1|2009 - OMCeOMI
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Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 2 DCB Milano) Ordine Provinciale Medici Chirurghi e Odontoiatri Milano 1|2009 ANNO LXII GENNAIO - MARZO Inchiesta “Pacchetto sicurezza”: il no deciso dei medici Panti e Brucoli dibattono sulle scelte di fine vita Deontologia o sanzioni amministrative? Danno esistenziale: una sentenza cruciale La profilassi antibiotica in odontoiatria www.omceomi.it Collegati con l’Ordine per avere tutte le notizie, le informazioni e i servizi riservati agli iscritti Abbiamo bisogno di conoscere il tuo indirizzo e-mail per completare il nostro archivio informatico e permetterci di contattarti con maggior tempestività. Se non lo hai già fatto, invia un’e-mail a [email protected] con l’indirizzo di posta elettronica a cui desideri ricevere le nostre comunicazioni. Grazie. I telefoni dell’Ordine Dirigente Gabriella SARTONI tel. 02.86471403 Segreteria del Presidente Commissione Odontoiatri - Aggiornamento/ECM Dott.sa Marina CASERTA tel. 02.86471405 Segreteria del Vice President Segreteria del Consigliere Segretario Giusy PECORARO tel. 02.86471410 Area giuridica amministrativa Avv. 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Organo ufficiale di stampa dell’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano Inviato agli Iscritti e ai Consiglieri degli Ordini d’Italia Autorizzazione Tribunale di Milano n° 366 del 14 agosto 1948 Direttore Responsabile: Ugo Garbarini Comitato di Redazione: Valerio Brucoli, Dalila Patrizia Greco, Maria Grazia Manfredi, Luigi Paglia, Roberto Carlo Rossi Redazione e realizzazione Tecniche Nuove SPA Via Eritrea 21 20157 Milano - Italy Cristiana Bernini - 02 39090689 e-mail [email protected] Segreteria Cinzia Parlanti Via Lanzone 31 – 20123 Milano Tel 02 86471400 – Fax. 02 86471448 e-mail:[email protected] Gli articoli e la relativa iconografia impegnano esclusivamente la responsabilità degli autori. I materiali inviati non verranno restituiti. Il Comitato di Redazione si riserva il diritto di apportare modifiche a titoli, testi e immagini degli articoli pubblicati. I testi dovranno pervenire in redazione in formato word, le illustrazioni su supporto elettronico dovranno essere separate dal testo in formato TIFF, EPS o JPG, con risoluzione non inferiore a 300 dpi. Sommario Anno LXII - 1/2009 Gennaio-Marzo Editoriale Scienza ed etica da difendere Ugo Garbarini 2 Inchiesta Un fronte compatto come non mai Pierluigi Altea 4 Intervista Le scelte di fine vita Paolo Egasti 10 Attualità Scuole di Specialità: la lunga attesa del bando Ugo Garbarini 16 Medicina generale Psichiatria e armi Carlo Alfredo Clerici 17 Medico-Ospedale Documento Milano Dalila Patrizia Greco 18 Deontologia o sanzioni amministrative? Dalila Patrizia Greco 21 Stampa: Grafiche SIMA, Ciserano (BG) Trimestrale Poste Italiane SpA – Spediz. In abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 2, DCB Milano Dati generali relativi all’Ordine Consiglio Direttivo Presidente Ugo Garbarini Vice Presidente Roberto Carlo Rossi Segretario Salvatore G. Altomare Tesoriere Angiolino Bigoni Presidente Onorario Roberto Anzalone Consiglieri Leandro Aletti, Gianpiero Benetti, Francesco M.A. Brasca, Valerio Brucoli, Dino Dini, Claudio Gatti,Giovanni Campolongo, Luigi Di Caprio, Raffaele Latocca, Maria Grazia Manfredi, Luigi Paglia, Massimo Parise, Giordano P. Pochintesta, Ugo G. Tamborini, Maria Teresa Zocchi Commissione Odontoiatri Presidente Valerio Brucoli Segretario Ercole Romagnoli Componenti Dino Dini, Claudio Gatti, Luigi Paglia Collegio Revisori dei Conti Presidente Giovanni Canto Componenti Luciana Maria Bovone, Paola Pifarotti Tito Pignedoli Finestra sull’odontoiatria La diagnosi per immagini nella pratica odontoiatrica A.D. Dominici, S. De Nardi, U. Garagiola, G. Farronato 24 La profilassi antibiotica in odontoiatria Lorenzo Damia, Luigi Paglia 27 Previdenza Riscatto degli anni di laurea Salvatore Altomare 30 Giurisprudenza Danno esistenziale: pronuncia cruciale Enrico Pennasilico 31 Deontologia e “dote sanitaria” Roberto Carlo Rossi 34 Normativa Medici e Odontoiatri extracomunitari Roberto Carlo Rossi, Mariateresa Garbarini 36 Eventi ECM 37 In libreria 43 Concorso letterario 44 Dalle associazioni 48 EDITORIALE Ugo Garbarini Scienza ed etica da difendere P receduto nel recente passato dai lucidi e incisivi scritti di Roberto Anzalone, è con un certo imbarazzo che mi accingo a scrivere l’editoriale del Presidente. Tenterò con queste pagine di intessere con i Colleghi un dialogo sui temi scottanti della professione che, di volta in volta, si affacciano all’orizzonte sempre fosco della medicina. Temi che, ahinoi!, non mancano. Verrebbe da dire che i nodi stanno venendo al pettine, che molti di questi timorosamente sottaciuti, pur non ignorandone l’esistenza, sono emersi dalla profondità delle coscienze, richiedendoci rapide e condivise soluzioni. D’altra parte e in modo imperativo, i molti problemi che appartengono alla nostra professione, che di scienza ed etica vive, non ci possono vedere ai margini: dobbiamo avere la forza per farci sentire ma questa nasce dalla rappresentatività. E qui non stendo un velo pietoso perché qualcosa la debbo pur dire. Nel mentre ringrazio coloro che sono accorsi al voto per l’elezione del nuovo consiglio dell’Ordine, devo purtroppo rimarcare i troppi che sono mancati al loro diritto-dovere. Non è questo il momento per tentare di comprenderne le motivazioni, [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 2 ma certamente lo faremo. Una, e non è la meno importante, la possiamo anticipare, individuandola nella tenace incapacità di comprendere l’importanza degli Ordini, voce non corporativa, ma fonte e – nel contempo – custode dei contenuti etici della professione medica e della libertà di questa. Prova ne è stata la loro soppressione durante il “ventennio”, sostituiti dalle Corporazioni e, espressione della riacquistata libertà, la loro ricostituzione, alla fine di quello, con la legge del 1946. Temi scottanti, come accennavo, ce ne sono molti. L’anno, da poco iniziato, ce ne sta offrendo anche troppi: la conclusione della vicenda di Eluana con tutti i suoi contorni non sempre esemplari, il recente emendamento della Legge sui clandestini, la convenzione per la Medicina Generale. Non esiste ormai legge o norma che, di fatto, inconsapevolmente a pensarla bene, ma il più delle volte dolosamente, a pensarla giusta, non dimostrino di ignorare il nostro Codice Deontologico, costringendo i medici a violarlo in nome della Legge. Il caso Englaro con le sue ineludibili componenti etiche, trasformato in una controversia ideologica: tutti EDITORIALE hanno parlato, spesso a sproposito, ignorando alla fine una povera inferma. Ognuno di noi sarà stato colpito da quei colleghi che, con le loro affermazioni apodittiche, affermavano tutto e il contrario di questo. La scienza, poverella, è stata dileggiata e fatta a pezzi dalle affermazioni di chi sosteneva che dolce è il morir di sete, di chi al contrario affermava che nulla sentiva colei cui ci si preparava a togliere pane ed acqua per farla morire di fame, così come altrettanto patetici sono parsi coloro che, dopo 17 anni, aspettavano speranzosi un risveglio. Tutti hanno parlato e sparlato, nessuno ha avuto l’umiltà di ammettere le molte incertezze che gravavano sulla vicenda e la vacuità e l’insussistenza delle varie affermazioni a fronte del mistero della vita e della morte. Dopo la vicenda Englaro, ecco quella sui clandestini. Siamo tutti consapevoli della gravità del problema, degli sforzi compiuti per trovare una soluzione. Ma non si può tollerare che, violando il nostro codice morale, si tenti, ope legis, di usare il medico come strumento risolutore della clandestinità. Nella convenzione per la Medicina Generale, con la complicità o meglio con l’asservimento di alcuni sindacati, si tenta di scardinare alcuni aspetti etici del nostro codice. Nessuno fiata, al più mugugna, e chi parla, pochi, rimane inascoltato. Prevale una grande rassegnazione, nessuno si agita, tutti chinano il capo, pur consapevoli di essere trasformati da liberi professionisti in burocrati mezzemaniche. Migliori i tempi in cui il medico che interessi l’uomo, che debbano essere consultati come tali e non perché costituiti da uomini di partito, sindacati che hanno riacquistato la dignità della loro funzione e praticava il deprecato paternalismo, che, quanto meno, ne faceva una figura umana non robotica e timerizzata con la giornata scandita non dalle priorità ma dall’orologio. Cari giovani Colleghi questa, che sarà la medicina del presente e del futuro non è la nostra medicina: in essa non ci riconosciamo più e la tolleriamo da sopravvissuti in transito. Ma voi che rimanete e che oltre tutto, rispetto al passato, siete senza dubbio ancor più preparati e – quindi – ancor più frustrati? Come Luther King, come Barack Obama, come tutti i loro imitatori, anch’io ho fatto un sogno: Ordini forti, presenti di diritto in ogni vicenda non accorrano, impecoroniti, a firmare tutto quanto gli si propina, dimentichi che loro sono delegati a rappresentare le istanze degli iscritti contemperandole con quelle dei cittadini. Si realizzerà questo sogno? Se guardo alla partecipazione mi viene da dubitare e per questo ritorno all’inizio di questo scritto: l’unione ci renderà forti, forti nel reagire ai quotidiani attentati alla professione, forti nel non sottostare ai frequenti diktat, forti nella difesa dei cittadini che alla fine pagano con noi questi tentativi di svuotare la più bella delle professioni dei suoi valori con l’offerta di una fredda tecnologia priva di calore umano. ■ [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 3 INCHIESTA Un fronte compatto come non mai Pierluigi Altea La classe medica appare unita e determinata contro le norme contenute nel ddl sicurezza: un’occasione importante per riflettere sulla missione del medico nella società contemporanea on 154 voti favorevoli e 114 contrari, lo scorso febbraio il Senato ha approvato il ddl 2180, il disegno di legge sulla sicurezza, oggi all’esame delle commissioni riunite Giustizia e Affari Costituzionali della Camera. I punti principali contenuti nel cosiddetto pacchetto sicurezza riguardano l’introduzione di una tassa sul permesso di soggiorno per gli stranieri, il censimento dei senzatetto, la legalizzazione delle ronde di cittadini non armati e la soppressione del comma 5 dell’articolo 35 del decreto legislativo del 25 luglio C 1998, n. 286, meglio noto come Testo unico sull’immigrazione. “L’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno”, recita l’articolo, “non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino”. Una novità che ha subito destato grande perplessità nel mondo sanitario per le conseguenze a cui potrebbe portare. I clandestini, si è detto, circa 240 mila nel nostro Paese, pari al 20% del totale degli immigrati, per timore di subire denunce da parte dei medici, si sottrarrebbero alle cure, causando gravi danni alla propria salute, ma anche a quella della collettività, se affetti da patologie infettive. Ma la cancellazione del principio di non segnalazione, hanno sostenuto altri, i promotori dell’iniziativa, proprio all’indomani dell’approvazione del pacchetto sicurezza, rimuove solo un divieto, senza introdurre alcun obbligo. Peccato che le nuove norme sulla sicurezza abbiano aggravato il reato di immigrazione clandestina, ponendo così il medico, in qualità di pubblico ufficiale, nella condizione di dovere sporgere obbligatoriamente I PIÙ VULNERABILI Una norma contenuta nel ddl in discussione e passata quasi inosservata impedirebbe la registrazione alla nascita dei figli di cittadini stranieri irregolari. Un fatto, denunciato dall’Associazione studi giuridici sull’immigrazione e sottoscritto dall’Associazione Culturale Pediatri, in palese violazione della Costituzione e della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. In pratica, la norma impedirebbe all’ufficiale di stato civile di ricevere dai genitori privi di permesso di soggiorno la dichiarazione di nascita del bambino che pertanto diverrebbe “invisibile”. Vi sarebbe anche il rischio, sempre secondo quanto denunciato dall’Acp, che i bambini nati in ospedale non vengano consegnati ai genitori clandestini e dichiarati dunque in stato di abbandono. Per questo i medici pediatri temono che la norma possa indurre le donne a partorire al di fuori del circuito sanitario, con gravi rischi per la salute delle madri e dei neonati. Anche per questo ci auguriamo tutti che il legislatore trovi nuove soluzioni in grado di conciliare i principi della legalità, condivisi da tutti, con quelli del diritto alla cura e alla salute pubblica. [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 4 INCHIESTA denuncia. Per questo, tutte le sigle sindacali dei camici bianchi impiegati nel Sistema sanitario nazionale hanno detto no alla norma contenuta nel ddl che vorrebbe trasformare il medico in delatore. Ma la missione di chi esercita l’arte medica è un’altra, sostengono i medici italiani appoggiati tra l’altro anche dalla Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi farmaceutici delle Aziende Sanitarie e dalla Federazione Nazionale dei Collegi Infermieri. Anche Amedeo Bianchi, presidente della Fnomceo, dissente da quanto contenuto nel disegno di legge, così come i medici cattolici italiani. Duro anche il commento di Kostas Moschochoritis, direttore generale di Medici Senza Frontiere, sulla norma che potrebbe generare una pericolosa marginalizzazione sanitaria di una fetta della popolazione straniera presente nel nostro Paese. Gino Strada, medico e fondatore di Emergency, richiama i dettami contenuti nel giuramento di Ippocrate. Gli addetti ai lavori, insomma, non hanno dubbi: il pacchetto sicurezza, così come approvato dal Senato, non solo risulterebbe inefficace, visto che i clandestini non si presenterebbero più in ospedale, ma comporterebbe anche gravi conseguenze di cui evidentemente non si è tenuto conto. Oltre ai rischi per l’igiene e la sanità pubblica, gli effetti della norma causerebbero anche danni [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 5 economici al sistema sanitario, costretto comunque a porre rimedio in extremis alle patologie nascoste e poi aggravatesi oltre misura. In altre parole, lo stesso principio di prevenzione, su cui si basa la sanità nei Paesi occidentali, verrebbe fortemente minato. Per non parlare del possibile sviluppo di un canale sanitario parallelo, illegale, sul quale non si avrebbe alcun controllo. Annao Assomed, il principale sindacato dei medici ospedalieri, ha minacciato il ricorso alla Consulta se il Parlamento non ritirerà l’emendamento incriminato. Ma i medici vanno ancora oltre, denunciando l’incostituzionalità della legge che sarebbe in contrasto con l’artico 32 secondo cui “la INCHIESTA Faustino Boioli, Presidente dell’Associazione Medici Volontari Italiani Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Secondo i sindacati, inoltre, l’obbligo di denunciare i clandestini, contenuto nel pacchetto sicurezza, non troverebbe analogie neppure con la stragrande maggioranza dei Paesi europei, né con le prescrizioni delle normative comunitarie. Pertanto, se il Parlamento non farà un passo indietro, ci sarà chi, ormai è certo, ricorrerà alla Corte di giustizia europea. Si tratta di vedere se i 101 deputati della maggioranza, dichiaratisi contrari alla norma contenuta nel pacchetto sicurezza, avranno un peso o se, invece, come sostengono altri, resterà tutto com’è. Se ciò accadesse, i medici sono pronti a far valere le proprie istanze, in fondo, le stesse dei pazienti di cui si prendono cura, anche se clandestini. Lo stupore dei medici volontari italiani Non lo nasconde affatto Faustino Boioli, 40 anni di esperienza in ospedale, oggi Presidente dell’Associazione Medici Volontari Italiani, lo stupore che ha provato nel leggere la norma contenuta nel pacchetto sicurezza che obbligherebbe i medici a denunciare i clandestini. «Mi sembra, questo, un metodo – dice – inutile, oltre che dannoso: da sempre l’epidemiologia e la medicina ci insegnano che le patologie devono emergere per essere comprese e gestite al meglio. Spingere le persone nella clandestinità significa creare le condizioni perché nascano strutture sanitarie parallele dequalificate, quelle che poi impediscono di fatto di avere un controllo sulle malattie dalle possibili ricadute sociali». Boioli non mette neppure in discussione l’etica professionale, contro cui il ddl andrebbe a scontrarsi con poche possibilità di ottenere riscontro sulle disposizioni contenute, contrarie alla deontologia medica. Quello su cui affonda la critica il Presidente dell’Associazione Medici Volontari Italiani è invece la scelta tecnica intrapresa dal legislatore, ritenuta dannosa per la collettività. «La nostra professione – afferma – è occuparci dei malati, nell’interesse dei cittadini. Se un clandestino ha la scabbia, per [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 6 esempio, solo per citare una malattia non grave che genera però ripugnanza tra le persone, è un bene per tutti che tale patologia venga curata». Basterà questo a modificare il ddl? «Credo che non si farà marcia indietro – risponde Boioli – perché tutti devono salvare la faccia. Sono convinto però che la norma verrà, per così dire, svuotata e di fatto resterà tutto come prima». Il merito, a quel punto, sarà anche dei medici che non hanno esitato neppure un istante a mettere in evidenza le storture contenute nel documento ora approdato all’esame delle commissioni riunite Giustizia e Affari Costituzionali della Camera. «In effetti – asserisce Boioli – c’è stata una forte mobilitazione della categoria. Ci siamo divisi su questioni etiche, sull’aborto e più di recente sul caso Englaro: questa è forse l’unica volta in cui i medici si sono trovati d’accordo all’unanimità». Eppure, nonostante lo stupore che la norma ha generato tra la categoria, non va dimenticato che non è la prima volta che si va a caccia delle streghe. «Quando negli anni ‘80 scoppiò la bomba dell’AIDS – ricorda Boioli – anche allora ci fu chi INCHIESTA Pietro Marino, direttore della Medicina d’Urgenza e responsabile organizzativo dei tre pronti soccorsi dell’azienda ospedaliera Fatebenefratelli di Milano. sosteneva la necessità di denunciare i pazienti, in particolare gli omosessuali, obbligandoli a sottoporsi ai test per verificarne la sieropositività». Ma non è questa la strada, fa notare ancora una volta Boioli, per difendere la società. Cosa penseranno gli immigrati di tutto questo? «Sono preoccupati – dice Boioli – ce ne siamo resi conto avendo contatti quotidiani con le persone sulle strade. Anche se di noi si fidano perché sanno che non è nostra abitudine chiedere i documenti. D’altronde è questo l’atteggiamento di tutte le associazioni che operano nel volontariato sanitario. Ciò di cui avranno timore in futuro, se dovesse passare la norma, è il pronto soccorso». Pazienti o clandestini? Questo è il problema, secondo Pietro Marino, direttore della Medicina d’Urgenza e responsabile organizzativo dei tre pronti soccorsi dell’azienda ospedaliera Fatebenefratelli di Milano. «Prima di domandarsi se sia giusto o sbagliato che un medico denunci un clandestino – spiega Marino – bisognerebbe comprendere il fenomeno della clandestinità, un problema non solo italiano. L’immigrazione appartiene alla storia. I popoli poveri si sono sempre spostati laddove c’era più ricchezza. Anche noi italiani lo abbiamo fatto quando siamo andati in America. L’immigrazione è un fenomeno inevitabile che va solo governato meglio, questo è il problema. E il medico di certo non entra in questo gioco perché la sua missione è un’altra, quella di curare tutti, al di là del colore, della provenienza e dello stato sociale». Marino è ottimista, crede ancora nella ragione. «Spero che il legislatore – prosegue – prima della discussione alla Camera, riveda la norma in questione: non penso che arriveremo a essere obbligati a denunciare i pazienti extracomunitari clandestini che accedono alle strutture sanitarie». Nel 2008, su 100 richieste di pronto soccorso giunte all’azienda ospedaliera Fatebenefratelli di Milano, circa 20 riguardavano pazienti extracomunitari. «Tra questi, ovviamente – spiega Marino – c’è anche una quota di clandestini che però non è possibile [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 7 censire con esattezza. Il cittadino che giunge al pronto soccorso in uno stato di bisogno, infatti, non sempre è provvisto dell’STP (Straniero Temporaneamente Presente) e quindi viene accolto come un cittadino ordinario». La posizione di Marino è comunque chiara e netta. «Il pronto soccorso – dice – deve essere una porta sempre aperta in grado di garantire un servizio a tutti i cittadini bisognosi di cure». E a chi sostiene che la società, sempre più alla ricerca di sicurezza, abbia bisogno anche del medico per realizzarla, Marino risponde così: «Credo che sulla salute valga una sorta di solidarietà trasversale di cui anche l’opinione pubblica si fa portavoce. Il bisogno di sicurezza non può calpestare il diritto alla cura che interessa ogni individuo. Una delle cose grandi del nostro Paese è la sanità solidaristica, universale: teniamocela stretta». Un provvedimento contro la prevenzione È questa in sintesi l’idea di Luisa Maria Nino, pediatra di famiglia a Milano città, sul disegno di legge INCHIESTA IL PARERE DELL’ AVVOCATO È quello di Emanuele Caimi, dello Studio Bricchetti-Caimi di Varese. significa che all’omessa denuncia consegue la consumazione di un reato, meglio di un delitto che, a sua volta, prevede una pena. Avvocato Caimi, secondo le norme vigenti e il decreto sicurezza approvato dal Senato, il medico impiegato in una struttura pubblica, in quanto pubblico ufficiale, sarà obbligato a denunciare il reato di clandestinità? Credo che, qualora venisse introdotto l’articolo 10 bis nella legge 286/98 così come previsto nell’art. 21 del ddl 2180, il personale sanitario non potrà esimersi dall’inoltrare la denuncia del nuovo fatto di reato. Pur costituendo la coscienza di ciascuno una sorta di micro ordinamento individuale non credo si possano, come taluno sostiene, sollevare obiezioni di coscienza magari ancorate alla deontologia professionale contenuta e non esaurita nel codice deontologico dell’anno 2006, pena la non tenuta del sistema normo positivo. Tuttavia credo si possa valorizzare, in questa prospettiva, la ratio legis che sottende la causa di non punibilità contemplata – con riferimento però al referto- nell’art. 365 comma 2 c.p.. Il fondamento è da ravvisarsi nella tutela e nella valorizzazione del segreto professionale e, prendendo le mosse dall’art. 32 della Costituzione, nel dovere solidaristico che il dettato costituzionale, appunto, esprime. Ovviamente, stante il carattere eccezionale della previsione di cui all’art. 365 comma 2 c.p., non ne è possibile un applicazione analogica. Occorre peraltro chiedersi se la ratio che la sottende possa giungere a scriminare l’omissione eventualmente resa dal personale sanitario impiegato, posto che l’art. 200 c.p.p consente al sanitario di opporre il segreto professionale in relazione ai fatti di cui è venuto a conoscenza svolgendo la professione, e considerato che l’art. 622 c.p., a sua volta, reprime la violazione del segreto che il professionista è tenuto a rispettare. La condizione del medico libero professionista è diversa da quella di colui che svolge la funzione di pubblico ufficiale? Fermo restando la rilevanza pubblicistica della professione sanitaria che, appunto l’art. 359 c.p. comma 1 qualifica come servizio di pubblica necessità, da ciò non deriva, automaticamente, la qualifica di pubblico ufficiale o incaricato di un pubblico servizio in capo l’esercente. Sicuramente soggiacciono all’obbligo di denuncia il personale sanitario impiegato in strutture pubbliche o convenzionate mentre ne rimarrebbe escluso, in quanto non riconducibile alla figura del pubblico dipendente ovvero dell’incaricato di pubblico servizio, il medico che eserciti in piena autonomia e indipendenza la professione medica; Infine, a suo avviso, il ddl in discussione, è davvero, come sostengono alcuni, incostituzionale, in quanto in contrasto con l’art. 32 secondo cui “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”? L’art. 32 contiene un impegno del nostro paese nei confronti di ogni individuo e il termine utilizzato indica non solo i cittadini ma qualsiasi individuo, appunto. Da questa prospettiva, se è ben vero che, nel disegno di legge, non viene negato direttamente il diritto di accedere alle strutture pubbliche o private convenzionate poiché, in ogni caso, la prestazione sanitaria verrà resa al richiedente, non si può nascondere che la previsione normativa dell’obbligatorietà della denuncia presenti dei profili di criticità in quanto potrebbe, in qualche modo, scoraggiare il clandestino dal rivolgersi a un medico con l’ovvio pregiudizio che ne potrebbe derivare alla propria salute e alla salute della collettività (per esempio per l’ipotesi di malattie contagiose, infettive); Cosa comporterà l’inosservanza di tale norma da parte del medico? Oggi, qualora il p.u. integri il delitto di omessa denuncia di reato ex art.361 c.p. viene punito con la multa da 30 a 516 euro. Ciò che sarà presto in discussione alla Camera. «Se l’operato di noi pediatri deve essere orientato alla prevenzione – dice – coinvolgendo tutti i bambini che vivono sul territorio italiano, perché così dice la legge, perché mai dovrei denunciare un bambino clandestino? È una contraddizione: in questo modo non si tutela la salute del bambino, né quella degli altri. Tutti quei provvedimenti che limitano la tutela della salute della collettività sono inadeguati e contraddittori rispetto ai principi generali sulla prevenzione». Insomma, ormai è chiaro, le perplessità che ha generato il pacchetto sicurezza sul fronte della salute sono molte. Come sarà affrontata, per esempio, si chiede Nino, la questione delle [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 8 vaccinazioni che sono sempre state assicurate a tutti i bambini, anche a quelli clandestini per ragioni di salute e di sanità pubblica? Un bambino malato non può diventare un rischio per la salute pubblica? Più in generale, Nino ammette che il problema non riguarderà in modo particolare i pediatri di famiglia, quanto il pronto soccorso. «Tuttavia, se INCHIESTA “ Perché mai dovrei denunciare un bambino clandestino? È una contraddizione: in questo modo non si tutela la salute del bambino, né quella degli altri. ” un bambino non è iscritto nell’elenco degli assistiti del Sistema sanitario nazionale – fa notare la pediatra di famiglia – nessuno potrà impedirci di visitarlo in regime di libera professione, anche gratuitamente. Cos’altro dovremmo fare? D’altronde c’è davvero il rischio che questi bambini finiscano per non essere più curati da nessuno». Ma nonostante tutto, anche Luisa Maria Nino è convinta che il legislatore, in qualche modo, farà un passo indietro, come è già successo sul fronte scolastico. «Quando qualcuno formulo l’ipotesi di impedire ai bambini clandestini l’accesso alle scuole – conclude Nino – ci fu una mobilitazione generale a tutela del diritto alla scuola. Poi tutto tornò alla normalità». Speriamo, fa capire Nino, che possa accadere altrettanto e che il pacchetto sicurezza trovi la sua giusta applicazione, lasciando ai medici la possibilità di curare tutti i bambini malati e di prevenire le malattie di quelli sani. Gli altri attori sulla scena «Il pacchetto sicurezza in discussione non è nato dal nulla, ha una sua spiegazione», dice Mario Bergonzi, direttore sanitario del Poliambulatorio Opera San Francesco per i poveri di Milano. «È il frutto di un sentire collettivo diffuso – sostiene – della paura o meglio della xenofobia che ha investito il nostro Paese. Ma è un fatto del tutto naturale avere paura di chi è diverso da noi, di chi parla una lingua che non comprendiamo o ha abitudini molto distanti dalle nostre». Ma i flussi migratori incontrollati, ricorda Bergonzi, hanno generato anche problemi reali, tra cui la crescita della delinquenza in molte città. «Con il pacchetto sicurezza – spiega Bergonzi – il legislatore ha dato voce alla paura diffusa, ha voluto introdurre norme più restrittive di quelle attuali che possano garantire maggior sicurezza all’interno della società». Tuttavia, sottolinea il direttore sanitario del Poliambulatorio Opera San Francesco di Milano, sebbene ciò possa essere ammissibile, il legislatore forse, è il caso di dirlo, ha scelto la strada sbagliata per farlo, perlomeno sul piano pratico. «Io personalmente non denuncerò mai nessuno – dice Bergonzi – ciò andrebbe contro la deontologia professionale e il carisma dei Frati Cappuccini che anima l’Opera San Francesco. Chi bussa al convento trova sempre qualcuno pronto ad aiutarlo: è questo il nostro modo di agire». Tra gli immigrati che frequentano il poliambulatorio, fa sapere Bergonzi, per ora non è cambiato nulla. «Anche perché – spiega – nella cultura [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 9 dell’immigrazione vale il passaparola e le persone che si rivolgono alla nostra struttura sanno bene come operiamo: per questo si fidano di noi». Ma cosa accadrà se dovesse passare la norma che obbliga i medici a denunziare i clandestini? «Spero che il decreto – dice il direttore sanitario – venga sostanzialmente rivisto, non dico cancellato, ma perlomeno corretto. Diversamente potrebbe creare molti problemi ai clandestini, ma anche all’intera collettività: le malattie infettive non curate potrebbero trasmettersi con maggior incidenza tra la popolazione». Ciò di cui Bergonzi non ha dubbi è il modo in cui affronterà la questione la classe medica. «Siamo compatti – afferma – e nessun medico, tranne forse qualche possibile eccezione, si adeguerà a quello che impone la norma». Tuttavia, fa notare Bergonzi, qualora venisse approvato il disegno di legge in discussione, la disobbedienza civile del medico non sarà sufficiente a render vano il provvedimento. «Il personale amministrativo impiegato nelle strutture sanitarie – ricorda Bergonzi – non è sottoposto al giuramento di Ippocrate, per questo forse non potrà sottrarsi a quanto richiesto dalla legge». Se ciò accadesse davvero, la battaglia condotta dai medici risulterebbe vana, perlomeno sul piano pratico. ■ INTERVISTA Paolo Egasti Le scelte di fine vita Di questioni etiche connesse a questa attuale problematica, dibattono Antonio Panti e Valerio Brucoli Valerio Brucoli Antonio Panti Eluana Englaro si trovava in stato vegetativo permanente dal 1992. Da più di 10 anni era in corso una vicenda legale avviata dal tutore, il padre, il cui fine era l’interruzione dell’alimentazione assistita. Al termine della battaglia legale il dibattito è passato a televisioni e giornali che hanno sovente alzato i toni. A partire da questo caso abbiamo parlato delle questioni etiche di fine vita con Antonio Panti, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Firenze e della Federazione Regionale Toscana degli Ordini dei Medici e membro della Commissione Deontologica Nazionale della FNOMCeO e del Comitato Regionale di Bioetica, e a Valerio Brucoli, presidente della Commissione di Bioetica dell’Ordine dei Medici di Milano e nel Comitato ristretto FNOMCeO per le Problematiche deontologiche. Considerando gli aspetti mediatici della vicenda, abbiamo chiesto loro che cosa hanno apprezzato e che cosa no. [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 10 «Non ho apprezzato sentir chiamare assassino un padre che grandemente mostrava di soffrire di questa situazione – inizia Panti. – C’è stato un clamore che mi è parso incivile. È un problema che sento più come cittadino che come medico. Il caso Englaro non è da affrontare soltanto dal punto di vista medico. È una questione che pone problemi ai cittadini, tanto è vero che il Parlamento sta lavorando a una legge su questi temi». Secondo Brucoli «Il caso Englaro è un passaggio nell’ambito di un processo di trasformazione che investe tutta la società. Io salverei tutti i comportamenti di chi si è prodigato per alleviare le evidenti sofferenze fisiche e spirituali, evitando strumentalizzazioni funzionali solo a scardinare principi fondamentali come la difesa della vita». Il linguaggio utilizzato dai media è parso a tratti perfino violento rispetto alla situazione molto delicata che si era creata, anche per la grandissima risonanza. Brucoli sottolinea che, per quanto riguarda la parola assassinio, «Occorre guardare al contesto e valutare in rapporto allo stato d’animo di chi l’ha pronunciata. Se partiamo dal presupposto che la vita è indisponibile, nel momento in cui si vede qualcuno decidere di togliere la vita a un’altra INTERVISTA persona, ciascuno usa la definizione che ritiene più opportuna. In alcuni casi il meccanismo perverso dei mezzi d’informazione spinge all’utilizzo di parole “più forti” per avere attenzione, per denunciare la gravità del fatto. Ho sentito parole pesanti sia da una parte che dall’altra. Ho sentito per esempio dire che Eluana Englaro è morta 17 anni fa. Io considero morta una persona in presenza del cadavere. Non penso che una persona che deglutisce, che ha le mestruazioni ecc., si possa considerare morta». «Credo che queste cose vadano discusse pacatamente e serenamente – ribadisce Panti. – Nutro grandissimo rispetto per l’opinione degli altri. Di fronte a drammi così laceranti cerco di capire perché alcuni chiedano l’interruzione delle cure e perché un cittadino la pensi diversamente da un altro. Attualmente il discorso è diventato troppo partigiano. La scienza ci dà alcune certezze, ma il pubblico non capisce bene come si faccia la diagnosi, quanto valga la diagnosi, cosa voglia dire probabilità di ripresa, cosa accada nel cosiddetto risveglio che è tutto fuori che un miracolo. Insomma consiglio cautela, anche per definire meglio i termini della questione». [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 11 La grande risonanza mediatica potrebbe avere contribuito a formare una maggiore coscienza del problema nel grande pubblico. O viceversa ad aumentare la confusione in materia. «In questo momento si è messo sul piatto un problema – nota Brucoli. – La formazione della coscienza è questione molto più complessa e probabilmente ci si arriverà alla fine del dibattito. Il problema su cui però c’è più confusione è su un malinteso concetto di libertà, che nella nostra società è quasi equiparabile all’esercizio del fare-quello-che-io-voglio, senza responsabilità, in balìa dell’emozione INTERVISTA del momento. Nella società si stanno evidentemente contrapponendo due modelli, due principi assoluti: uno che mette al centro l’individuo, con i propri desideri ed egoismi; l’altro che considera la relazione come centrale nello sviluppo della società. Da un lato l’autodeterminazione, un ognuno-lavede-a-modo-suo che comporta la relativizzazione di tutti gli altri principi, e dall’altro la coscienza di essere partecipi di qualcosa di più ampio, che porta a unire le proprie vite intese come dono gli uni verso gli altri (e pertanto, in quanto tali, indisponibili)». Panti pone il problema da un altro punto di vista: «Esiste una discussione vivissima in questo paese: se il corpo del cittadino sia realmente di proprietà del cittadino oppure se sia indisponibile (in quanto di proprietà della collettività o di una divinità). È un problema politico dei cittadini. I medici possono essere chiamati in causa in quanto cittadini, non in quanto medici. Il codice deontologico approvato all’unanimità nel 2006 indica comportamenti estremamente consequenziali e precisi, nel rispetto dell’autonomia del paziente: il medico informa il paziente, ne acquisisce il consenso, dopodiché può agire essendo legittimato. Il medico consiglia, partecipa, è coinvolto ma non decide (come invece accadeva con il cosiddetto paternalismo medico). Il medico deve seguire le decisioni e le disposizioni lasciate dal paziente quando era cosciente, deve rispettare nel paziente il cittadino. I medici possono dare consigli sulla definizione di morte, o anche fornire la garanzia clinica dell’osservazione del paziente, constatandone la vita o la morte. Ma questi sono problemi tecnici». L’impressione è che il vasto pubblico percepisca confusamente termini come eutanasia, fine vita, interruzione dell’alimentazione. Tutto sembra confluire in un calderone indistinto. Il medico potrebbe aiutare il cittadino a districarsi da questo contesto [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 12 di termini dai significati poco chiari. Anche perché la questione richiede una tale serie di riflessioni biologiche, filosofiche, spirituali ed esistenziali che probabilmente è facile aderire a una ideologia preconfezionata, magari semplificando la complessità in gioco, anziché formarsi una propria idea. Antonio Panti ricorda che «L’articolo 35 del codice deontologico precisa che il primo dovere del medico è fornire una corretta informazione ai cittadini. Per la complessità dei concetti in gioco, il compito non è facile. Occorrerebbe una moratoria e, nel frattempo, in un dibattito pubblico con le società scientifiche, compilare un glossario di questi termini. Come i cavalli sapienti dei Viaggi di Gulliver: si discute, ma prima di discutere si decide il significato delle parole». «Le questioni sono tutt’altro che semplici e molte volte si tifa per una parte o per l’altra – ammette Valerio Brucoli. – Per questo certe battaglie INTERVISTA “Esiste una discussione vivissima in questo paese: se il corpo del cittadino sia realmente di sua proprietà oppure se sia indisponibile (in quanto di proprietà della collettività o di una divinità). È un problema politico.” ideologiche sono combattute sull’onda del sentimento popolare suscitato da singoli casi a cui si cerca di dare una valenza che non hanno. Parlando di fine vita, si discute sempre di pochi casi (Englaro, Welby, Nuvoli, Coscioni ecc.) mentre di altre migliaia simili non si sa niente. È abbastanza plausibile che nel caso Englaro i giornalisti fossero chiamati e che il caso umano fosse usato per scardinare un certo principio. La battaglia portata avanti da alcuni politici è quella dell’eutanasia. Bisogna stare attenti alle strumentalizzazioni. Una persona è molto più di un principio. Spesso si tende a far identificare le persone con una situazione mai provata nella realtà: si chiede di immaginare di vivere una condizione drammatica con la coscienza attuale dello star bene; la maggior parte delle volte la risposta è un comprensibile rifiuto della situazione dolorosa. Oppure si sposta la questione al “più libero sei meglio stai”. Ma in stato di particolare debolezza la persona è tutt’altro che libera, perché è proprio la condizione in cui non si decide da soli e altri proiettano su di noi la propria visione della vita. Il problema è come si considera la morte. All’interno del concetto di morte c’è il concetto di vita, con le sue sofferenze e le sue angosce. E come al solito torniamo lì, sul concetto di vita, a cui ritengo non potremo mai dare un significato compiuto, se non in un unico modo: viverla comunque fino in fondo. Parlare di morte significa parlare di come organizzare la nostra vita, significa affrontare i grandi temi esistenziali, dal dove veniamo al dove andiamo, che necessariamente coinvolgono anche gli aspetti di fede. O il loro rifiuto». La questione dell’alimentazione forzata, in particolare, è stata oggetto di ampio dibattito. «Il problema è se sia un atto dovuto in ogni caso oppure no – dice Brucoli. – Ad alcuni interessa solo l’implicazione della necessità di un [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 13 Consenso Informato. Che rimanda all’autodeterminazione della persona. È un discorso strumentale, che comunque non supera le contraddizioni legate a un Consenso Informato che dovrebbe essere attuale ed è invece retrodatato». Panti sottolinea che «Ci sono altri atti medici di sostegno vitale: la trasfusione di sangue (che il testimone di Geova può rifiutare), la ventilazione artificiale, l’antibiotico nella grave infezione, la cardioversione. La medicina, fin dai primordi sciamanici, è un intervento artificiale teso a modificare il decorso naturale della malattia, guarendo o alleviando le sofferenze. Quindi il parlamento può decidere che non si può sospendere la nutrizione artificiale, ma non perché non sia un atto medico, bensì perché si è deciso che la disponibilità del corpo è limitata. E questa è una scelta dei cittadini». Nel