COMUNE DI UDINE CRITERI ARCHITETTONICI

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COMUNE DI UDINE CRITERI ARCHITETTONICI
COMUNE DI UDINE
CRITERI
ARCHITETTONICI
PER LA VALUTAZIONE DELLE OPERE EDILIZIE
(ART. 53 DEL REGOLAMENTO EDILIZIO)
architetto Maria Alberta Manzon
architetto Annamaria Brovedani
Udine, febbraio 2004
architetto Giorgio Dri
INDICE
1. PREMESSA
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2. PRIME VALUTAZIONI
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3. QUESTIONI DI METODO
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4. ZONE BOa DI INTERESSE AMBIENTALE
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1. Sistemi insediativi dei borghi
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2. Le indicazioni del PRGC
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3. Criteri di progetto ed esame delle trasformazioni
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4. Ampliamenti e sostituzioni
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5. Interventi contemporanei di nuova costruzione
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6. Composizione delle facciate
1. Percorso di valutazione
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7. Schede degli elementi architettonici più significativi
SCHEDA 1 - Abbaino
SCHEDA 2 - Altana
SCHEDA 3 - Canna fumaria - Comignolo
SCHEDA 4 - Copertura
SCHEDA 5 - Cornice delle aperture
SCHEDA 6 - Inferriata
SCHEDA 7 - Loggia
SCHEDA 8 - Modanatura - Marcapiano
SCHEDA 9 - Muro di recinzione
SCHEDA 10 - Poggiolo - Ballatoio
SCHEDA 11 - Portone - Portone carrabile
SCHEDA 12 - Scuro, scuretto
SCHEDA 13 - Serramento - finestra
SCHEDA 14 - Sporto di gronda
SCHEDA 15 - Zoccolatura
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5. ZONE EDIFICABILI BO - BI
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6. ZONE PRODUTTIVE D E ZONE COMMERCIALI H
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7. ZONE AGRICOLE E
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8. ZONE E SPAZI PER ATTREZZATURE PUBBLICHE
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9. ZONE DEL CENTRO CITTA’
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1. Zone A
10. ZONE A1 - RESTAURO (E ASSIMILATE)
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11. ZONE A2 - CONSERVAZIONE TIPOLOGICA (E ASSIMILATE) pag.
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1. Schede degli elementi architettonici più significativi
SCHEDA 1 - Abbaino
SCHEDA 2 - Altana
SCHEDA 3 - Canna fumaria - Comignolo
SCHEDA 4 - Copertura
SCHEDA 5 - Cornice delle aperture
SCHEDA 6 - Inferriata
SCHEDA 7 - Loggia
SCHEDA 8 - Modanatura - Marcapiano
SCHEDA 9 - Muro di recinzione
SCHEDA 10 - Poggiolo
SCHEDA 11 - Portone - Portone carrabile
SCHEDA 12 - Scuro, scuretto
SCHEDA 13 - Serramento - finestra
SCHEDA 14 - Sporto di gronda
SCHEDA 15 - Zoccolatura
1. Composizione delle facciate
1. Percorso di valutazione
2. Formazione di vetrine
3. Portoni di accesso agli spazi interni
4. Altri elementi di caratterizzazione
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72
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2. Schede degli elementi architettonici più significativi
SCHEDA 1 - Abbaino
SCHEDA 2 - Altana
SCHEDA 3 - Canna fumaria - Comignolo
SCHEDA 4 - Copertura
SCHEDA 5 - Cornice delle aperture
SCHEDA 6 - Inferriata
SCHEDA 7 - Loggia
SCHEDA 8 - Modanatura - Marcapiano
SCHEDA 9 - Muro di recinzione
SCHEDA 10 - Poggiolo - Ballatoio
SCHEDA 11 - Portone - Portone carrabile
SCHEDA 12 - Scuro, scuretto
SCHEDA 13 - Serramento - finestra
SCHEDA 14 - Sporto di gronda
SCHEDA 15 - Zoccolatura
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12. ZONE A3 - RISTRUTTURAZIONE
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13. ZONE A4 - DEMOLIZIONE CON RICOSTRUZIONE
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14. ZONE A6 - AREE EDIFICABILI
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15. ZONE B - RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA
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1. PREMESSA
L’incarico del Comune di Udine è finalizzato alla proposizione di criteri, da vagliare
successivamente da parte dell’Amministrazione Comunale, dei suoi uffici e dei suoi
organi consultivi, riferiti alle singole zone urbanistiche del Piano regolatore e dei
Piani particolareggiati.
L’incarico fa emergere due considerazioni:
a) la prima, che i criteri devono avere carattere di flessibilità (e di alternatività di
soluzioni), in modo da consentire poi alla Amministrazione Comunale di compiere le
proprie scelte. Questo vale in particolare per le zone A1, A2 e BOa, per le quali sono
richiesti più particolari costruttivi per i diversi elementi architettonici. Il carattere
esemplificativo dei criteri appare quanto mai opportuno, al fine di non favorire soluzioni ripetitive, e quindi banalizzanti: si intende invece incoraggiare la ricerca (da
parte dei progettisti) del particolare più consono rispetto all’edificio ed al contesto;
b) la seconda, che i criteri devono avere contenuti diversi e integrativi delle prescrizioni contenute negli strumenti urbanistici. Però l’incarico stesso, chiedendo pure la
loro proposizione riferita alle singole zone omogenee (indicate all’art. 1 del disciplinare d’incarico), prevede anche l’espressione di criteri di tipo urbanistico e non solo
edilizio. Inoltre nelle zone di nuovo insediamento, quali le zone produttive D e le
zone commerciali H, ma anche nelle zone residenziali BOa (dove l’edificazione è
funzionalmente connessa alla coltivazione del suolo), l’espressione di indirizzi di tipo
urbanistico può apparire, in molti casi, particolarmente opportuna.
Nello svolgimento dell’incarico si è consolidata l’ipotesi che i criteri abbiano carattere prevalentemente urbanistico nelle zone non ancora insediate o di recente insediamento e che i gradi di libertà di intervento urbanistico siano più ridotti nelle zone già
insediate, e molto limitati nelle zone di più antico insediamento, fino a suggerire l’espressione di modalità di intervento a carattere quasi esclusivamente conservativo,
sotto il profilo urbanistico, nelle parti storiche.
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2. PRIME VALUTAZIONI
Se è fondamentale, per una città, che venga definito il ruolo che il centro storico deve
assicurare all’interno del complesso delle funzioni urbane, ciò vale particolarmente
per Udine, che si è venuta componendo non solo per ampliamenti successivi intorno
ai primi insediamenti nella zona del colle del Castello, ma anche per successive
aggregazioni dei nuclei esterni di impianto e origine agricola.
Questa doppia “anima” è tuttora presente, così che da un lato è ben riconoscibile il
centro urbano storico, con la sua persistente - anche se compromessa - vitalità, dall’altro si percepisce la separatezza che manifestano i centri frazionali nei quali è
ancora presente una architettura spontanea di qualità.
Il tema vero è se vada assecondato un processo di indifferenziazione di ruoli, e quindi
di immagini, o se debbano invece venire assicurate, dopo essere state riconosciute,
identità specifiche, e quindi tra loro differenti, che concorrano però alla costruzione
della città nel suo complesso. Se questa seconda ipotesi è quella da percorrere, allora
dovrà essere conservata la possibilità di “leggere” formalmente le parti di Città di
Udine, curandone le modalità di intervento in modo da garantire questa lettura.
Per il centro urbano storico, compreso all’interno dei viali di circonvallazione, ciò
richiede però anche di non rendere conflittuali i nuovi interventi per dimensioni,
forma urbana, coperture, mentre materiali e tipologie edilizie possono - forse devono
- avere le caratteristiche delle tecniche e delle tecnologie contemporanee.
Non va poi dimenticato che la Città è composta: da edifici e da spazi tra edifici, entrambi concorrenti alla qualità complessiva dell’insediamento.
Il ruolo dell’Amministrazione Comunale può essere quello di impegnarsi in quelle
iniziative che non accadrebbero da sole e, se non accadessero, renderebbero impossibile o inadeguato lo sviluppo delle operazioni. Le iniziative private, più che controllate, dovrebbero essere guidate e soprattutto sollecitate
- in via “diretta”: con prove concrete di risanamento e incentivi,
- in via “indiretta”: mettendo a disposizione modelli, metodi, informazioni sulle tecnologie, con regolamenti comprensibili, ragionevoli e flessibili.
Un altro tema centrale nel dibattito sul destino della città storiche ruota attorno alla
finalità degli interventi di recupero del patrimonio edilizio.
Ad eccezione che negli edifici di valore artistico o documentale si può affermare che
la non corrispondenza tra la tipologia e le esigenze d’uso non possono essere ricom2
poste se non convertendo la prima. Non è immaginabile infatti che gli utenti debbano
adattarsi ai tipi e non viceversa: come se l’organizzazione originaria degli edifici e
degli alloggi fosse più importante dei modi di vita quali oggi sono.
Va però verificata la praticabilità di una mediazione tra esigenze delle funzioni contemporanee e le finalità di conservazione che gli strumenti urbanistici prevedono per
le diverse zone del tessuto edificato, al fine di non sostituire alla Città storica (con i
suoi valori) un suo fac-simile. La cura dei dettagli è, a questo fine, estremamente
importante così come la scelta dei materiali, la precisazione delle lavorazioni e delle
finiture e la definizione dei colori.
Non meno delicata è l’attenzione da porre nei confronti dell’insediamento di manufatti e impianti negli edifici (antenne, contatori, armadietti, etc.).
Tali strutture non sono sempre di facile inquadramento in norme generali, a causa
della rapida evoluzione delle tecnologie e della loro disparità. A tale titolo di esempio,
si considerino gli armadietti dei contatori (energia elettrica, gas, telefono, etc.) di
forma, materiali e collocazione diverse, perchè fanno capo ad enti di gestione diversi,
che non sono raccordati tra loro, e quindi tanto meno resi compatibili con le esigenze
di una corretta considerazione progettuale.
In linea generale si può proporre di sfumarne l’evidenza con un collocazione “defilata” e con il trattamento delle superfici visibili coerente con quello delle facciate.
Certamente un approccio diverso va rivolto alle aggregazioni più antiche (Grazzano,
Villalta, Pracchiuso, etc.), che hanno subito nel tempo trasformazioni molto significative, per le nuove funzioni esercitate e per il carattere commerciale che Udine ha
assunto nel suo complesso, rispetto a quelle rigorose del restauro che deve qualificare
il nucleo originario e gli edifici più significativi della sua storia.
I borghi agricoli esterni (quelli dei quadranti Nord ed Est prevalentemente), che conservano tuttora funzioni agricole, vanno salvaguardati, non solo sotto il profilo funzionale/edilizio, ma anche nei rapporti con la campagna coltivata, attraverso la proposizione di criteri non solo di carattere edilizio, ma anche urbanistico.
A differenza dei borghi frazionali, che nel PRGC hanno in generale la classificazione
BOa, motivata, secondo la normativa di zona, dalla presenza di “caratteristiche
ambientali dei vecchi nuclei edilizi” (con rari casi di edilizia rimarchevole per qualità
architettoniche singolari o d’epoca), e quindi in qualche misura omogenei all’interno
di ogni borgo, all’interno della circonvallazione la Città è organizzata “per parti”, a
seconda degli ampliamenti avvenuti in successive epoche storiche, che la caratterizzano con architetture dell’epoca. A questo proposito va notato come la Città di Udine
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abbia saputo esprimersi con elevate qualità architettoniche anche nel secolo ventesimo (si vedano i quartieri Liberty, ad esempio), mantenendo anche, per lo più, caratteristiche omogenee nelle addizioni urbane che si sono succedute.
Notevoli eccezioni, a questo proposito, sono date da:
- gli interventi edilizi di tipo condominiale realizzati nel secondo dopoguerra in varie
aree della Città, vuoi come sostituzione di edifici precedenti, vuoi come riempimento
di spazi liberi (orti, braide, parchi), talvolta anche con un ridisegno urbanistico di un
ambito consistente;
- il ridisegno urbano di via Ungheria, attuato con il piano di ricostruzione a seguito
degli eventi bellici, che ha lasciato ai margini brandelli di città storica, con i quali
nessun dialogo è stato costruito e che anche per questo hanno registrato un degrado
fortissimo, costituendo delle zone di disattrazione insediativa.
Un caso particolare - assai diverso dai precedenti - è costituito da via
Mercatovecchio, che ha subito complessivamente una consistente trasformazione, con
il risultato di sostituire la Città storica, la sua ricchezza di funzioni e di varietà architettoniche, con un’altra idonea ad ospitare le funzioni centrali, ma organizzata secondo criteri e forme omogenee. Questa operazione, proprio per essere avvenuta in epoca
storica (Otto-Novecento), appare oggi coerente nel suo assetto modificato ed assorbita nel panorama della Città, ma non consente più di documentare la sua storia e di
mostrare le architetture e le forme artistiche di quella storia.
Relativamente al mantenimento delle caratteristiche d’epoca nelle varie parti urbane
del nucleo centrale di Udine, si possono elaborare due considerazioni:
a) la prima è che l’organicità delle architetture (e della morfologia urbana) nelle varie
parti di Città sia un valore storico da conservare, al fine di non compromettere la lettura e la interpretazione della Città stessa e della sua evoluzione;
b) la seconda è che anche nei periodi più recenti si sono avuti insediamenti di qualità.
Si può dunque ragionevolmente pensare che si debba incentivare la realizzazione di
architetture contemporanee di qualità nelle zone di nuova edificazione, in modo da
garantire alla Città la possibilità di esprimere e di documentare non solo le epoche
storiche della sua costruzione, ma anche quelle odierne, cercando comunque di mantenere il suo alto livello.
Nell’importante dibattito che si sviluppa spesso sulla opportunità che pure le architetture della contemporaneità siano rappresentate in Udine, si può forse ragionevolmente
proporre che questa caratterizzazione “per parti” della Città venga mantenuta, compiendo scelte del tipo:
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• nelle parti storiche, con forte caratterizzazione architettonica, si possano realizzare
nuovi interventi solo di sostituzione di edifici accidentalmente distrutti;
• il recupero privilegi le logiche, le tipologie e i materiali del contesto, senza disconoscere però la possibilità di sperimentare tecnologie contemporanee, soprattutto laddove quelle antiche non siano opportune o praticabili;
• casi puntuali di nuova edilizia siano autorizzati con una procedura particolare che
ne verifichi puntualmente la validità, con un corretto inserimento volumetrico, e con
forme e materiali attuali che ne consentano l’immediata identificazione come tali, ma
che non alterino gli equilibri dell’ambiente circostante.
La nuova edificazione può invece venire agevolata come sostituzione di edifici incongrui sotto il profilo architettonico/edilizio e di impianto urbano. In prima approssimazione si possono ipotizzare due distinti approcci progettuali:
• che sia sufficiente la sostituzione dell’involucro (o almeno delle facciate visibili
dagli spazi pubblici), senza rinnovo totale dell’edificio, ove motivi economici e frazionamento della proprietà non consentano simili soluzioni di sostituzione con correlato contenimento volumetrico;
• che sia possibile intervenire sulle destinazioni d’uso, proponendo destinazioni di più
alto valore commerciale, tali da rendere più praticabile la riduzione del volume complessivo.
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3. QUESTIONI DI METODO
Lo studio è rivolto ad individuare le peculiarità costruttive che caratterizzano la qualità delle varie zone della Città di Udine. Gli esempi dei singoli elementi, peraltro in
numero limitato, non vanno pertanto intesi come un abaco, ma come un approccio
alla conoscenza che, non potendo esaurire (né, peraltro, appare possibile) all’interno
di uno studio come il presente tutte le possibili variazioni architettoniche che le varie
epoche e le varie situazioni insediative hanno saputo inventare, segnala all’attenzione
della Commissione edilizia in primis e dei progettisti poi, la necessità di un percorso
di indagine preliminare rispetto all’elaborazione del progetto e alla sua valutazione.
Non soloquesto però: la conoscenza delle regole della composizione architettonica e
della configurazione dei dettagli dovrebbe diventare patrimonio comune dei cittadini;
in questo percorso si esprimono infatti la cultura ed i valori sociali del patrimonio
edilizio ed ambientale di un insediamento e di un territorio. All’interno di questo processo si colloca anche la consapevolezza che il cittadino non è estraneo alla costruzione della forma urbana e della sua storia, e quindi della sua evoluzione, conservazione, innovazione.
Ha detto Renzo Piano:
«Perché sono così belle le nostre città? Non perché sono state costruite in
modo ordinato, ma perché erano immerse in culture, da quella del muratore a quella dell’architetto, disciplinate e al tempo stesso libere dentro il loro
mondo. Basta pensare al tema grandioso della manutenzione continua, in
cui tutto si rinnovava, ma all’interno di una logica armoniosa, che nessuno
aveva imposto e che stava nella dimensione e nella proporzione naturale
delle cose».
Queste segnalazioni hanno una qualche organicità solo per le zone del Piano regolatore o dei Piani particolareggiati che designano ambiti che sono omogenei nella realtà,
quali le zone BOa. Meno rappresentative sono le schede per le zone A2, perché il
PPCC classifica con questa denominazione contesti insediativi di matrice e di caratteristiche molto diverse (nuclei rurali inglobati e trasformati quali borgo San Lazzaro,
zone della borghesia urbana quali via Aquileia, espansioni del periodo eclettico-storicista in via Asquini, Girardini, etc.).
Ciò però non è rilevante, in quanto le schede intendono, come già detto, solo contribuire a comprendere le logiche che hanno guidato la fattura (o l’elaborazione) dei singoli elementi costruttivi: i disegni e le foto servono solo a darne testimonianza. Si
ribadisce che gli esempi servono a documentare l’espressione dei criteri individuati.
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Non sono dunque i disegni e le foto dei modelli a cui rifarsi e la scarsità di misure
indicate è finalizzata a non farli diventare dei fac-simile da utilizare come tali.
Si è infatti inteso sottolineare che è importante che i progetti di intervento si pongano
il problema delle modalità del loro inserimento nelle varie zone e che, a tal fine, individuino dei criteri, che nello studio sono parzialmente espressi, per le caratteristiche
più evidenti: essi saranno corretti, perfezionati, integrati con l’esperienza e utilizzando i contributi di approrofondimento che i vari interventi progettuali metteranno a
fuoco.
Per il trattamento del “nuovo” ci si deve
regolare a seconda dei modi di essere del
contesto. Ad esempio un edificio in vetro
e acciaio, risultato di una progettazione di
qualità, attenta alla composizione architettonica, all’articolazione delle sue parti
e al colore:
• può essere correttamente inserito nelle
zone centrali della Città (come nell’esempio dell’architetto Gino Valle in via
Mercatovecchio), anche come risoluzione
di momenti di discontinuità del fronte
edificato;
• è di difficile inserimento in una cortina edilizia della architettura rurale caratterizzata, per motivi climatici, o di sicurezza, o dall’impiego delle tecnologie tradizionali,
dalla prevalenza verso gli spazi pubblici di murature piene con pochi fori e di limitate
dimensioni. Verso i cortili di queste zone rurali, invece, si può ipotizzare un impiego
anche di vetro e acciaio a chiusura degli spazi tradizionalmente aperti (fienili, depositi, logge, porticati, etc.), anche con demolizione parziale di murature, per migliorare
la vivibilità dei locali interni o per conseguire un risparmio energetico con serre captanti o altre forme di tecnologie alternative.
Analoga importanza è da attribuire alle modalità dell’inserimento urbanistico, per
gestire l’attuazione delle trasformazioni urbane, conservando la leggibilità della trama
del contesto storico, anche nella realizzazione di interventi di architettura contemporanea.
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4. ZONE BOa DI INTERESSE AMBIENTALE
Se si condivide l’idea che è il contesto dei luoghi (contesto inteso in una accezione
larga, comprendente geografia, ma anche cultura, pratica del lavoro, memoria, capacità costruttiva) che determina l’aspetto degli spazi edificati, allora certamente è nelle
zone BOa che questo legame si rivela appieno. Gli stessi muri di recinzione (che
rimarcano le braide coltivate) realizzati con i sassi del Torre e del Cormor esprimono
un rapporto, tuttora vivo, tra risorse locali, maestria di messa in opera ed esigenze
della popolazione: è una cultura locale che si rappresenta visivamente e matericamente attraverso le forme stesse degli insediamenti.
Il Piano regolatore di Udine riconosce pertanto correttamente le parti storiche più
significative dei borghi frazionali come zone BOa, caratterizzate prevalentemente dall’esercizio, tuttora parzialmente in atto, delle funzioni agricole. Queste zone sono
state spesso alterate con interventi edilizi parziali, non coerenti con il contesto, che si
rivelano pesanti, anche se di modesta entità, rispetto alla relativa semplicità dei
modelli tradizionali.
Le situazioni insediative conservano però tuttora un notevole valore d’ambiente, legato a pochi fattori tipologici e morfologici che, proprio per il loro numero contenuto e
per le poche varianti presenti, vanno rispettati se se ne vuole mantenere il valore storico-documentale. La varietà delle combinazioni di questi pochi elementi determina
però una ricchezza di soluzioni, sia spaziali che volumetriche, che qualifica in modo
singolare le architetture e le forme insediative.
Le alterazioni subite dagli edifici negli ultimi decenni non sono in generale irreversibili, anche perché legate a motivi di minuta funzionalità. Specifici interventi di ripristino possono ricondurli ad un recupero coerente, unito peraltro alla necessità di dare
risposta alle esigenze contemporanee, non solo in termini di spazi, ma anche di salubrità, di contenimento energetico, di impianti in regola con le normative sulla sicurezza, sull’handicap, e così via.
Va anche notato come non sempre le caratteristiche edilizie e le funzioni prevalenti
siano ovunque le stesse. Ne è un esempio Cussignacco, ma anche Rizzi e Paderno,
che hanno assunto nel tempo caratteri prevalentemente urbani, cui corrispondono tipi
edilizi anch’essi non più rurali, malgrado tuttora siano presenti insediamenti di tipo
agricolo.
Le strutture agricole sparse non erano molto presenti sul territorio agricolo udinese,
proprio per la diffusa presenza di insediamenti accentrati, che costituiscono insieme
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la base operativa dell’attività agricola ed anche l’area centrale di riferimento, con la
Chiesa, le attività di servizio (commerciali, scolastiche, etc.), più o meno consistenti,
secondo la popolazione presente.
Per rispettare la volontà di risanamento urbanistico ed edilizio espressa dal PRGC, va
tenuto conto di queste funzioni, che è opportuno apprezzare e valorizzare, proprio al
fine di conservare l’identità dei borghi frazionali anche attraverso il loro ruolo.
Si dovrebbe inoltre, per questi ambiti, rispettare il rapporto tra insediamenti agricoli e
fondi di competenza, non interrompendo un collegamento funzionale che storicamente era dato e che spesso è appunto conservato, proprio per mantenere quella finalità di
“conservazione delle caratteristiche ambientali” che il PRGC indica e che a questo
legame produttivo fa necessariamente riferimento.
Una notazione particolare va fatta per i parcheggi che, seppure in alcuni casi siano
previsti nelle planimetrie della zonizzazione urbanistica, però spesso mancano soprattutto come presenza, leggera e diffusa, che in queste zone sarebbe invece opportuna.
Per conseguire questo risultato potrebbe essere incentivata la formazione di spazi
destinati alla sosta, a scomputo di oneri di urbanizzazione, laddove viene richiesta la
edificazione ex novo.
4. 1 Sistemi insediativi dei borghi
Le zone BOa dei borghi di edilizia spontanea (alcuni dei quali in passato dotati di
autonomia amministrativa) sono molte, a testimonianza della attenzione che il PRGC
ha avuto nei confronti di queste situazioni insediative e del valore che ha ad esse riconosciuto.
La consistenza della zona BOa è dell’ordine di diverse decine di ettari. Le indicazioni
normative del PRGC, che propongono la salvaguardia delle caratteristiche ambientali
presenti, pur tuttavia prevedono l’edificazione di nuove costruzioni e la sostituzione
di quelle esistenti, con un indice di fabbricabilità fondiaria di 2 mc/mq. Se l’interesse
ad interventi di edificazione in queste zone, attualmente presente in alcune frazioni,
dovesse estendersi a tutte, si potrebbe verificare un incremento di abitanti tale da
richiedere una correlata previsione di servizi.
Analizzando le caratteristiche costruttive degli edifici presenti nei vari insediamenti,
finalizzate alla elaborazione dei criteri, si sono tratte alcune considerazioni di carattere generale su questi insediamenti, sui loro assetti e sulle loro qualità ambientali.
La prima valutazione riguarda la loro stretta correlazione con il disegno del territorio
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COMUNE DI UDINE
DIPARTIMENTO SVILUPPO TERRITORIALE
E QUALITÀ AMBIENTALE
PIANO REGOLATORE
GENERALE COMUNALE
IDENTIFICAZIONE DELLE AREE E DEGLI IMMOBILI
ASSOGGETTATI A REGIME DI SALVAGUARDIA
ai sensi e per gli effetti dell'articolo 35, 2° comma della L.R. 52/91
e successive modifiche ed integrazioni
Ambiti tutelati dal PRGC
Sottozona BOa
Territorio comunale
professionista incaricato
arch. Emilio Savonitto
gruppo di lavoro
arch. Amanda Burelli - arch. Paola Pellegrini
consulenti
prof. dott. Diana Barillari - arch. Renato Bosa
dott. Gabriella Bucco - arch. Enzo Pascolo
elaborazioni grafiche
Isabella Giacomini
scala
1:35.000
data
ottobre 2003
Planimetria con la distribuzione
delle zone BOa di interesse ambientale (colore blu)
nel territorio comunale
(rielaborazione della cartografia prodotta dall'arch. Savonitto,
incaricato dall'Amministrazione comunale di Udine, per la redazione
della direttiva di salvaguardia e valorizzazione dell'architettura del
Novecento e del patrimonio edilizio rurale spontaneo).
agricolo, che a sua volta rimanda alla centuriazione romana. Gli insediamenti seguono questa logica, paralleli od ortogonali come sono rispetto alla viabilità che disegna
la trama principale di servizio del territorio agricolo. Gli edifici sono disposti a cortina lungo questa trama viaria e non l’hanno in generale strutturata ulteriormente. Le
costruzioni hanno sì occupato le aree più interne, ma attraverso la formazione di cortili e di servitù di transito. Gli edifici più recenti hanno prolungato gli insediamenti
lungo la viabilità esistente, alterando però il contesto insediativo, perché costituti da
costruzioni isolate e spesso “sgranate”.
