La seduzione del male ne "Il leone, la strega, l

Transcript

La seduzione del male ne "Il leone, la strega, l
SEZIONE TESINA
TERZO CLASSIFICATO
“La seduzione del male ne “Il leone, la strega, l’armadio”
di Fabio Comello, Denis Lorenzini, Roberto Lorenzini, Margherita Degani
delle classi II e III A
della Scuola Secondaria di Primo Grado “Monsignor Camillo di Gaspero”, Tarcento (UD)
Docente Referente: Prof.ssa Sara Rieppi
La seduzione del male ne “Il leone, la strega, l’armadio”
Il problema della seduzione del male compare in modo più o meno evidente in molti racconti de
“Le Cronache di Narnia” e forse il racconto che più illumina questa questione è il secondo della
serie, “Il leone, la strega e l’armadio”.
Incontriamo il protagonista “negativo” del racconto, su cui più Lewis vuol farci soffermare, cioè
Edmund, nel primo capitolo. Ci viene presentato come una persona negativa, scontrosa, di
malumore, superba, vanitosa e offensiva. Questo è l’atteggiamento di Edmund sia prima che Lucy
entri nel regno di Narnia che dopo; Edmund pare il più dispettoso e altezzoso tra i fratelli. Dopo che
anche Edmund entra “casualmente” a Narnia, riemerge in lui un briciolo di coscienza, che gli fa
capire l’errore nel giudicare Lucy una sciocca. Ma la traccia dell’antico atteggiamento permane ed
Edmund si comporta ancora con orgoglio e superiorità, seppur in questo passo è almeno in parte
consapevole di aver sbagliato.
Date queste premesse sul carattere e l’atteggiamento del protagonista, alla fine del capitolo III e per
tutto il capitolo IV si svolge l’incontro di Edmund con la strega, che illumina l’idea che Lewis ha
del male e del modo in cui esso opera nel cuore dell’uomo.
Interessante è il fatto che Lewis non descrive la strega come mostruosa e orribile, così come
normalmente capita nei libri di fiabe ai personaggi negativi (“La bocca -uno degli elementi più
sensuali e seducenti della bellezza femminile- spiccava rossa e nell’insieme non c’era niente di
brutto”). Quello che Lewis fa però notare dopo questa presentazione è che “l’espressione era quella
di una persona altezzosa, fredda e dura”. Non l’aspetto rivela dunque la malvagità della strega, ma
un’aura, qualcosa di non facilmente definibile.
Da questo momento in poi Edmund riceverà tutta una serie di indizi, che dovrebbero fargli capire
chi ha davanti e che invece sembra non voler o non poter cogliere. Il confine tra la sua incoscienza e
il non voler vedere è molto sottile.
Seguendo con attenzione i passaggi del dialogo tra i due personaggi si possono cogliere alcuni
aspetti significativi. Nelle prime battute, ella pare indifferente al ragazzo e tratta Edmund con
disprezzo e superiorità. In questo i due personaggi si rispecchiano, dato quanto abbiamo detto sulla
presentazione del ragazzo dei primi capitoli. Edmund percepisce per la prima volta che qualcosa
non lo convince del tutto nella strega ed è spaventato. Viene dato dunque ad Edmund e a noi lettori
un primo indizio, che dovrebbe portarlo e portarci a un’iniziale ipotesi sulla natura del personaggio
che abbiamo davanti. Ma gli indizi non si esauriscono con questo primo elemento, sono disseminati
in tutto il libro quarto e alcuni sono anche più che indizi, quasi delle vere e proprie “prove”.
Il dialogo con la strega continua su toni violenti e rabbiosi; Jedis insulta Edmund e continua a
trattarlo male. Le domande che la regina pone a Edmund rivelano che ella ha un secondo fine,
anche se non ancora ben definito. Infatti, a distanza di pochi minuti dall’incontro, la regina assume
un comportamento strano: si alza in piedi, fissa Edmund, le fiammeggiano gli occhi. Poi alza la
bacchetta ed “Edmund fu certo che stesse per capitargli qualcosa di terribile, ma sembrava che non
riuscisse più a muoversi. Si dava già per perso...”. Evidentemente la regina vuole pietrificarlo, cosa
che fa con i suoi nemici, come si scoprirà in seguito. Edmund non capisce fino in fondo quanto sta
per accadergli, ma lo intuisce sicuramente, a quanto Lewis ci dice. In qualche modo Edmund si
accorge che la strega è cattiva.