rapporto medico-paziente il medico si pone forse come consigliere. Il medico può e deve INTERVISTA consigliare il paziente dal punto di vista di una corretta informazione, in equilibrio tra emotività e razionalità. «Sicuramente sì – afferma Brucoli, – se ci si riferisce al rapporto “etico” tra medico e paziente. Altro discorso se il rapporto è limitato a una vendita di prestazioni. La realtà di tutti i giorni è un misto tra queste due situazioni, ed è necessaria un po’ di attenzione da parte di tutti. L’allargamento del dibattito a tutta la società potrebbe essere un vantaggio, se stimolasse una positiva crescita della coscienza di tutti i cittadini. È un po’ come tra moglie e marito, per mantenere il rapporto non è sufficiente la coscienza di uno dei due, serve quella di entrambi. Una situazione positiva se affrontata con la dovuta onestà intellettuale. In mancanza di questa, e con il prevalere dell’interesse economico, diventa centrale la figura del terzo garante (nel caso di un contratto il garante è lo Stato). L’introduzione del terzo garante relativizza il rapporto diretto medico-paziente. Analoga la figura del terzo pagante: la cronaca ci fornisce esempi di situazioni in cui è difficile considerare diretto un rapporto medico–paziente condizionato da linee di indirizzo stabilite da chi gestisce il denaro». «Certo, i medici sono chiamati a un grande compito – sostiene Panti. – Le discussioni avvengono sempre come se la maggior parte dei cittadini decidesse di rifiutare le cure. Se un paziente (ed è il caso più comune) accetta le cure, lasciando detto per esempio che in caso di stato vegetativo permanente vuole essere curato, il medico deve sempre aiutare il cittadino. Si potrà discutere il comportamento del medico quando il cittadino rifiuta le cure. Ma il medico, compartecipe della sua sofferenza, deve aiutarlo sempre e comunque. Gli Ordini hanno sempre fermamente sostenuto l’articolo 22 del codice: il medico può rifiutare quegli atti che vanno contro il suo convincimento etico. Di fronte a una medicina che sempre più si avvicina a medicalizzare la fine e l’inizio della vita, lasciamo al medico questa libertà di coscienza: nel rapporto medico-paziente c’è uno spazio per la coscienza del medico. Il medico, da professionista, sa bene che deve anche mantenere la propria razionalità. Ma deve anche avere empatia, immedesimarsi, comprendere le sofferenze. Purtroppo le nostre università trascurano le cosiddette medical humanities. La medicina è una scienza complicata che acquisisce continuamente nuove conoscenze per cui si perdono di vista gli aspetti di umanesimo medico che dovrebbero essere al centro dell’attenzione didattica e formativa ma che finiscono per essere trascurati». In generale, considerando le due grandi correnti dell’autodeterminazione e dell’indisponibilità della vita, ci si può chiedere se filosoficamente siano sullo stesso piano oppure se una delle due sia preponderante rispetto all’altra. Apparentemente, chi è per l’autoderminazione non influenza le decisioni di chi è per l’indisponibilità, ma sembra non valga il contrario. «Sono due concetti a mio parere antinomici da cui derivano due tipi di società molto diverse – spiega Brucoli. – Di fatto però in Italia al momento sono [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 14 due principi che coesistono e spiegano perché giudici diversi, a fronte dello stesso caso, traggono conclusioni opposte: penso che prossimamente sarà una delle questioni giuridicamente più studiate. Comunque non è vero che chi “aderisce” all’autodeterminazione non influisca sugli altri perché, vivendo in una stessa società, siamo legati da regole comuni. Parlare di autodeterminazione significa relativizzare il concetto di vita, che diventa «qualità di vita» a proprio insindacabile giudizio. Il passaggio successivo è la creazione di un discrimine tra vite degne e non degne di essere vissute. Dopo di che, chi stabilisce se una vita è degna o no? Il singolo individuo? Secondo quale criterio? Quello di essere nella fase terminale di una malattia incurabile? O è sufficiente una diagnosi iniziale come è già successo in Belgio? E perché non allora una crisi esistenziale? Per chi non è ritenuto in grado di decidere chi decide? Il tutore? Un ente terzo condiviso a maggioranza? E chi assicura che questi criteri non vengano usati a fini personali o per la gestione del potere in un determinato momento? Un paziente che si autodetermina crea lo stesso squilibrio che provocava il tanto deprecato paternalismo medico, cioè una sorta di paternalismo alla rovescia il cui protagonista è il paziente. È una questione di scala gerarchica di valori: se l’importante è stare insieme, i valori che ci permettono di farlo verranno prima quelli che si riferiscono all’interesse del singolo. Un esempio ne è la Medicina che non può esistere senza la relazione, cioè senza la contemporanea presenza del medico e del paziente e relativa condivisione di principi: se questo è prioritario, però INTERVISTA bisogna poi anche tenere conto delle singole esigenze, pena l’interruzione del rapporto. Per altro questo problema della priorità di valori è la causa di molti squilibri, compresa la crisi che stiamo vivendo: mettere il valore economico prima dei valori umani ha trasformato tutto in un business, compresa la sanità, nel cui ambito la cura è diventata bene commerciabile (cioè la prestazione: un bene quantificabile in termini di tempo, qualità ecc.). In questa ottica il medico non è più una persona che cura un’altra persona, ma una persona che vende servizi e il rapporto con il cliente/ paziente è regolato da contratti di tipo “notarile” (e nel caso contenzioso si ha il ricorso al giudice, non a caso situazione in aumento). Tornando alla relazione medico–paziente, la cui forma compiuta è l’Alleanza Terapeutica, i principi da condividere sono quelli del Giuramento Professionale Medico, principi a valenza universale quali difesa della vita, tutela della salute fisica e psichica dell’uomo, sollievo della sofferenza. Ecco che torniamo alla questione dell’indisponibilità del bene vita. Qui, a titolo di esempio sulla circolarità di certi discorsi, si potrebbe riaprire la discussione notando che alcuni al posto di “vita” parlano di “qualità di vita”: riapertura che ci riporta, a fronte della domanda “chi giudica la qualità?”, sul tema dell’autodeterminazione. Al di là di ogni altra questione ci tengo a sottolinearne una pratica, che è esperienza di tutti: quando si condividono i principi, il contratto firmato passa in secondo piano rispetto a un legame che viene dal profondo, la cui espressione può essere una sincera stretta di mano o una parola detta con affetto, cioè il riflesso della coscienza di fare l’uno il meglio per l’altro. Questo ci fa tornare alla questione iniziale, la crescita delle coscienze che contrappongo allo sviluppo della capacità di controllo da parte dello stato. Ma il controllo totale è impossibile (oltre che assurdo), soprattutto in un sistema in cui tutto ciò che non è espressamente vietato è di fatto consentito. Un sistema che ha dato la possibilità, tanto per fare una esempio, alle banche di smerciare azioni “spazzatura” ai propri clienti. Un giochino basato sul tradimento della fiducia. E sulla tacitazione della coscienza, che esiste anche se non prevista per legge» conclude Brucoli. Secondo Panti «La questione di che cosa sia prevalente da un punto di vista etico è improponibile. Il cattolico dirà che è superiore il suo punto di vista e il laico dirà che è superiore il proprio. Dipende dai valori che ciascuno ha in mente. L’autonomia, la fedeltà, la religione, la fede, la carità. Ciascuno li ordina per conto proprio. Se un cittadino pensa che il proprio corpo sia indisponibile, per scelta sua o perché pensa la vita gli sia stata donata da una entità superiore, decide di conseguenza. E in nessun modo deve essere fatto un atto che abbrevi arbitrariamente la sua sofferenza o la sua vita. Non si può dire a un cittadino che il valore in cui crede è inferiore a un altro. È questione di tolleranza e di libertà. Ogni medico dovrebbe ragionare come se egli stesso fosse malato prima di ergersi a giudice. Il vero nodo sta nel riconoscimento della capacità decisionale autonoma di ciascun cittadino che, ove non leda altri, non può tollerare vincoli che gli siano imposti in nome di idee astratte di fronte alla concretezza della sua sofferenza e del suo senso della dignità e della libertà». ■ [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 15 ATTUALITÀ Scuole di Specialità: la lunga attesa del bando Ugo Garbarini Il ritardo va a discapito dei giovani colleghi: pianificare il proprio futuro diviene drammaticamente difficile l 14 gennaio 2009 il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca con nota prot. 67 avente a oggetto “D.Lgs. n.368/99 – Contratti di formazione specialistica A.A. 2008-2009 – Scuole di specializzazione dell’area medica”, ha comunicato il provvedimento che comporta nel corrente anno accademico la attivazione solo delle scuole di specializzazione con almeno tre contratti di formazione medico-specialistica. Sempre in base a questo provvedimento si è stabilito che non possono essere istituite e attivate scuole che non abbiano ottenuto nel precedente anno accademico l’assegnazione di almeno tre contratti ministeriali. Pertanto, il Ministero ha invitato gli Atenei, che hanno scuole di specialità della stessa tipologia, con esiguità di contratti, ad attivare apposite procedure per pervenire a un convenzionamento con Atenei limitrofi, in modo che, pur assegnando i contratti a una sola scuola, referente del procedimento amministrativo, le altre scuole contribuiscano ad ampliare la rete informativa. I Tuttavia, da alcuni mesi, le speranze che il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca adempia all’emissione del Bando per l’Ammissione alle Scuole di Specialità vanno affievolendosi. Questo a discapito dei giovani colleghi che, avendo da poco conseguita l’abilitazione all’esercizio della professione medica, sono, a oggi, in un limbo di incertezza professionale che ne condiziona drammaticamente le scelte lavorative e familiari. Anche a livello accademico la sovrapposizione dei diversi anni di corso genera particolare preoccupazione per la possibilità di ritardi e difficoltà nello sviluppo dei percorsi formativi previsti. Le proposte dell’Ordine Proprio per far fronte a questa situazione, l’Ordine dei Medici di Milano, in collaborazione con alti ordini provinciali, facendosi interprete delle istanze degli aspiranti specializzandi, ha chiesto agli organi competenti di: 1. procedere all’immediata pubblicazione dei bandi per l’accesso alle scuole di specializzazione, al fine di evitare [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 16 ritardi e disservizi a discapito degli aspiranti specializzandi; 2. rinviare al prossimo anno accademico 2009-2010 gli effetti della nota MIUR prot. 67 del 14 gennaio 2009, qualora i tempi tecnici non fossero sufficienti per l’Adozione del provvedimento. Consapevoli delle difficoltà che sottostanno a questa situazione, a volte troppo frettolosamente tralasciate, l’Ordine dei Medici di Milano vuole continuare un’attiva collaborazione con Ministero, Università e Regione per affrontare al meglio quelle che sono le sfide del futuro come: 1. la situazione anagrafica dei medici specialisti: è prevedibile che un gran numero di colleghi raggiungano l’età pensionabile nel prossimo decennio, è urgente ripensare la programmazione del fabbisogno nazionale e regionale e la formazione dei futuri specialisti. 2. l’adempimento del fabbisogno di personale medico specialista: esistono in altri Paesi modelli alternativi al bando nazionale, occorre studiarne l’applicabilità per rendere più efficace il ricambio generazionale, magari pensando a sperimentazioni su base regionale. ■ MEDICINA GENERALE Carlo Alfredo Clerici Psichiatria e armi Una ricerca universitaria sulla prevenzione del rischio di abuso di armi da fuoco legali abuso di armi da fuoco costituisce una primaria causa di morte nei paesi più industrializzati. Secondo i dati ISTAT relativi all’anno 2002 si evidenzia che le armi da fuoco sono state utilizzate nel 14,9% dei casi di suicidio e nel 52,3% degli omicidi. La valutazione e la certificazione dell’idoneità alle licenze in materia di armi è una procedura medica complessa sia per la scarsità di studi empirici su cui fondare i criteri di valutazione sia per la scarsa formazione rispetto alla prevenzione delle situazioni di rischio. Non esiste a oggi una sistematica formazione né durante il corso di laurea né post–lauream per i medici, fatto salvo alcuni eventi formativi sporadici, organizzati da ASL, ordini dei medici o questure, sulla metodologia e i criteri per la valutazione dell’idoneità al porto d’armi. Oltre a ciò i medici di medicina generale, psichiatri e psicologi psicoterapeuti si trovano a dover gestire situazioni cliniche di pazienti potenzialmente a rischio di azioni suicidarie e omicidarie senza poter accedere a informazioni sull’eventuale detenzione di armi dei loro assistiti. Grazie alla collaborazione dell’Ordine dei Medici di Milano, particolarmente sensibile all’argomento, è in corso una ricerca L’ Il Consiglio Direttivo dell’OMCeO Milano in data 15/12/2008 ha deliberato di collaborare con il dott. Carlo Alfredo Clerici per una ricerca dedicata ai Medici di Medicina Generale relativamente alle procedure di valutazione dell’idoneità psico-fisica relativa al rilascio del certificato anamnestico per il porto d’armi. in collaborazione fra le Cattedre di Psicologia e di Criminologia clinica della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Milano. Lo studio si propone di valutare le problematiche incontrate dai medici rispetto alla valutazione e alla gestione clinica di pazienti che detengono legalmente armi al fine di costruire programmi di formazione mirati all’acquisizione di specifiche competenze. I dati raccolti inoltre potranno servire da supporto alle più volte annunciate riforme legislative in materia di armi. Gli interessati possono mettersi in contatto con il dotto Carlo Alfredo Clerici, ricercatore presso la Sezione di Psicologia del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Milano all’indirizzo e-mail: [email protected] Razionale del progetto Le procedure di valutazione dell’idoneità psicofisica alle licenze di porto d’armi sono regolamentate da una normativa specifica (D.M. 28 aprile 1998, “Requisiti psicofisici minimi per il rilascio e il rinnovo all’autorizzazione al porto di fucile per uso di caccia e al porto d’armi per uso dì difesa personale”). Il processo di verifica del possesso dei requisiti psicofisici minimi è articolato [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 17 in due fasi. La prima prevede che il richiedente presenti un “certificato anamnestico” compilato secondo un modello prestabilito rilasciato dal medico di fiducia non anteriore ai tre mesi. La seconda fase prevede che l’accertamento di tali requisiti sia effettuato dagli uffici medico legali o dai distretti sanitari delle Aziende Sanitarie Locali o dalle strutture sanitarie della Polizia di Stato. Ulteriori accertamenti sono affidati alle competenti strutture pubbliche e sono prescritti dal “medico certificatore” appartenente agli uffici medico legali e agli altri enti sopra citati. Periodicamente i mass media riferiscono episodi di abuso di armi da fuoco legali da parte di soggetti con problemi psichici. Tale abuso ha un’incidenza variabile a seconda delle nazioni, costituendo comunque una primaria causa di morte nei paesi più industrializzati. Obiettivo del questionario è conoscere la situazione italiana e la percezione del problema da parte degli specialisti interessati. I Colleghi Medici di Medicina Generale e Assistenza Primaria interessati, potranno scaricare e completare il questionario dal sito www.omceomi.it e inviarlo al Dott. Carlo Alfredo Clerici via fax al n. 02/50315993.■ MEDICO-OSPEDALE Dalila Patrizia Greco Referente per l’Ordine del tavolo Tecnico Documento Milano Sicurezza per il paziente e mantenimento di comportamenti professionali deontologicamente corretti l 23 febbraio 2002 entrò in vigore il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che definisce i Livelli essenziali di assistenza (LEA), ovvero le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket). Seguì l’istituzione di una Commissione Nazionale per la definizione e l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, istituita dalla legge 15 giugno 2002, n. 112. Si incominciò così a legare il concetto di appropriatezza non solo ai contenuti clinici delle prestazioni, ma anche al livello assistenziale utilizzato per erogare detta prestazione. Ma nella pratica non sempre è possibile confrontare quanto erogato a un concetto standard di appropriatezza, in quanto l’appropriatezza può avere contesti diversi, essendo la complessità dell’assistenza sanitaria diversificata nei vari contesti nei quali viene erogata e dipendente da numerose variabili quali: la disponibilità di tecnologie con diversa complessità e I continuamente rinnovate; • le sperimentazioni gestionali; • i modelli organizzativi; • l’efficacia (provata e non) dell’atto sanitario; • le differenze ambientali e sociali in cui si opera; • le caratteristiche epidemiologiche della popolazione; • la disponibilità di risorse. Inoltre l’aziendalizzazione ha fatto sì che aziende ospedaliere strutturate logisticamente e organizzativamente nello stesso modo, ovvero per livelli assistenziali, possano avere mission strategiche differenti. Chi decide cos’è appropriato? A questo punto si pone il problema di chi possa definire cosa è appropriato. Sicuramente le società scientifiche, grazie all’opinione degli esperti e alle evidenze mediche, possono porre delle indicazioni che divengono una buona base di partenza per i professionisti se integrate da una normativa che definisca gli standard strutturali. Per questo motivo, non appena si rese disponibile una bozza dei nuovi livelli assistenziali, nella primavera di quest’anno, l’Ordine dei medici di Milano istituì un tavolo tecnico cui [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 18 parteciparono i rappresentanti di alcune società scientifiche interessate a quest’argomento e, nello specifico, la Società Italiana di Chirurgia Ambulatoriale e di Day Surgery S.I.C.A.D.S, l’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani A.C.O.I., la Società Italiana per la Qualità dell’Assistenza Sanitaria S.I.quaS e i rappresentanti del mondo della chirurgia della mano. Questi professionisti, analizzando i documenti precedenti, riguardanti il passaggio delle prestazioni chirurgiche atte al processo di cura per cataratta e tunnel carpale da day surgery a chirurgia ambulatoriale, alla luce della proposta di passaggio di ulteriori patologie in regime ambulatoriale, quali ernie ombelicali, inguinali e crurali, imposto dalla nuova normativa sui LEA, dopo aver considerato in toto quanto enunciato nel nuovo documento sui LEA, le precedenti linee guida sulla day surgery e la normativa sull’impiantistica, decidevano di sintetizzare la propria opinione in un documento denominato documento Milano. Tali considerazioni erano la naturale conseguenza degli articolo 38 e 40 della bozza del nuovo piano MEDICO-OSPEDALE LEA in cui venivano enunciati i criteri di appropriatezza del ricovero ordinario e in regime di day surgery, che di seguito riporteremo come da documento. Art. 38 criteri di appropriatezza del ricovero ordinario: 1. si definiscono inappropriati i ricoveri ordinari per l’esecuzione di interventi o procedure che possono essere eseguiti in day hospital o in day surgery con identico beneficio per il paziente e con minor impiego di risorse 2. le Regioni adottano adeguate misure per disincentivare l’esecuzione in ricovero ordinario dei DRG elencati nell’allegato 6A in numero superiore a un valore percentuale/soglia di ammissibilità, fissato dalle stesse regioni sul totale dei ricoveri eseguiti in regime ordinario per ciascun DRG. Art. 40 criteri di appropriatezza del day surgery: 1. si definiscono inappropriati i ricoveri in day surgery per l’esecuzione di interventi o procedure che possono essere eseguiti in regime ambulatoriale con identico beneficio per il paziente e