la convivenza civile come competenza per la vita
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la convivenza civile come competenza per la vita
newsletter distribuita esclusivamente in formato elettronico in occasione del ciclo di incontri “A N I M A R E L A D I D A T T I C A ” NUMERO 5, MARZO 2006 a cura dei supervisori di tirocinio del corso di laurea di Scienze della Formazione Primaria Università Cattolica del Sacro Cuore, via Trieste 17 - Brescia anim Re a cura dell’équipe di supervisione dei tirocini del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria p e r c o r s i d i r i f l e s s i o n e la Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia didattica t r a s c u o l a e u n i v e r s i t à LA CONVIVENZA CIVILE COME COMPETENZA PER LA VITA Prof . Piero Cattaneo: Come progettare percorsi di educazione alla convivenza civile La vivace e competente presenza del Professor Piero Cattaneo ha consentito ai partecipanti al terzo incontro formativo del percorso “Animare la didattica”, di avere un quadro dei cambiamenti sul piano della progettazione educativa collegiale ed individuale promossi dalla riforma in atto nella scuola, offrendo un contributo alla riflessione su quanto proposto dal PECUP (Profilo Educativo Culturale e Professionale) previsto dalle Indicazioni Nazionali in relazione all’Educazione alla Convivenza Civile. Tre i livelli di progettazione evidenziati da Cattaneo: 1. A livello d’istituto opera il Collegio dei docenti, la cui proposta progettuale è raccolta e organizzata nel POF. Il POF, strumento di costruzione di un patto tra vari attori e di orientamento dell’agire quotidiano, testimone dell’interazione tra l’istituto ed il suo territorio, è, appunto, risultato di un’elaborazione di gruppo, finalizzato a qualificare il servizio offerto dall’Istituto come frutto di un’impresa organizzativa unitaria e integrata e diviene essenziale nei momenti di autovalutazione e valutazione della qualità dell’offerta culturale e formativa. Con la riforma introdotta dalla legge n. 53 del 28/03/2003, il POF è vincolato dal PECUP sia rispetto ai contenuti da affrontare che agli esiti formativi da garantire agli allievi (Allegato D del decreto legislativo 59/2004). 2. A livello intermedio troviamo l’agire progettuale delle équipe pedagogiche (docenti assegnati alla classe e docenti esperti esterni) che origina i PSP (Piani di Studio Personalizzati). L’introduzione dei Piani di Studio Personalizzati si colloca nel tentativo di superare il paradigma dei “programmi” e di entrare con più convinzione e determinazione nella prospettiva di “percorsi scolastici” meno rigidi, meno uniformi tra loro, più ricchi ed articolati in relazione alle esigenze di apprendimento e di formazione di ciascun allievo ma anche in considerazione della personalità di questo, delle sue potenzialità, aspettative…. Il PSP rappresenta l’insieme delle UdA (Unità di Apprendimento) effettivamente realizzate (logica di consuntivo) Le Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio personalizzati sono contenuti nei quattro allegati al D.lg. 59/04; i primi tre si riferiscono rispettivamente alla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria e alla secondaria di primo grado, il quarto al PECUP (Profilo Educativo, Culturale e Professionale). Cosa rappresenta e cosa contiene, quindi, il PECUP? Esso rappresenta ciò che uno studente di 14 1 anni dovrebbe sapere e fare per essere l’uomo e il cittadino che è giusto attendersi da lui al termine del primo ciclo; contiene infatti una possibile mappa delle competenze del cittadino italiano, attese al termine del primo ciclo, competenze che assumono un carattere vincolante circa la garanzia nei confronti dei singoli cittadini sia nei confronti della società italiana che affida questo mandato (tramite una legge e un decreto legislativo) alle scuole dell’autonomia. Il PECUP inoltre si articola in tre nuclei portanti che qualificano le competenze attese: La sintesi finale del PECUP potrebbe pertanto rappresentare il punto di partenza per l’elaborazione del Piano di Studio personalizzato. 