Emanuele Brunatto, il vero difensore del santo delle
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Emanuele Brunatto, il vero difensore del santo delle
io P e r d a P i d Questa settimana lo studioso del santo Gli amici «Emanuele brunatto, il vero «Era dedito al piacere e ai facili guadagni, ma Padre Pio aveva capito che in fondo era un uomo buono. Che seppe combattere contro tutti quelli che volevano fargli ingiustamente del male». Lo studioso di Padre Pio Alberindo Grimani (nella foto qui subito sopra) è il direttore dell’Archivio Emanuele Brunatto ed è l’autore e il curatore del sito Internet www. emanuelebrunatto.com. Nella foto a fianco, Emanuele Brunatto (9 settembre 1892-9 febbraio 1965). 84 DI BIAGIO PICARDI P adre Pio lo chiamava “il poliziotto”. Tanto credeva in lui che gli affidò la sua difesa quando ingiustamente finì sotto attacco di una Chiesa inquisitrice e sospettosa. Questa settimana parliamo di Emanuele Brunatto, raccontatoci da Alberindo Grimani, direttore dell’Archivio che prende il nome da questo “amico di Padre Pio” e autore del sito www. emanuelebrunatto.com Perché Brunatto è così importante nella vita di Padre Pio? Perché è stato il suo primo e più grande difensore quando è stato perseguitato, dal 1922 in poi. Eppure prima di incontrarlo non era un personaggio del tutto irreprensibile… Non era proprio uno stinco di santo, ne aveva combinate di tutti i colori, sia da civile che di Pietrelcina Alberindo Grimani ci guida alla scoperta di un’altra grande figura difensore del santo delle stimmate» Padre Pio fu lungamente difeso dal Brunatto, che lo conobbe nel 1920 e visse per anni nel convento di San Giovanni Rotondo nella cella al fianco di quella di Padre Pio. da militare durante la Prima Guerra Mondiale! Ma dire, come tanti hanno scritto, che fosse un pasticcione, un buono a nulla, un avventuriero, etc… è davvero esagerato. E cosa successe, invece, quando incontrò il santo frate? Si confessò, pur non volendo, e Padre Pio gli ricordò tutti i peccati che aveva commesso dopo l’ultima confessione avvenuta tantissimi anni prima. E così, da quel primo incontro, nel 1920, si convertì. Restò ini- zialmente solo pochi giorni a San Giovani Rotondo, per ritornare subito a quella sua vita del “factotum”, negli imbrogli… In quel periodo viveva con una ragazza, Giulietta (che lui chiamava Juliette) e si adattava a tutti i mestieri pur di sbarcare il lunario. In passato aveva sposato una torinese di dieci anni più vecchia di lui, per poi lasciarla subito avendo scoperto che lei praticamente faceva la escort, come diremmo oggi. Con questa Juliette iniziò a girovagare per la Penisola, facendo l’attore, il cantante, il commerciante, il rappresentante di commercio..., un po’ di tutto. Aveva aperto anche un’attività di moda a Napoli, diventando un famoso sarto, ma fallì miserevolmente e decise di tornare a San Giovanni Rotondo, questa volta con Juliette. E da lì cambiò la sua vita? Andò ad abitare in una specie di rustico, distante poco più di un chilometro dal convento. Per non vivere nel peccato, separò anche la stanza con un lenzuolo, costringendo anche Juliette a vivere in castità, finché la ragazza stanca di quella vita lo lasciò per ritornare nella sua famiglia. La vera svolta, però, fu una malattia che lo costrinse a restare in convento per essere curato. Da allora visse nella cella n° 6, al fianco della n° 5 di Padre Pio. Guarito, rimase in convento, partecipando a tutte le attività dei frati. Era un uomo molto colto, parlava benissimo il francese, se la cavava con 85 il latino e sapeva fare molti mestieri manuali. Insegnò anche ai novizi e in una scuola privata, e praticamente fece per molti anni la vita da monastero pur restando laico. Perché, invece, Padre Pio si fidò tanto di lui? Padre Pio scrutava nelle menti delle persone e non gli fu difficile capire che alla fine dei conti era un uomo buono, affidabile e capace, meritevole di perdono e di assistenza. E Brunatto dimostrerà la sua devozione immensa al Frate in ogni occasione. Pensi solo ad un fatto straordinario: pur vivendo accanto a Padre Pio, fu “l’unica persona che non volle vedere e mai vide le sue stimmate”; inoltre, partito con l’intenzione di difendere Padre Pio, si ritrovò alla fine come difensore della Chiesa stessa. E questo non lo dico io, ma lo hanno scritto e detto il Card. Pietro Gasparri (allora Segretario di Stato della Santa Sede) e il cardinale Augusto Silj. La sua super attività di difesa lo rese il “nemico principale” degli accusatori del Frate, primo fra tutti l’Arcivescovo di Manfredonia Pasquale Gagliardi, un pessimo elemento in tutti i sensi: basti pensare che fu accusato di simonia, di correre dietro alle gonnelle, di intrattenere relazioni con alcune parrocchiane, di aver violentato perfino giovani novizie, di proteggere addirittura preti additati di A destra, uno splendido ritratto del Brunatto realizzato da Angela Ciccone di San Giovanni Rotondo. A sinistra, ancora il difensore di Padre Pio con una parrocchiana del Santo frate. Qui subito sopra, infine, la copertina del libro scritto da Brunatto e un articolo a lui dedicato. 