessario trattare l’insetto.
L’imenottero parassitoide utilizzato nel nuovo continente non è efficace nei nostri climi.
La lotta microbiologica è imperniata sull’utilizzo del Bacillus thuringiensis, sottospecie tenebrionis alla dose di 3
kg/Ha e sottospecie san diego alla dose di 1,5 kg/Ha. Tali prodotti esplicano la loro efficacia specialmente sulle
larve giovanili di 1 e 2 età, riducendosi drasticamente sulle larve mature e sugli adulti. Per queste caratteristiche dei
precedenti Bacillus è consigliato intervenire alla schiusura delle uova o sulle larve agli stadi giovanili e ripetere il
trattamento a distanza di 4-6 giorni.
Il rame utilizzato per il controllo della peronospora pare renda meno appetibile la pianta alla dorifora.
La migliore efficacia è data dal Rotenone dose 0,2 + olio 0,2
Il piretro pur rimanendo un prodotto efficace esplica la sua azione per in periodo limitato, 1-2 giorni; sono
necessari perciò tanti trattamenti ripetuti da renderlo sconsigliabile nel periodo estivo.
I prodotti a base di Neem contenti 4-5000 ppm di azadiractina alla dose di 3 litri/ettaro hanno dimostrato efficacia
nel contenimento di tale insetto per cui alla registrazione , a seconda dei prezzi potrebbe costituire una valida
alternativa.
Peperone
Verticillium dahaliae
Vedi patate
In caso di propagazione della coltura a mezzo semi è consigliato immergerli in acqua fra i 50-55° C per 20-40
minuti.
E’ utilizzato in alcuni casi l’innesto di varietà coltivate su piede o portinnesto resistente a questo patogeno.
Phytophthora capsici
Vedi patata.
Il peperone risulta essere particolarmente sensibile e la malattia particolarmente dannosa durante lo sviluppo della
pianta, è pertanto necessario non predisporre il terreno e la pianta agli attacchi di questo patogeno.
Il sito di coltivazione, pertanto non deve essere umido ed il terreno pesante.
Leveillula taurica
Questa specie di mal bianco si può sviluppare anche a basse temperature ed all’interno dei tessuti. Per cui una lotta
con prodotti a base di zolfo, può se non ben impostata, dare risultati negativi.
Questo patogeno richiede per il suo sviluppo alta umidità.
Nel caso di questo fungo è assolutamente sconsigliato l’utilizzo di bagnature abbondanti per il suo contenimento,
come in alcuni casi viene effettuato per le Erisifacee.
Il fungo Ampelomyces quisqualis è in fase di registrazione.
L’utilizzo dello zolfo , anche polverulento alla dose di 20-30 kg/ha, ha efficacia solo in forma preventiva e date le
basse temperature di sviluppo della malattia è consigliato l’utilizzo di quelli a particelle più fini e attivati con nerofumo; quelli bagnabili sono consigliati sotto forma colloidale. Eventualmente può migliorare l’attività dei prodotti a
base di zolfo l’aggiunta di propoli 0,1 o bentonite (10 kg/ha in aggiunta allo zolfo) per quelli polverulenti.
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Progetto Formativo per Italiani residenti all’Estero
CORSO PER OPERATORE DEI SISTEMI PRODUTTIVI AGROALIMENTARI CON METODO BIOLOGICO
(Decreto Legislativo n. 112 del 31.03.1998 art. 142 lett. h / D.D. N° 129/V/2002 del 15.07.2002)
Circoscrizione Consolare di Cordoba – Argentina.
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E’ consigliato in coltura protetta l’utilizzo dei fornelli che bruciano zolfo.
Sempre con azione preventiva anche il bicarbonato di sodio, alla dose dello 0,5-1%, eventualmente miscelato ad
olio minerale estivo alla dose dell’0,5-1% pare possa espletare una buona attività di contenimento.
Il permanganato di potassio, 0,2-0,4, non è più autorizzato in Italia.
Botrytis cinerea
Questo fungo si presenta sulle colture sempre collegato a fenomeni di elevata umidità e si sviluppa su lesioni in
quanto non possiede organi di penetrazione nei tessuti delle colture.
Non esistono mezzi tecnici propri per il contenimento di questo patogeno, si può ridurre l’eventuale danno alla
colture in maniera preventiva con trattamenti a base di rame e/o zolfo. Interessanti sono i trattamenti polverulenti a
base di bentoniti (20-30 kg./ha) utilizzate come veicolante dei p.a. prima menzionati.
Sempre in forma preventiva sull’eventuale attacco del patogeno, in alcuni casi ha dato risultati sufficienti l’utilizzo
di propoli 0,2-0,3 + silicato di sodio 0,7 - 0,8.
Afidi - Myzus persicae Sulzer, Macrosiphum euphorbiae (Thomas), Aphis fabae Scop.
La lotta contro gli afidi è sempre legata allo stato di stress della pianta ed alle condizioni dell’agroecosistema.
Le concimazioni soprattutto azotate possono influire sullo sviluppo di questo parassita.
La presenza di insetti utili può essere un valido mezzo di lotta naturale, un ambiente con possibilità di sfruttare la
biodiversità favorisce notevolmente il contenimento di questi insetti, inoltre diventa fondamentale per sfruttare
queste condizioni, l’utilizzo di mezzi tecnici selettivi.
La rete antiafide è diventata per le colture in serra o in tunnel un elemento fondamentale per la difesa da questi
insetti.
La lotta biologica si avvale di una serie di insetti utili.
Aphidius colemani, iniziare i lanci 1-2 ind./mq e ripetere per 4 volte, alla comparsa dei primi afidi.
Harmonia axyridis, si utilizza sui focolai di infestazione alla dose di 30-50 ind. di II età/focolaio.
Chrysoperla carnea, 12-20 larve di II età/mq.
Aphidoletes Aphidimiza 1-2 pupe/mq per 3-4 lanci a cadenza settimanale.
Spesso vengono consigliati lanci non di un insetto utile, ma in combinazione con gli altri ausiliari.
Per la lotta contro questo insetto i prodotti autorizzati in agricoltura biologica sono il piretro e gli oli minerali, in
quanto se il Reg. CEE prevede altri prodotti, essi purtroppo non sono autorizzati dalle leggi italiane. La lotta contro
questi insetti dovrà essere perciò basata sulle pratiche agronomiche (ottimizzazione degli apporti azotati) e sul
potenziamento della lotta naturale.
Il piretro 0,1 (p.a. 4%), + olio minerale alle dosi non fitotossiche per le singole colture.
Nottuidi in genere (Scotia ipsilon, Mamestra brassicae, Spodoptera littoralis)Le trappole luminose possono coadiuvare la lotta con prodotti biologici o con altri mezzi tecnici, ma purtroppo in
Italia sono , questo tipo di trattole, di difficile reperimento.
La lotta con Bacillus Thuringiensis sottospecie kurstaki da risultati soddisfacenti solo su larve di giovane età e
ricordando che è un prodotto di copertura che agisce per ingestione è necessario pertanto che l’insetto venga a
contatto, ingerisca, il prodotto per risultare efficace.
Per prodotti a 16.000 U.I. (Unità Internazionali) la dose è di 0,2 , per quello a 24.000 U.I. la dose è 0,15, per quei
prodotti a 32.000 U.I. la dose è 0,1.
Esistono in commercio miscele di microorganismi antagonisti entomopatogeni quali Beauveria bassiana, Bauveria
broniartii e Metarhizium anisopliae in grado di contenere questi insetti, però tali prodotti non sono autorizzati
all’impiego in Italia.
Il piretro, data la bassa persistenza del prodotto, difficilmente risulta molto efficace, mentre il rotenone ha una
azione migliore.
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Progetto Formativo per Italiani residenti all’Estero
CORSO PER OPERATORE DEI SISTEMI PRODUTTIVI AGROALIMENTARI CON METODO BIOLOGICO
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Contro alcuni nottuidi quali la Spodoptera littoralis agli stadi avanzati di sviluppo delle larve possono essere
applicate esce avvelenate a base di crusca inumidita dolcificata con melassa o zucchero ed avvelenata
eventualmente con rotenone.
Melanzana
Verticillium dahaliae
Vedi peperone
Pyrenochaeta lycopersici
Non esistono prodotti o mezzi sia fisici che microbiologici di cura.
Le misure di lotta consistono in ampie rotazioni, questo fungillo è normalmente presente nel suolo, ma la virulenza
del patogeno è legata al ripetersi di colture sensibili quali: pomodoro, peperone, melanzana e lattuga.
Altra soluzione e l’innesto di cultivar suscettibili su ibridi resistenti.
In caso di attacchi può essere consigliabile effettuare ripetute irrigazioni e rincalzature al fine di favorire
l’emissione di radici avventizie.
Leveillula taurica
Vedi peperone
Botrytis cinerea
Vedi peperone
Afidi (Myzus persicae Sulzer, Macrosiphum euphorbiae (Thomas), Aphis fabae Scop.
Vedi peperone
Dorifora (Leptinotarsa decemlineata (Say)
vedi patata
CUCURBITACEE
Zucchino
Erysiphe cichoracearum e Sphaeroteca fuligina
In serra seppure è frequente la presenza di condizioni di umidità relativa superiore al 70%, tuttavia si toccano
frequentemente condizioni di temperatura superiori ai 35°C che tendono a bloccare almeno temporaneamente
l’infezione.
L’utilizzo di irrigazioni dall’alto per bloccare l’infezione, con un velo di acqua, ha già dato risultati positivi su altre
colture protette a rischio di Erisifacee. Risulta poi alto il rischio relativo a tutte le altre patologie fungine.
L’orientamento attuale è verso l’utilizzo di zolfo polverulento (50 kg/Ha) per impolverizzazioni a cadenza di 10
giorni.
Integrata magari con la linea francese di utilizzo del permanganato di potassio (non riportato nell’ultimo
aggiornamento degli allegati. su attacchi in atto a dosi di 0,2-0,4 prima di riprendere la linea tecnica a base di
zolfo.
Il proteinato di zolfo (45% S) oltre a dare buoni risultati sull’oidio ne riduce la fitotossicità.
Il bicarbonato di sodio al 2% eventualmente in miscela con olio minerale, narrow range, allo 0,5-1% ha efficacia
esclusivamente in forma preventiva.
Non è consigliato l’utilizzo del silicato di sodio (p.a. 33%) in quanto alle dosi di efficacia 1-1,5% è fitotossico.
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Phitophthora
Questa patologia è legata alle esigenze di umidità e temperature medio elevate, condizioni queste che si verificano
frequentemente in coltura protetta, più raramente in pieno campo, saltuariamente in cicli autunnali e precoci
primaverili.
Come si è detto è sufficiente una oculata gestione dell’umidità, magari cambiando modalità di irrigazione per
evitare il problema e favorendo l’arieggiamento della coltura.
Anche le temperature medio elevate in serra (tra i 22°C ed i 35°C), generalmente sono fattori favorenti per cui
evitandoli in concomitanza con situazioni di umidità elevata si possono evitare eventi infettanti.
In presenza di situazioni con pericolo potenziale elevato, l’utilizzo di preparati a base di rame è la strategia più
utilizzata e conosciuta.
Per quanto riguarda le dosi e le cadenze, nelle rare situazioni in cui si è fatto ricorso a questo prodotto si sono
praticate, per la poltiglia bordolese, dosi di 0,2-0,4 ( a seconda del titolo in rame della poltiglia utilizzata) in
miscela con sinergizzanti quali propoli (0,05-0,08 di soluzione idroalcoolica al 20%) o la bentonite (0,2-0,4).
Si potrebbe utilizzare anche la miscela commerciale Cuprobenton, già utilizzata sulla vite, anche se è un poco
costosa rispetto alla miscelazione artigianale.
La cadenza è settimanale da emergenza a fioritura.
Afidi (Aphis gossypii Glov., Mizus persicae, Macrosyphus spp.)
Gli afidi sono i responsabili in natura della diffusione delle virosi ed in particolare del CMV. Il virus agente della
malattia si presenta sotto diversi ceppi distinguibile in base alle caratteristiche di virulenza ed alla suscettibilità
genetica e fenotipi della pianta.
L’intensità delle manifestazioni patologiche dipende molto dalla temperatura, temperature anche non molto elevate
durante l’estate la favoriscono.
Il CMV si diffonde in natura a mezzo di afidi o piante i cui semi sono infetti.
L’epidemiologia è piuttosto complessa a causa dell’elevato numero di piante ospiti del virus e di afidi vettori:
a) Flora ospite del virus.
Il virus è ubiquitario, cioè largamente presente negli ambienti colturali, sia su numerose piante di interesse agrario
(oltre al pomodoro, peperone, lattuga e tutte le altre Cucurbitacee coltivate), sia su erbe infestanti (portulaca,
chenopodio, convolvolo, amaranto, erba morella, stellaria e altre ancora).
b) Dinamica delle popolazioni afidiche.
Moltissime sono le specie di afidi in grado di diffondere il CMV tra cui in particolare Aphys gossypii, Mizus
persicae, Macrosyphus spp. ecc.
La modalità di trasmissione è di tipo non persistente: l’afide, prima di iniziare tale attività, ne verifica l’appetibilità
con alcune “punture di assaggio”. In questo modo il suo apparato boccale (stiletto) può, nel caso di piante infette,
“sporcarsi” del virus e successivamente potrà, con altre punture, essere iniettato su piante sane. Ciò significa che
anche pochi individui isolati o di passaggio possono trasmettere l’infezione rendendo molto facile e rapida la
possibilità di veicolare l’infezione dalle piante infette, sia spontanee che coltivate, alle piante sane presenti nei
dintorni.
c) Avvicendamenti e pratiche colturali.
In ambienti colturali nei quali il succedersi delle colture sensibili, melone, anguria, peperone ecc., è continuo e
occupa l’arco completo dell’anno, le piante a dimora funzioneranno da ponte per il mantenimento della carica ad
alti livelli.
Sono disponibili varietà con tolleranza al virus, Afrodite, Roberta, Sofia ecc. Tuttavia l’esperienza degli ultimi
venti anni ha indicato che questo tipo di resistenze, spesso a pochi ceppi, sono superate nel giro di pochi anni (2-4)
dall’entrata in commercio dell’ibrido resistente e quindi non rappresenta una reale alternativa ad una strategia di
lotta più articolata, ma solo una integrazione.
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Oggi per la difesa contro gli afidi, che vuol dire soprattutto difendere la coltura dal CMV, si utilizza il cosiddetto
“tessuto non tessuto” (Agrinet e simili), che viene steso sulla coltura fin dai primi stadi vegetativi, impedendo
meccanicamente l’ingresso dei vettori, fino alla fioritura e così concedendo dai 15 ai 20 giorni di raccolta prima che
l’avanzare della manifestazione della virosi renda al prodotto incommerciabile.
I problemi collegati a questo tipo di difesa sono eminentemente di carattere pratico:
1) le ore perse per spostare i teli, anche per effettuare eventuali sarchiature;
2) le precauzioni da osservare per evitare l’asportazione del telo in zone ventose.
La lotta biologica si avvale di una serie di insetti utili.
Aphidius colemani, iniziare i lanci 8-10 ind./mq e ripetere per 4 volte, alla comparsa dei primi afidi.
Harmonia axyridis, si utilizza sui focolai di infestazione alla dose di 30-60 ind. di II età/focolaio.
Aphidoletes Aphidimiza 1-2 pupe/mq per 3-4 lanci a cadenza settimanale.
E’ importante iniziare i lanci alla comparsa dei primi afidi durante la fase di post trapianto e all’accrescimento
vegetativo. Qualora vi sia un’alta popolazione di afidi è consigliato un trattamento con piretro a cui seguiranno i
lanci di insetti utili. Tuttavia quando il rischio non è l’attacco afidico ma il CMV ecco che la lotta biologica che
necessita di un livello elevato di attacco, diventa inadeguata.
Non esistono fitofarmaci ad azione curativa provata e confermata. La lotta con mezzi tecnici è affidata al controllo
delle popolazioni afidiche.
La prevenzione è l’arma principale .
La lotta conto gli afidi è limitata al periodo pre-fiorale, giusto per ritardare ancor più la piena diffusione della
malattia, trattamenti sulle primissime forme alate giusto per ritardare ancor di più la piena diffusione della malattia.
