la convivenza civile come competenza per la vita

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la convivenza civile come competenza per la vita
newsletter distribuita esclusivamente in formato elettronico in occasione del ciclo di incontri “A N I M A R E L A D I D A T T I C A ”
NUMERO 5, MARZO 2006
a cura dei supervisori di tirocinio del corso di laurea di Scienze della Formazione Primaria
Università Cattolica del Sacro Cuore, via Trieste 17 - Brescia
anim
Re
a cura dell’équipe di supervisione dei tirocini
del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria
p e r c o r s i
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r i f l e s s i o n e
la
Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia
didattica
t r a
s c u o l a
e
u n i v e r s i t à
LA CONVIVENZA CIVILE
COME COMPETENZA PER LA VITA
Prof . Piero Cattaneo:
Come progettare percorsi di
educazione alla convivenza civile
La vivace e competente presenza del Professor
Piero Cattaneo ha consentito ai partecipanti al terzo
incontro formativo del percorso “Animare la didattica”,
di avere un quadro dei cambiamenti sul piano della
progettazione educativa collegiale ed individuale
promossi dalla riforma in atto nella scuola, offrendo un
contributo alla riflessione su quanto proposto dal
PECUP (Profilo Educativo Culturale e Professionale)
previsto dalle Indicazioni Nazionali in relazione
all’Educazione alla Convivenza Civile.
Tre i livelli di progettazione evidenziati da
Cattaneo:
1. A livello d’istituto opera il Collegio dei docenti, la
cui proposta progettuale è raccolta e organizzata nel
POF. Il POF, strumento di costruzione di un patto tra
vari attori e di orientamento dell’agire quotidiano,
testimone dell’interazione tra l’istituto ed il suo
territorio, è, appunto, risultato di un’elaborazione di
gruppo, finalizzato a qualificare il servizio offerto
dall’Istituto come frutto di un’impresa organizzativa
unitaria e integrata e diviene essenziale nei momenti di
autovalutazione e valutazione della qualità dell’offerta
culturale e formativa. Con la riforma introdotta dalla
legge n. 53 del 28/03/2003, il POF è vincolato dal
PECUP sia rispetto ai contenuti da affrontare che agli
esiti formativi da garantire agli allievi (Allegato D del
decreto legislativo 59/2004).
2. A livello intermedio troviamo l’agire progettuale
delle équipe pedagogiche (docenti assegnati alla
classe e docenti esperti esterni) che origina i PSP
(Piani di Studio Personalizzati). L’introduzione dei
Piani di Studio Personalizzati si colloca nel tentativo di
superare il paradigma dei “programmi” e di entrare
con più convinzione e determinazione nella
prospettiva di “percorsi scolastici” meno rigidi, meno
uniformi tra loro, più ricchi ed articolati in relazione
alle esigenze di apprendimento e di formazione di
ciascun allievo ma anche in considerazione della
personalità di questo, delle sue potenzialità,
aspettative…. Il PSP rappresenta l’insieme delle
UdA (Unità di Apprendimento) effettivamente
realizzate (logica di consuntivo) Le Indicazioni
Nazionali per i Piani di Studio personalizzati sono
contenuti nei quattro allegati al D.lg. 59/04; i primi tre
si riferiscono rispettivamente alla scuola dell’infanzia,
alla scuola primaria e alla secondaria di primo grado, il
quarto al PECUP (Profilo Educativo, Culturale e
Professionale).
Cosa rappresenta e cosa contiene, quindi, il
PECUP? Esso rappresenta ciò che uno studente di 14
1
anni dovrebbe sapere e fare per essere l’uomo e il
cittadino che è giusto attendersi da lui al termine del
primo ciclo; contiene infatti una possibile mappa delle
competenze del cittadino italiano, attese al termine del
primo ciclo, competenze che assumono un carattere
vincolante circa la garanzia nei confronti dei singoli
cittadini sia nei confronti della società italiana che
affida questo mandato (tramite una legge e un decreto
legislativo) alle scuole dell’autonomia. Il PECUP
inoltre si articola in tre nuclei portanti che qualificano
le competenze attese:
La sintesi finale del PECUP potrebbe pertanto
rappresentare il punto di partenza per l’elaborazione
del Piano di Studio personalizzato.