A questo punto noi saremmo scappati, ci saremmo nascosti, avremmo cercato di ingannarla o di
contrastarla. Cosa fa invece Edmund? In realtà qualcosa accade prima che lui possa reagire: la
regina cambia idea su di lui. A questo punto la strega capisce che può ingannare il ragazzo e usarlo
come esca per gli altri fratelli. L’improvviso cambiamento di lei fa ripensare Edmund, anche perché
la strega gli offre un mantello caldo mente lui si trova nel gelo di Narnia. Il tono cambia
radicalmente, ma questo cambiamento improvviso e immotivato non insospettisce minimamente
Edmund. Ovviamente la proposta di qualcosa di caldo da offrire non è che un mezzo per circuirlo.
La regina incanta Edmund con la magia, che nel ragazzo genera stupore e meraviglia, ma
continuano a non mancare i segni di una duplicità nel comportamento della regina e del suo seguito
(“Il nano la porse al ragazzo facendo un bell’inchino, ma con un sorriso tutt’altro che simpatico”).
La strega dà ad Edmund una bevanda mai assaggiata, buonissima, un’esca per chiedere altro al
ragazzo. Lewis indulge con realismo nella descrizione della bevanda e poi del cibo, per far
comprendere l’attrattiva della proposta della strega. Gli effetti benefici della bevanda sono
immediati (la strega gioca sulla soddisfazione rapida, immediata, percepibile). La strega insiste poi
chiedendo cosa desidererebbe mangiare (“< Figlio di Adamo... Cosa ti piacerebbe?”>). Non è un
sogno di tutti i bambini -e non solo- avere chi cucina loro quello che desiderano? La regina sa
sfruttare le occasioni, capisce il punto debole di Edmund: la gola. Edmund, da parte sua, pur avendo
avuto dei segni che chi ha davanti non è affidabile risponde tranquillamente.
Il carattere di Edmund, così come ci è presentato da Lewis, aiuta la regina: è impulsivo, irruento,
istintivo. Jedis, da parte sua, dà a Edmund esattamente quello che lui le chiede, lo esaudisce e gli dà
l’illusione che questo accadrà sempre, che sazierà la sua fame. Ma questa fame non è forse prima di
tutto fame di considerazione, di amore, di attenzione, quella che a Edmund pare negata dai suoi
fratelli e che ricerca nella strega? Quello della fame e della sete è un tema riproposto anche ne “La
sedia d’argento”, quando Jill è in compagnia di Aslan nell’incontro iniziale tra i due. Jedis dà al
ragazzo tante (“due chili”) gelatine alla frutta, squisite (“Ognuno era semplicemente perfetto: chiaro
e trasparente sotto il velo di zucchero, leggero, gommoso al punto giusto e squisito”). Di nuovo una
descrizione che fa venire l’acquolina in bocca anche al lettore. La regina continua a sedurlo e lo
colpisce con ciò che ama, una debolezza assolutamente accettabile in un ragazzo. La strega fa tutto
questo per chiedere le informazione che le interessano, notizie sugli altri fratelli.
La passione di Edmund inizia a diventare qualcosa di “malato” (“Badò a ingozzarsi più che
poteva”) e la seduzione inizia a fare effetti: Edmund non pensa più e dice a Jedis tutto quello che
non doveva (“Rispondeva alle domande, senza chiedersi perché la Regina fosse tanto curiosa”).
Non usa più la testa, come quei dolcetti fossero una droga (e in effetti erano stregati). Proprio
perché i dolci sono stregati, Edmund continua a volerne, anche lui è sotto l’effetto della magia. La
seduzione del male, anche per noi -ci dice Lewis- inizia con delle sciocchezze, non con azioni
terribili (quanti tremendi fatti di cronaca iniziano così). Per entrare nella spirale del male, dice
Lewis, non serve molto, è “facile. Si inizia da poco. A Edmund piace essere coccolato da regina e la
strega, da parte sua, tratta il ragazzo come un animale che si mette all’ingrasso e approfitta di lui per
i suoi fini (“Conosceva benissimo il desiderio del ragazzo... chiunque ne mangiasse una volta
continuava a volerne fino a scoppiare”). Avute certe informazioni, inizia a fare altre proposte; in
questo passo Lewis mette in bocca alla regina tutta una serie di diminutivi, fastidiosi per chi ha
compreso chi è veramente (“<Le tue sorelline>”). La regina ha capito che Edmund non ha più
resistenza. Preso dalle caramelle, egli non sia accorge che è sotto il dominio della strega. Guarda la
scatola come un animale (“<Perché non li porti da me?> <Ci proverò>, disse Edmund, sempre
fissando la scatola vuota”).
La regina dà a Edmund quello di cui lui crede di aver bisogno e che desidera, ma è un bisogno
momentaneo. Si pensi al contrario ad Aslan, che ha a cuore la persona nella sua interezza.
