nuove tecnologie e scenari del futuro

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nuove tecnologie e scenari del futuro
VIVAVERDI
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Sotto, Enzo Mazza,
presidente della Fimi
(Federazione Industria
Musicale Italiana):
“L’idea di una base forfettaria, che
consentirebbe agli utenti di scambiare
musica, film o software, legalmente
tramite p2p richiederebbe la messa a
punto di un sistema di ripartizione dei
diritti in contrasto con le stesse
opportunità offerte dalla tecnologia e
non andrebbe a vantaggio delle nuove
produzioni musicali”
media
MUSICA
NUOVE TECNOLOGIE
E SCENARI DEL FUTURO
di Monica Scalamogna
In questi ultimi anni sono state operate scelte innovative nelle proposte di nuovi modelli di business e si cerca di riportare in
I dati rilevati dal Digital Music Report Ifpi fanno emergere un calo nelle vendite dei supporti
tradizionali ed un aumento della diffusione della musica on line, tendenza generale dei grandi
mercati internazionali, dagli Stati Uniti al Giappone che spinge grandi e piccole case discografiche
ad avviare un progressivo processo di digitalizzazione dei propri cataloghi. Cominciamo il dibattito
con il parere delle più importanti organizzazioni dell’universo musicale italiano.
ambito legale, con offerte interessanti e diverse, un folto gruppo di downloaders illegali che mettono in ginocchio autori, produttori e artisti di brani musicali. C’è stata una
crescita esponenziale di scaricatori di musica e film, contenuti protetti da copyright.
Oltre ai necessari interventi di carattere normativo a tutela del diritto d’autore da parte delle autorità competenti, quali sono le iniziative
da suggerire e quali le opportunità offerte dai
nuovi mercati e dalle nuove tecnologie?
FIMI -Rispetto al passato, oggi il consumatore ha un’ampia opportunità di scelta sul
modo di fruire musica: grazie ad Internet
infatti, è possibile scaricare attraverso le numerose piattaforme legali presenti sul web,
un solo brano a costi medi bassissimi, oppure tutto l’album o ancora costruire una
propria playlist con le canzoni preferite. Non
solo, è possibile accedere a migliaia di videoclip gratuiti e legali su decine di piattaforme per lo streaming video. Sono nate poi
decine di opportunità anche nell‘area del
social networking. Si tratta quindi di un mercato in continua evoluzione, dove la musica
digitale sta crescendo considerevolmente
grazie sia ai grandi sfonzi compiuti dalle
aziende discografiche, impegnate nella digitalizzazione dei cataloghi e nella diversificazione dei loro business, sia alla consapevolezza sempre più crescente dei consumatori, di voler acquistare musica attraverso la rete. E’ necessario che tali azioni industriali vengano però supportate con opportune misure strutturali in tema di incentivi
allo sviluppo del mercato dell’e-content,
purtroppo su tale fronte l’Italia è ancora molto indietro.
AUDIOCOOP- E’ necessario che gli organismi istituzionali Siae, Imaie, Scf e Governo
stanzino dei fondi per la nuova musica italiana per investire nei nuovi mercati, prevedendo sgravi e incentivi fiscali per coloro che si aggregano on line e nella telefonia.
In quest’ottica è inoltre importante aiutare
le web radio e le web tv nello sforzo di abbattere il muro dell’omologazione dei grandi network. Un altro fattore fondamentale è
costituito dalla necessità di creare una cultura unitaria del settore promuovendo nelle diverse realtà associative, cosa rara nel
nostro Paese e che stiamo cercando di fare
attraverso il Tavolo della Musica, una “cultura di rete e di collaborazione” per realizzare un fronte comune affinché l’intero comparto -come si sta facendo con l’accordo per
la promozione della musica italiana all’estero - uscendo da vecchie logiche riesca a trovare una strada nuova per crescere. In questa direzione è indispensabile investire in
giovani autori, editori, produttori, artisti e
interpreti e verso i più giovani festival da
primo palco -che devono essere sgravati dall’
Enpals, visto che si tratta di soldi di esordienti che non torneranno mai più a chi li
versa- e così come, in modo ancora più significativo verso i grandi festival pop rock,
parte integrante del bagaglio culturale del
nostro Paese, cosa che a tutt’oggi non avviene in modo significativo se non in alcuni casi addirittura irrilevante. Infine, gli stessi
offrano finalmente gli attesi incentivi per la
diffusione della nuova musica italiana ai
grandi network radio televisivi. Solo investendo parte dei tanti utili che la Siae realizza a favore dei giovani si dà futuro alla nuova musica e alla stessa Siae.