86 avere come amanti concubine e adultere, o sacerdoti che erano notoriamente pedofili o pederasti e, spesso, compivano i loro misfatti perfino in chiesa… Brunatto, però, era riuscito a far emergere la verità su Gagliardi ed i suoi accoliti, svolgendo indagini a tutto campo e servendosi di ogni mezzo lecito o non. Non a caso Padre Pio chiamava Brunatto “il poliziotto”. Sì, perché era stato in grado di raccogliere dal 1923 tutti i documenti utili a scagionarlo, e altri ne raccoglierà dopo. Fu perfino incaricato dalla Curia romana di fare indagini su alcuni Alti prelati che non si comportavano da Ministri di Cristo. Padre Pio lo chiamava anche “il francese”, prevedendo che sarebbe andato a vivere in Francia, dove in effetti ha vissuto dal 1932 agli inizi del 1962. Fin quando, cioè, è ritornato in Italia, richiamato proprio da Padre Pio. Che doveva di nuovo difendersi da attacchi feroci... Erano, infatti, gli anni delle nuove persecuzioni, dell’Inchiesta Maccari, voluta dal “Papa Buono”, Giovanni XXIII. Che poi forse tanto buono non era: inviando monsignor Carlo Maccari a indagare Padre Pio... Pensiamo solo all’aver tollerato (per non dire accettato) di spiare le confessioni di Padre Pio. Furono messi registratori nei confessionali e perfino nella cella del Frate. La confessione, che è segreta, fu così violata e si ebbe quello che fu chiamato “il sacrilegio della confessione”. Con l’approvazione, tacita o non tacita, della Curia romana lo scandalo sconvolse i cattolici di tutto il mondo. Alcune confessioni furono pubblicate sui giornali! Tornando a Brunatto: passò da una condanna a morte alla possibilità di essere inserito nel Libro dei Giusti… Per quanto riguarda la condanna, ci fu un malinteso colossale. Durante l’occupazione della Francia da parte dei nazisti, Brunatto era stato incaricato dai produttori francesi di bevande e generi similari di trattare con i tedeschi, di fare da intermediario. Siccome chi commerciava con i tedeschi non era visto di buon occhio, alla fine della guerra venne prima condannato a morte e poi al carcere. Nel 1951, però, si riaprì il processo e varie testimonianze, specialmente di ebrei, non solo lo scagionarono, ma dimostrarono anche che aveva salvato molti di loro ospitandoli nelle sue case. Insomma era stato un benefattore, una specie di Perlasca o di Schindler. Adesso si stanno vagliando le testimonianze raccolte per inserire Emanuele Brunatto nel Libro dei Giusti. Mi commenta un passaggio dalle sue conferenze pubblicate sul sito www.brunatto.com? La prima: “Voleva essere Brunatto la spada di Padre Pio? No!”. Qualcuno forse ha pensato che Brunatto l’opportunista cercasse visibilità... Ma quale interesse poteva avere in quel momento Brunatto? Lui che viveva in convento? Aveva anzi soltanto guai: Padre Pio era attaccato dalla Chiesa, da padre Agostino Gemelli, che all’epoca godeva dell’appoggio di Papa Pio XI. E poi lui era Una strada per ricordarlo In nome dell’Associazione Emanuele Brunatto, Stefano De Bonis, studioso di Padre Pio e portavoce del Museo delle Cere dedicato al santo (vedi numero 15 di Sì), ha interessato l’assessore alla Cultura del Comune di San Giovanni Rotondo Carlo Macrini per dedicare una strada della città della cittadina pugliese alla memoria di Emanuele Brunatto, il difensore di Padre Pio. «La delibera è stata firmata – ci racconta lo stesso De Bonis – e a breve l’Amministrazione Comunale dovrà fissare la data per celebrare l’intitolazione alla presenza di illustri autorità e speciali testimonianze. Si spera tanto in quella del sottosegretario dottor Gianni Letta che conosce molto bene il Brunatto». Il figlio di Emanuele Brunatto, François. In visita a San Giovanni ha voluto conoscere il Convento dove per anni dormì suo padre. davvero disinteressato, tanto è vero che quando nel 1925 venne allontanato dal convento, per volere delle autorità ecclesiastiche, andò a Pietrelcina per organizzare la costruzione del convento dei frati cappuccini e della nuova chiesa, vivendo nella casa dei genitori di Padre Pio. Un’altra citazione: “Il Brunatto conosce il terzo segreto di Fatima”... Sì, perché Emanuele leggendo alcune lettere di Padre Pio e in più facendo indagini per il Vaticano, aveva avuto la possibilità di accedere alle carte segrete, comprese quelle relative a Fatima. Consideri, tuttavia, che il Santo di Pietrelcina non gli ha mai parlato della sua missione: è Brunatto che la scoprì nel 1925. E, facendo le indagini affidategli dalle Alte autorità vaticane, scoprì, nel 1928, il Terzo Segreto di Fatima. A questo proposito, c’è da dire che non è vero che annunci eventi catastrofici come più di qualcuno vuole far credere. Pare che riguardi la struttura della Chiesa… Esatto, solo quello riguarda. E chi parla di catastrofismo parla a vanvera: quello c’è già nelle due precedenti parti del segreto (che, non dimentichiamolo, è unico!): con la visione dell’Inferno e la Consacrazione della Russia (“se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promoven- do guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte…”). Il terzo segreto - cioè, la terza parte - riguarda, come ha detto lei, la Chiesa; ma non ha nulla a che fare col catastrofismo o con nuove guerre mondiali o stellari. È indirizzato al Papa e, pertanto, solo il Papa può decidere se renderlo noto o meno... In teoria potrebbe riguardare l’eresia e l’apostasia nella Curia romana, ma anche nel clero locale o negli ordini religiosi maschili e femminili. A mio avviso, il cosiddetto Terzo segreto di Fatima non è stato svelato il 26 giugno 2000. 87