con minor impiego di risorse 2. le Regioni adottano adeguate misure per disincentivare l’esecuzione in day surgery degli interventi chirurgici elencati nell’allegato 6B in numero superiore a un valore percentuale/soglia di ammissibilità, fissato dalle stesse regioni sul totale dei ricoveri eseguiti in regime ordinario per ciascun DRG. Alla luce di quanto sopra esposto i professionisti presenti, rappresentanti della società scientifiche lamentavano: • la mancanza di standard di [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 19 struttura e processo ripartiti sui differenti livelli assistenziali che consentissero di incanalare le procedure in differenti strutture (camera operatoria- ambulatorioambulatorio per piccoli interventi), • la mancanza ne nostro paese di un sistema di accreditamento dei professionisti dei diversi ruoli coinvolti nel processo di cura chirurgico, accreditamento che in alcuni paesi quali gli USA è alla base delle norme sul processo di cura chirurgico ambulatoriale, • l’assenza nel nostro paese di alcune figure professionali, all’interno dell’equipe, quali le nurse di anestesia, • la confusione ingenerata dall’allegato 6B che di fatto introduceva nell’ambito chirurgico il concetto di pack(prestazioni integrate), eliminando il processo di prericovero per le prestazioni chirurgiche ambulatoriali, aggravando il disagio organizzativo per il cittadino • l’eliminazione della reperibilità post-operatoria nelle prime 24 ore per quei pazienti che venendo operati in regime ambulatoriale non si sarebbero più giovati delle precedenti intese sintetizzate nelle linee guida della day surgery • il rischio di non poter garantire sicurezza ai percorsi dei pazienti in particolare per quanto riguarda la prevenzione delle infezioni, se detti interventi non venissero più eseguiti nell’ambito di camere operatorie • l’assenza di normativa sui percorsi assistenziali ambulatoriali e quindi la possibilità di lasciare ampio spazio alla discrezionalità sia dei professionisti che delle aziende nella costruzione dei percorsi • la differente tipologia di MEDICO-OSPEDALE documentazione clinica necessaria nei diversi livelli assistenziali, tenuto anche conto per la nostra Regione esiste un manuale della cartella clinica con standard ben definiti e differenti da quelli della documentazione ambulatoriale • la probabilità di dover diminuire la qualità delle prestazioni, infatti un regime ambulatoriale non prevedendo la presenza anestesiologica il paziente non potrà giovarsi di tecniche di sedoanalgesia che attualmente sono alla base del miglioramento dell’outcome del paziente operato in regime di day surgery. La necessità di mantenere standard di garanzia Il cammino percorso negli ultimi vent’anni dalla day surgery ha portato da un concetto di dimissione veloce a uno standard di cura con tutte le garanzie di sicurezza per il paziente migliorando addirittura l’outcome intrinseco e percepito rispetto alla degenza tradizionale. Tutto questo percorso potrebbe essere messo in discussione dal nuovo progetto LEA. I professionisti non si oppongono a ulteriori evoluzioni del modello di cura per livelli assistenziali ma vogliono veder mantenuti alcuni standard che garantiscano: • gli standard di sicurezza per il paziente • elevati standard di cura con la possibilità di annullare il dolore durante l’esecuzione delle procedure chirurgiche o diagnostiche invasive nell’ottica di un ospedale senza dolore • la garanzia di un’assistenza lungo tutto il processo di cura sia durante la fase di utilizzo della struttura ospedaliera sia nel post- dimissione • la garanzia che la documentazione clinica utilizzata sia utile a garantire il processo di cura, documentale per eventuali contestazioni e che la manutenzione di tale documentazione corrisponda al lasso di tempo della normativa giuridica per azioni di risalva da parte del cittadino. • la garanzia che, nell’ottica di un [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 20 appropriato e corretto utilizzo delle risorse e nel rispetto della norma deontologica per ogni paziente possano essere richieste le corrette indagini preoperatorie utili alla minimizzazione del rischio operatorio e chirurgico • la garanzia che la gestione degli spazi utilizzati per l’attività chirurgica o diagnostica invasiva definita “ambulatoriale” abbia le stesse specificità di una camera operatoria per quanto riguarda: • composizione dell’equipe chirurgica operante, • impiantistica, • ricambi d’aria, • sanificazione, • documentazione della sterilizzazione, • documentazione clinica • utilizzo di ceck list e di tutte quelle procedure già definite dal ministero per la prevenzione dell’errore(corpi estranei lasciati in situ - errore di lato). Nella conclusione del documento Milano i professionisti sollecitano l’introduzione di un termine di ambulatorio protetto o di ambulatorio chirurgico che debba nel suo percorso di cura utilizzare le precedenti linee guida della day surgery o eventuali loro evoluzioni rimanendo aperti a modificazioni strettamente nominali del percorso che debbono riguardare essenzialmente l’ambito amministrativo, quali flussi rimborsi o partecipazione alla spesa. Il documento Milano è stato presentato dall’Ordine dei medici di Milano in una conferenza stampa ai giornalisti e prossimamente verrà riattivato il tavolo per supportare tutte le iniziative utili a mantenere percorsi sicuri per i pazienti e per consentire ai professionisti comportamenti professionali deontologicamente corretti.■ MEDICO-OSPEDALE Deontologia o sanzioni amministrative? Dalila Patrizia Greco Vicefiduciario Regionale FESMED La tematica relativa allo standard della cartella clinica non può essere ridotta a un sistema di vincoli amministrativi a deliberazione di Giunta sulla Determinazione in ordine al controllo delle prestazioni sanitarie e ai requisiti di accreditamento del 26 novembre 2008, attualmente in discussione in Commissione 3°, riunisce in un unico documento indirizzi di governo clinico e adeguamento delle prassi ai dettami del codice deontologico; le conclusioni della delibera sono il nuovo concetto di rapporto della violazione delle norma a un sistema amministrativo economicamente sanzionatorio, ovvero l’introduzione del concetto di sanzione economica, la multa. Questa metodologia appare abbastanza strana e se da un lato pare doveroso il principio di legare le prassi quotidiane dei professionisti alla deontologia normata dal codice professionale, dall’altro ci appare arduo e non a tono l’utilizzo della norma deontologica da parte di istituzioni a ciò non preposte. L Le “buone prassi” dovrebbero essere insite nell’operare quotidiano La deliberazione, che ha l’ovvio obiettivo di: - razionalizzare la spesa; - indicare alcuni principi di accreditamento delle strutture; - indicare le figure responsabili dell’applicazione di tale accreditamento; - migliorare la qualità del sistema, non riesce con la sua architettura a mettere in rapporto tali obiettivi e soprattutto non riesce a risolvere il problema dell’inserimento delle buone prassi nella realtà contingente. Si potrebbe quasi ipotizzare che da questa impostazione possano crearsi situazioni agevoli allo spostamento di alcuni segmenti del sistema in un’area non virtuosa di risparmio, invece di promuovere l’espansione nell’area dell’appropriatezza e dell’equità distributiva delle risorse, come enunciato in varie parti del documento. Crediamo che l’unico supporto per ovviare a questo inconveniente sia il “pretendere”, almeno per le patologie a maggior incidenza “epidemiologica” ed “economica”, da parte delle strutture accreditate dei Percorsi Diagnostici Terapeutici basati su prove di evidenza scientifica, validati dalle Società Scientifiche, condivisi dai professionisti delle singole Aziende, contestualizzati alle singole realtà aziendali. Responsabilità condivise Non corretto ci appare il lasciare in capo al singolo professionista tutta la responsabilità di scelte ove oggi il vincolo economico e di “provata efficacia ed efficienza” sta facendosi via via più pressante. Nella realtà quotidiana, in particolare nella discussione di budget, il vincolo economico [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 21 riesce a sconfiggere le indicazioni dettate dalle evidenze mediche. Crediamo che tale impostazione possa servire solo a rendere ancora più fragile e precaria la situazione del Medico dipendente o convenzionato. Sulle strutture esistono fior di controlli incrociati e allora non può e non deve essere il singolo medico dipendente/ convenzionato a farsi carico di tutte le problematiche del sistema. Le responsabilità debbono essere ripartite per aree di competenza; chiediamo quindi che tale responsabilità sia in capo a chi esegue controlli, a chi autorizza accreditamenti, anche se la mole di punti dell’allegato 6, in cui vengono illustrate le “modalità di assolvimento di alcuni requisiti autorizzativi e di accreditamento”, fa presupporre uno scenario per il futuro prossimo estremamente burocratizzato e difficilmente affrontabile in un momento di scarsità di risorse umane e possa far prevedere la necessità di spostare professionisti dall’area clinica all’area della organizzazione e dei controlli, rendendo ancora più difficoltosa l’erogazione delle prestazioni. Cartella clinica: uno strumento migliorabile, ma come? Per quanto riguarda la cartella clinica, concordiamo sulla questione di principio della necessità di completezza MEDICO-OSPEDALE e qualità della cartella clinica, ovvero della documentazione clinica, ma se “ovunque” tale documentazione è carente o di cattiva qualità, dobbiamo chiederci se la cartella, così come oggi utilizzata nelle strutture sanitarie e come rappresentata all’interno del manuale della cartella clinica, assolva il suo compito, ovvero essere uno strumento utile ai professionisti per documentare, pianificare e programmare il percorso terapeutico del paziente o non sia piuttosto in questo mondo globalizzato e iperveloce, uno strumento divenuto obsoleto nella sua forma tradizionale a noi conosciuta e mal utilizzata. Lo stesso manuale della cartella clinica a pag. 64 cita: “Non è infrequente rinvenire documentazione sanitaria di scarsa o inadeguata qualità: anche le strutture sanitarie più attente al problema hanno difficoltà ad attivare una valutazione sistematica della qualità documentale che vada oltre i controlli previsti dalla normativa. Ciò può dipendere anche dalla difficoltà di definire quando una cartella clinica sia di qualità a causa della molteplicità degli attributi da analizzare e anche ipotizzando di costruire tanti indicatori - accelerato il processo di informatizzazione del sistema; - semplificata la “burocrazia” del sistema; - disegnato un nuovo modello di cartella clinica che tenga contro della presenza di differenti figure professionali che concorrono nel processo di cura, che integri le competenze nell’ottica della gestione del rischio clinico e della miglior cooperazione fra professionisti; - meglio definito il percorso della documentazione e la corretta tenuta della medesima, in per quanti sono gli aspetti valutabili, particolare per quanto riguarda le modalità di assegnazione di un l’archiviazione che ormai tende giudizio qualitativo risulterebbero sempre più a essere esternalizzata; sempre oggetto di forte dibattito - definita la tipologia della oltre che condizionate dal contesto documentazione in riferimento organizzativo considerato…”. al livello assistenziale in cui Da quanto sopra riportato appare la prestazione è erogata. chiaramente che anche la Regione La medicina moderna necessita di una medesima ritiene che l’attuale nuova formulazione di documentazione documentazione, ovvero la cartella clinica, possa non essere un documento clinica che deve avere l’obiettivo di agevolare i percorsi clinico terapeutici idoneo alla gestione del rischio clinico; integrati ormai oggi pluriprofessionali tuttavia decide di trasformarlo in un e interdisciplinari, tale impostazione elemento di valutazione per l’idoneità - ripartisce la responsabilità sulle al rimborso della prestazione. singole competenze e comportamenti; Tale impostazione profondamente - favorisce la comunicazione addolora perché non va nell’ottica fra i professionisti; del miglioramento del sistema, ma - diminuisce l’errore; nell’ottica di un burocratico controllo - è adeguata al livello dei 26 parametri qualitativi della assistenziale adottato. cartella (vedi Tabella 1), che non L’importanza del tema cartella clinica corrispondono minimamente alla è tale che ci appare inappropriato qualità del processo di cura, ma trasformarlo in un sistema di vincoli all’osservanza di atti burocratici, amministrativi, in particolare legato e questo non aiuta certamente al rimborso delle prestazioni, così a perseguire un obiettivo come ci pare inappropriata la citazione qualitativo del processo di cura. all’interno di una delibera regionale di Le aspettative dei professionisti capoversi del codice deontologico che sono già alla base dei comportamenti Come professionisti del buon professionista. ■ auspichiamo che venga: [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 22 MEDICO-OSPEDALE N° REQUISITO QUANDO È APPLICABILE? 01 La cartella clinica è disponibile per la consultazione? Sempre 02 La SDO è firmata dal medico responsabile (anche sigla)? Sempre 03 Il motivo del ricovero è indicato? (nel foglio di ricovero o nel diario medico in 1^ g. o nella documentazione di valutazione all’ingresso). Sempre 04 L’anamnesi patologica prossima è presente? Sempre 05 L’anamnesi patologica prossima è leggibile (cioè: è scritta con grafia leggibile)? Sempre 06 L’esame obiettivo all’ingresso è firmato (anche sigla)? Sempre 07 L’esame obiettivo all’ingresso è datato? Sempre 08 L’esame obiettivo all’ingresso è leggibile? Sempre 09 L’esame obiettivo all’ingresso comprende almeno apparato respiratorio + cardiocircolatorio + sede del problema? Sempre 10 Il diario medico è presente? Sempre 11 Il diario presenta annotazioni in tutte le giornate di degenza? Sempre 12 Le annotazioni riportate in diario medico sono firmate/siglate? Sempre 13 Il diario infermieristico è presente/allegato? Sempre 14 Il diario presenta annotazioni in tutte le giornate di degenza? Sempre 15 Le annotazioni riportate nel diario infermieristico sono firmate/siglate? Sempre 16 Nel consenso informato all’intervento chirurgico è presente sia la firma del paziente che quella del medico? Quando eseguita almeno 1 procedura chirurgica 17 Nel consenso informato all’intervento chirurgico è presente la data di compilazione? Quando eseguita almeno 1 procedura chirurgica 18 La documentazione/cartella anestesiologica è presente/allegata? In caso di procedura chirurgica effettuata in anestesia generale o loco regionale 19 Nella documentazione/cartella anestesiologica è documentato il monitoraggio intraoperatorio? In caso di procedura chirurgica effettuata in anestesia generale o locoregionale 20 Nel referto operatorio è identificabile il primo operatore (il nome deve essere leggibile)? Quando eseguita almeno 1 procedura chirurgica 21 Nel referto operatorio è presente la data dell’intervento? Quando eseguita almeno 1 procedura chirurgica 22 Nel referto operatorio è identificabile l’intervento eseguito? Quando eseguita almeno1 procedura chirurgica 23 È presente la lettera di dimissione? Sempre 24 Nella lettera di dimissione è presente la data di stesura? Sempre 25 Nella lettera di dimissione è identificabile il medico redattore (leggibile)? Sempre 26 Nella lettera di dimissione è presente una sintesi descrittiva del decorso clinico Sempre Tabella. I 26 requisiti di valutazione della cartella clinica [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 23 FINESTRA SULL’ODONTOIATRIA La diagnosi per immagini nella pratica odontoiatrica La tecnologia TC Cone Beam, si è dimostrata un ausilio diagnostico completo ed esaustivo er quanto concerne la diagnosi e la terapia, l’odontoiatria si avvale, anche nel paziente in età pediatrica, della diagnostica per immagini mediante raggi X. Le indagini diagnostiche richieste con maggior frequenza sono l’Ortopantomografia delle arcate dentarie, la Teleradiografia del cranio in proiezione Latero-Laterale, PosteroAnteriore e Submento-vertice. Le radiografie proiettive forniscono una rappresentazione bidimensionale di strutture tridimensionali del cranio, potendo offrire per ogni proiezione soltanto la valutazione di due dimensioni (2D). Questa caratteristica rappresenta un limite e non permette di effettuare uno studio reale e puntuale nello stesso momento (3D) del caso clinico al fine di effettuare una corretta diagnosi. Recentemente sono state introdotte in commercio le T.C. volumetriche dedicate all’odontoiatria che si avvalgono di un fascio conico di raggi X sostituendo il fascio a A.D. Dominici***, S. De Nardi**, U. Garagiola*, G. Farronato Università degli Studi di Milano, Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia, direttore Prof. G. Farronato * Professore a.c. Clinica Odontoiatrica ICP, Università degli Studi di Milano ** Docente Corso di Perfezionamento in Ortognatodonzia avanzata, Università degli Studi di Milano *** Odontoiatra specializzando in Chirurgia Odontostomatologica, Università degli Studi di Milano P Figura 1. Dose agli organi irradiata dai diversi dispositivi: MDCT Toshiba Aquilon 64 Multislice CBCT I-Cat Cone Beam Panoramic Sirona Orthophos XGplus ventaglio delle T.C. Multislice. La sempre più elevata capacità di calcolo dei computer ha consentito all’operatore di semplificare e standardizzare le procedure diagnostiche e cliniche. L’unione di queste potenzialità informatiche, con l’introduzione di protocolli diagnostici semplificati, aumenta la ripetibilità e la predicibilità delle valutazioni senza diminuire la [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 24 precisione e la quantità d’informazioni a disposizione. Al contrario di quelle effettuate su radiografie proiettive, le misurazioni lineari e angolari rilevate sul 3D diventano reali. La dose efficace di un esame radiologico effettuato con la T.C. Cone Beam mediante una esposizione di raggi X di 10 secondi risulta essere di poco superiore alla dose fornita dalla tradizionale OPT e 20 volte FINESTRA SULL’ODONTOIATRIA Figura 2 minore della Dose Efficace della T.C Multislice Toshiba 64 Slice. La distribuzione della dose ai vari organi di un esame con T.C. Cone Beam rispetto alla T.C. Multislice è differente; la dose assorbita in organi come la tiroide e le ghiandole salivari è da 20 a 40 volte inferiore della dose assorbita con T.C. Multislice.1-4 Utilizzi in ambito odontoiatrico A oggi, tra i più comuni utilizzi delle TC in ambito odontoiatrico si evidenziano la chirurgia implantare e la chirurgia ortognatodontica; questa sempre più ampia diffusione è giustificata dall’ottima visualizzazione del dettaglio anatomico ottenuta da un’alta definizione dell’immagine, che consente di ottenere una corretta pianificazione del trattamento e il rispetto delle strutture anatomiche coinvolte. Grazie alla visualizzazione tridimensionale delle formazioni anatomiche con immagini assiali, sezionali e panoramiche, in implantologia la TC risulta lo strumento diagnostico più completo in termini d’informazioni fornite al chirurgo sull’estensione dell’osso nelle tre dimensioni dello spazio e rappresenta quindi un fondamentale aiuto per la programmazione chirurgica e per il successo della terapia. A livello pre e intraoperatorio attraverso la funzione di imaging, la TC consente una puntuale selezione del sito e dell’inclinazione dell’impianto permettendo una più semplice chirurgia senza lembo e/o il carico immediato nonché la visualizzazione in tempo reale della perforazione e un monitoraggio continuo del sito operatorio riducendo l’eventualità di complicanze postoperatorie come emorragie, perforazioni o danneggiamento del nervo alveolare inferiore. Anche in chirurgia ortognatodontica la TC, in associazione alla cefalometria nella diagnosi e nel piano di trattamento, rappresenta una tecnica diagnostica ausiliaria molto importante in particolar modo nei casi di distrazione osteogenica nei pazienti con diverso grado di ipoplasia del ramo mandibolare e/o apnea ostruttiva del sonno. Agevola le scelte terapeutiche di estrazione o recupero ortodonticochirurgico nei casi di elementi dentali inclusi grazie a una [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 25 visualizzazione tridimensionale della struttura in esame e di quelle adiacenti fornendo cosi un’immagine più completa del caso. Risulta un efficace strumento anche in caso di osteotomia sagittale del ramo mandibolare nonche` di espansione palatale rapida.5 In ambito ortognatodontico, l’analisi cefalometrica 3D ci permette di analizzare direttamente e visivamente anomalie Dento-Scheletro-Muscolari che si manifestano nei 3 piani dello spazio (Sagittale, Assiale, Frontale), senza dover interpolare diverse misurazioni ricavate singolarmente sui 3 piani dello spazio. (Figura 2) A seguito dell’assegnazione da parte dell’operatore dei piani di riferimento e dei punti cefalometrici rappresentanti le strutture anatomiche in esame, la diagnosi si basa principalmente sull’analisi del Volume e del Centroide (punto centrale del volume) del Mascellare superiore e della Mandibola e si avvale della ricostruzione 3D del cranio del paziente, partendo dai file Dicom ricavati da una T.C. Volumetrica Cone Beam a basso dosaggio del paziente.6-12 In parodontologia recenti studi FINESTRA SULL’ODONTOIATRIA dimostrano l’efficacia della TC Cone Beam nella valutazione delle dimensioni e delle relazioni tra le strutture dell’apparato di attacco dentogengivale in maniera del tutto non invasiva.13 La letteratura riporta casi di ricorso alla TC anche in endodonzia, al fine di confermare la presenza per esempio di doppi canali palatali di difficile individuazione.14 Non meno importante risulta l’ausilio fornito in ambito protesico grazie alla tecnologia combinata CADCAM e tomografia computerizzata; esattamente come nella fase chirurgica dell’implantologia, consente di visualizzare in maniera digitale e di produrre fisicamente un manufatto protesico in maniera non invasiva diminuendo notevolmente in discomfort del paziente.15 Conclusioni L’avvento della tecnologia TC Cone Beam ha permesso un’evoluzione della diagnosi e del piano di trattamento in ambito odontoiatrico. La TC Cone Beam è un’indagine radiologica a basso dosaggio comparabile alla dose efficace di una Rx panoramica. A oggi questa innovazione tecnologica risulta applicata in maniera efficace e ripetibile a tutte le branche specialistiche in ambito odontoiatrico, dimostrandosi un ausilio diagnostico completo ed esaustivo. Bibliografia 1. S. Strocchi et al. “Dedicated dental volumetric and total body multislice computed tomography: a comparision of image quality and radiation dose”, Proc SPIE, Medical Imaging 2007: Physics of Medical Imaging, Vol 6142; 61423G, SPIE PRESS, Mar 3, 2007 2. Frederiksen NL. Health physics. In: White SC. Pharoah MS. Oral Radiology: Principles and interpretation, 5th ed Philadelphia: Mosby, 2004. 