3. A livello individuale emerge il lavoro progettuale
del singolo docente chiamato a far conseguire agli
allievi gli OSA (Obiettivi Specifici di Apprendimento)
disciplinari presenti nelle Indicazioni Nazionali per i
PSP (D.lg. 59/04). Le modalità didattiche riguardano
l’elaborazione
di
Unità
di
Apprendimento
interdisciplinari o multidisciplinari definite e progettate
a livello di équipe pedagogica
- IDENTITA’ (conoscenza di sé; relazione con gli
altri; orientamento)
Cosa sono gli OSA?
- STRUMENTI CULTURALI (conoscenze/saperi e
abilità)
- CONVIVENZA CIVILE (con riferimento
all’Educazione alla cittadinanza, stradale; ambientale;
alimentare; alla salute; all’affettività).
Livelli
di PROGETTAZIONE
Gli OSA sono le conoscenze (sapere) e le abilità
(saper fare) disciplinari e interdisciplinari che la scuola
italiane è tenuta ad organizzare in attività educative e
didattiche, volte allo sviluppo di competenze degli
allievi a partire dalla loro capacità e potenzialità di
apprendimento.
Riferimenti normativi
Riconoscimento e assunzione di
bisogni formativi
- Legge n. 53/03 art. 1, c. 1; art. 2, c. b, c. f
Livello di Istituto
( Collegio dei Docenti) -
d.lgs. n. 59/04,
capo III – art. 5
Allegato B – Obiettivi Specifici di
Apprendimento per l’Educazione alla
Convivenza Civile (quinquennio)
-
POF precedenti dell’istituto
nuove esigenze del sociale
cambiamenti negli stili di vita
domande esplicite dell’utenza
interpretazione di domande implicite
(comportamenti dell’ utenza)
Allegato C – Obiettivi Specifici di
Apprendimento per l’Educazione alla
Convivenza Civile (triennio)
d.lgs. n. 59/04
Livello di équipe
pedagogica
Piani di Studio Personalizzati
Unità di Apprendimento
Scelte delle aree di responsabilità
Distribuzione delle UdA nel tempo
Piani di Studi personalizzati
Linee progettuali
d.lgs. n. 59/04
Livello singolo docente
UdA
altri strumenti didattici
Uso formativo della disciplina
Sintesi tratta da AA.VV. Dossier “ Educare alla Convivenza Civile Indicazioni e proposte operative per la realizzazione di percorsi formativi”
2
I passaggi operativi dal PECUP all’agire quotidiano:
una guida metodologica
PRIMA FASE:
dal Profilo Educativo Culturale e Professionale al Piano dell’Offerta Formativa
Analisi del PECUP
La progettazione formativa nella scuola della riforma non può
ignorare il PECUP ma deve considerarlo elemento guida di
orientamento delle scelte metodologiche e operative e di
articolazione delle diverse “educazioni”, che costituiscono la
convivenza civile, in UdA o percorsi didattici e formativi.
Nella prospettiva della legge di riforma n.
53/03 il punto di partenza per la progettazione di
percorsi formativi in tema di educazione alla
Convivenza Civile è rappresentato dal PECUP che ad
essa dedica un paragrafo collegandolo con gli altri due
Identità
Strumenti culturali
Convivenza Civile
nodi culturali presenti nel documento: l’identità e gli
strumenti culturali.(L’allegato D, fa riferimento a 3
nuclei teorici e a 9 competenze complesse da far
conseguire agli allievi durante il primo ciclo)
a) conoscenza di sé
b) relazione con gli altri
c) orientamento
… conosce il proprio corpo e in maniera elementare il suo funzionamento
…padroneggia le conoscenze e le abilità che, a partire dalle modificazioni dell’organi-smo consentono, mediante
l’esercizio fisico, l’attività motorio-espressiva, il fisico e la pratica sportiva individuale e di squadra, un equilibrato
ed armonico sviluppo della propria persona.… attraverso la pratica sportiva, impara a relazionarsi e a coordinarsi
con gli altri, rispettando le regole stabilite e scoprendo quanto il successo di squadra richieda anche l’impegno e
il sacrificio individuale
Cura della propria persona
in casa
a scuola
Educazione alla salute
nella comunità sociale e civile
Prevenzione del disagio
Promozione di uno stato di benessere fisico strettamente connesso a
quello psicofisico e sociale
Gestione dei diritti e dei doveri
Esercitare la propria modalità di
in famiglia
rappresentanza, di delega, di rispetto
a scuola
degli impegni assunti all’interno di un
nella comunità nazionale e gruppo di persone che condividono le
internazionale
regole comuni del vivere insieme
Educazione alla cittadinanza
Conoscere le regole e le ragioni per
prevenire il disagio che si manifesta
sottoforma di disarmonie fisiche,
psichiche, intellettuali e relazionali.