Seppure in situazione generale di degrado, sono le zone BOa di più antico insediamento le uniche che segnalano una qualche “centralità”. Il risanamento e la ristrutturazione vanno quindi agevolate per conservare la identità dei luoghi, ma è opportuno
agevolare insieme anche il mantenimento, e magari la incentivazione, delle funzioni
di servizio presenti (spesso ristorazione, attività commerciali di vicinato).
Il PRGC prevede, in alcuni casi, la saldatura tra le varie zone sgranate di nuovo insediamento ed il loro inspessimento, attraverso la formazione di servizi ed aree verdi:
operazione condivisibile, ma che va praticata con l’attuazione delle previsioni.
Altro carattere molto significativo di questi borghi è l’“impressione” di continuità che
essi esprimono: continuità delle cortine edilizie, prolungata dai muri di recinzione
lungo le strade. Questo carattere di continuità dovrebbe essere ripreso sia nei nuovi
interventi che nel ripristino degli edifici esistenti anche con l’uso di muri di recinzione o di siepi alte. Se le recinzioni con muri in sasso sono di difficile riproposizione
(soprattutto per motivi economici), possono essere utili, a questo fine, anche muri
intonacati purché semplici e non artefatti con finte pietre o altri materiali non compatibili con quelli della tradizione.
4. 2 Le indicazioni del PRGC
Nei primi quattro commi dell’articolo 27, che disciplina la sottozona BOa, le norme
di attuazione del PRGC prevedono la conservazione delle caratteristiche ambientali
dei vecchi nuclei edilizi, mediante interventi di risanamento edilizio ed urbanistico.
Ai commi quattro e cinque sono date specifiche prescrizioni relative al mantenimento
od al recupero della organizzazione spaziale originaria.
Si devono però in proposito compiere alcune riflessioni, perchè nel PRGC ci sono
alcune contraddizioni.
a) Sotto il profilo azzonativo:
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- in alcuni casi la perimetrazione della zona BOa è particolarmente stretta e non permette di realizzare gli ampliamenti consentiti, in armonia con le strutture insediative
esistenti, in modo che ne risulti un naturale e organico ampliamento;
- in altri casi, nella frazione di Laipacco in particolare, le aree libere sono particolarmente ampie e consentono edificazioni consistenti, che, ovviamente, con difficoltà
possono essere collegate alla “organizzazione spaziale originaria”. È da notare come
in esse, a differenza di quanto prrevisto per altre zone di insediamento di analoga
dimensione, non sia prevista la realizzazione tramite piano attuativo. Alla luce della
consistenza di alcune iniziative edilizie realizzate o in atto in queste zone, ciò può
avere un forte impatto negativo, oltre che sulla morfologia degli insediamenti, anche
sullo standard di parcheggi pubblici, creando disequilibri nelle frazioni interessate.
b) Sotto il profilo normativo:
- dopo aver enunciato alcuni criteri di tutela della struttura urbanistica ed edilizia originaria si consentono nuove costruzioni su aree rese libere anche con demolizione. Va
anche rilevato come tra i parametri di utilizzo vi sia l’indice di visuale libera, che
induce a realizzare costruzioni isolate, laddove le caratteristiche di insieme indicano
invece per lo più cortine edilizie continue o edifici ad “L” o a “U”, con cortili interni
spesso di uso comune.
Fermo restando il limite posto al presente lavoro, di non interferenza con le indicazioni degli strumenti urbanistici vigenti, si ritiene però di evidenziare alcuni elementi
che si ritengono utili a specificare quelle indicazioni di carattere urbanistico che l’incarico prevede e che la norma stessa della zona BOa nella sua parte introdutttiva e di
finalità esprime:
- l’opportunità che all’interno della zona vengano di fatto mantenute le caratteristiche
originarie che sono principalmente: la contiguità e la coerenza con la campagna coltivata, la lettura dei sistemi produttivi, ove presenti, da abilitare anche per funzioni
agricole che usino mezzi di produzione contemporanei;
- il mantenimento di una zona di transizione tra questa e le altre zone insediate del
territorio;
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- la conservazione delle tipologie costruttive che connotano questi sistemi insediativi;
- la valorizzazione delle prospettive di arrivo in questi borghi, specie dove la visione
del campanile, l’andamento delle recinzioni, le forme architettoniche di bordo servono a connotare e a far riconoscere un insediamento rispetto all’altro.
Rimane irrisolto il tema del corretto ampliamento dei sistemi in linea, già organizzati
per più unità insediative, laddove la zona viene perimetrata sul corpo di fabbrica e
non sul lotto di pertinenza, per la stretta delimitazione che la sottozona BOa presenta
in alcuni casi: la soluzione può essere trovata solamente con una modifica del PRGC.
4. 3 Criteri di progetto ed esame delle trasformazioni
Si ritiene opportuno articolare i criteri nei seguente modo:
1. valutazioni in merito alla situazione morfologica esistente, per individuare:
a) i criteri che soddisfino i primi quattro commi dell’art. 27, relativi al “recupero
della struttura urbanistica ed edilizia originaria nei peculiari caratteri funzionali e
costruttivi” per i casi di intervento, siano essi di ampliamento e/o di sostituzione
all’interno dei borghi consolidati;
13
Criteri di intervento per il risanamento urbanistico
STATO DI FATTO
PROGETTO DI INTERVENTO
1: 1.000
D
DELIMITAZIONE DELL’UNITA˙ INSEDIATIVA DI RIFERIMENTO
D
COMPLETAMENTO DELLE CORTINE EDILIZIE, CON LA REALIZZAZIONE DI NUOVI VOLUMI:
EDIFICIO A DESTINAZIONE
RESIDENZIALE
EDIFICIO A DESTINAZIONE
ACCESSORIA ALLA RESIDENZA O RURALE
CORTILE A USO
PRIVATO O PROMISCUO
SUPERFICIE COLTIVATA
(ORTI O COLTURE AGRARIE)
A DESTINAZIONE RESIDENZIALE
ALLINEATI AD ALTRI EDIFICI SUL FRONTE STRADA
A DESTINAZIONE RESIDENZIALE O ACCESSORIA
ALLINEATI AD ALTRI EDIFICI SUL RETRO DEI CORTILI
RISTRUTTURAZIONE DEI VOLUMI ESISTENTI, CON LA RIUTILIZZAZIONE DI EDIFICI ACCESSORI O RURALI:
PER NUOVA DESTINAZIONE RESIDENZIALE
CON IL MANTENIMENTO DEI PARAMETRI (SUPERFICIE, VOLUME) ATTUALI
INGRESSO
EDIFICAZIONE DELLE AREE LIBERE, CON LA NUOVA REALIZZAZIONE DI VOLUMI RESIDENZIALI:
SOTTOPORTICO CARRABILE (ANDRONE)
ORTOGONALI AL FRONTE STRADA, CON UNA LOGICA INSEDIATIVA “CONTEMPORANEA”
CHE INTERPRETI IL MODELLO DI COSTRUZIONE DEI BORGHI RURALI O DELLE FRAZIONI PERIFERICHE
MURO DI RECINZIONE
UNITA˙ DI INTERVENTO
D
DEMOLIZIONE DI VOLUMI ESISTENTI
NON COERENTI CON IL CONTESTO
CORTILE A USO PRIVATO O PROMISCUO
SOTTOPORTICO CARRABILE (ANDRONE)
MURO DI RECINZIONE
Riferimenti urbanistico-edilizi per il progetto
STATO DI FATTO
ANALISI DELL’EDIFICIO IN PROGETTO NEI SUOI RAPPORTI CON IL CONTESTO EDIFICATO E AMBIENTALE
FACCIATA SUL FRONTE PRINCIPALE “DI PREGIO”,
DA TUTELARE
FACCIATA SUL FRONTE PRINCIPALE ALTERATA,
DA RICOMPORRE
CORPO EDILIZIO DI SERVIZIO AGGIUNTO
ALTERAZIONE DELL’EDIFICIO ORIGINARIO
ENTRO IL VOLUME ESISTENTE
PROGETTO DI INTERVENTO
1: 500
INTERVENTI PREVISTI SULL’EDIFICIO IN PROGETTO
NUOVO VOLUME A DUE PIANI,
CON TIPOLOGIA EDILIZIA TRADIZIONALE
D
DEMOLIZIONE DI VOLUMI NON COERENTI
CON IL FABBRICATO E CON IL CONTESTO EDIFICATO
RIPRISTINO DELLA
PORZIONE DI FACCIATA ALTERATA
TETTO A FALDE
(CON NUMERO DEI PIANI)
TETTO PIANO
(CON NUMERO DEI PIANI)
INTERVENTI PREVISTI SULL’AREA IN PROGETTO
SOTTOPORTICO CARRABILE (ANDRONE)
MURO DI RECINZIONE
CORTILE A USO
PRIVATO O PROMISCUO
CARATTERISTICHE E USI DEGLI SPAZI PUBBLICI
LUOGO DI RELAZIONI URBANE
CON ELEMENTI DI ARREDO DI PREGIO
(PIAZZETTA)
LUOGO DI RELAZIONI URBANE
(SLARGO STRADALE)
ESEMPLARI ARBOREI
DI INTERESSE AMBIENTALE
CANALE DI CONNESSIONE URBANA E LOCALE
(VIABILITA˙ VEICOLARE)
RIQUALIFICAZIONE DEL CORTILE INTERNO,
CON NUOVE PAVIMENTAZIONI DRENANTI
POSTI MACCHINA ALBERATI,
CON PAVIMENTAZIONE DRENANTE
b) i criteri che, sempre nel rispetto degli indirizzi dell’art. 27, possono essere
applicati nella realizzazione di nuovi interventi,
2. messa a fuoco delle particolarità costruttive degli edifici, per consentire la conservazione delle caratteristiche dei borghi, come riconosciuti dal PRGC.
Questi criteri assumono ora una particolare importanza, alla luce del concretarsi di
numerose iniziative di ristrutturazione, ma soprattutto di nuova costruzione, che
attualmente interessano questi insediamenti.
4. 4 Ampliamenti e sostituzioni
Si ritiene importante che gli ampliamenti e le sostituzioni seguano gli indirizzi insediativi preesistenti, confermando le cortine e le corti, secondo gli orientamenti che
sono poi quelli del frazionamento del terreno agricolo. Negli schemi grafici seguenti
si ipotizzano situazioni, che sono peraltro nella realtà molto diffuse, e si evidenziano
le azioni di ripulitura delle corti interne e le modalità secondo le quali è possibile
integrare i volumi esistenti da conservare con quelli necessari alle esigenze manifestate dagli abitanti.
Tra le caratteristiche della tipologia insediativa quelle che appaiono particolarmente
significative sono la cortina continua, in parte appoggiata al fronte strada ed in parte
arretrata sull’area di pertinenza, che aveva, ed ha, funzioni prevalentemente residenziali e le costruzioni a “L” sulle corti interne, prevalentemente di servizio.
Altre caratteristiche sono:
- tetto a capanna, salvo gli elementi di testata che possono essere a padiglione;
- portoni, importanti nei confronti della tessitura delle facciate, che immettono su
androni o che si aprono nelle murature in sasso che recintano la braida coltivata;
- ballatoi sul fronte interno;
- nessun balcone o ballatoio sul fronte strada;
- assenza di altana o di abbaino;
- finestre verticali organizzate su un sistema compositivo molto semplice;
- recinzioni in muri di sasso o in siepi, che costituiscono un collegamento visivamente importante di delimitazione degli spazi pubblici rispetto a quelli privati.
Sulle zone retrostanti (secondo il modello consolidato dei sistemi insediativi agricoli
friulani) risultano collocate le strutture di servizio, che assumono spesso una forma ad
“L” formata per successive aggregazioni, in diretta connessione con i campi coltivati.
Questo rapporto è talmente consolidato, che non esistono quasi mai viottolo o carra-
16
reccia che si interpongano tra i sistemi costruiti ed il terreno agricolo.
E’ interessante notare come, a differenza delle facciate molto semplici degli affacci
sugli spazi pubblici, nelle corti interne vi sia una grande varietà di forme e di elementi architettonici che configurano volumi molto articolati che possono diventare gradevoli per utilizzi contemporanei. Per questo si ritiene opportuno il ripristino e anche
l’ampliamento delle tettoie, fienili e depositi attrezzi, per il loro riutilizzo con funzioni residenziali e di servizio alla residenza.
4. 5 Interventi contemporanei di nuova costruzione
In queste zone va privilegiato l’utilizzo di forme semplici verso gli spazi pubblici. Le
parti interne invece potranno essere più articolate, sia nei volumi che nelle facciate,
interpretando gli elementi e le caratteristiche della tradizione (ballatoi, porticati e
logge pilastrate, ampi fori dei fienili, etc.) pur utilizzando anche materiali e tecnologie attuali.
La facciata potrà essere arricchita da portoni carrai, utili anche a dare accesso ai garage posti macchina interni, che potranno così essere armonicamente inseriti nel contesto, come avveniva un tempo per il deposito dei carri agricoli. Questi depositi hanno
forme che si prestano in modo convincente ad una loro utilizzazione per questo
scopo,perchè consentono di reinterpretare le caratteristiche costruttive locali.
17
Altri criteri da praticare possono essere:
- collocazione degli edifici con il medesimo orientamento di quelli esistenti e, possibilmente, in contiguità con gli stessi, allungando le cortine o le forme ad “L” o a
corte chiusa che li caratterizzano;
- conferire pure ai nuovi insediamenti le caratteristiche di continuum edilizio attraverso anche la costruzione di muri di recinzione (e di recupero di quelli eventualmente
presenti) da realizzarsi preferibilmente in sasso, ma anche con murature intonacate, o,
ove non possibile, con siepi;
- il numero dei piani (normalmente 2 piani abitabili più soffitta) non superiore a quello degli edifici esistenti. Non sono da valutare positivamente edifici ad un piano, che
sono in evidente contrasto con le tipologie insediate, a meno che non siano annessi di
servizio o volumi sul tipo dei “focolari”;
- è auspicabile la realizzazione di logge in quanto si possono caratterizzare con le
forme delle tettoie dei fienili e dei depositi attrezzi.
Dopo tanti anni di disattenzione nei confronti dell’edilizia storica minore, c’è ora un
forte interesse al recupero che va agevolato ed incentivato.
Contemporaneamente però si manifesta anche una diffusa tendenza alla riproposizione delle forme della tradizione sulle nuove costruzioni, che va invece contrastata per
evitare la costruzione di fac-simili, che confondono la lettura della Città.
Se le forme e le dimensioni degli edifici nuovi sono da correlare a quelle degli insediamenti storici originali cui si affiancano, per i motivi sopra indicati i particolari
costruttivi, i materiali e le tecnologie non possono che essere quelli della contemporaneità.
4. 6 Composizione delle facciate
La composizione delle facciate coinvolge un significativo numero di elementi architettonico-edilizi, oggetto di singole analisi nelle schede dedicate.
È però utile anticipare alcune considerazioni in ordine alle modalità secondo le quali i
singoli elementi architettonici si compongono sulle facciate e, quindi, sulle cortine
edificate così dei borghi rurali periferici, come negli altri contesti.
Queste modalità si esprimono con canoni e regole (più evidenti negli edifici storici,
più sfumate in quelli più recenti) che caratterizzano ogni epoca e ogni situazione insediativa.
Si propongono alcuni temi ed una ipotesi di percorso di valutazione.
18
4. 6. 1 Percorso di valutazione
In una sequenza logica, le analisi utili allo studio delle facciate dovrebbero prendere
in esame i seguenti temi.
1. Il ritmo determinato dai vari edifici posti lungo la cortina interessata dall’intervento, ritmo dato dalla dimensione delle facciate in valore assoluto e nei loro rapporti
larghezza/altezza. Rilevante è pure la prospettiva di insieme della cortina; non meno
importante, ma di più difficili inquadramento e controllo, è il valore materico delle
facciate della cortina.
2. La scansione delle forature, loro rapporti dimensionali (ai vari piani), loro tipi di
cornice e di chiusura (serramenti, etc.),
3. Gli elementi di caratterizzazione delle facciate (texture, marcapiani, etc.).
4. La forma e dimensioni degli sporti di gronda.
TEMA 1. Va preliminarmente sottolineato che ci sono degli equilibri che derivano da
proporzioni corrette dei volumi dei singoli edifici di un ambito. Le altezze possono
variare entro limiti abbastanza ristretti (mediamente non più di un piano; molto diverse sono invece le altezze relative alle strutture produttive agricole tra di loro e con la
residenza, anche se comunque comprese negli stessi limiti massimi): altezze più elevate sono percepite come una anomalia del profilo del contesto e danno luogo ad
effetti di disturbo. Le larghezze, come determinate dai lotti storici, possono anche
avere variazioni maggiori, ora assorbite nell’insediamento.
Eventuali accorpamenti di lotti debbono essere considerati, nella progettazione, in
modo da determinare equilibri compatibili.
Tra le caratteristiche vanno indicati alcuni elementi, quali:
- assenza di porticati;
- disposizione planimetrica degli edifici che seguono l’andamento delle partizioni
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A
1
agricole e che sono quindi collocati in modo parallelo od ortogonale alla viabilità, a
sua volta ordinata sull’andamento del frazionamento dei fondi;
- massimo utilizzo dei fondi, con l’allineamento a filo strada che va spesso a costituire una cortina continua;
- formazione di recinzioni in muratura in sasso, che separa i lotti dagli spazi pubblici
ed anche dagli altri spazi privati, e che spesso costituisce una prosecuzione della cortina edificata, realizzando un effetto di continuità lungo la viabilità, con specifici
valori di caratterizzazione degli ambienti costruiti.
TEMA 2. Nelle facciate delle costruzioni tradizionali va rilevata la netta prevalenza
dei pieni rispetto ai vuoti delle forature, anche per esigenze statiche.
Circa il ritmo di scansione delle forature, si può notare come in questa zona i lotti
siano generalmente ampi, legati alle esigenze produttive agricole. Le facciate delle
residenze hanno finestre con interasse costante, dal momento che non sono collocate
per rispondere a criteri compositivi, ma per soddisfare esigenze funzionali, che si
ripetono come i corrispondenti elementi architettonici. Le forature ai vari piani sono
in genere collocate in asse; tuttavia la presenza di variazioni rispetto a questo canone,
va apprezzata e rispettata, salvo che essa derivi da interventi impropri, che vanno
rimossi.
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A
2
Le facciate degli edifici che ospitano le attività produttive sono meno classificabili
perchè più varie sia per dimensione che per disposizione e forma dei fori: ciò si spiega con la varietà delle funzioni agricole esercitate (stalla, fienile, cantina, deposito
attrezzi, etc.).
Questa semplicità compositiva non appare banale, perché la presenza delle murature
“faccia a vista” conferisce una ricchezza di texture che non fa percepire la monotonia
del ritmo delle facciate e della loro successione. L’intonacatura di queste murature le
impoverisce e le mortifica rendendole “povere”.
La foto esemplifica un efficace esempio di come il trattamento superficiale della facciata
determini una notevole differenza qualitativa tra edifici di disegno analogo: texture “faccia a vista” nella costruzione originaria e intonaco di recente applicazione.
Altri interventi di trasformazione, presenti in questa zona, sono dovuti alla modifica
delle forature, con alterazione dei rapporti storici e del tipo di oscuramento (avvolgibili), la sostituzione con il cemento armato degli architravi in legno delle finestre e
dei portoni, che ha “sporcato” la texture di contorno, senza un disegno preciso.
TEMA 3. La semplicità costruttiva - come detto - riduce al minimo gli elementi di
disegno della facciata che non siano strettamente funzionali. Sono spesso assenti
anche le cornici delle finestre. Zoccolature sono presenti negli edifici più recenti e
intonacati oppure in quelli rappresentativi di un ruolo o di una più elevata capacità
economica, tanto che, in rari casi, possono essere assimilati a quelli delle aree urbane.
A volte la tessitura stessa della muratura determina partizioni compositive attraverso
l’uso di materiali diversi (ad esempio, corsi o inserti di mattoni intercalati sulla muratura in pietra). Appare dunque importante evitare che gli edifici conservati nella texture originale vengano alterati intonacandoli. Nei casi nei quali ciò fosse già avvenuto, si dovrà valutare la possibilità di rimuovere l’intonaco, riportando alla luce la
trama originale. Nei casi ove ciò non sia praticabile, è opportuno un qualche interven-
21
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A
3
to di miglioramento della facciata, che sottolinei le forature con cornici costituite da
semplici fasce di intonaco, secondo quanto viene indicato nella specifica scheda.
Sulla facciata rivolta verso la corte interna, i ballatoi, elementi funzionali alla residenza ed all’attività produttiva agricola, arricchiscono invece di molto la sua composizione.
TEMA 4. Gli sporti di gronda sono più contenuti verso gli spazi pubblici ed invece
molto ampi sulle corti interne, in corrispondenza ed a protezione dei ballatoi.
La sostituzione della struttura del tetto in legno con solai in laterocemento impoverisce (così come l’intonacatura) l’aspetto dell’edificio. Se ne deduce che i tetti in legno
sono da conservare o, se deteriorati, da sostituire con materiali identici.
Nei casi di già avvenuta sostituzione con laterocemento, si deve tendere, in occasione
di ristrutturazioni, al ripristino del tetto in legno.
4. 7 Schede degli elementi architettonici più significativi
Le schede contengono le informazioni sulla presenza nel tessuto urbano degli elementi architettonici più significativi e individuano i criteri che sottendono le modalità
costruttive e le regole di impiego che li contraddistinguono. Nella progettazione i
relativi particolari costruttivi dovranno essere scelti in relazione alla specifica situazione di intervento.
La ridotta precisazione dei parametri dimensionali degli elementi schedati si collega
alla scelta di non definirli come esemplificativi ma solamente come testimonianza e
analisi delle logiche che li contraddistinguono. Essi infatti, come più volte detto, non
devono costituire un “catalogo”, ma essere invece scelti e progettati in relazione alla
specifica situazione.
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A
4
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Abbaino
ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C.
BO.a
(Luminarie)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Struttura posta sulla falda del
tetto di un edificio, realizzata al
fine di consentire l’apertura di
una finestra per dare luce e aria
al sottotetto.
Nell’edilizia rurale periferica gli
abbaini sono molto scarsamente
rappresentati.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Gli abbaini non fanno parte del contesto ambientale di questa zona e pertanto non è opportuno
che venga consentita la realizzazione di nuovi. Qualora presenti, vanno restaurati e conservati.
La documentazione fotografica illustra un raro
abbaino presente nell’edilizia rurale; la significatività
dell’immagine e peraltro limitata dall’inopportuna presenza di serramenti in alluminio, di persiane avvolgibili, di portefinestre, etc.
scheda n. 1
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Altana
ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C.
BO.a
(Altane)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Terrazzo coperto o a cielo libero
rialzato sopra il tetto di un edificio.
Nell’edilizia rurale periferica le
altane sono assenti.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Le norme di attuazione del Piano regolatore, intese a salvaguardare i valori di ambiente di questa zona, rendono non praticabile la proposizione delle altane.
scheda n. 2
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C.
Canna fumaria - Comignolo
(Nape)
BO.a
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Canna fumaria: condotto che
serve per allontanare e disperdere
verso l’alto i fumi del camino, costituito - in origine - da un vano
creato nello spessore della muratura e, più recentemente, da elementi prefabbricati (laterizio,
vibrocemento, acciaio, etc) addossati alla muratura.
Comignolo: fumaiolo del camino,
sporgente sopra la copertura di un
edificio.
Nell’edilizia rurale periferica i
comignoli sono in genere di grande
semplicità e le canne fumarie sono
spesso esterne, perchè realizzate
successivamente alla costruzione
dell’edificio. Talvolta le canne
fumarie iniziano all’altezza del
primo piano e si raccordano con
mensole sagomate al muro di facciata.
Di grande interesse sono i focolari
esterni, coperti da tettucci poligonali, che si raccordano con la
canna fumaria.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Nella progettazione dei comignoli vanno ripresi i modi semplici di costruzione di quelli tradizionali. Vanno dunque mantenuti modesti nelle forme e nelle dimensioni, al fine di non determinare
un rapporto non equilibrato tra copertura e comignoli. Ciò vale soprattutto in relazione alla constatazione che le esigenze attuali (ed anche il riutilizzo per usi residenziali delle strutture agricole) ne rendono necessari di nuovi, in numero di gran lunga superiore a quelli presistenti.
Gli spioventi del cappello di copertura del comignolo vanno disposti parallelamente alle falde del
tetto sottostante, con uguale inclinazione.
Particolare attenzione va posta al restauro dei focolari, che
appaiono (soprattutto quando realizzati sul fronte strada) molto
significativi delle caratteristiche ambientali di questa zona.
Le canne fumarie è opportuno che non vengano inserite come elemento sporgente sulle facciate
esterne degli edifici.
scheda n. 3
COMIGNOLO A CAPANNA CON CORNICI E TIMPANI (1: 20)
Materiale: le cornici e i timpani sono realizzati con fasce alternate di pianelle di
cotto, a vista, e di muratura intonacata
con varie modanature.