PMI-Per il momento ho paura che le opportunità offerte dai nuovi mercati e dalle nuove tecnologie siano fin troppo evidentemente surclassate dai danni che l’industria della musica sta soffrendo. Siamo convinti che
a un certo punto la domanda di musica “professionale” tornerà a prevalere e si ripristineranno corrette condizioni di lavoro e di
mercato, ma per il momento prevale il pessimismo. Informazione, serve informazione approfondita e veritiera per disinnescare un meccanismo perverso che nasconde
sotto la celebrazione delle “magnifiche sorti e progressive della tecnologia” una deriva dei comportamenti sociali che appare
sempre più spesso indifferente alla legalità. Io credo che andrebbero fatte campagne
sistematiche di formazione nei luoghi di formazione della illegalità, in primis a scuola e
all’università. Non mi dispiacerebbe affatto
per esempio che le tematiche legate al diritto degli autori e al ruolo degli editori e di al-
tri agenti sociali efficaci nella produzione di
cultura fossero inserite nei percorsi di formazione, a partire dalla scuola secondaria superiore. Un ruolo essenziale dovrebbe averlo in questo senso il servizio pubblico radio
televisivo sia a livello di servizi di informazione e approfondimento che nella fiction.
IMAIE- L’evolversi delle tecnologie, la convergenza dei media e l’aumento di canali distributivi in grado di offrire e diffondere
contenuti digitali su scala globale non possono che offrire, in linea di principio, una
grande opportunità per gli artisti interpreti ed esecutori. Tuttavia tale opportunità è
attualmente frustrata da una serie di ostacoli di natura normativa, economica, tecnologica e sociale. In Italia come nella maggior
parte dei paesi europei, accanto al diritto
d’autore, esistono i diritti connessi del pro-
VIVAVERDI
Sotto, Isabella Longo,
Responsabile degli Affari Legali
dell’Imaie:
“Proposte di pagamento forfettario
(calcolato sul costo dell’abbonamento
alla connessione internet)
rischierebbero di diventare oggetto di
facili strumentalizzazioni che, anche in
fase di negoziazione del forfait,
potrebbero danneggiare
gli aventi diritto”
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duttore discografico e degli artisti interpreti ed esecutori ovvero di coloro che, grazie
alla propria attività professionale, intervengono sull’opera dell’ingegno rendendone
possibile la fruizione e la diffusione. Giova
ricordare che il diritto connesso degli interpreti ed esecutori, comporta il loro diritto a percepire un equo compenso quando la
prestazione artistica “fissata” su supporto
viene diffusa pubblicamente, trasmessa per
radio, Tv, via satellite, via cavo, via etere, via
internet o comunicata al pubblico con qualsiasi altro mezzo. In tale contesto Imaie svolge, in Italia, il ruolo istituzionale di ente preposto a percepire e ripartire agli artisti i
compensi loro spettanti per tali forme di riutilizzazione di opere musicali registrate. E’
evidente che in uno scenario in cui le possibilità di sfruttamento dei file musicali si
moltiplicano, la gestione dei diritti connessi e la loro tutela sono aspetti chiave per assicurare che gli artisti beneficino dei compensi loro spettanti per il loro contributo alla cultura e alla creazione artistica. Nonostante ciò, nelle discussioni sul diritto d’autore e i diritti connessi nell’era digitale, che
stanno modificando lo scenario legislativo
europeo, la disciplina che regola i diritti degli artisti e la loro gestione e tutela è sottovalutata e spesso trascurata dallo stesso legislatore. In primo luogo, quindi, è opportuno che in sede normativa, nazionale e comunitaria, siano attuate misure adeguate ed
efficaci per potenziare e consolidare i diritti connessi degli artisti e per armonizzare in
Europa il disomogeneo sistema di gestione