Assumere
comportamenti
per
promuovere per sé e per gli altri un
benessere fisico strettamente connesso
a quello psicologico, morale e sociale.
Educazione all’affettività
Educazione alimentare
Regimi alimentari personalizzati
Uso ed abuso di alcool/fumo/droghe
Educazione stradale
Rispetto delle regole per strada
Comportamenti corretti sui mezzi di trasporto
Comportamenti adeguati per la salvaguardi della sicurezza propria e degli
altri in condizioni ordinarie o straordinarie di pericolo
Sintesi tratta da AA.VV. Dossier “ Educare alla Convivenza Civile Indicazioni e proposte operative per la realizzazione di percorsi formativi
Educazione ambientale
3
LE NOVE COMPETENZE COMPLESSE.
Le nove competenze complesse indicate sono: Sviluppo armonico della persona; Spirito critico; Discernimento;
Progettazione; Giudizio; Etica; Disponibilità alla collaborazione; Progetto di vita; Senso e significato:
riguardano la riflessione, la capacità di decidere, la consapevolezza, assunzione dir responsabilità….
L’ipotesi formativa viene articolata secondo:
AREE di RESPONSABILITA’

(insieme di conoscenze,
di abilità e di comportamenti
da possedere al termine del primo ciclo)
Definizione dell’ipotesi
formativa relativa al PECUP
EDUCAZIONE:
- ALLA SALUTE
- AMBIENTALE
- STRADALE
- ALIMENTARE
- ALLA CITTADINANZA
- ALL’AFFETTIVITA’
NUCLEI

(argomenti o insieme di saperi contigui e/o indipendenti, aventi una
propria autonomia di senso e di significato)
COMPITI

(esempi di “consegne” che richiedono al cittadino l’utilizzo di saperi,
di abilità, cioè di competenze più o meno complesse. I “compiti” del
cittadino articolano e strutturano le situazioni formative collegate
con le UdA )
Tra le aree di responsabilità troviamo, per esempio, l’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA che si snoda in
compiti legati ai nuclei tematici, come segue:
Aree di responsabilità
NUCLEI
Norme e regole dello
Stato e delle
Autonomie locali
COMPITI



EDUCAZIONE
ALLA CITTADINANZA
Il sistema sco-lastico
riformato (legge n.
53/03 – D.lg. n. 59/04)
L’Unione Europea e le
sue regole
Le Organizzazioni
Umanitarie
Internazionali
Il dialogo tra culture e
sensibilità diverse





confrontare l’organizzazione della Repubblica Italiana con quella degli Stati UE (ad
esempio di cui si studia la lingua)
predisporre schemi o prospetti riepilogativi per visualizzare l’organizzazione della
Repubblica e la funzione delle varie istituzioni
elaborare una guida per una lettura della Costituzione funzionale e adatta ai preadolescenti
costruire dei quadri riassuntivi del sistema scolastico italiano (cicli; durata; esiti
formativi; ruoli; funzioni, ecc.)
elaborare modelli comparativi tra vari sistemi scolastici europei
ricostruire le tappe dell’unificazione europea e le modalità di governo dell’Europa
predisporre quadri comparati e riepilogativi circa le azioni, il ruolo e la storia di
organizzazioni mondiali e internazionali (umanitarie; politiche; economiche; militari,
ecc.)
individuare, analizzare, visualizzare ed esporre i collegamenti esistenti tra
globalizzazione, flussi migratori e problemi identitari
Sintesi tratta da AA.VV. Dossier “Educare alla Convivenza Civile Indicazioni e proposte operative per la realizzazione di percorsi formativi”
L’educazione alla
Convivenza Civile nel POF
Con l’introduzione del PECUP nel sistema scolastico italiano, la progettualità
d’istituto è vincolata al conseguimento degli esisti formativi previsti al termine del
primo ciclo.