Si possono utilizzare prodotti di contatto quali piretro (p.a. 2% dose 0,15) e rotenone (p.a. 8% sempre 0,15). E’
consigliata la miscelazione, per l’attività sinergizzante, con olio (minerale normale, minerale a bassa viscosità o
vegetale) alle dosi non fitotossiche per la coltura.
I lavaggi con sapone di potassio possono aiutare nel contenimento di questi parassiti.
Melone
Fusarium oxysporum
E’ sicuramente la malattia più importante e pericolosa del melone. Il contenimento è esclusivamente di tipo
preventivo.
E’ importante ricorrere a varietà resistenti o all’innesto su specie resistenti.
Altra tecnica è utilizzare piantine allevate in vasetto di torba per evitare che si producano lesioni all’apparato
radicale.
Buone speranze sembra dare l’utilizzo di letame o compost in quantità elevate, circa 1.000 ql/ha, secondo la teoria
dei “Suppresive soil - terreni repressivi” che è alla base delle sperimentazioni recenti per i funghi del suolo della
fragola.
Esistono in commercio miscele di microrganismi antagonisti dei funghi patogeni tellurici (Gliocladium virens,
Trichoderma hamatum, Streptomyces sp, Pseudomonas putrida) in grado di fornire risultati incoraggianti, tali
prodotti non sono autorizzati all’impiego in Italia.
Afidi (Aphis gossypii Glov.)
Anche se meno pericoloso per la minor virulenza del CMV vedere sempre quanto consigliato per lo zucchino.
Ci sono anche alcune varietà tolleranti (come ad esempio il Mambo)
Elateridi Agriotes lineatus L., A. Litigiosus Rossi, A. Obscurus L., A. Sputator L.
Non fare seguire il melone ad un prato o ad una coltura poliennale o ad altra coltura che abbia subito evidenti
danni da elateridi.
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Evitare terreni in cui l’umidità sia permanente anche in estate, ovviamente i terreni mal irrigati sono maggiormente
predisposti all’attacco di questo insetto; sono da evitare forti e ristagnati bagnature. In caso di attacco precoce
ridurre le irrigazioni può spingere l’insetto verso zone più profonde ed umide.
Gli attacchi nei terreni non irrigati si verificano prevalentemente in primavera od in autunno in quanto questi insetti
nelle altre stagioni, migrano negli strati più profondi del terreno per ripararsi dal freddo e dalla siccità.
Per ridurre eventuali danni è consigliata, in primavera, la raccolta anticipata per quelle patate di tipo “novelle o
primaticce”.
Non esistono mezzi tecnici efficaci di alcun tipo per contenere gli attacchi di questo parassita.
Acari (Tetranycus urticae)
Raramente sono un problema nelle coltivazioni biologiche in pieno campo, in quanto se non vengono utilizzati
prodotti antiparassitari non selettivi nei confronti degli ausiliari, è credibile ritenere efficace la lotta naturale.
Il lancio di acari predatori (P. Persimilis), ha dato contro questi parassiti risultati soddisfacenti.
Le tecniche di lancio perfezionate negli ultimi anni consigliano lanci preventivi ripetuti, con pochi individui 3-5
ind/mq. ripetuti tre volte a cadenza settimanale. Oppure lanci localizzati nelle aree di partenza dell’infestazione 15
ind./mq.
La scarsa umidità e le elevate temperature possono essere la causa di inefficacia dei lanci, per cui con una
irrigazione soprachioma è possibile attivare questi predatori.
I sali di potassio di acidi grassi (sapone molle) alle dosi in etichetta potrà essere utilizzato in caso di attacchi di
questo parassita delle coltura; importante è che il trattamento venga effettuato nelle prime ore della mattina,
eventualmente ripetuto dopo qualche giorno anche se potrebbe sembrare riuscito il primo.
Per i prodotti commerciali (non registrati come pesticidi, ma come concimi) le dosi sono quelle consigliate in
etichetta. Può essere utile anche l’olio minerale estivo (narrow range o oli a bassa viscosità), alla dose di 1-1,5 kg .
I trattamenti eseguiti per il controllo dell’oidio, con lo zolfo, per le caratteristiche acaro-frenanti di quest’ultimo
aiutano nel controllo di questo parassita, tanto che può essere utilizzato ad inizio infestazione con funzione
acaricida.
E’ importante ricordare che l’attività acaro-frenante dello zolfo si esplica anche sugli ausiliari.
COMPOSITE
Carciofo
Verticillium dahaliae
Vedi patata.
Nel caso di coltura ripetuta, comunque non autorizzata in biologico, buoni risultati sono stati dati dalla
solarizzazione del terreno, soprattutto se l’impianto segue altre composite o colture sensibili a questi funghi
tellurici.
Leveillula taurica f. sp. Cynarae Jaczewski
Vedi peperone.
Afidi (Brachycaudus cardui L., Aphis fabae-solanella Theob.)
La lotta contro gli afidi del carciofo deve essere realizzata in autunno e in primavera quando le condizioni
ambientali sono maggiormente favorevoli allo sviluppo delle colonie. Per le produzioni precoci sono necessarie
trattamenti nel periodo autunnale, mentre per le produzioni a raccolta tardiva gli afidi si manifestano soprattutto in
primavera.
In questa coltura possono essere consigliati a scopo preventivo trattamenti alle sole piante perimetrali.
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Dato il tipo di coltura non è conveniente una lotta né biologica né l’utilizzo di teli, reti o tessuti antiafide; pertanto
valgono le linee dei mezzi tecnici già riportati per il peperone.
Nottuidi
Vedi peperone.
Topi
I topi o arvicole provocano danni ingenti a questa coltura prevalentemente nel periodo invernale. La presenza di
terreni incolti e di inerbimenti folti favorisce questi roditori.
Lavorare il terreno con sufficiente anticipo prima dell’impianto della carciofaia, se la lavorazione è superficiale
intervenire con un ripuntatore o aratro talpa in senso sia longitudinale che trasversale. E’ consigliato inoltre
l’interramento di semi di lupino amaro macinato alla dose di 80-100 kg/ha.
A carciofaia impiantata è assai difficile contenere i topi, la soluzione più efficace è la lavorazione longitudinale e
trasversale (fra le interfile) del terreno con i mezzi propri.
Esistono in commercio piccole apparecchiature a batteria che emettono delle microonde sonore, sono efficaci per
coprire circa 1000 mq di coltura cadauno.
Trappole più semplici possono essere fatte con bottiglie di plastica interrate contenenti semplicemente acqua.
Data la grossa diffidenza di questi roditori nei confronti dell’uomo è consigliato maneggiare queste trappole o
esche con guanti al fine di non lasciare nessun odore.
Riguardo a notizie di piante repellenti ai topi, non esistono dati confortanti circa il loro successo.
Limacce
Utilizzo di esche avvelenate a base di metaldeide alle dosi in etichetta.
Attività di repellenza può essere data da strisce larghe 15 cm di bentonite o cenere. Tale striscia dovrà essere posta
perimetralmente alla coltura.
Lattuga
Bremia
Utilizzo di rame 2-3 volte (idrossido 0,05-0,1; ossicloruro 0,1-0,2 + sapone 0,2 ogni 20 gg rispettando le
carenze).
Utilizzo di varietà resistenti.
Afidi
La lotta contro gli afidi può essere assai problematica su queste colture, in quanto l’insetto si trova all’interno delle
foglie della pianta; tanto ché in alcune zone conviene sfalsare il ciclo di coltivazione in funzione del ciclo
dell’afide. Non esistono in agricoltura biologica prodotti o mezzi che abbiano attività sistemica e pertanto che
possono controllarlo.
Sicuramente e maggiormente per queste colture, la lotta preventiva è indispensabile, ma non sempre efficace.
La pacciamatura con film argentati.
Rete antiafide in coltura protetta.
Trattamenti ripetuti con piretro alla comparsa dei primi afidi ogni 7-10 giorni, comunque non dopo la chiusura del
caspo.. Al fine di migliorare l’attività di questo insetticida addizionarlo ad amminoacidi. o propoli.
Nottuidi
Vedi peperone
BRASSICACEE
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Cavolo broccolo, cappuccio, verza, cavolfiore, cima di rapa.
Peronospora brassicae
Il fungo si sviluppa durante i periodi freddi 10-15° C ed umidi.
La lotta contro questa malattia deve cominciare già nei semenzai e durante le prime fasi di crescita delle piante.
Le misure di profilassi quali l’arieggiamento, l’allontanamento e la distruzione delle piantine o delle prime foglie
colpite sono pratiche indispensabili.
Il contenimento, con i mezzi tecnici in agricoltura biologica, è legato all’utilizzo del rame e l’ossicloruro (alle dosi
di etichetta) eventualmente addizionato a “propoli” 100 ml/hl di acqua o di bentonite 200-400 gr/hl di acqua ha
dato risultati soddisfacenti.
Plasmodiophora brassicae
La prevenzione intesa come impianto in terreni sani di piante sane è l’unica forma di lotta possibile contro questa
malattia. E qualora dovesse presentarsi una infestazione sospendere la coltura per non meno di 7-8 anni.
Lo sviluppo della malattia è favorita in presenza di terreni acidi e potassici, mentre viene ostacolata in terreni ricchi
di calcio.
La malattia si diffonde con le operazioni di trapianto e con acque provenienti dai terreni contaminati.
Esistono varietà resistenti.
Phoma lingam
La prevenzione parte dall’utilizzo di semi sani o l’eventuale loro concia in acqua calda a 50°C per 30 minuti.
Le piantine possono essere colpite fin dalle prime fasi di crescita delle piantine.
La rotazione con un ritorno non prima di 3-4 anni della coltura sullo stesso terreno, favorisce non poco il successo
di questa coltura e comunque buona pratica distruggere i residui vegetali.
Alternaria brassicae e A. brassicicola
Questa malattia interessa principalmente cavoli e cavolfiori ed interessa sia le foglie che le infiorescenze, possono
essere colpite sia in campo che in fase di conservazione in magazzino.
La conservazione della malattia avviene sia in campo nel terreno, sia sui semi sia sui residui colturali.
Tanto che è diventata buona pratica agronomica combattere la malattia dalla pianta porta seme.
Non esistono prodotti efficaci al contenimento di questo fungo, l’elevata umidità e le temperature fra i 20-28°C ne
favoriscono lo sviluppo.
Tignola Plutella xylostella L.
Raramente questo insetto provoca danni sulle colture di crucifere nei nostri climi.
La lotta naturale , qualora vengono rispettate le regole dell’agricoltura biologica, controlla efficacemente questo
insetto.
L’utilizzo del Bacillus thuringiensis (alle dosi di etichetta) risulta efficace nel contenimento degli eventuali attacchi
di questo insetto. Eventualmente in periodo primaverile ripetere il trattamento a distanza di una settimana, in
quanto la schiusa dell’uovo può richiedere anche 15 giorni.
Il piretro 0,1 kg, ha dato risultati soddisfacenti soprattutto se viene bagnata bene la pagina inferiore della pianta,
dove vive la larva.
Il Neem non è ancora autorizzato dagli allegati.
Afidi Brevicoryne brassicae L.
L’afide ceroso è diffuso su tutte le brassicacee.
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Circoscrizione Consolare di Cordoba – Argentina.
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Data la sua resistenza alle basse temperature può infettare durante l’intera annata di coltivazione.
Un buon mezzo agronomico di difesa consiste nell’eliminazione dei residui della coltura ed in particolare i fusti
rimasti, in quanto possono essere presenti uova durevoli.
Sono consigliati trattamenti all’inizio dell’infestazione eventualmente localizzati sulle piante colpite.
Numerosi antagonisti naturali possono controllare questo insetto soprattutto durante le stagioni più calde.
Cavolaia Pieris brassicae L.
Sulle larve la migliore soluzione rimane l’utilizzo di Bacillus thuringiensis sp. Kurstaki, alle dosi riportate in
etichetta, sulle giovani larve. E’ consigliata la ripetizione del trattamento dopo 6-7 giorni.
Qualora le larve sono cresciute e l’attività del batterio diminuisce si può ricorrere all’utilizzo di preparati a base di
piretro o rotenone.
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- File: pomodoro da mensa bio –
IL POMODORO DA MENSA IN COLTIVAZIONE BIOLOGICA
Di Carlo Bazzocchi, Andrea Asirelli e Stefano Tellarini
Studio Associato Biologico di Cesena (FC)
“Tutti mi vogliono, tutti mi cercano “ parafrasando la famosa aria del “Barbiere di Siviglia” possiamo sintetizzare
la diffusione del consumo di questo ortaggio che dalla America meridionale, si è imposto in tutte le cucine del
mondo.
È un ortaggio, infatti, apprezzato dal consumatore per:
• odore,
• sapore,
• dolcezza,
• acidità,
• nonché l’attuale aspetto (perché non è sempre stato così: una volta era giallo, oppure anche rosa).
La sua duttilità in cucina ne fa un protagonista capace di interpretare molti ruoli diversi.
Le sue caratteristiche nutrizionali sono inoltre:
• proprietà rinfrescanti,
• medio valore energetico,
• elevato contenuto in sostanze antiossidanti,
• discreto contenuto di vitamine, provitamine, di zuccheri e di sali minerali,
• modesto apporta di proteine e grassi.
Insomma un vero asso pigliatutto, anche se particolari “stili di alimentazione” lo sconsigliano (assieme alle altre
Solanacee)
IL MERCATO AL CONSUMO
Il mercato gradisce perlopiù:
• all’estero: bacche tonde o tondo – allungate lisce, di media pezzatura e di colore rosso uniforme con calice
attaccato al frutto;
• in Italia: bacche tonde leggermente appiattite, leggermente costolute, di medio-grossa pezzatura e con
spalla marcata.
Sono presenti sul mercato (convenzionale e biologico) le seguenti tipologie:
• singolo a frutto voluminoso il peso può raggiungere 500/600 g.
• invaiato (da raccogliere all’invaiatura), pezzatura dai 180 ai 200 g.
• per raccolta a rosso (a grappolo o singolo), pezzatura dai 120 ai 150 g.
• cherry (ciliegia) e datterino, pezzatura dai 10 ai 30 g.
• allungato a duplice attitudine (insalataro e da salsa).
IL MERCATO ALLA PRODUZIONE
E’ uno degli ortaggi maggiormente coltivati nel mondo.
Per rimanere all’area commerciale europea, infatti tutti fanno pomodoro ovunque dall’Egitto alla Germania, ed
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anche in Italia è così.
Tuttavia togliendo quelle zone che producono principalmente per il mercato locale possiamo focalizzare
1. nella zona del Ragusano la prima produzione invernale che incontriamo nel corso della annata,
2. poi ci spostiamo tra Puglia, Basilicata e Campania per il periodo aprile – giugno,
3. successivamente per luglio – agosto il mercato si allarga alle zone del centro -nord al pieno campo,
4. da settembre a novembre andiamo sulle colture ritardate del Centro –Nord con un a discreta produzione in
Romagna e Veneto.
Esprimere corrette valutazioni di superfici e quantità è particolarmente difficile visto che si tratta di una coltura
annuale che può seguire contrazioni ed esplosioni improvvise seguendo l’andamento dei prezzi di mercato, tuttavia,
per dare una dimensione del fenomeno, non pensiamo di andare molto lontano dal vero pensando a 150 ai 180 ha
circa, coltivati attualmente in Italia, considerando anche le superfici in conversione.
Questa coltura però ha ancora notevoli margini di espansione rispetto al convenzionali, con una differenza di prezzi
al consumo ed alla produzione, tra biologico e convenzionale (naturalmente a vantaggio del biologico !), ancora
notevolmente alto .
Pensiamo che comunque questo tipo di contingenza positiva sarà riassorbita in un paio di stagioni, visto che non è
una coltura particolarmente difficile da fare e che anche all’estero, sia in Nord Africa sia all’Est europeo, vi sono
diverse realtà che possono iniziare a farlo, soprattutto visto che parte non indifferente dei fattori di costo è legato
alla manodopera.