degli stessi con interventi concreti. In assenza di trasparenza e di incertezza giuridica, soltanto pochi importanti artisti o star
internazionali potranno trarre benefici dalla rete ed esercitare i propri diritti trattando direttamente con quei “pochi” interlocutori che oggi propongono e sperimentano nuovi modelli di business. Ad oggi quindi per la maggior parte degli artisti la rete
rappresenta esclusivamente una occasione,
sia pur importante, per dialogare con i propri fans, promuovere i propri concerti e le
proprie produzioni discografiche, ma non
VIVAVERDI
Mario Di Gioia, della Presidenza
Nazionale di Assoartisti:
“La fruizione gratuita consentita dalla copertura dei
costi grazie alle sponsorizzazioni pubblicitarie. Questo è
il modello di business sicuramente più promettente”
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media
certamente un’opportunità per ampliare il
proprio bacino di mercato. E’ del tutto evidente, però, per chiunque conosca le potenzialità delle tecnologie digitali, che il solo
intervento sugli impianti normativi vigenti
non basta a raggiungere un adeguato livello
di tutela delle opere dell’ingegno e per aumentarne la circolazione e diffusione legale dei contenuti: problemi come l’interoperabilità dei sistemi di DRM, i micro pagamenti, ai quali si aggiunge la necessità di
recuperare un rapporto fiduciario tra aventi diritto e consumatori, sono aspetti che richiedono azioni concrete e condivise da tutte le parti coinvolte nel rispetto dei reciproci diritti e interessi. In un contesto in cui la
maggioranza relativa degli italiani non è disposta a pagare né per film né per canzoni,
mentre il 25% del totale utilizza regolarmente servizi P2P “gratuiti” per ottenere, in modo illegale brani in formato digitale ( Dal
Rapporto Einaudi sul filesharing) è fondamentale educare i consumatori alla corretta percezione del valore della “ creatività” e
dei diritti dei suoi protagonisti. Fin tanto
che i diritti sono visti come una tassa, come
un iniqua imposizione anziché come il “giusto” corrispettivo dell’ attività intellettuale e artistica, tanto più le innovazioni tecnologiche continueranno ad essere utilizzate per eludere le norme che li tutelano.
DOWNLOAD E PEER TO PEER
di M.Sc.
Occorre proprio dirlo, farsi una compilation o scaricare file video gratis su Internet, ai nostri giorni è “un gioco da ragazzi”, anzi per essere più precisi, in base ad alcune indagini statistiche avviate dalla FPM (Federazione contro la Pirateria Musicale), emerge che non sono solo i teen agers ad utilizzare le piattaforme P2P illegali, ma anche gli adulti.
Il target dei “downloaders illegali” infatti, raccoglie un pubblico vasto e inaspettato che comprende liberi professionisti, impiegati, studenti e consulenti informatici, senza contare il caso della giovane casalinga americana, recentemente condannata dal Tribunale di Duluth nel Minnesota a risarcire sei case discografiche, tra le quali figurano colossi come Sony BMG, Warner Bros Records e Universal Music Recordings, per aver scaricato da Internet dei file musicali.
Da un’indagine condotta dalla M:Metrics (Società di ricerca internazionale) e presentata in occasione dell’incontro Mobile Music Forum organizzato dalla Fimi lo scorso ottobre, risulta che il mercato della musica digitale in Italia nel primo semestre 2007 è di 7,6 milioni di euro, pari al 7% dell’intero mercato. Un utente su 100 acquista musica da operatore, uno su dieci ascolta musica sul telefonino e gran parte della musica è trasferita dal pc soprattutto grazie alla diffusione dei musicphone, il cui utilizzo in Italia raggiunge quasi il 40% di penetrazione.
I giovani fino ai 25 anni sono grandi utilizzatori del segmento delle suonerie, che è il primo per valore sul mobile, mentre i più adulti si orientano verso il download di brani full-track.