I sostegni del cappello sono realizzati in
muratura, con o senza intonacatura agli
angoli, e in pianelle di cotto, a vista, nelle
parti centrali.
COMIGNOLO A QUATTRO FALDE (1: 20)
Materiale: le cornici del comignolo sono
realizzate in due strati sovapposti di pianelle di cotto, a vista. Se realizzate in
muratura intonacata devono rispettare
le stesse dimensioni (limitate) in altezza.
I sostegni del cappello sono realizzati in
muratura intonacata agli angoli e in pianelle di cotto, a vista, nelle parti centrali.
COMIGNOLO DI DISEGNO “MODERNO”
Materiale: lastre di rame, con alette sui
quattro lati. Il comignolo ha la stessa
sezione della torretta emergente sul
tetto.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Copertura
ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C.
BO.a
(Cuviert)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Insieme delle strutture portanti e
degli altri elementi costruttivi
usati per completare la sommità di
un edificio, al fine di proteggerlo
dalle precipitazioni atmosferiche.
Nell’edilizia rurale periferica il
tipo delle coperture, per lo più a
capanna, con presenza limitata di
tetti a padiglione, costituisce un
elemento importante per la conservazione di questi contesti insediativi. Merita particolare considerazione la complessità delle co-
perture che deriva dalla varietà
dei manufatti edilizi, determinata
dalla presenza, accanto alle residenze, di strutture produttive legate all’attività agricola (ricovero
degli attrezzi, allevamento degli
animali). Si può affermare che,
nella semplicità degli elementi costitutivi, la varietà di altezze, di
forme e dimensioni degli edifici
produce (soprattutto nelle corti interne) un insieme costruito interessante, anche se a volte alterato,
che qualifica il contesto ambientale.
Più semplici sono le coperture
sulle facciate fronteggianti gli
spazi pubblici.
Le presenze di focolari uniti al
corpo principale degli edifici, con i
tettucci a padiglione, sono da salvaguardare, restaurandoli, perché
ogni intervento modificativo, seppur lieve, altera i semplici equilibri che conformano le particolarità
di questi luoghi.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Poichè in questa zona va conservato soprattutto il valore d’ambiente, è evidente come le modalità costruttive delle coperture debbano essere ricondotte a quelle tradizionali. L’impiego del
legno condiziona infatti le tecniche costruttive, le forme e le dimensioni; si possono comunque
applicare moderni indirizzi tecnologici da giustificare puntualmente in sede di progetto (ad esempio strutture accoppiate in ferro e legno) per esigenze specifiche (statiche, di restauro, etc.).
Per impostare una corretta
progettazione delle coperture
in queste zone, è necessario
rilevare come gli edifici storici
siano stati per lo più edificati a
cortina, in forma parallela od
ortogonale alla viabilità, che è
ordinata secondo il disegno
della
centuriazione.
Le
costruzioni, e le loro coperture, risultano dunque inserite
nel disegno del territorio agricolo che, seppure con le modifiche che il tempo ha impresso,
fa ancora leggere il sistema di
organizzazione del territorio
romano. L’aggregazione di
nuovi edifici di servizio si è in
modo naturale organizzata
sulla braida, divenuta poi
corte, con una successione di
costruzioni che ha determinato
quel sistema complesso di
superfici edificate e spazi
liberi che tuttora si rileva.
I tetti in queste zone non mostrano, se non accidentalmente, la presenza di abbaini e certamente
non vi sono presenti altane. Gli uni e le altre non sono da proporre.
scheda n. 4
Le questioni più importanti, che vanno considerate per
gli interventi sugli edifici di queste zone e nei loro
ampliamenti, appaiono le seguenti:
- innanzitutto la opportunità che ogni intervento
riguardi (o almeno consideri) l’insieme di edifici che
prospetta su una medesima corte, dal momento che la
morfologia di questi insediamenti è piuttosto complessa, per la presenza di più corpi di fabbrica, di uso e
dimensioni varie, collocati in successione anche su più
corti servite da un passaggio carrabile comune.
L’indicazione delle coperture esistenti può infatti
diventare utile indirizzo per gli interventi da compiere, anche con l’ottica di riutilizzare le tettoie di
ricovero attrezzi, quali posti auto, centrali termiche,
locali di servizio, etc.;
- orientamento delle falde con linee di colmo parallele alla strada, negli edifici di facciata, e perpendicolare alla medesima nei corpi a “L”;
- struttura portante del tetto, in linea di massima, in legno: gli sporti di gronda, con le loro caratteristiche indicate nell’apposita scheda, sono determinanti per la conformazione del tetto e dell’edificio nel suo complesso;
- copertura tradizionale in coppi, che è opportuno mantenere perché essenziale alla conservazione di quell’ambiente che il PRGC intende conservare;
- lucernari limitati.
L’esigenza che viene spesso rappresentata di proteggere gli ingressi va certamente contrastata
sul fronte strada (per rispettare i caratteri di essenzialità della facciata), mentre su gli affacci
interni può essere consentita se viene organicamente inserita nel disegno complessivo dell’edificio e, ancor meglio, se sfrutta gli spazi coperti degli annessi rustici.
In ogni caso, trattandosi di un elemento non ricorrente nell’architettura tradizionale, la progettazione dovrà avvalersi di soluzioni “contemporanee”, con materiali e tecnologie adeguate.
In alcune frazioni la zona rurale si estende anche ad aree inedificate: qui la progettazione di
nuove costruzioni va attentamente curata, al fine di evitare che le vere zone BOa ne risultino
compresse, marginalizzate, e che l’effetto complessivo si presenti non come tutela di un contesto
di valore ambientale, ma come zona residenziale di nuovo impianto, non diversa da quelle che
si formano nelle zone di espansione. Innanzittutto è importante che le nuove costruzioni conservino gli orientamenti tradizionali e che quindi si organizzino sulle direzioni del territorio agricolo, con forme e ingombri di tipo analogo.
Questione particolare, da valutare, è invece quella relativa
alla previsione di suggerire l’uso
dei materiali e delle forme
costruttive tradizionali (proponendo quindi per le nuove
costruzioni una forma mimetica),
o se invece preferire l’uso di tecniche e tecnologie contemporanee,
che ne evidenzino l’epoca di
costruzione (fermi restando i
principi di orientamento e di
ingombro). Va ricordato, a questo
proposito, come sia spesso la texture in pietrame e cotto del sistema di costruzione delle murature antiche (ora non più realizzabile) un motivo di interesse
importante per questi ambienti.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C.
Cornice delle aperture
(Ricuadri)
BO.a
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Contorno delle aperture composto
da architrave, davanzale o soglia e
stipiti laterali, che sporgono dal
filo dell’edificio. Generalmente il
riquadro è costituito da elementi
in pietra naturale (o artificiale)
squadrata, di sezione rettangolare, con semplici lavorazioni
superficiali o da fasce d’intonaco.
Nell’edilizia rurale periferica il
riquadro delle aperture è realizzato con materiali semplici (intona-
co, legno, mattoni, pietra con semplici lavorazioni); molte volte è
limitato alla presenza di uno o due
degli elementi costitutivi, talvolta
da nessuno.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI, CON SCHEMI ORIENTATIVI
I contorni esistenti, da rilevare attraverso una adeguata documentazione grafica o fotografica dello stato di fatto, sono in linea
di massima da conservare o da ripristinare.
Le eventuali esigenze di modifica delle dimensioni dei fori, da
motivare, possono essere realizzate con la riproposizione dei rapporti base/altezza originari, o della tradizione locale, entro un
disegno coerente di composizione della facciata e con la riutilizzazione - anche formale - degli elementi originari senza alterare
le superfici murarie esistenti. Questo criterio va seguito nelle realizzazioni di nuove forature, negli ampliamenti volumetrici o nei
nuovi edifici.
La presenza di varietà di cornici sulla medesima facciata può essere motivo di interesse, alla
luce della relativa semplicità degli apparati costruttivi, e suggerisce una preferenza di conservazione delle stesse, pur non escludendo la loro unificazione materica formale sul tipo più significativo.
Come
raccomandazione
generale
va
detto che è importante
che
vengano rimosse le alterazioni introdotte da
interventi edilizi poco rispettosi del fabbricato, per ricomporre le forme
e ripristinare
le modalità costruttive originarie.
scheda n. 5
CORNICE CON ARCHITRAVE DI LEGNO O PIETRA E DAVANZALE DI PIETRA SU FACCIATA NON INTONACATA (1: 40)
Materiale: trave di legno e lastra di
pietra, entrambe di recupero o di
nuova fattura; lo spessore degli
elementi deve essere significativo.
Lavorazione: i nuovi materiali
devono introdurre dissonanze
la tessitura della muratura
stente, neppure sotto l’aspetto
matico.
non
con
esicro-
CORNICE CON FASCE DI INTONACO SU FACCIATA INTONACATA E NON INTONACATA (1: 40 / 20)
Materiale: intonaco sporgente dalla
muratura, ridossato al contorno
del foro.
Lavorazione: il colore delle fasce
va differenziato rispetto alla facciata, senza introdurre stridenti
contrasti cromatici.
CORNICE CON ELEMENTI DI PIETRA NATURALE O ARTIFICIALE (1: 40 / 20)
Materiale: elementi a sezione rettangolare di pietra piasentina, o di
altre pietre della tradizione locale,
senza nserti o decorazioni.
Lavorazione: bocciardatura poco
percepibile o senza cordellina.
ATTACCO DELLA CORNICE SULLA MURATURA ESTERNA
La muratura in corrispondenza della cornice deve essere arretrata di 1,5 cm circa. È
ammesso pure l’arretramento circostante la
cornice per una larghezza di 2-3 cm.
Le soluzioni con il filo
esterno della muratura
allineato o sporgente
rispetto alla cornice
non sono coerenti con
la tradizione locale e
non sono quindi da
proporre.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Inferriata
ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C.
BO.a
(Fereade)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Grata di ferro posta a protezione
delle finestre realizzata con barre
di varie forme ed elementi decorativi. Talvolta l’inferriata può proteggere anche porte, cancelli, etc.
Nelle zone rurali le inferriate tradizionali sono di semplice disegno
e fattura; spesso sono collocate a
protezione delle finestre delle stalle, anche se di piccole dimensioni.
Le inferriate sono molto apesso
presenti al piano terra degli edifi-
ci a filo strada.
Talvolta le grate sono applicate
non all’interno del foro ma all’esterno della muratura, per consentire l’applicazione di scuretti a
libro.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Si ritiene che i caratteri ambientali della zona, che lo strumento urbanistico intende conservare, suggeriscano di limitare i disegni di assemblaggio delle sbarre e le forme di ancoraggio alle murature a quelli tradizionalmente usati.
Forme attuali d’inferriate sono consentite, purché di disegno semplice,
privilegiando la funzionalità della struttura,
nel rispetto del valore
tradizionalmente loro
assegnato.
Questi criteri sono da seguire anche nelle nuove costruzioni su aree inedificate, per tener conto
delle finalità di conservazione ambientale che il piano esprime.
Nelle cortine a filo strada sono sconsigliate le inferriate sporgenti rispetto alla facciata.
scheda n. 6
INFERRIATA A MAGLIA QUADRATA FISSATA SUI QUATTRO LATI DEL FORO (1: 40 / 2)
Materiale: profili di ferro generalmente
prodotti non industrialmente e assemblati senza saldature.
Il colore della inferiata deve riprendere
l’aspetto cromatico tradizionale, anche
con l’impiego di smalti ferromicacei.
INFERRIATA A LOSANGHE FISSATA GENERALMENTE SUI LATI VERTICALI DEL FORO (1: 40 / 2)
Materiale: profili di ferro assemblati
generalmente con fascette e chiodature e
non con saldature.
Il colore della inferiata deve riprendere
l’aspetto cromatico tradizionale, anche
con l’impiego di smalti ferromicacei.
INFERRIATA DI DISEGNO “MODERNO” A LAME ACCOPPIATE FISSATA GENERALMENTE SUI QUATTROLATI DEL FORO
Materiale: profili di ferro o di ottone,
assemblati con chiodature.
Il colore di questa inferiata di composizione “moderna”, può prescindere dall’aspetto cromatico tradizionale.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Loggia
ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C.
BO.a
(Loze, Lobie)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Parte di edificio ricavata entro il
suo perimetro, comunicante direttamente con l’esterno su uno o più
lati.
Le logge sono praticamente assenti nelle zone rurali, dove la semplicità e la modestia delle costruzioni, e della vita rurale, non consentivano la realizzazione di spazi
di questo tipo. Sono invece presenti altre strutture usualmente adibite a ricovero attrezzi, fienili, etc.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Le mutate condizioni di vita consentono oggi, anche nelle zone rurali periferiche, di dare risposta alle esigenze attuali delle famiglie, che chiedono di avere a disposizione spazi coperti per gli
usi estivi e di tempo libero.
Si ravvisa, nella flessibilità e varietà delle
corti presenti negli insediamenti rurali, la
possibilità di cogliere più opportunità:
- rendere questa zona più attraente sotto il
profilo insediativo residenziale, anche attraverso il riutilizzo delle strutture di servizio
legate alla conduzione agricola, nelle quali
realizzare - oltre alle residenze - porticati,
logge, autorimesse;
- risanare i contesti insediativi rurali dove,
nella trasformazione della pratica dell’agricoltura, hanno perso funzione (e quindi
manutenzione) molte delle strutture produttive antiche;
- attuare una conservazione dei valori ambientali corretta, recuperando le antiche
strutture, seppure con usi diversi.
È però necessario che i risanamenti interessino almeno l’ambito della corte, per prevedere un
ridisegno degli spazi interni, con l’eliminazione delle superfetazioni e delle aggiunte di piccoli
volumi (quelli, ad esempio, del piccolissimo allevamento familiare).
Poiché non si tratta di costruire nuovi volumi, ma di assegnare nuove funzioni alle strutture
esistenti, sono queste ultime a determinare forma e dimensioni di porticati e logge, anche nel
caso di una loro proposizione ex novo.
Oltre a quanto evidenziato nelle schede di tipo urbanistico qui vengono illustrate alcune linee di
intervento che esprimono nuove possibilità operative. Non va comunque dimenticato come gli
elementi compositivi, le finiture e i materiali usati, debbano essere in accordo con quelli storici
tradizionali, accordo che può essere anche realizzato con forme e materiali moderni (purchè discreti e leggeri), che si inseriscano in modo delicato in questo contesto insediativo fatto di pochi
elementi: sono questi ultimi che debbono mantenere la dominanza e la rappresentatività, pena
la stessa sopravvivenza dei caratteri ambientali e di contesto.
scheda n. 7
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C.
Modanatura - Marcapiano
(Marcheplan)
BO.a
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Modanature e marcapiani sono
usati per definire delle campiture
di composizione del disegno della
facciata, per legare singoli elementi (i davanzali delle finestre, le
copertine dei poggioli, gli architravi delle finestre). Le modanature, sottolineano e disegnano gli
sporti di linda (cornicioni) e
danno rilievo al marcapiano.
Nelle zone rurali periferiche sono
presenti solamente in alcuni edifici, di maggior pregio e prestigio.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Qualora negli edifici siano presenti
elementi architettonici particolari
(modanature, marcapiani, cornicioni, lesene, etc.), che costituiscono
un disegno di facciata, essi vanno
mantenuti e la facciata non può
essere intonacata, neppure parzialmente.
La proposizione di modanature, marcapiani, cornicioni, lesene, etc. negli edifici esistenti, o di
nuova costruzione, va attentamente meditata per non alterare il carattere ambientale della zona
(che lo strumento urbanistico intende conservare) e comunque va progettata secondo le regole
tradizionali.
scheda n. 8
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C.
Muro di recinzione
(Muraje)
BO.a
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
I muri realizzati in pietrame e
ciottolame a vista talvolta sono
stati intonacati con finitura superficiale grezza. Sono sormontati da
copertine in ciottoli di pezzatura
più grande (inseriti nella muratura), in coppi o in lastre di pietra
naturale o artificiale o di calcestruzzo. Spesso le recinzioni sono
costituite da siepi.
I muri di recinzione costituiscono
un elemento importante nella conformazione dei caratteri che qua-
lificano i valori ambientali delle
zone rurali periferiche. Essi infatti si pongono come elemento di
continuità con le cortine edificate
a filo strada, perché delimitano gli
spazi pubblici da quelli privati.
Sulle recinzioni spesso si aprono
portoni carrabili di servizio, chiusi
da cancelli in ferro o in legno: in
questo caso il portone è protetto
da un tettuccio con struttura portante in legno e copertura in
coppi.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Proprio per il carattere di continuità che
assicurano ai contesti insediativi e per il
valore ambientale che rappresentano, i
muri di recinzione vanno salvaguardati e
restaurati.
L’ipotesi di fare nuove aperture sui muri
esistenti va attentamente valutata e gli
interventi vanno realizzati con molta
cautela, soprattutto riproponendo in termini esatti (materiali, forme, altezze) gli attacchi dei portoni alla muratura, perché si ritiene che
si debba praticare il principio del rispetto del progetto originario, riservando le modifiche alla
rimozione delle eventuali alterazioni.
I criteri principali da seguire nel ripristino sono:
- rinnovare gli elementi deteriorati in pietra con altri degli stessi tipi di pietra e di lavorazione;
- restaurare i cancelli o, se irrecuperabili, realizzare di nuovi riproducendo materiali e forme di
quelli preesistenti.
Nei casi in cui il prospetto sia totalmente alterato, nella
riparazione si dovranno rispettare i rapporti desumibili da quelli
dei portoni presenti nella zona: questi nuovi portoni potranno
essere anche realizzati con materiali e tecniche contemporanee,
purché appunto la loro dimensione e le logiche compositive rispettino le proporzioni ed i rapporti di quelle storiche.
I muri in pietrame o ciottolame a vista non vanno intonacati, nemmeno parzialmente.
Possano essere proposte nuove recinzioni, con forme e materiali
attuali (quali muri di semplice fattura ed intonacati con superficie
grezza), accompagnati quindi da portoni e cancelli coerentemente
progettati.
Per le zone di nuova edificazione, oltre a quanto detto sopra, si suggerisce l’uso di:
- siepi e barriere vegetali;
- reti di semplice fattura e senza muretto di sostegno, soprattutto
come nuove divisioni tra le proprietà.
scheda n. 9
MURO DI RECINZIONE CON SOMMITÀ IN COPPI (1: 40)
Materiale: muratura lasciata a vista,
disposta a mosaico o a corsi orizzontali,
con prevalente impiego di pietra di
medio-grande pezzatura.
La copertura è realizzata con ciottoli
disposti a capanna con sovrastante tegole curve.
MURO DI RECINZIONE CON COPERTINA IN GROSSI CIOTTOLI (1: 40)
Materiale: muratura lasciata a vista,
disposta a mosaico o a corsi orizzontali,
con prevalente impiego di pietra di grande pezzatura.
La copertura è realizzata con pietre di
grande dimensione, scelte fra quelle a
sezione triangolare.
MURO DI RECINZIONE CON COPERTINA IN PIETRA SQUADRATA (1: 40)
Materiale: muratura lasciata a vista,
disposta a mosaico o a corsi orizzontali,
con prevalente impiego di pietra di grande pezzatura.
La copertura è realizzata con pietra artificiale a due spioventi o con sagomature
analoghe.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C.
Poggiolo - Ballatoio
(Pujûl)
BO.a
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Il poggiolo indica una struttura a
sbalzo rispetto alla facciata dell’edificio.
Il ballatoio indica un poggiolo esteso in lunghezza, che dà accesso a
più stanze dello stesso piano.
Nelle zone rurali periferiche i ballatoi sono molto presenti, correlati
alla semplicità della organnizzazione distributiva. La scala
infatti è spesso esterna e collega
uno o due ballatoi sui quali si
aprono le stanze superiori. Spesso
i poggioli e i ballatoi vengono usati
per l’essicatura dei prodotti agricoli.
Sulle facciate sul fronte strada
non sono mai presenti né poggioli
né ballatoi, che sono sempre collocati sui cortili interni.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Le caratteristiche costruttive degli edifici in questa zona sono in genere elementari e rispondono ad esigenze di funzionalità, di semplicità di esecuzione e di contenimento dei costi.
I ballatoi sono realizzati in legno, sia come struttura portante che come parapetto. Sporgono di
circa un metro dal filo del muro. L’assenza di queste strutture sulle facciate verso la strada è
un’altra caratteristica da conservare, sia negli interventi sugli edifici esistenti sia su quelli di
nuova costruzione.
Varianti rispetto al disegno base dei poggioli-ballatoi sono date dall’essere agganciate
alla copertura da montanti in legno e dagli
elementi di parapetto in doghe verticali od
orizzontali. Le tavole in legno del pavimento sono solo accostate (e non incastrate),
per evitare il ristagno dell’acqua ed il conseguente infradiciamento del legno.
Talvolta i ballatoi e i poggioli sono stati
sostituiti con strutture a sbalzo in cemento
armato e ringhiere in ferro, con nessuna
attenzione verso gli aspetti ambientali, e
banalizzando le stesse facciate su cui insistono.
Negli interventi di risanamento delle costruzioni esistenti, e nel loro ampliamento, si dovrà tenere conto delle caratteristiche tradizionali sopra indicate. In particolare si dovranno rimuovere le
alterazioni per riportare i disegni e i materiali alle forme dell’edilizia storica.
Gli stessi criteri sarà opportuno vengano seguiti anche
nelle nuove costruzioni delle aree inedificate.
Si ritiene inoltre opportuno suggerire che proprio le
nuove costruzioni ripropongano le articolazioni dei volumi e degli aggetti sui cortili, a ripetizione dei sistemi storici di organizzazione delle costruzioni e degli ampliamenti edilizi sulle aree interne.
scheda n. 10
POGGIOLO - BALLATOIO CON PARAPETTO A MONTANTI VERTICALI (1: 40)
Materiale: elementi di legno
opportunamente lavorati e trattati con vernici trasparenti per
lasciare a vista le venature.
POGGIOLO - BALLATOIO CON MONTANTI AGGANCIATI AL TETTO (1: 40)
Materiale: elementi di legno
opportunamente lavorati e trattati con vernici trasparenti per
lasciare a vista le venature.
POGGIOLO - BALLATOIO CON PARAPETTO A DOGHE ORIZZONTALI (1: 40)
Materiale: elementi di legno
opportunamente lavorati e trattati con vernici trasparenti per
lasciare a vista le venature.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C.
Portone - Portone carrabile
(Puarton)
BO.a
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Porta di notevoli dimensioni che
chiude l’entrata principale, anche
per i veicoli, in un edificio. Nel portone può essere ricavata un’apertura per consentire il passaggio
delle persone senza aprire del
tutto un’anta del serramento.
I portoni caratterizzano le facciate
delle schiere continue delle zone
rurali periferiche. I fori presentano usualmente forme ad arco
ribassato policentrico, talvolta con
architrave a vista. Le loro ampie
dimensioni, direttamente correlate
allo svolgimento delle funzioni produttive agricole nei cortili interni,
consentono oggi un facile passaggio delle automobili e quindi un
recupero a fini residenziali anche
delle costruzioni poste all’interno,
ospitanti funzioni non più attuali.
La costruzione dei portoni è molto
semplice: a due ante, in doppio
strato di tavole, con l’eventuale
portoncino pedonale inserito in
una delle due ante.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Proprio per l’importanza che i portoni presentano
nella conservazione dell’ambiente rurale, è necessario
che gli interventi che li riguardano siano oggetto di
attenzione. In particolare si ritiene che si debba praticare il principio del rispetto del progetto originario,
riservando le modifiche alla rimozione delle eventuali
alterazioni.
Può quindi essere praticata la riapertura dei portoni eventualmente chiusi nel corso del tempo,
ripristinandoli in base alle tracce che possono essere riscontrate nelle murature (da documentare, con fotografie).
Altri criteri da seguire nel ripristino sono i seguenti:
- ricomporrre gli elementi deteriorati delle cornici in pietra con altri dello stesso materiale e lavorazione, evitando la sostituzione con altro tipo di pietra o con altre caratteristiche;
- conservare la sporgenza della cornice rispetto all’intonaco o alla superficie muraria;
- prestare attenzione alla zoccolatura, nel rispetto dei caratteri indicati nella apposita scheda.
Nei casi in cui il prospetto sia totalmente alterato, o venga progettato uno nuovo, nel disegno dei portoni si dovranno rispettare
i rapporti (altezza/larghezza) desumibili da quelli rilevabili negli
edifici presenti nella cortina edilizia del contesto.
I nuovi portoni potranno essere realizzati con materiali e tecniche
contemporanee, purché appunto le loro dimensioni, e le logiche
compositive della facciata, rispettino le proporzioni ed i rapporti
di quelle storiche, essendo importante mantenere i ritmi di
percezione delle forature e delle articolazioni delle cortine
stradali. In quest’ultimo caso è da preferire l’uso dell’architrave
(in pietra o in ferro, con legno a vista in caso di murature non
intonacate), anziché quello dell’arco ribassato.
scheda n. 11
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Scuro, scuretto
ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C.
(Scûr, Scuret)
BO.a
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Ciascuno dei battenti applicati
all’interno o all’esterno delle finestre per impedire, una volta chiusi, che entri la luce nelle stanze.
Sono realizzati in legno, con varie
tipologie costruttive di chiusura
(ad anta, a libro, scorrevole, etc.).
Nelle zone rurali periferiche gli
scuretti, così come le altre componenti della edificazione, sono di
fattura semplice e danno luogo a
situazioni particolari, da valutare
con attenzione per non alterare
l’immagine generale dell’insediamento. Al piano terra sono spesso
sostituiti da inferriate. All’ultimo
piano sono talvolta presenti
scuretti con foro rettangolare
nella parte superiore: appaiono
significativi nel contesto ambientale come “memoria” dello storico
allevamento dei bachi da seta, ma
sono oggi difficilmente proponibili.
