Cambio di protagonista
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Cambio di protagonista
ESTRATTO DA ACER GESTIONE L’UTILIZZO DELLE RISORSE RURALI IN VAL DI NON © IL VERDE EDITORIALE MILANO Cambio di protagonista Foto grande, il green della buca 13 compresa nell’area di ampliamento del Golf Club Dolomiti. In basso a sinistra, la pineta che ospita il percorso originario e a destra il tee della buca 1. ACER 1/2006 • 56 ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO Testo e foto di Nicola Noè, dottore di ricerca, agronomo La Val di Non, da sempre sinonimo di melicoltura, ha scoperto nel campo di golf una vocazione alternativa in grado di coniugare l’attività agricola con la valorizzazione del paesaggio e la salvaguardia dell’ambiente. Questa consapevolezza ha portato all’ampliamento di un campo preesistente realizzato con interventi a basso impatto naturalistico e paesaggistico. Per questo campo di golf, ben inserito nell’ambiente circostante, è stata richiesta la certificazione di compatibilità ambientale L’ Sarnonico (TN) che ospita dal 1991 il Dolomiti Golf Club, in origine un campo a nove buche più quattro buche executive, ritagliato in un bosco di conifere. Quando, alla fine degli anni Ottanta, prendono il via i lavori di costruzione del percorso e delle infrastrutture necessarie, si manifesta un comprensibile imbarazzo a 57 • ACER 1/2006 seguito dell’abbattimento di qualche centinaia di individui arborei. Passano gli anni e una volta cicatrizzate le ferite arrecate all’ambiente naturale, il risultato finale è positivo, ben inserito nel contesto paesaggistico circostante. Dal punto di vista sportivo però un percorso a 9 buche è limitato, meno affascinante per il giocatore e, soprattutto, non permette concorsi di livello assoluto. Appena il tempo, quindi, di archiviare l’impatto del primo intervento che si fa strada, alla fine degli anni Novanta, l’esigenza di un ampliamento a 18 buche. La zona individuata è occupata in gran parte da prati stabili, coltivati da tempo immemore, a cavallo di un colle che corre in leggero declivio verso gli abitati di Cavareno, Sarnonico e Seio. Ed ecco allora riproporsi, in tutta la sua complessità, il problema di stabilire se il campo di golf rientra nelle attività compatibili con un moderno utilizzo delle risorse rurali. Se cioè è in grado di coniugare le esigenze storico-culturali legate al mondo agricolo con le richieste di uno sviluppo economico che porti a un miglioramento della qualità della vita delle popolazioni di montagna e con le istanze di difesa dell’ambiente naturale, così magnificamente radicate nell’Alta Valle. Attenzione verso l’ambiente Gli strumenti legislativi di pianificazione e tutela del territorio si esplicitano nel Piano regolatore generale (PRG) che, nel Comune di Sarnonico, pone tra gli obiettivi prioritari la salvaguardia dell’ambiente, la valorizzazione del paesaggio e la salubrità del territorio. Nell’ambito della revisione del PRG, l’amministrazione si interroga su quali siano le attività agro-forestali in grado di combinare l’obiettivo economico di sviluppo del comparto con l’obiettivo della conservazione della qualità dell’ambiente. Come previsto dalle norme di attuazione del Piano urbanistico provinciale (Pup - art. 19, Aree agricole di interesse primario) a supporto delle scelte di pianificazione territoriale, ▼ utilizzo delle risorse agricole di un territorio con modalità che rispettino le istanze sociali e salvaguardano al tempo stesso l’ambiente e il paesaggio è un tema di grande attualità. A questa dialettica non è sfuggito il Comune di ESTRATTO DA ACER GESTIONE © IL VERDE EDITORIALE MILANO Accortezza al sociale La melicoltura rappresenta da sempre la principale risorsa agricola della Val di Non, garantendo di fatto occupazione e sviluppo economico. Tuttavia le moderne tecniche di coltivazione, in impianto specializzato, hanno dei costi ambientali ingenti poiché determinano un mutamento pressoché stabile della destinazione del fondo e una gestione delle coltivazioni e di movimentazione dei