Tuttavia i dati relativi alla diffusione della pirateria musicale nel nostro Paese indicano che le attività di filesharing e
download illegali coprono il 26% del mercato, generando perdite per l’industria discografica per centinaia di milioni
di euro e causando per il 2006, un calo nelle vendite di musica registrata del 30% con una perdita pari a circa 70 milioni di euro.
Ma che cos’è il Peer to Peer? Occorre prima di tutto distinguere tra le attività di File-Sharing e il Peer to Peer. Il File
Sharing è la condivisione di file all’interno di una rete comune; può avvenire attraverso una rete con struttura clientserver oppure peer to peer. Programmi di file-sharing sono utilizzati direttamente o indirettamente per trasferire file
da un computer ad un altro su Internet.
Il termine Peer to Peer descrive invece la condivisione di una ricerca tra pari, indicando con questo la comunicazione tra due utenti che avviene senza alcun tipo di filtro (per questo è chiamato appunto “da pari a pari”) e senza server che disciplinino le modalità di accesso al network.
I file oggetto di scambio risiedono infatti all’interno dei dischi fissi dei pc degli utenti, e i server svolgono un mero ruolo di instradamento delle informazioni di contorno: in sintesi agevolano l’ingresso degli utenti alla Rete, gestiscono i
relativi canali chat e distribuiscono informazioni per utilizzare al meglio il servizio.
Nel linguaggio comune il termine P2P identifica sia le reti sia i programmi dedicati alla condivisione di qualsiasi genere di file. Alcuni tra i programmi più utilizzati e considerati all’avanguardia per la condivisione di file sono: eMule, Kaza Media Desktop, Morpheus, Lime Wire.
Ma come orientare una richiesta crescente di contenuti digitali da parte di un pubblico di downloaders vario ed esigente rispetto alla qualità ed alle modalità di fruizione delle opere verso scelte che, mantenendo i principi di legalità
previsti dalle norme sul copyright proteggendo il lavoro di chi crea ed investe in quelle opere, tutelino anche gli interessi degli utilizzatori?
E’ una domanda alla quale coloro che operano nel settore stanno cercando di rispondere attraverso scelte normative mirate e tecnologie dirette ad impedire o colpire le attività illegali, proponendo nuovi modelli di business appetibili per un pubblico disponibile ad aiutare l’universo musicale a vivere e continuare a produrre straordinari successi.
E’ indispensabile promuovere una cultura dell’informazione e dell’educazione che, accanto ad un moderno sistema
di diffusione on line delle opere sviluppi un mercato regolamentato delle opere digitali. In questa direzione sono ormai numerosi i siti che forniscono servizi di download ed utilizzo della musica a pagamento anche in Italia, tra questi:
www.imusic.libero.it che mette a disposizione un catalogo di musica italiana e internazionale (un brano a 0,99 euro
e un album a 9,99 euro) utilizzando vari sistemi di pagamento come l’addebito sulla bolletta Adsl o su cellulare Wind;
il sito www.deejay.it/store del Gruppo Elemedia (Espresso) e il Music Store di Mondadori, www.messaggeriedigitali.it.
Tra i grandi megastore accessibili anche in Europa c’è iTunes, che consente di acquistare brani singoli o interi album
in formato AAC (Advanced Audio Coding) di alta qualità (0,99 euro per canzone o 9,99 euro per album) e di masterizzarli su cd per uso personale e per quanti iPod si vuole. Oppure “Napster to go” che, agli utenti già abbonati a Napster, offre la possibilità di scaricare una quantità illimitata di tracce musicali al costo di 11,40 euro. O anche AmazonMp3, negozio di musica digitale che propone oltre due milioni di canzoni, sperimentando un’offerta di brani musicali privi della tecnologia DRM a partire dal costo di 89 centesimi e consente di masterizzare le canzoni su cd e ascoltarle attraverso diversi player musicali, compreso l’IPod.