Meritano comunque una attenzione particolare laddove presenti.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
È opportuno suggerire la conservazione dei disegni storici, con alcune avvertenze:
- usare preferibilmente il legno: altri materiali contrastano con la conservazione dei valori ambientali
che lo strumento urbanistico impone di mantenere e
che sono affidati ad elementi semplici, sui quali anche
leggere modifiche si palesano come rilevanti;
- la soluzione preferibile è quella storica ad elementi
sovrapposti incrociati, con doghe orizzontali (dimensione minima cm 15) e tavole verticali, in numero
massimo di tre per anta; sono ammissibili anche
scuretti a libro;
- qualora i colori della finestra e dello scuretto siano
diversi, essi vanno accordati anche come tonalità;
- applicare cerniere di forma tradizionale e di colore
non contrastante con la pittura dello scuretto;
- sono da escludere gli scuretti scorrevoli o le persiane
avvolgibili.
scheda n. 12
SCURI AD ANTA CON ELEMENTI SOVRAPPOSTI INCROCIATI (1: 40)
Materiale: legno.
Lavorazione: le doghe orizzontali (interne) devono avere una larghezza superiore a 15 cm; quelle verticali (esterne)
devono essere in numero massimo di tre.
Generalmente gli scuri sono dipinti con
colori scuri, ma sono accettabili anche le
pitture con vernici trasparenti, per
lasciare a vista le venature..
SCURI AD ANTA CON SPECCHIATURE (1: 40)
Materiale: legno con lavorazioni di tipo
tradizionale.
Generalmente gli scuri sono dipinti con
colori scuri, ma sono accettabili anche le
pitture con vernici trasparenti.
SCURI A LIBRO CON SOLI ELEMENTI VERTICALI (1: 40)
Materiale: legno.
Generalmente gli scuri sono dipinti con
colori scuri, ma sono accettabili anche le
pitture con vernici trasparenti.
SCURI AD ANTA DI DISEGNO MODERNO (1: 40)
Materiale: legno. Il disegno moderno
degli scuretti ammette il ricorso ad altri
materiali.
Generalmente gli scuri sono dipinti con
vernici trasparenti, per lasciare a vista
le venature.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C.
Serramento-finestra
(Balcon)
BO.a
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Struttura che serve per chiudere
le aperture praticate nei muri
degli edifici per far entrare aria e
luce (finestre) o per il transito
delle persone (porte).
Nelle zone rurali periferiche i serramenti-finestra, così come le
altre componenti dell’edificio, sono
di fattura semplice. Va però tenuto presente che la varietà di funzioni (legate alla residenza, alla
produzione e conservazione dei
prodotti agricoli, all’allevamento
del bestiame) danno luogo a situazioni particolari, con forme,
dimensionni e finiture anche assai
differenti, che in linea generale è
bene conservare come “memoria”
e qualificazione dell’insediamento.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
È opportuno suggerire la conservazione dei disegni tradizionali dei serramenti-finestra, con
alcune avvertenze:
- usare preferibilmente il legno (altri materiali contrastano con la conservazione dei valori ambientali, i
quali sono affidati ad elementi semplici, sui quali
anche leggere modifiche si palesano come rilevanti).
Solo in casi particolari, e motivatamente, potranno
essere utilizzati altri materiali (orientativamente si
indicano il pvc e il ferro), purché forme, colori, sezioni
e finiture, siano compatibili con le caratteristiche
ambientali del contesto;
- prevedere serramenti ad anta unica, che risolvono le
esigenze di illuminazione interna, quando le forature
sono piuttosto piccole;
- i problemi legati alle attuali esigenze tecniche di
costruzione delle finestre, che richiedono una maggiore
dimensione dei profili costitutivi, suggeriscono di
porre una particolare attenzione all’attacco del serramento alla muratura, limitando al massimo la
sporgenza della parte fissa rispetto alla cornice;
- realizzare la finestra e lo scuretto con il medesimo
materiale;
- qualora i colori della finestra e dello scuretto siano
diversi, essi vanno accordati anche come tonalità.
scheda n. 13
FINESTRA A SVILUPPO VERTICALE A DUE ANTE CON PIÙ TRAVERSE (1: 40)
Materiale: legno; eventualmente possono
essere utilizzati altri materiali, conservando tuttavia le caratteristiche dei serramenti originari, evitando comunque il
formarsi di strutture riflettenti.
Generalmente la finestra è dipinta con
colori chiari.
FINESTRA A SVILUPPO VERTICALE AD UNICA ANTA (1: 40)
Materiale: legno. Il disegno “moderno”
della finestra ammette il ricorso ad altri
materiali purché siano conservate le
caratteristiche dei serramenti originari,
evitando comunque il formarsi di strutture riflettenti.
Generalmente la finestra è dipinta con
colori chiari, ma sono accettabili anche le
pitture con vernici trasparenti, per
lasciare a vista le venature.
FINESTRA A SVILUPPO VERTICALE A DUE ANTE (1: 40)
Materiale: legno. Il disegno “moderno”
della finestra ammette il ricorso ad altri
materiali purché siano conservate le
caratteristiche dei serramenti originarievitando comunque il formarsi di strutture riflettenti.
Generalmente la finestra è dipinta con
colori chiari, ma sono accettabili anche le
pitture con vernici trasparenti, per
lasciare a vista le venature.
FINESTRA PRESSOCHÈ QUADRATA A DUE ANTE (1: 40)
Materiale: legno. Il disegno “moderno”
della finestra ammette il ricorso ad altri
materiali purchè siano conservate le
caratteristiche dei serramenti originarievitando comunque il formarsi di strutture riflettenti.
Generalmente la finestra è dipinta con
colori chiari, ma sono accettabili anche le
pitture con vernici trasparenti, per
lasciare a vista le venature.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Sporto di gronda
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
(Linde)
BO.a
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Sporgenza a sbalzo della copertura, rispetto alle pareti di un edificio, per proteggere le parti sottostanti. La struttura visibile degli
sporti di gronda segnala le modalità costruttive della copertura, in
quanto essa è realizzata prolungando gli elementi portanti oltre le
facciate.
Nell’edilizia tradizionale sulla
struttura di sostegno sono collocati dei correnti che reggono le
pianelle di cotto (o, più raramente,
le tavole), che fanno da piano di
posa delle tegole curve (coppi).
Strutture più complesse, con
arcarecci o travi sovrapposte,
sono correlate ad una maggiore
distanza tra i puntoni e ad una
maggiore profondità dello sporto.
Tali strutture non sono molto presenti nelle zone rurali periferiche.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Gli sporti di gronda costituiscono un elemento particolare dell’aspetto ambientale dei borghi rurali e
vanno pertanto mantenuti
nelle loro caratteristiche.
Negli interventi edilizi di
rifacimento dei tetti è
opportuna pertanto la loro
riproposizione nei termini
tradizionali.
Nei casi particolari di avvenuto rifacimento delle coperture originarie, con strutture di copertura in laterocemento o altre tecniche costruttive non tradizionali, dovranno essere riproposti i
sistemi originari di copertura, non appena l’occasione di interventi sull’edificio interessato li rendano proponibili.
Le grondaiee (e i pluviali) dovranno riprendere le forme tradizionali (semicircolari e circolari),
con diametri proporzionati alle esigenze e allo sporto di gronda. Le lamiere impiegate dovranno
essere del tipo non riflettente.
scheda n. 14
SPORTI DI GRONDA DI MEDIA SPORGENZA (1: 40)
Materiale: elementi di legno. Il puntone è
sovrastato da arcarecci, correntini di
legno e pianelle di cotto, a vista (il lato
maggiore è parallelo alla facciata).
La sporgenza può variare fino a 1,50
metri.
SPORTI DI GRONDA CON PIANELLE (1: 40)
Materiale: elementi di legno. Il puntone è
sovrastato da correntini di legno e da
pianelle di cotto a vista (il lato maggiore
è ortogonale alla facciata).
La sporgenza è sull’ordine di 1,00 metro.
SPORTI DI GRONDA CON TAVOLATO (1: 40)
Materiale: elementi di legno. Il puntone è
sovrastato dal solo tavolato di legno, a
vista.
La sporgenza è sull’ordine di 1,00 metro.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Zoccolatura
ZONA OMOGENEA DEL P.R.G.C.
BO.a
(Imbassament)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Fascia decorativa che si svolge
lungo la parte inferiore delle
pareti esterne di un edificio, con
funzione prevalentemente protettiva, ottenuta con l’applicazione di
appositi materiali.
La zoccolatura è piuttosto rara
nell’edilizia rurale e spontanea.
Può essere realizzata con diversi
materiali (intonaco variamente
lavorato, pietra, etc.) e avere
diverse altezze, che sono usualmente determinate dal disegno
della facciata.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
In questa zona le zoccolature sono generalmente poco diffuse, tranne i casi di ambiti che hanno
assunto funzioni centrali, dove la presenza di strutture non residenziali (negozi, servizi, etc.) ha
suggerito l’opportunità di salvaguardare la base dell’edificio.
Le tipologie più frequenti sono quelle in intonaco
o con ghiaino spruzzato. Quando viene impiegata
la pietra, dovrà essere usato il medesimo tipo di
pietra delle cornici del portone.L’altezza deve
essere pari al basamento del portone o del portoncino di ingresso. È molto importante che
vengano accuratamente progettati i raccordi
della zoccolatura con gli elementi dei portoni e
dei portoncini, che sono essenziali per garantire
la qualità dell’intervento.
Sono da evitare altezze delle zoccolature estese sino al livello dei
davanzali del piano terra.
Negli edifici con murature in pietrame a vista, sarebbe preferibile
non applicare zoccolature: se necessario, l’intonaco lisciato è quello
che meglio si adatta.
Sono assolutamente da evitare le zoccolature (così come il rivestimento degli angoli degli edifici) in pannelli prefabbricati con pietra a
vista.
scheda n. 15
Nelle zone che hanno assunto funzioni
centrali possono essere ammessi gli
intonaci lavorati (con fasce, a rilievo,
bugnati, etc.), purché siano correttamente inseriti nell’edificio e nel disegno
delle facciate intonacate, in una composizione equilibrata, salvaguardando
comunque il carattere dell’edificio stesso.
Tra le cautele da osservare va sottolineata quella relativa al rispetto della
prevalenza (ottenuta con l’arretramento della superficie intonacata rispetto
alle componenti lapidee) degli elementi
in pietra (basamenti, cornici, etc.).
In particolare nella lavorazione dell’intonaco a fasce il nuovo disegno va correttamente raccordato con gli elementi
in pietra presenti, con le forature, etc.,
diversamente da quanto documentato
nella foto.
ZOCCOLATURA CON GHIAINO SPRUZZATO (1: 40)
Materiale: intonaco spruzzato, con
finitura rustica.
Nella fascia della zoccolatura possono essere ben inserite le bocchette
di areazione del vuoto sanitario
ricavato sotto il piano di calpestio
del piano terra.
5. ZONE EDIFICABILI BO - BI
Le zone BO e BI caratterizzano le parti del territorio comunale di più recente, e di
futura, edificazione dove spesso la disomogeneità volumetrica e funzionale può ingenerare impressione di disordine insediativo. Anche queste zone dovrebbero invece
comunicare coerenza e continuità rispetto ai volumi e alle altezze. Ciò può essere
conseguito con disposizioni adeguate del Piano regolatore circa le altezze e l’articolazione delle masse.
Si possono però conseguire fin d’ora alcuni risultati migliorativi con la adozione di
criteri di inserimento delle nuove costruzioni e di riqualificazione insediativa in occasione di interventi di rinnovo e/o di ampliamento dell’edilizia esistente.
Una prima valutazione va riferita all’integrazione dell’edificazione (nuova o da rinnovare) nel contesto esistente, che va adeguatamente riconosciuto e valutato in un ambito congruo. Richiedere quindi una appropriata documentazione fotografica (anche del
contesto) e l’esplicazione delle linee direttrici del progetto può risultare utile per
migliorare i ritmi e le cadenze del costruito.
Dovrebbero essere evitati i bruschi “cambi di scala” (condominio accanto ad una
serie di villette) e l’interferenza delle destinazioni d’uso (al fine di rispettare, ad
esempio, gli standard specifici della residenza da un lato e le esigenze di funzionalità
di grandi strutture commerciali dall’altro).
Tutto ciò non deve apparire come una limitazione delle libertà progettuali delle singole iniziative, ma deve invece limitare la ricerca dell’originalità fine a se stessa nell’intento di conseguire un equilibrato inserimento nel tessuto urbano di riferimento.
Importante appare pure la individuazione di possibili punti focali di prospettiva, che
possono essere dati da un campanile, da una costruzione storica significativa, oppure
dalla visione dell’arco montano così presente sulla pianura udinese. Le stesse foto
sopra suggerite possono essere utili anche a tal fine.
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La progettazione dovrebbe aver cura di salvaguardare questi elementi di riferimento
paesaggistico, e talvolta di identità locale, che consentono di integrare il prospetto
nell’ambiente.
I muri di recinzione in sasso costituiscono da sempre un elemento importante nel
panorama del territorio udinese. La loro conservazione, così come la proposizione di
recinzioni in muratura intonacata o realizzata con siepi consistenti, possono ancora
consentire di delimitare gli spazi pubblici e di conferire carattere di continuità formale agli insediamenti. Anche il mantenimento e/o la riproposizione di filari di gelsi o di
salici può essere di notevole aiuto, perché essi sottolineano, con piante autoctone di
rilievo ambientale, le partizioni del territorio, che la più recente agricoltura intensiva
tende ad annullare creando disorientamento e inidentità del paesaggio.
Essi possono anche delimitare e connotare le piste ciclabili i cui tracciati potrebbero
utilizzare le antiche carrarecce.
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6. ZONE PRODUTTIVE D E ZONE COMMERCIALI H
La qualità formale di queste zone (non costante nel territorio comunale) dipende
molto dalle regole che sono date alle zone stesse dagli strumenti urbanistici, in particolare da quelli attuativi.
Si è rilevato come appaiano particolarmente ben organizzate le aree edificate all’interno della “Zona Annonaria Udinese”, dove l’allineamento dei corpi di fabbrica,
l’impianto di essenze arboree, le recinzioni in generale ben calibrate e spesso sottolineate da siepi ed alberi, conferiscono all’intero comparto piacevolezza ed anche facile
riconoscibilità alle imprese ivi collocate.
Non appaiono necessarie molte indicazioni ulteriori per la ZAU se non il suggerimento di conservare quelle presenti nella strumentazione urbanistica e di tener conto di
alcune raccomandazioni che gli insediamenti propongono, quali:
- evidenziare l’accesso principale con adeguate sottolineature architettoniche, che
danno riconoscibilità al singolo insediamento, ma che conferiscono anche all’insieme
una particolarità all’interno delle regole date;
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- organizzare unitariamente gli elementi di recinzione e gli impianti tecnologici di
servizio e gli armadi delle reti tecnologiche di urbanizzazione (o almeno schermare e
dare loro un aspetto finito);
- progettare le costruzioni accessorie e di servizio unitariamente come
elemento del complesso insediato;
- apprezzare che anche gli edifici da
insediare presentino qualità architettonica, qualità che spesso contraddistingue molti di quelli già insediati;
- mantenere la permeabilità del
suolo, con pavimentazioni drenanti.
Molto diverse sono le considerazioni da esprimere relativamente alle zone D e H
lungo viale Tricesimo che, a differenza della ZAU, evidenziano la spontaneità degli
insediamenti, non guidati da una organizzazione unitaria complessiva. Anche in questo caso, però, le notazioni non possono che essere prevalentemente di tipo urbanistico, perché urbanistiche sono le cause della disorganicità della zona.
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A questo proposito la prima riflessione riguarda la commistione esistente (nella realtà
dei fatti e nel piano regolatore) tra zone produttive D, zone commerciali H e zone
residenziali (BOe): nelle zone H (a concessione diretta) è possibile insediare edifici
con un rapporto di copertura pari a 0,50 ed un’altezza di 12 m, che corrisponde ad un
indice di fabbricabilità di 6 mc/mq. Nelle zone residenziali BOe l’indice è invece di
1,20 mc/mq, con un evidente disequilibrio di scala tra zone di fatto limitrofe.
La normativa del PRGC, dunque:
a) tende ad estendere il divario visivo esistente tra grandi edifici (destinati al commercio) e residenze con volumi molto più modesti e, spesso, allineate a filo strada;
b) accentua una commistione che appare poco opportuna sia nei confronti dell’edilizia residenziale (che è disturbata dal traffico di accesso ai servizi terziari, oltre che da
quello già intenso di viale Tricesimo), che degli esercizi commerciali, la cui visibilità
è spesso nascosta dagli allineamenti a filo strada di quelle costruzioni di tipo residenziale.
Ciò vale sia in merito alla difficoltà di organizzare un traffico sicuro, reso anche più
problematico dalla incertezza di individuare la ditta o la situazione cercata (commerciale o produttiva), ma anche nell’assicurare un corretto smaltimento delle acque. Si
notano, infatti, in alcuni casi, sistemi di protezione dalle acque di ruscellamento alle-
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stiti dai singoli, per fronteggiare allagamenti provocati alle costruzioni meno recenti e
di tipo residenziale da una generalizzata impermeabilizzazione del suolo.
Non si può che prendere atto della situazione esistente di compresenza tra attività di
servizio e residenza. Un’azione opportuna potrebbe essere quella di integrare le indicazioni degli strumenti urbanistici, per suggerire quelle precauzioni che possono
apportare qualche miglioramento dei sistemi insediati.
A prescindere dalle iniziative che il Comune di Udine intenderà adottare sotto il profilo viabilistico, si possono indicare alcuni indirizzi:
• promuovere una qualche forma di continuità tra gli insediamenti di vario genere,
per migliorare l’impatto visivo, anche con l’impianto di siepi o alberature;
• promuovere una organizzazione degli spazi di sosta, in relazione alle necessità e ai
modi dell’accesso;
• schermare questi spazi di sosta rispetto agli insediamenti di tipo residenziale, per
attuare qualche forma di abbattimento del rumore e dell’inquinamento;
• dare visibilità ai vari complessi commerciali accentuando architettonicamente, come
nella ZAU, il punto di accesso;
• valutare se non sia opportuno disincentivare nuova residenza ed incentivare invece
la trasformazione di quella esistente verso funzioni di servizio (bar, ristoranti, edicole,
etc.);
• una notazione particolare va fatta per la frazione di Paderno, che è inserita in tale
contesto e che trova con difficoltà una sua organizzazione identitaria, compressa
com’è tra questa vivacità commerciale e una tranquilla e residenziale vita di borgo,
tra le quali c’è poco di comune. Va rilevato, tra l’altro, come per Paderno (come per
Rizzi e per Cussignacco) il PRGC, sempre attento a porre delle “Zone Agricole di
rispetto, E7” tra le zone BOa e le altre previsioni, qui non abbia trovato gli spazi per
operare una analoga precauzione, anche a testimonianza del diverso ruolo, molto più
urbano, che le BOa di Paderno, di Rizzi e di Cussignacco rivestono rispetto alle
medesime zone delle altre realtà cittadine.
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7. ZONE AGRICOLE E
Una prima riflessione che si può avanzare è relativa al fatto che queste zone non solo
costituiscono una risorsa produttiva e ambientale, ma rappresentano anche un valore
di posizione per la collettività.
Ne discendono alcune considerazioni:
a) la prima, che vanno salvaguardate da usi impropri e che, qualora necessarie, le
relative costruzioni vengano collocate non nell’area centrale, ma in quelle marginali,
proprio per conservare al massimo l’integrità areale delle zone agricole;
b) la seconda, che gli interventi da ammettere debbano inserirsi organicamente nel
territorio mantenendo l’orientamento delle partizioni. Questa valutazione va attentamente correlata alle necessità funzionali della produzione agricola. Sembra di poter
rilevare che, per la maggior parte di esse, vi è tuttora un collegamento funzionale con
gli insediamenti storici di carattere agricolo, che conservano in buona misura caratteristiche legate alla produzione, da salvaguardare;
c) la terza, è data dal fatto che tradizionalmente gli insediamenti agricoli erano organizzati in borghi, molti dei quali ancora vitali: ad essi è corretto garantire la possibilità di assicurare adeguati di livelli di qualità residenziale (abitazioni e servizi) e di
adattarsi alle moderne forme di produzione dell’agricoltura.
I criteri urbanistici, che la Commissione Edilizia potrebbe tenere presenti nella applicazione delle norme del PRGC, potrebbero discendere dalle seguenti considerazioni.
Il territorio agricolo circostante Udine, seppure in larga misura occupato dalle espansioni edilizie e dai grandi servizi che sostengono le funzioni sociali ed economiche
della Città, è ancora strutturato secondo geometrie antiche: esse non solo testimoniano la storia, ma sono anche il sostegno di funzioni strutturali molto importanti, quali
la viabilità e lo smaltimento delle acque o la continuità di aree-rifugio per la fauna
(costituite da siepi ed alberature), che ne disegnano la percezione e conformano il
paesaggio della campagna udinese. L’ampio anfiteatro delle montagne, a Nord, fa da
cornice al territorio di pianura, e configura un paesaggio molto caratterizzato, che
qualifica all’immediatezza, e con ampio respiro, la specificità udinese.
È da queste considerazioni che si possono trarre alcune valutazioni utili ad individuare quei criteri urbanistici che al presente studio vengono richiesti:
• è importante che i nuovi insediamenti si collochino sul territorio assecondando il
disegno presente, non solo con gli edifici ma anche con le recinzioni, che è preferibile
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vengano realizzate (o sottolineate) con muri, siepi ed alberature, proprio per incrementare il disegno e non costituire elementi di disomogeneità. Si considera particolarmente importante questa attenzione nel caso degli allevamenti di animali, per i quali
il PRGC indica con precisione le distanze da tenere dai confini di zona e dalle strutture esistenti, ma che sarebbe opportuno anche allontanare dal ciglio stradale non solo
in funzione visiva ma anche olfattiva;
• le costruzioni vengano allontanate dal ciglio della strada, per evitare che i loro volumi interrompano la visibilità lontana, soprattutto quando esse si frappongono con la
visuale verso l’arco montano o la configurazione caratteristica dei borghi o altri elementi di qualità del paesaggio;
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• le strutture aziendali, che debbono dare risposte funzionali alle necessità produttive
(si considerino in particolare allevamenti e serre, ma anche i capannoni di deposito
dei mezzi di produzione e dei rifiuti), possono essere adeguatamente inserite nel contesto agricolo con la schermatura di alberature e siepi, come del resto è sempre avvenuto.
Per quanto concerne invece criteri di tipo architettonico, diverse sono le considerazioni da effettuare per gli edifici da destinare alla residenza rurale e per quelli delle strutture della produzione (allevamenti, serre, impianti di deposito e di conservazione e
simili).
Per gli ampliamenti e le ristrutturazioni delle costruzioni residenziali esistenti (con i
limiti e le indicazioni già fornite dalle norme del PRGC), possono essere utilizzate le
indicazioni date per le zone BOa, vista la stretta contiguità tra gli ambiti destinati allo
svolgimento dell’attività agricola e i borghi rurali.
Per i nuovi alloggi rurali in zona agricola, appare corretto porsi l’obiettivo che utilizzino i moderni criteri costruttivi e le forme architettoniche della contemporaneità,
fermi restando peraltro i criteri della semplicità che hanno da sempre caratterizzato
queste costruzioni.
Per quanto concerne invece le strutture della produzione, esse non possono che
rispondere alle esigenze tecniche funzionali.
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8. ZONE E SPAZI PER ATTREZZATURE PUBBLICHE
La qualità delle attrezzature pubbliche in Città è piuttosto elevata, segno di una attenzione progettuale prima e di una manutenzione accurata poi che provengono da oculate scelte da parte della Amministrazione Comunale.
Questa ricerca della qualità fa parte della cultura della Città e il confronto con questi
esempi non può che stimolare un analogo futuro comportamento di amministratori,
funzionari e progettisti.
Solo di alcuni aspetti si ritiene quindi opportuno sottolineare l’importanza.
Le nuove architetture dovrebbero avere configurazioni planivolumetriche coerenti
con quelle degli edifici di contorno e articolarsi per parti dimensionalmente compatibili.
Le loro coperture, in quanto assumono rilevante importanza e propongono un forte
impatto nelle visioni dall’alto, dovrebbero essere realizzate con i materiali della tradizione (tegole curve in cotto) o con quelli usualmente impiegati per le costruzioni di
carattere pubblico (piombo, rame o zinco).
Le regole compositive delle facciate e le soluzioni di dettaglio, anche e soprattutto se
di architettura contemporanea, dovrebbero interpretare le logiche che hanno guidato
la costruzione della Città storica.
Una attenzione particolare dovrebbe invece essere riservata alla cura dell’organizzazione degli spazi pubblici di arredo, della viabilità e del tessuto connettivo, operando
con la medesima cura riservata al Centro Città anche nelle zone esterne di periferia e
nei borghi delle frazioni.
Gli spazi riservati ai cassonetti per la raccolta differenziata dei rifiuti, le isole nelle quali collocare magari ripristinandone il funzionamento idrico - le
fontanelle pubbliche, così come la scelta e la posa
dei pali di illuminazione, vanno progettati in maniera adeguata rispettando le caratteristiche storiche e
ambientali dei luoghi.
Analoga attenzione va posta a quegli elementi di
arredo urbano che favoriscono la vita di relazione
della comunità, alla luce della sempre minore vita-
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lità degli spazi collettivi e delle occasioni di incontro. Va sottolineata l’opportunità di
un coordinamento progettuale tra i vari elementi funzionali e/o di arredo che la
Amministrazione Comunale colloca negli spazi pubblici (pali della illuminazione
pubblica, cestini dei rifiuti, alberature, cartelli stradali, portali di supporto degli apparecchi semaforici, etc.) per evitare l’impressione che ci si trovi davanti a un catalogo
di manufatti, piuttosto che a oggetti per soddisfare determinate esigenze funzionali.