3. A livello individuale emerge il lavoro progettuale del singolo docente chiamato a far conseguire agli allievi gli OSA (Obiettivi Specifici di Apprendimento) disciplinari presenti nelle Indicazioni Nazionali per i PSP (D.lg. 59/04). Le modalità didattiche riguardano l’elaborazione di Unità di Apprendimento interdisciplinari o multidisciplinari definite e progettate a livello di équipe pedagogica - IDENTITA’ (conoscenza di sé; relazione con gli altri; orientamento) Cosa sono gli OSA? - STRUMENTI CULTURALI (conoscenze/saperi e abilità) - CONVIVENZA CIVILE (con riferimento all’Educazione alla cittadinanza, stradale; ambientale; alimentare; alla salute; all’affettività). Livelli di PROGETTAZIONE Gli OSA sono le conoscenze (sapere) e le abilità (saper fare) disciplinari e interdisciplinari che la scuola italiane è tenuta ad organizzare in attività educative e didattiche, volte allo sviluppo di competenze degli allievi a partire dalla loro capacità e potenzialità di apprendimento. Riferimenti normativi Riconoscimento e assunzione di bisogni formativi - Legge n. 53/03 art. 1, c. 1; art. 2, c. b, c. f Livello di Istituto ( Collegio dei Docenti) - d.lgs. n. 59/04, capo III – art. 5 Allegato B – Obiettivi Specifici di Apprendimento per l’Educazione alla Convivenza Civile (quinquennio) - POF precedenti dell’istituto nuove esigenze del sociale cambiamenti negli stili di vita domande esplicite dell’utenza interpretazione di domande implicite (comportamenti dell’ utenza) Allegato C – Obiettivi Specifici di Apprendimento per l’Educazione alla Convivenza Civile (triennio) d.lgs. n. 59/04 Livello di équipe pedagogica Piani di Studio Personalizzati Unità di Apprendimento Scelte delle aree di responsabilità Distribuzione delle UdA nel tempo Piani di Studi personalizzati Linee progettuali d.lgs. n. 59/04 Livello singolo docente UdA altri strumenti didattici Uso formativo della disciplina Sintesi tratta da AA.VV. Dossier “ Educare alla Convivenza Civile Indicazioni e proposte operative per la realizzazione di percorsi formativi” 2 I passaggi operativi dal PECUP all’agire quotidiano: una guida metodologica PRIMA FASE: dal Profilo Educativo Culturale e Professionale al Piano dell’Offerta Formativa Analisi del PECUP La progettazione formativa nella scuola della riforma non può ignorare il PECUP ma deve considerarlo elemento guida di orientamento delle scelte metodologiche e operative e di articolazione delle diverse “educazioni”, che costituiscono la convivenza civile, in UdA o percorsi didattici e formativi. Nella prospettiva della legge di riforma n. 53/03 il punto di partenza per la progettazione di percorsi formativi in tema di educazione alla Convivenza Civile è rappresentato dal PECUP che ad essa dedica un paragrafo collegandolo con gli altri due Identità Strumenti culturali Convivenza Civile nodi culturali presenti nel documento: l’identità e gli strumenti culturali.(L’allegato D, fa riferimento a 3 nuclei teorici e a 9 competenze complesse da far conseguire agli allievi durante il primo ciclo) a) conoscenza di sé b) relazione con gli altri c) orientamento … conosce il proprio corpo e in maniera elementare il suo funzionamento …padroneggia le conoscenze e le abilità che, a partire dalle modificazioni dell’organi-smo consentono, mediante l’esercizio fisico, l’attività motorio-espressiva, il fisico e la pratica sportiva individuale e di squadra, un equilibrato ed armonico sviluppo della propria persona.