La regina poi, con un passaggio delicato, accosta la promessa delle caramelle, cui Edmund è ormai
soggiogato, anche a una proposta diversa: diventare principe e poi re di Narnia. Gli propone con
sapienza tutto e subito, una soddisfazione immediata, senza fatica, una vittoria facile. In questo
modo soddisfa un desiderio inconfessato di Edmund, cioè quello di diventare il centro
dell’attenzione anche per i suoi fratelli. Sottilmente Jedis gli propone di diventare principe e prima
o poi re, mentre i fratelli diventeranno solo duca e duchesse. Diverrà re e i fratelli avranno ruoli
minori, saranno suoi sottoposti. La regina inizia ora a giocare su qualcosa di più profondo posto
nell’animo di Edmund, sul suo senso di inferiorità rispetto ai fratelli che emerge fin dall’inizio.
Edmund pensa di essere inferiore agli altri e che loro valgano di più, ma quello che dice alla strega
è esattamente il contrario (“<Oh, non c’è niente di interessante in quei tre>”).
La conclusione del dialogo tra i due getta nuova luce sulle reali intenzioni della strega: “<se torni da
solo è inutile>” dice Jedis, altro indizio che dovrebbe illuminare Edmund, che ormai, però, ha perso
la cognizione di quanto è bene e male. Poi rincara: “<Se tornerai solo mi arrabbierò moltissimo>”.
La seduzione avviene dunque per gradi, prima con cose di lieve importanza, poi con altre che
rimarranno infine uniche nei pensieri del ragazzo.
La regina conclude il dialogo invitando Edmund al silenzio, alla bugia, alla falsità, al tenere segrete
e nascoste le cose, all’oscurità e rimescola le carte in tavola a suo piacimento. Il male usa questa
tattica di confondere, mutare, cambiare le impressioni e le idee. Non vive nella certezza, ma nella
mutevolezza delle cose. Niente di ciò che è bene vuole invece rimanere nell’oscurità e nel buio,
nulla di vero si nutre di scuse e di segreti. La strega si contraddice poi apertamente nel giudizio su
Edmund: mentre all’inizio del capitolo lo aveva apostrofato come “idiota”, qui lo definisce un
“ragazzo intelligente”; ma Edmund, sedotto dagli artifici di Jedis, non è in grado di scorgere più
questi particolari. In qualche modo Edmund si sente finalmente apprezzato da qualcuno, perché la
regina simula molta attenzione per lui.
Magistralmente Lewis racconta dell’incontro di Edmund con Lucy dopo solo cinque righe
dall’uscita di scena della strega. Edmund avrebbe un’occasione d’oro per raccontarle la drammatica
vicenda che gli è capitata, ma non lo fa. Ha un primo (nuovo) moto di coscienza, con cui riconosce
che Lucy aveva avuto ragione, subito interrotto da qualche rimostranza (“<Ma, se non ti dispiace,
vorrei sapere dove sei stata tutto questo tempo>”). Inoltre, questo non impedisce che Edmund non
riveli la sua avventura. Edmund aveva avuto l’evidenza sotto gli occhi, gli erano stati dati degli
indizi che la strega era malvagia, ella aveva tentato addirittura di pietrificarlo, ma non dice nulla!
Anzi, torna a trattare male Lucy. La ragazza gli parla proprio della Strega Bianca, gli dice che si
ritiene la regina (e proprio con tal titolo Jedis si è presentata ad Edmund); gli rivela che può
trasformare le persone in statue di pietra (ed Edmund tale fine ha rischiato di fare con lei) e, per
finire, la descrive nei dettagli (“<... se ne va in giro su una slitta trainata da renne bianche, tiene la
bacchetta magica in mano e una corona d’oro in testa>”). Edmund l’aveva appena vista, aveva
l’evidenza sotto gli occhi, aveva sperimentato la sua cattiveria, aveva davanti sua sorella che gli
stava dicendo che aveva sbagliato tutto nel suo giudizio, ma non riesce a reagire e a giudicare
quanto accaduto.
Edmund perlomeno intuisce che ha incontrato la regina di Narnia, ma non vuole capire. Si accerta
subito sulle fonti che Lucy ha avuto, riportando indirettamente il giudizio della strega, che è già il
suo (“<I fauni... ne raccontano di cotte e di crude>” aveva detto la strega e lui “<E tutta questa roba
a te chi l’ha raccontata?>; <E dai retta alle chiacchiere di un fauno?> <Non si può credergli>”). Il
ragazzo si trova di fatto davanti a un dilemma: credere a Lucy o alla strega? Anche noi ci
chiediamo: cos’ è più ragionevole?