Tali esiti potranno ritenersi raggiunti se le conoscenze disciplinari e
interdisciplinari (il sapere) e le abilità operative (il fare) apprese ed esentate nel
sistema formale (la scuola), non formale (le altre istituzioni formative: la famiglia,
la parrocchia, l’associazione sportiva, il volontariato, le associazioni culturali,
ecc.) e informale (la vita sociale nel suo complesso) saranno diventate
competenze personali di ciascuno.
Il POF di ogni scuola presenta i risultati formativi su cui si impegna e che
presenta come risultati attesi al termine delle esperienze educative e didattiche
da realizzarsi nell’arco di tempo previsto (es. quinquennio e/o triennio; ma anche
al termine delle varie articolazioni della durata in monoennio e biennio).
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SECONDA FASE:
Dal Piano dell’Offerta Formativa
alle Unità di Apprendimento e ai Piani di Studio Personalizzati
LE CARATTERISTICHE
DELL’UNITA’ DI APPRENDIMENTO
Secondo Ermanno Puricelli (tra gli estensori della
riforma) scopo delle UdA non è la trasmissione di
conoscenze e abilità astrattamente considerate; esse
devono essere piuttosto occasioni; “… per sviluppare
in maniera armonica le capacità (intellettuali, esteticoespressive, motorie, operative, sociali, morali e
religiose) di ciascuno ponendolo nelle condizioni di
capire il mondo e di trasformarlo, mentre conosce e
trasforma se stesso”. Alle UA viene quindi affidato un
compito formativo.
Appare come un progetto in testa che l'insegnante si
accinge a programmare, avviare, gestire, monitorare,
valutare e documentare ed in cui intende coinvolgere lo
studente diventando un punto d’incontro. Essa, che
deve rappresentare un’unità, in fase di progettazione
permette all'insegnante di controllare la coerenza e la
completezza della proposta di lavoro che sta
elaborando nel quadro generale dell’offerta formativa;
in fase di realizzazione guida nelle diverse operazioni
da svolgere; al termine del percorso permette di
rivedere le scelte fatte per valicarle ; in seguito può
diventare una modalità di documentazione di buone
pratiche e trasformarle in un bene collettivo da
condividere.
Chi sono i destinatari dell’UdA?
L’individuazione dei destinatari rappresenta un
problema pedagogico e culturale e sociale non
indifferente, oltre che didattico in relazione all’età
degli allievi e al vincolo dei risultati da conseguire.
Un Piano di studio personalizzato può prevedere Unità
di Apprendimento comuni a più soggetti del medesimo
gruppo classe se esse si riferiscono agli OGPF e OSA
in relazione alla scansione
temporale (es. monoennio; biennio), declinate sul piano
della strategia educativa e didattica in relazione alle
capacità potenziali, ai bisogni e a gli stili cognitivi
individuali.
Cosa fare per elaborare un PSP?
Per elaborare un Piano di Studio Personalizzato
sarebbe utile definire a livello di istituto
a) una mappa delle competenze sulla base delle
indicazioni contenute nel PECUP di riferimento (es.
Primo Ciclo)
b) una selezione delle tematiche trasversali
proposte dai nuclei presenti nel PECUP:
Identità, Strumenti culturali, Convivenza civile al fine
di progettare le varie UdA interdisciplinari
c) Individuare possibili compiti da proporre agli
allievi per poter acquisire le competenze indicate nella
mappa e definire altrettanti possibili “prodotti” da
ottenere al termine delle varie UdA
d) fare una previsione del numero delle tipologie
di UdA (obbligatorie; facoltative; interdisciplinari;
disciplinari, ecc.) con alcune esemplificazioni per
scansione temporale (monoennio; biennio)
e) presentare un quadro di UdA sulla base della
proposta da inserire nel POF e da sottoporre ai
genitori della scuola
PERCHÉ OGGI DIVENTA PARTICOLARMENTE SIGNIFICATIVA
L’EDUCAZIONE ALLA CONVIVENZA CIVILE?