3. Compagnone, G.; Angelini, P.; and Pagan, L.: “Monitoring of the medical radiological exposures of the population of the Emilia-Romagna Region”, Radiol. Med. 111: 469-480, 2006. 4. Compagnone, G.; Angelini, P.: and Boni, S.: “Valutazione della dose efficace collettiva alla popolazione emiliano-romagnola per esposizioni a scopo medico”, Associazione Italiana di Fisica Medica, Atti del III Congresso Nazionale AIFM, 2003. 5. Farronato G, Maggipinto C, Periti G, Farronato D, Huanca Ghislanzoni LT, Magistro S, Dominici AD: “Applicazioni odonto-stomatologiche delle TAC”. Dent Cube 2007 Sept; 11-2. 6. Nakajima, A.; Sameshima, G.T.; Arai, Y.; Homme, Y.; Shimizu, N.; Dougherty, H. Sr.: “Two- and three-dimensional orthodontic imaging using limited cone beam-computed tomography”, Angle Orthod. 75(6):895-903, 2005 Nov. 7. Kau, C.H.; Richmond, S.; Palomo, J.M.; Hans, M.G.: “Three-dimensional cone beam computerized tomography in orthodontics”, J. Orthod. 32(4):282-93, 2005 Dec. 8. Holberg, C.; Steinhäuser, S.; Geis, P.; Rudzki-Janson, I.: “Cone-beam computed tomography in orthodontics: benefits and limitations”, J. Orofac. Orthop. 66(6):434-44, 2005 Nov. 9. 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Corrispondenza: Prof. Giampietro Farronato Università di Milano, Via Commenda 10, 20100 Milano Tel. +39 (0)55032520, E-mail: [email protected] FINESTRA SULL’ODONTOIATRIA La profilassi antibiotica in odontoiatria Lorenzo Damia Libero professionista-Milano Luigi Paglia Istituto Stomatologico Italiano-Milano Solamente in determinate situazioni cliniche, un’opportuna antibioticoterapia perioperatoria è consigliata per ridurre le infezioni nel post operatorio el corso degli ultimi anni sono state ripetutamente motivo d’indagine le modalità prescrittive dei chemioterapici. Progressivamente ci si è resi conto che in determinate situazioni cliniche la somministrazione di piccole quantità di antibiotico perioperatoriamente riduceva drasticamente l’insorgenza delle infezioni nel post operatorio. Il razionale della somministrazione profilattica è di impedire che un’eventuale batteriemia sostenuta da germi endogeni si trasformi in una malattia infettiva locale o sistemica. Infatti, oltre a ridurre la quantità di antibiotico somministrata, la durata del trattamento e il costo economico dello stesso, diminuisce notevolmente anche le probabilità di insorgenza delle resistenze. Spesso un uso improprio dell’antibioticoterapia più che essere indotto dall’implementazione di linee guida è determinato dai principi di una medicina “difensivistica”. L’incidenza delle infezioni dopo terapia estrattiva è molto bassa, approssimativamente di circa l’1%; La definizione di infezione postchirurugica del siti estrattivo dovrebbe prevedere la presenza di N cellulite (con fluttuazione, tensione e calore locale), fuoriuscita di pus dopo 72 ore dall’intervento, dolore e gonfiore che si prolungano dopo le 48 ore e persistente temperatura corporea superiore ai 38 °C (Tabella 1). Condizioni cliniche che richiedono la profilassi Sono condizioni cliniche in cui la profilassi è comunque indicata per ogni procedura che provoca sanguinamento (e quindi batteriemia). Tradizionalmente in questa categoria si distinguono tre aree: [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 27 • la profilassi per l’endocardite batterica • presidi protesici e di altro tipo • pazienti immunodepressi a) Endocardite batterica L’incidenza è di 1-5 casi ogni 100.000 abitanti/anno. Recentemente l’American Heart Association (AHA) ha notevolmente ridotto le indicazioni profilattiche (Tabella 2) identificando le condizioni che possono realmente indurre endocardite e conseguentemente minimizzando le possibili reazioni avverse FINESTRA SULL’ODONTOIATRIA imputabili a un indiscriminato uso dell’antibiotico. (Tabella 3 ). b) Cateteri permanenti, shunt neurochirurgici e altri presidi Solitamente la presenza di cateteri permanenti non impone la profilassi a eccezione di quelli in prossimità del cuore destro. Un significativo rischio di infezione dello stent si ha nelle prime due settimane dal posizionamento. I dispositivi sottocutanei per la somministrazione sistemica di farmaci per lunghi periodi inducono l’utilizzo della profilassi quando il paziente presenta una situazione immunitaria compromessa e non finalizzata alla presenza del catetere stesso. Pur non essendo unanimemente condivisa in molti centri i pazienti emodializzati che presentano una fistola aterovenosa vengono preventivamente sottoposti a copertura antibiotica in quanto lo shunt, per sua natura, è particolarmente vulnerabile alle colonizzazioni batteriche. Nei pazienti con idrocefalo le derivazioni ventricolo atriali sono quelle in cui la profilasi trova indicazione. Per le altre tipologie di presidi protesici (quali defibrillatori, pacemaker, etc) non ci sono evidenze che supportano l’utilizzo routinario di antibiotico profilassi. Particolare attenzione meritano le protesi articolari (soprattutto d’anca) infatti sia per la rarità sia per i patogeni interessati (raramente gli streptococchi orali) l’odontoiatra tende a non somministrare la profilassi. Tuttavia non è di infrequente riscontro imbattersi in indicazioni profilattiche Patologie cardiache che richiedono profilassi RISCHIO ELEVATO 1 Protesi valvolari o materiale protesico utilizzato per la riparazione valvolare 2 Pregresse endocarditi 3 Cardiopatie congenite (CHD) a) CHD cianogene (inclusi shunts non corretti e condotti) b) CHD corrette chirurgicamente con protesi e altri dispositivi (nei 6 mesi successivi l’intervento) c) CHD corrette chirurgicamente in cui sono residuati difetti 4 Shunt sistemico-polmonare da atto chirurgico 5 Trapianto cardiaco in cui si è sviluppata una valvulopatia RISCHIO MODERATO 1 Malformazioni cardiache congenite 2 Cardiomiopatia ipertrofica 3 Steno-insufficienza valvolare compreso prolasso mitralico con rigurgito Patologie cardiache che NON richiedono profilassi 1 Portatori di pace-maker 2 Prolasso mitralico senza rigurgito 3 Presenza di soffio innocenti o fisiologici 4 Pregresso intervento di by-pass 5 Pregressa malattia di Kawasaki senza valvulopatia residua 6 Pregressa malattia reumatica senza valvulopatia residua La profilassi non è prevista nei pazienti che già eseguono antibiotico profilassi chirurgica con i seguenti farmaci: amoxicillina/clavulanato, cafazolina, clindamicina, levofloxacina, teicoplanina, vancomicina. È indicata se le procedure odontoiatriche coinvolgono i tessuti gengivali, ossei, la regione periapicale del dente o la manipolazione traumatica della mucosa orale Tabella 1 suggerite dal collega ortopedico. c) Pazienti immunocompromessi I pazienti immunosoppressi rappresentano una categoria eterogenea. Durante il trattamento chemioterapico si è rilevata una particolare sensibilità alle infezioni. Per questi pazienti la profilassi è [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 28 raccomandata in tutte le pratiche che determinando sanguinamento inducono batteriemia. Nei pazienti sieropositivi in trattamento con retro virali abitualmente la profilassi non è indicata. Altra importante categoria da considerare è rappresentata dai FINESTRA SULL’ODONTOIATRIA diabetici. Questi, soprattutto se insulino- dipendenti, mostrano una maggior suscettibilità alle infezioni anche a causa di una frequente e concomitante disfunzione leucocitaria. Posologia per la profilassi dell’endocardite ADULTI Antibiotico Note 1 Amoxicillina-clavulanato 2 gr Dose unica 60’ prima dell’intervento Se allergia La profilassi in età pediatrica 2 Clindamicina 600 mg Dose unica 60’ prima dell’intervento Alcune significative differenze vanno considerate prima di un trattamento antibiotico in età pediatrica: • la notevole percentuale di acqua nei tessuti a l’estesa componente spongina dell’osso facilitano la diffusione delle infezioni • la difficoltà al mantenimento di una corretta igiene orale associata a una dieta ricca di carboidrati aumentano il rischio di batteriemia • le frequenti infezioni che interessano l’anello di Waldeyer con conseguente antibioticoterapia aumentano la probabilità di resistenze. Considerando ciò la profilassi viene indicata a tutti gli interventi chirurgici soprattutto se si sospetta la presenza di un’alta carica microbica. Le indicazione si possono inoltre applicare ai seguenti casi: • pazienti immunodepressi compresi quelli in chemio-radioterapia. • pazienti con problematiche cardiache associabili a endocardite. • pazienti con shunt, cateteri permanenti o altri pazienti con presidi. • casi di auto-trapianto dentale. Bisogna considerare che non tutte le procedure odontoiatriche inducono batteriemia (come la conservativa e la protesi) non motivando un uso indiscriminato della stessa. Utile è sempre ricordare i possibili effetti nocivi dell’antibioticoterapia che se anche infrequenti possono risultare importanti. ■ 3 Azitromicina 500 mg Dose unica 60’ prima dell’intervento BAMBINI 1 Amoxicillina-clavulanato 50 mg/kg Dose unica 60’ prima dell’intervento Se allergia 2 Clindamicina 20 mg/Kg Dose unica 60’ prima dell’intervento 3 Azitromicina 15 mg/kg Dose unica 60’ prima dell’intervento Tabella 2 Indicazioni alla profilassi nel paziente sano 1 Chirurgia parodontale e mucogengivale Amoxicillina + ac clavulanico (2 gr 1 ora prima + 1 gr ogni 8 ore per 2 volte) 2 Avulsioni dentarie multiple (da 2 denti in su) Amoxicillina + ac clavulanico (2 gr 1 ora prima + 1 gr ogni 8 ore per 2 volte) 3 Avulsioni dentarie chirurgiche (con elevazione di lembo e osteotomia) Amoxicillina + ac clavulanico (2 gr 1 ora prima + 1 gr ogni 8 ore per 2 volte) 4 Interventi di chirurgia orale(cisti, Amoxicillina + ac clavulanico (2 gr 1 ora chir. Preprotesica minore, etc) prima + 1 gr ogni 8 ore per 2 volte) 5 Reimpianti e trapianti dentali Amoxicillina + ac clavulanico (2 gr 1 ora prima + 1 gr ogni 8 ore per 2 volte) 6 Inserimento di impianti Amoxicillina + ac clavulanico (2 gr 1 ora prima) 7 Chirurgia endodontica Amoxicillina + ac clavulanico (2 gr 1 ora prima + 1 gr ogni 8 ore per 2 volte) 8 Biopsie profonde Amoxicillina + ac clavulanico (2 gr 1 ora prima + 1 gr ogni 8 ore per 2 volte) Se allergia alla penicillina Clindamicina (600 mg 1 ora prima + 600 mg ogni 8 ore per 2 volte) BAMBINI Amoxicillina + ac clavulanico (50 mg/Kg 1 ora prima + 50 mg/kg ogni 8 ore per 2 volte) Se allergia alla penicillina Clindamicina (20 mg/Kg 1 ora prima + 20 mg/kg ogni 8 ore per 2 volte) Tabella 3 [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 29 PREVIDENZA Riscatto degli anni di Laurea Salvatore Altomare Con l’entrata in vigore della legge 247/2007 sono state introdotte diverse e importanti novità a legge n. 247/ 2007, in vigore dal 1° gennaio 2008, ha apportato importanti novità sul riscatto degli anni di laurea. Le novità introdotte sono diverse: • il contributo potrà essere dedotto direttamente dal reddito con possibilità di rateizzare il pagamento dei contributi fino a 10 anni senza dover corrispondere alcun interesse; • gli anni riscattati saranno considerati validi al fine del computo dell’età pensionabile; • sarà possibile cumulare tutti i contributi maturati in qualsiasi gestione pensionistica per ottenere un’unica pensione e il requisito contributivo minimo per poter cumulare i periodi contributivi maturati in ciascuna gestione viene ridotto da 6 a 3 anni; • i contributi versati all’INPS vengono accantonati e, su domanda dell’interessato, vengono trasferiti poi all’ente di previdenza cui il medico risulterà successivamente iscritto. Quindi se un medico verrà assunto in futuro da un’Azienda Ospedaliera come dipendente i contributi versati per il riscatto verranno trasferiti dall’INPS all’INPDAP. Sempre in riferimento alle novità della legge sul welfare n.247/2007 è da sottolineare un altro aspetto: • il riscatto della laurea è possibile anche se non si ha ancora un lavoro. La domanda di riscatto può essere L presentata anche prima dell’inizio dell’attività lavorativa. In questo caso per calcolare il contributo da versare per ogni anno da riscattare si applica l’aliquota del 33% al minimo contributivo dei lavoratori autonomi, pari nel 2008 a 13.819,00 euro. Il termine di riferimento, il minimale degli autonomi è abbastanza vantaggioso, soprattutto se il primo impiego avverrà poi con uno stipendio migliore. Inoltre il contributo può essere detratto dai genitori con aliquota del 19%. Esiste di fatto una differenza di pagamento del riscatto degli anni di laurea tra i neolaureati che svolgono attività lavorativa e i neolaureati in attesa di occupazione. • Nel primo caso (neolaureato che lavora) se per esempio ha percepito negli ultimi 12 mesi un reddito di lavoro dipendente di 20.000, 00 euro, tenendo conto che il suo corso di studio è durato 6 anni e che l’aliquota da applicare è del 33%, il calcolo è il seguente: 20.000 x 33% = 6.600 euro costo di riscatto annuo. 6.600 x 6 = 39.600,00 • Nel secondo caso (neolaureato in attesa di occupazione), non essendoci un reddito di riferimento, il reddito minimo di riferimento è rappresentato dal reddito minimo dei commercianti, pari a 13.800 euro per il 2008. Il calcolo è il seguente: [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 30 13.800 x 33% = 4.554 euro costo di riscatto annuo 4.554 x 6= 27.324,00 Secondo la legge sul welfare n. 247/2007, il pagamento di 27.324,00 potrà essere dilazionato in dieci anni senza interessi: 27.324,00 : 120 mesi = € 227,7 onere di riscatto mensile, cha all’anno corrispondono a 2.732,4 euro. Dal 1° gennaio 2008, nel caso di soggetto privo di reddito tassabile, il costo del riscatto può essere detratto dall’imposta dovuta dal genitore. Riprendendo l’esempio del secondo caso il genitore potrà detrarre: 2.732,4 x 19% = € 512,56 onere detraibile. Quindi riguardo al costo degli anni riscattati, al giovane neolaureato senza contratto di lavoro il riscatto degli anni di studio costa oggi all’anno circa 4.500 euro, mentre a quello con contratto di lavoro costa in misura proporzionale al reddito, come previsto dal sistema precedente, ma con il vantaggio di poter versare l’importo in 10 anni e senza interessi, invece che in 5 anni con interessi. L’ENPAM, in qualità di ente previdenziale privatizzato, non rientra tra i destinatari della legge sul welfare n. 247/2007 in vigore dal 1° gennaio 2008; continuano altresì ad applicarsi le disposizioni dei vigenti regolamenti di previdenza della Fondazione. ■ GIURISPRUDENZA Enrico Pennasilico Patrocinante in Cassazione Danno esistenziale: pronuncia cruciale Cassazione sezioni Unite Civili sentenza 24/6/-11/11/2008 n. 26972, la prima di quattro sentenze storiche (26973 – 26974 – 26975) nel maggio 1989, sottoposto a intervento chirurgico per ernia inguinale sinistra, subì la progressiva atrofizzazione del testicolo sinistro che gli fu asportato nel giugno 1990 in seguito a inutili terapie antalgiche. Nel marzo del 1992 convenne in giudizio il chirurgo e la ULLSS competente, assumendo che il secondo intervento era stato reso necessario da errori connessi al primo e domandando la condanna al risarcimento di tutti i danni patiti. Il Tribunale condannò i convenuti al pagamento di un importo a titolo di danno biologico. L.A. impugnò la sentenza in punto danni chiedendo anche il danno esistenziale ma, la Corte d’Appello respinse le domande. Avverso tale sentenza L.A. propose ricorso in Cassazione. Tale Giudice, poiché la questione riguardava il cosiddetto danno esistenziale, chiedeva che la controversia venisse decisa a Sezioni Unite, e così è accaduto. La pronuncia di cui in oggetto è di straordinaria importanza perché ridefinisce le questioni in tema di danno non patrimoniale svolgendo la propria L.A. funzione nomofilattica e risolvendo così due contrapposti orientamenti giurisprudenziali: l’uno favorevole alla configurabilità come autonoma categoria del danno esistenziale, inteso come pregiudizio non patrimoniale distinto dal danno biologico in assenza di lesione dell’integrità psicofisica e dal cosiddetto danno morale soggettivo, e l’altro contrario. La questione è certamente molto complessa da un punto di vista tecnico-giuridico ma, certamente, di grande interesse per tutti i sanitari e in particolare per i medici legali. Per essere il più fedele possibile all’insegnamento della Corte riporterò letteralmente molte delle sue magistrali affermazioni di esemplare esercizio della sua funzione nomofilattica, invitando gli interessati a leggere direttamente la pronuncia. Il danno non patrimoniale L’art. 2059 del codice civile stabilisce che il danno non patrimoniale deve essere risarcito solo nei casi determinati dalla legge. Le sentenze n. 8827 e n. 8828 del 2003 avevano affermato che il danno non patrimoniale è risarcibile non solo nei casi espressamente previsti dalla legge secondo la [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 31 lettera dell’articolo 2059 c.c., ma anche in tutti i casi in cui il fatto illecito abbia leso un interesse o un valore della persona di rilievo costituzionale non suscettibile di valutazione economica. Quanto ai contenuti, le stesse pronunce ritennero che il danno non patrimoniale poteva essere distinto in pregiudizi di tipo diverso, biologico, morale ed esistenziale. La Corte Costituzionale, con sentenza n. 233/2003, tributò un espresso riconoscimento alla categoria del danno esistenziale quale terza sottocategoria di danno non patrimoniale. Tale sottocategoria consisterebbe in qualsiasi compromissione delle attività realizzatrici della persona umana e si distinguerebbe sia dal danno biologico perché non presuppone l’esistenza di una lesione in corpore, sia da quello morale perché “non costituirebbe un mero patema d’animo interiore di tipo soggettivo”. Le Sezioni Unite sono state quindi chiamate a pronunciarsi sui seguenti otto quesiti: 1. se sia concepibile un pregiudizio non patrimoniale diverso tanto dal danno morale quanto dal danno biologico consistente nella lesione del fare areddittuale della vittima e scaturente dalla lesione di valori GIURISPRUDENZA costituzionalmente garantiti; 2. se sia corretto ravvisare le caratteristiche di tale pregiudizio nella necessaria sussistenza di una offesa grave a un valore della persona e nel carattere di gravità e permanenza delle conseguenze da essa derivate; 3. se sia corretta la teoria che, ritenendo il danno non patrimoniale tipico, nega la concepibilità del danno esistenziale; 4. se sia corretta la teoria secondo cui il danno esistenziale sarebbe risarcibile nel solo ambito contrattuale e segnatamente nell’ambito del rapporto di lavoro ovvero debba affermarsi il più generale principio secondo cui il danno esistenziale trova cittadinanza e concreta applicazione tanto nel campo dell’illecito contrattuale quanto in quello del torto aquiliano; 5. se sia risarcibile un danno non patrimoniale che incida sulla salute intesa non come integrità psicofisica ma come sensazione di benessere; 6. quali debbano essere i criteri di liquidazione del danno esistenziale; 7. se costituisca peculiare categoria di danno non patrimoniale il cosiddetto danno tanatologico o da morte immediata; 8. quali siano gli oneri di allegazione e di prova gravanti su chi domanda il ristoro del danno esistenziale. Le Sezioni Unite danno risposta negativa a tutti i quesiti in quanto postulanti la sussistenza della autonoma categoria del danno esistenziale. Con lunghissime e magistrali argomentazioni le Sezioni Unite hanno stabilito che il danno non patrimoniale è categoria generale non suscettiva di suddivisione in sottocategorie variamente etichettate. Le conseguenze di siffatta pronuncia sono di particolarissimo momento; Invero sostanzialmente tale pronuncia, nella sua funzione nomofilattica, pone fine a interpretazioni giurisprudenziali talora fantasiose che avevano dilatato inammissibilmente il concetto di danno non patrimoniale con conseguenze gravi per gli autori del danno. Da ciò trarranno beneficio coloro che, per colpa, hanno provocato danno e naturalmente le compagnie di assicurazione con le quali gli autori avessero stipulato contratti di assicurazione per la responsabilità civile. Principi affermati dalla sentenza “Il danno non patrimoniale ex art. 2059 c.c. si identifica con il danno determinato dalla lesione di interessi inerenti la persona non connotati da rilevanza economica. Il suo risarcimento postula la verifica della sussistenza degli elementi nei quali si articola l’illecito civile extracontrattuale definito dall’art. 2043 c.c.”