Nel progettare le opere in modo
che possano essere raggiunte e
utilizzate dai portatori di handicap (e anche dagli anziani, dai
genitori con bimbi in carrozzina,
da persone infortunate), sono da
tenere presenti - ad esempio - le
seguenti priorità:
- il percorso pedonale va privilegiato rispetto agli altri e quindi va
mantenuto nella sua orizzontalità,
anche nei pressi degli accessi carrai (siano questi ultimi a flettersi
e non viceversa);
- nessun ostacolo va posto al suo
regolare andamento (anche i cestini dei rifiuti a volte possono costituire ostacolo);
- la semplicità del disegno planimetrico è utile alla comprensione del percorso e dei
segnali e/o arredi.
Più in generale è opportuno che vengano adottati dei criteri progettuali che, nel
rispetto delle norme che regolano quel determinato settore di intervento, possano contribuire a migliorare la fruizione degli spazi e degli edifici pubblici.
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9. ZONE DEL CENTRO CITTA’
Le esperienze maturate e una nuova consapevolezza del ruolo che la Città storica
riveste inducono oggi ad individuare formulazioni di pianificazione particolareggiata
urbana molto diverse da quelle che hanno guidato i progetti e i piani negli anni
Settanta ed Ottanta, periodo di maturazione dello strumento attuativo del Centro Città
di Udine (PPCC).
L’importanza di riportare funzioni e vitalità nelle parti consolidate del tessuto urbano
sono ascrivibili ad una serie di valutazioni quali:
• il rinnovato interesse al recupero dell’edilizia storica ed alla sua valorizzazione a
fini residenziali;
• la capacità di intervento economico correlata ad una più consistente disponibilità
finanziaria;
• la specializzazione, acquisita anche con la esperienza della ricostruzione post sismica del 1976, ad eseguire interventi di recupero edilizio da parte delle imprese edili;
• il prolungamento delle aspettative di vita della popolazione e la necessità di soddisfare le esigenze di servizi entro un raggio di pendolarità urbana.
Tutte queste considerazioni fanno si che la pianificazione del Centro Città non possa
essere affidata a norme astratte, mutuate dalle regole generali solitamente riservate
alle aree di espansione urbana e valevoli per un lungo periodo, ma a progetti correlati
alle effettive esigenze di residenza e di servizi degli utenti ed alle capacità economiche di investimento.
Si sono, ad esempio, dimostrate inefficaci le previsioni volte a contrastare la terziarizzazione del centro storico affidate all’obbligo di riservare quote di residenza negli
interventi. Ciò infatti si è scontrato con l’esigenza di sicurezza degli istituti bancari o
con l’esigenza della Città di essere vitale, con la presenza continua di attività commerciali e di relazione ai piani terra. Più utile, a questo proposito, potrebbe essere
proprio una “pianificazione continua” basata su regole semplici e condivise, facilmente adattabile entro un quadro di riferimento complessivo, che gestiscano i fattori
di conflittualità di queste compresenze.
Ciò potrebbe contrastare alcuni effetti recenti di impoverimento della vitalità urbana
(delle strutture edificate e dei suoi abitanti), quali:
• la occupazione dei piani terra della Città da parte degli istituti bancari, che sono
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enormemente aumentati negli ultimi anni e che avevano la disponibilità economica
per acquisire i palazzi di valore del Centro storico;
• la perdita di ruolo del settore commerciale tradizionale (a seguito dell’affermazione
della grande distribuzione che si è collocata nelle zone extra urbane).
In base a queste valutazioni si può anche ritenere che le zone classificate di conservazione tipologica (A2) non possano essere tutte governate con uguali normative, ma
vadano differenziate a seconda della loro origine storica, delle loro caratteristiche,
delle loro attitudini urbane.
L’impalcato di conoscenza analitica che il PPCC ha approntato può consentire oggi di
procedere con progetti di piano attuativo più mirati e calibrati secondo le necessità e
opportunità degli abitanti e della Città.
La stessa dimensione areale del PPCC, riferita al territorio interno ai viali di circonvallazione (ultima cerchia murata), induce processi progettuali che non possono che
essere lenti e quindi tempisticamente non efficaci. La disciplina urbanistica che si è
affermata negli ultimi anni riconosce questa “pesantezza” e consente di individuare
altri percorsi che, ad esempio, potrebbero consistere in un documento di indirizzi
generali e in più piani di dettaglio relativi ad ambiti correlabili a finalità urbanistiche
puntuali, ma anche di risposta ad esigenze reali, per proporre soluzioni condivise con
le proprietà e gli operatori economici.
9. 1 Zone A
Ambiti più contenuti di pianificazione attuativa, guidati peraltro da strategie definite
per l’intero Centro Città, consentono anche di approfondire alcuni altri temi, particolarmente significativi per le zone di interesse storico-artistico.
Le zone A presentano infatti complessità di analisi, che va riferita anche al loro essere
caratterizzate diversamente secondo l’epoca storica e, in controluce, anche del
“censo” di chi le ha edificate. Questa, ed altre questioni incontrate nel corso del lavoro, quali il mantenimento delle prospettive e la salvaguardia dell’integrità dei percorsi, ad esempio, contengono approfondimenti tecnici da concretare con una pianificazione particolareggiata, tale da riuscire ad indirizzare la progettazione affinché di
tutte queste attenzioni si tenga conto nella programmazione e realizzazione degli
interventi.
Va sottolineato come non sia compito del presente studio compiere un’analisi puntuale dei criteri costruttivi e formali che hanno caratterizzato le diverse epoche storiche,
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né sarebbe corretto formulare un abaco di soluzioni standard adottabili. Ci sono però
dei criteri, messi a fuoco nel corso del lavoro, che si ritiene utile rendere espressi.
Il primo e fondamentale è quello della coerenza dell’intervento rispetto all’edificio ed
al contesto, sia in fase di progettazione, sia in fase di valutazione comunale.
Un secondo criterio (che si è ritenuto utile rappresentare con esempi e con foto) è
stato quello dell’apprezzamento delle visuali e, in primis, della visuale dal Castello.
Si tratta, infatti, di una singolarità specifica della Città di Udine, non solo perché le
sue origini e la sua storia sono strettamente correlate al Colle ed ai manufatti che vi si
trovano, ma anche perché è da questi luoghi e manufatti (soprattutto dalla “specola”)
che si gode un invidiabile panorama della Città.
Un ulteriore criterio, da praticare prevalentemente però in sede di pianificazione urbanistica, è dato dalla opportunità di valorizzare le acque (rogge “di Udine” e “di
Palma”), che testimoniano la storia della Città e dei modi con i quali le è stato garantito l’approvvigionamento idrico fin dal periodo medioevale, ma che le conferiscono
anche ricchezza di vedute e di particolarità negli insediamenti che vi prospettano.
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10. ZONE A1 - RESTAURO (E ASSIMILATE)
Sono quelle per le quali il Piano Particolareggiato del Centro Città e gli altri piani
attuativi compresi al suo interno consentono di compiere solamente operazioni di
restauro.
I criteri per l’intervento edilizio in queste zone assumono, alla luce delle possibilità
operative stabilite dalla normativa e tenendo conto del valore architettonico-artistico
degli edifici ivi presenti, il carattere di “indirizzo” generale, limitandosi a fornire
valutazioni specifiche che integrano quanto contenuto nei relativi piani particolareggiati.
In questo senso l’approccio progettuale deve essere particolarmente attento: è importante - ad esempio - che il rilievo dello stato di fatto sia molto puntuale ed adeguatamente corredato da molte fotografie, a evidente testimonianza di ogni particolare
costruttivo, di decoro, di eventuali superfetazioni e trasformazioni. Ma non solo:
anche la indagine storica sulla costruzione deve essere condotta con finalità di documentazione della correlazione tra tipologia, funzioni svolte, materiali impiegati, etc.
10. 1 Schede degli elementi architettonici più significativi
Le schede allegate riportano, per gli elementi architettonici più significativi, le informazioni sulla loro presenza nel tessuto urbano e individuano i criteri che sottendono
le modalità costruttive e le regole di impiego che li contraddistinguono. Contengono
anche gli indirizzi per una attenta considerazione nella progettazione e, soprattutto,
per un corretto inserimento nella fase realizzativa degli inteventi.
Ma si ribadisce che è nella fase progettuale che i particolari costruttivi dovranno essere scelti in relazione alla specifica situazione di intervento.
La ridotta precisazione dei parametri dimensionali degli elementi schedati si collega
alla scelta di non definirli esemplificativi ma solamente come testimonianza e analisi
delle logiche che li contraddistinguono. Essi infatti, come già detto, non devono costituire un “catalogo”, ma essere invece scelti e progettati in relazione alla specifica
situazione.
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ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Abbaino
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
A.1
(Luminarie)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Struttura posta sulla falda del
tetto di un edificio, realizzata al
fine di consentire l’apertura di
una finestra per dare luce e aria
al sottotetto.
Nella realtà locale l’abbaino è formato da un volume emergente di
limitata estensione e di semplice
fattura.
È spesso presente nelle zone classificate di restauro conservativo e
assimilate.
Non si ravvisa però opportuna la
formazione di nuovi abbaini negli
edifici nei quali sono consentite
solamente operazioni di restauro.
Fra l’altro un inadeguato controllo
dei volumi sulla copertura compromette anche l’immagine della
Città storica che si percepisce con
visioni dall’alto.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Le foto di abbaini sono indicative non per la loro costruzione ex novo, ma quale informazione di
carattere generale, stante che in questa zona non si ritiene opportuno proporne di nuovi.
Particolare struttura di abbaino
binato sulla copertura del Palazzo
Municipale di Udine.
scheda n. 1
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Altana
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
A.1
(Altane)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Terrazzo coperto o a cielo libero
rialzato sopra il tetto di un edificio. L’altana è elemento architettonico caratteristico dei palazzi
storici, dove può assumere la
forma di loggiato, appariscente per
dimensioni e soprattutto per eleganza di architettura.
Nelle aree di maggior valore storico-architettonico della Città, nelle
quali si deve operare secondo i criteri del restauro, non è opportuno
che vengano realizzate nuove
altane, mentre va ovviamente consentito il restauro di quelle
esistenti, tenendo come regola di
intervento il criterio della leggerezza della struttura.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Negli interventi sulle altane
esistenti è naturalmente ammessa la sostituzione delle
parti deteriorati, secondo le
tecniche del restauro.
È importante ripristinare le
eventuali alterazioni introdotte: le indicazioni date per le
zone di conservazione tipologica “A2” possono essere utili
riferimenti tecnici per la progettazione e per le valutazioni
della Commissione Edilizia.
scheda n. 2
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
Canna fumaria - Comignolo
(Nape)
A.1
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Canna fumaria: condotto che
serve per allontanare e disperdere
verso l’alto i fumi del camino, costituito - in origine - da un vano
creato nello spessore della muratura e, più recentemente, da elementi prefabbricati (laterizio,
vibrocemento, acciaio, etc.) inseriti nella muratura.
Comignolo: fumaiolo del camino,
sporgente sopra la copertura di un
edificio.
I comignoli sono elementi essenziali della copertura e quindi nelle
costruzioni importanti soggette a
conservazione e restauro assumono particolare rilievo, sia come
numero che come importanza
architettonica.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Negli interventi sulle canne fumarie e sui comignoli esistenti è naturalmente ammessa la sostituzione delle parti deteriorate, secondo le tecniche del restauro.
Qualora esigenze tecniche rendano necessari nuovi comignoli,
essi vanno riproposti nelle forme e con materiali analoghi con
quelli esistenti; vanno collocati sulla copertura in modo coerente con l’organizzazione architettonica dell’intero edificio, valutandone quindi anche gli effetti sulle facciate.
Le canne fumarie in ognni caso vanno inserite entro le murature.
scheda n. 3
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Copertura
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
A.1
(Cuviert)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Insieme delle strutture portanti e
degli altri elementi costruttivi
usati per completare la sommità
di un edificio, al fine di proteggerlo delle precipitazioni atmosferiche.
Le coperture assumono, nella Città
di Udine, una particolare rilevanza
in quanto visibili da molti luoghi,
alcuni dei quali di particolare interesse anche sotto il profilo panoramico, quali il Castello.
Va tenuto presente che le coperture sono un importante elemento
di caratterizzazione delle strade e
di altri luoghi, pubblici e privati.
Vanno dunque trattate con particolare attenzione non solo nelle
aree centrali, perché è la Città intera ad essere espressiva in questo senso, in modo particolare
tutto l’insediamento all’interno
dell’anello circolatorio urbano.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
In questa zona si deve
operare secondo le tecniche del restauro e
quindi vanno mantenute
e ripristinate le strutture di copertura originarie, tradizionali.
Si ritiene comunque utile sottolineare come la copertura derivi le particolarità costruttive da
forma e dimensione dell’edificio e dalla sua posizione lungo le cortine edilizie o nei corpi interni,
fatti questi significativi della qualità dell’edificio e del contesto edificato.
Nelle foto si nota come le sovrastrutture dei tetti siano numerose e compromettano la percezione
dei volumi della Città. Tutto ciò, accanto alla constatazione che in queste zone si deve operare
con la metodica del restauro, dovrebbe sconsigliare la costruzione di nuovi abbaini, altane, terrazze, etc.
Il restauro dei manufatti esistenti, se alterati, dovrebbe seguire dei criteri di inserimento, che si
propongono nelle schede relative.
scheda n. 4
Altri elementi importanti, da tenere in considerazione, sono quelle relativi a:
- presenza di sovrastrutture, quali abbaini,
altane, logge e torrette di
copertura.
I volumi dei tetti si
devono poter leggere
chiaramente, perché evidenziano la dimensione e
l’andamento dei singoli
edifici.
Le sovrastrutture del
tetto debbono essere leggere, di ingombro modesto ed interessare una
superficie molto inferiore a quella complessiva della copertura, per
non alterare la leggibilità dei corpi costruiti;
- materiali utilizzati: la
protezione dei tetti è
usualmente in “coppi”,
tranne i casi di coperture religiose e pubbliche
particolari, ricoperte in
lastre (di piombo, rame,
etc.).
Utilizzare altri materiali
comporta
inevitabilmente la modifica della
texture delle coperture e
quindi la percezione che
se ne ricava;
- colore delle coperture
(che dipende dal materiale usato): il colore
rossastro del cotto, o
quello
argenteo
(ad
esempio del Municipio),
compongono una tavolozza che aiuta a comprendere i ruoli degli edifici
sottostanti;
- presenza di aperture sul tetto (lucernai). Si ritiene che, soprattutto nelle zone di restauro conservativo, esse debbano essere assolutamente limitate, di numero e di dimensione, e in ogni caso
rispondere ad alcuni requisiti quali la posizione ordinata sull’orditura del tetto (dal quale non
devono sporgere), il colore amalgamato con quello del manto di copertura, il vetro non riflettente.
Per la installazione di accessori la progettazione si deve preoccupare di contenere i volumi (extra
corsa) entro le falde di copertura o limitarne al massimo la visibilità. La soluzione può essere
trovata collocando l’ascensore nelle parti centrali dell’edificio, in corrispondenza della massima
altezza della copertura, e utilizzando impianti di moderna concezione, che riducono al minimo
l’altezza del volume tecnico. Comunque, qualora necessario, la parte emergente dal tetto è
preferibile che si connoti come impianto tecnologico, evitando forme mimetiche.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
Cornice delle aperture
A.1
(Ricuadri)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Contorno delle aperture composto
da architrave, davanzale o soglia e
stipiti laterali, che sporgono dal
filo dell’edificio. Generalmente il
riquadro è costituito da elementi
in pietra naturale squadrata di
sezione rettangolare, con semplici
lavorazioni superficiali.
Nelle architetture di maggior pregio (di origine storica o recenti) le
cornici sono formate da modanature, variamente sagomate.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI, CON SCHEMI ORIENTATIVI
In questa zona si deve operare secondo le tecniche del restauro e quindi vanno mantenute e
ripristinate le cornici originarie, che sono quelle
tradizionali.
Modificazioni possono essere apportate solo per
restituire loro i caratteri originari, ove compromessi.
ATTACCO DELLA CORNICE SULLA MURATURA ESTERNA
La muratura in corrispondenza della cornice deve essere arretrata di 1,5 cm circa. E’
ammesso pure l’arretramento circostante la
cornice per una larghezza di 2-3 cm.
scheda n. 5
Le soluzioni con il filo
esterno della muratura
allineato o sporgente
rispetto alla cornice
non sono coerenti con
la tradizione locale e
non sono quindi da
proporre.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Inferriata
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
A.1
(Fereade)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Grata di ferro realizzata con barre
di varie forme ed elementi decorativi, posta a protezione delle finestre. Talvolta l’inferiata può proteggere anche porte, cancelli, etc.
Può essere applicata all’esterno
della muratura (con un rigonfiamento verso l’esterno nella parte
inferiore): in tal caso si definisce
“inginocchiata”.
Nelle zone soggette a conservazione e restauro le grate sono molto
presenti ed usualmente formate
da barre robuste solidamente fissate alla pietra o alla muratura.
Proteggono le finestre del piano
terreno, o anche del mezzanino, e
contribuiscono, con la loro imponenza, al disegno importante delle
facciata. Anche negli edifici più
rappresentativi hanno disegni
semplici. Sono però molto curate
l’esecuzione dei dettagli di intreccio e le modalità di ancoraggio alle
cornici in pietra.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
In questa zona si deve operare secondo le tecniche del restauro e quindi vanno mantenute e
ripristinate le inferriate originarie, che sono quelle tradizionali. Modificazioni possono essere
apportate solo per restituire all’edificio i caratteri originari, ove compromessi.
INFERRIATA A MAGLIA QUADRATA FISSATA SUI QUATTRO LATI DEL FORO (1: 40)
Materiale: profili di ferro prodotti non
industrialmente e assemblati senza
saldature, con lavorazioni tradizionali.
Il colore della inferiata deve riprendere l’aspetto cromatico tradizionale,
anche con l’impiego di smalti ferromicacei.
INFERRIATA A MAGLIA ROMBOIDALE FISSATA AI LATI DEL FORO TRAMITE UNA CORNICE (1: 40)
Materiale: profili di ferro prodotti non
industrialmente e assemblati senza
saldature, con lavorazioni tradizionali.
Il colore della inferiata deve riprendere l’aspetto cromatico tradizionale,
anche con l’impiego di smalti ferromicacei.
scheda n. 6
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Loggia
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
A.1
(Loze, Lobie)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Parte di edificio ricavata entro il
suo perimetro, comunicante direttamente con l’esterno su uno o più
lati. In origine designavano le gallerie a colonnati o arcate intorno
ai cortili dei conventi e dei palazzi
pubblici, destinati a uso civico o a
mercato coperto.
Sono un elemento architettonico
molto presente nelle zone centrali
della Città di Udine, anche con
esempi monumentali (quali la
Loggia del Lionello). Sono spesso
presenti all’ultimo piano degli edifici od anche, sotto forma di torrette, sulle coperture: costituiscono una delle variabili che caratterizzano i volumi visti dall’alto,
anche in relazione ai contrasti di
luce che talvolta esse disegnano.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Si ritiene opportuno suggerire il restauro delle logge esistenti, seguendo i criteri indicati per gli
elementi architettonici che le compongono.
Non si ravvisa però opportuna la formazione di nuove logge: le coperture dei tetti della zona più
centrale appaiono già molto occupate da varie strutture, tanto da compromettere, in alcuni casi,
la loro stessa leggibilità.
Anche la copertura delle altane esistenti è una pratica da sconsigliare, perché altera sostanzialmente i caratteri di leggerezza che contraddistinguono queste strutture
scheda n. 7
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
Modanatura - Marcapiano
(Marcheplan)
A.1
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Elemento sagomato di una membratura architettonica, costituita
da superfici piane a spigoli vivi
(listello, dentello, etc.) o da superfici curve concave o convesse (tondino, ovolo, guscio, gola, toro, scozia, etc.). Le modanature e i marcapiani sono usati per definire
delle campiture di composizione
del disegno della facciata, per
legare singoli elementi quali i
davanzali delle finestre.
Negli edifici storici sono molto pre-
senti e seguono sempre una logica
di sottolineatura degli elementi
compositivi della facciata (ad
esempio la modanatura dei davanzali è in continuità con quella della
copertina della balaustra dei poggioli). I marcapiani in particolare
sottolineano molto spesso il passaggio fra il trattamento esterno
del piano terreno (bugnato, rivestimento in pietra, etc.) e quello
dei piani superiori.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
In questa zona si deve operare secondo le tecniche del restauro e quindi vanno mantenute e
ripristinate le modanature e i marcapiani originari, che sono quelli tradizionali.
scheda n. 8
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
Muro di recinzione
(Muraje)
A.1
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Parchi e giardini degli edifici di
maggiore importanza sono dotati
di recinzioni importanti, realizzate
in pietrame a vista o intonaco.
Esistono anche casi di recinzioni
trasparenti, realizzate in ferro,
agganciate spesso su murature in
pietra squadrata. Le recinzione
sono in genere molto alte (più di
due metri) e si raccordano con le
zoccolature dei palazzi.
È importante la loro salvaguardia,
non solo perché costitui-scono testimonianza di modalità costruttive, ma anche perché risultano
utili alla delimitazione e alla sottolineatura degli spazi pubblici.
Costituiscono inoltre testimonianza dell’articolazione dei lotti
urbani del periodo di riferimento.
Sulle recinzioni quasi sempre si
aprono
portoni
carrabili
di
servizio, chiusi da cancelli in
ferro.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
In questa zona si deve operare secondo le tecniche
del restauro e quindi vanno mantenuti e ripristinati
i muri di recinzione originari, che sono quelli
tradizionali.
I cancelli vanno possibilmente restaurati o, se irrecuperabili, realizzati ex-novo, impiegando
materiali e forme coerenti con quelli preesistenti.
scheda n. 9
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Poggiolo
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
A.1
(Pujûl)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
I poggioli sono un elemento
architettonico spesso usato nella
composizione delle facciate della
zona centrale della Città, soprattutto al piano nobile, dove danno
risalto alle stanze principali di
rappresentanza (saloni).
Si compongono con gli altri elementi architettonici (portoni e finestre, modanature, cornicioni,
zoccolature, etc.) per configurare
aspetti monumentali di facciata.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
In questa zona si deve operare secondo le
tecniche del restauro e quindi vanno
mantenuti e ripristinati i poggioli originari, che sono quelli tradizionali.
scheda n. 10
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
Portone - Portone carrabile
(Puarton)
A.1
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Porta di notevoli dimensioni, che
serve come entrata principale,
anche per i veicoli, in un edificio;
imponente nella facciata principale è spesso arricchita da elementi decorativi di vario genere.
Nel portone può essere ricavato un
portoncino per consentire il passaggio delle persone senza aprire
tutta l’anta.
I portoni sono un elemento importante delle facciate degli edifici
assoggettati a conservazione e
restauro e quindi dell’aspetto della
Città. Il loro disegno si integra
molto spesso con quello delle finestre dei piani superiori, con i marcapiani, le zoccolature e gli altri
elementi della facciata.
I portoni sono realizzati in legno,
con robusto telaio, e quasi sempre
presentano un ricco repertorio di
specchiature,, motivi decorativi,
fusioni di metallo, etc.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
In questa zona si deve operare secondo le tecniche del restauro e quindi vanno mantenuti e
ripristinati i portoni originari, che sono quelli tradizionali.
scheda n. 11
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Scuro, scuretto
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
(Scûr, Scuret)
A.1
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Ciascuno dei battenti applicati
all’interno o all’esterno delle finestre per impedire, una volta chiusi, che entri la luce nelle stanze.
Sono realizzati in legno, con varie
tipologie costruttive di chiusura
(ad anta, a libro, scorrevole).
Nelle zone centrali della Città gli
scuretti, come le altre componenti
della facciata, sono di fattura piuttosto complessa, spesso legati alle
dimensioni importanti delle forature, soprattutto in corrispondenza del piano nobile. Sono più o
meno elaborati ed usualmente a
due o a tre specchiature, in relazione alle dimensioni delle finestre, che variano a seconda del
piano e delle funzioni che vi si
svolgono. Gli specchi inferiori possono essere mobili (con cerniere
superiori) e/o dotati di gelosie. Il
legno è generalmente dipinto a colori scuri.
Al piano terreno gli scuri sono
spesso assenti, sostituiti da inferriate.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
In questa zona si deve operare secondo le tecniche del restauro e quindi vanno mantenuti e
ripristinati gli scuretti originari, che sono quelli tradizionali.
Alcune avvertenze possono essere suggerite:
- usare esclusivamente il legno;
- i colori devono essere quelli storici;
- prestare particolare attenzione all’uso della ferramenta, che deve essere al massimo recuperata e, ove non possibile, riproposta con soluzioni identiche.
scheda n. 12
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
Serramento-finestra
(Balcon)
A.1
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Struttura che serve per chiudere
le aperture lasciate nei muri degli
edifici per far entrare aria e luce
(finestre) o il transito delle persone (porte).
Negli edifici assoggettati a conservazione e restauro i serramenti
sottolineano la significatività
(talora la monumentalità) delle
forature. Appare allora importante che questa rilevanza delle
finestre venga confermata e che il
restauro dell’immobile ne rispetti,
insieme con la forma, il significato. I serramenti possono presentare dimensioni molto diverse
(di forma modesta - spesso
quadrata - al piano terreno, monumentali al piano nobile, più piccole nei piani superiori), in
relazione al ruolo dei locali disposti ai vari piani, che testimoniano le funzioni delle stanze cui
danno luce.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
In questa zona si deve operare con le tecniche del restauro.