di Susanna Cancelli
"L'Uomo è la misura di tutte le cose"
Protagora
La legge n. 53 del 28/03/2003 nel tracciare le
prospettive del sistema educativo di istruzione e
formazione italiano sottolinea l’importanza dell’
“educazione ai principi fondamentali della convivenza
civile” (art. 2, f) e l’impegno della scuola a promuovere
e a sviluppare i valori civili, sociali, umani collegati
con tali principi, attraverso le attività ordinarie e tutte
quelle iniziative che rientrano nella proposta formativa
di ciascun istituto.
La necessità di dare più rilevanza nell’azione
educativa e didattica quotidiana ai valori della
convivenza civile è legata all’importanza di far
acquisire agli allievi atteggiamenti, conoscenze,
competenze, abiti comportamentali, utili a facilitare il
5
vivere e l’agire in modo responsabile ed etico nella
società attuale.
Viviamo nella transizione dalla società di massa
a quella planetaria; in un processo ancora in atto nel
quale siamo coinvolti e da cui non sempre abbiamo la
necessaria distanza per giudicare. “la cultura diventa
ogni giorno più ibrida ed eterogenea” (Kapuscinski R.
2004)
La globalizzazione ci introduce quello che gli
antropologi definiscono “ cultura 2”” secondo cui
viene considerata come un software umano
universale” (Santerini 2005), prospettiva che definisce
la cultura come un fenomeno essenzialmente
translocale. Concezione che pensa molteplici culture
senza omogeneità, una cultura in grado di connetterci a
ciò che è di globale nel territorio in cui si trova
portando a comprendere che non ci sono culture pure
ma solo miste caratterizzate da continuità e
discontinuità. ( Santerini 2005)
La nostra società oggi deve rispondere a grandi sfide: “
la prima è quella multiculturale, che nasce dalle
imponenti migrazioni su scala planetaria di persone che
non intendono rinunciare alle loro tradizioni per
assimilare quelle del paese ospite” ( Mantovani, 2005)
“La seconda nasce dal tracollo dei modelli culturali
autoctoni, travolti dai mass media” …”da un lato
assistiamo all’irruzione di culture non occidentali e
dall’altro percepiamo che la nostra stessa cultura sta
mutando”. ( Mantovani, 2005) La diversità diventa
oggi normalità.
Aristotele, nell’Etica Nicomachea, sottolinea che il
problema dell’etica è quello di mettere in rapporto la
capacità di effettuare una scelta ragionevole con la
ricerca della felicità. Questo si traduce nell’agire
perfetto, nel fare bene ciò che si fa. Egli classifica
quindi le virtù secondo i campi in cui si può essere
perfetti; virtù che presentano un tratto in comune: il
giusto mezzo come punto di equilibrio, difficile da
trovare.
Rientrano nell’Educazione alla Convivenza Civile, sei
Educazioni raccordabili con ambiti di saperi e di
abilità che chiamano in causa responsabilità personali e
istituzionali.
a livello personale, sociale, spaziale, temporale per
arrivare alla creazione di una "cultura civica globale".
La “nuova educazione alla cittadinanza deve includere
una serie di dimensioni interconnesse di pensiero,
credenze e azioni “ (Cogan, Derricot, Bruner in
Santerini, 2001)
L’EDUCAZIONE
ALLA
CITTADINANZA
richiama immediatamente la dimensione dell’incontro
con l’altro, dell’accoglienza e dell’integrazione degli
alunni stranieri nella scuola e nella società; alla
molteplicità di implicazioni e trasformazioni di ordine
sociale, culturale, economico oggi in atto,
corrispondono, tuttavia, una complessità e una
multidimensionalità del concetto stesso di cittadinanza
che esige un approccio olistico.