TAB.1-PREZZI DI LIQUIDAZIONE AGLI AGRICOLTORI DEL POMODORO A GRAPPOLO DA
PARTE DI COOPERATIVE ORTOFRUTTICOLE DELL’AREA ROMAGNOLE (PERIODO 1997-2001;
PREZZI ESPRESSI IN LIRE)
ANNO
COOP A
COOP B
MEDIA BIOLOGICO
MEDIA
DIFFERENZA (%)
CONVENZIONALE
1150
/
1150
1000
+ 15
1997
1200
1300
1250
850
+ 47
1998
1500
1550
1525
700
+ 118
1999
1500
1500
1500
500
+ 200
2000
900
1800
1300
500
+ 160
2001
CONFRONTO DI REDDITIVITÀ DEL POMODORO DA MENSA SOTTO TUNNEL MULTIPLO IN
COLTURA CONVENZIONALE E BIOLOGICA
Per dare qualche dato sulla redditività della coltura, relativamente anche a costi di produzione e rese produttive,
esponiamo qui di seguito i dati presentati in una tesi di laurea discussa dal dr. Marco Giovannelli all’Università di
Bologna nel 2001, relativamente a dati rilevati nell’anno 2000.
Dati interessanti sono risultati i seguenti:
• il costo di produzione per ettaro è superiore (anche se non di molto) nel convenzionale;
• il costo per chilogrammo prodotto risulta inferiore (740 lire/kg necessarie contro le 1.080 del biologico),
con una differenza di 340 lire per chilogrammo, data la maggior resa del convenzionale (175.000
chilogrammi/ettaro);
• l’utile in convenzionale di 10,4 milioni è inferiore a quello ottenuto con la tecnica biologica, dove é di 76,4
milioni di lire;
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•
il motivo di tale divario è un prezzo di mercato di 1000 lire inferiore nel convenzionale rispetto al prodotto
biologico.
ANDAMENTO DEI PREZZI AL CONSUMO
I grafici seguenti illustrano l’andamento dei prezzi di pomodori cherry e a grappolo biologici rilevati da un
osservatorio dei prezzi on line nazionale attivo fino a qualche tempo fa (quello del Comune di Torino). Manca il
dato del mese di agosto in cui l’osservatorio non ha pubblicato. I prezzi, espressi in euro, sono stati rilevati per il
2000-2001.
Grafico 13: confronto redditività di pomodoro da mensa sotto
tunnel multiplo in agricoltura convenzionale e biologica
189.800.000
200.000.000
140.000.000
150.000.000
129.573.702
113.414.700
76.385.300
100.000.000
plv
costo
utile
50.000.000
10.426.298
0
convenzionale
biologico
Si nota l’andamento decisamente buono sino a maggio , finché le produzioni sono solo quelle di serra in ambienti
meridionali, mentre quando alle produzioni di serra cominciano ad aggiungersi produzioni di pieno campo
meridionali ed i mercati del nord cominciano anche a trovare prodotto locale c’è un deciso abbassamento dei prezzi
che ricominciano ad essere elevati solo dopo novembre.
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Tale andamento, pure su cifre decisamente inferiori, perché depurate degli elevati ricarichi della distribuzione, può
essere prevedibile anche per la remunerazione alla produzione.
E quindi è meglio, per chi volesse entrare ora sul mercato alla produzione cercare di evitare, se possibile, questi
periodi produttivi in cui i prezzi presentano picchi negativi.
TECNICHE COLTURALI
Il pomodoro è adattabile a diverse condizioni climatiche e pedologiche, essendo infatti una specie mesoterma che
va dai climi temperato-freddi a quelli subtropicali.
Il pomodoro è una pianta da rinnovo il cui apparato radicale, molto sviluppato, prepara buone condizioni fisiche
per la coltura che segue ed esige rotazioni almeno quadriennali. La consociazione è poco praticata, tuttavia è
possibile con fagioli, finocchi, cavoli, veccia (pacciamatura vivente).
TAB.2 - CARATTERISTICHE CONSIGLIATE: TERRENO
tessitura
Di larga adattabilità :franco, franco-sabbiosi, franco-sabbioso-argilloso; siliceo o calcareo argilloso
ma non compatto ;
risultati qualitativi superiori si hanno in terreni tendenzialmente argillosi.
drenaggio
buono (acqua rimossa prontamente dal suolo)
falda
a non meno di 100 cm dal piano di campagna
pH
compreso tra 6 e 6,5
calcare attivo < 10%
TAB.3 - CARATTERISTICHE CONSIGLIATE: CLIMA
T0 minima letale
T0 minima biologica
T0 ottimale di accrescimento
T0 minima per vitalità polline
T0 ottimale di allegagione
T0 ottimale nascita semi
T0 massima biologica
Clima
Illuminazione
2 0C
100C
18-22 0C
13-15 0C
16-20 0C
25 0C
35 0C.
predilige quello temperato caldo a fotoperiodo lungo
almeno 5.000-6.000 lux per l’attività fotosintetica, almeno 10.000 lux
per l’induzione fioraIe
Esposizione
soleggiata e calda, al riparo dai venti
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TAB.4 - TIPO DI COLTIVAZIONE
trapianto
raccolta
serra riscaldata
per produzioni
forzate
fuori stagione
da dicembre in poi
da gennaio ad
aprile
serra fredda o tunnel
per produzioni
anticipate
pieno campo per
produzioni estive
verso la fine del mese di
marzo;
tuttavia il periodo preciso
è in relazione a macro e
microclima (ovvero
temperature esterne ed
interne)
si raccoglie a partire da
fine maggio e si può
continuare fino in
ottobre.
si attua in
aprile/maggio,
quando non c’è più
pericolo di ritorno
del freddo
l’entrata in
produzione avviene
circa 50 giorni dopo
e si raccoglie da
luglio fino in
settembre - ottobre
pieno campo o serra fredda
per produzioni autunnali
posticipate in zone a clima
mite
inizio giugno
la raccolta comincia ad inizio
agosto e prosegue fino a
inizio novembre.
TAB. 5 – ROTAZIONE
Successione
favorevole
melone
Precedente favorevole
Precedente sfavorevole
cavolo, grano, sovescio, composite (cicorie,
lattughe), leguminose (eccetto la medica)
cucurbitacee, chenopodiacee,
solanacee,asparagi, prato
TRAPIANTO
Anche le piantine di pomodoro, come tutte le altre ortive risentono dello stress del trapianto.
Per ridurlo al minimo le piantine devono avere le seguenti caratteristiche:
• avere almeno due foglie vere;
• diametro dell’ipocotile non inferiore a 3 mm;
• essere sane e robuste, alte 15-20 cm;
• avere almeno 45-50 giorni di età;
• l’ipocotile deve essere violetto: (indice che la pianta non è filata);
• avere i primi palchi fiorali già abbozzati,
• il contenimento dell’eziolatura.
Il problema si può contenere con:
• il controllo della fittezza;
• la riduzione della temperatura da metà a fine ciclo colturale con ampie escursioni diurne;
• l’applicazione di moderati stress idrici;
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•
la fitoregolazione meccanica mediante “spazzolatura”: dall’emissione della prima foglia vera con 1 o 2
trattamenti giornalieri, effettuando da 20 a 40 passaggi con dei film plastici e velocità tali da non
danneggiare l’apparato aereo, si ottiene così una riduzione dell’altezza dal 30 al 50% senza alcun danno
alla pianta.
SESTI D’IMPIANTO
In biologico si preferisce scegliere distanze più elevate di quanto non venga consigliato in convenzionale, per una
maggiore insolazione e ventilazione.
TAB.6 – SESTI D’IMPIANTO
Tipo d’impianto
a sviluppo indeterminato (più palchi fiorali che fioriscono,
allegano e maturano in successione consentendo una
raccolta molto prolungata)
a sviluppo determinato (un solo gruppo di fiori che si
sviluppano più o meno contemporaneamente e vengono
raccolti in un breve lasso di tempo)
a terra o a piatto
Distanza (cm) tra
le file
100-120
Distanza (cm)
sulla fila
40-45
n0 piante/ha
80-100
35-40
25.00035.700
100-120
60-100
8.300-16.600
18.50025.000
LAVORAZIONI
Alcuni punti da tenere presenti:
• ha bisogno di lavorazione profonda (oltre i 40 – 50 cm) considerando la radice fittonante dato che tanto
più grande è la massa di terreno esplorata dalle radici, tanto minore è la sensibilità a stress ambientali
(nutrizionali ed idrici) che possono comportare, fra l’altro, aborti fiorali, marciumi del frutto, scarsa
produzione, ecc., in questo senso in agricoltura biologica, la lavorazione a due strati (aratura
superficiale/erpicatuta + rippatura) è l’ideale per permettere lo sviluppo del suo abbondante apparato
radicale;
• tutte le operazioni che possano rendere il terreno permeabile (lavorazioni, sistemazioni idrauliche come
fossi e baulature.) sono le benvenute in quanto diminuiscono i rischi di tutti quelle avversità legate alla
umidità del suolo (come funghi ipogei e nematodi) cui il pomodoro va soggetto;
• si consiglia di preparare il terreno con un certo anticipo (1-2 mesi) rispetto alla messa a dimora delle
piante;
• il terreno dovrebbe essere leggermente baulato in corrispondenza delle file della coltura per favorire lo
sgrondo dell’acqua .
Ecco un elenco delle lavorazioni usualmente eseguite in agricoltura biologica:
• lavorazione di preparazione del terreno su terre forti (in biologico si preferisce l’utilizzo ripetuto di erpici
alle arature);
• una vangatura, o ripetute frangizollature per interrare la sostanza organica;
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•
•
•
una fresatura (o in alternativa preferite in biologico, ripetute erpicature con estirpatore ove il terreno lo
consente) per affinare il terreno,
per completare il quadro delle lavorazioni, (nel caso di pomodoro non pacciamato,) va effettuata una
rincalzatura due/tre settimane dopo il trapianto quando la pianta è a 25 cm di altezza, interrando inoltre
una frazione della concimazione azotata,
naturalmente (sempre su pomodoro non pacciamato) sarchiature successive rasenti la fila sono possibili
nel caso di scarsa disponibilità idrica e di andamento climatico avverso che oltre ad eliminare le erbe
infestanti, hanno il compito di rompere la crosta ed aerare il terreno.
Il pomodoro a crescita indeterminata in verticale si può non pacciamare (tradizionale incannato) oppure pacciamare
(arrampicato su filo), dipende dal rapporto vantaggi e svantaggi.
TAB.7 – VANTAGGI E SVANTAGGI DELLA PACCIAMATURA
Vantaggi
Anticipo della cultura
Pulizia
Contenimento infestanti
Svantaggi
Impossibilità di lavorare per interrare concimi
Impossibilità di lavorare per rincalzare
Impossibilità di lavorare per rompere la crosta
Elenchiamo qui di seguito vari tipi di pacciamatura:
• pacciamatura con polietilene nero spessore 0,05 mm; per trapianti ritardati l’ideale è il film a doppio
colore bianco e nero con il bianco rivolto verso l’alto: non scotta la piantina e offre più luce a settembre;
• pacciamatura con film a base di amido di mais: ha le stesse caratteristiche di effetto termico del film
plastico ma una durata spesso inferiore, soprattutto nei climi caldi;
• pacciamatura in materiale cellulosico: dura di meno (1-2 mesi) rispetto ai precedenti e non ha lo stesso
effetto termico;
• pacciamatura in materiale perfettamente biodegradabile come la carta di tipo Hortopaper, ma questa
non va bene per i cicli primaverili in cui l’anticipazione è importante.
CURE COLTURALI
Le cure colturali più importanti specifiche per le cultivar indeterminate di pomodoro sono le seguenti:
•
•
•
•
•
occorre predisporre tutori (pali, canne o fili) ai quali verranno assicurate le piante che altrimenti non
starebbero erette;
quando la pianta ha raggiunto un’altezza di 35-40 cm si procede alla prima legatura del fusto al sostegno;
le successive legature avverranno gradualmente negli internodi, che la pianta avrà emesso crescendo in
altezza: occorre fare attenzione a non praticare una legatura troppo stretta per non causare una strozzatura
nel fusto;
sfoltire la vegetazione della pianta togliendo i getti ascellari (scacchiatura), che la stessa emette in
continuazione, per consentire una crescita lungo un solo asse;
sopprimere il primo fiore del grappolo (fiorone) nelle varietà del tipo costoluto,
scuotitura: scuotere quotidianamente nel periodo fiorale attraverso vibratura meccanica per aumentare
l’allegagione in coltura protetta; sempre per lo stesso motivo si consiglia l’impiego di insetti pronubi
quale Bombus terrestris che va impiegato utilizzando, a partire dal mese di aprile, 10 arnie a ettaro ;
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•
•
•
qualora in prossimità della serra vi siano colture in fiore appetite ai bombi, si consiglia di applicare reti alle
aperture onde evitare che i pronubi escano dalle serre.
eseguire la cimatura della pianta al quarto/sesto palco nelle varietà indeterminate quando si vuole
interrompere la vegetazione in altezza per favorire l’ingrossamento dei frutti e di anticipare e facilitare la
raccolta; oppure al 2°- 3° palco fiorale e per anticipare la produzione e migliorare la qualità delle singole
bacche; in questa coso le distanze fra le piante andranno ridotte e di conseguenza Io densità unitaria
risulterà maggiore; tale operazione deve essere eseguita avendo cura di lasciare una o due foglie al di sopra
dell’ultimo palco fiorale;
sulle piante in via di esaurimento può essere praticata la capitozzatura (potatura di ringiovanimento) a cui
farà seguito una forte concimazione ed una abbondante irrigazione; per le proprietà di ricaccio insite nel
pomodoro, le piante riprenderanno a vegetare ed a svilupparsi andando nuovamente in produzione, se la
temperatura e le condizioni climatiche rimarranno favorevoli;
accorciamento grappoli: soprattutto nelle raccolte tardive nel centro-nord sulle varietà a grappolo e cherry
vanno accorciati i grappoli (tanto più corti quanto più basse sono le temperature) se si vuole garantire una
perfetta maturazione dei grappoli che vanno raccolti a frutto rosso.
FERTILIZZAZIONE
Il pomodoro è una pianta depauperante a ciclo vegetativo lungo, con elevate esigenze nutritive; è pertanto
necessario verificare la dotazione del terreno di elementi, che dovranno essere disponibili durante tutte le fasi
vegetative a seconda delle esigenze del momento.
Una buona fertilizzazione è in relazione allo sviluppo della varietà, al tipo di coltivazione e soprattutto alla natura
del terreno.
Prima di fare il piano di concimazione è quindi indispensabile conoscere, mediante un’analisi, la disponibilità di
sostanze nutritive presenti nel terreno in qualità e quantità.
La coltura ha elevate esigenze di boro, calcio e magnesio e necessito di bromo, ferro, iodio, manganese, rame,
zinco, zolfo ed inoltre richiede notevoli quantitativi di fosforo (che stimola l’accrescimento dell’apparato radicale,
favorisce 1 ‘attività’ vegetativa, aumenta la precocità e migliora la qualità del prodotto) e di potassio (che agisce
favorevolmente sul residuo zuccherino, sulla colorazione delle bacche e sulla consistenza della polpa).
Tuttavia bisogna tenere presente che ogni p.p.m. di fosforo o potassio in un terreno medio corrisponde a circa 1
unità/ettaro di quegli elementi disponibile per la coltura e quindi raramente, soprattutto nei terreni argillosi su
rotazioni equilibrate si presenta l’esigenza di specifiche concimazioni con questi elementi.
E’ più opportuno concentrare le risorse dell’agricoltore sull’ammendamento organico che (tra i mille altri
vantaggi):
• rende anche le disponibilità per mineralizzazione dei nutrienti meglio distribuite nell’arco dell’intero
ciclo produttivo;
• minimizza gli svantaggi dell’’eccesso vegetativo;
• migliora la dinamica dell’acqua nel suolo,
• chela gli ioni liberi ed abbassa quindi i rischi di salinità sulla pianta e di microcarenze,
• svolge una azione repressiva su fusarium e nematodi.
Una lauta concimazione con stallatico non interrato a fondo è sempre stata tradizionalmente consigliata in dosi di
300 - 400 qli/ha per delle produzioni medie.