Sono però spesso necessari interventi di sostituzione per ripristinare le parti degradate. Poiché
i serramenti sono realizzati in legno va tenuta presente una cura non solamente negli interventi
di sostituzione, ma anche nelle più frequenti opere di manutenzione. A questo proposito è da rilevare che talvolta le finestre sono state trasformate in epoca recente. In questi casi, si ravvisa
l’opportunità di una loro valutazione per verificare l’attendibilità storica delle forme e finiture.
scheda n. 13
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Sporto di gronda
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
(Linde)
A.1
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Sporgenza a sbalzo della copertura
rispetto alle pareti di un edificio,
per proteggere le parti sottostanti.
La loro struttura visibile segnala
le modalità costruttive della copertura, perchè gli sporti di gronda
sono realizzati prolungando gli
elementi della copertura oltre le
facciate. Negli esempi tradizionali,
sulla struttura di sostegno sono
collocati i correnti che sostengono
le piastrelle in cotto, che fanno da
piano di posa dei coppi. Strutture
più complesse, con arcarecci, sono
correlate ad una maggiore distanza tra i puntoni.
Nella Città di Udine gli sporti di
gronda si caratterizzano soprattutto per la dimensione rilevante
della sporgenza, che spesso
richiede il rafforzamento, con un
barbacane, del puntone di sostegno. Talvolta sono presenti cornicioni variamente sagomati, che si
inquadrano nel disegno complessivo della facciata.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Le foto ed i disegni proposti costituiscono solo documentazione perchè in queste zone si deve operare con le modalità del restauro.
Modificazioni possono essere apportate solo per restituire agli sporti di gronda i caratteri originari ove
compromessi.
Le loro caratteristiche sono prevalentemente legate ai
seguenti elementi:
- elaborazione decorativa delle testate delle travi che
sono disegnate con modanature anche ricche;
- vibrabilità dei colori, determinata dal contrasto più o
meno accentuato tra il legno scuro della struttura portante e il cotto delle pianelle (talvolta decorate).
scheda n. 14
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Zoccolatura
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
(Imbassament)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Fascia decorativa che si svolge
lungo la parte inferiore delle
pareti esterne di un edificio, con
funzione prevalentemente protettiva. Può essere realizzata con
diversi materiali (intonaco variamente lavorato, pietra, etc.) e
avere diverse altezze, che sono
usualmente determinate dal disegno della facciata e in particolare:
- dai conci d’imposta degli stipiti
dei portoni o da quelli di imposta
dell’arco;
- dal basamento del portoncino
d’ingresso.
È presente nelle architetture
urbane. Negli episodi edilizi di
maggior pregio la zoccolatura
assume rilievo attraverso l’impiego di materiali nobili (pietra).
In questi casi essa viene raccordata con i conci dei portoni (o portoncini) e, qualora più alta, con il
marcapiano o anche con i davanzali del primo piano.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
In questa zona si deve operare secondo le
tecniche del restauro e quindi vanno mantenute le zoccolature esistenti.
Le zoccolature sono molto diffuse, spesso
in conci di pietra, accuratamente lavorati
ed anche di altezza significativa.
Negli edifici più importanti assumono il
significato di una base monumentale.
Il disegno della zoccolatura entra profondamente nella composizione della facciata;
i raccordi sono sempre accurati; le regole
costruttive sono molto definite ma anche
varie: questa varietà è motivo di grande
interesse.
scheda n. 15
A.1
11. ZONE A2 - CONSERVAZIONE TIPOLOGICA (E ASSIMILATE)
Queste zone costituiscono la maggior parte del tessuto urbano di Udine.
Le campiture di colore blu, che identificano le zone A2, evidenziano la loro prevalenza
rispetto alle altre classificazioni. Significativa pure è la diffusione delle campiture di colore rosso che segnalano le aree soggette a demolizione e ricostruzione, a ristrutturazione
edilizia e a ristrutturazione urbanistica.
La planimetria documenta l’ambito di Borgo Poscolle; nelle altre parti della Città la prevalenza delle zone A2 è ancora più evidente.
68
Il contesto che le zone A2 conformano è essenziale per l’identità stessa della Città. Va
dunque particolarmente approfondita la questione della “conservazione tipologica”
che i piani particolareggiati, e il PPCC in particolare, prevedono per esse, anche alla
luce della definizione di “ristrutturazione con carattere di conservazione tipologica”
introdotta di recente nel Regolamento Edilizio del Comune di Udine.
Va preliminarmente ricordato che la categoria di intevento della “conservazione tipologica” è contenuta nella legge regionale 52 del 19 novembre 1991, che ha inteso
integrare e precisare la definizione data dalla legge 457 del 5 agosto 1978. Nel testo
originario della LR 52 la “conservazione tipologica” è così configurata:
«Si configura quale intervento di conservazione tipologica l’insieme sistematico di opere riguardanti un intero organismo edilizio o parti significative dello stesso appartenente a complessi urbanistici di interesse storico-culturale o documentale, ivi compresi quelli di matrice industriale, finalizzato
ad assicurarne la funzionalità, la conservazione ed il ripristino degli elementi architettonici e tipologici previsti dalla normativa urbanistica generale o particolareggiata.
Tale intervento comprende il consolidamento, il risanamento, il ripristino ed
il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio.»
Nella relazione della LR si precisa che:
«…vengono definiti gli interventi di conservazione tipologica essendo presente nel piano urbanistico regionale l’esigenza di una particolare tutela
per complessi urbanistici di valore storico-culturale e documentale» (3.6
CAPO II - Interventi aventi rilevanza edilizia, 2° comma, ultima frase).
Nella quarta circolare esplicativa della medesima legge, il significato della “conservazione tipologica” viene così precisato:
«La diversità di applicazione degli artt. 69 (interventi di restauro) e 70
(interventi di conservazione tipologica) è derivata dal fatto che il primo si
riferisce a quel tipo di opere inerenti ai singoli edifici di particolare valore
storico-artistico, mentre il secondo è rivolto ad interventi da realizzarsi su
complessi edilizi di interesse storico-culturale o documentale».
Dalla lettura del testo della legge, della relazione e della circolare, si può correttamente interpretare come la definizione di “conservazione tipologica” si riferisca a
parti di città e sia orientata a mantenerne la testimonianza per fattori storici, culturali
69
o documentali.
Non è dunque la conservazione dei tipi edilizi che con questa categoria di intervento
va praticata, ma la conservazione dei “tipi urbani”, cioè di quelle caratteristiche insediative che configurano parti di città.
Nella classificazione di zone A2 è pertanto importante che vengano identificati i
caratteri che definiscono la singolarità propria di ogni parte di Città.
Le zone A2 corrispondono in generale all’assorbimento dei borghi esterni, man mano
inclusi nella Città che si veniva sviluppando. Le caratteristiche iniziali si sono in
parte mantenute, pur nei successivi interventi che sono stati fatti per migliorare,
ampliare e sostituire gli edifici preesistenti. Oggi si notano delle differenze tra via
Anton Lazzaro Moro e via Gemona, ad esempio, che hanno caratteri specifici, non
riassumibili in questo studio per i motivi che sono stati sopra indicati, ma che è giusto
evidenziare per porli all’attenzione di chi avrà modo di operarvi.
Si ritiene essenziale che, per ogni parte di Città che esprime un contesto significativo
di conservazione tipologica, si individuino i caratteri che la configura, che sono articolabili a più livelli:
a) di contesto urbanistico, relativo ai modi compositivi delle cortine, delle corti e
degli edifici interni. La norma del PPCC, che non consente modifiche volumetriche,
ma solo l’eliminazione delle superfetazioni, senza recupero in forma congrua del loro
volume, può produrre alterazioni più rilevanti del puro aumento volumetrico perché:
• l’abbassamento della quota del solaio del primo piano (per conseguire l’abitabilità
del sottotetto attraverso i successivi abbassamenti della quota di imposta dei solai),
interferisce pesantemente sulla facciata, alterando pure il disegno dell’arco dell’androne, che è uno degli elementi qualificanti delle cortine;
• la realizzazione di nuovi abbaini di dimensioni incongrue rispetto all’edificio altera
le proporzioni e il disegno delle facciate;
• favorisce il mantenimento di superfetazioni incongrue, i cui volumi potrebbero
meglio essere recuperati con ampliamenti organici, proposti nella logica storica di
accrescimento delle costruzioni, se la normativa lo consentisse;
b) di caratteri dell’edilizia della zona. Come si è storicamente definito nella maggior
parte dei casi, gli elementi che configurano una zona sia negli edifici di cortina che in
quelli interni sono pochi, riassumibili in:
• andamento dei tetti, con colmo parallelo alla strada nell’edificazione sul fronte stra70
da;
• scarsa presenza di abbaini che, qualora presenti, hanno sempre dimensioni molto
limitate;
• camini anche imponenti ma in numero limitato;
• edifici di altezza corrispondente per lo più a due piani abitabili più soffitta;
• portoni di accesso alla corte interna. L’arco di ingresso è normalmente ribassato e il
solaio della androna è in travi di legno lasciate a vista;
• presenza di ballatoi prevalentemente sulle corti interne;
• muri di divisione tra le corti molto alti, realizzati in muratura;
• composizione delle facciate che risponde a regole semplici, sintetizzabili in:
- una finestra sopra l’arco di ingresso;
- le finestre del piano terra in genere quadrangolari con davanzale piuttosto alto (talvolta poi trasformati in vetrine o in finestre verticali, con l’abbassamento del davanzale);
- finestre dei vari piani in asse: al primo piano più alte che larghe, quadrangolari nel
piano soffitta;
- portoncini d’entrata più larghi delle finestre e generalmente in asse con i fori dei
piani superiori;
c) degli elementi di finitura, che assumono grande rilevanza ai fini della conservazione tipologica documentale, in relazione alla essenzialità e riconoscibilità della composizione e del numero limitato dei materiali usati. In ogni cortina, ad esempio, la presenza o meno delle cornici in pietra delle finestre testimonia non solo il tipo di edilizia ma anche il censo dei suoi abitanti e conferma quindi la specificità urbana (del
luogo, della strada, del borgo).
Gli elementi principali da prendere in considerazione in ogni intervento edilizio sono
dunque:
• gli sporti di gronda del tetto. La struttura portante, in legno, può assumere diverse
configurazioni (come viene meglio illustrato nelle schede allegate), ma è sempre relazionata alla funzione che svolge;
• le cornici delle finestre, che possono essere in pietra naturale o artificiale, in intonaco (fasce sporgenti), oppure con spalle in muratura architrave in legno o pietra (con o
senza volta di scarico in mattoni) e davanzale in intonaco o pietra o mattoni, mostrando comunque un carattere di edificazione urbana.
71
11. 1 Composizione delle facciate
La composizione delle facciate coinvolge un significativo numero di elementi architettonico-edilizi, che vengono qui trattati nel loro insieme, con considerazioni di
carattere generale.
Questa scelta di lavoro serve a inquadrare le analisi che verranno di seguito proposte
in merito ai singoli elementi che caratterizzano i fronti edificati della Città storica. Si
ritiene infatti importante che esse rispondano a dei criteri unitari, tenendo presente
che ogni epoca e ogni situazione rispondono a canoni ed a regole proprie.
11. 1. 1 Percorso di valutazione
In una sequenza logica, le analisi utili allo studio delle facciate dovrebbero prendere
in esame i seguenti temi.
A. Il ritmo determinato dai vari edifici posti lungo la cortina interessata dall’intervento, ritmo dato dalla dimensione delle facciate in valore assoluto e nei loro rapporti
larghezza/altezza.
Rilevante è pure la prospettiva di insieme della cortina, nelle sue componenti di allineamento rettilineo o di andamento in curva, di disposizione orizzontale o su piani
inclinati. Non meno importante, ma di più difficile inquadramento e controllo, è il
valore cromatico/materico delle facciate della cortina, che contraddistingue in prima
istanza, più di ogni altro elemento, l’immagine della facciata.
72
B. La scansione delle forature, loro rapporti dimensionali (ai vari piani), loro tipi di
cornice e di chiusura (serramenti, etc.).
Stato di fatto
Progetto
Ai fini della illustrazione del tema, è esemplare il disegno di facciata tratto da un progetto di trasformazione presentato nel 1812 su un edificio di via Vittorio Veneto. Il forte ritmo
di scansione delle forature si appiattisce nel disegno di progetto (che tra l’altro regolarizza, impoverendole, le forature esistenti).
C. Gli elementi di caratterizzazione delle facciate (zoccolature, marcapiani, modanature, etc.).
D. La forma e dimensioni degli sporti di gronda e l’eventuale presenza di cornicioni.
TEMA A. Va preliminarmente sottolineato che nella Città storica ci sono degli equilibri che derivano da proporzioni corrette dei volumi dei singoli edifici di un ambito.
Le altezze possono variare entro limiti abbastanza ristretti (mediamente non più di un
piano): altezze più elevate sono percepite come una anomalia del profilo urbano e
danno luogo ad effetti di disturbo. Le larghezze, come determinate dai lotti storici,
possono anche avere variazioni maggiori, che però sono storicamente assorbite nel73
T
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M
A
A
l’insediamento in quanto legate a funzioni particolari, espresse con soluzioni architettoniche coerenti e leggibili nel contesto della Città.
Eventuali accorpamenti di lotti debbono essere considerati, nella progettazione, in
modo da determinare equilibri compatibili.
I disegni riprodotti rivestono
interesse perchè testimoniano gli effetti della “riforma
napoleonica” degli inizi
dell’Ottocento. Il progetto è
corretto sotto il profilo volumetrico, ma non come
ricomposizione della facciata, avendo annullato la ricchezza di forature e di decorazione plastiche preesistenti.
Stato di fatto dei primi dell’Ottocento
Progetto dei primi dell’Ottocento,
effettivamente realizzato
Stato di fatto attuale, che documenta la
sostanziale “tenuta” dell’architettura storica
TEMA B. Nelle facciate delle costruzioni tradizionali va rilevata la netta prevalenza
dei pieni rispetto ai vuoti delle forature, anche per esigenze statiche.
Circa il ritmo di scansione delle forature, si può notare come generalmente sui lotti
più stretti le finestre, generalmente due,siano distanziate fra di loro e vicine ai muri di
T
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A
B
74
confine, mentre nelle facciate di maggiore larghezza ci siano spesso dei ritmi determinati dall’avvicinamento di alcune forature rispetto ad altre, tanto da far assumere
alla facciata stessa un disegno più vario. Le forature ai vari piani sono generalmente
allineate sulla verticale, tuttavia la presenza di variazioni rispetto a questo canone, va
apprezzata e rispettata, salvo che essa derivi da interventi impropri, che vanno rimossi.
Finestre con particolare evidenza architettonica sono presenti in alcune parti della
Città.
TEMA C. Forme di arricchimento del disegno della facciata sono presenti negli edifici di maggior prestigio o di particolari epoche storiche (liberty).
T
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M
A
C
75
Solo alcuni di questi elementi svolgono una precisa funzione (zoccolature e copertine
dei parapetti, ad esempio): tutti insieme però contribuiscono alla composizione e alla
decorazione della facciata. Per inciso va detto che sono meno presenti nelle parti di
Città che costituiscono trasformazione ed inglobamento di originari borghi rurali.
Nella Città si nota la presenza di modanature in facciate che in origine ne erano chiaramente prive: spesso, in tali situazioni, non sono rispettate le regole compositive alle
quali viene fatto riferimento. Ad esempio, l’apposizione di marcapiani in edifici su
lotti stretti, o che presentano dei portici con archi, è assolutamente da evitare.
TEMA D. Gli sporti di gronda si caratterizzano per la dimensione elevata della sporgenza e per la conseguente elaborata struttura, arricchita dai contrasti tra i materiali
(legno e cotto) e dalla lavorazione decorativa delle testate.
Di conseguenza assumono un ruolo molto forte nella composizione delle facciate e
conferiscono qualità ed identità agli stessi spazi urbani.
76
6
T
E
M
A
D
11. 1. 2 Formazione di vetrine
Particolare attenzione, nella composizione delle facciate, va riservata alle vetrine, sia
per le richieste di trasformazione in esercizi commerciali dei piani terra, sia per il rinnovo delle attività già insediate. Frequente, e quasi mai correlata alle forme edilizie
tradizionali, è poi la sostituzione delle vetrine/negozi con la formula commerciale del
franchising, che sovrappone un arredamento standard alla specificità dei fabbricati
interessati dall’intervento.
La vitalità della Città odierna è molto affidata al commercio e le attività commerciali
hanno necessità di esposizione e di visibilità che non possono sempre essere soddisfatte nel rigoroso mantenimento delle forature esistenti.
Le trasformazioni possono anche diventare necessarie, ma sono naturalmente da praticare tenendo conto dei criteri che hanno guidato la composizione dell’intera facciata.
Le linee di indirizzo praticabili per la realizzazione delle vetrine, valide pure come
intervento su quelle esistenti, sono sostanzialmente tre:
a) conservazione delle forature. Comporta il rigoroso mantenimento dell’esistente (od
il recupero dei fori originari in caso di alterazioni sopravvenute).
I casi di applicazione possono essere o quelli in cui la facciata abbia particolare interesse o quando ci si avvalga proprio di quelle forme per esaltare la qualità degli
oggetti da esporre;
b) modifiche contenute delle forature. Esse si collocano all’interno delle regole compositive della facciata. Questo tipo di intervento non va praticato in modo diffuso,
perché rischia di mortificare l’ambiente urbano con la ripetitività.
77
L’esempio documentato a fianco
mostra un progetto di intervento
molto rigoroso e correlato alle
dimensioni dei fabbricati nei
quali si colloca. La relativa
libertà compositiva delle vetrine
(non riferita direttamente ai fori
dei piani superiori) segue delle
regole di scansione degli spazi
espositivi e di disegno dimensionate sulla larghezza delle facciate, con un apparato decorativo
che accentua e caratterizza l’insieme.
Nell’edificio con il fronte maggiore il ritmo è dato da
(vg+p+vg) x 2 volte, dove vg è la
larghezza della vetrina grande e
p è quella della porta di ingresso.
Nell’altro edificio, di larghezza
inferiore, il ritmo è dato da
(vp+vg+p) x 2 volte, dove vp è la
larghezza della vetrina piccola.
L’esempio è mututato da una zona A1 di restauro, ma è applicabile anche alle zone
A2 di conservazione tipologica. È interessante notare come al momento delle sua realizazione la proposta esprimesse forme e tecnologie contemporanee. Oggi queste
vetrine si apprezzano per il loro felice inserimento nella facciata e la loro qualità
architettonica.
Gli schemi seguenti esemplificano alcune soluzioni di intervento. La posizione delle
forature è condizionata da quelle delle finestre dei piani superiori: ciò non significa
necessariamente riproporre al piano terra un numero uguale di fori.
In caso di prevalenza di parti vuote al piano terrra, questa va compensata con un adeguato trattamento superficiale (rivestimento in pietra, formazione di intonaco bugnato, apposizione di marcapiani, etc.)
L’applicazione di elementi architettonici alle vetrine (zoccolature, cornici, etc.) va
correlata con gli analoghi elementi esistenti sulla facciata, senza peraltro usare gli
stessi materiali. In questi casi sono preferibili soluzioni reversibili, perché le esigenze
espositive cambiano con rapidità.
78
Le facciate di questi edifici, essendo di ridotte dimensioni, reggono con difficoltà
interventi rilevanti. Gli schemi indicati fanno corrispondere le forature del piano terra
a quelle dei piani superiori, conservando la lettura unitaria del fronte edificato; inoltre, la ridotta larghezza della facciata difficilmente consente l’inserimento di marcapiani, di solito volti a sottolineare partizioni orizzontali della facciata.
Questi schemi, ovviamente, non esauriscono le possibilità progettuali anche di aperture di diversa dimensione e strutturazione.
Le cornici di tipo tradizionale sono da realizzare con lo stesso materiale e tipologia di
quelle dei fori superiori. Sono ammessi bordi-cornice delle vetrine in ferro, legno o
altri materiali dell’architettura contemporanea, con forme e lavorazioni adeguate.
79
c) grande libertà di intervento. Sono interventi che possono esprimere la presenza
della Città contemporanea e la capacità della Città antica di conservare la propria
forza e identità anche in presenza di nuovi interventi, così come storicamente è sempre avvenuto, anche se va considerato che un tempo il numero contenuto delle trasformazioni ha reso più facile l’assorbimento delle modificazioni.
Certamente, in questo caso, la soluzione progettuale va approfondita e documentata
con tutti i particolari costruttivi disegnati in scala adeguata. Negli elaborati di progetto vanno indicate le modalità di ricomposizione della facciata nella sua interezza, i
motivi che hanno suggerito la scelta dei materiali e dei colori, anche contemporanei,
congruenti con i caratteri dell’edificio.
Se il progetto prevede un’ampia foratura essa dovrà essere disegnata in modo che non
venga letta come un “vuoto”.
80
L’ampiezza del fronte dell’edificio
ammette la possibilità di realizzare un
marcapiano (e l’eventuale particolare
trattamento superficiale della muratura al piano terra) qualora si intenda
trasformare i fori esistenti invetrine.
La grande libertà di intervento richiede notevole approfondimento progettuale, che
deve trovare regole proprie, ma correlate all’intero prospetto.
Le fotografie documentano esempi da evitare: la vetrina infatti viene letta come un
“vuoto” di forte impatto negativo sulla facciata.
In ciascuno dei casi di intervento sulle vetrine, quale che sia l’indirizzo che verrà praticato, una maggiore libertà compositiva può essere ammesssa per le vetrine aperte
all’interno dei portici, in quanto la facciata si caratterizza soprattutto per il disegno
del piano terra porticato.
Va sottoposta a grande attenzione l’apposizione di insegne, anche facendo attenzione
alla conservazione di quelle che evidenziano un valore di carattere storico, che va
preservato.
81
11. 1. 3 Portoni di accesso agli spazi interni
Rilevante nei confronti della composizione della facciata è l’inserimento di nuovi
accessi carrabili per il collegamento con gli spazi interni, da realizzare in funzione
della dotazione di posti auto, necessari in numero sempre maggiore.
La tipologia delle costruzioni esistenti è spesso caratterizzata dalla presenza di portoni ed in questo caso quindi il problema non si pone. Quando invece nell’edificio su
cui si interviene non c’è un’ingresso carrabile la progettazione dell’accesso agli spazi
interni va approfondita e motivata.
Complessivamente le situazioni che si possono presentare in relazione all’apertura di
nuovi transiti, sono di seguito riassunte.
CASO A: ricavare, se possibile, l’accesso dal retro (talvolta le parti retrostanti la cortina sul fronte strada sono inedificate), anche in considerazione che l’alterazione che
così si produce è limitata.
CASO B: l’intervento su uno o più edifici contermini di una cortina nella quale esiste
già un portone. Il progetto deve organizzare gli spazi interni in modo da utilizzare
l’accesso esistente senza realizzarne nuovi. Anche nel caso di interventi e proprietà
diversi, questa possibilità va esplorata dai proprietari ed incentivata dal Comune, per
limitare interventi consistenti sulle facciate.
CASO C: se non esiste alcun passaggio di accesso, sarà possibile inserirne uno nuovo
rispettando le regole compositive e le dimensioni prevalenti nella cortina edificata
della zona. Vanno comunque scoraggiati i nuovi portoni che, portando ad un cortile di
limitata estensione, non garantiscono un numero adeguato di posti auto.
Il progetto va preceduto comunque da una ricerca documentale e in loco, per la individuazione di eventuali aperture carrabili, successivamente murate; in tal caso la soluzione deve privilegiare il ripristino del passaggio storico, subordinando ad esso l’organizzazione degli spazi interni.
Tracce di un arco in
muratura poi trasformato in porta e in
finestra e permanenza di una “chiave di
volta” sulla facciata
a testimonianza di
presenza di aperture
carrabili.
82
11. 1. 4 Altri elementi di caratterizzazione
Un elemento importante è dato dai tipi di intonaco e dal colore delle facciate, che
vanno accordati con la tavolozza cromatica presente nella Città e con l’immagine dell’edificio desumibile dalla sua storia,
Il colore della facciata va riferito all’edificio
nella sua interezza e non alle diverse proprietà
Particolare attenzione va riservata alla ricerca di eventuali affreschi storici, che spesso
sopravvivono sotto le intonacature più recenti e che, riportati alla luce con adeguati
restauri, conferiscono immagini ricche anche delle facciate che si presentano con un
aspetto modesto.
Molto spesso, accanto agli affreschi, sopravvivono tracce delle trasformazioni che l’edificio ha subìto nell’arco delle sua vita, in particolare quelle delle antiche forature
alterate dalla “riforma napoleonica” degli inizi dell’Ottocento.
83
In questi casi è
importante che le
tracce rimangano
visibili, non solo
perchè sono quasi
sempre di interesse
artistico, ma anche
perchè consentono
di leggere con facilità la storia dell’edificio e rendono quindi più interessante la visione della Città e visibile la ricchezza
della sua storia.
La messa in evidenza di lacerti va dunque valutata positivamente nei casi in cui essa
segue una logica di evidenziazione di fatti storici: non deve essere invece casuale od
eseguita per lasciare in vista una qualche porzione della muratura originaria dell’edificio che, se rilevante come texture, può solo essere riportata alla luce nella sua interezza o, quanto meno, con una porzione significativa e logica rispetto all’intera facciata ed alla sua struttura portante.
Sono parimenti da
conservare altre testimonianze della storia
della Città:
- scritte relative agli
antichi numeri civici (le cifre nere, dipinte nel 1801, in occasione del reperimento di
alloggi per militari; le cifre rosse dipinte una cinquantina di anni dopo; le cifre azzurre apposte a seguito del primo censimento della popolazione del 1871 o le cifre rosse,
entrambe impresse su piastrelle di ceramica);
- scritte particolari, riferite a notazioni storiche o ad insegne commerciali d’epoca,
comunque rappresentate (dipinte sulle facciate, evidenziate in insegne di ferro, etc.).