Edmund ha conosciuto direttamente la strega, ma non vuole credere, né alla sua esperienza, né a
quella della sorella; ha sotto gli occhi tutto quello di cui ha bisogno per capire dov’è il bene e il
male e ha tutti i motivi per credere che Lucy abbia ragione, perché quando non si è fidato di lei ha
sbagliato. Ha appena incontrato la strega e subito dopo si imbatte in Lucy, è un’esperienza recente
quella che ha fatto e non può nemmeno dire di essersela dimenticata. Nonostante tutto questo,
sedotto dalle magie di Jedis, Edmund non crede alle parole di Lucy né giudica bene quanto gli è
accaduto.
Potrebbe sorgere in noi un’obiezione: Edmund potrebbe pensare che Lucy sia sincera, ma che il
Fauno menta. E allora cosa induce Lucy e noi a credere al fauno più che alla strega? In realtà
Edmund e Lucy sono specularmente nella stessa situazione: Edmund crede alla strega, Lucy crede
al fauno, che dice il contrario di quanto detto da Jedis.
Che elementi ha Lucy per credere al fauno e non alla strega? -ci siamo chiesti. All’inizio Jedis è
crudele con Edmund, poi cambia atteggiamento, ma per sfruttarlo. Gli indizi che questo
comportamento è falso sono tanti, come abbiamo visto (il nano che ridacchia mentre gli offre la
coppa, ancor prima Edmund corre il rischio di essere pietrificato). Il fauno, dall’altra parte, è gentile
con Lucy, le da l’ombrello, le offre da bere, è sincero, gli racconta la sua storia, le confessa il piano
diabolico cui voleva indurlo la strega e Lucy capisce che è pentito sul serio, infatti addirittura lui
piange. Non si può far finta di non vedere quello che è evidente e i due personaggi sono stati di
fronte a episodi chiari. Le situazioni vissute dai due sono speculari ma la loro reazione è opposta,
uno è annebbiato dai pensieri di grandezza e magnificenza, l’altra si lascia guidare dalla realtà. Non
è una caso che Lewis, tramite il richiamo del professore, personaggio di questa storia, faccia un
richiamo alla logica, all’intelligenza, all’attenzione!
Il segreto della vita, se uno ha gli occhi per guardare, è evidente, ci dice Lewis, ribadendolo anche
alla conclusione di questo racconto. Lewis ci dice che non dobbiamo cercare il segreto della vita
con la riflessione, ma che esso viene fuori nel mondo.
Dunque Edmund fa male a credere alla strega e non a Lucy? Sì. Edmund non aveva creduto a Lucy
rispetto alla storia di Narnia, si era reso conto di aver sbagliato e aveva anche ammesso la sua colpa:
aveva quindi tutti gli elementi per dire che Lucy era affidabile. Ne “Il principe Caspian”,
prosecuzione di questa storia, Edmund, che ha imparato dai suoi errori, sarà poi l’unico a credere a
Lucy.
Un’altra obiezione che è emersa dal confronto tra noi è che Edmund potrebbe credere in buona fede
alla strega. Se la strega è buona e Tumnus ne parla male, lei avrebbe tutto il diritto di arrabbiarsi.
Però una persona buona si comporterebbe così con Tumnus? Se fosse veramente una buona strega,
magari l’avrebbe perdonato (come per Enigma e Cambio de “L’ultima battaglia”; Cambio può bene
dire che vuol bene a Enigma, ma poi non lo dimostra per nulla nella realtà). Degli amici e delle
persone che ai proclami non uniscono la concretezza non bisogna fidarsi.
Edmund non crede a quello che Tumnus ha detto a Lucy, anche perché la strega lo induce a questo.
D’altra parte Edmund non è sincero, perché alla domanda di Lucy su chi gli aveva detto di non
fidarsi dei fauni, risponde che lo sanno tutti; in realtà glielo ha detto la strega. Coscientemente non è
sincero, perché, se lo fosse, ci sarebbero delle conseguenze e lui non vuole affrontare queste
conseguenze.
Edmund non è sicurissimo del suo appoggio alla strega (“aveva quasi deciso che era meglio stare
dalla parte di lei”), a dirci che la scelta del male lascia sempre un fondo di incertezza perché la
coscienza dell’uomo riemerge, ed Edmund non riesce a cancellare del tutto gli elementi che ha visto
e sperimentato, sono troppo evidenti. Quindi Edmund, per sua ammissione, non è certo (a
differenza di Lucy).
Edmund intuisce che la strega è cattiva ma non lo vuole ammettere, tant’è che Lewis gli fa dire:
“qualcosa gli diceva che Peter e Susan avrebbero immediatamente parteggiato per il fauno e contro
la regina”. Cos’è questo qualcosa se non la coscienza che riemerge? Edmund teme che altri si
accorgano della sua ancora non del tutto certa presa di posizione.