Va tuttavia posta attenzione ai limiti della Direttiva Nitrati a cui fa riferimento il nostro Regolamento , con un
limite annuo per ettaro di 170 unità di azoto.
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CORSO PER OPERATORE DEI SISTEMI PRODUTTIVI AGROALIMENTARI CON METODO BIOLOGICO
(Decreto Legislativo n. 112 del 31.03.1998 art. 142 lett. h / D.D. N° 129/V/2002 del 15.07.2002)
Circoscrizione Consolare di Cordoba – Argentina.
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L’apporto di sostanza organica può avvenire anche tramite sovesci, soprattutto interessanti sono quelli di crucifere
che possono avere azione nematocida e fungistatica.
La concimazione azotato in pre-trapianto va invece notevolmente limitata in quantità, perché induce Io pianta ad
un eccessiva rigoglio,
• allungando il ciclo vegetativo,
• ritardando la fioritura e di conseguenza la fruttificazione e la maturazione.
Tuttavia non va completamente annullata, si consiglia solamente la distribuzione in dosi limitate e scaglionate.
Si può intervenire con prodotti a base di pollina compostata oppure borlande o altri concimi organici azotati a
effetto almeno medio-rapido, per poche unità necessarie ad accompagnare meglio lo stress post trapianto (in
generale dalle 15 alle 25 unità/ettaro).
E’ opportuno utilizzare i prodotti che costano meno per unità di azoto.
Tali dosi ridotte possono successivamente essere integrate, ove possibile, da piccole dosi di azoto in forma di
fertirrigazione all’allegagione dei primi palchi, magari utilizzando prodotti liquidi in microdosi (da 0,5 a max 2
unità di azoto per ettaro a seconda del numero di interventi e della disponibilità per mineralizzazione naturale), a
base di sangue, proteine idrolizzate o altri prodotti a base di amminoacidi.
Naturalmente solo ed esclusivamente matrici e prodotti commerciali in regola con i dettati del Reg. CE 2092/91
Allegato IIA.
IRRIGAZIONE
La carenza idrica nel pomodoro agisce negativamente sulla produzione ritardando la maturazione e rendendo i
frutti di scadente qualità.
L’irrigazione ha grosse implicazioni nel contenimento di varie patologie:
• squilibrio idrico provoca il marciume apicale, il cosiddetto “culo nero”
• botrite, peronpspora , antracnosi e batteriosi ed un certo altro numero di malattie fungine sono favorite
invece da eccessi di umidità
ed inoltre alcuni famosi colleghi avanzano l’ipotesi che fra i fattori favorenti le virosi vi siano anche le modalità di
irrigazione (troppo intense, a turni troppo lunghi).
Certo la concimazione con stallatico e le sarchiature fanno risparmiare acqua ma comunque l’irrigazione su
pomodoro da mensa per produzioni a livello professionale è sempre necessaria in area mediterranea.
Ove si usa la pacciamatura, naturalmente si parla oggi di microirrigazione a manichetta forata ma dove non si usa
inizialmente si può anche fare localizzata a goccia od in altro modo e poi con la espansione delle radici, a tutta
superficie (anche se poi vanno tenute sotto controllo le varie avversità favorite dalle bagnature prolungate di parte
aerea e colletto)..
L’umidità del terreno dovrà essere sempre sotto controllo, evitare assolutamente gli squilibri idrici, che sono causa
di fisiopatie e compromettono l’uniformità di pezzatura
La prima erogazione va fatta subito dopo il trapianto.
All’inizio le piante si avvantaggiano di modesta disponibilità idriche per l’affondamento delle radici
In seguito la pianta sviluppando richiede quantità sempre maggiori di acqua, raggiungendo la massima esigenza
quando è carica di frutti.
L’irrigazione cala in quantità, anche se non in frequenza, durante la fioritura per evitare la cascola dei fiori e
nell’imminenza della raccolta, perché i frutti potrebbero crepare e perdere in conservabilità.
Segnaliamo, per attenuare (ma non risolvere !) i problemi di marciume apicale, fertirrigazioni notturne con
preparati a base di calcio.
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AVVERSITÀ
TAB.8 - DANNI NON PARASSITARI
Avversità
Colpo di sole
Marciume
apicale
Cat face
Deformazioni
Scatolatura:
Carenza di
magnesio
Spaccature
Caratteristiche del danno
Misure preventive
scegliere varietà con fogliame coprente e non
eccedere con l’azoto che aumenta la sensibilità
dovuto a squilibri nutrizionali (soprattutto calcio)
e idrici
dovuto a piogge fredde, e conseguenti ristagni, in
fase di ingrossamento
cattivo sviluppo delle logge seminali
dovute a difetti di fecondazione
i frutti, soprattutto gli allungati, sono vuoti al evitare gli eccessi di azoto
centro;
si nota sulle foglie basali
spesso è dovuta ad un eccesso di potassio.
Eccessi idrici, dopo un periodo di secco.
TAB.9 - CONTROLLO MALATTIE
Avversità
Batteriosi
Peronospora
Botrite
Misure preventive
usare seme sano
immersione del seme per un certo lasso di
tempo (20 - 40 minuti) in acqua calda (50 55 °c),
ampie rotazioni colturali,
adeguata areazione delle serre,
adeguate densità d’impianto,
impiego di varietà tolleranti,
nutrizione azotata equilibrata,
irrigazioni localizzate,
accurato drenaggio.
sesti d’impianto non troppo fitti,
arieggiare le colture in ambiente protetto
Lotta diretta
i sali di rame hanno un effetto di contenimento e i
trattamenti sono consigliabili dopo operazioni
manuali o meccaniche che possono causare ingenti
ferite sulle piante
trattamenti al verificarsi di condizioni infettanti:
• temperature intorno ai 15 – 20 C°,
• tempi di bagnatura sulle foglie superiori alle
4 - 6 ore;
la coltura è poco sensibile negli stadi iniziali, quando
si potrebbe trattare con rame diventa più sensibile
quando, di fatto, non si può trattare a causa del
periodo di carenza (20 giorni)
parte dai residui stilari,
abbassare l’umidità con adeguata areazione
delle serre,
ampie rotazioni colturali,
accurato drenaggio,
adeguate densità d’impianto,
irrigazioni localizzate,
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nutrizione azotata equilibrata.
Verticillium, usare varietà resistenti,
utilizzare piante innestate su “piede”
Fusarium,
Cladosporium resistente,
utilizzo di imponenti quantità di compost
secondo la teoria dei “suppressive soils” ,
adeguata areazione delle serre,
adeguate densità d’impianto,
impiego di seme sano,
accurato drenaggio,
usare varietà resistenti,
Virosi
impiegare reti antiinsetti
in serra seppure è frequente la presenza di
Oidio
condizioni di umidità relativa superiore al 70
% tuttavia si toccano frequentemente
condizioni di temperatura superiori ai 35 ° c
che tendono a bloccare almeno
temporaneamente l’infezione.
in alternativa l’utilizzo di irrigazioni
dall’alto per bloccare l’infezione con un velo
di acqua ha già dato risultati positivi su altre
colture protette a rischio erisifacee , ma poi
riporta alto il rischio relativo a tutte quelle
avversità sopra elencate.
L’orientamento attuale è verso l’utilizzo di zolfo
pulverulento (50 kg/ha) per impolverazioni a
cadenza di 10 giorni, integrata magari con l’utilizzo
di permanganato di potassio su attacchi in atto (1-2
kg/ha) prima di riprendere la linea a base di zolfo.
Sicuramente insoddisfacente la linea basata su
prodotti bagnabili a base di zolfo.
Addirittura qualche agricoltore fa persino i
trattamenti liquidi con zolfo per trattamenti in
polvere.
Altre esperienze positive sono state fatte con
bicarbonato di sodio (4-5 kg/ha).
Segnaliamo anche la possibilità dell’utilizzo di un
preparato microbiologico a base di Ampelomyces
quisqualis.
Le muffe ed i marciumi, diverse per il tipo di agenti infettivi, sono accomunate dalle esigenze di umidità e
temperature medio elevate , condizioni queste che si verificano frequentemente in cicli autunnali o molto precoci in
primavera.
Generalmente in serra una corretta gestione delle aperture contiene tali patologie, evitando alte temperature in
concomitanza con situazioni di elevata umidità.
La lotta alle virosi non è coronata facilmente dal successo neppure nella pratica della agricoltura chimica;
come per tutte le virosi sono importanti alcune pratiche agronomiche come le rotazioni sufficientemente ampie,
l’estirpazione delle prime piante infette e l’evitare, se possibile, quelle situazioni di stress, soprattutto idrici che
sono favorenti la piena espressione della patologia virotica.
Sono disponibili varietà con tolleranza ai virus tuttavia l’esperienza degli ultimi venti anni ha indicato che questo
tipo di resistenze, spesso a pochi ceppi, sono superate nel giro di pochi (da 2 a 4) anni dall’entrata in commercio
dell’ibrido resistente e quindi non rappresenta una reale alternativa ad una strategia di lotta più articolata, ma solo
una integrazione.
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TAB. 10 - CONTROLLO DEI FITOFAGI
Avversità
Nematodi
Afidi
Misure preventive
varietà resistenti, anche se la resistenza si
riduce di molto con temperature del suolo
superiori ai 27-28 °C,
innesto su piede resistente,
sovesci con piante biocide,
rotazioni
nutrizione azotata equilibrata,
la presenza di aree marginali ricche di
vegetazione spontanea aumenta la
popolazione di predatori e parassitoidi.
Nezara viridula sverna da adulto ,
ha due generazioni all’anno con una terza
parziale
Aleurodidi
impiego di piantine di pomodoro non
infestate.
impiego di reti antinsetto.
impiego di trappole cromotropiche gialle
per il monitoraggio
Acariosi
nutrizione azotata equilibrata
Nottue
Lotta diretta
Azadiractina,
miscela di microorganismi
In presenza di elevata infestazione, e in assenza di
ausiliari spontanei o introdotti, intervenire con
trattamenti con insetticidi ammessi (Azadiractina
alla comparsa dei primi afidi, piretro, in trattamenti
localizzati sui focolai).
il piretro funziona solo sui primi stadi giovanili,
sugli adulti ha tutt’al più un effetto repellente;
provare ad eliminare i giovani di luglio; però a fine
agosto ci sono i nuovi adulti che girano parecchio
(cioè possono arrivare da appezzamenti vicini)
prima di svernare
Interventi preventivi con azadiractina.
Lavaggi con saponi.
Utilizzo di piretro in assenza completa di ausiliari.
Impiego dell’ausiliare Encarsia formosa, eseguire 46 lanci di 4-6 pupari/mq a cadenza quindicinale nel
periodo primaverile e settimanale nel periodo estivo.
Impiego dell’ausiliare Macrolophus caliginosus,
introdurre con 2-3 lanci, 1-3 individui.
Alla comparsa dei primi acari intervenire con
Azadiractina.
impiego di acari predatori (Phytoseiolus persimilis)
risulta scarsamente efficace a causa della tomentosità delle foglie.
In presenza di una elevata infestazione intervenire
con olio paraffinico estivo.
Interessanti risultati sono segnalati con prodotti
microbiologici a base di Beauveria bassiana.
trattamenti serali utilizzando Bacillus thuringensis
Ripetiamo per l’ennesima volta le pratiche agronomiche indispensabili da osservare in agricoltura biologica per la
prevenzione, che rimane la strada principale, e di cui i trattamenti sono solo un completamento, come tanto bene
sottolinea l’Allegato I del Re.CE 2092/91:
1) scegliere per le coltivazioni terreni profondi, sciolti ed asciutti, escludendo i terreni bassi ed esposti a
nebbie;
2) effettuare una buona sistemazione della rete scolante per evitare ristagni idrici;
3) porre molta attenzione alle irrigazioni sempre per lo stesso motivo;
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4)
5)
6)
7)
8)
limitare molto le concimazioni azotate eccessive;
non ripetere la coltivazione del medesimo terreno se non dopo almeno 3 anni (meglio se 4 – 5);
effettuare periodicamente sovesci rinettanti;
adoperare varietà poco sensibili alle malattie;
allontanare e bruciare immediatamente appena compare la malattia le foglie o le piante colpite e diradare i
seminati e le piantagioni;
9) nelle lavorazioni e pratiche agronomiche evitare di passare dalle zone ove sono presenti piante
ammalate a quelle ove sono presenti piante sane;
10) evitare piantagioni troppo fitte, adottando sesti d’impianto più radi;
11) effettuare una buona areazione delle serre.
SCELTA VARIETALE
La specie presenta un polimorfismo molto accentuato; esistono numerose varietà, che si differenziano tra loro per:
- il ciclo vegetativo (precoce, tardivo)
- lo sviluppo vegetativo o taglia della pianta (determinata, indeterminata) con internodi lunghi o corti
- la copertura fogliare (scarsa, buona)
- la forma della foglia (tipica del pomodoro oppure simile alla patata)
- la disposizione dei frutti (a grappolo semplice o multiplo
- la dimensione del frutto (piccolo, grosso) con o privo di cicatrice stilare
- la superficie della bacca (liscia, costoluta)
- il colore delle bacche (rosso, carminio, giallo-bianco) uniforme con collettatura più o meno evidente
- la consistenza della bacca e l’idoneità ai lunghi trasporti
- la resistenza o la predisposizione allo spacco nell’attaccatura colletto
- la resistenza o la tolleranza ad alcune malattie
- l’idoneità alla coltura forzata o da pieno campo.
Oltre a caratteristiche agronomiche e merceologiche quali resa elevata e stabile, buona qualità intrinseca dei frutti
ecc., un’attenzione particolare va data a rusticità, tolleranza o resistenza alle fitopatie.
Particolarmente importante è la rusticità, ovvero la capacità di dare produzioni stabili nelle varie annate con una
bassissima perdita di prodotto per scarto non commerciabile.
Interessante è comunque una certa vigoria , che in convenzionale può costituire un problema , ma che nelle
condizioni spesso poco “spinte” della coltura biologica, può rappresentare una qualità positiva.
Naturalmente anche per il pomodoro come per tutte le produzioni biologiche occorre materiale riproduttivo, semi e
piantine, certificate da agricoltura biologica.
E’ già presente una certa quantità di questo materiale ma sempre troppo poche per costituire una gamma completa.
Qui di seguito ripresentiamo alcune vecchie varietà diffusesi ed affermatisi in passato per la loro bontà o rusticità.
Non tutte sono ancora valide in tutti gli ambienti ed in tutte le condizioni di mercato.
Tuttavia credo che almeno all’inizio , quando si intraprende la coltivazione del pomodoro in coltura biologica , sia
necessario provarle nelle varie condizioni prima di scartarle del tutto. Ed in ogni caso, su patologie del suolo , c’è
sempre la possibilità di provare l’innesto di queste varietà più “tradizionali” su piede resistente.
Qui di seguito vengono presentate alcune varietà più o meno “antiche” nelle disponibilità di alcune ditte che da
tempo hanno investito nel settore delle sementi biologiche.
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TAB.11 - ALCUNE VARIETA’ TRADIZIONALI DI CUI E’ DISPONIBILE SEME BIOLOGICO
PRESSO ALCUNE AZIENDE ITALIANE
Varietà
Caratteristiche
Early Pak 7
Frutto mediogrosso, semi piatto
costoluto da raccolta invaiata
Medio grosso un poco costoluto, spalla
verde
Tipo S.Marzano da raccolta al suolo,
determinato, precoce
Ciliegino di grosse dimensioni,
indeterminato
Frutto molto grosso, cuoriforme ,
rosso, molta polpa, poca tenuta
Pezzatura piccola
Pantano
romanesco
S.Marzano nano
p4
Principe
Borghese
Cuor di Bue
A pera
indeterminato
Marmande
Dotto TecnocoopMortegliano (Ud) Piombino (Li)
*
*
*
*
*
*
*
*
Un poco appiattiti costoluti, di buona
qualità organolettica
Precoce e molto serbevole
Adatto alla conservazione a grappolo
intero
Piccolo frutto periforme, molto
serbevole
Ciliegino
Da appendere
nano
Corbarino
Sativa –
Cesena (Fc)
*
*
*
*
Altra varietà estremamente interessante, purtroppo poco disponibile sul mercato, è il Canestrino toscano , si dice,
simile al periforme abruzzese, per la quale occorre chiedere informazioni all’ARSIA Toscana.