prodotti decisamente aggressivi. A questo si aggiunga che ragionevoli dubbi sono stati sollevati sulla vocazionalità del territorio dell’Alta Valle rispetto alla melicoltura specializzata. Se, infatti, il melo trova nell’ambiente montano le migliori condizioni per esaltare le qualità organolettiche, è altrettanto vero che da un punto di vista agronomico, la “montagna” in melicoltura si identifica con altitudini che si aggirano sui 600 m. A quote molto superiori, come è il caso dei terreni agricoli di Sarnonico, in gran parte a oltre 950 m slm, i fattori climatici determinano in genere un peggioramento qualitativo e una riduzione della pezzatura e della produttività. Accantonato quindi il modello di sviluppo rurale tipico della medio-bassa Val di Non, il problema era trovare modelli alternativi di utilizzo economico delle risorse rurali. Il campo di golf è una possibile risposta. Produce occupazione per la manutenzione intensiva del vasto patrimonio verde, con manodopera reperita in loco proprio dal settore agricolo, e inol- A sinistra, vista del crinale che ospita l’ampliamento del campo di golf, appena visibile al limite della fascia boscata. A destra, il green della buca 18 del nuovo percorso. tre crea indotto per il comparto della ristorazione e della ricettività alberghiera. E l’ambiente? Riconoscendo la fragilità dell’ambiente montano è stato necessario dimostrare la congruità della trasformazione dei prati stabili nei prati sportivi per la pratica del golf. È stato così raggiunto l’obiettivo di sfruttare appieno l’intrinseca vocazionalità turistica del territorio e soddisfare la sempre maggiore richiesta da parte di diverse categorie sociali di un ambiente salubre e non inquinato. Impegnati nel verde È il nome del programma della Federazione Italiana Golf che indica le procedure per costruire e gestire i percorsi di golf in modo ecosostenibile. Dove le condizioni lo consentono, la trasformazione di prati da foraggio in prati idonei alla pratica sportiva del golf non è incompatibile a priori con l’obiettivo di salvaguardia dell’ambiente, se effettuata con ▼ ▼ che derivano dalla conoscenza del territorio dal punto di vista delle attività umane che vi si collocano, dell’abitare e del produrre, viene realizzato uno studio sul territorio comunale dal punto di vista agronomico, ambientale ed economico. Esso evidenzia una consolidata presenza turistica e un recente sviluppo di aziende agrituristiche e sottolinea l’importanza di programmare le produzioni agricole in funzione delle possibilità offerte dall’integrazione economica tra agricoltura e turismo. Questo binomio, unitamente a una forte valenza di salubrità del territorio, permette di valorizzare l’offerta di prodotti tipici e di qualità che trovano un loro mercato ben definito a prezzi altamente remunerativi. Si fa strada allora nel pianificatore la soluzione di ammettere sul territorio solo attività agricole che non alterino l’aspetto fisico dei luoghi di elevato valore paesaggistico e naturale. L’impatto sociale del campo di golf nel territorio I l comune di Sarnonico (TN) è situato nella Alta Valle di Non a 963 m slm, a una altimetria compresa fra 660 m slm del Torrente Novella e 1730 m slm del Monte Penegal, e si estende per complessivi 1200 ha (ettari), di cui circa 800 ha destinati al comparto agricolo con 20,1% di superficie agricola utilizzata (SAU), 77,2% di boschi e 2,7% di superficie improduttiva. La SAU è pari a 157,4 ha così ripartiti: 0,3% di coltivazioni legnose agrarie, 2,4% di seminativi e 97,3% di prati permanenti e pascoli. La zootecnia è rimasta la forza trainante dell’agricoltura, in totale controtendenza con la maggior parte degli altri comuni della Val di Non, con la presenza di una decina di aziende zootecniche con un patrimonio bovino di circa 300 capi. La produzione di unità foraggere/anno sul territorio comunale è insufficiente rispetto al carico di bestiame presente, causa la ridotta superficie destinata ai prati permanenti e ai pascoli e i terreni magri e rocciosi. La sottrazione di una trentina di