84
11. 2 Schede degli elementi architettonici più significativi
Le schede contengono le informazioni sulla presenza nel tessuto urbano degli elementi architettonici più significativi e individuano i criteri che sottendono le modalità
costruttive e le regole di impiego che li contraddistinguono. Nella progettazione i
relativi particolari costruttivi dovranno essere scelti in relazione alla specifica situazione di intervento.
La ridotta precisazione dei parametri dimensionali degli elementi schedati si collega
alla scelta di non definirli esemplificativi ma solamente come testimonianza e analisi
delle logiche che li contraddistinguono. Essi infatti non devono costituire un “catalogo”, ma essere invece scelti e progettati in relazione alla specifica situazione.
85
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Abbaino
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
A.2
(Luminarie)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Struttura posta sulla falda del
tetto di un edificio, realizzata al
fine di consentire l’apertura di
una finestra per dare luce e aria
al sottotetto.
Nella realtà locale l’abbaino è formato da un volume emergente di
limitata estensione e di semplice
fattura. È largamente diffuso nell’edilizia storica della Città. Questa
circostanza è direttamente relazionata alla necessità di dare luce
ed aria ai sottotetti che, nelle zone
centrali più densamente edificate,
hanno funzioni di servizio e di
complemento della residenza.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Appare importante che la eventuale realizzazione di nuovi abbaini in questa zona, seppure da
non vietare perché sono da sempre elemento caratterizzante il contesto edificato centrale, venga
praticata seguendo le logiche costruttive tradizionali di queste strutture.
Gli esempi presenti nella Città di Udine evidenziano alcune
regole caratteristiche degli abbaini.
Sono di dimensioni limitate, determinate dall’interasse delle
travi del tetto; non raggiungono il colmo del tetto e sono
arretrati dalla muratura perimetrale; il tettuccio di copertura sporge poco lateralmente e, in genere, un po’ di più sul
fronte. Nella ricostruzione o nella nuova costruzione degli
abbaini queste semplici regole vanno rispettate.
Dovrà essere contrastata la tendenza, manifestata in alcune
situazioni, a realizzare abbaini sproporzionati sia rispetto
alla loro dimensione usuale, sia rispetto al tetto dell’edificio
interessato. Va fatta attenzione alla loro densità sulle co-perture per non alterare la percezione e la configurazione
urbana. La finestrina deve essere di taglio tradizionale.
È opportuno che la struttura portante e le pareti di tamponamento vengano realizzate in legno,
perché il suo “colore“ meglio si integra con quello del cotto del manto di copertura.
abbassamento
dal colmo del tetto
arretramento
dalla muratura perimetrale
ABBAINO TRADIZIONALE (1:50)
scheda n. 1
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Altana
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
A.2
(Altane)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Terrazzo coperto o a cielo libero
rialzato sopra il tetto di un edificio. L’altana è elemento architettonico caratteristico dei palazzi
storici, dove può assumere la
forma di loggiato, appariscente per
dimensioni e soprattutto per eleganza di architettura.
Sui tetti della Città storica sono
presenti numerosi esempi di
altane. Insieme agli abbaini ed alle
logge (che in alcuni casi sono
altane coperte) arricchiscono il
paesaggio delle coperture con una
connotazione architettonica tipica
degli insediamenti urbani di
matrice veneta.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
È importante che le nuove costruzioni di altane seguano alcuni criteri guida, utili a mantenere
quell’aspetto aereo e leggero che le caratterizza.
Gli elementi costruttivi più significativi
sono:
- il pavimento dell’altana realizzato in
legno o in grigliato di acciaio dipinto;
- il pavimento appoggiato su una intelaiatura di travetti in legno e/o ferro,
sostenuta da pilastri in ferro o muratura. La collocazione dell’altana su murature continue conferisce infatti alla struttura una pesantezza tale da snaturarne
il caratteristico aspetto leggero;
- ringhiera formata con elementi verticali in ferro, senza ornamenti.
L’altana non deve costituire copertura
piana del tetto, del quale può coprire solo
una parte ridotta; va collocata in posizione possibilmente arretrata rispetto ai
fronti facciata, senza raggiungere il
colmo del tetto, e deve avere coloriture,
di tutti i componenti, tali da amalgamarsi con quelle della copertura.
L’elemento di collegamento verticale non
va collocato vicino alla facciata. Deve sopravanzare di poco il colmo del tetto,
essere il più possibile modesto (come
dimensioni e come effetto visivo) ed essere realizzato con materiali trasparenti
(non riflettenti), eccetto la copertura.
abbassamento
dal colmo del tetto
L’altana non deve essere coperta.
superficie limitata arretramento dalla
a una porzione
muratura perimetrale
della copertura
scheda n. 2
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
Canna fumaria - Comignolo
(Nape)
A.2
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Canna fumaria: condotto che
serve per allontanare e disperdere
verso l’alto i fumi del camino, costituito - in origine - da un vano
creato nello spessore della muratura e, più recentemente, da elementi prefabbricati (laterizio,
vibrocemento, acciaio, etc.) inseriti nella muratura.
Comignolo: fumaiolo del camino,
sporgente sopra la copertura di un
edificio.
I comignoli sono elementi essenziali della copertura e quindi
assumono rilievo anche come
denotazione dell’importanza dell’edificio sottostante. La varietà di
edifici, compresi all’interno della
zona di conservazione tipologica,
dà luogo ad una varietà di
comignoli, da quelli più semplici
presenti nelle costruzioni dei
borghi già rurali, a forme più importanti degli edifici di maggior
pregio. I comignoli degli edifici del
periodo eclettico-storicista assumono forme più elaborate ed eleganti, di buon gusto.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Le esigenze attuali esigono la costruzione di comignoli in numero molto maggiore di quanto si
verificasse un tempo.
Essendo un elemento architettonico che
dà rilievo alla copertura, si è notata una
tendenza alla loro monumentalizzazione
che, unita al maggior numero di unità,
altera gli equilibri logici tra copertura e
camini.
Si ritiene pertanto utile suggerire che:
- per ogni copertura i camini siano di disegno uguale, o almeno riconducibile ad
un’unica forma costruttiva;
- le dimensioni vengano mantenute nell’ambito dei camini storici;
- la loro colorazione avvenga in modo
ordinato sul tetto.
scheda n. 3
COMIGNOLO A CAPANNA CON CORNICI E TIMPANI (1: 20)
Materiale: le cornici e i timpani sono realizzati con fasce alternate di pianelle di
cotto, a vista, e di muratura intonacata
con varie modanature.
I sostegni del cappello sono realizzati in
muratura, con o senza intonacatura agli
angoli, e in pianelle di cotto, a vista, nelle
parti centrali.
COMIGNOLI A QUATTRO FALDE (1: 20)
Materiale: le cornici del comignolo sono
realizzate in due strati sovapposti di pianelle di cotto, a vista. Se realizzate in
muratura intonacata devono rispettare
le stesse dimensioni (limitate) in altezza.
I sostegni del cappello sono realizzati in
muratura intonacata agli angoli e in pianelle di cotto, a vista, nelle parti centrali.
COMIGNOLI DI DISEGNO “MODERNO”
Materiale: lastra di rame o zinco sagomata e fissata alla torretta con piedini
dello stesso materiale.
Motivo di applicazione è la leggerezza
della struttura, adatta a zone sismiche.
Materiale: mattoni a faccia vista con cappello in calcestruzzo gettato fuori opera.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Copertura
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
A.2
(Cuviert)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Insieme delle strutture portanti e
degli altri elementi costruttivi
usati per completare la sommità
di un edificio, al fine di proteggerlo delle precipitazioni atmosferiche.
Le coperture assumono, nella Città
di Udine, una particolare rilevanza
in quanto visibili da molti luoghi,
alcuni dei quali di particolare interesse anche sotto il profilo panoramico, quali il Castello. Va tenuto
presente che le coperture sono un
importante elemento di caratterizzazione delle strade e di altri
luoghi, pubblici e privati. Vanno
dunque trattate con particolare
attenzione non solo nelle aree centrali, perché è la Città in-tera ad
essere espressiva in que-sto
senso, in modo particolare tutto
l’insediamento all’interno dell’anello circolatorio urbano.
- colore delle coperture (che
dipende dal materiale usato): il colore rossastro del cotto delle coperture, o quello argenteo (ad esempio
del Municipio), compongono una
tavolozza che aiuta a comprendere
i ruoli degli edifici sottostanti.
Poichè in questa zona sono classificati per lo più edifici di carattere
privato, la copertura va realizzata
in cotto;
- la presenza di aperture sul tetto
(lucernai). Si ritiene che essi debbano essere limitati, di numero e di
dimensione, e in ogni caso rispondere ad alcuni requisiti quali la
posizione ordinata sull’orditura del
tetto (dal quale non devono sporgere), il colore amalgamato con quello del manto di copertura, il vetro
non riflettente.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Trattandosi di zone nelle quali si deve operare con i criteri della conservazione tipologica (con
edifici spesso in condizioni molto deteriorate), è scontato che oltre alla ricostruzione, conseguente alla rimozione di alterazioni e superfetazioni, si possa prevedere che le coperture siano
sostituite, anche totalmente. La conservazione tipologica peraltro suggerisce il ripristino delle
forme originarie, anche nella ricostruzione delle interruzioni di cortina distrutte o demolite per
eventi straordinari.
È utile pertanto fornire indicazioni che non riguardino le modalità esecutive delle coperture, in
quanto sia quelle in legno che quelle da realizzare con le moderne tecniche (ammissibili con
adeguate motivazioni), sono ampiamente conosciute e derivano le loro particolarità costruttive
dalla forma e dimensione dell’edificio e dalla sua posizione lungo le cortine edilizie o nei corpi
interni.
Invece è opportuno esprimersi in merito all’orientamento delle falde: esso deve mantenere le
linee di colmo parallele alla strada, negli edifici di cortina, e prevalentemente perpendicolari alla
medesima nei corpi interni, che costituiscono le ali della costruzione. È essenziale che l’andamento delle coperture e le loro eventuali specificità (anche con riferimento agli edifici contermini a quello di intervento) risultino nell’esame del contesto edificato, che deve accompagnare
il progetto, per poter raccordare le previsioni con l’intorno.
Altri elementi importanti, da tenere in considerazione, sono quelli relativi a:
- presenza di sovrastrutture (quali abbaini, altane,
logge e torrette di copertura). I volumi dei tetti si
devono poter leggere chiaramente, perché evidenziano la dimensione e l’andamento dei singoli edifici; le sovrastrutture del tetto debbono essere leggere, di ingombro molto modesto, per non alterare
la leggibilità dei corpi costruiti;
- materiali utilizzati. La protezione dei tetti nella
Città di Udine è usualmente in “coppi”, tranne i casi
di coperture pubbliche, ricoperte in lastre (di piombo o rame). L’impiego di altri materiali modifica la
texture delle coperture e quindi la percezione che
se ne ricava. La prescrizione della copertura in
coppi incentiva il riutilizzo di
di quelli esistenti, almeno per la maggior parte degli
elementi visibili. In casi di necessità i coppi potrebbero essere sostituiti da tegole portoghesi, sempre
in cotto;
scheda n. 4
Per la installazione di accessori la progettazione si deve preoccupare di contenere i volumi (extra
corsa) entro le falde di copertura o limitarne al massimo la visibilità. La soluzione può essere
trovata collocando l’ascensore nelle parti centrali dell’edificio, in corrispondenza della massima
altezza della copertura, e utilizzando impianti di moderna concezione, che riducono al minimo
l’altezza del volume tecnico. Comunque, qualora necessario, la parte emergente dal tetto è
preferibile che si connoti come impianto tecnologico, evitando forme mimetiche.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
Cornice delle aperture
(Ricuadri)
A.2
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Contorno delle aperture composto
da architrave, davanzale o soglia e
stipiti laterali, che sporgono dal
filo dell’edificio. Generalmente il
riquadro è costituito da elementi
di pietra naturale (o artificiale)
squadrata di sezione rettangolare,
con semplici lavorazioni superficiali o da fasce d’intonaco.
Nelle architetture di maggior pregio (di origine storica o recenti) le
cornici sono formate da modana-
ture, variamente sagomate. In
alcune architetture novecentesche
singolari (ex fabbricati produttivi,
attrezzature pubbliche, etc.) i contorni possono essere realizzati con
elementi laterizi, con sagomatura
e assemblaggio particolari.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI, CON SCHEMI ORIENTATIVI
I contorni esistenti, da rilevare attraverso una adeguata
documentazione grafica o fotografica dello stato di fatto,
sono in linea di massima da conservare o da ripristinare.
Le eventuali esigenze di modifica delle dimensioni dei fori,
da motivare, possono essere realizzate con la riproposizione
dei rapporti base/altezza originari, o della tradizione locale,
entro un disegno coerente di composizione della facciata e
con la riutilizzazione - anche formale - degli elementi originari senza alterare il rapporto sostanziale fra pieni e vuoti,
ed i loro ritmi, delle superfici murarie. Questo criterio va
seguito anche nelle realizzazioni di nuove forature.
È motivo di interesse la varietà di cornici (e di dimensioni) delle forature di facciata, per lo più
diverse da piano a piano, perchè sono rappresentative delle funzioni svolte all’interno dell’edificio.
Particolare attenzione va prestata alla previsione di cornici in un edificio che ne era privo per
renderlo più significativo: è il contesto della strada che può fornire un indirizzo in proposito, perchè interventi generalizzati di questo genere, in
una cortina che ne era priva, possono alterare i
caratteri complessivi dell’insediamento.
scheda n. 5
CORNICE CON CAPPELLO (1: 40 / 20)
Materiale: elementi a sezione rettangolare di pietra piasentina, o di pietra bianca tipo calcareo, o (talvolta) di arenaria,
o (nelle architetture novecentesche) di
pietra artificiale.
Lavorazione: leggera levigatura mantenendo l’opacità di finitura.
CORNICE CON ELEMENTI DI PIETRA NATURALE O ARTIFICIALE (1: 40 / 20)
Materiale: elementi a sezione rettangolare di pietra piasentina, o di pietra bianca tipo calcareo, o (nelle architetture
novecentesche) di pietra artificiale.
Lavorazione: bocciardatura appena percepibile o senza cordellina senza inserti
od ornamenti.
CORNICE CON PROFILO SMUSSATO (1: 40 / 20)
Materiale: elementi a sezione rettangolare di pietra piasentina, o di pietra bianca tipo calcareo, o (nelle architetture
novecentesche) di pietra artificiale.
ATTACCO DELLA CORNICE SULLA MURATURA ESTERNA
La muratura in corrispondenza della cornice deve essere arretrata di 1,5 cm circa. E’
ammesso pure l’arretramento circostante la
cornice per una larghezza di 2-3 cm.
Le soluzioni con il filo
esterno della muratura
allineato o sporgente
rispetto alla cornice
non sono coerenti con
la tradizione locale e
non sono quindi da
proporre.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Inferriata
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
A.2
(Fereade)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Grata di ferro realizzata con barre
di varie forme ed elementi decorativi, posta a protezione delle finestre. Talvolta l’inferriata può proteggere anche porte, cancelli, etc.
Quasi sempre sono poste a protezione delle finestre, dei piani
terra. Sono presenti anche grate
applicate all’esterno della muratura ovvero nella forma inginocchiata (con un rigonfiamento verso l’
sterno nella parte inferiore).
Le inferriate sono frequenti nelle
zone di conservazione tipologica,
dove molte finestre non erano
chiuse da scuretti. Nelle architetture di maggior pregio (di origine
storica o più recenti) le grate possono assumere forme, ottenute
con lavorazioni artistiche del
metallo, che privilegiano l’aspetto
decorativo. Questo carattere è particolarmente presente nelle architetture del periodo eclettico-storicista.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
È importante che negli interventi sugli edifici esistenti si rispettino le modalità costruttive tradizionali delle inferiate, particolarmente efficaci nei casi nei quali siano infisse direttamente
nella pietra della cornice.
Le esigenze tecniche che le inferriate devono rispettare, non consentono che limitate variazioni
rispetto al sistema di ancoraggio. Alcune di queste modalità esecutive sono indicate negli schemi allegati.
Particolarmente importante è la cura del disegno della inferiata:
le forme tradizionali, nella loro semplicità, forniscono soluzioni
numerose, perché variano con il
variare delle modalità costruttive.
Per le inferriate possono essere proposte forme moderne, che abbiano
disegno e fattura semplici e che
rispettino le logiche costruttive tradizionali. Esse possono anzi venir
suggerite negli interventi su edifici
che hanno subìto nel tempo alterazioni e che possano ritrovare un
conveniente aspetto di facciata con
una nuova architettura.
scheda n. 6
INFERRIATA A MAGLIA QUADRATA (1: 40)
Materiale: profili di ferro prodotti e
assemblati meccanicamente.
Il colore della inferiata deve riprendere l’aspetto cromatico tradizionale,
anche con l’impiego di smalti ferromicacei.
INFERRIATA A LAME PIATTE INTRECCIATE (1: 40 / 2)
Materiale: profili di ferro assemblati
con chiodature e fissati ai quattro lati
del foro con una cornice.
Il colore della inferiata deve riprendere l’aspetto cromatico tradizionale,
anche con l’impiego di smalti ferromicacei.
INFERRIATA A DISEGNO MODERNO
Materiale: profili di ferro generalmente
assemblati, con fascette e chiodature e
non con saldature.
Il colore della inferiata deve riprendere
l’aspetto cromatico tradizionale, anche
con l’impiego di smalti ferromicacei.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Loggia
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
A.2
(Loze, Lobie)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Parte di edificio ricavata entro il
suo perimetro, comunicante direttamente con l’esterno su uno o più
lati. In origine designavano le gallerie a colonnati o arcate intorno
ai cortili dei conventi e dei palazzi
pubblici, destinati a uso civico o a
mercato coperto.
Sono un elemento architettonico
molto presente nel centro storico
della Città di Udine. Si trovano
all’ultimo piano degli edifici od
anche, sotto forma di torrette,
sulle coperture, come altane coperte. Costituiscono una delle variabili che danno specificità i volumi
visti dall’alto, anche in relazione
ai contrasti di luce che talvolta
esse disegnano.
Sono molto diffuse nelle architetture del periodo eclettico-storicista.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
In generale è da evitare la costruzione di nuove logge.
Si ritiene invece praticabile, verso le corti interne, la
formazione di loggiati all’ultimo piano degli edifici
esistenti.
È possibile pure la nuova realizzazione di loggette
interne, a più piani, a filo della costruzione, o come
ampliamento dei poggioli, che non possono che avere
una sporgenza minima.
scheda n. 7
La realizzazione di loggette è utile alla riqualificazione delle corti interne, sulle quali si affacciano i muri ciechi delle proprietà confinanti: in questo caso le logge possono costituire un elemento architettonico di miglioramento sia della qualità abitativa sia degli spazi e delle facciate
interne.
Nel cortile interno sono presenti
(talvolta di recente costruzione)
dei volumi accessori alla residenza
non coerenti, addossati ai muri
ciechi a confine delle proprietà.
PROPOSTA DI MIGLIORAMENTO DEL CORTILE INTERNO (1: 500)
I volumi accessori potrebbero
essere sostituiti da loggette aperte, a due o tre piani (di altezza
comunque determinata dai muri
esistenti sulle proprietà adiacenti), per rispondere ad esigenze di
funzionalità residenziale e di qualità architettonica.
L’operazione, che solitamente non
comporta aumenti di superficie
coperta o di volume, potrebbe
essere favorita anche con la previsione di una minima deroga da
questi parametri.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
Modanatura - Marcapiano
(Marcheplan)
A.2
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Elemento sagomato di una membratura architettonica, costituita
da superfici piane a spigoli vivi
(listello, dentello, ecc.) o da superfici curve concave o convesse
(tondino, ovolo, guscio, gola, toro,
scozia, etc.). Le modanature e i
marcapiani
sono
usate
per
definire delle campiture di composizione del disegno della facciata,
per legare singoli elementi quali i
davanzali delle finestre, le coper-
tine dei poggioli, gli architravi
delle finestre.
Negli edifici della Città storica
sono molto presenti e seguono
sempre una logica di sottolineatu-
ra degli elementi compositivi della
facciata: ad esempio la modanatura dei davanzali è in continuità
con quella della copertina della
balaustra dei poggioli.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Negli edifici compresi in questa zona che ne sono privi non è opportuno aggiungere modanature,
perché verrebbe alterato l’ambiente storico.
Una diversa considerazione può essere espressa nelle
parti della Città che presentano questo elemento
architettonico, avendo cura di proporlo nelle forme
presenti negli edifici del contesto e riferite al momento storico dell’edificio in progetto
Negli edifici nuovi, possono essere utilizzate anche con
forme e materiali attuali. È importante però che
seguano alcune regole compositive e siano motivate in
relazione ad una logica compositiva della facciata.
In ogni caso appaiono improponibili i marcapiani su
edifici con facciate molto strette, in particolare in presenza di portoni e portici con archi.
scheda n. 8
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
Muro di recinzione
(Muraje)
A.2
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Molto spesso le zone classificate di
conservazione tipologica trovano
origine da vecchi borghi rurali
inglobati nella città. Mentre sui
fronti strada le cortine edilizie
sono continue, il perimetro dalle
corti e la chiusura delle braide
sono delimitati da alti muri di
recinzione, sui quali si aprono cancelli. I muri sono realizzati in
pietrame e ciottolame a vista, a
volte intonacato con intonaco
grezzo.
Esempi interessanti di recinzione
sono quelli del periodo ecletticostoricista, che predilige soluzioni
trasparenti, realizzate in ferro e
posate su murature in pietra
squadrata o intonacate, raccordate
con le zoccolature dei palazzi,
qualora gli edifici siano allineati
sul fronte strada.
I muri di recinzione costituiscono
un elemento importante di disegno
della Città e sono pertanto da salvaguardare.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
L’apertura di nuovi varchi sulle recinzioni hanno spesso determinato alterazioni pesanti, che è
invece opportuno evitare nell’interesse della conservazione degli aspetti urbani che le recinzioni
rivestono. Questa necessità va quindi attentamente misurata e gli interventi realizzati con molta
cautela, soprattutto riproponendo in termini esatti (come materiali, forme e altezze) gli attacchi
di portoni e portoncini alla muratura, perché si ritiene che si debba praticare il principio del
rispetto del progetto originario, riservando le modifiche alla rimozione delle eventuali alterazioni.
Nei casi in cui il prospetto sia totalmente
alterato, si dovranno rispettare i rapporti
desumibili da quelli dei varchi presenti nel
limitrofo contesto: i nuovi portoni potranno essere anche realizzati con materiali e
tecniche contemporanee, purché appunto
la loro dimensione, e le logiche compositive
rispettino le proporzioni ed i rapporti di
quelle storiche.
I muri in pietrame a vista non devono
essere intonacati, nemmeno parzialmente.
Si ritiene peraltro che possano anche essere proposte nuove recinzioni, con forme e materiali
attuali (quali muri di semplice fattura ed intonacati), accompagnati quindi da portoni e cancelli
coerentemente progettati.
scheda n. 9
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
Poggiolo - Ballatoio
A.2
(Pujûl)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Il poggiolo indica una struttura a
sbalzo rispetto alla facciata dell’edificio.
Il ballatoio indica un poggiolo esteso in lunghezza, che dà accesso a
più stanze dello stesso piano. E’
presente in un tipo di edilizia popolare (casa a ballatoio).
Le diverse caratteristiche che si
rilevano nelle zone di conservazione tipologica, e che contraddistinguono le varie parti della
Citta, si riflettono anche sulla pre-
senza, sui tipi, sulle forme e sui
materiali dei poggioli e/o ballatoi.
La presenza di ballatoi è più evidente nelle costruzioni che conservano le caratteristiche rurali di
origine, o in quelle dell’edilizia
popolare del primo Novecento. In
quest’ultimo caso sono costituite
da strutture in cemento armato e
protette da una ringhiera in ferro,
talvolta raccordata con montantini
a quelle del piano superiore/inferiore. Questi esempi sono generalmente presenti sul cortile interno.
Negli edifici di maggior qualità
costruttiva, sulla facciata sono
presenti anche i poggioli (realizzati in pietra naturale o artificiale):
essi danno importanza e disegno
all’intera costruzione. Esemplificazioni significative si registrano nell’architettura del periodo ecletticostoricista.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Sulle facciate fronteggianti gli spazi pubblici è importante che si intervenga con i criteri del restauro, e nei
casi di ripristino di elementi alterati si tenga conto
delle forme, materiali e modalità costruttive presenti
nel contesto.
Nuovi poggioli nelle corti interne
possono essere proposti secondo le
modalità costruttive tipiche della
zona nella quale gli edifici sono collocati oppure come esempi contemporanei
di poggioli in ferro.
Nelle corti interne si suggerisce che, per dare risposta alle esigenze di questo
genere di spazi che le famiglie oggi richiedono, al posto dei ballatoi si realizzino delle logge facendo riferimento alle considerazioni epresse nelle apposite
schede.
scheda n. 10
POGGIOLO-BALLATOIO CON SOTTILE SOLETTA IN CEMENTO ARMATO E RINGHIERA IN FERRO (1: 40 / 5)
Materiale: cemento armato
per la soletta (di spessore
limitato, sull’ordine di 10
cm) e ferro pre gli elementi
di sostegno e del parapetto.
Le parti metalliche sono
dipinte con colori scuri,
anche con l’impiego di smalti
ferromicacei.
POGGIOLO DI DISEGNO “MODERNO”
Materiale: la struttura portante e il parapetto sono realizzati con profili metallici,
mentre il pavimento è in
tavole di legno.
Le parti metalliche sono
dipinte con colori scuri,
anche con l’impiego di smalti
ferromicacei; le tavole sono
trattate con vernici trasparenti, per lasciare a vista le
venature.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
Portone - Portone carrabile
(Puarton)
A.2
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Porta di notevoli dimensioni, che
serve come entrata principale,
anche per i veicoli, in un edificio;
imponente nella facciata principale è spesso arricchita da elementi decorativi di vario genere.