Ove le richieste commerciali o le condizioni agronomiche di campo, per presenza di virosi, funghi del suolo o
nematodi, rendessero necessarie varietà più moderne elenchiamo qui di seguito alcune varietà e alcune
caratteristiche e resistenze che potrebbero tornare utili in un contesto di agricoltura biologica.
Riteniamo particolarmente importanti le resistenze ai nematodi e al TMV.
TAB.12 - ALCUNE VARIETA’ “MODERNE” DOTATE DI RESISTENZE INTERESSANTI PER
IL SETTORE DEL BIOLOGICO
Varietà
Tipo di
Raccolta
Cencara Vilmor rossa
in
Cherry Asgro rossa
Wonder w
Gabriel Cois
rossa/invai
a
‘94
ata
Monika
Petula
Ditta
Syngen rossa
ta
Rijk
rossa
Zwaan
Caratteristich Caratteristiche Nemato Fusariu Verticilli
e frutto
bacca
di
m
um
Mezzolungo/ov
*
F1
*
ale
cherry
F2
a
grappolo/sing
olo
a grappolo
Tonda liscia
a grappolo
Cladospori Tm
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C3
*
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*
*
F1,F2
*
*
*
*
*
*
F2
*
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Rezano
S&G
Fedra
Cois
‘94
Risoca De
Ruiter
Cherubi De
no
Ruiter
rossa/invai
ata
rossa/invai singolo
ata
rossa
a grappolo
rossa
cherry
tipo s.marzano
*
*
*
Globosa
semicostoluta
Tondo/leggerm
ente piatto
F1, F2
*
*
*
F1,F2
*
ABCDE
*
*
F1,F2
*
ABCDE
*
Da provare sono anche i seguenti:
PS 1869659 (Peto) da raccolta a rosso, (80-120 g), resistente a TSWV e TYLCV,
RS 6871 (R. Sluis) tondo insalataro (180-200 g) resistente a ToMV, TSWV V, F2, N,
Rovente (De Ruiter) tondo, da grappolo raccolto a completa maturazione (100-130 g). Resistente a TMV, TSWV,
V, F 1 e 2, F. radicis,
Avenue (Peotec), rossa/invaiata, tipo S. Marzano, molto resistente al marciume apicale.
Per problemi commerciali e tecnici, è probabile che almeno alcune tra quelle menzionate saranno considerate
“superate” nel giro di pochi anni.
Tutte le varietà allungate sono tendenzialmente più sensibili al marciume apicale rispetto ai tondi, per cui si
consigliano solo ed esclusivamente in quelle condizioni ove per piovosità, irrigazione, terreno e copertura , si è
assolutamente certi di poter annullare le situazioni di squilibrio idrico.
Tutte le varietà presentate sono solo ed esclusivamente un assaggio: molto c’è di interessante che può essere
adatto al biologico e che non conosciamo.
Inoltre la maggior parte dei dati vengono da rilievi eseguiti nel Nord est della nostra penisola e quindi per il
meridione possono non essere le ideali.
Di questo ci scusiamo con i lettori, auspicando al contempo un aumento delle prove di confronto varietale
finalizzate alla agricoltura biologica.
RACCOLTA
La raccolta è manuale, scalare; si effettua ogni 3/5 giorni e può protrarsi per 2/3 mesi.
A seconda dal tipo di cultivar e di destinazione commerciale i frutti vengono raccolti:
• rossi quando oltre il 90% della superficie è rossa;
• invaiati, cioè quando iniziano il viraggio nella parte bassa, quando meno del 30% della superficie appare
rosa .
Le bacche vanno manipolate con cura perché si ammaccano facilmente.
Nei climi settentrionali i pomodorini “ciliegia” difficilmente riescono a maturare contemporaneamente sul
grappolo: verranno spesso raccolti, soprattutto nei cicli autunnali, a frutto singolo e venduti in vaschette da ½ kg.
CONSERVAZIONE
la temperatura ottimale per la conservazione dei frutti varia col grado di maturazione degli stessi:
• quelli verdi si conservano per 3 settimane a 9/100C,
• quelli rossi per due settimane a 2/30C.
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BIBLIOGRAFIA
Il pomodoro da mensa in coltura protetta in coltivazione biologica
Osservatorio Agroambientale – Centro Documentazione Agricoltura sostenibile, via Calcinaro, 1920 – 47023
Cesena – anno 1999
Tel. 0547. 380754 – Fax 0547. 639252 – E-mail: [email protected] Sito: http://www.agraria.it/osservatorio
Il pomodoro in coltura biologica, L’Informatore agrario, 24, 2000.
Il pomodoro da mensa in coltura protetta in coltivazione biologica
Veneto Agricoltura Settore Divulgazione Tecnica e Formazione ProfessionaleCorte Benedettina – via Roma,34 –
35020 Legnaro (Pd) – anno 2001
Tel. 049/8293920 – Fax 049/8293909 - E.mail: [email protected] Sito:
http://www.venetoagricoltura.org
Tesi Di Laurea discussa da Marco Giovanelli presso la Facoltà Di Agraria della Università Degli Studi Di
Bologna
“Costi e redditività in orticoltura biologica” - Relatore: Prof. Claudio Malagoli - Anno Accademico 1999-2000
RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano vivamente i bravissimi colleghi: dr. Costantino Cattivello, dr. Leonardo Piervitali, p.a. Romano
Grilli, p.a. Romano Ronchi, dr. Pier Paolo Pasotti
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Progetto Formativo per Italiani residenti all’Estero
CORSO PER OPERATORE DEI SISTEMI PRODUTTIVI AGROALIMENTARI CON METODO BIOLOGICO
(Decreto Legislativo n. 112 del 31.03.1998 art. 142 lett. h / D.D. N° 129/V/2002 del 15.07.2002)
Circoscrizione Consolare di Cordoba – Argentina.
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- File: lucido pomodoro da mensa bio -
IL MERCATO AL CONSUMO
Il mercato gradisce perlopiù:
• all’estero: bacche tonde o tondo – allungate liscie, di media pezzatura e di colore rosso uniforme con
calice attaccato al frutto;
• in Italia: meglio frutti medio-grossi. rotondo-appiattiti leggermente costoluti e con spalla marcata.
Sono presenti sul mercato (convenzionale e biologico) le seguenti tipologie:
• a frutto voluminoso il peso può raggiungere 500/600 g.
• invaiato (da raccogliere all’invaiatura), pezzatura dai 180 ai 200 g.
• per raccolta a rosso (a grappolo), pezzatura dai 120 ai 150 g.
• cherry (ciliegia), pezzatura dai 10 ai 30 g.
• allungato insalataro, tutte le varietà sono tendenzialmente più sensibili al marciume apicale rispetto ai
tondi, pezzatura dai 100 ai 120 g.
• allungato a duplice attitudine (insalataro e da salsa).
PREZZI DI LIQUIDAZIONE DEL POMODORO A GRAPPOLO DI COOPERATIVE
DELLA AREA ROMAGNOLA (ANNI 1997-2001)
COOP
1
COOP
2
MEDIA
BIOLOGI
CO
MEDIA
CONVENZIO
NALE
DIFFERE
NZA (%)
1150
1000
15
1997
1150
1998
1200
1300
1250
850
47
1999
1500
1550
1525
700
118
2000
1500
1500
1500
500
200
2001
900
1800
1300
500
160
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Grafico 13: confronto redditività di pomodoro da mensa sotto
tunnel multiplo in agricoltura convenzionale e biologica
189.800.000
200.000.000
140.000.000
150.000.000
129.573.702
113.414.700
76.385.300
100.000.000
plv
costo
utile
50.000.000
10.426.298
0
convenzionale
biologico
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VOCAZIONALITA’ PEDOCLIMATICA
Caratteristiche consigliate: Terreno
tessitura
Di larga adattabilità :franco, franco-sabbiosi, franco-sabbioso-argilloso; siliceo o calcareo argilloso
ma non compatto ;
risultati qualitativi superiori si hanno in terreni tendenzialmente argillosi.
drenaggio
buono (acqua rimossa prontamente dal suolo)
falda
a non meno di 100 cm dal piano di campagna
pH
compreso tra 6 e 6,5
calcare attivo < 10%
Caratteristiche consigliate: Clima
T0 minima letale
T0 minima biologica
T0 ottimale di accrescimento
notturna prefioritura
T0 minima per vitalità polline
T0 ottimale di allegagione
T0 ottimale nascita semi
T0 massima biologica
Clima
Illuminazione
Esposizione
2 0C
100C
18-22 0C
11-13 0C
13-15 0C
16-20 0C
25 0C
35 0C.
predilige quello temperato caldo a fotoperiodo lungo
almeno 5 000-6000 lux per l’attività fotosintetica, almeno 10000 lux per
l’induzione fioraIe
soleggiata e calda, al riparo dai venti
TIPO DI COLTIVAZIONE
SERRA
RISCALDATA PER
PRODUZIONI
FORZATE FUORI
STAGIONE
SEMINA
da ottobre a dicembre a
seconda del momento
in cui si vuole ottenere
il prodotto
TRAPIANTO da dicembre in poi
SERRA FREDDA O
TUNNEL PER PRODUZIONI
ANTICIPATE
PIENO CAMPO
PER
PRODUZIONI
ESTIVE
PIENO CAMPO O SERRA
FREDDA PER
PRODUZIONI
AUTUNNALI
POSTICIPATE IN ZONE A
CLIMA MITE
da dicembre a
da febbraio a
febbraio in letto caldo marzo in ambiente
o serra calda
riscaldato
verso la fine del mese
di marzo;
il periodo è in
relazione a:
zona di coltivazione,
ampiezza del tunnel
tipo di plastica per la
copertura
inizio giugno
si attua in
aprile/maggio,
quando non c’è più
pericolo di ritorno
del freddo
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RACCOLTA da gennaio ad aprile
•
•
•
•
si raccoglie a partire
da fine maggio e si
continua fino in
ottobre.
la raccolta comincia ad
l’entrata in
produzione avviene inizio agosto e prosegue
fino a novembre.
circa 50 giorni
dopo e si raccoglie
da luglio fino in
settembre - ottobre
(circa sei mesi).
le piantine a radice nuda si estraggono dal vivaio previo annaffiamento dello stesso ;
vanno trapiantate con celerità, facendo attenzione che le estremità delle radici non siano piegate verso
l’alto;
dopo la piantagione si preme la terra attorno alle piantine e si bagna leggermente;
qualche giorno dopo si procede ad un controllo e si rimpiazzano le piantine che non hanno attecchito.
Le piantine devono avere le seguenti caratteristiche:
• avere almeno due foglie vere,
• diametro dell’ipocotile non inferiore a 3 mm
• essere sane e robuste, alte 15-20 cm,
• avere almeno 50 giorni di età,
• l’ipocotile deve essere violetto: questo è indice che la pianta non è filata,
• avere i primi palchi fiorali già abbozzati.
Tipo d’impianto
Distanza (cm) tra le file
Distanza (cm) sulla fila
n0 piante/ha
a sviluppo indet.
100-120
40-45
18.500-25.000
a sviluppo determinato
80-100
35-40
25.000-35.700
a terra o a piatto
100-120
60-100
8.300-16.600
In biologico si preferisce scegliere le distanze maggiori per una maggiore insolazione e ventilazione.
Lavorazioni
Alcuni punti da consigliare:
• ha bisogno di lavorazione profonda considerando la radice fittonante dato che tanto più grande è la massa
di terreno esplorata dalle radici, tanto minore è la sensibilità a stress ambientali (nutrizionali ed idrici) che
possono comportare, fra l’altro, aborti fiorali, marciumi del frutto, scarsa produzione, ecc.: la lavorazione a
due strati (superficiale + rippatura) è l’ideale per permettere lo sviluppo del suo abbondante apparato
radicale;
• tutte le operazioni che possano renderlo il terreno permeabile ( lavorazioni, sistemazioni idrauliche come
fossi e baulature.) sono le benvenute in quanto diminuiscono i rischi di tutti quelle avversità legate alla
umidità del suolo (come funghi ipogei e nematodi) a cui il pomodoro va soggetto;
• si consiglia di preparare il terreno con un certo anticipo (1-2 mesi) rispetto alla messa a dimora delle
piante;
• il terreno dovrebbe essere leggermente baulato in corrispondenza delle file della coltura per favorire lo
sgrondo dell’acqua .
Ecco un elenco delle lavorazioni usualmente eseguite in agricoltura biologica:
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•
•
•
•
•
lavorazione estiva di preparazione del terreno sulle terre forti,
una vangatura, o ripetute frangizollature per interrare la sostanza organica,
in febbraio - marzo una fresatura (o in alternativa più erpicature con estirpatore ove il terreno lo
consente) per affinare il terreno,
per completare il quadro delle lavorazioni, (nel caso di pomodoro non pacciamato,) va effettuata una
rincalzatura due/tre settimane dopo il trapianto quando la pianta è a 25 cm di altezza, interrando inoltre
una frazione della concimazione azotata,
naturalmente (sempre su pomodoro non pacciamato) sarchiature successive rasenti la fila sono possibili
nel caso di scarsa disponibilità idrica e di andamento climatico avverso che oltre ad eliminare le erbe
infestanti, hanno il compito di rompere la crosta ed aerare il terreno.
Vantaggi pacciamatura
Anticipo della cultura
Pulizia
Nessuna necessità di contenimento infestanti
Svantaggi pacciamatura
Impossibilità di lavorare per interrare concimi,
rincalzare;
rompere la crosta
Elenchiamo qui di seguito vari tipi di pacciamatura:
• pacciamatura con polietilene nero spessore 0,05 mm; per trapianti ritardati l’ideale è il film a doppio
colore bianco e nero con il bianco rivolto verso l’alto: non scotta la piantina e offre più luce a settembre;
• pacciamatura con film a base di amido di mais: ha le stesse caratteristiche di effetto termico del film
plastico ma una durata spesso inferiore, soprattutto nei climi caldi;
• pacciamatura in materiale cellulosico: dura di meno (1-2 mesi) rispetto ai precedenti e non ha lo stesso
effetto termico;
• pacciamatura in materiale perfettamente biodegradabile come la carta di tipo Hortopaper, ma questa
non va sicuramente per i cicli primaverili in cui l’anticipazione è importante.
CURE COLTURALI
Le cure colturali più importanti per le cultivar indeterminate di pomodoro eccedenti dalle normali tecniche
utilizzate per altri ortaggi sono le seguenti:
•
•
•
•
•
occorre predisporre tutori (pali, canne, fili) ai quali verranno assicurate le piante che altrimenti non starebbero erette;
quando la pianta ha raggiunto un’altezza di 35/40 cm si procede alla prima legatura del fusto al sostegno;
le successive legature avverranno gradualmente negli internodi, che la pianta avrà emesso crescendo in
altezza: occorre inoltre fare attenzione a non praticare una legatura troppo stretta poiché potrebbe causare
una strozzatura nel fusto;
sfoltire la vegetazione della pianta togliendo i getti ascellari, che la stessa emette in continuazione, per
consentire una crescita lungo un solo asse;
sopprimere il primo fiore del grappolo (fiorone) nelle varietà del tipo marmande,
scuotitura: scuotere quotidianamente nel periodo fiorale attraverso vibratura meccanica per aumentare
l’allegagione in coltura protetta; sempre per lo stesso motivo si consiglia l’impiego di insetti pronubi
quale Bombus terrestris che va impiegato utilizzando, a partire dal mese di aprile, 10 arnie a ettaro ;
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•
•
•
qualora in prossimità della serra vi siano colture in fiore appetite ai bombi, si consiglia di applicare reti alle
aperture onde evitare che i pronubi escano dalle serre.
eseguire la cimatura della pianta al quarto/sesto palco nelle varietà indeterminate quando si vuole
interrompere la vegetazione in altezza per favorire l’ingrossamento dei frutti e di anticipare e facilitare la
raccolta; oppureal 2° - 3° palco fiorale e per anticipare la produzione e migliorare la qualità delle singole
bacche; in questa coso le distanze fra le piante andranno ridotte e di conseguenza Io densità unitaria
risulterà maggiore
sulle piante in via di esaurimento può essere praticata la capitozzatura (potatura di ringiovanimento) a cui
farà seguito una forte concimazione ed una abbondante irrigazione; per le proprietà di ricaccio insite nel
pomodoro, le piante riprenderanno a vegetare ed a svilupparsi andando nuovamente in produzione, se la
temperatura e le condizioni climatiche rimarranno favorevoli;
accorciamento grappoli: soprattutto nelle raccolte tardive in ambiente non perfettamente mediterraneo
sulle varieta a grappolo e cherry vanno accorciati i grappoli (tanto più corti quanto più basse sono le
temperature) se si vuole garantire una perfetta maturazione dei grappoli che vanno raccolti a frutto rosso.