ettari lordi per l’ampliamento del campo di golf non sposta sostanzialmente una produzione di fieno già largamente deficitaria. Sebbene si sottragga superficie alla destinazione agricola primaria, è da sottolineare la valorizzazione ambientale e, soprattutto, l’aumento dell’occupazione. Trenta ettari di prato permanente polifita vengono tipicamente coltivati con il ricorso di manodopera pari a circa 90 giornate all’anno (3 gg/ha x anno). La conduzione della nuova superficie del campo di golf, ovvero della coltivazione di un prato di elevato standard qualitativo e della cura di alberi e arbusti presenti, richiede circa 1500 giornate di lavoro all’anno con evidente aumento della richiesta di manodopera e creazione di nuovi posti di lavoro nel comparto agricolo. Con ciò non si vuole negare che si è persa parte della naturalità, questo è indubbio. Il preesistente lento susseguirsi di pascoli dall’erba rada e uguale è stato sostituito da prati ondulati con cromatismi diversi e dalle tonalità forti. Quella che era un’apparente casuale disposizione di alberi e arbusti, “progettata” da generazioni di contadini che avevano lentamente modificato il territorio, ha lasciato spazio alla realizzazione di un progetto del verde “tutto subito” pensato in pochi mesi e realizzato in un paio d’anni. ESTRATTO DA ACER GESTIONE © IL VERDE EDITORIALE MILANO PROGETTO DI AMPLIAMENTO DEL PERCORSO DEL GOLF CLUB DOLOMITI Scheda tecnica Legenda La numerazione in giallo indica il numero della buca e il tratteggio la direzione del tiro ▼ Bacini per l’immagazzinamento delle acque meteoriche Aree tee e green, quest’ultimi identificati da una bandierina rossa Limite di gioco della buca 14 ▼ Limite fairway e green Bunker 15 16 Area della Club House e in prossimità il rettangolo del nuovo campo pratica ▼ 13 ▼ ▼ ▼ 17 ▼ 11 12 10 ▼ 18 ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ 9 4 6 7 ▼ 1 8 ▼ ▼ ▼ ▼ ▼ 3 5 N ▼ 2 Foto aerea dell’area interessata dal vecchio percorso e dal progetto di ampliamento del campo di Golf delle Dolomiti, con rappresentazione grafica delle nuove buche e dell’adeguamento del percorso esistente. Nella parte alta dell’immagine: il progetto delle nove nuove buche da realizzarsi sugli esistenti prati polifiti. Nella parte bassa dell’immagine: il campo esistente nella pineta con l’indicazione dei lavori di adeguamento per raccordare le nove buche esistenti con le nuove buche in progetto. Intervento: ampliamento campo di golf da 9 a 18 buche Luogo: Sarnonico (TN) Superficie: l’ampliamento interessa una superficie lorda di una trentina di ettari, 22 sono gli ettari occupati dal percorso delle nuove 9 buche e 50 per l’intera struttura Committente: Comune di Sardonico, Elio Covi (Sindaco), Francesco Zambonin (Assessore preposto alla sovrintendenza della realizzazione dell’impianto del campo di golf delle Dolomiti) Progetto: Michel Niedbala (architetto) Direzione lavori e sicurezza cantiere: Luca Borzaga (architetto) Consulente per la sistemazione verde: Nicola Noè (agronomo) Valutazione di impatto ambientale: Francesco Zambonin (ingegnere, coordinatore tecnico-amministrativoesecutivo del gruppo), Sergio Rosati (dottore forestale, per le problematiche relative agli aspetti idrogeologici), Marco Cavalieri (geologo), Luigi Panisson (architetto), Gilberto Borzaga (economista, per le analisi di bilancio e gli aspetti economici di valutazione costi/benefici), Franco De Pilati (avvocato, per gli aspetti legali e convenzioni tra amministrazione e società di gestione), Nicola Noè (agronomo, per l’ambiente) Tempi di realizzazione: giugno 2002 giugno 2004; impianti di piante arboree ancora in corso di completamento Imprese appaltatrici: Anaunia Golf Srl, amministratore unico Luca Borzaga Opere a verde: oltre alla salvaguardia di gran parte del patrimonio arboreo e arbustivo esistente, già messi a dimora oltre 1300 individui arborei e 450 grandi arbusti, con piante autoctone da seme reperito in provincia di Trento e fornite dai vivai forestali della Provincia di Trento Costo complessivo: euro 3.500.000,00, finanziati