Anche Nokia, colosso mondiale per la telefonia mobile, sta cercando di avvicinarsi ai propri clienti lanciandosi nel mondo dei contenuti, vendendo musica e giochi attraverso due negozi virtuali accessibili da varie parti del mondo e proponendo modelli di cellulari dedicati a musica giochi e intrattenimento. Attraverso il Music Store Nokia saranno disponibili per gli appassionati, milioni di canzoni provenienti dai repertori di grandi case discografiche ed etichette indipendenti al costo di 1 euro per ciascun brano e 10 euro per un intero album. Si potrà accedere al negozio virtuale
Nokia tramite cellulari compatibili o attraverso un unico account, dal computer collegato a Internet. In aperta competizione con la Apple (iTunes e iPpod), la qualità audio dei file musicali è superiore a quella dei brani proposti da iTunes
(per i quali è necessario comunque prima l’acquisto via computer e poi il trasferimento sul cellulare).
VIVAVERDI
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Giordano Sangiorgi,
presidente Audiocoop: “Il pagamento forfettario (dai canoni
di abbonamento alla banda larga) è una nostra proposta
già avanzata nel 2003 al Mei.
Siamo assolutamente concordi”
L’ IMAIE, Istituto preposto in Italia per legge a tutelare e gestire i diritti connessi degli artisti interpreti ed esecutori, è impegnato, in Italia e in Europa, a promuovere
politiche e iniziative legislative che affrontino in modo coerente e globale i numerosi
aspetti critici e controversi che penalizzano
gli artisti e il mondo creativo ed è altresì impegnato nell’attuazione di campagne di sensibilizzazione sul rispetto della creatività destinate alle scuole secondarie di primo grado, attraverso il progetto europeo EMCA,
condiviso, in Italia con Siae e Afi.
AFI- sempre nel massimo rispetto della
L.dda, si potrebbe seguire l’esempio USA,
costituendo, con il consenso dei produttori italiani, una società che gestisca una piattaforma gratuita per il download di brani dei
predetti produttori, totalmente finanziata
dalla pubblicità e dalle sponsorizzazioni.
Cosa pensa l’industria discografica in particolare della possibilità di liberalizzare le
attività di download attraverso il pagamento di una somma forfettaria prelevata dai canoni di abbonamento alla banda larga?
FIMI- L’idea di una base forfettaria, che consentirebbe agli utenti di scambiare musica,
film o software, legalmente tramite le reti
Foto R. Tassinari
ASSOARTISTI- Sono sicuramente da rafforzare le attività di controllo sulle Utilizzazioni dei Repertori. I servizi di accertamento manuale hanno però costi (e fallibilità) che
li rendono inadatti alle esigenze industriali
del Mercato. Oggi sono però disponibili soluzioni di rendicontazione semiautomatica,
grazie allo sviluppo di tecnologie digitali di
riconoscimento musicale.
Tra le varie tecnologie quella che si è ormai dimostrata più solida ai fini della tutela dei diritti sulle opere e sulle registrazioni musicali è
quella di Audio Fingerprinting.
Ne esistono di numerose sul mercato (Audible
Magic Sound, Grace Notes, Tunatic ed altre provenienti dall’estero; sul mercato italiano vi è
Rendi della Società LA COSA di Milano).
p2p richiederebbe la messa a punto di un sistema di ripartizione dei diritti di titolari
del copyright che è in contrasto con le stesse opportunità offerte dalla tecnologia da un
lato e dall’altro non andrebbe assolutamente a vantaggio delle nuove produzioni musicali perché non farebbe altro che cristallizzare posizioni dominanti nel mercato tra-
dizionale. Diverso sarebbe il caso nel quale, come peraltro già avviene con progetti in
fase di sviluppo e alcuni già sul mercato, la
rete di file sharing fosse una rete centralizzata con un sistema di condivisione di contenuti tra utilizzatori che aderiscono al servizio e che pagano un abbonamento, tipo una
flat mensile.
AUDIOCOOP- Il pagamento forfettario è
una nostra proposta già avanzata nel 2003 al
MEI. Siamo assolutamente concordi, è ora che
le grandi multinazionali del settore tecnologico e i grandi marchi multinazionali della telefonia, dei pc e dell’on line, diano alle produzioni discografiche e musicali quanto gli è
dovuto ormai da anni.