Rotazione
Successione favorevole
melone
Precedente favorevole
Precedente sfavorevole
cavolo, grano, sovescio, composite
Cucurbitacee, chenopodiacee, solanacee
(cicorie, lattughe), leguminose (eccetto per almeno 4/5 anni asparagi, prato
la medica)
Il pomodoro è una pianta da rinnovo il cui apparato radicale, molto sviluppato, prepara buone condizioni fisiche
per la coltura che segue, e che esige rotazioni almeno quadriennali:
CONSOCIAZIONE
Poco praticata. Tuttavia è possibile con fagioli, finocchi, cavoli.
Danni non parassitari
Avversità
Colpo di sole
Marciume
apicale
Cat face
Deformazioni
Scatolatura:
Carenza di
magnesio
Spaccature
Caratteristiche
Misure preventive
scegliere varietà con fogliame coprente e non
eccedere con l’azoto che aumenta la sensibilità
dovuto a squilibri nutrizionali (Ca) e idrici
dovuto a piogge fredde, e conseguenti ristagni,
in fase di ingrossamento
cattivo sviluppo delle logge seminali
dovute a difetti di fecondazione
i frutti, soprattutto gli allungati, sono vuoti al evitare gli eccessi di azoto
centro;
si nota sulle foglie basali
spesso è dovuta ad un eccesso di potassio.
Eccessi idrici, dopo un periodo di secco.
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Controllo malattie
Avversità
Batteriosi
Peronospora
Botrite
Verticillium,
Fusarium,
Cladosporium
Virus
Misure preventive
usare seme sano (bacterial free)
praticare la rotazione
immersione del seme per un certo lasso di
tempo (20 - 40 minuti) in acqua calda (50 - 55
°C)
Ampie rotazioni colturali
Adeguata areazione delle serre.
Adeguate densità d’impianto.
Impiego di varietà tolleranti.
Nutrizione azotata equilibrata.
Irrigazioni localizzate.
Accurato drenaggio..
sesti d’impianto non troppo fitti
arieggiare le colture in ambiente protetto
Lotta diretta
i sali di rame hanno un effetto di contenimento
I trattamenti sono consigliabili dopo operazioni
manuali o meccaniche che possono causare
ingenti ferite sulle piante
trattamenti al verificarsi di condizioni infettanti
delle malattie più importanti per la coltura in
esame:
temperature intorno ai 15 – 20 C°,
tempi di bagnatura sulle foglie superiori alle 4 - 6
ore;
la coltura è poco sensibile negli stadi iniziali,
quando si potrebbe trattare con rame (periodo di
carenza 20 giorni), diventa più sensibile quando,
di fatto, non si può trattare
parte dai residui stilari
abbassare l’umidità con adeguata areazione
delle serre.
Ampie rotazioni colturali.
Accurato drenaggio.
Adeguate densità d’impianto.
Irrigazioni localizzate
Nutrizione azotata equilibrata.
usare varietà resistenti
utilizzo di imponenti quantità (fino a 1000
q.li/ha) di compost ( come per la lotta contro
il Fusarium e le altre micosi telluriche )
secondo la teoria dei “suppressive soils”
Adeguata areazione delle serre.
Adeguate densità d’impianto.
Impiego di seme sano.
Accurato drenaggio.
usare varietà resistenti
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Controllo dei fitofagi
Avversità
Nematodi
Misure preventive
varietà resistenti
rotazioni
Nutrizione azotata equilibrata.
Afidi
Nezara viridula
Aleurodidi
Acariosi
Nottue
Lotta diretta
In presenza di elevata infestazione, e in
assenza di ausiliari spontanei o introdotti,
La presenza di aree marginali ricche di
intervenire con trattamenti con insetticidi
vegetazione spontanea aumenta la
ammessi (neem alla comparsa dei primi
popolazione di predatori e parassitoidi.
pidocchi, piretro, in trattamenti localizzati
sui focolai).
Alla comparsa dei primi afidi effettuare
interventi con Azadiractina.
il piretro funziona solo su stadi giovanili
Sverna da adulto
molto piccoli, sugli adulti ha tutt’al più un
ha due generazioni all’anno con una
effetto repellente; provare ad eliminare i
terza parziale
giovani di luglio; però a fine agosto ci sono
i nuovi adulti che girano parecchio (cioè
possono arrivare da appezzamenti vicini)
prima di svernare
Impiego di piantine di pomodoro non
Interventi preventivi con Azadiractina.
infestate.
Impiego dell’ausiliare Encarsia formosa,
Impiego di reti antinsetto.
eseguire 4-6 lanci di 4-6 pupari/mq a
Impiego di trappole cromotropiche gialle cadenza quindicinale nel periodo priper il monitoraggio
maverile e settimanale nel periodo estivo.
Impiego dell’ausiliare Macrolophus
caliginosus, introdurre con 2-3 lanci, 1-3
individui.
Nutrizione azotata equilibrata
Alla comparsa dei primi acari intervenire
con Azadiractina.
impiego di acari predatori (Phytoseiulas
persimilis) risulta scarsamente efficace a
causa della tomentosità delle foglie.
In presenza di una elevata infestazione
intervenire con olio paraffinico estivo.
Utilizzo di Bacillus thuringensis in
trattamenti serali
Per le pratiche agronomiche da osservare per la prevenzione, che rimane la strada principale, e di cui i trattamenti
sono solo un corollario,rimandiamo al seguente elenco:
1) scegliere per le coltivazioni terreni profondi, sciolti ed asciutti, escludendo i terreni bassi ed esposti a nebbie;
2) effettuare se necessario una buona affossatura per evitare ristagni idrici;
3) porre molta attenzione alle irrigazioni sempre per lo stesso motivo;
4)concimare soprattutto con concimi fosfatici e potassici limitando molto quelli azotati;
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5)e’ necessaria una concimazione generosa per ottenere un rapido sviluppo delle piante nella prima età dopo
l’emergenza o dopo i trapianti, nel periodo di massima vulnerabilità;
6)non ripetere la stessa coltivazione del medesimo terreno se non dopo almeno tre anni;
7)effettuare periodicamente sovesci rinettanti;
8)usare molta attenzione nella scelta dei semi destinati per la riproduzione, come si è detto per le malattie
batteriche;
9)adoperare varietà resistenti;
10) non trapiantare nei semenzali le piantine con traccia di malattia;
11)allontanare e bruciare immediatamente appena compare la malattia le foglie o le piante colpite e diradare i
seminati e le piantagioni;
12) nelle lavorazioni e pratiche agronomiche evitare di passare dalle zone ove sono presenti piante ammalate a
quelle ove sono presenti piante sane;
13) evitare piantagioni troppo fitte, adottando sesti d’impianto più radi;
14) effettuare una buona areazione delle serre;
15)evitare di lesionare i frutti in raccolta.
Varietà
Carartteristiche
early pak 7
Frutto grosso, semi piatto costoluto da
raccolta invaiata
Grosso un poco costoluto
pantano
romanesco
s.marzano nano
p4
Principe
Borghese
Cuor di Bue
A pera
indeterminato
Marmande
Ciliegino
Da appendere
nano
ALAMBR
A
rosso
babilon rnvaiata
bonny
rossa
calida
invaiata
cencara
rossa
Sativa –
Cesena (Fc)
*
Tipo S.Marzano da raccolta al suolo,
determinato
ciliegino
*
Frutto molto grosso, , cuoriforme ,
rosso, molta polpa, poca tenuta
Pezzatura piccola
*
Un poco appiattiti costoluti
ciliegino
ciliegino
Varietà Bacca
Dotto TecnocoopMortegliano (Ud) Piombino (Li)
*
*
*
*
*
*
*
*
Agrappolo o
Forma
Nematod Fusariu
Singolo
i
m
a
Tondo/leggermen *
*
grappolo/singol te piatto
o
*
*
*
F1,F2
bacca singola
Tondo/leggermen *
F1, F2
te piatto
Mezzolungo/ovale *
F1
Vertilliu
m
*
Cladosporiu
m
C5
*
*
*
*
Tm
v
*
*
*
*
C3
*
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(Decreto Legislativo n. 112 del 31.03.1998 art. 142 lett. h / D.D. N° 129/V/2002 del 15.07.2002)
Circoscrizione Consolare di Cordoba – Argentina.
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Cherry rossa
cherry
Wonder
gabriela rossa/invaiat a
a
grappolo/singol
o
giulia
invaiata
italdor invaiata
allungato
kastalia invaiata
bacca singola
Tondo/leggermen
te piatto
lori bel rossa/invaiat grappolo
Tondo/leggermen
a
te piatto
MIRO’
rosso
a grappolo
monika rossa
a grappolo
Tonda liscia
petula
rossa
a grappolo
rezano rossa/invaiat
tipo s.marzano
a
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F1, F2
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RACCOLTA
La produzione media di una pianta è di kg 2,5/3,5; nelle colture in serra si possono ottenere piante con 6/7 kg di
frutti.
La raccolta è manuale, scalare; si effettua ogni 3/5 giorni e può protrarsi per 2/3 mesi.
A seconda dal tipo di cultivar e di destinazione commerciale i frutti vengono raccolti:
• rossi raccolti quando oltre il 90% della superficie è rossa
• invaiati, cioè quando iniziano il viraggio nella parte bassa. raccolte quando meno del 30% della superficie
appare rosa , usualmente nelle solite cassette a due strati.
Le bacche vanno manipolate con cura perché si ammaccano facilmente.
Nei climi settentrionali i pomodorini Cherry difficilmente riescono a maturare contemporaneamente sul grappolo:
verranno spesso raccolti, soprattutto nei cicli autunnali, a frutto singolo e venduti in vaschette da ½ kg.
CONSERVAZIONE
la temperatura ottimale per la conservazione dei frutti varia col grado di maturazione degli stessi:
• quelli verdi si conservano per 3 settimane a 9/100C,
• quelli rossi per due settimane a 2/30C.
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-File: Articolo patata -
La coltivazione biologica della patata
Di Carlo Bazzocchi, Andrea Asirelli e Stefano Tellarini
Studio Associato Biologico di Cesena (FC)
Introduzione
Come tutte le colture rincalzate, la patata è considerata una di quelle colture in cui il passaggio alla gestione
biologica è ritenuto più facile, anche in virtù del possibile controllo parassitario con i prodotti fitosanitari a
disposizione, ma l’agricoltura biologica è un’agricoltura di prevenzione che opera soprattutto nel miglioramento
della fertilità del terreno, al fine di contenere, ridurre o eliminare i problemi di coltivazione.
La “ri-“sistemazione” del terreno, finalizzata alla riduzione dei ristagni idrici; le rotazioni, per il contenimento
delle malerbe e dei parassiti ed il miglioramento del contenuto della sostanza organica, sono pratiche agronomiche
essenziali per una corretta e più facile produzione.
La coltivazione della patata
Rotazione
La patata è una cultura estremamente importante, insieme al pomodoro da industria per le aziende biologiche negli
areali della pianura padana.
Diventa un cardine nelle rotazioni estensive con cereali, medica e proto-oleaginose ed anche su rotazioni più
intensive incentrate su cucurbitacee (soprattutto melone ma anche zucchino e zucca) fagiolino, cipolla e con
sovesci, fino ad essere presenti nelle rotazioni ultraintensive di piccole aziende orticole.
Se la patata è importante per le rotazioni anche le rotazioni sono importanti per la patata in funzione
dell’ottenimento di un letto di semina pulito, di una bassa pressione di elateridi e di una ritardata infestazione della
prima generazione di dorifora.
In determinate condizioni può essere assolutamente opportuno, per l’ottimizzazione della coltura della patata, un
inserimento nella rotazione di colture da sovescio, se autunno-primaverile con leguminose, crucifere e cerealicole,
se estivo con grano saraceno, sudanese o miglio.
.
Principali fattori limitanti la produzione
Nella coltivazione della patata i principali fattori limitanti la coltura sono:
• le malerbe
• gli elateridi.
• La dorifora
Il contenimento delle malerbe e degli elateridi può essere efficace, ovviamente, operando una corretta gestione
agronomica, quali rotazioni, lavorazioni del terreno, sovesci, irrigazioni, etc.
La dorifora richiede l’utilizzo di prodotti antiparassitari che solo negli ultimi anni sono stati autorizzati in
agricoltura biologica in Italia.
Preparazione del letto di semina e semina
In agricoltura biologica si preferiscono, quando possibile, lavorazioni superficiali, che possano rispettare la fertilità
del terreno. Per tanto sono consigliate lavorazioni che non superano i 25-30 cm di profondità. E’ ovvio che se il
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terreno soffre di ristagno è consigliata una ripuntatura a profondità superiori, tale da permettere un buon drenaggio
dell’acqua.
E’ buona pratica ricorrere alla “falsa semina”, eventualmente anche ripetuta, per avere un miglior controllo delle
malerbe soprattutto nella fase iniziale di germogliamento della patata.
Tale pratica consiste nella preparazione del letto di semina, fare germogliare le piante infestanti e ripassare
superficialmente con attrezzatura meccanica per distruggere quanto nato sul campo e poi procedere alla normale
semina dei tuberi.
Il sesto di semina è ovviamente determinato dalla macchina rincalzatrice reperibile dall’azienda, utilizzata anche
per il controllo delle malerbe. La distanza da fila a fila varia normalmente fra 70-80 cm ed i tuberi sono posti sulla
fila a 20-30 cm. La densità pertanto prevede 5-6 tuberi interi o 6-7 porzioni di tubero a metro quadrato. E’
tradizione e consigliato il trapianto dei tuberi in luna calante (luna nuova) o secondo il ritmo siderale, seguito dai
biodinamici, in luna discendente.
Sulla fila fin tanto che la pianta non ha coperto l’intera superficie, è possibile utilizzare l’erpice strigliatore,
attrezzatura meccanica di recente introduzione, in grado di contrastare le malerbe pur rispettando la coltura.
Concimazione
La valutazione della dotazione di elementi nutritivi nel terreno di coltivazione ci permette di individuare gli apporti
di concimanti necessari per la coltura della patata.
In agricoltura biologica si prediligono gli ammendanti, per migliorare il contenuto di sostanza organica e la fertilità.
Non è ovviamente escluso un eventuale utilizzo di concimi previsti dal Regolamento dell’agricoltura biologica,
normalmente interrati alla lavorazione del terreno in pre-semina.
L’azoto è l’elemento che maggiormente influenza, oltre che le rese, la qualità della produzione. Esso favorisce
infatti lo sviluppo di tuberi grossi, influisce sulla concentrazione degli zuccheri riduttori e sulla presenza di
sostanza secca all’interno del tubero e modifica, inoltre, il colore di alcuni prodotti trasformati (chips). Facilita lo
sviluppo della coltura soprattutto quando la pianta è giovane, aumentando la superficie fogliare e ritardando,
insieme al potassio, la senescenza delle foglie. Somministrazioni eccessive e tardive provocano un allungamento
del ciclo vegetativo, con gravi ritardi nell’epoca di raccolta, inoltre incidono negativamente sul contenuto di
sostanza secca nei tuberi; inoltre inducono nelle piante una maggiore suscettibilità nei confronti delle malattie
crittogamiche e favoriscono la produzione di tuberi deformati. E’ però vero che se il terreno è ben dotato di
sostanza organica, le lavorazioni meccaniche effettuate per il contenimento delle malerbe, sono in grado di poter
mineralizzare, e pertanto rendere disponibile alla coltura, sufficienti quantità di quest’elemento nutritivo.