. L’art. 2059 non delinea una distinta fattispecie di illecito produttiva di danno non patrimoniale ma consente la riparazione anche dei danni non patrimoniali. L’art. 2059 c.c. è norma di rinvio. Il rinvio è alle leggi che determinano i casi di risarcibilità del danno non patrimoniale. Si tratta in primo luogo dell’art. 185 c.p: “ogni reato, che abbia cagionato un danno patrimoniale o non patrimoniale, obbliga al risarcimento il colpevole e le persone che, a norma delle leggi civili, debbono rispondere per il fatto di lui”. “Al di fuori dei casi determinati dalla legge, in virtù del principio della tutela minima risarcitoria spettante ai diritti costituzionali inviolabili, la tutela è estesa ai casi di danno non patrimoniale prodotto dalla lesione di diritti inviolabili della persona [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 32 riconosciuti dalla Costituzione: • diritto inviolabile alla salute art. 32 Cost. – denominato danno biologico; • diritti inviolabili della famiglia artt. 2, 29 e 30 Cost. – danno da perdita o da compromissione del rapporto parentale nel caso di morte o di procurata grave invalidità del congiunto; • danno conseguente alla violazione del diritto alla reputazione, all’immagine, al nome, alla riservatezza, diritti inviolabili della persona incisa nella sua dignità – artt. 2 e 3 Cost. Le Sezioni Unite hanno così superato la tradizionale figura del cosiddetto danno morale soggettivo transeunte. Hanno quindi affermato non meritevoli della tutela risarcitoria invocata a titolo di danno esistenziale i pregiudizi consistenti in disagi, fastidi, disappunti, ansie e in ogni altro tipo di insoddisfazione concernenti gli aspetti più disparati della vita quotidiana, riconoscendo che non vale, per dirli risarcibili, invocare diritti del tutto immaginari come il diritto alla qualità della vita, allo stato di benessere, alla serenità, in definitiva il diritto a essere felici. Al di fuori dei casi determinati dalla legge ordinaria solo la lesione di un diritto inviolabile della persona concretamente individuato è fonte di responsabilità risarcitoria non patrimoniale”. In base a tali principi vennero respinte domande risarcitorie per il pregiudizio sofferto per la perdita di un animale o per le conseguenti stressanti dell’installazione di un lampione a ridosso del proprio appartamento compromettente serenità e sicurezza. La pronuncia quindi ha ritenuto che la lesione dei diritti inviolabili della persona che abbia determinato un danno non patrimoniale comporta GIURISPRUDENZA sessualità a pena di incorrere in duplicazione risarcitorie, così come il pregiudizio consistente nell’alterazione fisica di tipo estetico non può essere liquidato I cosiddetti contratti separatamente, ma come voce del di protezione Quanto sopra esposto è particolarmente danno biologico che incorpora appunto il cosiddetto danno estetico. rilevante nei cosiddetti contratti di Il danno non patrimoniale costituisce “protezione” quali sono quelli che si danno conseguenza che deve essere concludono nel settore sanitario. Una cospicua giurisprudenza della Cassazione ha già avuto modo di inquadrare, nell’ambito della responsabilità contrattuale, la responsabilità del medico e della struttura sanitaria riconoscendo tutela oltre che al paziente, a soggetti terzi ai quali si estendono gli effetti protettivi del contratto e quindi, oltre alla gestante, al nascituro, subordinatamente alla nascita, e al padre nel caso di omessa diagnosi di malformazione del feto e conseguente nascita indesiderata. allegato e provato. Non è condivisibile Altro principio particolarmente rilevante è che il risarcimento del danno la tesi che nel caso di lesioni di valori della persona il danno sarebbe in alla persona deve essere integrale, nel re ipsa e ciò perché la tesi “snatura senso che deve ristorare interamente la funzione del risarcimento che il pregiudizio ma non oltre essendo compito del Giudice accertare l’effettiva verrebbe concesso non in conseguenza dell’effettivo accertamento di un consistenza del pregiudizio allegato a danno, ma quale pena privata per prescindere dal nome attribuitogli. un comportamento lesivo”. Le conseguenze di tale pronuncia sono quelle di evitare duplicazioni di risarcimento, come spesso in Sui mezzi di prova passato accaduto, applicando le Per il danno biologico la normativa tabelle di alcuni Tribunali italiani, vigente (artt. 138 e 139 eliminando la congiunta attribuzione D.Lgs n. 209/2005) richiede del danno biologico e del danno l’accertamento medico-legale. morale e la congiunta attribuzione Trattasi di strumento usuale ma non del danno morale e del danno da esclusivo e necessario. Rientra nei perdita del rapporto parentale. poteri del giudice non solo disattendere Nel danno biologico è assorbito motivamente le opinioni del C.T.U., il cosiddetto danno alla vita ma anche il potere di non disporre di relazione, così come il pregiudizio l’accertamento medico-legale quando da perdita o compromissione della impossibile o superfluo, ponendo l’obbligo di risarcire tale danno quale che sia la fonte della responsabilità contrattuale o extracontrattuale. [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 33 a fondamento della sua decisione tutti gli elementi utili acquisiti al processo (documenti, testimonianze), avvalendosi delle nozioni di comune esperienza e delle presunzioni. Per gli altri pregiudizi non patrimoniali potrà farsi ricorso alla prova testimoniale, documentale e presuntiva. Il ricorso alla prova presuntiva è destinato ad assumere particolare rilievo e il danneggiato dovrà allegare tutti gli elementi che, nella concreta fattispecie, siano idonei a fornire la serie concatenata di fatti noti che consentano di risalire al fatto ignoto. Sulla base di tutti tali considerazioni le Sezioni Unite hanno ritenuto che, al danno biologico va riconosciuta portata tendenzialmente omnicomprensiva confermata dalla definizione normativa adottata dal D.Lgs n.209/2005 (codice delle assicurazioni private). Il futuro Nel nostro ordinamento la giurisprudenza non è fonte di diritto ma, certamente, la magistralità e monumentalità della pronuncia sopra commentata impone a giudici, avvocati, medici, assicuratori e a tutti coloro interessati alla questione di tenerla nel debito conto. ■ GIURISPRUDENZA Roberto Carlo Rossi Deontologia e “dote sanitaria” Tematiche delicatissime, su cui è costante la vigilanza dell’Ordine a Regione Lombardia ha introdotto, nella DGR n. 8501 del 26/11/2008 il concetto di “dote sanitaria”. Nel testo della delibera (all’allegato 9) si legge “è possibile ipotizzare una L interventi previsti dal PDTA e dal numero di pazienti affetti da patologia cronica. Su questa base il gruppo, che può anche avere dei compiti negoziali con gli erogatori, coordinandosi con la ASL, diventa il vero riferimento della quota di “dote” utilizzata. Sulla base dei risultati misurati saranno definiti gli incentivi da assegnare al gruppo di MMG ricomprendendo anche eventuali contributi per l’acquisto di strumentazioni o di acquisizione di personale di studio”. Le osservazioni dell’Ordine sperimentazione con l’assegnazione di una “dote” a gruppi di MMG, ovvero a comunità di professionisti (che comprendono anche gli specialisti territoriali)” … “L’ammontare della “dote” assegnata a ogni gruppo è definito con l’utilizzo della BDA e di costi standard che sono determinati dal numero e dalla tipologia degli della patologia cronica con compiti di integrazione locale dei servizi, di supporto “terzo” per gli assistiti e di valutazione e monitoraggio della appropriatezza dei percorsi diagnostico terapeutici. A consuntivo sarà verificato, a cura del Distretto, per singolo paziente preso in carico: il livello di completezza del percorso e l’ammontare [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 34 Tale dispositivo di Legge è stato giudicato non privo di profili antideontologici dal Consiglio dell’Ordine dei Medici di Milano che, nella seduta del 15 dicembre 2008, all’unanimità, ha deliberato di scrivere al Governatore, all’Assessore alla Sanità e al Direttore Generale Sanità lombardi per renderli edotti in merito alle considerazioni dell’Ordine. Infatti, a parere del Consiglio dell’Ordine, il contenuto di questa disposizione è in contrasto con quanto disposto dall’art. 27 del vigente Codice di Deontologia Medica che qui di seguito si riporta: “La libera scelta del medico e del luogo di cura da parte del cittadino costituisce il fondamento del rapporto tra medico e paziente” … “È vietato qualsiasi accordo tra medici tendente a influire sul diritto del cittadino alla libera scelta”. Tuttavia, l’aspetto di maggiore criticità riguarda la violazione dell’articolo 31 che recita: “Ogni forma di comparaggio è vietata”. Infatti, in nessun modo, questo Ordine professionale potrà consentire che eventuali risparmi, realizzati nella cura GIURISPRUDENZA e nell’assistenza del paziente, vengano utilizzati per remunerare il lavoro dei professionisti medici coinvolti nel progetto”. La lettera auspicava un cambiamento della Delibera di Giunta anche al fine di evitare “l’intervento dell’Ordine ex post nei casi in cui ci venissero segnalate violazioni delle vigenti norme deontologiche” ed era poi portata a conoscenza di tutti gli iscritti mediante la newsletter dell’Ordine. medici di medicina generale coinvolti nella sperimentazione non sarà quindi legata a eventuali risparmi ma sarà esclusivamente legata al miglioramento misurato di adesione dei pazienti ai percorsi diagnostico terapeutici che li riguardano”. La lettera si concludeva con “la proposta di un tavolo di lavoro congiunto che possa al meglio presidiare questi temi”. La risposta dell’Assessore Le ulteriori precisazioni dell’Ordine Il 28 gennaio 2009 l’Assessore alla Sanità della Regione Lombardia, entrando nel merito delle osservazioni avanzate dall’Ordine di Milano, citava la propria circolare del 16 dicembre 2008, esplicativa alla delibera di Giunta di cui trattasi: “Si tratta quindi in estrema sintesi, in continuità con le iniziative sviluppate in questi anni, di modificare in modo significativo la prospettiva del lavoro mettendo realmente al centro il paziente e definendo una sua dotazione di risorse attese, per il primo anno relativamente alla specialistica ambulatoriale e alla farmaceutica, che rappresentano, per lui, l’obiettivo appropriato di servizi. La “Dote” è quindi un obiettivo e un riferimento operativo e non una disponibilità di risorse realmente preassegnata al gruppo di medici di medicina generale”. Inoltre, continuava l’Assessore, “…La premialità per i Il 5 febbraio 2009 l’Ordine risponde alla lettera dell’Assessore: “osserviamo che sia la circolare esplicativa da Lei citata sia i contenuti della Sua lettera un poco ci rasserenano. Infatti, riteniamo senz’altro auspicabile che i MMG prendano globalmente in carico le patologie croniche del paziente e siano per questo adeguatamente incentivati. Inoltre, riteniamo ulteriormente auspicabile che i percorsi terapeutici e assistenziali debbano essere condivisi tra i professionisti medici (e possibilmente anche dai cittadini) e debbano diventare momento di confronto e di crescita culturale. Cosa diversa (e del tutto esecrabile) è, invece, obbligare il MMG e il cittadino a seguire PDT diagnostici, terapeutici e assistenziali rigidamente predeterminati e a forzare i pazienti a dover essere curati in un determinato ambulatorio o struttura, [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 35 oltretutto promettendo ai medici denari sui risparmi operati. Come già precisavamo, siamo senz’altro disponibili a raccogliere il Suo invito a partecipare a un tavolo congiunto su questo e su altri temi”. Continua l’attività di vigilanza dell’Ordine In questi giorni sono iniziate le trattative per attuare la “dote sanitaria” in alcune ASL lombarde e in una ASL della provincia di Milano. Dalle prime notizie sembra che, effettivamente, tutto si ridurrà all’affidamento al MMG della gestione di alcune patologie croniche (diabete, ipertensione ecc.) così come si stava già facendo sulla base di alcuni Accordi Aziendali. Inoltre, sono iniziate le riunioni con l’Assessorato che speriamo, per il futuro, possano essere utili per dare pareri preventivi di carattere deontologico senza dover arrivare a stigmatizzare ex post delibere e dispositivi di legge regionali. In ogni caso, l’Ordine ha recentemente riconfermato la costituzione della Commissione “aspetti deontologici di contratti, convenzioni e dispositivi di Legge” che ha avuto e avrà come compito principale proprio quello di continuare a vigilare e portare all’attenzione del Consiglio questi delicatissimi temi. ■ NORMATIVA Roberto Carlo Rossi Mariateresa Garbarini Medici e Odontoiatri extracomunitari n Collega d’oltreoceano si reca periodicamente in almeno due città italiane per visitare e arruolare piccoli pazienti da sottoporre a una particolare terapia riabilitativa negli Stati Uniti (a un costo, per ogni singolo paziente, di circa 300mila euro). L’agenda degli appuntamenti italiani è molto ben gestita via internet. Un Medico nostro iscritto, nel sottolineare che la stessa terapia viene effettuata in un Centro milanese in maniera completamente gratuita (ancorché per pochi pazienti), ci chiede quali siano le norme che regolano l’attività dei Medici extracomunitari non iscritti ad alcun Ordine dei Medici italiano. U Le basi normative La materia è ancora oggi regolata dall’articolo 100 del TU delle Leggi Sanitarie R.D. 1265/34 e dalla stessa Legge istitutiva degli Ordini (DLCPS 233/46) che, all’articolo 8, prevede che, al fine dell’esercizio della professione medico chirurgica e odontoiatrica sia necessaria l’iscrizione a un Albo provinciale. Detta iscrizione è richiesta a prescindere dalla nazionalità e dal Paese ove è stato conseguito diploma di laurea e abilitazione professionale. Naturalmente, per quanto concerne i Medici e gli Odontoiatri comunitari, la norma statuita dall’articolo 100 del TU ha subito, nel tempo, varie modifiche e deroghe ma, per quanto concerne i cittadini non comunitari, l’articolo è rimasto sempre in vigore anche se, mancando una specifica regolamentazione, molte volte è stato disatteso e gli Ordini, a causa della carenza normativa non hanno potuto esercitare la vigilanza sull’esercizio professionale che è di loro spettanza. Il Parere del Consiglio di Stato Il Ministero della Salute, a seguito di sollecitazioni di molti Ordini provinciali e della Federazione, ha richiesto parere al Consiglio di Stato che si è così espresso (parere n. 3273/2003 del 4.2.2004): 1. sulla materia sarebbe opportuna un’iniziativa di carattere normativo che introduca adeguate forme di vigilanza anche sulle prestazioni occasionali rese dai professionisti extracomunitari; 2. nell’attualità, l’esercizio dell’attività professionale medica da parte di cittadini non comunitari è ancora disciplinata dall’art. 100 del TU delle Leggi Sanitarie; 3. pertanto, il medico extracomunitario può svolgere prestazioni solo a carattere occasionale e soltanto su domanda e in presenza di un altro medico chirurgo, legittimato all’esercizio della professione in Italia (come avviene nel c.d. consulto). La circolare della FNOMCeO Il Consiglio di Stato e di conseguenza la FNOMCeO (cfr la circolare della Federazione n° 64 del 3 giugno [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 36 2004) hanno quindi stabilito che la prestazione medica svolta da un professionista non comunitario debba essere preceduta da una richiesta specifica proveniente da un Medico o un Odontoiatra italiano, debba avere i caratteri della saltuarietà e della peculiarità clinica (cioè il caso dovrà essere peculiare, ovvero di speciale difficoltà o particolarità) e debba svolgersi in presenza di un Medico o un Odontoiatra iscritto a un Albo italiano. La circolare FNOMCeO precisa anche che “I medici extracomunitari sono legittimati a prestare la propria attività occasionale solo nei limiti e alle condizioni dinanzi indicate, ed è a loro esclusa qualsiasi attività professionale presso una struttura sanitaria, sulla base di un rapporto di collaborazione continuativa”. In conclusione Un Medico o un Odontoiatra extracomunitari possono esercitare in Italia, se non iscritti a un Ordine italiano, solo se invitati da un professionista italiano, solo saltuariamente e per peculiari situazioni cliniche e solo in presenza di un Medico o un Odontoiatra iscritti a un Ordine italiano. Situazioni al di fuori di questi limiti andranno segnalate all’Ordine di competenza che provvederà poi a informarne il Ministero della Salute per gli adempimenti di competenza. ■ ISCRIZIONI ECM Iscrizione agli eventi ECM dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Milano L’iscrizione ai Corsi ECM organizzati dall’Ordine dei Medici di Milano può essere effettuata a mezzo Internet all’indirizzo www.omceomi.it nella sezione ECM per chi è già registrato Medikey. La registrazione on-line consente al Medico di avere in tempo reale la conferma della propria iscrizione all’evento. All’interno del sito (sezione ECM) si deve procedere alla compilazione del form. Qualora il Medico non avesse accesso al sito Internet, potrà inviare via fax al n. 0293661588 la scheda di seguito riportata *Nome/Cognome....................................................................................................................................................................................................... *Luogo e data di nascita........................................................................................................................................................................................... *Anno di Laurea............................................................