… attraverso la pratica sportiva, impara a relazionarsi e a coordinarsi con gli altri, rispettando le regole stabilite e scoprendo quanto il successo di squadra richieda anche l’impegno e il sacrificio individuale Cura della propria persona in casa a scuola Educazione alla salute nella comunità sociale e civile Prevenzione del disagio Promozione di uno stato di benessere fisico strettamente connesso a quello psicofisico e sociale Gestione dei diritti e dei doveri Esercitare la propria modalità di in famiglia rappresentanza, di delega, di rispetto a scuola degli impegni assunti all’interno di un nella comunità nazionale e gruppo di persone che condividono le internazionale regole comuni del vivere insieme Educazione alla cittadinanza Conoscere le regole e le ragioni per prevenire il disagio che si manifesta sottoforma di disarmonie fisiche, psichiche, intellettuali e relazionali. Assumere comportamenti per promuovere per sé e per gli altri un benessere fisico strettamente connesso a quello psicologico, morale e sociale. Educazione all’affettività Educazione alimentare Regimi alimentari personalizzati Uso ed abuso di alcool/fumo/droghe Educazione stradale Rispetto delle regole per strada Comportamenti corretti sui mezzi di trasporto Comportamenti adeguati per la salvaguardi della sicurezza propria e degli altri in condizioni ordinarie o straordinarie di pericolo Sintesi tratta da AA.VV. Dossier “ Educare alla Convivenza Civile Indicazioni e proposte operative per la realizzazione di percorsi formativi Educazione ambientale 3 LE NOVE COMPETENZE COMPLESSE. Le nove competenze complesse indicate sono: Sviluppo armonico della persona; Spirito critico; Discernimento; Progettazione; Giudizio; Etica; Disponibilità alla collaborazione; Progetto di vita; Senso e significato: riguardano la riflessione, la capacità di decidere, la consapevolezza, assunzione dir responsabilità…. L’ipotesi formativa viene articolata secondo: AREE di RESPONSABILITA’ (insieme di conoscenze, di abilità e di comportamenti da possedere al termine del primo ciclo) Definizione dell’ipotesi formativa relativa al PECUP EDUCAZIONE: - ALLA SALUTE - AMBIENTALE - STRADALE - ALIMENTARE - ALLA CITTADINANZA - ALL’AFFETTIVITA’ NUCLEI (argomenti o insieme di saperi contigui e/o indipendenti, aventi una propria autonomia di senso e di significato) COMPITI (esempi di “consegne” che richiedono al cittadino l’utilizzo di saperi, di abilità, cioè di competenze più o meno complesse. I “compiti” del cittadino articolano e strutturano le situazioni formative collegate con le UdA ) Tra le aree di responsabilità troviamo, per esempio, l’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA che si snoda in compiti legati ai nuclei tematici, come segue: Aree di responsabilità NUCLEI Norme e regole dello Stato e delle Autonomie locali COMPITI EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA Il sistema sco-lastico riformato (legge n. 53/03 – D.lg. n. 59/04) L’Unione Europea e le sue regole Le Organizzazioni Umanitarie Internazionali Il dialogo tra culture e sensibilità diverse confrontare l’organizzazione della Repubblica Italiana con quella degli Stati UE (ad esempio di cui si studia la lingua) predisporre schemi o prospetti riepilogativi per visualizzare l’organizzazione della Repubblica e la funzione delle varie istituzioni elaborare una guida per una lettura della Costituzione funzionale e adatta ai preadolescenti costruire dei quadri riassuntivi del sistema scolastico italiano (cicli; durata; esiti formativi; ruoli; funzioni, ecc.) elaborare modelli comparativi tra vari sistemi scolastici europei ricostruire le tappe dell’unificazione europea e le modalità di governo dell’Europa predisporre quadri comparati e riepilogativi circa le azioni, il ruolo e la storia di organizzazioni mondiali e internazionali (umanitarie; politiche; economiche; militari, ecc.) individuare, analizzare, visualizzare ed esporre i collegamenti esistenti tra globalizzazione, flussi migratori e problemi identitari Sintesi tratta da AA.VV. Dossier “Educare alla Convivenza Civile Indicazioni e proposte operative per la realizzazione di percorsi formativi” L’educazione alla