L’episodio si conclude con un altro piccolo ma significativo fatto: Lucy chiede ad Edmund se si
sente bene, notando che ha un brutto aspetto. Ecco i segni del male: si vedono, si colgono, subito.
Se diventiamo cattivi ci consumiamo e la bruttezza della vita si vede, si può osservare. A questa
osservazione di Lucy Edmund risponde con una bugia. Non riesce ad ammettere neanche l’evidenza
più banale, a dire che sta male. Cosa ci sarebbe di male o di difficile da dire? Invece Edmund non
riesce ad affermare più nemmeno una realtà semplice ed evidente.
La storia prosegue e, all’inizio del capitolo successivo, c’è nuovamente l’occasione per Edmund di
dire la verità di fronte a Susan e ad Peter. Anche in questo caso nulla lo obbliga a mentire, avrebbe
dovuto solo ammettere che aveva avuto ragione Lucy. Ora invece Edmund dice una bugia. Era già
stato reticente una volta (alla domanda di Lucy su da chi aveva saputo che i fauni non sono sinceri),
poi aveva detto una piccola bugia (che stava bene, ma non era vero). Infine ecco una bugia vera e
propria, ovvero che non esiste Narnia: “<Non c’è proprio nulla dietro l’armadio, l’abbiamo visto
benissimo>”. Gli effetti del male sono quelli di un costante peggioramento: “Edmund diventava più
cattivo ogni minuto che passava”, il ragazzo procede sulla via del male ogni attimo di più.
Edmund si rivela meschino, con i piccoli gesti e l’atteggiamento. Si sfoga su Lucy, impotente e
debole e inizia un diverbio con Peter. Da questo momento in poi sempre meno Edmund sopporterà
il ruolo di capo di Peter. Edmund, che qui è già isolato, ha comunque l’intuizione di essere su una
strada incerta.
Alla fine del capitolo tutti i ragazzi entrano nell’armadio e quindi nel mondo di Narnia.
L’atteggiamento di Peter a questo punto è completamente diverso rispetto a quello di Edmund: egli
riconosce l’errore e non ha paura di chiedere scusa. Ad un certo punto la verità viene fuori da sola:
Edmund parla del lampione, tradendosi.
I fratelli sono stupiti e arrabbiati, ma dopo un’alzata di spalle di Peter, che inizialmente aveva
reagito con vigore, la piccola compagnia “si rimise in marcia, come se niente fosse”. I fratelli lo
hanno perdonato veramente? Pare proprio di sì e in un certo senso è il contrario di quanto dovrebbe
accadere. Ci aspetteremmo una lite o una zuffa tra i ragazzi e che Edmund in qualche modo debba
pagare il suo errore, ma i ragazzi alzano le spalle e con questo dimostrano quanto bene vogliono ad
Edmund. Quest’ultimo reagisce non condividendo quanto pensa e si perde nei suoi pensieri.
Significativo che Lewis dica che la compagnia riparte, come a dire che quando ci si perdona si può
continuare a camminare nella vita insieme.
Più tardi, arrivati alla casa di Tumnus distrutta da Jedis, Peter chiederà a Lucy notizie sulla regina di
Narnia ed Edmund, pur presente, non parlerà, non dirà niente. Il suo percorso è pieno di opportunità
mancate (un po’ come i segni dimenticati di Jill ne “La sedia d’argento”), è pieno di occasioni
sprecate. Edmund non sente il peso del suo sbaglio, al contrario di Lucy, che dice che è colpa sua se
Tumnus è stato catturato, non si assume le sue responsabilità. Cambia discorso, divaga, parla del
mangiare (un riferimento al cibo dato dalla strega?).
Alla fine del capitolo al lettore si affaccia la speranza che finalmente Edmund riveli a Peter quanto
ha fatto, dato che gli annuncia sottovoce che avrebbe qualcosa da dirgli. Invece Edmund di nuovo
confonde le acque, semina il dubbio, va contro il buon senso, la tradizione, ciò che è universalmente
riconosciuto (“<E se [il pettirosso] ci attirasse in una trappola?>”). Cerca di instillare un dubbio
radicale in Peter (“<Il malvagio potrebbe esser il fauno>”; “<Noi non sappiamo nulla>”), che però
ha la realtà e l’evidenza -che Edmund non sa più scorgere- come scudo e difesa allo scetticismo
(“<Ha salvato Lucy>”). Infine torna a parlare del pranzo, il suo chiodo fisso, da quando la strega
con quello lo ha sedotto.
Durante il viaggio verso la tana del castoro Edmund solo nota le colline dove sorgeva il castello
della strega, capisce di essere vicino a lei e si ricorda delle promesse della regina, delle gelatine, lo
stratagemma usato per sedurlo e del potere che acquisirà sui fratelli se seguirà Jedis. Edmund aveva
sempre più elementi per capire che la sua scelta era negativa e ancor più avrebbe dovuto e capire
che doveva confessare quanto aveva fatto (che, in realtà, non era ancora molto e soprattutto era
rimediabile).