Proprio come già avviene per il pagamento
forfettario di un piccolo corrispettivo sui Cd
vergini, la copia privata, incassata dalla Siae
e da questa ripartita agli aventi diritto, cioè
una quota riservata, per legge, alla promozione della musica (e in proporzione cinema ed altri settori cui va la copia privata) italiana all’estero. E’ inoltre necessario attivare anche in Italia il circuito delle licenze
Creative Commons per i giovani emergenti
sconosciuti in modo da tutelarli, ma senza
aggravi sui costi che non sanno se mai gli
torneranno indietro.
PMI- Il peggio possibile. Senza esagerare
con le parole è tuttavia una forma di esproprio legalizzato. Fra l’altro non gestibile in
maniera equa. Sono idee vecchie già proposte nell’ottocento quando si voleva mettere
a carico della fiscalità generale il finanziamento della creatività dell’innovazione. Non
funzionano nemmeno in termini economici, perché facendo pagare anche chi non
ascolta musica creano una ingiusta sperequazione nonché una inefficiente allocazione delle risorse. L’attuale mix fra tecnologia e costumi ha creato problemi così complessi che non si possono risolvere in maniera semplice, e quindi è bene che si formulino tante diverse ipotesi. Ma la soluzione va trovata nel solco di una tradizione,
quella delle Società di Amministrazione e
Raccolta dei diritti di autore e di editore, che
rappresenta da centocinquanta anni il miglior punto di equilibro possibile fra rispetto dei diritti di proprietà e sviluppo dei mercati delle utilizzazioni.
IMAIE- Dal nostro punto di vista, se in linea di principio tale ipotesi potrebbe offrire una soluzione per fare decollare il mercato legale di contenuti digitali, tuttavia essa comporta una serie di considerazioni negative soprattutto per l’impatto ideologico
che ne consegue. Si andrebbe infatti a diffondere e accettare in via definitiva il principio per il quale l’uso o l’acquisizione di
opere tutelate non debba comportare un costo in quanto tale per il consumatore, il qua-
VIVAVERDI
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Luigi Barion, presidente Afi
(Associazione Fonografici Italiani):
“Una somma forfettaria sarebbe
accettabile solo se il forfait fosse poi
ripartito, come il forfait del Pdm
corrisposto dalle emittenti
radiotelevisive in modo analitico,
secondo dei rapporti di download”
media
le non avrebbe quindi più alcuna percezione del valore delle stesse. Proposte di tal genere rischiano quindi di diventare oggetto
di facili strumentalizzazioni che, anche in
sede di negoziazione del forfait, potrebbero danneggiare gli aventi diritto. Inoltre,
laddove la suddetta logica dovesse prevalere, il pagamento forfetario dovrebbe comunque garantire l’individuazione analitica degli aventi diritto in proporzione ai dati di fruizione oltre a modalità di gestione e ripartizione dei compensi eque e trasparenti.
Infine non si capisce se si intende riferire
il forfait al download dei files musicali da
music stores o al download da reti di condivisione P2P, cosa che sarebbe più logica.
ASSOARTISTI- Tra le varie formule di remunerazione oggi tenute in considerazione
per la fruizione di musica “liquida” (in
downloading o streaming) vi sono:
Il tradizionale pagamento di un prezzo per ogni
singola fruizione. Il preferito dai discografici, ma il meno apprezzato dagli utenti del web.
Il pagamento di un canone che consente di
fruire più o meno liberamente dei files di
un archivio per un certo periodo. E’ il sistema di pagamento diretto che più si sta imponendo.
La fruizione “gratuita”, ovvero inclusa nel
pagamento del canone per la connessione a
banda larga. E’ un sistema che si sta sviluppando in seguito alla concorrenza tra gli operatori telefonici che si trovano costretti ad
aggiungere funzionalità e servizi alle loro offerte per competere.