Convivenza Civile nel POF Con l’introduzione del PECUP nel sistema scolastico italiano, la progettualità d’istituto è vincolata al conseguimento degli esisti formativi previsti al termine del primo ciclo. Tali esiti potranno ritenersi raggiunti se le conoscenze disciplinari e interdisciplinari (il sapere) e le abilità operative (il fare) apprese ed esentate nel sistema formale (la scuola), non formale (le altre istituzioni formative: la famiglia, la parrocchia, l’associazione sportiva, il volontariato, le associazioni culturali, ecc.) e informale (la vita sociale nel suo complesso) saranno diventate competenze personali di ciascuno. Il POF di ogni scuola presenta i risultati formativi su cui si impegna e che presenta come risultati attesi al termine delle esperienze educative e didattiche da realizzarsi nell’arco di tempo previsto (es. quinquennio e/o triennio; ma anche al termine delle varie articolazioni della durata in monoennio e biennio). 4 SECONDA FASE: Dal Piano dell’Offerta Formativa alle Unità di Apprendimento e ai Piani di Studio Personalizzati LE CARATTERISTICHE DELL’UNITA’ DI APPRENDIMENTO Secondo Ermanno Puricelli (tra gli estensori della riforma) scopo delle UdA non è la trasmissione di conoscenze e abilità astrattamente considerate; esse devono essere piuttosto occasioni; “… per sviluppare in maniera armonica le capacità (intellettuali, esteticoespressive, motorie, operative, sociali, morali e religiose) di ciascuno ponendolo nelle condizioni di capire il mondo e di trasformarlo, mentre conosce e trasforma se stesso”. Alle UA viene quindi affidato un compito formativo. Appare come un progetto in testa che l'insegnante si accinge a programmare, avviare, gestire, monitorare, valutare e documentare ed in cui intende coinvolgere lo studente diventando un punto d’incontro. Essa, che deve rappresentare un’unità, in fase di progettazione permette all'insegnante di controllare la coerenza e la completezza della proposta di lavoro che sta elaborando nel quadro generale dell’offerta formativa; in fase di realizzazione guida nelle diverse operazioni da svolgere; al termine del percorso permette di rivedere le scelte fatte per valicarle ; in seguito può diventare una modalità di documentazione di buone pratiche e trasformarle in un bene collettivo da condividere. Chi sono i destinatari dell’UdA? L’individuazione dei destinatari rappresenta un problema pedagogico e culturale e sociale non indifferente, oltre che didattico in relazione all’età degli allievi e al vincolo dei risultati da conseguire. Un Piano di studio personalizzato può prevedere Unità di Apprendimento comuni a più soggetti del medesimo gruppo classe se esse si riferiscono agli OGPF e OSA in relazione alla scansione temporale (es. monoennio; biennio), declinate sul piano della strategia educativa e didattica in relazione alle capacità potenziali, ai bisogni e a gli stili cognitivi individuali. Cosa fare per elaborare un PSP? Per elaborare un Piano di Studio Personalizzato sarebbe utile definire a livello di istituto a) una mappa delle competenze sulla base delle indicazioni contenute nel PECUP di riferimento (es. Primo Ciclo) b) una selezione delle tematiche trasversali proposte dai nuclei presenti nel PECUP: Identità, Strumenti culturali, Convivenza civile al fine di progettare le varie UdA interdisciplinari c) Individuare possibili compiti da proporre agli allievi per poter acquisire le competenze indicate nella mappa e definire altrettanti possibili “prodotti” da ottenere al termine delle varie UdA d) fare una previsione del numero delle tipologie di UdA (obbligatorie; facoltative; interdisciplinari; disciplinari, ecc.) con alcune esemplificazioni per scansione temporale (monoennio; biennio) e) presentare un quadro di UdA sulla base della proposta da inserire nel POF e da sottoporre ai genitori della scuola PERCHÉ OGGI DIVENTA PARTICOLARMENTE SIGNIFICATIVA L’EDUCAZIONE