Il potassio è l’elemento maggiormente assorbito e interviene direttamente nei processi metabolici della pianta,
influenzando la formazione e la traslocazione dei prodotti di riserva. Insieme al fosforo concorre al rafforzamento
dei tessuti meccanici della pianta.
Diserbo
Il controllo delle malerbe può essere fatto solo con mezzi meccanici o fisici (pirodiserbo), non è possibile in
agricoltura biologica ricorrere ad alcun altro mezzo. Per tanto il controllo delle malerbe è affidato, come
espresso precedentemente, dall’azione di macchine quali: erpici-strigliatori e rincalzatori oltre ad una corretta
gestione dell’azienda nel contenimento generale delle malerbe. Ultimamente si stanno diffondendo pratiche di
controllo mediante l’utilizzo di pacciamatura, soprattutto biodegradabile di origine cellulosica o amidacea.
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Difesa fitosanitaria
Tracheomocosi (Verticillium dahaliae, V. albo-atrum e Fusarium oxysporum)
La rotazione delle colture è sicuramente la miglior prevenzione su questo tipo di fungo tellurico.
La sanità e soprattutto integrità del materiale di propagazione riducono i danni che questo patogeno può provocare
alla patata.
L’umidità e terreni poco drenanti favoriscono l’insorgere della malattia.
Esistono in commercio miscele di microrganismi antagonisti dei funghi patogeni tellurici (Gliocladium virens,
Trichoderma hamatum, Streptomyces sp, Pseudomonas putrida) in grado di fornire risultati incoraggianti.
Peronospora (Phytophthora infestans)
La prevenzione imperniata sull’utilizzo di materiale di propagazione sano ed il successivo impianto su terreni che
non sono stati coltivati negli anni precedenti con altre solanacee, è buona pratica agronomica.
L’infestazione primaria, poco appariscente prende avvio dagli elementi di conservazione del fungo presenti sia nei
tuberi-seme sia sui residui della vegetazione precedente.
Ovviamente piante troppo vigorose, molte volte derivanti da concimazioni troppo ricche di azoto, predispongono la
coltura all’attacco di questo patogeno.
Questa patologia è sensibile per quanto riguarda i prodotti dell’allegato 2-B soprattutto al rame, e pertanto è il
prodotto più utilizzato in agricoltura biologica, inoltre possono essere utilizzati più come coformulanti che come
antiparassitari veri e propri: la propoli ed i sali di potassio. Data la difformità e la non titolazione dei prodotti
commerciali è impossibile fornire dosaggi precisi. Alcune indicazioni potrebbero essere le seguenti (per 100 litri di
acqua):
- prodotti a base di propoli 0,8-1 l/ha. di sol. idro-alcoolica al 20%;
- sali di potassio (sapone) 2 l o kg/ha.
L’azione del rame è preventiva. Dopo ogni pioggia o rugiada o elevata umidità è necessario intervenire con un
trattamento, tanto che nelle zone particolarmente umide o piovose si eseguono trattamenti a calendario a distanza di
7-10 giorni l’uno dall’altro. I prodotti a base di rame hanno dimostrato maggiore efficacia utilizzati prima
dell’evento piovoso piuttosto che dopo, purché non sia superata la soglia di 35-40 ml. di pioggia.
Afidi in genere (Myzus persicae, Macrosiphum euphorbiae, Aphis nasturtii, Aulacorthum solani, Aphis fabae)
L’afide è raramente un problema per la coltivazione della patata, infatti lo sviluppo di questi insetti avviene quando
sono presenti nell’ambiente coccinellidi o altri predatori o parassiti in grado di controllarli.
In caso forte attacco ed in assenza di insetti utili, si può ricorrere a trattamenti con piretro alla dose di 800 g/ha per
un prodotto al 4% di p.a. con eventualmente aggiunta di olio minerale estivo: da 4 kg/ha; sono preferibili i
trattamenti nelle ore successive al tramonto. Tale trattamento è in grado di aiutare il controllo della dorifora.
Se l’infestazione non è molto alta od estesa, lavaggi con sali di potassio, saponi molli, alle dosi consigliate
dall’etichetta, possono contenere la popolazione. Tali lavaggi, che rispettano maggiormente l’entomofauna utile, è
consigliabile effettuarli la mattina presto; eventualmente ripetuti dopo pochi giorni.
Elateridi (Agriotes lineatus, A. Litigiosus Rossi, A. Obscurus, A. Sputator)
Non fare seguire la patata ad un prato o ad una coltura poliennale o ad altra coltura che abbia subito evidenti danni
da elateridi.
Evitare terreni in cui l’umidità sia permanente anche in estate, soprattutto a livello dei tuberi, ovviamente i terreni
mal irrigati sono maggiormente predisposti all’attacco di quest’insetto: sono da evitare forti e ristagnati bagnature.
In caso di attacco precoce ridurre le irrigazioni può spingere l’insetto verso zone più profonde ed umide, pertanto
evitare irrigazioni vicino alla raccolta, che possono favorirne la risalita.
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Gli attacchi nei terreni non irrigati si verificano prevalentemente in primavera od in autunno perché questi insetti
nelle altre stagioni, migrano negli strati più profondi del terreno per ripararsi dal freddo e dalla siccità.
Per ridurre eventuali danni è consigliata, in primavera, la raccolta anticipata per quelle patate di tipo
“novelle o primaticce”.
Efficacia nel contenimento di quest’insetto è attribuita al panello di ricino. Di recente sperimentazione è l’utilizzo
di Beauveria bassiana, un fungo entomo-patogeno, di cui sono in commercio prodotti fitosanitari.
Dorifora (Leptinotarsa decemlineata)
Alla raccolta un danno sulla pianta del 20-25% di apparato fogliare mancante a causa della dorifora non riduce la
produzione, perciò non è necessario trattare l’insetto.
L’imenottero parassitoide utilizzato nel nuovo continente in lotta biologica non è efficace nei nostri climi.
La lotta microbiologica è imperniata sull’utilizzo del Bacillus thuringiensis, sottospecie tenebrionis alla dose di 3
kg/ha e sottospecie Kurstaki ceppo EG 224-24 alla dose di 1,5-2 l/ha. Tali prodotti esplicano la loro efficacia
specialmente sulle larve giovanili di 1 e 2 età, riducendosi drasticamente sulle larve mature e sugli adulti. Per
queste caratteristiche dei precedenti Bacillus è consigliato intervenire alla schiusura delle uova o sulle larve agli
stadi giovanili e ripetere il trattamento a distanza di 4-6 giorni.
Il rame utilizzato per il controllo della peronospora pare renda meno appetibile la pianta alla dorifora.
La migliore efficacia è data dal Rotenone (p.a. 6%) dose circa 2 kg o l/ha addizionato all’olio estivo 1 l/ha.
Il piretro pur rimanendo un prodotto efficace esplica la sua azione per in periodo limitato, 1-2 giorni; sono
necessari perciò tanti trattamenti ripetuti da renderlo sconsigliabile nel periodo estivo.
I prodotti a base di Neem, p.a.. azadiractina, alla dose di etichetta dei vari prodotti commerciali hanno dimostrato
efficacia nel contenimento di tale insetto e pertanto possono costituire un’alternativa.
Vale la pena ricordare alcune macchine macchina trainate o portate che aspirano gli insetti dalla coltura senza
danneggiarla.
La scelta varietale
La scelta ricade, soprattutto visti i principali fattori limitanti della coltura, su varietà di veloce copertura del suolo,
di adattamento ad una fertilizzazione organica e di precoce raccolta, al fine di anticipare gli attacchi degli elateridi
oltre ad una maggior tolleranza alle avversità.
Per gli areali della pianura padana hanno trovato diffusione nelle realtà biologiche le varietà: Agata, Ambra,
Primura. In terreni dove la presenza di elateridi può ritenersi limitata è possibile coltivare varietà medio-tardive
anche a buccia rossa, fra le altre riportiamo alcune caratteristiche varietali:
KENNEBEC
Patata a pasta bianca. Varietà semi-precoce di origine canadese con tuberi grossi e tondeggianti. Adatta per
trasformazione industriale. Negli ambienti montani, in assenza di acqua è consigliabile l’impianto di questa vecchia
e rustica cultivar.
AGATA
Patata a pasta gialla. Varietà precoce, produttiva ed a buccia liscia. Presenta resistenza alla raccolta meccanica.
Adatta per terreni di medio impasto ed argillosi. Poca sostanza secca. Sensibile alla peronospora. La conservabilità
senza antigermoglianti chimici è scarsa. La polpa dal punto di vista culinario è abbastanza soda.
AMBRA
Patata a pasta gialla. Varietà che si sta dimostrando interessante per la coltivazione in biologico, è medio-precoce.
Liscia. Produttiva. La conservabilità senza antigermoglianti chimici è ottima: caratteristica molto interessante per il
biologico. La polpa dal punto di vista culinario è abbastanza soda.
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(Decreto Legislativo n. 112 del 31.03.1998 art. 142 lett. h / D.D. N° 129/V/2002 del 15.07.2002)
Circoscrizione Consolare di Cordoba – Argentina.
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MONALISA
Patata a pasta gialla. Varietà medio-precoce adatta per raccolta meccanica e con buona conservabilità. Sensibile
alla virosi PVY-NTN.
LISETA
Patata a pasta gialla. Varietà a maturazione media; buona regolarità, adatta per terreni di medio-impasto; media
attitudine alla conservabilità. Sensibile alla peronospora sul cespo, ma non sui tuberi.
KURODA
Tra quelle a buccia rossa è una delle migliori, presenta tuberi uniformi. E’ una varietà tardiva adatta alla
trasformazione industriale, ha molta sostanza secca. Sensibile alla scabbia, tollera la peronospora (foglia: media,
tuberi: buona).
Commercializzazione
Il prodotto patata “biologica”, quello che ha trascorso il periodo opportuno per potersi fregiare di tale indicazione
commerciale, è molto richiesto dal mercato sia del fresco sia per l’industria di trasformazione, mentre difficilmente
trova sbocchi commerciali nella filiera del biologico il prodotto in “conversione”.
I prezzi alla produzione negli ultimi anni non sono mai scesi sotto ¼ di €/kg circa 25-30 cent.€/kg.
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-File: Lucidi patata –
PRATICHE AGRONOMICHE ESSENZIALI PER UNA CORRETTA E PIÙ FACILE
PRODUZIONE DELLA PATATA
•
•
•
la “ri-“sistemazione” del terreno, finalizzata alla riduzione dei ristagni idrici;
le rotazioni, per il contenimento delle malerbe e dei parassiti ;
il miglioramento del contenuto della sostanza organica.
fattori limitanti
malerbe
Pratiche consigliate
corretta gestione agronomica, quali rotazioni, lavorazioni del terreno, sovesci
elateridi.
Rotazioni, contenute, irrigazioni
dorifora
utilizzo di prodotti antiparassitari
Diserbo
Il controllo delle malerbe può essere fatto solo con mezzi meccanici o fisici (pirodiserbo), non è possibile in
agricoltura biologica ricorrere ad alcun altro mezzo.
Per tanto il controllo delle malerbe è affidato, come espresso precedentemente, dall’azione di macchine quali:
erpici-strigliatori e rincalzatori oltre ad una corretta gestione dell’azienda nel contenimento generale delle malerbe.
Ultimamente si stanno diffondendo pratiche di controllo mediante l’utilizzo di pacciamatura, soprattutto
biodegradabile di origine cellulosica o amidacea.
KENNEBEC
Patata a pasta bianca. Varietà semi-precoce di origine canadese con tuberi grossi e tondeggianti. Adatta per
trasformazione industriale. Negli ambienti montani, in assenza di acqua è consigliabile l’impianto di questa vecchia
e rustica cultivar.
AGATA
Patata a pasta gialla. Varietà precoce, produttiva ed a buccia liscia. Presenta resistenza alla raccolta meccanica.
Adatta per terreni di medio impasto ed argillosi. Poca sostanza secca. Sensibile alla peronospora. La conservabilità
senza antigermoglianti chimici è scarsa. La polpa dal punto di vista culinario è abbastanza soda.
AMBRA
Patata a pasta gialla. Varietà che si sta dimostrando interessante per la coltivazione in biologico, è medio-precoce.
Liscia. Produttiva. La conservabilità senza antigermoglianti chimici è ottima: caratteristica molto interessante per il
biologico. La polpa dal punto di vista culinario è abbastanza soda.
MONALISA
Patata a pasta gialla. Varietà medio-precoce adatta per raccolta meccanica e con buona conservabilità. Sensibile
alla virosi PVY-NTN.
LISETA
Patata a pasta gialla. Varietà a maturazione media; buona regolarità, adatta per terreni di medio-impasto; media
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attitudine alla conservabilità. Sensibile alla peronospora sul cespo, ma non sui tuberi.
KURODA
Tra quelle a buccia rossa è una delle migliori, presenta tuberi uniformi. E’ una varietà tardiva adatta alla
trasformazione industriale, ha molta sostanza secca. Sensibile alla scabbia, tollera la peronospora (foglia: media,
tuberi: buona).
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- File: fagiolo –
FAGIOLO NANO DA GRANELLA
A cura di Enos Costantini e Costantino Cattivello
Famiglia: Leguminose
Genere: Phaseolus
Specie: è uno dei pochi ortaggi che con un nome comprende tre specie, e cioè Phaseolus vulgaris (fagiolo comune),
Phaseolus coccineus (fagiolo di Spagna), Phaseolus lunatus (fagiolo di Lima o del Papa). Il più coltivato è di gran
lunga il primo.
Altri ortaggi appartenenti alla stessa famiglia: pisello, fava, cece.
Clima e terreno
3.1 Clima
Specie macroterma, la temperatura minima di germinazione è 10-11 °C.
Pur essendo macroterma in fioritura è molto sensibile alle alte temperatura:
sopra i 35 °C si hanno estesi aborti fiorali.
3.2 Terreno
Evitare i ristagni idrici.
E’ molto sensibile alla salinità: attenzione ai terreni salini e all’irrigazione con acque salmastre.
Rotazione
4.1 Precedente favorevole
Composite, graminacee.
4.2 Precedente sfavorevole
Leguminose; talvolta dopo prato può essere colpito da rizoctonia.
Fertilizzazione
In caso di primavere fredde può rivelarsi utile un piccolo starter di azoto (10 kg/ha).
5.1 Asportazioni
Per 30 q.li di granella secca possono ammontare a 30 kg/ha di azoto, 6 kg/ha di P2O5, 18 kg/ha di K2O.
Preparazione del terreno
Vangatura + erpicatura.
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Durata della coltura
80 giorni
Tecniche colturali
8.1 Semina
Con seminatrice pneumatica per mais sostituendo i dischi,
8.1.1 Distanze
nano: 75 cm tra le file, 3-5 cm sulla fila (33 piante/mq)
8.1.2 Qualità del seme
col seme possono arrivare Antracnosi e Batteriosi.
Il seme deve provenire da appezzamenti senza focolai di batteriosi;
se gli attacchi di batteriosi sono molto precoci (1-2 foglie vere) l’attacco è dovuto al seme infetto;
le cultivar tolleranti alla batteriosi sono a screziatura violetta (non gradite dal mercato).
8.1.3 Quantità di seme
nano: 100-120 kg/ha
8.2 Scelta varietale
nano da prodotto secco: GIPSY (anche per il fresco), VOLCANO, ETNA
8.3 Controllo malerbe
Sarchiature; sul nano si rivela utile la rincalzatura.
8.4 Apporti idrici
Il momento critico è all’ingrossamento del baccello.
8.5 Controllo malattie
Virus: BCMV, CMV (le principali varietà sono resistenti al BCMV).
Batteri: Xanthomonas (maculatura comune), Pseudomonas (maculatura ad alone).
Il rame può giovare (ridurre le dosi in fase di fioritura):
3-4 trattamenti per il fresco, più numerosi per il secco.
Funghi: Antracnosi. Trattamenti a base di rame.
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8.6 Controllo fitofagi
Afidi: trattamenti con piretro, azadiractina.
Nezara viridula:Il piretro ha qualche effetto solo sui primi stadi giovanili.