Durante il pranzo a casa del castoro, quando Edmund è già fuggito, una prospettiva nuova si apre
sul racconto: il castoro parla della profezia dei quattro troni che preannunciano che Edmund sarà
salvo. A questo punto, emerge che tutto è nelle mani di Aslan e che, sebbene i ragazzi abbiano un
compito, la salvezza totale è garantita solo da lui. Non sappiamo ancora come ma, veniamo a
sapere, anche Edmund si salverà.
Dopo la fuga di Edmund dalla casa del castoro, finalmente anche i fratelli si rendono conto della
situazione e nuovamente dimostrano il loro amore per Edmund, sono preoccupati per la sua fuga, lo
vanno a cercare nella notte inutilmente. Peter vuole cercare il fratello, gli vuole bene nonostante
tutto, lo perdona, pur dentro la sofferenza che gli impedisce quasi di parlare. Esiste una fatica quasi
fisica nel perdonare, ma in ogni caso quel legame non è spezzato.
Edmund è rimasto dal castoro fino a che gli è stato utile, pensando solo a lui e non riflettendo su
quello che avrebbe causato ai fratelli. Continua dunque a rimanere sedotto dai dolci magici dati
dalla strega e anche il cibo buono dei castori per lui non ha sapore, non gli fa dimenticare le
caramelle di Jedis.
Ma Edmund, ci dice di nuovo Lewis, non è un ragazzo perduto. Non è un odio profondo quello che
ha per Peter (“voleva prendersi la rivincita su Peter, che lo considerava un ragazzino stupido e
bugiardo”). Crede che il potere lo faccia felice (“aspirava a diventare principe e forse re”), che gli
spetti diventare re di Narnia. Edmund ha intuito chi è la strega, ma non ha capito bene a cosa va
incontro (infatti “la regina non avrebbe trattato Peter con la gentilezza che aveva avuto per lui, ma
non era detto che sarebbe arrivata a fargli del male”), preferisce lei all’ “orribile” Aslan (così gli
pareva, data la sensazione che quel nome provocava in lui). Ma in fondo al cuore sa, la coscienza
c’è. Fa come con Lucy, quando vede Narnia e dice che non c’è, mente agli altri e prima di tutto a se
stesso. Qualcosa gli diceva che era in una storia da cui non poteva uscire, ma ormai si sentiva
impotente.
È interessante come Lewis descriva la strada che porta al castello, cioè la strada del male e le
condizioni del viaggio: nevica, Edmund è senza pelliccia, da freddo ed è sera, non riesce a vedere
per la neve e il buio, non ci sono sentieri, ma tronchi d’albero, sassi e pozzanghere gelate. Edmund
inciampava, la corteccia e la pietra lo graffiavano. I risultati sono che Edmund è pieno di lividi,
graffi, è bagnato, solo e triste.
I pensieri che si affollano nella sua mente sono il desiderio di potere, su Peter e gi altri del mondo di
Narnia, pensa perfino a costruire strade più belle.
La disastrata strada per il castello suggerisce che il posto dove andrà sarà pieno di disgrazie, che è
un posto dove non si dovrebbe andane. Infatti gli si affaccia il pensiero di tornare indietro, ma l’idea
che avrebbe aggiustato tutto lui, che nelle sue mani sarebbero stati risolti i problemi più spiccioli e
che avrebbe realizzato i desideri più immediati (di automobili, di un treno speciale, di cinema) lo
sostiene. Sente che finirà male, ma pensa alla felicità che verrà, non alle conseguenze, pensa
all’immediata soddisfazione dei suoi desideri, ma non al futuro. I pensieri di Edmund durane il
tragitto sono pensieri sciocchi, senza senso, banali, egoistici, superficiali. La strega lo attrae con
desideri effimeri.
Arrivato al castello della strega, infine, Edmund prova veramente per la prima volta forse paura (“Si
sentì invadere dalla paura”). Ha capito infine con chi ha a che fare, posto davanti al regno del male.
Non è contento di essere arrivato dalla strega, si sente intrappolato, anche se non è vero e potrebbe
ancora tornare indietro. Prova paura per il leone di pietra che vede nel cortile del castello. Ormai ha
capito che non c’è niente da fare; non ha più speranza, si arrende; si è gettato da solo nel più grande
degli errori. Questo è il primo momento in cui Edmund si rende veramente conto dello sbaglio che
ha fatto. A furia di non guardare le cose che gli capitavano Edmund è arrivato nel covo del male. Se
avesse tenuto gli occhi aperti, non avrebbe sbagliato così.