Nel portone può essere ricavato
un portoncino per consentire il
passaggio delle persone senza
aprire tutta l’anta.
Sono un elemento costitutivo delle
facciate della maggior parte delle
zone di conservazione tipologica e
quindi dell’aspetto della Città. I
portoni presentano sostanzial-
mente i seguenti tipi:
- portoni di dimensioni più modeste, nei casi di presenza di altri
accessi carrabili di servizio;
- portoni con larghezze maggiori,
con forma ad arco più o meno ribassato od anche con architrave,
più frequenti sugli edifici ospitanti originariamente funzioni di
carattere agricolo.
I serramenti sono in legno con
robusto telaio; talvolta la chiusura
degli androni è realizzata con cancelli in ferro o legno, anche di disegno contemporaneo.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Proprio per l’importanza che i portoni presentano nella composizione della facciata, e quindi nella definizione dei caratteri tipologici della zona, è necessario che gli interventi che li riguardano
siano oggetto di attenzione. In particolare si ritiene che si debba
praticare il principio del rispetto del progetto originario, riservando le modifiche alla rimozione delle eventuali alterazioni.
Può invece essere praticata la riapertura di quelli eventualmente chiusi nel corso del tempo,
ripristinandoli in base alle tracce che possono essere riscontrate nelle murature (da documentare, con fotografie).
Altri criteri da seguire nel ripristino sono i seguenti:
- ripristino degli elementi deteriorati dei conci in pietra con altri che abbiano lo stesso colore e
lavorazione, evitando la sostituzione con altro tipo di pietra o di finitura;
- conservare la sporgenza della cornice rispetto alla superficie murario;
- prestare attenzione alla zoccolatura, nel rispetto dei caratteri indicati nella apposita scheda.
I portoni vanno possibilmente restaurati o, se irrecuperabili, realizzati riproducendo materiali e forme di
quelli preesistenti. In quest’ultimo caso alcune specchiature potranno essere sostituite con sportelli vetrati,
però protetti verso la strada da inferriate, in modo da
dare luce, conservando però l’effetto di chiusura del
portone verso gli spazi pubblici.
Nei casi in cui il prospetto sia totalmente alterato, si
dovranno rispettare i rapporti desumibili da quelli dei
portoni degli edifici presenti nella via: i nuovi serramenti potranno essere realizzati anche con materiali e
tecniche contemporanee, purché appunto la loro dimensione, e le logiche compositive della facciata, rispettino
le proporzioni ed i rapporti di quelle storiche, essendo
importante mantenere i ritmi di percezione delle forature e delle articolazioni delle cortine stradali.
scheda n. 11
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Scuro, scuretto
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
(Scûr, Scuret)
A.2
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Ciascuno dei battenti applicati
all’interno o all’esterno delle finestre per impedire, una volta chiusi, che entri la luce nelle stanze.
Sono realizzati in legno, con varie
tipologie costruttive di chiusura
(ad anta, a libro, scorrevole, etc.).
Gli scuretti, come le altre componenti della facciata, sono di fattura semplice o complessa.
Possono essere a doghe incrociate
o a libro. Usualmente però sono a
due o a tre specchiature, in
relazione alle dimensioni delle
finestre, che variano a seconda del
piano e delle funzioni che vi si
svolgono. Gli specchi inferiori possono essere mobili (con cerniere
superiori) e/o dotati di gelosie. Il
legno è generalmente dipinto con
colori scuri.
Al piano terreno gli scuri sono
spesso assenti e sostituiti da inferriate.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Nelle zone soggette a conservazione tipologica non è tanto necessario il restauro dello scuretto
(spesso gravemente deteriorato), quanto il suo rifacimento con modalità consone ai tipi storici.
È opportuno che si tenga conto della necessità di una valutazione critica dello stato di fatto per
verificare l’attendibilità storica delle forme, perché spesso gli scuretti sono stati sostituiti, in
epoca recente, con forme non corrette.
Gli scuretti vanno realizzati in legno. Solo in casi particolari, e motivatamente, potranno essere
utilizzati altri materiali purché forma, colore, sezioni, siano compatibili con le caratteristiche
storiche del contesto.
Altri suggerimenti che si ritengono utili sono i seguenti:
- prestare attenzione al rapporto tra scuretto, serramento ed altri elementi di facciata;
- prestare attenzione alle coloriture, per le quali vanno
ripresi i colori tradizionali;
- qualora i colori della finestra e dello scuretto siano
diversi, essi vanno accordati anche come tonalità;
- applicare cerniere di forma tradizionale e di colori
non contrastanti con quelli dello scuretto
- sono da escludere scuretti scorrevoli o persiane
avvolgibili.
scheda n. 12
SCURI AD ANTA CON SPECCHIATURE ELABORATE (1: 40)
Materiale: esclusivamente legno, con
lavorazione e assemblaggio degli elementi costitutivi di tipo tradizionale.
Le coloriture esistenti, e comunque quelle tradizionali, vanno confermate.
SCURI AD ANTA CON SPECCHIATURE SEMPLICI (1: 40)
Materiale: legno con lavorazioni di tipo
tradizionale.
Generalmente gli scuri sono dipinti con
colori scuri, ma sono accettabili anche le
pitture con vernici trasparenti, per
lasciare a vista le venature..
SCURI AD ANTA CON ELEMENTI INCROCIATI (1: 40)
Materiale: legno.
Lavorazione: le doghe orizzontali (interne) devono avere una larghezza superiore a 15 cm; quelle verticali (esterne)
devono essere in numero massimo di tre.
Generalmente gli scuri sono dipinti con
colori scuri, ma sono accettabili anche le
pitture con vernici trasparenti, per
lasciare a vista le venature.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
Serramento - finestra
(Balcon)
A.2
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Denominazione generica delle
strutture che servono per chiudere le aperture lasciate nei muri
degli edifici per il transito delle
persone (porte) o per far entrare
aria e luce (finestre).
Queste zone sono state individuate
in molte parti del territorio comunale, che si qualificavano storicamente in modo molto diverso e che
quindi
esprimono
modalità
costruttive diverse. Anche le
finestre presentano delle diversità, legate alle funzioni delle
stanze cui danno luce ed, ovviamente, alla dimensione e forma
del foro.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Nelle zone soggette a conservazione tipologica non è tanto necessario il restauro del serramento (spesso gravemente deteriorato) quanto il suo rifacimento con modalità consone ai tipi storici. È però opportuno che si tenga conto della necessità di una valutazione critica dello stato di
fatto, per verificare l’attendibilità storica delle forme, perché spesso le finestre sono state sostituite, in epoca recente, con forme non corrette.
Spesso presentano situazioni di forature piuttosto piccole: in questi
casi l’applicazione di finestre ad anta unica può migliorare l’illuminazione interna.
I serramenti vanno realizzati in legno. Solo in casi particolari, e motivatamente, potranno essere utilizzati altri materiali purché forma,
colore, sezioni, e finiture siano compatibili con le caratteristiche storiche del contesto.
Le esigenze tecniche di costruzione delle finestre richiedono una maggiore dimensione degli elementi costitutivi. Si ritiene utile suggerire
una particolare attenzione all’attacco del serramento alla muratura,
limitando al massimo la sporgenza della parte fissa rispetto alla cornice.
Altri suggerimenti che si ritengono utili sono i seguenti:
- prestare attenzione al rapporto tra serramento interno e cornici, oscuri ed altri elementi di
facciata;
- prestare attenzione alle coloriture, per le quali vanno ripresi i colori tradizionali;
- la finestra e lo scuretto siano realizzati con il medesimo materiale;
- qualora i colori della finestra e dello scuretto siano diversi, essi vanno accordati anche come
tonalità.
scheda n. 13
FINESTRA A DUE ANTE CON TRAVERSE (1: 40)
Materiale: legno.
Generalmente la finestra è dipinta con
colori chiari.
FINESTRA A DUE ANTE CON SOPRALUCE AD ARCO FISSO O ANCHE AD ANTA UNICA (1: 40)
Materiale: legno.
Generalmente la finestra è dipinta con
colori chiari.
FINESTRA A PRESSOCHÈ QUADRATA A DUE ANTE CON TRAVERSA (1: 40)
Materiale: legno. Il disegno “moderno”
della finestra ammette il ricorso ad altri
materiali purché siano conservate le
caratteristiche dei serramenti originari,
evitando comunque il formarsi di strutture riflettenti.
Generalmente la finestra è dipinta con
colori chiari, ma sono accettabili anche le
pitture con vernici trasparenti, per
lasciare a vista le venature.
FINESTRA PRESSOCHÈ QUADRATA AD UNICA ANTA (1: 40)
Materiale: legno. Il disegno “moderno”
della finestra ammette il ricorso ad altri
materiali purché siano conservate le
caratteristiche dei serramenti originari,
evitando comunque il formarsi di strutture riflettenti.
Generalmente la finestra è dipinta con
colori chiari, ma sono accettabili anche le
pitture con vernici trasparenti, per
lasciare a vista le venature.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Sporto di gronda
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
A.2
(Linde)
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Sporgenza a sbalzo della copertura
rispetto alle pareti di un edificio.
La loro struttura visibile segnala
le modalità costruttive della copertura, perchè gli sporti di gronda
sono realizzati prolungando gli elementi della copertura oltre le facciate. Negli esempi tradizionali
sulla struttura di sostegno sono
collocati dei correnti che reggono
le pianelle in cotto o, più raramente, delle tavole, che fanno da piano
di posa dei coppi. Strutture più
complesse, con arcarecci, sono cor-
relate ad una maggior distanza tra
i puntoni.
Ad Udine si caratterizzano per la
dimensione elevata della sporgenza, che spesso richiede il rafforzamento, con barbacane, del puntone
di sostegno. Le loro caratterizzazioni sono prevalentemente legate
a:
- elaborazione decorativa delle
testate, che sono disegnate con
modanature anche ricche;
- vibratibilità dei colori, determinata dal contrasto più o meno
accentuato tra il legno scuro della
struttura portante e il cotto delle
pianelle. Nelle zone di conservazione tipologica, gli sporti di linda
sono spesso sostituiti da cornicioni
variamente sagomati, che si inquadrano nel disegno complessivo
della facciata. Particolare risalto
viene loro assegnato negli edifici
del periodo eclettico-storicista,
dove (oltre ad essere raccordati
agli altri elementi compositivi
della facciata), vengono spesso
sottolineati da disegni e decori.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Gli sporti gronda costituiscono un elemento particolare dell’aspetto urbano di Udine: la loro presenza conferisce qualità e identità agli spazi pubblici delle strade e delle piazze. Se ne propone
pertanto il restauro o, nei casi di necessità di rifacimento della copertura, la riproposizione.
Nei casi particolari di avvenuta
sostituzione dei tetti tradizionali
con strutture di copertura in laterocemento, dovranno essere riproposti i sistemi tradizionali di copertura non appena l’occasione di interventi sull’edificio interessato li rendano proponibili.
Gli sporti di gronda possono essere proposti con forme che abbiano disegno e fattura semplice e
che rispettino le logiche costruttive tradizionali.
Essi possono anzi venir suggeriti negli interventi su edifici che hanno subito nel tempo alterazioni che possono ritrovare un conveniente assetto con una nuova architettura.
scheda n. 14
SPORTI DI GRONDA CON GRANDE SPORGENZA (1: 40)
Materiale: elementi di legno. Il
puntone è accoppiato ad un barbacane di rinforzo, sovrastato da
arcarecci, correntini e pianelle (di
cotto).
La sporgenza è sull’ordine di 1,50
metri.
SPORTI DI GRONDA CON PIANELLE (1: 40)
Materiale: elementi di legno. Il
puntone è sovrastato da correntini
di legno e da pianelle di cotto a
vista (il lato maggiore è ortogonale
alla facciata).
La sporgenza è sull’ordine di 1,00
metro.
SPORTI DI GRONDA CON TAVOLATO (1: 40)
Materiale: elementi di legno. Il
puntone è sovrastato dal solo tavolato di legno, a vista.
La sporgenza è sull’ordine di 1,00
metro.
ELEMENTO ARCHITETTONICO - EDILIZIO
Zoccolatura
ZONA OMOGENEA DEL P.P.C.C.
(Imbassament)
A.2
DEFINIZIONE E DIFFUSIONE NEL TERRITORIO COMUNALE
Fascia decorativa ottenuta con
l’applicazione di appositi materiali, che si svolge lungo la parte inferiore delle pareti esterne di un edificio, con funzione prevalentemente protettiva.
È usualmente presente nelle
architetture urbane. Realizzata in
pietra naturale o artificiale,
oppure in intonaco variamente
lavorato, costituisce un motivo
architettonico che viene opportunamente raccordato con i conci dei
portoni. Può avere diverse altezze,
che sono usualmente determinate
dal disegno della facciata e in particolare:
- dai conci d’imposta degli stipiti
dei portoni o da quelli di imposta
dell’arco;
- dal basamento del portoncino
d’ingresso.
CRITERI DI INTERVENTO E PARTICOLARI COSTRUTTIVI CON SCHEMI ORIENTATIVI
Le zoccolature sono molto diffuse, spesso in pietra (naturale o artificiale) o con intonaco sprizzato accuratamente lavorata ed anche di altezze significative.
Talvolta il basamento è stato o deve essere modificato in seguito all’introduzione di aperture ad uso commerciale: in questo caso la zoccolatura va ridisegnata e portata all’altezza del marcapiano, a sua volta spesso aggiunto come finitura dell’intervento.
L’altezza deve essere pari al basamento del portone o portoncino di
ingresso.
È molto importante che vengano accuratamente progettati i raccordi tra
gli elementi dei portoni e portoncini, che sono essenziali per garantire
la qualità dell’intervento.
In particolare l’altezza della zoccolatura deve coincidere con quella del
basamento del portone o portoncino; qualora sulla stessa facciata ci
siano basamenti di altezze diverse, ci si dovrà allineare sulla minore.
Si è notato come storicamente prevalga l’uso della pietra di pezzatura
diversa, con la dimensione maggiore nel senso della larghezza, mentre
molti interventi recenti utilizzano rapporti inversi e usano lastre tutte
uguali.
Il risultato estetico è talmente diverso che si ritiene di dover indicare il sistema antico come quello da utilizzare.
Molta attenzione va prestata alla finitura superficiale della pietra e, in particolare, è da evitare
la presenza di una cordellina che, se già presente nelle pietre esistenti, dovrà essere poco marcata.
scheda n. 15
BASAMENTO CON LASTRE DI DIVERSE PEZZATURE, RACCORDATE AL BASAMENTO DI PORTONI O PORTONCINI (1: 50)
BASAMENTO CON LASTRE TUTTE UGUALI DI LIMITATA LARGHEZZA (1: 50)
Il basamento ottenuto con lastre di pietra, di nuova
fattura, tutte uguali, di limitata larghezza non è
coerente con la tradizione locale.
Da evitare pure il non allineamento della zoccolatura con il basamento di portoni o portoncini e
l’applicazione di bocchette di aereazione sporgenti,
in materiale plastico.
La zoccolatura è talvolta asssente, come nel caso di
portali carrabili con basamento tondeggiante.
12. ZONE A3 - RISTRUTTURAZIONE
Il Piano Particolareggiato del Centro Città classifica zone di ristrutturazione una serie
limitata di immobili con caratteristiche insediative e architettoniche assai diverse fra
loro, così che appare difficile individuare criteri utili per tutti gli interventi da attuare.
Inoltre il lungo tempo trascorso dal momento della elaborazione del PPCC, e le successive modifiche delle definizioni che ne disciplinano la gestione, più volte aggiornate con una progressiva introduzione di ipotesi operative non presenti all’epoca della
sua stesura, hanno fatto assumere alle regole per gli interventi di ristrutturazione contenuti anche diversi da quelli originari.
È importante quindi che le previsioni del PPCC vengano aggiornate, sostituendo a
quelle “regole generali”, che definivano un tipo di intervento e una procedura, delle
previsioni progettuali di contenuto urbanistico particolareggiato, tali da poter conseguire quei risultati di miglioramento puntuale che il Piano intendeva conseguire.
Un nuovo piano particolareggiato potrebbe inoltre impostare in maniera diversa l’analisi e il conseguente progetto, valutando criticamente l’evoluzione metodologica
della prassi urbanistica sul tema delle ristrutturazioni e le realizzazioni attuate in
Città, introducendo pure e dando loro un efficace coordinamento quelle nuove discipline sulla gestione energetica dell’edificazione, sull’impiego di materiali “virtuosi”
dal punto di vista ecologico, biologico, etc.
101
Piano Particolareggiato
del comparto n. 1
4
*
*
1
2
* *
3
* *
Piano Particolareggiato
Borgo Grazzano
1
2
3
4
CASTELLO
PALAZZO MUNICIPALE
DUOMO
ELLISSE DI GIARDIN GRANDE
EDIFICI VINCOLATI DALLA SOPRINTENDENZA
*
EDIFICI VINCOLATI CON L'ADOZIONE DELLA DIRETTIVA DI SALVAGUARDIA
E VALORIZZAZIONE DELL'ARCHITETTURA DEL NOVECENTO
Planimetria con la distribuzione
delle zone A3 - Ristrutturazione (colore rosso)
e delle zone A4 - Demolizione con ricostruzione (colore verde)
nell'ambito del Piano Particolareggiato del Centro Città
(rielaborazione della cartografia del PPCC)
13. ZONE A4 - DEMOLIZIONE CON RICOSTRUZIONE
Il Piano Particolareggiato del Centro Città classifica zone di demolizione con costruzione quelle per le quali ha riscontrato una sostanziale incoerenza rispetto al tessuto
storico tradizionale. Fra le A4 si ritrovano - ad esempio - gli edifici di cortina di via
Muratti e di via Cernazai, o quelli puntuali di via Mercatovecchio e di via San
Francesco. Alcuni di questi, tra l’altro, sono opere molto apprezzate (“Talmone” di
via Mercatovecchio) di importanti architetti friulani, realizzate nell’arco di tutto il
Novecento.
Forse il criterio che ha guidato la classificazione è stato di tipo “storicista”, anche se
però appare contraddetto dalle diverse attribuzioni riferite ad opere dello stesso progettista.
La relazione del PPCC non aiuta a comprendere le finalità perseguite con questa scelta progettuale. La normativa poi consente, come interventi possibili, la “demolizione
e ricostruzione” nel rispetto - come regola generale - delle prescrizioni planivolumetriche del Piano e - come eccezione - della sagoma dell’edificio esistente.
Alla luce di questo sintetico esame si ritiene di poter esprimere alcune considerazioni.
Innanzitutto non si condivide l’impostazione del ripristino della sagoma dell’edificio
preesistente che, proprio se da demolire, richiede una previsione di piano attuativo
con contenuti specifici planivolumetrici, riferiti a quel contesto e al rapporto con le
caratteristiche architettoniche degli edifici limitrofi. La disposizione planimetrica dei
corpi di fabbrica (che ricuciano il sistema insediativo storico), le altezze e le coperture, tra l’altro, appaiono elementi essenziali nel guidare la progettazione di tali interventi.
Inoltre caratteristiche costruttive attuali, se di elevata qualità, e cura dei dettagli possono essere utilizzate per connotare l’epoca contemporanea.
La delicatezza del tema, che qui viene ripreso con quanto rilevabile dal PPCC ma che
coinvolge scelte fondamentali di gestione della Città, richiede quindi soluzioni non
determinate in base a criteri generali, ma elaborate progettualmente con tutti gli
approfondimenti necessari. Tra l’altro qualunque proposta dovrebbe essere recepita
con nuove previsioni di piano particolareggiato.
Si presentano però nelle zone A4 alcuni aspetti di problematicità risolvibili da subito.
È il caso degli edifici relativi alle sostituzioni edilizie, operate soprattutto nel secondo
dopoguerra, che hanno costituito delle rilevanti alterazioni formali sia sotto il profilo
103
delle altezze che sotto quello della continuità delle fronti storiche, rispetto alle quali
hanno realizzato degli arretramenti.
L’attuazione delle previsioni del piano particolareggiato, oltre che difficile è anche di
dubbia utilità, laddove il PPCC non contenga prescrizioni “di allineamenti e di altezze diverse dall’esistente”, perché in tal caso va mantenuta nella ricostruzione la sagoma dell’edificio esistente, anche se incongrua.
Gli interventi si presentano però anche difficilmente praticabili per motivi economici
e per la frammentazione della proprietà, che rendono gravoso anche il solo ridisegno
delle facciate e delle strutture di copertura, che spesso non si inseriscono nel panorama urbano. Tanto più difficile è proporre una ricostruzione con altezze inferiori,
anche se la modifica delle destinazioni (con usi più redditizi) potrebbe consentire una
diminuzione dei volumi e un ridisegno complessivo.
In alcuni casi, l’alterazione può essere mitigata anche promuovendola con incentivi.
Si può ad esempio cercare di recuperare la continuità delle cortine, interrottte da arretramenti, con interventi progettuali che:
a) ricompongano il filo dell’edificato sul fronte strada;
b) sfumino l’effetto delle altezze, talvolta anche di più di sei/sette piani, che disturbano l’impressione di continuità dell’edificazione urbana.
In alcuni casi i due obiettivi possono essere perseguiti con lo stesso intervento, laddove l’arretramento rispetto al filo strada consente la formazione di un diaframma visivo, che insieme ricomponga la continuità della cortina e interrompa la visuale dell’edificio di altezza eccessiva. L’acquisizione di nuovi spazi per uso privato, quali possono essere l’ampliamento dei negozi al piano terra e/o la formazione di logge ai
104
piani superiori, può infatti costituire incentivo alla realizzazione dell’intervento
migliorativo.
Per i casi più vistosi l’Amministrazione Comunale potrebbe promuovere dei “concorsi di idee” assieme ai proprietari, o anche di propria iniziativa, perseguendo così la
finalità di una partecipazione dei cittadini al miglioramento dell’immagine urbana.
Le tecnologie contemporanee facilitano queste operazioni e potrebbero anzi costituire
l’occasione per la formazione di esempi di architettura moderna di grande qualità.
Spesso le zone di demolizione con ricostruzione presentano caratteristiche analoghe a
quelle delle zone B di ristrutturazione edilizia, tanto che le considerazioni espresse
per le une valgono anche per le altre. Nella rivisitazione del PPCC, che ha già esaurito il suo arco di validità, sarebbe opportuno che le due zone venissero riesaminate,
anche con l’obiettivo di unificarle in una nuova categoria di intervento, più articolata
e attenta alle specificità delle situazioni che rappresentano.
105
14. ZONE A6 - AREE EDIFICABILI
Il Piano Particolareggiato del Centro Città classifica aree edificabili alcuni ambiti da
destinare per lo più ad attrezzature di carattere pubblico o privato: la maggior parte di
esse è stata già realizzata.
Date le funzioni e le dimensioni di questi interventi si possono esprimere delle raccomandazioni relativamente ad alcune attenzioni da prestare nella progettazione degli
stessi:
• che le nuove architetture abbiano configurazioni planivolumetriche coerenti con
quelle degli edifici di contorno e si articolino per parti dimensionalmente compatibili;
• che le loro coperture, in quanto assumono rilevante importanza e propongono un
forte impatto nelle visioni dall’alto, siano realizzate con i materiali della tradizione
(tegole curve in cotto) o con quelli usualmente impiegati per le costruzioni di carattere pubblico (piombo, rame o zinco);
• che le regole compositive delle facciate e le soluzioni di dettaglio, anche e soprattutto se di architettura contemporanea, interpretino le logiche che hanno guidato la
costruzione della Città storica.
106
15. ZONE B - RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA
Il Piano Particolareggiato del Centro Città classifica zone B di ristrutturazione edilizia
quelle ove ha riscontrato le più pesanti alterazioni e discontinuità del tessuto storico
della Città. Molto spesso si tratta di edifici di tipo condominiale, con un’altezza “fuoriscala” rispetto all’edificazione di contorno, e con coperture che - per forma, colore e
composizione - colpiscono negativamente la visione dall’alto.
Proprio questi edifici sono caratterizzati da una elevata frammentazione della proprietà, e quindi un’ipotesi di demolizione e soprattutto di ricostruzione con volumi
più modesti, come sarebbe opportuno, appare irrealizzabile.
In ordine ai problemi sinteticamente richiamati che connotano tali zone, si ritiene di
poter esprimere alcune considerazioni.
Consentire una radicale mutazione della destinazione d’uso degli edifici, in modo da
innescare - con il maggior valore delle nuove proposte - un processo di rinnovo edilizio che consenta di ridurre il volume complessivo (diminuendo così anche le altezze)
e di migliorare la qualità architettonica. Una simile operazione potrebbe essere ipotizzata in alcuni casi significativi, valutando preliminarmente la fattibilità - non solamente teorica - dell’iniziativa, con gli operatori interessati.
Senza attendere l’efficacia di quanto detto, indicare come poter integrare le coperture
(in occasione delle manutenzioni periodiche che vengono realizzate e di rinnovo degli
impianti tecnologici, magari sollecitando l’esecuzione delle stesse con particolari agevolazioni, che facciano capo all’iniziativa dell’Amministrazione Comunale) nel panorama della Città.
Consentire che, sempre in occasione dei citati interventi manutentivi o di straordinari
rinnovi delle finiture delle facciate, si sperimentino progetti di architettura contemporanea di qualità, che possano riscattare l’attuale modesta immagine di questi edifici.
Spesso le zone B di ristrutturazione edilizia presentano le stesse caratteristiche delle
zone assoggettate a demolizione e ricostruzione, tanto che le considerazioni espresse
per le une valgono anche per le altre. Nella rivisitazione del PPCC, che ha già esaurito il suo arco di validità, sarebbe opportuno - come già detto - che le due zone venissero riesaminate.
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