Per esempio Cogan e Derricott organizzano un modello
di cittadinanza multidimensionale intorno ad obiettivi
educativi che rimandano all’approccio ai problemi
come membri di una società globale; all’assunzione di
responsabilità; alla comprensione e all’apprezzamento
delle differenze culturali; al pensiero critico; alla
gestione non violenta dei conflitti; ad un rinnovato
cambiamento di stile di vita per la difesa dell'ambiente;
ad una spiccata sensibilità verso la difesa dei diritti
umani; alla partecipazione politica a livello locale,
nazionale e internazionale. Il progetto educativo adatto
a potenziare tali attitudini dovrebbe, quindi, svilupparsi
L’EDUCAZIONE ALLA SALUTE, attinente alle
problematiche della prevenzione del disagio giovanile
e alla promozione del successo formativo, non solo in
ambito scolastico, al raggiungimento di uno stato di
ben-essere psico-fisico e relazionale. Il riconoscimento
della valenza multidimensionale della salute, non più
correlata al solo benessere fisico dell’individuo ma
comprendente anche la relazione con la comunità
sociale di appartenenza, conduce, con un progressivo
ampliamento del concetto di “salute”, alle condizioni
generali di vita del soggetto. Da qui l’estensione del
concetto di salute e l’introduzione di “qualità della
vita”, come orizzonte ideale ma da riempire via via con
soluzioni di problemi in grado di garantire lo stato di
salute del singolo soggetto (cittadino; persona) e di
coniugarlo con quello della comunità.
L’EDUCAZIONE STRADALE fa riferimento a
norme in materia di sicurezza sulle strade, ma anche al
valore della vita, ai comportamenti di prudenza e di
responsabilità in questo campo.
L’EDUCAZIONE AMBIENTALE riconduce
alla conservazione, alla promozione e allo sviluppo
sostenibile dell’ambiente vitale, con attenzione al
patrimonio storico-culturale-artistico del territorio.
A questo proposito ricordiamo che il riconoscimento
della dimensione olistica anche in questo spazio
educativo conduce, secondo Leonardo Boff, a nuove
rappresentazioni del mondo che presuppongono “nuovi
modi di essere, di sentire, di pensare, di valorizzare, di
agire, di pregare” ( Gutierrez Prado, 2000).
In questo senso trova spazio il concetto weberiano di
responsabilità, ripreso da Jonas, che la estende alla
natura e alle generazioni future, evidenziando il
passaggio da un’etica tradizionale che pone l’uomo al
centro di ogni considerazione (antropocentrica) ad
un’etica planetaria, che vada oltre il qui ed ora, per
porsi il problema degli effetti delle azioni future.
Significativo a questo proposito il pensiero di
Malavasi: “Un’educazione sostenibile implica un’idea
di legalità connaturata con la nozione di società civile
intesa come rete organizzata di soggetti, istituzioni,
relazioni e come potenzialità di risorse aperte alla
trasformazione; per un altro verso, la prospettiva di
un’educazione alla legalità non può essere concepita a
prescindere
dal
rapporto
con
l’ambiente,
configurandosi così come una dimensione essenziale
del curricolo di vita di ciascuno perché costituisce una
condizione per lo sviluppo di individualità critiche,
aperte al mondo ovvero disponibili ad affrontare la
realtà, costruendo la propria identità personale.”
(Malavasi, 2003)ì
L’EDUCAZIONE ALIMENTARE tende a fare
assumere agli allievi comportamenti corretti con
l’alimentazione personale, in un momento storico in
cui pubblicità e logiche consumistiche condizionano
6
pesantemente le scelte alimentari individuali e
collettive.
L’Educazione all’affettività assume una rilevanza
importante in relazione all’età e alle fasi evolutive
degli allievi. La relazione affettiva tra insegnante e
allievo sta alla base del processo di apprendimento, in
quanto incide notevolmente sulla motivazione verso le
proposte culturali e formative della scuola ma anche le
discipline divengono mezzi per attivare una serie di
conoscenze specifiche sulla descrizione di sé, delle
proprie capacità, abilità ed emozioni, dei propri
interessi, ricorrendo alla narrazione dei cambiamenti
personali nel tempo, consentono di ri-contarsi,
promuovendo atteggiamenti di ascolto e di relazione
positiva nei confronti degli altri, stimolando
all’esercizio empatico del mettersi dal punto di vista
altrui . Nella comunicazione, con la consapevolezza
dell’uso di espressioni verbali e non verbali, ai fini
della scelta del registro più adeguato alla negoziazione,
si utilizzano anche conoscenze strettamente disciplinari
e si esercitano abilità specifiche. L’educazione alla
affettività, presentata in tutta la sua complessità
formativa, diventa importante strumento per
l’assunzione
autonoma
di
modelli
culturali
consapevoli. .