ALLA CONVIVENZA CIVILE? di Susanna Cancelli "L'Uomo è la misura di tutte le cose" Protagora La legge n. 53 del 28/03/2003 nel tracciare le prospettive del sistema educativo di istruzione e formazione italiano sottolinea l’importanza dell’ “educazione ai principi fondamentali della convivenza civile” (art. 2, f) e l’impegno della scuola a promuovere e a sviluppare i valori civili, sociali, umani collegati con tali principi, attraverso le attività ordinarie e tutte quelle iniziative che rientrano nella proposta formativa di ciascun istituto. La necessità di dare più rilevanza nell’azione educativa e didattica quotidiana ai valori della convivenza civile è legata all’importanza di far acquisire agli allievi atteggiamenti, conoscenze, competenze, abiti comportamentali, utili a facilitare il 5 vivere e l’agire in modo responsabile ed etico nella società attuale. Viviamo nella transizione dalla società di massa a quella planetaria; in un processo ancora in atto nel quale siamo coinvolti e da cui non sempre abbiamo la necessaria distanza per giudicare. “la cultura diventa ogni giorno più ibrida ed eterogenea” (Kapuscinski R. 2004) La globalizzazione ci introduce quello che gli antropologi definiscono “ cultura 2”” secondo cui viene considerata come un software umano universale” (Santerini 2005), prospettiva che definisce la cultura come un fenomeno essenzialmente translocale. Concezione che pensa molteplici culture senza omogeneità, una cultura in grado di connetterci a ciò che è di globale nel territorio in cui si trova portando a comprendere che non ci sono culture pure ma solo miste caratterizzate da continuità e discontinuità. ( Santerini 2005) La nostra società oggi deve rispondere a grandi sfide: “ la prima è quella multiculturale, che nasce dalle imponenti migrazioni su scala planetaria di persone che non intendono rinunciare alle loro tradizioni per assimilare quelle del paese ospite” ( Mantovani, 2005) “La seconda nasce dal tracollo dei modelli culturali autoctoni, travolti dai mass media” …”da un lato assistiamo all’irruzione di culture non occidentali e dall’altro percepiamo che la nostra stessa cultura sta mutando”. ( Mantovani, 2005) La diversità diventa oggi normalità. Aristotele, nell’Etica Nicomachea, sottolinea che il problema dell’etica è quello di mettere in rapporto la capacità di effettuare una scelta ragionevole con la ricerca della felicità. Questo si traduce nell’agire perfetto, nel fare bene ciò che si fa. Egli classifica quindi le virtù secondo i campi in cui si può essere perfetti; virtù che presentano un tratto in comune: il giusto mezzo come punto di equilibrio, difficile da trovare. Rientrano nell’Educazione alla Convivenza Civile, sei Educazioni raccordabili con ambiti di saperi e di abilità che chiamano in causa responsabilità personali e istituzionali. a livello personale, sociale, spaziale, temporale per arrivare alla creazione di una "cultura civica globale". La “nuova educazione alla cittadinanza deve includere una serie di dimensioni interconnesse di pensiero, credenze e azioni “ (Cogan, Derricot, Bruner in Santerini, 2001) L’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA richiama immediatamente la dimensione dell’incontro con l’altro, dell’accoglienza e dell’integrazione degli alunni stranieri nella scuola e nella società; alla molteplicità di implicazioni e trasformazioni di ordine sociale, culturale, economico oggi in atto, corrispondono, tuttavia, una complessità e una multidimensionalità del concetto stesso di cittadinanza che esige un approccio olistico. Per esempio Cogan e Derricott organizzano un modello di cittadinanza multidimensionale intorno ad obiettivi educativi che rimandano all’approccio ai problemi come membri di una società globale; all’assunzione di responsabilità; alla comprensione e all’apprezzamento delle differenze culturali; al pensiero critico; alla gestione non