per il 70% circa dalla Provincia Autonoma di Trento e per il restante 30% dalla società concessionaria costruttrice e gestrice Anaunia Golf Srl (contratto a 30 anni con affidamento in concessione dal Comune) L’impatto ambientale del melo in impianto specializzato C on le attuali varietà di elevato valore commerciale il melo è una coltura tra le più difficili da difendere da patogeni e parassiti. In una stagione le normali pratiche colturali prevedono in una stagione fino a 30 trattamenti fitoiatrici, tra fungicidi e insetticidi, tipicamente così ripartiti: 8-12 per la ticchiolatura, 10-14 per l’oidio, 2 per i cancri e marciumi della corteccia e 6-8 per afidi e altri insetti. L’utilizzo di prodotti chimici è quindi ingente ed è stimabile in diversi chilogrammi per ettaro di prodotti contenenti principi attivi di I e II classe tossicologica e quindi potenzialmente pericolosi e nocivi per la salute dell’uomo. I trattamenti fitosanitari si concentrano nel periodo primaverile-estivo quando maggiore è la frequentazione degli spazi aperti da parte della popolazione locale e maggiore è l’afflusso turistico. L’elevato utilizzo di fitofarmaci, erbicidi e fertilizzanti porta a rischio di contaminazione le acque di falda e un possibile accumulo di metalli pesanti nel terreno contenuti nei fitofarmaci stessi e in alcuni concimi. L’impianto specializzato provoca un’alterazione dell’equilibrio biologico sul territorio in seguito al richiamo di fitofagi specifici e incrementa la possibilità che gli stessi migrino su ospiti generici, come le specie forestali. Inoltre porta a un’alterazione dell’aspetto fisico dei luoghi: si può stimare che sul soprassuolo di un ettaro di meleto specializzato vengano impiegate in media 2000 piante, 500 pali in cemento, 7,5 km di filo di ferro e 20 alti pali per l’irrigazione soprachioma, a cui si aggiungono, nel sottosuolo, le tubazioni fisse sotterranee per l’impianto d’irrigazione. Da non sottovalutare, inoltre, l’impatto acustico indotto dai frequenti passaggi di trattori per la potatura nel periodo tardo-invernale e per i trattamenti fitosanitari in primavera-estate e di grossi camion su strada nel periodo della raccolta. Un ettaro di meleto richiede 500 pali di cemento. ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO ▼ interventi di carattere “conservativo”, cioè tali da minimizzarne l’impatto naturalistico e paesaggistico. Un ulteriore conforto è giunto “interpretando” gli studi dell’amministrazione provinciale. Una recente revisione del Pup di Trento, a cura del Servizio urbanistica e tutela del paesaggio, recita che: “L’Alta Valle di Non costituisce un ambiente vasto e significativo per le numerose zone che la compongono ... e vi è poi una fitta sequenza di centri abitati separati da vasti prati, anch’essi di grande pregio ambientale”. Il prato quindi, con tutte le sue valenze ecologiche e ambientali, da solo giustifica la non edificabilità di un’area e la salvaguardia di un territorio. Il prato non più come momento transitorio tra due cicli di colture “più importanti”, o come poco impegnativo strumento in attesa di destinazioni più remunerative di una superficie, ma indicato come elemento definitivo nella programmazione dello sviluppo del territorio. Supportati da queste autorevoli voci, si è deciso di optare per l’ampliamento del campo di golf presentando un progetto che rispettasse l’ambiente e permettesse di sfruttare le risorse rurali in modo alternativo. Condivisibili le resistenze iniziali da parte di alcuni esponenti del mondo agricolo e degli ambientalisti risolte in aperti dibattiti in Provincia e Regione. I bacini per la raccolta delle acque meteoriche. La gestione delle risorse idriche P er mantenere un tappeto erboso sportivo di qualità accettabile nella stagione vegetativa, che in questa zona va da aprile a ottobre, sono necessari in media 250-300 m3 di acqua alla settimana per ettaro, corrispondenti a precipitazioni mensili di 90-110 mm. La piovosità è normalmente ben distribuita – ridotta nel periodo invernale – e perciò il bisogno