La fruizione gratuita consentita dalla copertura dei costi grazie alle sponsorizzazioni pubblicitarie. Questo è il modello di business sicuramente più promettente che si sta affacciando sul mercato, dato che sposa le usuali
aspettative del comune utente Internet.
AFI- Una somma forfetaria sarebbe accettabile soltanto se il forfait fosse poi ripartito, come il forfait del Pdm corrisposto dalle emittenti radiotelevisive, in modo analitico, secondo dei rapporti di download.
Le sfide lanciate da gruppi musicali famosi
come i Radiohead, che con il sistema “up to
you”, i primi di ottobre hanno proposto di
acquistare il loro ultimo album “In Rainbows” scaricandolo dalla Rete ad un prezzo
liberamente scelto dal pubblico dei fans, costituiscono realmente una possibilità di utilizzo commerciale delle opere e di orientamento del mercato?
FIMI- Il fenomeno Radiohead ha avuto un
grande eco mediatico ma di fatto è stata un’operazione che ha mostrato dei grossi limiti, tant’è vero che gli stessi artisti hanno poi
firmato con una casa discografica. Oggi le
aziende del disco stanno diventando sempre più Music Entertainment Company, questo per rispondere alle esigenze sempre più
crescenti del mercato ed offrire all’artista
un supporto globale, fatto di promozione attraverso canali digitali, cura della loro immagine, gestione dei loro diritti e delle politiche relative al merchandising, supporto
nelle loro esibizioni live.
Tutte queste funzioni rendono oggi la casa
discografica ancora fondamentale nella vita di un’artista, soprattutto di quelli emergenti e che non possono sfruttare la notorietà dei Radiohead.
AUDIOCOOP-Sì è un’operazione straordinaria perché ha abbinato un’offerta libera on
line con l’uscita del CD a gennaio, realizzando così un’ intelligente operazione di promozione della musica . Il 38% ha pagato la musica che ha scaricato, dimostrando che esiste
una volontà di scaricare in modo legale. Se tale tendenza si fosse coltivata fin dalla nascita dei primi siti di diffusione di musica legale oggi avremmo un tasso altissimo di consumatori di musica legale gettati invece nella
“clandestinità musicale” dal comportamento
di chi, come le major straniere, ha visto nei
siti di musica legale che si affacciavano verso
la fine degli anni ‘90 dei nemici invece che
degli alleati ed era ben lieto che venissero tassati in modo enorme -cosa che avviene ancora oggi- così da obbligarli a chiudere i battenti. Ci auguriamo che tale atteggiamento cambi e che non si applichi con le web radio e tv,
altra grande boccata di ossigeno e di libertà
per le nuove produzioni musicali del nostro
paese, incentivando invece la loro crescita e
sviluppo a favore della diffusione nostra musica. I Radiohead sono stati così più bravi
dei loro manager, che invece hanno affondato il settore musicale e allontanato i consumatori con una politica contro i siti e la
musica on line e con una politica veramente suicida nei confronti del prodotto cd (cartello dei prezzi sempre piu’ alti, compilation
truffaldine con un solo hit, continui the best
Mario Limongelli, presidente PMI
(Produttori Musicali Indipendenti):
Il pagamento forfettario che
permetterebbe lo scaricamento gratuito
di musica sarebbe “una forma di
esproprio legalizzato. Tra l’altro, non
gestibile in maniera equa”
pre più presenti sui mercati esteri.
PMI- Il marketing non ha confini. I RadioHead si inseriscono in un filone che ha avuto il suo fondatore in Prince sei o sette anni fa. Anche lui decise di investire su Internet contro il parere della sua casa discografica. Non si può dire che ne abbia tratto giovamento ! E le recenti polemiche con i siti
dei suoi fans mettono abbastanza bene in
evidenza i rischi che si corrono a inseguire
certe modalità di consumo. I RadioHead
inoltre operano fuori da contratti discografici di esclusiva, sono proprietari dei loro
repertori e delle loro matrici. Possono quindi fare quello che vogliono perché sono responsabili solo di fronte a sé stessi dei rischi che assumono investendo nella produzione. Diverso è il caso quando i capitali ce
li mettono altri (l’industria) che ha un ciclo
di investimento obbligato dove il raggiungimento di un profitto in tempi abbastanza brevi è conditio sine-qua-non per continuare a investire sul nuovo.