Lewis indulge a descrivere la meschinità di Edmund, che si ferma a guardare dapprima impaurito,
poi sogghignante, la statua di pietra di un gran leone che lui scambia per Aslan. È stato proprio
Edmund che, in precedenza, aveva chiesto al castoro se fosse possibile che Aslan fosse tramutato in
pietra dalla strega. Il castoro aveva risposto assolutamente che non era possibile ed Edmund aveva
sentito bene questa risposta. Qui Edmund si dimentica completamente di quel dialogo e
nuovamente si perde nei suoi pensieri andando loro dietro senza ragionare. Prede in giro quello che
ritiene Aslan, lo chiama “vecchio scemo”, si comporta quasi peggio della strega! Appena capisce
che il leone non potrà fargli del male fa il gradasso e lo sbruffone, ma solo quando capisce che non
correrà alcun rischio. Aslan invece salverà Edmund (sulla tavola di pietra). Ma in realtà “Edmund
non provò gusto a sbeffeggiarlo”.
Gli amici del male che Edmund incontra al castello, come il lupo, sono terribili. Potrebbe essere
questo un ulteriore indizio che lui è fuori strada? Il lupo lo minaccia addirittura di morte (“<Se ci
tieni alla pelle, non oltrepassare quella soglia>”). Tutto farebbe capire che Edmund è nel pericolo
più estremo e sulla strada sbagliata.
L’incontro con la strega, il secondo per Edmund dopo quello iniziale, è paradigmatico di come il
male tratta l’uomo. La voce della regina è “terribile”. Edmund prova paura e sconforto. Ora non c’è
più traccia della seduzione, ma c’è solo la paura. Il tono della regina è minaccioso, ma Edmund
spera ancora che Jedis sia gentile come la prima volta, l’incantesimo e la seduzione da lei intentato
non è ancora del tutto svanito. Edmund ora è triste. La strega riprende in parte l’atteggiamento
iniziale con Edmund, lo insulta (“<Zitto tu, imbecille>”), lo tratta male, ma nello stesso tempo cerca
di usarlo fino alla fine e non vuole che svenga a causa della fame. Gli dà dunque pane secco e
acqua, lo usa fino a che può. Jedis non chiama nemmeno per nome Edmund (“<quest’essere
umano>”), segno di tutta la distanza che c’è tra loro e di tutto il disinteresse che nutre per lui.
Questo è il vero volto della regina, questo è il tutt’altro che seducente volto del male. La strega ora
ordina a Edmund, non propone.
Questa è la risposta alla ancor viva speranza di Edmund, perché il freddo e la rigidezza sono le
caratteristiche della strega. Questo è l’esito infelice: paura e stanchezza. Il viaggio sulla slitta è
“terribile” ed Edmund si sente profondamente “infelice (e stanco, impaurito, bagnato fino alle
ossa)”. Edmund ammette il suo errore, capisce che non c’è futuro con la strega. Ora ha capito che si
è raccontato delle enormi bugie. Ma siamo al capitolo 11 e ce n’è voluto di tempo e di fatti perché
comprendesse come stavano realmente le cose!
Se questo è il pensiero di Edmund, esso diviene certezza dopo l’episodio in cui la strega pietrifica
un gruppo di satiri, nani e animali riuniti festanti intorno a una tavola. Edmund si accorge che il
male toglie la vita e anzi cerca di bloccare la strega, per la prima volta fa un’azione di contrasto al
male, dopo che gli si è chiarita la situazione nella mente. Edmund si volge contro la strega e di
risposta ottiene un ceffone in pieno viso, pagando le conseguenze dei suoi atti. È il primo gesto di
amore di Edmund, perché, appena ci si è resi conto dei propri sbagli, ci si inizia ad aprire verso gli
altri, si prova pietà e misericordia.
Tuttavia Edmund segue ancora gli ordini della strega, continua a obbedirle. È schiavo di lei; viene
nuovamente apostrofato come “sciocco” e scivola lungo il percorso difficoltoso.
Negli ultimi capitoli la strega continua a trattare con disprezzo Edmund; lui sta malissimo, cade, si
fa male, è allo stremo. Prima la regina lo aveva trattato bene, perché voleva usarlo per avere tutti i
ragazzini, quando non gli serve più lo tratta malamente.
Addirittura nel capitolo 13 la strega sta per uccidere Edmund: partendo da semplici debolezze il
male è cresciuto sempre di più, fino a diventare quasi irreparabile. La strega ormai si rivela
veramente malvagia. Insieme al nano, Jedis ha tutta l’intenzione di uccidere il ragazzo nel bosco
dove si trovano. Il male sfrutta l’uomo per avere un male più grande, la strega vuole eliminare
Edmund anche per non correre il rischio che la profezia dei quattro figli di Adamo ed Eva si avveri.