Con quale approccio educativo potrebbe venire
affrontata la gestione di un’Unità di Apprendimento
che rispetti Piani di Studio Personalizzati?
Bruner propone di chiedersi, nella gestione di una
materia scolastica, se una volta pienamente svolta,
quella disciplina risulti degna del sapere di un adulto e
se una persona che si sia iniziata ad essa da giovane
divenga un adulto migliore. Ogni disciplina può
diventare base propulsiva della costruzione di
competenze e capacità ma per essere tale deve proporre
contenuti e conseguenti conoscenze che destino
curiosità intellettuali. Si tratta allora di scegliere
contenuti che costituiscano il cardine, il nucleo attorno
a cui coagulare altri contenuti, elaborando strategie
didattiche in cui , partendo dai concetti scelti , lo
studente si faccia protagonista attivo della costruzione
del proprio sapere.
La scuola è stata investita da cambiamenti legati
all’organizzazione e alla trasmissione dei saperi
tradizionali e nuovi, come dice Fassari, (Fassari, 2000)
con
conseguenti
implicazioni
organizzative.
Presentando il pensiero di Bernstein, la Fassari
evidenzia i seguenti cambiamenti nella scuola:
1.
2.
3.
a livello di VALORI si assiste all’apertura della
scuola verso quelli provenienti dall’esterno;
a livello di CURRICULUM il cambiamento si
sostanzia nella riduzione dell’isolamento tra le
discipline e nel favorirne una maggior
integrazione;
a livello ORGANIZZATIVO lo spostamento
riguarda l’unità organizzativa della classe che
tende ad essere indebolita come luogo centrale di
relazioni e di organizzazione, in quanto, dall’unità
strutturale si passa a forme più variabili di teaching
group
In
termini
pedagogici
si
enfatizzano
autoapprendimento e scelta individuale dell’alunno,
l’insegnante si propone come problem poser o creator,
un facilitatore.
Il rapporto con la società subisce una variazione: i
processi interni diventano maggiormente trasparenti e
si riduce la barriera tra subcultura del gruppo e quella
scolastica; “l’esterno” entra nei libri di testo e nelle
nuove tecnologie didattiche
Soffermandosi sull’ attivazione delle competenze è
doveroso sottolineare che, oltre alle competenze
proprie di ogni disciplina, si debba attivare la
competenza “ ad elaborare consapevolmente
informazioni e scegliere coscientemente quali azioni
intraprendere nelle situazioni quotidiane” (Gamberoni,
2001). Tenendo presente che: base della competenza è
una porzione di sapere, un contenuto; l’elaborazione
del contenuto e il risultato della stessa costituiscono la
conoscenza; competenza è non solo uso e padronanza
di conoscenze ma anche insieme di atteggiamenti che
mostrano la disponibilità “ affettivamente positiva” a
volerne fare uso ( D’Amore, Godino, 2003).
Gardner rimanda al concetto di “comprensione vera”
nella società complessa. (Gardner, 93) Una disciplina
può essere concepita come un modo di pensare certi
fenomeni, uno strumento concettuale, uno degli
amplificatori di cui l’uomo si serve per estendere le
proprie capacità di pensiero (Bruner in Boscolo, 1997)
Alla luce delle precedenti considerazioni quale
approccio appare il più possibile adeguato a sostenere
un’educazione alla convivenza civile?
Un uso formativo delle discipline, la trasversalità
delle competenze, un approccio ecologico che
conducano a sentirsi pensare perché il “ pensare
capace di abbozzare orizzonti di significato è quello
che, paradossalmente , si ritrae dal mondo dialogando
con esso incessantemente” ( Mortari, 2002) potrebbero
riempire di senso un’educazione alla convivenza civile,
dove le diverse educazioni si “giocano” in alchimie del
“qui ed ora”, dissolvendo i propri confini, pur
mantenendo la propria specificità.