con un solo inedito, una sempre maggiore
diminuzione del valore artistico dei cd togliendo foto e testi per risparmiare etc riducendo l’oggetto cd a una sorta di saponetta usa-e-getta). Le nuove strade da percorrere sono costituite quindi da un mix tra tradizione e innovazione anche se va mantenuto un alto tasso di attenzione all’innovazione in un mercato ad alta flessibilità come la musica che -in fondo- come diceva
Mario De Luigi, direttore di Musica & Dischi, in un suo editoriale- deve avere alla
base dei suoi progetti la qualità, sia essa riversata su un progetto di un vinile a tiratura limitata, di un cd per i mercati di nicchia
stranieri e di un nuovo brano per la telefonia o i portali on line. La musica di qualità,
legata alle nostre tipicità, come in una sorta di produzione alla “slow food” di musica
italiana, abbinata alla forza di My Space, ci
permetterà così di emergere anche nei nuovi mercati. Come sta accandendo a tante giovani band italiane presenti al MEI 2007 sem-
IMAIE - Premesso che ad un mese dalla
notizia, ci risulta che il 60% circa degli
utenti ha scaricato l’album Radiohead senza offrire un centesimo, tali iniziative restano comunque appannaggio di artisti e
gruppi musicali “famosi” che possono sperimentare forme alternative di offerta della loro musica proprio perché scarsamente danneggiati in caso di insuccesso. Altra
iniziativa nota è quella promossa da Peter
Gabriel che con il suo We7 offre il download gratuito di video e brani musicali dove
il compenso per gli artisti è pagato tramite la pubblicità inserita all’inizio dei singoli pezzi prelevati.
Uno dei modelli di business che sembra
infatti riscuotere maggiori consensi è proprio quello di siti che offrono contenuti digitali gratuiti dove la pubblicità è la fonte
dei compensi per i detentori dei diritti. A
parte il fatto che ci sfugge il dato circa le
modalità di ripartizione di tale compenso
tra gli aventi diritto, è chiaro che di simili
iniziative possono beneficiare repertori di
artisti già affermati e ampiamente ricercati, tali da assicurare un ritorno economico per
l’inserzionista pubblicitario. Difficilmente uno
sponsor potrà sostenere la distribuzione del
repertorio di artisti emergenti o sconosciuti.
Si tratti quindi di forme di offerta dei contenuti che hanno una loro valenza e che possono orientare il mercato ma delle quali al
momento traggono vantaggio, peraltro indiretto, solo una minoranza di artisti noti e
grandi star.
IMAIE, fortemente attenta all’evolversi del
mercato musicale, è impegnata in tutte quelle azioni e attività volte a promuovere il dialogo e il confronto con gli operatori del mondo digitale, con le istituzioni politiche nazionali ed europee e con le altre società di
gestione dei diritti, al fine di garantire il giusto equilibrio tra diffusione dei contenuti e
tutela dei diritti e per promuovere l’adozione e lo sviluppo di modelli di business che
permettano la diffusione e l’offerta di contenuti a vantaggio di tutto il comparto creativo e nel rispetto dei principi della diversità culturale.
ASSOARTISTI- No. E’ più plausibile ritenere che la formula sia un semplice e temporaneo modello di diversificazione delle
azioni promozionali di una produzione artistica. L’affermazione attuale è infatti connessa al successo delle performance Live e
dalle attività collaterali che con tale soluzione
vengono favorite. Inoltre solitamente la soluzione è applicata solo su alcune tracce e non
sull’intero repertorio di un artista. Una sorta
di esca, non certo un modello di business.
Non credo che la proposta dei Radiohead
costituisca una vera possibilità di utilizzo commerciale, semmai un sondaggio
provocatorio, ma nella realtà ci dovrebbe essere, per chi volesse seguire questa
via, un compenso minimo pre-definito,
perché non sempre (o almeno non per
tutti) la quantità può coprire le spese di
produzione.