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n° 360 - maggio 2013
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Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via W. Tobagi, 8 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) - www.fondazione-menarini.it
Jacques Lipchitz,
lo scultore che incanta il mondo
Da protagonista, con Modigliani e Gris, della nascita del nuovo linguaggio nella
Parigi del primo Novecento, è con Picasso e Braque il filosofo della scultura cubista
Figlio di genitori franco-americani,
e di origini ebree, Chaim Jakob Lipchitz nasce il 22 agosto 1891 a Druskieniki, in Lituania.
Dopo aver iniziato gli studi di ingegneria in Russia, nel 1909, sostenuto
della madre, Lipchitz si trasferisce a
Parigi per studiare prima a l’École des
Beaux-Arts e successivamente a l’Académie Julian iniziando la sua attività
come scultore realista e prendendo il
nome di Jacques.
L’influenza di Archipenko, di Picasso
e del gruppo dei cubisti sarà determinante per il suo lavoro e lo condurrà a realizzare le prime opere cubiste nel 1913; fra il 1915 e il 1925
le sue sculture in pietra appaiono fortemente caratterizzate in senso cubista, con le figure e le teste ridotte a
semplici blocchi squadrati e parzialmente colorati. Lipchitz tiene la sua
prima personale nel 1920 presso la
Galleria Léonce Rosenberg di Parigi
e due anni dopo si avvicina al gruppo
“Esprit Nouveau”.
Nel 1925 l’artista inizia a creare una
serie di sculture “trasparenti”, che lasciano intravedere lo spazio, con la
tecnica della cera fusa. Con queste
opere abbandona il linguaggio cubista e le linee spigolose lasciano il posto a uno stile plastico, che si esprime
nell’uso di forme più naturali, sempre più organiche. La sua prima retrospettiva si tiene ancora a Parigi nel
1930 presso la Galerie de la Renaissance. Nel 1935, all’artista viene allestita una grande mostra presso la
Galleria Brummer di New York; termina il Prometeo per l’Esposizione Universale di Parigi del 1937, e per questa opera riceve la medaglia d’oro.
Quando Parigi viene occupata dai Nazisti nel 1940, Liptchitz si rifugia
prima a Tolosa e successivamente a
New York, dove tiene regolarmente
alcune mostre presso la Galleria Buchholz. Nel 1946, partecipa alla decorazione della cappella di Notre-Dame
De Toute Grâce al Plateau d’Assy (Monte
Bianco), con Matisse, Rouault, Bonnard e Chagall.
A partire dagli anni Cinquanta, le numerose esposizioni, ad esempio la retrospettiva allestita nel 1954 a New
York e a Minneapolis e i premi assegnati all’artista, testimoniano l’apprezzamento della critica per la sua
opera. Jacques Lipchitz partecipa due
volte alla Documenta di Kassel, rispettivamente nel 1959 e nel 1964.
Dal 1962 gli vengono commissionate
numerose opere pubbliche negli Stati
Uniti e in Israele, fra cui una scultura
di bronzo alta quasi 15 metri, denominata Pace sulla Terra, che sarà inaugurata a Los Angeles nel 1969. Dal
1963 si stabilisce a Pietrasanta e scrive
la sua autobiografia, pubblicata in
occasione della retrospettiva al Metropolitan Museum of Art di New York
nel 1972. Jacques Lipchitz muore a
Capri nel maggio 1973 e viene sepolto a Gerusalemme.
La sua colossale opera plastica Il nostro albero della vita, che doveva realizzare per il Monte Scopus in Israele,
verrà completata dalla sua seconda
moglie, la scultrice berlinese Y. Halberstadt e sarà collocata sul monte
più alto di Gerusalemme.
L’occasione per approfondire la conoscenza di Lipchitz e della sua opera ci
è offerta da una mostra in corso nel
Museo di Palazzo Pretorio di Prato,
al termine di un lungo e delicato restauro del ricco patrimonio di disegni, bozzetti e di oltre 20 sculture donate all’istituzione pratese dalla Fondazione statunitense che conserva il
patrimonio dello scultore. Queste
Jacques Lipchitz: Arlecchino con mandolino - Prato,
Museo di Palazzo Pretorio
pag. 2
opere sono presentate nella mostra
L’arte di gesso. La Donazione Jacques
Lipchitz a Prato fino al 26 maggio
ed entreranno definitivamente a far
parte del patrimonio del museo pratese al termine della sua ristrutturazione, attualmente in corso.
La mostra è curata da Kosme De Baranano, uno dei maggiori studiosi
al mondo dell’arte dello scultore lituano. A completare la grande rassegna sono presenti documenti e immagini di vita dell’artista.
L’esposizione consente di vivere, quasi
in presa diretta, la genesi delle monumentali realizzazioni di Lipchtz,
dallo schizzo dell’idea iniziale, al disegno via via più definito e particolareggiato, al concretizzarsi dell’opera
nello studio e tra le mani del maestro.
Tra le opere in mostra figura il modello del monumentale cancello della
Roofless Church, costruita nel 1960
dall'Architetto Philip Johnson in Indiana. Si può ammirare il magnifico
portale, ricomposto nelle dimensioni
reali utilizzando i materiali originali.
La maggior parte delle sculture di
Lipchitz è modellata in gesso o creta,
successivamente fusa in bronzo e in
alcuni casi in piombo; durante il
periodo cubista scolpisce anche utilizzando il legno; solo negli ultimi
anni della sua vita, quando vive a Pietrasanta, scolpisce direttamente la
pietra, il granito e il marmo. Il valore
che l’artista attribuisce ai suoi gessi
è grande e si manifesta, per esempio,
nel desiderio di essere fotografato nel
suo studio circondato dai bozzetti in
gesso, che conserverà gelosamente per
tutta la vita.
Le opere di Lipchitz, donate in parte
alla Galleria degli Uffizi di Firenze e
al Museo di Palazzo Pretorio di Prato,
oltre a essere un patrimonio pubblico
inestimabile saranno anche una traccia per raccontare alle generazioni future la storia del Novecento.
lorenzo gualtieri
a lato Jacques Lipchitz: Hagar II
sotto Jacques Lipchitz: L’ultimo abbraccio
Prato, Museo di Palazzo Pretorio
Jacques Lipchitz: Testa di uomo
Prato, Museo di Palazzo Pretorio