“L’elaborazione epistemologica della didattica
come sapere di mediazione, che si sviluppa oggi nella
“ricerca applicata” di condizioni idonee ovvero nella
predisposizione
di ambienti per favorire un
apprendimento significante, è coerente con i dettami
della società conoscitiva dove imparare ad apprendere
si prospetta come la competenza regolativa per sfidare
la multivocità delle ricostruzioni scientifiche del
mondo. (L.Bartoli in: Malavasi, 2003)
“Forse scopriremo che alcune delle verità più
profonde del nostro mondo riguardano non tanto gli
elementi da cui il mondo è costituito e i loro
comportamenti individuali, quanto l’organizzazione
complessiva……. (Buchanan,2002)” dunque un
impianto che dia valore al tutto attraverso le sue parti.
Nella proposta di riforma il Profilo Educativo,
Culturale e Professionale non solo ci dice ciò che un
allievo è, avendo ben presente che vive in una società
con cui deve confrontarsi, e ciò che deve essere alla
7
fine del Primo e del Secondo ciclo, ma, attraverso lo
studio e le attività scolastiche e senza mai separare
meccanicamente cultura umanistica, scientifica e
tecnica, si propone anche come uno strumento di
garanzia per promuovere la sua integralità di persona
umana.
L’ Educazione alla Convivenza civile è compito di
tutti i docenti sia sul piano etico, sia su quello tecnico,
sia su quello didattico e metodologico. Un compito, per
sua natura, non solo interdisciplinare, ma anche e
soprattutto transdisciplinare che riguarda la vita e si fa
carico di rendere paradigmatico il carattere unitario di
ogni esperienza di insegnamento. Gli obiettivi specifici
delle diverse discipline e quelli di Educazione alla
Convivenza civile si richiamano gli uni con gli altri,
secondo il principio dell'ologramma, escludendo
qualunque forma di separazione organizzativa e
didattica e di successione temporale tra le due
componenti.
“Normalmente le viti sono così piccole, semplici e a buon mercato che le
considerate trascurabili. Ora invece, man mano che la vostra
consapevolezza della Qualità aumenta, vi rendete conto che questa
particolare vite non è né piccola, né trascurabile, né a buon mercato. In
questo momento la vite ha esattamente lo stesso prezzo della
motocicletta. Alla rivalutazione della vite si accompagna la volontà di
ampliare la conoscenza che ne avete. Se vi concentrate su di essa, sono
disposto a scommettere che a tempo debito arriverete a capire che la vite
è sempre meno un oggetto tipico di una classe e sempre più un oggetto
unico in sé. Concentrandovi ancora di più, comincerete a non
considerarla più un oggetto ma un insieme di funzioni . Il blocco va
gradualmente eliminando gli schemi della ragione tradizionale.”
Pirsing R. M., Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta,
Adelphi Editore, Milano, 1981
STAFF DEI SUPERVISORI DI SCIENZE FORMAZIONE PRIMARIA 2005/06:
Coordinamento supervisori e tirocinio studenti non frequentanti: LUISA BARTOLI
Primo anno: ROSALBA ZANNANTONI, scuola dell’infanzia - ROBERTO COBELLI, scuola primaria
Secondo anno: AVE GIOVANNA RAVELLI, scuola dell’infanzia - VANDA MAINARDI, scuola primaria
Terzo anno: MILENA PERANI, scuola dell’infanzia - ANGELO VIGO, scuola primaria
Quarto anno: MILENA PERANI, scuola dell’infanzia - GIACOMINA MILANI, scuola primaria
Attività aggiuntive per l’integrazione dei soggetti disabili: ROBERTO COBELLI, ROSALBA ZANNANTONI
Coordinatore responsabile del corso di laurea di Scienze della Formazione Primaria: prof. LUCIANO CAIMI
Responsabile della redazione della newsletter “ANIMARE LA DIDATTICA”: Angelo Vigo
Uffici dei supervisori di tirocinio SFP:
C.da Santa Croce, 17 - Brescia tel. 030 2406/506 - 507- 509 - 515
Fax 0302406505 e-mail: [email protected]
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