*Specialità........................................................................................................................ *Qualifica..................................................................................................................................................................................................................... Istituto........................................................................................................................................................................................................................... Indirizzo professionale...................................................................................................................................................................n....................... CAP...........................................................Città...........................................................................................................................Prov........................ Residente a.................................................................................................................................................................................................................. Indirizzo domicilio..........................................................................................................................................................................n....................... CAP....................................................Città..........................................................................................................................................Prov............... Tel. ab...................................................................................................................................................Osp................................................................. Cellulare.........................................................................................................Fax....................................................................................................... E-mail............................................................................................................................................................................................................................ *Codicefiscale............................................................................................................................................................................................................. ❑ 1. Disordini temporo-mandibolari e dolore oro-facciale: quali correlazioni? Sabato 9 maggio 2009 ❑ 3. Corso avanzato di implantologia in 3 moduli 1° modulo Venerdì 22 maggio 2009 2° modulo Venerdì 22 maggio 2009 3° modulo Venerdì 26 giugno 2009 ❑ 2. La patologia articolare dell’anca Sabato 16 maggio 2009 ❑ 4. La chirurgia dell’obesità patologica: quando, come, perché Sabato 23 maggio 2009 Consenso al trattamento dei dati personali Il trattamento dei dati personali che La riguardano viene svolto nel rispetto di quanto stabilito dalla Legge 196/2003 sulla tutela dei dati personali. Si raccomanda di compilare la scheda di iscrizione in tutte le sue parti, compreso il codice fiscale, indispensabile al fine di ottenere l’attribuzione dei crediti formativi. ❑ Accetto ❑ Non accetto Firma............................................................................................................................................................................................................ L’accettazione al consenso del trattamento dei dati è fondamentale ai fini dell’iscrizione. INFORMAZIONI GENERALI • L’iscrizione al Corso è gratuita. • Il Corso è in fase di accreditamento presso il Ministero della Salute: verrà rilasciato un attestato di partecipazione con crediti formativi attribuiti dalla Commissione E.C.M. • L’attestato verrà rilasciato solo a coloro che parteciperanno all’intera durata dei lavori e compileranno il questionario di valutazione/apprendimento e il modulo di valutazione dell’evento. CORSI ECM 1 Disordini temporo-mandibolari e dolore oro-facciale: quali correlazioni? Sabato 9 maggio 2009 – ore 8.15-14.30 Auditorium Don Alberione – Periodici San Paolo - Via Giotto 36 – Milano Coordinatore Dott. Claudio Gatti Consigliere Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano Moderatore Dott. Luigi Paglia Consigliere Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano 8.15-8.45 Registrazione Partecipanti 8.45-9.00 Dott. Luigi Paglia Introduzione 9.00-10.00 Dott. Domenico Viscuso Responsabile Centro del Dolore Oro-facciale Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia – Università degli Studi di Cagliari Introduzione ai disordini temporo-mandibolari e al dolore oro-facciale 10.00-11.00 Dott. Massimiliano Di Giosia “Certificate in Orofacial Pain” – University of Kentucky Libero Professionista Il dolore delle articolazioni temporo-mandibolari 11.00-11.30 Intervallo 11.30-12.30 Dott. Domenico Viscuso Il dolore dei muscoli masticatori 12.30 -13.30 Dott.ssa Marzia Segù Presidente Società Italiana Disfunzioni ed Algie dell’Articolazione Temporomandibolare (SIDA) Il dolore neuropatico: diagnostica differenziale 13.30-14.00 Discussione di casi clinici 14.00-14.30 Compilazione schede di valutazione e di verifica n. 290 posti disponibili Accreditato per Odontoiatra [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 38 CORSI ECM 2 La patologia articolare dell’anca Sabato 16 maggio 2009 – ore 8.30-13.30 Auditorium Don Alberione – Periodici San Paolo - Via Giotto 36 – Milano Coordinatore Prof. Giovanni Zatti Direttore Clinica Ortopedica – Università degli Studi di Milano-Bicocca - A. O. San Gerardo – Monza PROGRAMMA 8.30-9.00 9.00-9.15 9.15-10.45 9.15-9.45 9.45-10.15 10.15-10.45 Registrazione Partecipanti Presentazione del Corso I SESSIONE La patologia dell’anca dal punto di vista ortopedico Dott. Stefano Guerrasio Dirigente Medico – Clinica Ortopedica Università degli Studi di Milano-Bicocca - A. O. San Gerardo – Monza La patologia articolare dell’anca nell’età evolutiva Dott. Marco Bigoni Dirigente Medico– Clinica Ortopedica Università degli Studi di Milano-Bicocca - A. O. San Gerardo – Monza La patologia articolare dell’anca nell’adulto Prof. Giovanni Zatti La patologia articolare dell’anca nell’anziano 10.45-11.00 Intervallo 11.00-12.00 II SESSIONE La gestione integrata del paziente Dott. Roberto Carlo Rossi MMG di Assistenza Primaria, Vice Presidente OMCeO Milano La patologia articolare dell’anca nell’ambulatorio del MMG e le problematiche del paziente in dimissione Prof. Giorgio Annoni Direttore Struttura Complessa clinicizzata di Geriatria Università degli Studi di Milano-Bicocca - A. O. San Gerardo – Monza Il ruolo/contributo del geriatra nel paziente anziano • Epidemiologia della patologia articolare degenerativa e traumatica dell’anca nel grande anziano • Peculiarità nella gestione ospedaliera del paziente grande anziano con patologia articolare dell’anca: l’ortogeriatria Tavola Rotonda con i Relatori Gestione integrata del paziente Compilazione schede di valutazione e di verifica 11.00-11.30 11.30-12.00 12.00-13.00 13.00-13.30 n. 290 posti disponibili Accreditato per Medico Chirurgo [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 39 CORSI ECM 3 Presentazione del Corso avanzato di implantologia Perché un corso di implantologia che inizia, con una modalità inconsueta, subito dopo una attenta analisi della letteratura su successi, insuccessi e complicanze, proprio con il tema delle complicanze, il loro trattamento e il ritrattamento degli insuccessi? L’implantologia si è rapidamente evoluta e negli ultimi anni si sono affermate nuove tecniche (ricostruzioni ossee, carico immediato, interventi computer assistiti ecc.) che hanno reso possibile il suo utilizzo in un numero maggiore di situazioni cliniche. Parallelamente la comunità scientifica ha preso coscienza dell’aumento di incidenza di complicazioni e insuccessi. Questi sono in parte dovuti ad applicazioni non corrette delle terapie implantari, in parte alla errata scelta dei pazienti (pensiamo ai pazienti con parodontiti gravi non trattate o trattate in modo incongruo) e in parte al fatto che l’applicazione sempre più estesa e in più varie situazioni cliniche ha reso maggiormente evidente l’incidenza di complicazioni e insuccessi. È sufficiente qui ricordare che la letteratura, con studi a 10 anni, si badi bene realizzati in sedi universitarie o centri specialistici, riporta fino al 10% di complicanze biologiche (perimplantiti) e fino al 38% di complicanze protesiche. Naturalmente la aspettativa e la speranza è che la sopravvivenza delle riabilitazioni implanto-protesiche sia decisamente superiore, 20-30 anni. Forse allora gioverà ricordare che spesso non ci si dovrà più domandare SE avremo complicanze, ma QUANDO, DOVE e COME queste avverranno. Questo corso si occuperà principalmente di tali argomenti, sia da un punto di vista chirurgico che protesico. Verrà data evidenza alle modalità terapeutiche per prevenire le complicanze e alle possibilità di trattamento delle stesse, al difficile ritrattamento degli insuccessi, alle applicazioni cliniche complesse (settori estetici), alle varie soluzioni implanto-protesiche valutandone vantaggi e svantaggi e alle complesse riabilitazioni dei pazienti con deficit ossei, da modesti a grandi. Il corso è rivolto sia a coloro che vogliono iniziare a cimentarsi con le nuove tecniche implanto-protesiche che ai colleghi che praticano da tempo l’implantologia e desiderano avere un approfondito aggiornamento sui temi proposti, temi che si stanno imponendo all’attenzione della categoria anche per i notevoli risvolti medico-legali che comportano. Claudio Gatti Consigliere Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano Referente Odontoiatri Commissione Aggiornamento Professionale [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 40 CORSI ECM Corso avanzato di implantologia in 3 moduli Sabato 23 maggio 2009 – ore 8.15-13.15 Auditorium Don Alberione – Periodici San Paolo - Via Giotto 36 – Milano I modulo II modulo III modulo Venerdi 22 maggio 2009 ore 9.00-13.30 Venerdi 22 maggio 2009 ore 14.30-18.30 Venerdì 26 giugno 2009 ore 14.30-19.00 Coordinatore Dott. Claudio Gatti Consigliere Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano Moderatore Dott. Luigi Paglia Consigliere Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano PROGRAMMA 1° modulo 9.00-9.30 9.30-9.45 9.45-11.00 11.00-11.15 11.15-12.45 12.45-13.30 2° modulo 14.30-14.45 14.15-16.15 Venerdì 22 maggio 2009 ore 9.00-13.30 Registrazione Partecipanti Dott. Luigi Paglia Introduzione Dott. Fulvio Gatti Specializzando in Chirurgia Odontostomatologica Università degli Studi di Milano Frequentatore dell’U. O. di Chirurgia Orale A. O. San Paolo – Milano Dott. Marco Zaniboni Frequentatore dell’U. O. di Chirurgia Orale A. O. San Paolo – Milano Sopravvivenza, successi, complicanze e insuccessi delle riabilitazioni implanto-protesiche Intervallo Dott. Claudio Gatti Libero Professionista a Milano e Parabiago Complicanze delle riabilitazioni implanto-protesiche e loro trattamento Il ritrattamento degli insuccessi Dott. Luigi Paglia Discussione 16.15-16.30 16.30-17.45 17.45-18.30 3° modulo 14.30-14.45 14.45-16.15 16.15-16.30 16.30-17.45 Venerdì 22 maggio 2009 ore 14.30-18.30 Dott. Claudio Gatti Introduzione Dott. Paolo Casentini Docente ai Corsi di Perfezionamento in Implantologia e Chirurgia Orale Università degli Studi di Milano A. O. San Paolo – Milano 17.45-18.30 18.30-19.00 Le riabilitazioni implanto-protesiche di rilevanza estetica Intervallo Dott. Claudio Procopio Specialista in Chirurgia Odontostomatologica Libero Professionista a Milano Scelte implanto-protesiche nelle diverse situazioni cliniche Dott. Luigi Paglia Discussione Venerdì 26 giugno 2009 ore 14.30-19.00 Dott. Claudio Gatti Introduzione Prof. Matteo Chiapasco Direttore U. O. di Chirurgia Orale Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria A. O. San Paolo – Milano Le riabilitazioni chirurgico-implantari dei difetti ossei Intervallo Prof. Roberto Brusati Direttore Cattedra e U.O.di Chirurgia Maxillo Facciale Università degli Studi di Milano – A. O. San Paolo – Milano Le ricostruzioni chirurgiche dei grandi difetti ossei Dott. Luigi Paglia Discussione Compilazione schede di valutazione e di verifica È obbligatoria la partecipazione a tutti e 3 i moduli per ottenere i crediti ECM. n. 290 posti disponibili Accreditato per Odontoiatra [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 41 CORSI ECM 4 La chirurgia dell’obesità patologica: quando, come, perchè Sabato 23 maggio 2009 – ore 8.15-13.15 Auditorium Don Alberione – Periodici San Paolo - Via Giotto 36 – Milano Moderatore Prof. Raffaele Pugliese Direttore Dipartimento Polispecialistico di Chirurgia Direttore Struttura Complessa di Chirurgia Generale I e Videolaparoscopica A. O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda – Milano Coordinatore Dott. Giovanni Carlo Ferrari Dirigente Medico – Struttura Complessa di Chirurgia Generale I e Videolaparoscopica A. O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda – Milano PROGRAMMA 8.15-8.45 8.45-9.00 9.00-9.20 9.20-9.40 9.40-10.00 10.00-12.00 10.20-10.40 10.40-11.10 11.10-11.30 11.30-11.50 11.50-12.20 12.20-12.45 12.45-13.15 Registrazione Partecipanti Prof. Raffaele Pugliese Introduzione Dott. Antonello Forgione Dirigente Medico – Struttura Complessa Chirurgia Generale I e Videolaparoscopica A. O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda – Milano “Il peso dell’obesità”: epidemiologia, morbilità e costo sociale Dott.ssa Olga Disoteo Dirigente Medico – U. O. di Diabetologia A. O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda – Milano Obesità, sindrome metabolica, diabete mellito Dott. Franco Poterzio Consulente Psichiatra – Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare A. O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda – Milano Aspetti psichiatrici del paziente bariatrico Dott. Ettore Corradi Dirigente Medico – U. O. di Dietetica e Nutrizione clinica A. O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda – Milano Valutazione pre-operatoria del paziente bariatrico: importanza di una corretta indicazione Intervallo Dott. Giovanni Carlo Ferrari Soluzione chirurgica all’obesità: tipi di interventi in chirurgia bariatrica Dott. Antonello Forgione Dalla chirurgia bariatrica alla chirurgia metabolica Dott.ssa Paola Onida Dirigente Medico – U. O. di Dietetica e Nutrizione clinica A. O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda – Milano Valutazione nutrizionale post-operatoria e follow-up Dott.ssa Cecilia Brambilla Medico Chirurgo Struttura Complessa di Chirurgia Generale I e Videolaparoscopica A. O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda – Milano Caso clinico: dalla tavola al tavolo operatorio: il percorso del paziente bariatrico a Niguarda Discussione Compilazione schede di valutazione e di verifica n. 290 posti disponibili Accreditato per Medico Chirurgo [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 42 LIBRI Una Vita per la Vita. Il ginecologo Gian Carlo Bertolotti Angelo Comini Paoline Editoriale Libri, 2008, Milano Con l’autorevole prefazione del Cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, è uscita quest’anno e si trova nelle librerie cattoliche la biografia del ginecologo Giancarlo Bertolotti , scritta dal Monsignor Angelo Comini, sacerdote pavese. Oriundo di Sant’Angelo Lodigiano, il Dottor Bertolotti ha titolo per essere ricordato anche dai Colleghi milanesi al cui Ordine Professionale appartenne fino all’istituzione di Lodi e provincia. Un’altra radice della sua personalità è in terra ambrosiana: la formazione umanistica avuta nel collegio Rotondi di Gorla Minore nel quale frequentò come allievo interno il ginnasio – liceo classico. A Milano era diventato poi consulente del C.A.M.E.N. (Centro Ambrosiano per la diffusione dei metodi naturali). Convinto della loro validità, li insegnava nei consultori cattolici e nella Clinica Universitaria di Pavia dove trascorse la vita, meritando unanime apprezzamento. Fautore del parto per via naturale, attuava, quando possibile, nelle presentazioni anomale il rivolgimento del feto, prevenendo il ricordo al taglio cesareo. Dopo l’approvazione della Legge 194/1978, scese in campo come obiettore di coscienza, adoperandosi per scongiurare le interruzioni volontarie di gravidanza con la persuasione delle madri a portare a termine la gestazione. Ciò spesso otteneva con il supporto della sua competenza professionale e la collaborazione delle case d’accoglienza alla vita. Nel triennio trascorso dalla sua improvvisa scomparsa in un incidente automobilistico, la Clinica di Pavia lo ha più volte ricordato in occasioni ufficiali. A lui è intitolato lo sportello che il Movimento per la vita ha aperto per offrire ascolto, consigli e sostegno alle madri in difficoltà. Il libro descrive anche gli aspetti più umani della ricca personalità del nostro valoroso collega. La sua lettura, resa avvincente dalla penna brillante del sacerdote, scrittore e amico dello scomparso, non dovrebbe deludere i lettori, medici o profani, perché offre a tutti spunti di riflessione e di sollievo per lo spirito. Ettore Cuboni La peste passato e presente Giorgio Cosmacini, Andrea W. D’Agostino Editrice San Raffaele, 2008, Milano Il volume intende corrispondere a un’esigenza di aggiornamento su di un temaproblema importante, relativo alla malattia dotata in passato della massima e più funesta preminenza, ma minacciosa, a nostra insaputa, anche nel presente: la peste Ogni malattia epidemico-contagiosa del passato – vaiolo, colera, tubercolosi, “spagnola” – ha avuto infatti nella peste la misura della propria violenza. Peste del duemila è stata detta l’AIDS. Le peste stessa è anche la pietra di paragone delle odierne malattie infettive attestate nell’Africa nera o nell’Estremo Oriente e che di tanto in tanto si profilano inquietando. In più sedi del globo, anche nel Middle West nordamericano, il contagio si annuncia come “peste silvestre” di roditori, pronta a fare il salto interspecifico in “peste domestica” con destinazione uomo. Il libro segue la storia delle tre grandi pandemie che hanno flagellato l’umanità, dalla pesta romano-gotica, a quella medievale-moderna che fa da cornice al Decameron e ai Promessi Sposi fino a quella attuale, esordita a fine Ottocento e non ancora estinta. La pubblicazione del libro rappresenta anche l’occasione di informare i lettori esiste, presso la Bibilioteca dell’Ospedale San Raffaele, esiste un Fondo archivistico sul contagio nei secoli, disponibile per essere consultato da storici, medici, infettivologi ed epidemiologi, clinici e igienisti, ricercatori, studiosi e studenti in vari campi del sapere. È un patrimonio di eccezionale importanza, donato all’Università Vita-Salute dal professor Andrea W. D’Agostino, che firma la seconda parte del libro. [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 43 CONCORSO LETTERARIO Angelo Cesare Amboldi Medici scrittori Tanti colleghi si sono cimentati nella stesura di racconti, tra i quali non è stato facile scegliere i migliori Nebbia di neve Brezza leggera, fredda, gradevole, discreta, ombra di sole al tramonto che vela d’arancio, stremato, alberi, viali, acque e prati. Camminando piano nel Parco, e usando attenzione, puoi creare suggestioni sonore dalla ghiaia uniforme, smossa e pressata dal cuoio delle suole: ritmi, scricchiolii, risonanze, rumore di risacca, piccoli gridi, scrosci. «Caro Giulio, perdoni il ritardo: ho soppesato e criticato i suoi interminabili esami, confrontato ogni dato, controllato». La voce del dottore è tranquillizzante, nella penombra del tunnel d’edera fuori dallo studio. Passo veloce e leggero. «Ne sono onorato ma, non mi fraintenda, sono convinto di conoscere bene ciò che vuole rivelarmi», replica Giulio. i è finalmente concluso il 1° Concorso Letterario indetto dall’Ordine