di cospicui interventi irrigui si limita ai mesi di luglio e agosto, mentre interventi di entità minore possono essere richiesti nei mesi di maggio, giugno e settembre. Per salvaguardare la risorsa acqua, comunque, si è deciso di limitare gli interventi irrigui alle porzioni di prato di maggiore pregio estetico e sportivo, quali sono green, tee e fairway. I fabbisogni idrici del tappeto erboso sono subordinati alla consociazione vegetale e oscillano da 50 mm di acqua alla settimana per i green, seminati con agrostide in purezza, a 20-25 mm per i fairway, dove predominano festuche e poe. Per l’irrigazione del nuovo percorso, sulla base della stima delle relative superfici, ovvero circa 4035 m2 di green, 4320 m2 di tee e 71450 m2 di fairway, si calcola un consumo d’acqua di 1740 m3 alla settimana, di cui 310 m3 indispensabili per green e tee. I tre bacini previsti dal progetto di ampliamento in prossimità del green della buca 18, ottenuti sfruttando un’ampia zona paludosa con specchi d’acqua preesistenti e migliorandone le naturali capacità di invaso, coprono circa 600 m2 di terreno e sono ben dimensionati e sufficienti a garantire una disponibilità adeguata di acqua. L’accumulo dell’acqua nei bacini inferiori avviene sostanzialmente grazie al convogliamento delle acque meteoriche superficiali che tendono a ruscellare sui terreni poco profondi e poco permeabili e, in misura assai minore, con l’apporto di avanzi e superi di altre fonti, quali acquedotti e canali d’irrigazione. Con un sistema di pompaggio l’acqua viene spedita ai laghetti superiori e da qui utilizzata per irrigare a settori. Tutte le acque meteoriche comprese nel bacino idrografico di riferimento defluiscono nel Rio Ru. Le specie arboree e arbustive piantate N ell’area di ampliamento del campo di golf, nel 2004 sono stati messi a dimora 1307 alberi, pari al 74,4% degli impianti, di cui 60% conifere e 40% latifoglie, 450 grandi arbusti, pari al 25,6%, per un totale di 1757 impianti. Ulteriori nuovi impianti sono in corso. L’individuazione delle essenze e il reperimento del materiale è stato eseguito in collaborazione con Andrea Carbonari, funzionario del Servizio foreste e fauna della Provincia Autonoma di Trento, Ufficio prevenzione, sicurezza e lavori forestali, i cui vivai hanno fornito il 99,9% delle piante. Vivaio Lagorai, U.D.F. di Masi di Cavalese (TN) N. 500 Larix decidua Mill. (larice), n. 35 Picea excelsa Link (abete rosso), n. 75 Sorbus aucuparia L. (sorbo), n. 100 Laburnum anagyroides Medic. (maggiociondolo). Centro Vivaistico Casteller, San Rocco di Vilazzano (TN) N. 250 Pinus silvestris L. (pino silvestre), n. 25 Betula pendula Roth (betulla), n. 30 Carpinus betulus L. (carpino bianco), n. 30 Crataegus monogyna Jacq. (biancospino), n. 7 Fagus sylvatica L. (faggio), n. 60 Prunus avium L. (ciliegio), n. 40 Prunus padus L. (pado), n. 30 Berberis vulgaris L. (crespino), n. 50 Rosa canina L. (rosa canina), n. 70 Viburnum lantana L. (lantana). Vivaio San Giorgio, U.D.F. di Borgo Val di Sella (TN) N. 70 Acer campestre L. (acero campestre), n. 45 Acer pseudoplatanus L. (acero montano), n. 40 Alnus glutinosa Vill. (ontano), n. 25 Fraxinus excelsior L. (frassino maggiore), n. 30 Salix alba L. (salice), n. 50 Evonymus europea L. (fusaggine), n. 50 Lonicera xylosteum L. (lonicera), n. 50 Prunus spinosa L. (prugnolo), n. 50 Viburnum opulus L. (palla di neve). Vivai Associazione Spadona, Sarnonico (TN) Ampliamento del percorso esistente. N. 30 Malus communis Lam. (melo), n. 15 In primo piano nuovi impianti di Pinus silvestris in prossimità dei tee della buca 15. Pyrus communis L. (pero). Il progetto dell’ampliamento Approvata la revisione del PRG che vieta la trasformazione stabile dei fondi nelle aree di pregio ambientale e paesaggistico (fermando di fatto l’impianto di meleti specializzati sul Comune di Sarnonico) e considera compatibile la trasformazione di prati stabili in prati sportivi per la pratica del golf, è stato presentato un progetto che si proponeva gli obiettivi di: • integrare il nuovo percorso nel