la nuova sardegna la nuova sardegna

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Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Sardegna
Rassegna stampa
Beni culturali
della Sardegna
Segni di una grande civiltà
a cura del Servizio Promozione
Testata
LA NUOVA SARDEGNA
Data
18 marzo 2011
Sezione
Fatto del giorno
A Caprera nel nome di Garibaldi
Messi da parte per un giorno i contrasti sul nuovo museo
DALL’INVIATO PIER GIORGIO PINNA
LA MADDALENA. Caprera è Garibaldi, Garibaldi è Caprera. Forse non c’era bisogno di nuove conferme, ma ieri si è
avuta l’ennesima riprova di quanto sia forte questo legame. Lunghissime le file delle auto dei visitatori ai lati della
stradina che porta alla casa bianca del generale.
Più di 300 persone nel piccolo cimitero per la deposizione delle corone. Vessilli rosso-bianco-verdi sui pini dell’isola.
Stessa atmosfera di festa condivisa alla Maddalena. Case adornate dal tricolore. Camerieri con le coccarde sul gilet.
Un’enorme bandiera italiana sul municipio. Il sindaco, Angelo Comiti, impegnato nel discorso ufficiale e in mille incontri a
rievocare i rapporti con la popolazione, che il generale, come sottolinea una scritta in Comune, ringraziò di persona per
l’accoglienza. Oggi in cambio tra la gente comune si apprezza ancora rispetto autentico. Assieme alla voglia di evitare
conformismi, retorica, frasi fatte.
In definitiva, l’ultimo miracolo laico del generale: svecchiare miti e riti rendendo le celebrazioni non artefatte. Tanto da
far finire sotto traccia polemiche collaterali: l’assenza di rappresentanti di Governo e Regione, lo scontro sul museo
«Garibaldi nel mondo» ad Arbuticci, il supposto saccheggio di cimeli negli anni ’60. È insomma un’altra impresa titanica
nell’arcipelago dove bagarre politiche e furibonde diatribe, sull’onda del G8 mancato e della successiva bufera
giudiziaria, si rivelano spesso tanto violente da sembrare alimentate dal maestrale.
Così, di Garibaldi, è l’uomo, più che il soldato e il rivoluzionario, a venir fuori. Dice il direttore scientifico della casa
museo, Laura Donati: «Il compendio è visitato ogni anno da centomila persone, che in passato sono arrivate a quasi il
doppio quando i traghetti costavano pochissimo e, senza le attuali norme antincendio, l’ingresso era meno
contingentato. A Caprera le cose che affascinano sono piccole e grandi allo stesso tempo: la modernità degli attrezzi
agricoli della fattoria, la vita familiare che riemerge da foto e dipinti, la passione del generale, ricambiata, per le donne».
In effetti, continuano a colpire il prefabbricato di legno che Garibaldi fece arrivare da oltremare nel 1857 per cominciare
ad abitare sull’isola, le carrozzine e le grucce che usava dopo le ferite, gli oggetti d’impiego quotidiano, il giardino
curatissimo (rilanciato con i 100mila euro concessi nel 2010 dall’assessorato provinciale all’Ambiente guidato dal
maddalenino Pierfranco Zanchetta).
Nonostante la solennità dell’anniversario, in un affresco simile, l’eroe del Risorgimento può trasformarsi facilmente in
personaggio contemporaneo. «In quale parte politica si collocherebbe oggi secondo te?», chiede un ragazzo alla
fidanzata. «Non te l’immagini?», risponde lei ridendo. E subito aggiunge: «Mi sa che c’è una sola cosa che l’accomuna a
Berlusconi: e certo il generale, idolatrato com’era dalle donne, non tirava fuori soldi». Le tre mogli, l’esercito di figli, le
camere da letto, la vasca da bagno: tutto diventa argomento di discussioni in qualche modo dissacranti. E mentre i
bambini si fermano con i genitori ad accarezzare la gattina grigia July, una mascotte di guide e addetti alla vigilanza, c’è
chi domanda a don Rino, giovane cappellano della Marina: «Sicuro che quel mangiapreti del generale la vorrebbe
qui?». E lui con un sorriso: «Penso di no. Ma sono solo un ospite. E non do benedizioni». All’improvviso il
chiacchiereccio è interrotto dal silenzio fuori ordinanza. Una marinaia bionda, lo chignon raccolto in una reticella, fa in
tempo a dire a un commilitone: «Guarda là: la tomba è quella grande di granito, sopra c’è scritto solo Garibaldi».
Poi tutti tacciono. Arrivano il sindaco con la fascia tricolore e il il comandante della Marina, Franco Felicioni. Seguono i
carabinieri in alta uniforme. I picchetti d’onore. I volontari con i fazzoletti rossi al collo. Un lungo fischio precede la
deposizione delle corone: rose vermiglie e bianchi anturium. Present’arm. Scattare di tacchi. La banda Garibaldi che,
manco a dirlo, suona l’inno del generale e poi quello nazionale, cantato a gran voce dai 300 davanti alla tomba. La
cerimonia è finita. La piccola folla riprende la visita verso la casa bianca.
Più tardi c’è il tempo per uno scambio di battute a distanza tra Mario Birardi e Giuseppe Bonanno. Motivo del
contendere, «Garibaldi nel mondo»: 6 milioni già disponibili. Ex dirigente della sinistra italiana, già sindaco della
Maddalena, storico studioso del generale, Birardi spiega come sia superabile l’opposizione del Parco al progetto: «Ad
Arbuticci non ci saranno aumenti di volumetria, crediamo che il capo dello Stato possa inaugurare in ottobre-novembre
questa nuova struttura strettamente legata al compendio». Bonanno, presidente del Parco, dopo il suo alt delle scorse
settimane e la controreplica unitaria in consiglio comunale per evitare che l’occasione vada sciupata, si mostra
conciliante: «Nei limiti di legge tutto è possibile», dice. Contro la crisi e la fame di lavoro sperano in un intervento anche i
marittimi Enermar. Ieri hanno incrociato le loro bandiere con il tricolore. poi si sono schierati davanti alla colonna che, di
fronte al porto, ricorda Garibaldi.