Gli insediamenti umani della Valle del Vincio di Brandeglio
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Gli insediamenti umani della Valle del Vincio di Brandeglio
Piazza del Duomo 1 - 51100 Pistoia Numero verde 800-012146 Tel. 05733711 - Fax 0573371289 C.F. e P.Iva 00108690470 Gli insediamenti umani della Valle del Vincio di Brandeglio Lungo la vallata sono sorti in diverse epoche ed a varie quote d'altitudine numerosi centri abitati. Sul versante settentrionale si sono formati gli abitati di Borghetto, Cireglio e Castello di Cireglio ed, a quote meno elevate, quelli di Castel di Piazza, Statigliana, Cucciano e Stazzana mentre sul versante meridionale, più acclive e meno soleggiato si sono costituiti i due centri di Pupigliana e Pian di Stazzana. Oltre a questi centri maggiori si è poi formata una fitta rete di piccoli abitati e di case coloniche sparse che hanno reso la valle una delle più abitate e antropizzate del sistema collinare pistoiese. Il territorio è stato così progressivamente disboscato, consolidato con ciglioni e terrazzamenti e vi sono stati impiantati castagneti, oliveti, vigneti ed alberi da frutto dando vita alla tradizionale agricoltura delle colline pistoiesi. Inoltre, grazie all'abbondante presenza di acqua, nel fondovalle sono sorti numerosi impianti produttivi come i mulini e i frantoi. Nei mulini veniva prodotta farina di grano e di castagne mentre i frantoi erano destinati alla produzione di olio, in alcuni casi, inoltre, accanto al mulino era presente una gualchiera, cioè una struttura per follare i tessuti di lana e i feltri e renderli così più compatti, leggeri e morbidi. La buona rete di vie di comunicazione e la vicinanza della pianura e dei suoi centri abitati facilitavano infatti l'impianto di queste attività rendendole rimunerative e floride. Alla fine del secolo XVII sorgevano così nella valle 5 mulini, con 14 macine, di cui 2 associati ad una gualchiera ed 1 frantoio1. Nel corso del XVIII secolo e nei primi anni del XIX inoltre i Vivarelli-Colonna, una ricca famiglia di nobili imprenditori, impiantarono nella valle anche alcune ferriere e l'imprenditore Clemente Ricci vi costruì una cartiera. Oltre all'abbondanza di acque infatti gli estesi boschi assicuravano il rifornimento di legna e di carbone necessari per far funzionare queste strutture, e in particolare le ferriere. I primi impianti sorsero lungo il Vincio di Cireglio, nei pressi del Mulino della Sega, ed erano costituiti da un distendino e da una ferriera posti a poche decine di metri l'uno dall'altra ed alimentati dalla medesima gora e da un complesso sistema di bottacci e caduta delle acque. All'inizio del secolo XIX la località era indicata con la denominazione di Ferriera Vecchia ed anche il corso d'acqua aveva assunto il nome di Fosso della Ferriera. Successivamente i Vivarelli realizzarono poco distante un altro impianto, più o meno alla stessa altitudine, ma sul Vincio delle Piagge, cui fu dato il nome di Ferriera Nuova. Dopo l'unità d'Italia infine una famiglia di imprenditori del settore meccanico i Pacini, trasformò un mulino della valle in una ferriera portando così a quattro gli impianti di questo tipo esistenti nella valle. Nel secolo XIX nella valle esistevano nel breve spazio di circa 6 km., ben 12 mulini, 4 ferriere, 4 frantoi ed 1 cartiera oltre ad alcune piccole attività artigianali di lavorazione dei tessuti. Questi impianti si sono modificati nel tempo mantenendosi attivi fino ad epoche diverse ma funzionando sempre come parte di un'economia e di un'organizzazione del territorio frutto di una felice integrazione tra risorse ambientali, produzione agricola e attività manifatturiere. Nella parte terminale della valle si era consolidata l'agricoltura mezzadrile con numerosi estesi poderi organizzati in fattorie di proprietà di famiglie nobiliari o borghesi, prime tra tutte quelle dei Sozzifanti e dei Cellesi, che vi avevano edificato anche le loro ville, mentre nella parte più alta prevaleva la conduzione diretta con piccole proprietà e un'agricoltura abbinata all'allevamento, al taglio del bosco e alla produzione del carbone e che costringeva, comunque, la popolazione ad una periodica emigrazione per integrare i magri redditi familiari. 1. Archivio di Stato di Firenze, Capitani di parte guelfa, n. neri, 1759. Descrizione di tutti i mulini, Pistoia 20 maggio 1698 La briglia della Ferriera sul Vincio di Cireglio Progressivamente fu completato anche il sistema della viabilità della valle poiché Pellegrino Antonini vi realizzò all'inizio dell'Ottocento la cosiddetta "strada dell'Antonini" che collegava le sue vaste proprietà montane nei pressi di Calamecca con la pianura e che a Gello si collegava alle strade di pianura. In questo paese inoltre egli realizzò anche un carbonile, cioè un Copertina Sistema degli a Insediamenti grande edificio destinato contenere laEdifici legna,Produttivi il carbonePercorsi e tutti i suoi prodotti per la vendita in città, facendo così di Gello un importante luogo di deposito, scambio e vendita di merci. A partire dagli anni Venti inoltre il quadro di riassetto della valle fu completato, attraverso l'intervento pubblico, con la realizzazione di una serie di argini e di briglie lungo il fiume che regolarizzarono il suo corso, evitarono le alluvioni e contribuivano a salvaguardare l'assetto idro-geologico della pianura pistoiese. Tutt'oggi, dopo oltre centocinquanta anni in diverso stato di conservazione, queste briglie e questi argini costituiscono il sistema centrale di regolazione della forza delle acque della vallata. Ed è molto probabilmente in questo periodo che sorsero nel fondovalle le caratteristiche "murelle", lunghi ed alti muri a secco posti in maniera trasversale rispetto al corso del fiume come rinforzo degli argini, protezione dei campi dalle alluvioni, delimitazione delle proprietà ed a salvaguardia della stabilità dei terreni agricoli. Alla fine dell'Ottocento la valle aveva così assunto le caratteristiche principali che in larga parte mantiene ancora oggi con la presenza di numerose ville, fattorie, centri e nuclei abitati, case coloniche, edifici produttivi a cui si aggiunse, nel secondo dopoguerra, il completamento della strada di fondovalle. Si definiva così uno degli ambienti più tipici delle colline pistoiesi. Oggi questo ambiente e questo paesaggio sono ancora in larga parte intatti e ben conservati. Se si esclude infatti il recente insediamento abitativo di Gello il resto della vallata non ha subito sostanziali manomissioni e l'insieme dei suoi beni culturali ed ambientali è ben individuabile e fruibile da tutti ed in particolare dalla sua popolazione che ha avuto un ruolo importante nel preservarlo e conservarlo. Il patrimonio edilizio costituito dalle ville, dai centri storici, dalle case sparse e dagli impianti produttivi è in buono stato di conservazione ed anche il sistema dell'antica viabilità e dei vecchi collegamenti tra i vari paesi è sostanzialmente intatto.