dei Medici «Prego?» La bella e solida figura e Odontoiatri di Milano. Il “finalmente” esprime, e ne chiediamo scusa, le dell’anziano dottore ha un piccolo, difficoltà incontrate, difficoltà di ordine organizzativo, essendo completamente infastidito, involontario sussulto. digiuni di questo tipo di attività. Devo, a questo proposito, ringraziare Ulrico Hoepli Molto piccolo. Un alone dorato, che per i suoi preziosi consigli e alcuni dei componenti la Giuria giudicatrice certamente non inesperti come il sottoscritto, di cose letterarie: i professori Cosmacini, Conconi uniforma l’insieme, attenua dissonanze e Fassati. Ma devo ringraziare soprattutto coloro i quali vi hanno entusiasticamente o cedimenti, restituendogli in pochi partecipato e che non sono stati pochi. Grazie a loro per due motivi: per l’alta secondi autorità e sicurezza. qualità dei loro elaborati, anche di quelli non entrati nella graduatoria finale e per «Non avevo intenzione di la consapevolezza che ci è stata data dell’esistenza “ancora” di medici dall’ampia interromperla», risponde Giulio, cultura, medici di una volta ma giovani di oggi. Questo è un elemento di speranza pentito. «Non in quel modo che ci suggerisce di proseguire in questa come in altre iniziative culturali (esiste sgradevole, voglio dire». un’apposita Commissione ordinistica) per dar modo a chi lo voglia di potersi esprimere anche al di fuori della professione. «Possiamo camminare lungo il viale, se preferisce, o andare nello studio». Il Presidente «Lungo il viale, per favore. S [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 44 CONCORSO LETTERARIO È un buon tramonto». La luce arriva d’infilata, sfiorando e possedendo la superficie erbosa, trasformandola in morbido e rilucente velluto, impreziosito, contrastato dai riflessi nitidi e immobili di acque artificiali. Il suono della ghiaia, ora, è lontano, ovattato. «Ho imparato a non fare giri di frase, con lei, così esporrò la conclusione e accennerò appena alle possibilità che ho dovuto considerare». «La prego. Sono qui per una questione di stima. Conosco la conclusione. Mi scuso». Giulio vuole apparire attento, curioso: fissa gli occhi del dottore. «Bene. Così è molto facile, devo convenire. Lei ha sospettato ogni cosa, nei minimi dettagli. Confesso che è riuscito a stupirmi». «Stupirla?» «Già». C’è più vento, ora. «Non serve un intervento. Né otterrebbe reali vantaggi a farsi bombardare o intossicare dai nostri apparati». «Non sono poi così irragionevole». «È la prima persona che sia riuscita a far apparire irragionevole me». «Sono libero, dunque?» «Se la mette in questo modo». «Libero di morire. Non è da tutti!» «No». «Addio, dottore. Buona serata». «Addio, caro amico. Buona fortuna». Una stretta di mano prolungata. Il dottore ha un ultimo dubbio, si trattiene, osserva il cielo, l’acqua, l’edera, i riflessi frenetici del piccolo lago. «Ha dimenticato qualche dettaglio?» lo sollecita Giulio, quasi con dolcezza. «Non mi pare». I riflessi scompaiono «Sì. Manca un tassello». «Prego?» «Il dolore. Lei non ha dolore!» D’improvviso l’atmosfera si oscura. Giulio avverte un brivido. È quasi buio. Rumori fastidiosi di mezzi meccanici. Luci artificiali a ripetizione, asincrone. Il lampeggìo arancione del semaforo sul metallo del cancello automatico. La luce dello studio è lontana. Nel calore dell’auto, soggiogato dalla musica, Giulio permette ai pensieri di liberarsi senza freni. Assenza di dolore. Deve fare molto freddo all’esterno. Il parabrezza è aggredito da minuscoli agglomerati di cristallo in trama finissima. Forse il riscaldamento si è guastato. Serve la sciarpa, il cappotto sulle spalle, servono i guanti. Il dolore esiste ora, lo riconosce chiaramente, non era affanno. Non tensione. Un dolore crescente, fastidioso, prepotente, intollerabile, incrostato di paura, di buio, di gelo opaco, biancastro. È nebbia? Densa, a grani rumorosi. È nebbia? A grani visibili ora, leggeri, quasi dei fiocchi, fiocchi fitti, fiocchi intricati, candidi, compenetrati, densi, resistenti. Non vede più nulla. Giulio sollecita i sensi e i pensieri, le associazioni, le elaborazioni inceppate dal ricordo di mezzo secolo di esperienze; inutili. Ferma l’auto nell’enorme massa lattiginosa, farinosa, cedevole. Cessa la musica. La portiera è pesante, lo sforzo accresce il ricordo del dolore, l’irrigidimento del collo, la confusione della mente, l’impaccio totale. È freddo puro, come di metallo. Le singole particelle di quella materia stimolano le singole cellule accessibili: naso, palpebre, guance, orecchie, capelli, gola. È istintivo allungare le mani, tastare, divaricare, allontanare, afferrare. [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 45 Distingue, c’è una tregua, riconosce il marciapiede, intravede l’insegna del droghiere, dell’ortolano, la leggera salita del viale, avverte il peso della borsa di tela ricolma di piccoli involti, il braccio destro indolenzito; il bar, l’odore di vino e di fumo, il cancello da aprire con la chiave di ferro corroso, il respiro tranquillo. Giulio è sotto casa, nel giardino senza segreti, la nebbia è quasi scomparsa, avverte la luce e gli odori della cena, è libero: concluso lo studio, la ripetizione, la lista della nonna, la lista della mamma, il cancello sprangato. Un po’ di freddo alla zona scoperta delle gambe, sotto il cappotto pesante. L’amichevole suono della ghiaia gelata. È in casa. Non ha finito: c’è la terrina con l’impasto che aspetta di essere mescolato, a lungo. Anche stavolta il nonno concede il privilegio. È tardi, si sente stanco. Tuttavia è uno dei suoi incarichi preferiti. Dopo cena frittelle con le mele. Profumo, tepore, piacere. Il sonno. La colazione di fretta. La strada con la cartella di cuoio stracolma, la neve ammucchiata, l’aula stipata di banchi, odore d’inchiostro e di gesso. Il maestro, insolitamente brusco e minaccioso, vagola tra i banchi, appare nervoso, inquieto: «Avrete un compito in classe, il prossimo mese. Un po’ diverso dal solito, più impegnativo, più complesso. Qualcosa di globale. Vi conviene ripassare tutto quanto ho insegnato: matematica, grammatica, storia, religione, geografia. Voglio che dimostriate a me, ai vostri genitori e al preside che la vostra conoscenza è qualcosa di più dell’elementare, dell’orientativo, del basilare. Lo CONCORSO LETTERARIO dimostrerete per iscritto, per esteso, in profondità, con criterio, con sapienza. Con talento. Gli avvenimenti del mondo ci sovrastano, ci irridono, modificano la nostra vita senza clemenza, di continuo, senza preavviso, nell’intimo. Voglio tutta la rabbia del primo sapere; ne voglio essere investito. Non giustificherò assenze». I compagni sono impauriti, confusi. Giulio è impietrito, pervaso da una sensazione di estraneità, di avversità, di ripugnanza fisica. Dalla speranza di uscire dal sogno. Una nausea pesante. Minestra di verdure con pasta stracotta. Formaggio e prosciutto. Una mela. Il doposcuola. La mano dura e calda di papà, insolitamente puntuale. Da dove cominciare? Come si prepara un compito in classe globale? La nonna ha bisogno di riso e pasta. Potrebbe essere l’idea che serve. Giulio è di nuovo fuori, nel freddo, nel buio. C’è nebbia. Ha dimenticato il cappello e la sciarpa; il droghiere è vicino. Nebbia di fitti granuli ghiacciati; molto fitti. Simili a neve, ora, a una fitta nevicata trasversale. Con mulinelli. Con effetto soffocante, solido. Giulio perde l’orientamento, barcolla, sente un freddo esorbitante, e male alle gambe scoperte, male al torace, bruciante, insopportabile, crescente. Un dolore che gli strappa un grido. Un urlo. Urta materia solida, una massa oscura. È sicuramente un sogno. Trova una maniglia, si aggrappa. Qualcosa cede. È seduto, adesso; su una sedile comodo, avvolgente; richiude la portiera. Tutto si placa. La chiave è inserita, il riscaldamento riprende a funzionare; pulisce con la mano il finestrino, il parabrezza. I tergicristalli contrastano la crosta di ghiaccio, allontanandola in sottili blocchi senza appiglio. I pensieri si formano in modo automatico, nell’ipnotica tranquillità del nuovo benessere. «Non temo niente. Non io. Non la morte, che non può assalire il mio corpo, non il mio. Non il dolore, che posso sopportare all’infinito. Il dottore mi crede rassegnato, mi ammira. È [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 46 abituato ad avvenimenti comuni, a reazioni stereotipate: grida, pianti, pie rassegnazioni. Mi crede privilegiato dalla mancanza di una tessera. Non sono un mosaico comune, io, proprio per niente: ho avuto il dolore, forse l’ho ancora, ma non ne soffro; mostro di non temere l’estinzione solo perché ne sono esente. Non ho concesso tutti i dati che servivano, d’altra parte. Potrei fissare all’infinito questo bianco che si avventa contro il parabrezza, non guardare più le lancette dell’orologio. Farò di meglio: disubbidirò ai comandi, non starò alle regole, vivrò in modo normale. I fatti non accadono così automaticamente come gli uomini sono abituati a credere: le istruzioni sono sbagliate. Il problema è capire dove si è finiti, in che paese, in che dimensione, in che momento, in quale strada, in quale direzione, in che tempo». I cartelli indicatori sono grandi, colorati, luminosi, rassicuranti. Conducono a casa, alla cena, al divano, alla musica preferita, ai visi dei bambini, della moglie. Nostalgia di gesti, sguardi, sorrisi, occhiate. Profumi. Odori. Pane. Caffelatte. Marmellata ribollente. Torta di mele tiepida. Mughetto. Cacao. Sapone. Gardenia. Cuoio. Erba tagliata. Pioggia. Mare serale. Neve. Dorme fino al mattino, mentre spasimi spietati sconvolgono il suo corpo, senza pause, senza svegliarlo. Senza incubi. Lo ridesta un bacio: «Fai colazione?» «Come?» «Fai colazione lo stesso?» «Che vuoi dire?» «Hai passato la notte sul divano; magari hai cambiato altre abitudini». Giulio è intontito, indolenzito, adora CONCORSO LETTERARIO Linda, ha voglia di stiracchiarsi. È esposto alla luce del giorno. È in forma. Cerca i figli con occhi brucianti, solo un po’ pallido: «Colazione, colazione doppia!» Un altro bacio. Baci dei bambini. Nel mezzo dell’ultima notte sul divano Giulio si sveglia di soprassalto: un vuoto e un silenzio impensabili. Gli sembra di non riuscire a respirare, eppure si muove liberamente. Il cuore non batte, almeno non pare, non sono avvertibili pulsazioni, tuttavia la mente è libera, pronta, chiara. Serve uscire, senza disturbare, andare al più presto all’esterno, coperto e protetto. Il mese è trascorso. Lo attende una prova importante. Quale? Ne ha una vaga e fastidiosa percezione. Mentre chiude il portone. Mentre si immerge deciso nella nebbia e nel buio. Non può più rientrare, lo capisce, ma gli sfugge il motivo di un così grande mutamento. La soluzione è nell’aria tagliente, nel vortice furioso della neve, che sbarra la porta alle sue spalle, che lo risucchia e impone percorsi obbligati, confondendo sagome e riferimenti, liberando il corpo da vincoli e limitazioni. Il fragore delle spirali e l’intensità dell’impatto rendono impercettibile lo schianto che lo dilania, cui assiste come da un’altra dimensione, con tenerezza e comprensione. È in grado di percepire l’asperità del terreno che calpesta, attraverso la consunzione delle suole. Non è attrezzato a dovere, non avrebbe dovuto uscire, la nonna lo aveva avvisato, è una sera troppo inclemente. La casa è vicina, comunque; può tornare indietro pentito, rassicurato. Il nonno gli rifila del vino caldo e speziato, e lo avvolge in uno scialle amaranto. «Sei pronto per domani?» gli sussurra mentre lo aiuta a infilarsi nel letto. «Domani?» chiede Giulio, i piedi appoggiati allo scaldino, il volto seminascosto dalle coperte. «Il compito in classe. Ne parli da un mese», continua la nonna, serena e preoccupata. «Credo. Sì. Penso di sì», geme Giulio scivolando in un sonno ondulante. Il bacio morbido sui capelli, profumo di sapone. Il maestro è implacabile. Accorcia la notte, vanifica il riposo, rende ostile il risveglio e aspra la colazione. Il duro e basso banco di legno. Compagni spaventati. La giornata è splendida. Il sole aggredisce gli oggetti polverosi della classe. Calore sulla pelle morbida ed elastica delle mani. Vapori d’inchiostro profumato. Il maestro ha l’aria seria, è immobile a fianco della cattedra. Le sue labbra pronunciano con enfasi le singole lettere del titolo del tema, lentamente, senza legami, permettendone la dispersione nel pulviscolo abbagliante. I movimenti di tutti appaiono rallentati, incoerenti, afinalistici. La lavagna è solcata dalle tracce a spirale del cancellino bagnato. C’è luce e calore, ci sono riflessi abbaglianti ovunque. Il volto del maestro è sempre più chiaro e trasparente, indefinito. Tutti scrivono, spaventati e decisi, forsennatamente, fogli e fogli. La fiasca di vetro a riempire di nuovo i calamai. Qual è il titolo? Quale il tema? Perché non puoi uscire dall’aula e correre, giocare, rotolarti nell’erba, infangarti, [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 47 impolverarti, stancarti, ferirti? Giulio tocca il foglio, lo sfiora più volte, con attenzione. La tensione scompare, comprende, tutto è chiaro. Si alza, consegna lo svolgimento, per primo. Il maestro è crudele, beffardo: «Un foglio bianco? Un foglio... bianco?» Giulio lo fulmina con lo sguardo, gli si avvicina, lo ammansisce con movenze automatiche, lo investe di parole tranquille: «È il mio svolgimento. Lei osserva troppo le norme, si autolimita. Ci sono linee su quelle quattro facciate, sottili e precise linee orizzontali e verticali, che si intersecano: ne può sentire il rilievo e le peculiarità usando il tatto nel modo appropriato. Hanno piccole asperità quelle righe, un linguaggio, e formano croci alle intersezioni: le ho sfiorate una a una, le ho percorse e conosciute. Una a una». Il maestro lo osserva con stupore. Giulio continua: «Le istruzioni costringono a violare quei fogli, a imbrattarli, a porre un termine, una fine, a sottostare ai limiti del tempo e dello spazio. Io sono speciale: ho violato la consegna». Il maestro è impaurito, incerto, riesce solo a sussurrare: «A che scopo?» Giulio fissa la luce del sole, avverte il tocco di particelle infinite di pulviscolo. I compagni scrivono con disperazione, i pennini graffiano e incidono pagine e pagine, schizzi d’inchiostro su banchi e piastrelle, pelli tatuate. «A che scopo?» lo incalza il maestro, con sgradevole e impaziente dolcezza. «Lei insegna ma non vuole imparare. Ha avuto ogni dato, lei non è il dottore. Le ho consegnato ciò che mancava e l’ha giudicato carta bianca. Non riuscirà a varcare i limiti. La mia vita, da ora, non ne ha più». ■ DALLE ASSOCIAZIONI Il coraggio di impegnarsi nel “nostro” terzo mondo Sono stato spinto a scrivere al Bollettino dal bell’articolo di A. Ferrari Bravo - “Andare in pensione. E poi?” (2/2008) - che racconta che dopo il pensionamento, a cui è arrivato “sfinito” da aziendalizzazioni, budget e derivati (esperienza che ci accomuna), ha trovato nuovo interesse per la professione, quella vera, grazie a esperienze di volontariato nel terzo mondo: Africa, Asia, America Latina… mondi lontani, di culture profondamente diverse dalla nostra, caratterizzati da condizioni sanitarie drammatiche, che colpiscono in particolare i più deboli: le donne e i bambini. Realtà che il medico ha il vantaggio di poter avvicinare in modo positivo, offrendo l’aiuto della sua professionalità, entrando così in un rapporto empatico con le persone, ben diverso dall’approccio turistico che spesso pone i visitatori nel punto di vista dell’entomologo che studia o meglio osserva strani esseri da lui ben diversi. Questo approccio “operativo” richiede spirito di sacrificio e anche un po’ di coraggio; e di tempo: noi pensionati ne abbiamo (tempo) ma gli altri colleghi? Per non parlare del coraggio. Ma chi vuole confrontarsi con realtà anomale dal punto di vista della salute, può fare utili esperienze senza dover ricorrere all’aeroplano: un pezzo di terzo(e quarto mondo) si è trasferito qui da noi, con i suoi problemi (che anzi si sono aggravati dato lo straniamento spaziale e culturale a cui sono sottoposti i migranti da terre lontane) compresi quelli relativi alla salute (clima diverso, condizioni di vita fonti di rischi ulteriori...). Affrontare i problemi sanitari di questa popolazione, composita ed eterogenea, è un’esperienza che ci porta lontano dalla routine usuale: anche se in situazioni meno esotiche, ci si trova a operare in situazioni inusuali (Unità Mobili; Centri di raccolta per senza tetto... ), a contatto con persone talora disperate, spesso con difficoltà di comunicazione; si incontrano, in una solo turno di lavoro, persone delle più disparate etnie. E magari ci si accorge che non lontano da casa nostra, come nei film di fantascienza, si supera una barriera spazio/tempo e ci si trova in una realtà sconosciuta, per esempio in un campo rom. In queste situazioni la nostra professione è un aiuto prezioso, praticabile liberamente, ma più difficilmente che nell’ambito del Sistema Sanitario nel quale siamo abituati a operare: capita di essere soli, come i nostri pazienti, di fronte a problemi che non si riescono a risolvere, data l’inerzia e le contraddizioni della burocrazie e delle norme esistenti. Per non parlare dei problemi di comunicazione, che riguardano non solo le barriere linguistiche, ma anche quelle culturali. E capita di accorgersi che nei campi rom, al centro di morbosa attenzione negli ultimi mesi, più due terzi dei presenti sono minori e donne, che sono le vere vittime alla fin fine della situazione che si è creata, tanto più che erano vittime anche prima. Medici di famiglia, pediatri, dermatologi... sono preziosi; è una attività che si svolge in modo discreto, nelle pieghe della città... dopo il nostro abituale lavoro, e dopo questo viaggio nella quarta dimensione, si torna a casa stanchi, e non sempre gratificati (il lavoro è duro e i pazienti non facili) ma comunque reduci da un viaggio che ricorda non tanto quelli della ricerca esistenziale di B. Chatwin quanto il “viaggio attorno alla mia camera” di X. De Maistre; o meglio attorno alla nostra città. Faustino Boioli [bollettino OMCeOMI] 1/2009 GENNAIO-MARZO 48 Nasce l’associazione “La mano del bambino” L’Associazione “La mano del bambino” nasce da un gruppo di volontari – medici, psicologi, fisioterapisti e altre figure professionali – che lavorano ogni giorno a contatto con bambini affetti da patologie congenite o acquisite dell’arto superiore. Sede e fulcro dell’Associazione è il Reparto di Chirurgia della Mano del Policlinico Multimedica di Sesto San Giovanni, Milano, creato e diretto dal professor Giorgio Pajardi. Scopo dell’Associazione è quello di fornire consulenza, assistenza e cure ai Piccoli Pazienti e alle loro Famiglie attraverso il lavoro di un equipe polispecialistica che includa tutte le figure professionali necessarie nella presa in carico di un bambino con una patologia congenita o traumatica della mano e/o dell’arto superiore. Un anno ricco di iniziative L’Associazione Mogli Medici Italiani, nel ringraziare e salutare il Presidente uscente Dott. Roberto Anzalone, si congratula con il nuovo, Dott. Ugo Garbarini al quale formula i migliori auguri per un buon lavoro. Comunica altresì ai lettori che ha in programma diverse conferenze e gite culturali in Italia e all’estero e inoltre alla fine dell’anno sociale festeggerà il trentacinquennale della Sezione di Milano. L’Interregionale delle Sezioni del Nord si svolgerà a Forlì, l’Interregionale delle Sezioni del Centro avrà luogo a Cassino e l’Interregionale del Sud si effettuerà a Taranto. Nel Mese di Maggio a Pescara si terrà il XV Congresso Nazionale AMMI nell’ambito del quale si terranno le elezioni per il rinnovo delle cariche nazionali del Comitato Esecutivo, del Collegio dei Revisori dei Conti e del Collegio dei Probiviri. Nel mese di ottobre l’AMMI festeggerà il Patrono dei Medici San Luca con una Tavola Rotonda che tratterà il Tema Nazionale scelto durante il Congresso di Pescara. www.omceomi.it Collegati con l’Ordine per avere tutte le notizie, le informazioni e i servizi riservati agli iscritti Abbiamo bisogno di conoscere il tuo indirizzo e-mail per completare il nostro archivio informatico e permetterci di contattarti con maggior tempestività. 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