Qui si vede che quando viene fuori veramente il volto del male, è brutto (“Edmund vedeva soltanto
due braccia orribilmente bianche”), ma all’inizio la strega non lo era.
Mentre Edmund sta per morire e la strega ha il pugnale in mano, il ragazzo viene liberato, non si sa
bene come. Aslan, prima ancora di incontrarlo, perdona Edmund, gli manda un aiuto che lo salvi.
Aslan poi gli parlerà, prendendolo come un amico in privato. Quando si incontra Aslan non lo si
dimentica per tutta la vita e in effetti, leggendo anche il seguito dei libri, si vede che Edmund non si
dimenticherà mai di questo incontro personale con il grande leone. Edmund è diventato saggio
proprio per l’incontro con Aslan, egli gli ha aperto gli occhi, come Eustachio alla dine de “Il
viaggio del veliero”! Ci sono cose che cambiano per sempre la vita, e l’incontro con Aslan è la più
importante fra esse. “È inutile parlare del passato” dice Aslan rivolto ai fratelli: ha perdonato
Edmund e il male non ha più importanza. Questo non vuol dire che non abbia delle conseguenze,
anche gravi: Aslan dovrà sacrificarsi a causa sua, dovrà morire, ma ciò non toglie che ad Edmund
sia data la possibilità di uscire dalla terribile spirale del male. Edmund si salva grazie ad Aslan, non
si salva da solo, viene aiutato da quello che lui ha preso in giro, quello che ha insultato e che ha
tradito; si salva perché Aslan si sacrifica per lui, perché un altro si offre al suo posto.
È significativo di quanto Edmund sia stato traviato dal male il fatto che, quando i tre ragazzi vedono
la strega nella battaglia conclusiva, hanno subito paura, mentre Edmund durante il primo incontro
con lei è confuso, stranito. Gli altri hanno la coscienza chiara di qual è il bene e qual è il male!
La strega, anche nel colloquio con Aslan in presenza di Edmund continua a trattare male il ragazzo,
definito “traditore”. Ma Edmund, toccato dall’incontro con Aslan, non ci bada più, non gli interessa
più l’opinione della strega, guarda il leone, chi l’ha salvato.
La strega vuole uccidere Edmund ed è la terza volta che ci prova. Ma Edmund, ora, “era a fianco di
Aslan... e non staccava gli occhi da lui”: continua a guardare chi è la sua speranza.
Ritroviamo Edmund alla fine del capitolo 16 e all’inizio dell’ultimo, il 17 nella battaglia finale sul
campo contro la Strega Bianca. Da disgraziato, traditore, quello per cui Aslan si è sacrificato,
ritroviamo un uomo che ha saputo sfruttare a suo favore i punti deboli della strega. È servito dunque
a qualcosa stare vicino a Jedis, Edmund ne è uscito più forte di prima, è riuscito a contrastare il
nemico, non solo non è più passivo, ma è lui che gli è andato contro. Ha dato la vita per Aslan, si è
battuto con onore e ora è gravemente ferito.
La situazione è talmente diversa che Peter dice ad Aslan: “È tutto merito di Edmund”.
Così si conclude il racconto di Lewis, con una descrizione del “nuovo” Edmund: “non solo era
guarito dalle ferite, ma sembrava più che mai in buona salute... aveva un’aria dolce e serena, da
persona buona... era tornato il bravo Edmund di una volta... Aslan decise di farlo cavaliere seduta
stante”.
Grazie ad Aslan, ci dice Lewis, è possibile cambiare radicalmente. Aslan dà la possibilità di
cambiare e allora tutto è possibile, perfino che un traditore diventi salvatore e che infine sia
chiamato Edmund il Giusto.
Al termine di questa analisi, due sembrano le condizioni perché si possa uscire dalla spirale della
seduzione del male, se seguiamo quanto è accaduto ad Edmund: bisogna aprire gli occhi sulla realtà
che si vive, arrendendosi all’evidenza e bisogna chiedere aiuto. Anche Edmund inizia a pentirsi e a
capire che ha sbagliato tutto, quando gli indizi diventano così evidenti da non poter più essere
ignorati. Non ha chiesto aiuto con la voce, ma sicuramente ha espresso il desiderio di aiuto, di
essere salvato, ha capito che ha bisogno di qualcuno che lo salvi. Aslan va a salvarlo, pare, proprio
al momento giusto; il gran leone aspetta e sa aspettare, perché uno deve volere il suo aiuto,
altrimenti non lo può accettare pienamente, come purtroppo accade ai nani del “L’ultima battaglia”.
Aslan poi aiuterà come sa lui e come vuole lui, nella sua eterna sapienza.