violenta dei conflitti; ad un rinnovato cambiamento di stile di vita per la difesa dell'ambiente; ad una spiccata sensibilità verso la difesa dei diritti umani; alla partecipazione politica a livello locale, nazionale e internazionale. Il progetto educativo adatto a potenziare tali attitudini dovrebbe, quindi, svilupparsi L’EDUCAZIONE ALLA SALUTE, attinente alle problematiche della prevenzione del disagio giovanile e alla promozione del successo formativo, non solo in ambito scolastico, al raggiungimento di uno stato di ben-essere psico-fisico e relazionale. Il riconoscimento della valenza multidimensionale della salute, non più correlata al solo benessere fisico dell’individuo ma comprendente anche la relazione con la comunità sociale di appartenenza, conduce, con un progressivo ampliamento del concetto di “salute”, alle condizioni generali di vita del soggetto. Da qui l’estensione del concetto di salute e l’introduzione di “qualità della vita”, come orizzonte ideale ma da riempire via via con soluzioni di problemi in grado di garantire lo stato di salute del singolo soggetto (cittadino; persona) e di coniugarlo con quello della comunità. L’EDUCAZIONE STRADALE fa riferimento a norme in materia di sicurezza sulle strade, ma anche al valore della vita, ai comportamenti di prudenza e di responsabilità in questo campo. L’EDUCAZIONE AMBIENTALE riconduce alla conservazione, alla promozione e allo sviluppo sostenibile dell’ambiente vitale, con attenzione al patrimonio storico-culturale-artistico del territorio. A questo proposito ricordiamo che il riconoscimento della dimensione olistica anche in questo spazio educativo conduce, secondo Leonardo Boff, a nuove rappresentazioni del mondo che presuppongono “nuovi modi di essere, di sentire, di pensare, di valorizzare, di agire, di pregare” ( Gutierrez Prado, 2000). In questo senso trova spazio il concetto weberiano di responsabilità, ripreso da Jonas, che la estende alla natura e alle generazioni future, evidenziando il passaggio da un’etica tradizionale che pone l’uomo al centro di ogni considerazione (antropocentrica) ad un’etica planetaria, che vada oltre il qui ed ora, per porsi il problema degli effetti delle azioni future. Significativo a questo proposito il pensiero di Malavasi: “Un’educazione sostenibile implica un’idea di legalità connaturata con la nozione di società civile intesa come rete organizzata di soggetti, istituzioni, relazioni e come potenzialità di risorse aperte alla trasformazione; per un altro verso, la prospettiva di un’educazione alla legalità non può essere concepita a prescindere dal rapporto con l’ambiente, configurandosi così come una dimensione essenziale del curricolo di vita di ciascuno perché costituisce una condizione per lo sviluppo di individualità critiche, aperte al mondo ovvero disponibili ad affrontare la realtà, costruendo la propria identità personale.” (Malavasi, 2003)ì L’EDUCAZIONE ALIMENTARE tende a fare assumere agli allievi comportamenti corretti con l’alimentazione personale, in un momento storico in cui pubblicità e logiche consumistiche condizionano 6 pesantemente le scelte alimentari individuali e collettive. L’Educazione all’affettività assume una rilevanza importante in relazione all’età e alle fasi evolutive degli allievi. La relazione affettiva tra insegnante e allievo sta alla base del processo di apprendimento, in quanto incide notevolmente sulla motivazione verso le proposte culturali e formative della scuola ma anche le discipline divengono mezzi per attivare una serie di conoscenze specifiche sulla descrizione di sé, delle proprie capacità, abilità ed emozioni, dei propri interessi, ricorrendo alla narrazione dei cambiamenti personali nel tempo, consentono di ri-contarsi, promuovendo atteggiamenti di ascolto e di relazione positiva nei confronti degli altri, stimolando all’esercizio empatico del mettersi dal punto di vista altrui . Nella comunicazione, con la consapevolezza dell’uso di espressioni verbali e non verbali, ai fini della scelta del registro più adeguato alla negoziazione, si utilizzano anche conoscenze strettamente disciplinari e si esercitano abilità specifiche. L’educazione alla affettività, presentata in tutta la sua complessità formativa, diventa importante strumento per l’assunzione autonoma di modelli culturali consapevoli. . Con quale approccio educativo potrebbe venire affrontata la gestione di un’Unità di Apprendimento che rispetti Piani di Studio Personalizzati? Bruner propone di chiedersi, nella gestione di una materia scolastica, se una volta pienamente svolta, quella disciplina risulti degna del sapere di un adulto e se una persona che si sia iniziata ad essa da giovane divenga un adulto migliore. Ogni disciplina può diventare base propulsiva della costruzione di competenze e capacità ma per essere tale deve proporre contenuti e conseguenti conoscenze che destino curiosità intellettuali. Si tratta allora di scegliere contenuti che costituiscano il cardine, il nucleo attorno a cui coagulare altri contenuti, elaborando strategie didattiche in cui , partendo dai concetti scelti , lo studente si faccia protagonista attivo della costruzione del proprio sapere. La scuola è stata investita da cambiamenti legati all’organizzazione e alla trasmissione dei saperi tradizionali e nuovi, come dice Fassari, (Fassari, 2000) con conseguenti implicazioni organizzative. Presentando il pensiero di Bernstein, la Fassari evidenzia i seguenti cambiamenti nella scuola: 1. 2. 3. a livello di VALORI si assiste all’apertura della scuola verso quelli provenienti dall’esterno; a livello di CURRICULUM il cambiamento si sostanzia nella riduzione dell’isolamento tra le discipline e nel favorirne una maggior integrazione; a livello ORGANIZZATIVO lo spostamento riguarda l’unità organizzativa della classe che tende ad essere indebolita come luogo centrale di relazioni e di organizzazione, in quanto, dall’unità strutturale si passa a forme più variabili di teaching group In termini pedagogici si enfatizzano autoapprendimento e scelta individuale dell’alunno, l’insegnante si propone come problem poser o creator, un facilitatore. Il rapporto con la società subisce una variazione: i processi interni diventano maggiormente trasparenti e si riduce la barriera tra subcultura del gruppo e quella scolastica; “l’esterno” entra nei libri di testo e nelle nuove tecnologie didattiche Soffermandosi sull’ attivazione delle competenze è doveroso sottolineare che, oltre alle competenze proprie di ogni disciplina, si debba attivare la competenza “ ad elaborare consapevolmente informazioni e scegliere coscientemente quali azioni intraprendere nelle situazioni quotidiane” (Gamberoni, 2001). Tenendo presente che: base della competenza è una porzione di sapere, un contenuto; l’elaborazione del contenuto e il risultato della stessa costituiscono la conoscenza; competenza è non solo uso e padronanza di conoscenze ma anche insieme di atteggiamenti che mostrano la disponibilità “ affettivamente positiva” a volerne fare uso ( D’Amore, Godino, 2003). Gardner rimanda al concetto di “comprensione vera” nella società complessa. (Gardner, 93) Una disciplina può essere concepita come un modo di pensare certi fenomeni, uno strumento concettuale, uno degli amplificatori di cui l’uomo si serve per estendere le proprie capacità di pensiero (Bruner in Boscolo, 1997) Alla luce delle precedenti considerazioni quale approccio appare il più possibile adeguato a sostenere un’educazione alla convivenza civile? Un uso formativo delle discipline, la trasversalità delle competenze, un approccio ecologico che conducano a sentirsi pensare perché il “ pensare capace di abbozzare orizzonti di significato è quello che, paradossalmente , si ritrae dal mondo dialogando con esso incessantemente” ( Mortari, 2002) potrebbero