sito e al suo ambiente immediato o lontano; • adeguare le nuove buche al rispetto delle naturali pendenze del terreno; • ottenere un buon drenaggio superficiale, con controllo dell’erosione e restituzione delle acque di ruscellamento in modo diretto al sottosuolo; • ridurre i movimenti di terra principali, sterri e riporti in armonia con l’ambiente senza apporto di materiali dall’esterno e nel rispetto dello strato attivo del terreno; • ottenere lunghezze di gioco sufficienti per omologare il percorso agli standard internazionali; • ricercare equilibrio di gioco (sequenza pars), livello di difficoltà con nuovi profili (salite, discese, planarità), e caratterizzazione del percorso nel suo ambiente (cannocchiali visivi dalle partenze sui campanili dei paesi limitrofi ecc.). Un team multidisciplinare L’Amministrazione del Comune di Sarnonico, proprietario (fatto questo assai inusuale) del campo di golf, ha commissionato la valutazione di impatto ambientale (VIA) a un ACER 1/2006 • 60 ESTRATTO DA ACER GESTIONE © IL VERDE EDITORIALE MILANO gruppo composto da sei professionisti. A seguito delle richieste del gruppo di lavoro, ispirate al criterio della massima riduzione dell’impatto ambientale, notevoli sono state le modifiche apportate al progetto originale. In questo senso sono stati promossi: • lo sviluppo di zone umide, ben integrate nell’aspetto definitivo del percorso di golf, per rinforzare la presenza di piante tipiche di tali ambienti e della relativa fauna; • l’utilizzo di essenze arboree autoctone di elevato pregio ambientale; • la riduzione delle movimentazioni di terra per la costituzione dei percorsi; • una gestione del tappeto erboso rispettosa dell’ambiente stesso (tramite il ridotto impiego di concimi e fitofarmaci); • l’utilizzo pressoché esclusivo di acqua meteorica raccolta in piccoli bacini per l’irrigazione del percorso di golf; • ogni altro intervento atto a produrre delle compensazioni ecologiche. Il percorso realizzato L’area del progetto di ampliamento è risultata di circa 30 ettari, mentre i lavori per la preparazione del nuovo percorso hanno interessato 20,6 ha e sono stati diretti dalla società incaricata della gestione del campo di golf. Per raccordare le nuove buche con il percorso esistente, è stato necessario il taglio di una limitata superficie del bosco, per un totale di circa 21200 m2, in cui si trovavano in prevalenza soggetti di pino silvestre, di altezza media di 1215 m, cresciuti su terreni magri e superficiali. Per la formazione delle buche sono stati movimentati, in sterro e riporto, circa 90000 m3 di terra, che corrispondono a una sistemazione media di 40 cm in profondità del terreno. È stato prima rimosso selettivamente lo strato superficiale, fertile e biologicamente attivo, e poi accumulato. I modellamenti sono stati eseguiti solo sui sottostanti strati, che possono essere rimescolati fra loro senza importanti variazioni del valore biologico del suolo. Terminato il modellamento della superficie è stato riposato il terreno fertile in precedenza accantonato, recuperando così la piena funzionalità biologica del terreno. Particolare attenzione è stata deputata alle zone umide, ambienti unici e in rarefazione in cui la vegetazione igrofila ospita l’avifauna acquatica stanziale e migratoria. La presenza d’acqua costituisce, infatti, un fattore di selezione per la flora e la fauna importante per il mantenimento della diversità ecologica e genetica. In tal senso è da considerarsi positivamente il rimodellamento con ampliamento di due dei tre laghetti naturali esistenti, sfruttando le zone paludose circostanti già presenti con lavori di ampliamento e miglioramento degli invasi. La conservazione di zone umide in strutture protette e ben tenute supera inoltre il problema delle difficoltà di mantenimento: le forme di tutela passiva sono spesso insufficienti, poiché il dinamismo della comunità biotica in cui la vegeta61 • ACER 1/2006 Il recupero delle piante antiche da frutto L’ Associazione Spadona di Ronzone si occupa dal 1997 di recupero e valorizzazione