Raccolta
9.1 Momento di raccolta
nano secco: a macchina.
Scegliere cultivar non deiscenti.
Raccogliere nelle ore più secche.
Produzioni
nano da prodotto secco: 30 q.li/ha
Conservazione
Per eliminare le larve di tonchio mettere il seme, ben secco, per almeno 48 ore, in congelatore (non perde la
geminabilità).
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- File: cipolla e aglio -
LILIACEE IN COLTURA BIOLOGICA: AGLIO E CIPOLLA
Carlo Bazzocchi, Andrea Asirelli, Stefano Tellarini - Studio Associato BIOLOGICO - Cesena
MERCATO
I principali produttori sono Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto, Puglia e Sicilia.
La cipolla viene consumata cruda, quale aromatizzante di insalate, cotta, per la preparazione di frittate, soffritti,
zuppe, minestre.
Presente anche un elevata richiesta in salamoia e come sottaceti.
L’aglio mantiene sempre costante la propria fetta di mercato, favorito anche dal supporto dalle sue caratteristiche
medicinali.
I bulbi per l’esportazione vengono commercializzati allo stato fresco, semisecco e secco e vengono classificati in
tre categorie, extra, I e II.
Dasll’aglio si può estrarre l’olio, 60 g da 100 kg di bulbi.
Qui di seguito presentiamo alcuni dati relativi al mercato italiano nella stagione 2002.
3
2,5
2
1,5
0,5
O
tto
br
e
N
ov
em
br
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Ag
os
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Lu
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G
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Cipolla dorata
Se
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Cipolla bianca
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Fe
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1
Cipolla rossa
Cipollotto
I dati sono relativi a prodotto lavorato e venduto al dettaglio.
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CULTIVAR
Le cultivar si suddividono in base a:
CIPOLLA
• precoce,
• medio,
• tardivo.
Colore delle tuniche esterne
• bianco,
• paglierino,
• giallo-dorato,
• ramato,
• rosato,
• rosso,
• brunastro.
Forma del bulbo
• piatto,
• sferico,
• allungato.
Fotoperiodo
• breve,
• lungo.
colorazione del bulbo
AGLIO
Ciclo vegetativo
•
•
a bulbo bianco,
a bulbo nero.
Le cipolle si suddividono in 4 categorie o gruppi, a seconda della destinazione d’uso:
• Cipolle invernali,
• Cipolle primaverili per il consumo fresco,
• Cipolle novelle o cipollotti,
• Cipolline da sott’aceto.
Le varietà di cipolla presenti in maggior parte sul mercato italiano sono:
• Dorata di Parma,
• Rossa di Tropea,
• Ramata di Milano,
• Bianca di Barletta,
• Bianca di Pompei,
• Bianca di Chioggia,
• Gialla di Mondragone.
Mentre per la cipolla da sottaceti abbiamo :
• cultivar precoci, bianche, piatte o rotonde, scarsamente serbevoli (Aviv, Pompei, Barletta),
• cultivar a ciclo medio tardivo con bulbi di colore paglierino e giallo rosato, di forma piatta, con discreta
conservabilità (Borettana e Piatta di Como).
Per l’aglio le varietà a bulbo bianco sono quelle desiderate dal mercato, in particolar modo:
• Bianco Piacentino, Serena (clone),
• Bianco Piemontese,
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•
•
•
•
Bianco Veneto,
Bianco del Fucino,
Rosso di Sulmona,
Genova.
Per la miglior valutazione dell’aglio i bulbi devono essere interi, puliti, esenti da qualsiasi danno, con i bulbilli ben
serrati, radici tagliate rasenti al bulbo, senza germogli appariscenti, con diametro minimo di 45 mm, per la
commercializzazione nelle altre categorie la dimensione del bulbo deve essere almeno di 30 mm.
La disponibililità di sementi controllate e certificate l’agricoltura biologica in Italia è incentrata sulle seguenti
varietà:
• Bianca di giugno
• Density
• Dorata di Parma
• Gialla di Stoccarda
•
ESIGENZE PEDOCLIMATICHE
PARAMETRI
VALORI CONSIGLIATI
CIPOLLA
Tessitura
Franco, franco-sabbioso, argilloso
Drenaggio
Buono, pronta rimozione dell’acqua
con mancanza di ristagno
Profondità
utile,
intesa
come 50-60 cm
profondità non limitante gli apparati
radicali
Calcare totale e attivo
< 10°
Ph
6-7
Salinità
Evitare terreni con valori > 4
mS/cm
Sostanza organica
Buona dotazione
Temperatura minima e massima
Buona
tollerabilità
a
basse
temperature; i ritorni di freddo
determinano prefioritura. 30°C
nella fase di maturazione
Temperatura ottimale di germinazione 26°C
Temperatura
ottimale
di 20-25°C
accrescimento
Fotoperiodo
necessario
per 12 ore luce: semina estivoformazione dei bulbi
autunnale
14 ore luce: semina primaverile
precoci
16 ore luce: semina primaverile
medio tardiva
VALORI CONSIGLIATI
AGLIO
Franco, franco-sabbioso
Buono, pronta rimozione dell’acqua
con mancanza di ristagno
40 cm
6.5-7.5
da -10° C a + 35°
26°C
15-25°C
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Dalla tabella emerge che le liliacee
• sono molto sensibili a ristagno di acqua e quindi rifuggono dai terreni con problemi di sgrondo e dalle zone
eccessivamente piovose,
• prediligono terreni tendenzialmente sciolti, profondi, ben strutturati per lo sviluppo dei bulbi, ma
soprattutto per la tempestività degli interventi contro le infestanti, con un pH intorno a 6,5 in climi
temperato-caldi, ma basse temperature non rappresentano un grave problema.
5. ROTAZIONE o AVVICENDAMENTO
Normalmente possono seguire pomodoro, fava, leguminose, mentre successioni sfavorevoli sono costituite dalle
liliacee, cavoli, bietole, mais.
L’intervallo minimo prima di essere sullo stesso terreno è di due anni, anche se in terreni con problemi di fusariosi
si consigliano rotazioni più ampie, fino a quattro anni.
6. PREPARAZIONE DEL TERRENO
Il terreno richiede un’attenta preparazione, fino a 25-30 cm di profondità, con un successivo affinamento.
Infatti è estremamente importante che il terreno sia friabile ma non disgregato, inoltre un terreno ben livellato dà
migliori risultati.
Il momento migliore per la lavorazione dipende dallle caratteristiche del terreno e dalle condizioni climatiche.
7. SEMINA
La semina è in larga parte l’operazione responsabile della dimensione dei bulbi e può pregiudicare la
commercializzazione del prodotto
Se l’interramento del bulbo è eseguito a mano, ponendo il materiale a circa 3 cm di profondità, è utile porli con
l’apice verso l’alto.
Una caratteristica peculiare è la possibilità di utilizzo della tecnica del trapianto per avere in campo piantine in
grado di esercitare una maggiore competizione nei confronti delle infestanti.
Consci che l’operazione della semina è in larga parte responsabile della dimensione dei bulbi, quindi essendo
un’operazione pregiudizievole nei confronti della successiva commercializzazione del prodotto, si può approntare
uno schema come il seguente:
Gruppo di varietà
Precocissime
Precoci
Medie a bulbo grosso
Tardive a bulbo grosso
cm sulle file
4-5
4-5
4-5
5-6
Medio-tardive
Cipolline da industria
Aglio
3-4
2-3
5-6
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8. FERTILIZZAZIONI
Premettiamo come la fertilizzazione debba nel caso di ogni coltura biologica seguire attentamente i dettami della
legislazione in materia sia a livello europeo che nazionale.
La somministrazione di letame fresco è sconsigliabile poiché i bulbi risulterebbero poco conservabili, sarebbe
opportuno interrato nell’aratura dell’estate precedente.
Apporti di N sono sconsigliati per la ritardata formazione del bulbo che comportano, si può dare con efficacia fino
alla differenziazione della quarta foglia.
La concimazione azotata: si ammette come valore massimo 170 kg/ha, frazionato dalla semina alla fase di
ingrossamento dei bulbi..
Per la concimazione fosfo-potassica dobbiamo riferirci alla dotazione del terreno:
Dotazione del
terreno
Bassa
Normale
Media
Elemento
fertilizzante
P2O5
K2O
P2O5
K2O
P2O5
K2O
Apporti massimi kg/ha
cipolla
250
300
100
150
50
150
Apporti massimi kg/ha
aglio
250
300
70
100
80
70
Epoca di
distribuzione
PRE-SEMINA
PRE-SEMINA
PRE-SEMINA
PRE-SEMINA
PRE-SEMINA
PRE-SEMINA
9. IRRIGAZIONE
L’irrigazione viene consentita in alcune fasi fenologiche, in particolare dal momento delle prime due foglie vere
fino agli inizi della bulbificazione.
Questo perché in alcuni casi è consentita la sola irrigazione di soccorso, cioè quella irrigazione che tende a
prevenire gli stress, senza modificazione nella pezzatura del prodotto.
La prevenzione dello stress si individua come pratica per assicurare un sano metabolismo.
L’irrigazione inoltre favorisce lo sviluppo di vari agenti patogeni, per cui si utilizzano altre pratiche per la
conservazione del terreno fresco.
Bisogna ricordare in particolar modo come una irrigazione dei bulbi destinati alla conservazione in prossimità della
fase di raccolta comporti dei problemi di scarsa serbevolezza.
La maggior richiesta corrisponde comunque in corrispondenza dell’ingrossamento del bulbo, in questo periodo,
metà maggio-metà giugno, poi, avvicinandosi il periodo di maturazione, con le foglie che cominciano a dissecarsi,
bisogna interrompere la pratica irrigua.
10. CURE COLTURALI
Cipolla e aglio sono specie in cui il controllo delle malerbe risulta decisamente difficile, soprattutto in
dipendenza dell’andamento climatico, che rende la coltivazione a rischio.
La coltura può inerbirsi prima di arrivare allo stadio di 1-2 foglie per la lenta crescita che la contraddistingue.
Il terreno per cui deve essere sgombro fin quando la concorrenza delle infestanti non comporti evidenti influenze
dannose.
In particolar modo le caratteristiche della famiglia delle Liliaceae, consente lo sfruttamento della tecnica del
pirodiserbo, con la cipolla in stadio vegetativo che non risenta di tale tecnica..
Un particolare interesse potrebbe essere dato dall’utilizzo delle file binate, che coprirebbe più velocemente la zona
dell’interfila minore, o l’utilizzo di varietà vigorose e coprenti rapidamente il terreno con il proprio corredo
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fogliare, soluzione che potrebbe determinare un vistoso calo nella crescita delle infestanti, sperimentalmente si
parla del 50%.
Si può suggerire una tecnica sperimentale, legate a due alternative d’intervento, sebbene ancora in fase di verifica:
• si striglia ripetutamente in presemina , magari ricorrendo a “false semine” per distruggere le malerbe in
fase di emergenza (alle cotiledonari);
• si semina e poi e si applica il pirodiserbo in preemergenza.
In post emergenza si presentano 2 possibilità:
• intervenire con 2-3 strigliature leggere con piantine agli 8-10 cm in poi e successivamente 2-3 sarchiature
negli intrafilari;
• in alternativa 1-2 applicazioni di pirodiserbo, localizzato a lato fila, con cipolle di 12-15 cm di altezza e 4-5
foglie vere.
In ogni caso le operazioni devono essere tempestive, in quanto le piante infestanti devono essere tolte nella
fase di plantula, o quantomeno con un ancoraggio minimo al terreno, per evitare di dover intervenire
nuovamente, causando danni al corredo fogliare della pianta coltivata.
11. RACCOLTA
Si effettua secondo modalità differenti.
Nel caso di cipolle invernali si effettua in luglio–agosto, quando le foglie sono appassite, estraendo il bulbo dal
suolo, pulendolo dalla terra e lasciandolo asciugare.
A foglie completamente essiccate si provvede a tagliarle.
Per le cipolle da consumo fresco e per i cosiddetti cipollotti si effettua, rispettivamente, in maniera scalare in aprilemaggio, e contemporaneamente in giugno-agosto, per l’ottenimento di bulbi completamente maturi.
La raccolta avviene manualmente oppure meccanicamente nel periodo di luglio, quando le foglie sono appassite,
estraendo il bulbo dal suolo, pulendolo dalla terra e lasciandolo asciugare per circa una settimana, mentre il per
l’aglio da consumo fresco si raccoglie da metà giugno.
A foglie completamente essiccate si provvede a tagliarle.
12. PRODUZIONE
Cipolle invernali: 350-400 q/ha
Cipolle fresche: 380-420 q/ha
Cipollotti: 100-130kg/ha
Bulbi secchi: 90 q/ha, con punte di 140 q/ha
13. AVVERSITA’
A livello generale si deve chiarire che nel caso degli attacchi da parte di crittogame del suolo patogeni e della
microflora batterica si deve cercare di evitare l’instaurarsi di condizioni ottimali, quali:
• eccesso di umidità,
• rotazioni troppo strette.
Nel caso delle crittogame fogliari possono essere consigliabili, in zone ed annate particolarmente umide, un paio di
trattamenti di rame a dosaggi di 200 –300 gr/rame metallico/ha.
I tripidi solo in caso di forti infestazioni, molto rare nei nostri climi, controllabili con piretro, rotenone ed
azadiractina.
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Nel caso di insetti quali mosche e tignole, non ci sono esperienze di successo di uso dei prodotti ammessi dagli
allegati.
E’ meglio quindi cercare di sviluppare le coltivazioni in zone e periodi non a rischio, adottando rotazioni lunghe.
Nel caso delle virosi, poichè non esiste una lotta efficace si deve cercare di evitare il susseguirsi della stessa
coltura, in modo tale che le possibilità di attacco diminuiscano. In generale inoltre si deve avere la certezza di
lavorare con materiale sano già in partenza.
14. CONSERVAZIONE
La sanità ed il giusto rapporto fra i componenti chimici e il contenuto d’acqua, del prodotto orto-frutticolo sono
influenzati dalle tecniche di coltivazione e ne permettono la miglior conservabilità. Sono da evitare conservazioni
in luoghi poco ventilati che favoriscano la germogliazione.
La raccolta deve essere tempestiva e attenta, in modo tale da non lasciare i bulbi sul terreno per un periodo
eccessivo, e riporli poi in cassette.
Per una buona conservazione si deve essiccare il prodotto raccolto rapidamente, per quantitativi elevati si può
ricorrere alla ventilazione forzata, per arrivare al massimo a 25°C, 27°-28°C in caso di attacco di botrite.
L’umidità relativa deve aggirarsi sul valore del 65% per le cipolle, e fino al 70 % per l’aglio..
Questa pratica dura al massimo per cinque giorni, poi avviene lo stoccaggio, dopo un graduale raffreddamento, in
sacchi o casse, a 0°- 4° C.
In particolare per il prodotto da consumo fresco la conservazione non supera i 3-4 mesi a temperatura ambiente,
infatti lo stoccaggio in realtà avviene a 3°- 8°C, mentre per il prodotto da consumo invernale si può giungere a 6
mesi di conservazione.
Il materiale ripreso dalle celle di stoccaggio deve essere consumato nelle due successive settimane.
I prodotti per il consumo invernale sono sistemati in cassette o sacchetti di rete o confezionati in trecce da
conservare in luogo asciutto.
La pulizia degli imballaggi (casse, bins, etc.) soprattutto in campagna è importante per impedire la contaminazione
da alcuni microrganismi del prodotto vegetale: terra, residui organici sono una dannosa fonte di inoculo di funghi e
batteri.
La pulizia e la sanificazione con hipoclorito di sodio è importante in tutti i luoghi dove il prodotto sosta, molto
spesso è proprio da questi siti poco puliti che le malattie infestano le produzioni. L’acqua di lavaggio o di prerefrigerazione dovrebbe, se non corrente, essere sanificata.
Il rispetto della catena del freddo, sia in fase di conservazione in ambienti predisposti (celle frigorifere) sia in fase
di trasporto, permettono una vita più lunga del prodotto. Sbalzi di temperatura di pochi gradi vanificano il lavoro di
migliorare ed allungare la vita del prodotto vegetale.
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