riempire di senso un’educazione alla convivenza civile, dove le diverse educazioni si “giocano” in alchimie del “qui ed ora”, dissolvendo i propri confini, pur mantenendo la propria specificità. “L’elaborazione epistemologica della didattica come sapere di mediazione, che si sviluppa oggi nella “ricerca applicata” di condizioni idonee ovvero nella predisposizione di ambienti per favorire un apprendimento significante, è coerente con i dettami della società conoscitiva dove imparare ad apprendere si prospetta come la competenza regolativa per sfidare la multivocità delle ricostruzioni scientifiche del mondo. (L.Bartoli in: Malavasi, 2003) “Forse scopriremo che alcune delle verità più profonde del nostro mondo riguardano non tanto gli elementi da cui il mondo è costituito e i loro comportamenti individuali, quanto l’organizzazione complessiva……. (Buchanan,2002)” dunque un impianto che dia valore al tutto attraverso le sue parti. Nella proposta di riforma il Profilo Educativo, Culturale e Professionale non solo ci dice ciò che un allievo è, avendo ben presente che vive in una società con cui deve confrontarsi, e ciò che deve essere alla 7 fine del Primo e del Secondo ciclo, ma, attraverso lo studio e le attività scolastiche e senza mai separare meccanicamente cultura umanistica, scientifica e tecnica, si propone anche come uno strumento di garanzia per promuovere la sua integralità di persona umana. L’ Educazione alla Convivenza civile è compito di tutti i docenti sia sul piano etico, sia su quello tecnico, sia su quello didattico e metodologico. Un compito, per sua natura, non solo interdisciplinare, ma anche e soprattutto transdisciplinare che riguarda la vita e si fa carico di rendere paradigmatico il carattere unitario di ogni esperienza di insegnamento. Gli obiettivi specifici delle diverse discipline e quelli di Educazione alla Convivenza civile si richiamano gli uni con gli altri, secondo il principio dell'ologramma, escludendo qualunque forma di separazione organizzativa e didattica e di successione temporale tra le due componenti. “Normalmente le viti sono così piccole, semplici e a buon mercato che le considerate trascurabili. Ora invece, man mano che la vostra consapevolezza della Qualità aumenta, vi rendete conto che questa particolare vite non è né piccola, né trascurabile, né a buon mercato. In questo momento la vite ha esattamente lo stesso prezzo della motocicletta. Alla rivalutazione della vite si accompagna la volontà di ampliare la conoscenza che ne avete. Se vi concentrate su di essa, sono disposto a scommettere che a tempo debito arriverete a capire che la vite è sempre meno un oggetto tipico di una classe e sempre più un oggetto unico in sé. Concentrandovi ancora di più, comincerete a non considerarla più un oggetto ma un insieme di funzioni . Il blocco va gradualmente eliminando gli schemi della ragione tradizionale.” Pirsing R. M., Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, Adelphi Editore, Milano, 1981 STAFF DEI SUPERVISORI DI SCIENZE FORMAZIONE PRIMARIA 2005/06: Coordinamento supervisori e tirocinio studenti non frequentanti: LUISA BARTOLI Primo anno: ROSALBA ZANNANTONI, scuola dell’infanzia - ROBERTO COBELLI, scuola primaria Secondo anno: AVE GIOVANNA RAVELLI, scuola dell’infanzia - VANDA MAINARDI, scuola primaria Terzo anno: MILENA PERANI, scuola dell’infanzia - ANGELO VIGO, scuola primaria Quarto anno: MILENA PERANI, scuola dell’infanzia - GIACOMINA MILANI, scuola primaria Attività aggiuntive per l’integrazione dei soggetti disabili: ROBERTO COBELLI, ROSALBA ZANNANTONI Coordinatore responsabile del corso di laurea di Scienze della Formazione Primaria: prof. LUCIANO CAIMI Responsabile della redazione della newsletter “ANIMARE LA DIDATTICA”: Angelo Vigo Uffici dei supervisori di tirocinio SFP: C.da Santa Croce, 17 - Brescia tel. 030 2406/506 - 507- 509 - 515 Fax 0302406505 e-mail: [email protected] 8