della frutta antica e del paesaggio agreste tradizionale. Il presidente, Paolo Odorizzi, in collaborazione con vivaisti specializzati, si è occupato in prima persona del progetto di censimento, di salvaguardia e di recupero delle antiche piante da frutto. Sono state così ritrovate piante plurisecolari, sopravvissute nell’Alta Valle di Non, testimonianze delle tipologie agrarie all’epoca dell’Impero austro-ungarico. Le più antiche sono: lo Spinacarpi di Sarnonico, un pero di oltre trecentocinquanta anni, e la Rosa di Fondo, un melo di quasi duecentocinquanta anni che è il più vecchio e il più grande del continente europeo. Ecco le varietà messe a dimora. Meli (varietà): Bella di Boskoop, Limonzino, Belfiore di Ronzone, Parmein d’Or, Gravenstein, Rosso Nobile, Rosso Mantovano, Mantovano Piatto, Rosa di Caldaro, Fragone, Renetta Champagne, Rosa di Fondo, Piatlin, Pomellone, Pomella Genovese, Rusnent, Dosc Piat, Renetta Stellata, Rigadin Piantassùn, Carlona. Peri (varietà): Buona Grigia, Moscatella Rossa, Spinacarpi, Martin Sec, Duchessa d’Anguoleme, Bergamotta d’Esperen, Spadona Estiva, Butirra Diel, Coscia, Butirra Hardy, Favorita di Clapp, Patriarca del Sindaco, Curato. zione tende a evolvere, produce un graduale interramento dell’ambiente acquatico fino a renderlo disponibile alla colonizzazione da parte di essenze arboree. Valorizzazione del paesaggio Come previsto dalla VIA, insieme alla ricerca permanente della qualità e della preservazione delle piante indigene, è stata eseguita la compensazione ecologica delle zone disboscate. Si è proceduto alla piantagione di alberi, arbusti e siepi in maggiore quantità rispetto a quanto abbattuto e di elevato pregio ambientale e ornamentale, ovvero rispondenti alle caratteristiche ecologiche del paesaggio dell’Alta Valle di Non, con riferimento ai Parchi più prossimi, dello Stelvio e dell’Adamello-Brenta. I nuovi impianti sono stati eseguiti con piante autoctone, utilizzando solo materiale allevato nei vivai forestali della provincia di Trento prodotto con seme raccolto in cenosi valutate dai forestali come tipiche della provincia. Le piante da seme assicurano il mantenimento di un’elevata biodiversità genotipica. Un occhio di riguardo è stato rivolto agli aspetti di storia e cultura rurale piantando, sulla sponda della buca 17, cinquanta varietà di pomacee coltivate anticamente in Val di Non. Il materiale è stato raccolto dall’Associazione Spadona da patriarchi reperiti nei comuni limitrofi. Compatibilità ambientale La ferma volontà dell’amministrazione locale di gestire le risorse rurali garantendo lo sviluppo economico del territorio, la tutela dell’ambiente, la salute del cittadino e la salvaguardia dei terreni dati in concessione trentennale, si è manifestata nella richiesta di adesione al programma “Impegnati nel verde”. È stata così avviata, presso la Federazione Italiana Golf, la procedura di riconoscimento del Golf Club Dolomiti nella categoria dei campi di golf ecocompatibili, in cui sono elencati i campi che hanno seguito le linee guida generali per una costruzione e una manutenzione ecocompatibile dei percorsi di golf. La finalità è di giungere a ottenere la certificazione di ecocompatibilità nazionale ed europea. Il nuovo percorso è stato aperto al gioco a luglio del 2004. ■ Abstract In alto, manto erboso e green della buca 12 a un anno dalla prima semina, sullo sfondo i nuovi impianti arborei. Sopra, tee della buca 18 e la pineta all’interno della quale si trova il vecchio percorso di golf. Replacing the main character Val di Non has discovered in golf courses an alternative route, able to combine agricultural activities with landscape enhancement and environment protection. This awareness has led to expanding the existing course, and the project has been implemented through actions with a low nature and landscape impact. As is envisaged in the environmental impact assessments, more trees, shrubs and hedges have been planted than felled. The certification of environmental compatibility has been requested for this golf course.